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Der Wehrwolf
14-03-02, 19:01
IMMIGRAZIONE / Dal capo di Gabinetto delle Riforme l’altolà
ai buonismi: deleterio far entrare zii, cugini e cognati

Speroni: sono concetti diversi, sbagliata la polemica sui ricongiungimenti
di Carlo Passera

Sì al ricongiungimento familiare: ma questo non vuol dire poter portare con sé in Italia l’intera propria tribù. Francesco Enrico Speroni, capo di Gabinetto del ministero delle Riforme Istituzionali, difende in questo modo la legge sull’immigrazione dopo le critiche espresse dal presidente della Cei, cardinal Camillo Ruini. «In questi giorni - spiega Speroni - il provvedimento è stato preso di mira perché metterebbe un freno sostanziale ai ricongiungimenti familiari. Ecco, qui bisogna intendersi sul concetto di famiglia...».
Ovvero?
«La nostra proposta tiene certamente conto delle esigenze sociali, ma con equilibrio. Noi prendiamo in considerazione due questioni di fondo: l’esigenza del ricongiungimento familiare da una parte, la limitatezza degli spazi a disposizione per nuovi immigrati dall’altra. Dobbiamo operare tenendo conto di questi due opposti fattori, nell’interesse della collettività. La legge Bossi-Fini, a nostro parere, disciplina con equilibrio questo problema. È ragionevole che un extracomunitario porti con sé in Italia la moglie e tutti i suoi figli: crediamo che già in questo modo l’unità familiare sia garantita. Se andiamo a leggere la Costituzione, vediamo che la famiglia è quella che si basa sul matrimonio. Come corollario, in una visione cristiana, dal matrimonio discendono i figli. Tutto il resto è fuori dalla famiglia. È tribù, e non si può pretendere il ricongiungimento in quest’ultimo caso».
Eppure sono giunte critiche proprio su questo aspetto...
«Si fa confusione, appunto, tra famiglia e tribù. In questa seconda fattispecie possono rientrare zii, cugini, cognati e parenti tutti, più o meno stretti. Non si può accettare una visione così estensiva del concetto di famiglia, creerebbe problemi enormi, sotto tutti i punti di vista. Normalmente gli immigrati, salvo pochi casi rari di persone dotate d’elevata professionalità, hanno redditi bassi. Già, insomma, hanno difficoltà a mantenere nel nostro Paese moglie e figli, figurarsi se si consente loro di ricongiungersi con tutta la tribù!».
Accettare questa ipotesi significherebbe distruggere lo spirito stesso della legge Bossi-Fini?
«Certo. Oltretutto si creerebbero dei clan a rischio di auto-ghettizzazione, con i problemi di integrazione conseguenti. Se una comunità su base familiare tende a diventare clan, tribù, finisce col chiudersi in se stessa».
La Lega Nord conferma dunque la propria netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di modifica del provvedimento sull’immigrazione?
«Esatto. Ripeto: noi non diciamo affatto: venga solamente il lavoratore e abbandoni i suoi affetti nel Paese d’origine. Noi diciamo invece: faccia pure venire in Italia la sua famiglia, ovvero quella basata sul matrimonio, dunque la moglie e la prole. Ma, sia chiaro, non oltre».
Come giudica allora l’intervento del presidente Cei?
«Ruini ha tutto il diritto di parlare e di proporre la sua visione delle cose. Poi però siamo noi ad avere la responsabilità di decidere e questa responsabilità ce l’assumiamo davanti ai nostri elettori e a tutti i cittadini italiani. Riteniamo che la visione di Ruini, che nessuno vuole censurare, sia deleteria, per le ragioni appena esposte».
Ritiene che questo intervento possa influire sulla compattezza della maggioranza, in fase di approvazione definitiva della legge? Già in passato sono emerse posizioni parzialmente divergenti dei centristi ex-Dc, verosimilmente assai sensibili alle parole del cardinale...
«Non credo vi sia questo problema, perchè ritengo che anche i centristi abbiano un certo spirito laico, che impedisce loro di farsi influenzare da queste prese di posizione pur autorevoli».
La strada è in discesa...
«In discesa no, ci sono sempre difficoltà, anche perché l’opposizione annuncia battaglia. Ma la Lega ribadisce la propria posizione, senza alcun cedimento».