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Visualizza Versione Completa : Donne, passa la risoluzione shock



Colombo da Priverno
14-03-02, 16:38
Strasburgo. Duecentoquarantadue contro duecentoquaranta, dice il tabellone delle votazioni nell'emiciclo di Strasburgo. Un breve boato nell'aula: l'ala della sinistra esulta. La risoluzione «Donne e fondamentalismo» della socialista spagnola Izquierdo Rojo passa per un soffio, ma passa. Emendata, all'ultimo momento, in un guizzo di senso del ridicolo, dell'ammonimento al Papa e al Patriarca rumeno, perché cambino atteggiamento sulle lesbiche; e anche di quel passaggio, il «punto k», dove si affermava che le organizzazioni religiose, qualora assumano competenze proprie del pubblico, «agiscono oggettivamente contro l'ordinamento democratico della Unione».
Ma per il resto questa risoluzione che, prendendo a pretesto il dramma delle donne nei regimi fondamentalisti islamici, mostra avversione verso ogni forma di religiosità, è passata per l'aula di Strasburgo senza gravi sussulti. Tutti o quasi bocciati i dieci emendamenti presentati dai deputati italiani in seno al Ppe; e per fortuna che sul «punto k», ovvero l'azione «antidemocratica» di scuole, ospedali, enti d'ispirazione cristiana, ci aveva pensato la relatrice a autoemendarsi, sopprimendo il comma, forse per il timore che apparisse eccessivo anche alla sinistra. Chissà: se il «punto k» non fosse stato eliminato dalla stessa Izquierdo, magari sarebbe passato anche quello, tranquillamente, come l'acqua sotto i ponti dei canali del Reno in questa città nel cuore dell'Europa.
Duecentoquarantadue contro duecentoquaranta, più quarantadue astensioni. Gli eurodeputati del Ppe che escono dall'aula dopo la votazione hanno l'aria abbacchiata di una squadra di calcio sconfitta con un rigore all'ultimo minuto di gioco. «Un voto, un solo voto», si lamenta Giorgio Livi, cattolico, eletto con Forza Italia. Veramente, onorevole, sono due. «Mannò - replica Livi con calore - se il risultato fosse stato 241 a 241, in parità, per il regolamento del Parlamento la risoluzione sarebbe stata bocciata».
«Per un punto Martin perse la cappa», borbotta cupo un deputato con l'accento del Sud. Ma non è, questo voto, il prodotto di un'aula semivuota o distratta. C'erano quasi tutti ieri mattina i deputati, a parte poche eccezioni. E il Ppe era a ranghi praticamente completi. E del resto i conti tornano. Il Ppe conta 232 membri, cioè ha la maggioranza relativa; ma socialisti, estrema sinistra e verdi insieme hanno 269 seggi. Poi ci sono i 52 liberali e i gruppi minori. Considerando l'appoggio dato da buona parte dei 21 eurodeputati delle destre e qualche assenza, i popolari italiani hanno fatto quello che potevano. Quanto a quelli di altre nazionalità, dieci astensioni brillano nel tabulato del voto nominale.
Lo chiamano, qui a Strasburgo, «voto di coscienza». Certo, bastava un voto «di coscienza» in meno, uno solo. E già si recrimina, fuori dall'aula, su questi «Pilati», e su chi non c'era, e su chi viene una volta al mese. Ma complessivamente il risultato conferma, come spiega l'onorevole Giacomo Santini, che il Parlamento europeo sui temi etico-religiosi ha due sensibilità contrapposte: «E paradossalmente - dice Santini - alla fine decide il terzo partito, quello che di questi temi si disinteressa, non viene a votare oppure si astiene». Ma quale documento è quello che esce dall'aula dopo gli emendamenti apportati? Sostanzialmente un testo che pretende di accomunare il fondamentalismo islamico con «altri» presunti fondamentalismi che opprimerebbero le donne europee. Rimane il punto che «deplora le ingerenze delle Chiese nella vita pubblica e politica degli Stati», rimane la condanna di non meglio definite «ideologie regressive, che pretendono di fornire alle donne risposte valide per il futuro partendo da posizioni retrograde»; viene approvato il comma che condanna «l'esclusione delle donne dalle gerarchie religiose». Passa l'articolo secondo cui la procreazione «è questione puramente personale»; resta il monito ai leader religiosi a ripensare l'atteggiamento verso le lesbiche, benché un frettoloso tratto di penna abbia cancellato il riferimento al Papa.
Insomma un testo fortemente ideologico. Talebani e chiese cristiane nell'ottica della femminista Izquierdo Rojio sono quasi la stessa cosa; e tra fede religiosa e libertà democratiche, ci sarebbe un inesorabile conflitto. Dunque, il Parlamento approva, benché per un soffio, a dimostrare che cattolici e moderati non sono ancora estinti nella vecchia Europa.
Commenta ironico l'onorevole Mario Mauro, cattolico di Forza Italia e primo firmatario degli emendamenti contrari alla risoluzione: «Oggi abbiamo visto un nuovo fondamentalismo, quello della politica che pretende di dire alla religione ciò che deve fare». Però, frugando fra i tabulati del voto nominale, si scopre che anche due femministe storiche come Glenys Kinnock e Barbara O' Toole hanno votato contro la risoluzione.
Un segno: non poche deputate hanno avuto il sentore di una strumentalizzazione della questione donne/ integralismo islamico, per i fini di una battaglia antireligiosa. Come incide sulla legislazione europea questo testo d'odore giacobino? Una risoluzione non ha alcun valore operativo: solo parole, e però pesanti.
Mezzo Parlamento sostiene la signora Izquierdo e il suo laicismo arrabbiato, l'altra metà no, ma perde per un voto. Per la cronaca, De Mita era assente, Di Pietro ha votato a favore, Veltroni non c'era, e Rutelli, secondo la sua segretaria, aveva dovuto lasciare Strasburgo.

