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Visualizza Versione Completa : I comici di destra impazzano: Marcello Dell'Utri consulente artistico al Lirico.



brunik
16-03-02, 13:56
A destra avranno anche pochi comici professionisti di livello, ma in cambio i loro politici ci regalano divertimento a volontà.

L'ultima: il truffatore fiscale Marcello Dell'Utri sarà probabilmente consulente teatrale al teatro Lirico di Milano. Spetta al sindaco Albertini ora decidere.

Se dovesse andare in galera a scontare i due anni che gli spettano, mi sa che la lirica se la ascolta alla radio.

<font size=5 color=000066><b>MILANO / DELL’UTRI AL LIRICO </b></font>
Marcello stonato
Marcello Dell’Utri è candidato a consulente teatrale del Lirico. A indicarlo come garante artistico è stata la cordata guidata dal gestore dei teatri Smeraldo, Ciak e Nazionale e dai soci della Milano Festival, in gara per la gestione del Lirico, chiuso dal 1999 in attesa di essere ristrutturato. Ora il caso è approdato sul tavolo del sindaco Gabriele Albertini, dopo che il capogruppo dei Ds in Consiglio comunale, Emanuele Fiano, ha presentato un’interrogazione urgente sollevando alcune perplessità sull’eventuale nomina del senatore di Forza Italia. Dell’Utri, proprio in questi giorni, ha ricevuto il no della magistratura alla richiesta di sospensione della pena (due anni e dieci giorni) che gli è stata comminata per frodi fiscali.

MrBojangles
16-03-02, 16:02
Peccato che Mangano sia morto!
Avrebbe potuto curargli la riedizione di un'"Opera" di Leon"cavallo".
:D

mariarita
16-03-02, 16:41
molto carina , ma il Lirico non è un teatro d'Opera. Anni fa si esibiva la Filarmonica Giuseppe Verdi ma ha sempre ospitato teatro leggero.
Io non ci trovo niente di strano in quella nomina. Ci vogliamo ricordare che Marcello Dell'Utri è stato eletto nel collegio di Milano 1, quello del centro, della cintura dei Navigli, della Milano da bere, e allora perchè menare scandalo. Lo hanno voluto pur sapendo delle sue pendenze con la giustizia e adesso se lo grattano e se lo usano per questi incarichi, anche se risulta un tantino impresentabile. Oh, cavolo.....

MrBojangles
16-03-02, 18:53
Un "tantino"......

:eek:

Cristina
16-03-02, 19:36
Milano da bere? E infatti... per andare e votare Dell'Utri tanto da eleggerlo dovevano avere bevuto un bel po'.. nella zona dentro i naviglia...
Ahhh poveri noi e poveri tutti....
:rolleyes:

mariarita
17-03-02, 01:38
Non erano ubriachi. Ho amici, integerrimi professionisti, universitari, che lo hanno votato anche se , a loro Milanesi doc, votare un siculo amico di Mangano faceva senso e dava l'orticaria. Tuttavia si sentivano arruolati in una guerra, quella contro i comunisti e allora anche Dell'Utri è andato bene.

Miracoli dell'anticomunismo viscerale, forse avrebbero votato molto più volentieri il cane di Dell'Utri.
Si sa , i Milanesi adorano i piccoli animali, ma Berlusconi ha voluto umiliarli imponendo loro di votarne il padrone.

Ma Dell'Utri è speciale e molto paziente. Intanto ha una meravigliosa raccolta di libri antichi nei pressi di Via Manzoni e permette, bontà sua, a chi ne fa richiesta ed iscritto a F.I. di visitarla.
A me non è antipatico Dell'Utri, non lo stimo, lo considero un familista amorale, ma si riscatta ai miei occhi per la qualità dell'intelligenza e il gusto raffinato dei suoi hobby. E poi lo considero veramente il grande genio che ha saputo impostare la Tv di Berlusconi e farne una macchina da soldi. Sicuramente è superiore , come qualità imprenditoriali, a Confalonieri che resta però un punto fermo e non è screditato quanto il siculo. Ma insomma Berlusconi è sempre stato ambivalente nelle sue scelte. A Dotti e Confalonieri corrispondevano simmetricamente Dell'Utri e Previti. I primi per gli affari a respiro mitteleuropeo i secondi per quelli più ambigui, disinvolti, africani.

