giovanna (POL)
15-03-02, 20:28
I testimoni dell’incendio alla Mecca: impedita la fuga a 15 studentesse con il volto scoperto
Il rogo delle ragazze saudite prigioniere del velo
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
Il fuoco, la punizione, purificazione e morte per fuoco, è sempre stata un’immagine cara alle religioni. E, purtroppo, spesso non soltanto un’immagine, ma fumo e fiamme reali, brucianti, come i roghi delle streghe o le pire per le vedove indù. Nell’incendio si gettavano, si uccidevano preferibilmente donne, diavoli che negli inferni ardenti sono al loro posto. In passato, per fortuna, in passati ormai lontani che si studiano con tranquillo, quasi rassicurante orrore, sui libri di scuola.
Ma sono riti duri a morire, che certe religioni continuano ad avere cari, anche se non si sa bene se carnefice sia ancora la fede e non piuttosto alcuni suoi truci e dozzinali interpreti. Come in un antico rito crudele, novello rogo d’inquisizione, quattro giorni fa, alla Mecca, città santissima dell’Arabia Saudita sono morte, bruciate, soffocate e calpestate, quindici ragazze adolescenti, studentesse chiuse a chiave nella loro scuola andata a fuoco.
Soccorritori e pompieri sono stati ricacciati indietro dalla potente polizia religiosa che, avendo trovato le ragazze a capo scoperto, senza velo, dimenticato o scivolato via nel panico e nella confusione, hanno impedito loro di uscire in strada, giungendo a picchiarle perché non potessero mostrarsi così indecentemente spogliate: meglio morte che senza onore, onore riposto in qualche metro di stoffa.
E chissà se i genitori le piangeranno ora, con lacrime dolci, come piccole sante volate in cielo senza più peccato oppure, con pianto amarissimo, come normali figlie perdute, uccise da fanatismo e (mala)fede.
Né tranquillo né rassicurante è il nostro orrore perché la notizia dell’esecuzione non arriva, ammantata di suggestioni come una feroce parabola, dalla notte dei tempi, bensì dalle agenzie di stampa di un Paese neppure tanto distante, i cui sceicchi non raramente frequentano le nostre banche, le nostre imprese, i nostri consigli di amministrazione.
Unica consolazione, speranza che non per sempre si continueranno a gettare nel fuoco le donne come legni da ardere, è l’indignazione di cui, forse per la prima volta, si è letto nei giornali locali.
E pensare che c'è chi pretende di sostenere che il velo sia una libera scelta delle donne musulmane.
Il sottotitolo di questo forum parla di tutto il mondo arabo quindi mi pare sia il luogo giusto per postare questo articolo.
Mi viene in mente l'interessante presentazione (trasmessa questo pomeriggio da RR) del nuovo libro di Fiamma Nirenstein "L'abbandono". Si è parlato di uno strisciante razzismo antiarabo che ci spinge, quasi inconsapevolmente, a chiedere di meno, in termini di rispetto dei diritti umani e civili, al mondo arabo, consci che tanto non si "può" chiedere più di tanto allo stato attuale delle cose. Gli arabi stessi pretendono che questi diritti vengano rispettati dagli occidentali ma sembrano non proccuparsi, o più probabilmente non è concesso loro di preoccuparsi, delle ripetute violazioni di tali diritti da parte di chi li governa. E così orrori come quello riportato nell'articolo della Fedrigotti e ricordato oggi anche da Gramellini non suscitano marce, girotondi, cortei. Passano quasi inosservati, sembra siano accettati come ineluttabili. E la cosa mi riempie di disgusto.
g
Il rogo delle ragazze saudite prigioniere del velo
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
Il fuoco, la punizione, purificazione e morte per fuoco, è sempre stata un’immagine cara alle religioni. E, purtroppo, spesso non soltanto un’immagine, ma fumo e fiamme reali, brucianti, come i roghi delle streghe o le pire per le vedove indù. Nell’incendio si gettavano, si uccidevano preferibilmente donne, diavoli che negli inferni ardenti sono al loro posto. In passato, per fortuna, in passati ormai lontani che si studiano con tranquillo, quasi rassicurante orrore, sui libri di scuola.
Ma sono riti duri a morire, che certe religioni continuano ad avere cari, anche se non si sa bene se carnefice sia ancora la fede e non piuttosto alcuni suoi truci e dozzinali interpreti. Come in un antico rito crudele, novello rogo d’inquisizione, quattro giorni fa, alla Mecca, città santissima dell’Arabia Saudita sono morte, bruciate, soffocate e calpestate, quindici ragazze adolescenti, studentesse chiuse a chiave nella loro scuola andata a fuoco.
Soccorritori e pompieri sono stati ricacciati indietro dalla potente polizia religiosa che, avendo trovato le ragazze a capo scoperto, senza velo, dimenticato o scivolato via nel panico e nella confusione, hanno impedito loro di uscire in strada, giungendo a picchiarle perché non potessero mostrarsi così indecentemente spogliate: meglio morte che senza onore, onore riposto in qualche metro di stoffa.
E chissà se i genitori le piangeranno ora, con lacrime dolci, come piccole sante volate in cielo senza più peccato oppure, con pianto amarissimo, come normali figlie perdute, uccise da fanatismo e (mala)fede.
Né tranquillo né rassicurante è il nostro orrore perché la notizia dell’esecuzione non arriva, ammantata di suggestioni come una feroce parabola, dalla notte dei tempi, bensì dalle agenzie di stampa di un Paese neppure tanto distante, i cui sceicchi non raramente frequentano le nostre banche, le nostre imprese, i nostri consigli di amministrazione.
Unica consolazione, speranza che non per sempre si continueranno a gettare nel fuoco le donne come legni da ardere, è l’indignazione di cui, forse per la prima volta, si è letto nei giornali locali.
E pensare che c'è chi pretende di sostenere che il velo sia una libera scelta delle donne musulmane.
Il sottotitolo di questo forum parla di tutto il mondo arabo quindi mi pare sia il luogo giusto per postare questo articolo.
Mi viene in mente l'interessante presentazione (trasmessa questo pomeriggio da RR) del nuovo libro di Fiamma Nirenstein "L'abbandono". Si è parlato di uno strisciante razzismo antiarabo che ci spinge, quasi inconsapevolmente, a chiedere di meno, in termini di rispetto dei diritti umani e civili, al mondo arabo, consci che tanto non si "può" chiedere più di tanto allo stato attuale delle cose. Gli arabi stessi pretendono che questi diritti vengano rispettati dagli occidentali ma sembrano non proccuparsi, o più probabilmente non è concesso loro di preoccuparsi, delle ripetute violazioni di tali diritti da parte di chi li governa. E così orrori come quello riportato nell'articolo della Fedrigotti e ricordato oggi anche da Gramellini non suscitano marce, girotondi, cortei. Passano quasi inosservati, sembra siano accettati come ineluttabili. E la cosa mi riempie di disgusto.
g