Marina Corradi
Nostro Inviato
"Avvenire"

Colombo da Priverno
14-03-02, 16:39
«Questa mania di dettare regole di comportamento, ora anche alle Chiese, escludendole insieme dalla possibilità di contribuire all'organizzazione della vita sociale, esprime una concezione che è l'esatto contrario dello spirito laico». Così si leggeva ieri sul Foglio di Giuliano Ferrara, a dimostrazione che la risoluzione del Parlamento europeo su «Donne e fondamentalismo» non allarma solo il mondo cattolico. «L'europarlamentare socialista (la spagnola Maria Izquierda Rojo, ndr) - spiega l'articolo - ha inserito nel documento una serie di attacchi alle Chiese europee, con tanto di proposte di "direttive" su come si dovrebbero comportare le comunità religiose anche in materie teologiche e morali». Perfino «sul piano giuridico appare un attacco al principio di libertà religiosa», precisa poi l'editoriale del Foglio intitolato «L'Europa ora vuole le donne-prete» e sottotitolato: «Quelli che a Strasburgo s'apprestano a dare ordini a Papa e Patriarchi».

pensiero
14-03-02, 16:48
E poi dicono che Bossi è matto? Ennesima riprova che quello che dice, magari in maniera troppo sguaiata, è cmq la sacrosanta verità!!sic!!!
pensiero

mustang
16-03-02, 01:07
Domandina semplice: quanti sono stati i maschietti a votare?
saluti

pensiero
16-03-02, 01:15
Questo purtroppo non te lo so proprio dire.
ciao pensiero

mustang
16-03-02, 17:40
Tanti, tanti, tantissimi!
Quanto basta per poter affermare che quella è una "risoluzione"
bisessuale.
saluti

Skepto
18-03-02, 01:20
L'unica risoluzione che mi sento di condannare fermamente è quella che dice di "deplorare l'esclusione delle donne dalle gerarchie religiose"; infatti, se gli Stati vogliono che le Chiese non si impiccino negli affari pubblici con questioni di ordine morale, devono a loro volta non interferire nelle scelte delle religioni.
Viceversa, l'unico emendamento che riesco ad approvare penamente è quello che afferma che "la procreazione è questione puramente personale".
Gli altri due sono perlomeno fumosi.