MrBojangles
17-03-02, 01:46
Sospettato di essere dagli Anni 60 il collante
fra economia milanese e mafia
...e del fido Dell'Utri
La lista di accuse parte dalla giovinezza dell'imputato
di Tiziana Lenzo
È il quarto processo palermitano a un uomo di peso nel mondo delle istituzioni o dell'imprenditoria accusato di aver flirtato con Cosa Nostra. Dopo Bruno Contrada, Giulio Andreotti e Calogero Mannino, è il momento di Dell'Utri. Il primo titolo sull'inchiesta compare nel giugno '96 quando i quotidiani aprono con "Palermo indaga su Dell'Utri", ma l'ex numero di Publitalia respinge le insinuazioni "È tutto ridicolo". A tirare in ballo il manager sono le dichiarazioni del pentito Tullio Cannella, che in un interrogatorio del novembre '95 riferisce un episodio che lo porterebbe a dedurre contatti tra Dell'Utri e i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Il 30 ottobre, nove mesi dopo, la Procura di Palermo ne chiede il rinvio a giudizio mentre nello stesso procedimento viene archiviata la pozione di Berlusconi. Il 20 maggio '97 il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Palermo, Gioacchino Scaduto, dispone il rinvio a giudizio. In 57 punti la montagna di accuse che si riassumono in ruolo di «collegamento tra Cosa Nostra, il mondo economico milanese, e il sistema istituzionale, ruolo che avrebbe svolto ininterrottamente dagli Sessanta al '95». Dell'Utri parla di "un disegno perverso contro di lui ordito dagli untori della giustizia, i cosiddetti collaboratori, ruffiani per calcolo». Insieme con lui dovrà presentarsi anche i presunti boss Gaetano Cinà, rinviato a giudizio dell'ambito della stessa inchiesta da cui invece è stato prosciolto Silvio Berlusconi. Il 5 novembre '97 la prima udienza davanti alla seconda sezione del Tribunale, presieduta da Leonardo Guarnotta. Alla vigilia del processo con 36 pentiti si innestano nuovi scenari: in procura si sentono anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Indagini senza fine. E vige il top secret sulla nuova inchiesta collegata a Dell'Utri, quella di riciclaggio che vedrebbe indagato anche Berlusconi, anche se i magistrati smentiscono. Il faldone di accuse parte dalla giovinezza dell'imputato Dell'Utri Marcello, nel lungo elenco dei testi che saliranno sul pretorio citati dai pm, nomi di richiamo come lo stesso Berlusconi, e giornalisti come Mentana, Giuliano Ferra, Michele Santoro, Emilio Fede. Trentasei i collaboratori di giustizia, tra loro Francesco Di Carlo e Angelo Siino. Gli scenari ricostruiti dai magistrati richiamano un contesto nel quale l'ombra di Dell'Utri graverebbe come il "cervello" al servizio dei boss. Gli affari immobiliari nel centro di Palermo, il riciclaggio del denaro sporco delle "famiglie", gli incontri con mafiosi del calibro di Stefano Bontade o Antonino Calderone, la protezione del presunto boss Vittorio Mangano, sono i passaggi cruciali dell'inchiesta sul deputato azzurro che tra anni fa senza il mandato parlamentare avrebbe rischiato l'arresto.La prima assunzione di Dell'Utri: i rapporti con la Banca Rasini. All'inizio degli anni Sessanta, nel mezzo di un'attività edilizia fiorente, comincia l'attività dell'imprenditore Silvio Berlusconi, con le prime realizzazioni edilizie a Brugherio. Fondamentale in questo primo periodo è l'aiuto ricevuto alla Banca Rasini, dove lavorava il padre dell'attuale leader di Forza Italia, e dal suo proprietario Carlo Rasini. Berlusconi costituisce la Edilnord sas, di cui è socio accomandatario. Risalgono a questo periodo i primi rapporti di tipo economico e professionale tra Berlusconi e Dell'Utri. Quest'ultimo viene assunto una prima volta da Berlusconi, dal '64 al '65, presso la Edilnord sas, in qualità di suo segretario. Indagini svolte dalla Procura della repubblica di Milano negli anni '70 hanno avvalorato l'ipotesi che la Banca Rasini in quel periodo fosse crocevia di interessi della malavita milanese in genere. Subito dopo questa prima esperienza lavorativa, Marcello Dell'Utri, va via da Milano, per stare a Roma negli anni '65-66 e '67, dove lavora come direttore sportivo del centro Sportivo Elis, e successivamente a Palermo dove lavora, con le stesse mansioni, presso la società sportiva "Athletic Club Bagicalupo".Rapisarda, il grande amico.Da amico di Marcello Dell'Utri, ne diventa il suo più grande accusatore. Il finanziere Filippo Alberto Rapisarda racconta ai magistrati di Palermo di un presunto finanziamento di venti miliardi nell'80 che sarebbe stato "erogato" dal boss perdente Stefano Bontade e che avrebbe lasciato qualche traccia nella contabilità di Reteitalia spa, ma anche in quella delle ventitré holding tutte di Berlusconi.Rapisarda, dopo un primo interrogatorio dell'estate del '96 in cui aveva sostenuto che Bontade gli avrebbe parlato, nel '79, di dieci miliardi richiesti da Berlusconi e Dell'Utri alla mafia palermitana per entrare in società nel nascente Canale 5, parla ai giudici palermitani di una presunta compagna denigratoria nei suoi confronti che sarebbe stata effettuata dal quotidiano Il Giornale nel'97. Poi ricorda ai pm di essere stato vittima di minacce ricevute da parte di un "uomo" di statura piccola, tarchiato e con una forte inflessione dialettale siciliana». Rapisarda ricostruisce anche un presunto summit che sarebbe avvenuto intorno all'80 a Parigi. Un incontro riservato con il Boss Stefano Bontade e Marcello Dell'Utri. E sarebbe stato proprio durante questo summit mafioso, che Dell'Utri avrebbe chiesto al capomafia una cifra stratosferica: 20 miliardi da girare al Cavaliere. Un "prestito" che sarebbe dovuto servire ad aiutare il gruppo Fininvest, allora in difficoltà. Rapisarda racconta ai magistrati di un altro viaggio con l'ex manager di Publitalia. Un volo aereo che risale al '93, con destinazione Catania, a bordo di un aereo della Far."All'arrivo a Catania", racconta Rapisarda, «Dell'Utri venne preso da una macchina che l'aspettava ed è stato per i fatti suoi tutto il giorno. Alla fine, quando siamo ripartiti, Dell'Utri mi disse che era andato ad assicurarsi il "loro" apporto di voti e anche un apporto finanziario. Mi disse anche che i soldi da dove vengono, vengono, non hanno matrice...». Sollecitato a spiegare che cosa significasse quel "loro", Rapisarda chiarisce che «il tenore delle sue parole fu per me una chiara allusione al fatto che egli aveva avuto quelle assicurazioni da uomini di mafia». Dice ancora di avere appreso in quell'occasione di un altro "finanziamento" siciliano. Questa volta di sette miliardi. Rapisarda cita anche l'ex ministro Carlo Vizzini. «Dell'Utri è andato a trovare il padre del ministro Vizzini, perché vi erano dei problemi per le difficoltà del gruppo. Sempre in quel caso mi disse che per risolvere le difficoltà gli erano stati richiesti venti miliardi». E aggiunge: «Non so se il denaro sia stato effettivamente consegnato, certo è che le concessioni vennero rilasciate». Rapisarda sarà sentito in aula il 22 settembre, data di ripresa del processo.Il sequestro delle contabilità delle 22 holding.Il 20 luglio scorso la Dia esegue il sequestro disposto con decreto dalla procura palermitana. Un provvedimento che suscita sconcerto e stupore fra i parlamentari del Polo. Secondo i sostituti procuratori Nico Gozzo, Antonio Ingroia, Mauro Terranova e Umberto De Giglio, nelle ventidue holding del Cavaliere sarebbe finito, tramite Marcello Dell'Utri, il denaro sporco dei boss di Cosa Nostra, Stefano Bontade e Girolamo "Mimmo" Teresi. L'inchiesta è quella sul riciclaggio dei soldi della mafia. Il fascicolo della Procura della Repubblica di Palermo non ha intestazione, solo un numero, "5677" che nasconde un'indagine su vent'anni di vita finanziaria delle società milanesi di Berlusconi. Il sequestro riguarda tutte le scritture contabili delle ventidue holding che controllano l'intero capitale della Fininvest. Diciotto anni in cui Berlusconi ha accresciuto il suo capitale in maniera vertiginosa. Ma lui, il Cavaliere, da tutta questa storia, continua a restarne fuori. I pm palermitani dicono che il leader di Forza Italia non risulta iscritto nel registro degli indagati, il protagonista è sempre Dell'Utri. Il provvedimento di sequestro, disposto con decreto della Procura di Palermo, è stato infatti disposto nell'ambito dell'indagine condotta dalla Procura di Palermo contro l'ex manager di Publitalia. Ma anche contro l'imprenditore Carlo Bernasconi, dirigente della società "Rea", la Rete emittenti associate, entrambi sotto inchiesta per riciclaggio in concorso con i boss di Cosa Nostra Stefano Bontade e Girolamo "Mimmo" Teresi.

Re della Notte
17-03-02, 03:56
Originally posted by MrBojangles
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Qualcuno mi spieghi come era possibile negli anni 60-70, costruire un pollaio a Milano senza che venisse l'OK da Palermo! Chi può permettersi di fare l'Università, in Sicilia, difficilmente opta per l'Università di Milano. Roma è la più frequentata e prima di "approdare" a Milano ci si ferma nelle Università della Toscana. Negli anni 60-70 le famiglie mafiose mandavano a studiare i loro rampolli a Milano perchè in quella città, più che altrove, i fiumi di miliardi da riciclare si trasformavano in palazzi. Milano poi è così vicina alla Svizzera!
Il giovane imprenditore del mattone Berlusconi si è precocemente circondato di nobili e belle figure di galantuomini capo-bastone siciliani.
E Dell'Utri, studente all'Università di MIlano, era qualcosa di più di un capo-bastone.

Un mondo migliore è possibile
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...E ti diranno parole rosse come il sangue, o come la notte
ma non è vero ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte
Io conosco poeti che spostano il fiume con il pensiero
e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo...