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16-03-02, 16:38
Lettera aperta agli israeliani di un intellettuale cristiano palestinese

http://www.kelebekler.com/occ/andoni.htm

Ghassan Andoni è docente di fisica all'Università palestinese di Bir Zeit
ed è un attivo esponente della resistenza non violenta.
Come dimostra il cognome, è cristiano. Cosa di relativa importanza in sé,
ma è bene ribadirlo per coloro che vedono in ogni arabo un musulmano e in
ogni musulmano un extraterrestre.

Traduciamo questo messaggio mentre gli elicotteri regalati dagli Stati
Uniti usano i missili venduti dagli Stati Uniti per bombardare i campi
profughi. E mentre le ruspe della spettabile ditta Caterpillar spianano una
dietro l'altra le case di chi non ha mai avuto una casa.
E perché non vedessimo tutto ciò, un carro armato ha appena mitragliato un
fotografo italiano.

*****************************

Ghassan Andoni


Marzo 2002

Voglio concedervi il beneficio del dubbio e pensare che dopo 35 anni di
occupazione, non avete ancora idea di cosa stia succedendo nel cortile di
casa vostra. Non vi siete mai accorti del livello di tolleranza e di
pazienza che i palestinesi hanno avuto verso la vostra occupazione
militare. Invece di cogliere l'occasione e cercare di arrivare a una
conclusione decente del conflitto, la vostra avidità è aumentata, il vostro
dominio si è fatto più severo, il vostro livello di controllo era
soffocante e lo è ancora. I vostri sogni disumani di prendere di più quando
noi non eravamo più in grado di dare sono cresciuti. Io spero che vi
ricordiate ancora dei tempi in cui la manodopera palestinese a basso costo
ha fatto di voi dei padroni, in cui noi eravamo il vostro secondo mercato,
in cui avete consumato con piacere la nostra acqua, in cui ci avete
espropriato la maggior parte della terra e in cui noi vi abbiamo solo
guardato con occhi tristi, nella speranza che avreste desistito.

Vi ricordate ancora di ciò che ci avete fatto quando eravamo tranquilli,
quando non resistevamo, quando con lo sguardo triste facevamo appello alla
vostra umanità e alla "buona volontà" del mondo? Sono sicuro di sì. I fatti
evidenti non si possono nascondere. Ciò che non riuscite a capire è questo:
non potete uccidere la speranza e rubare il futuro di una nazione
orgogliosa, e aspettarvi che quella nazione vi sia grata. Per quanto vi
possiate inebriare di potere, non potrete mai vincere questa guerra.

Sapete quale è stata la cosa più dolorosa di tutte? È stato ascoltare i
vostri dirigenti. Prendiamo ad esempio il vostro eroe della "Gerusalemme
Unita", Ehud Olmert, con la sua campagna sistematica per cacciarci da
Gerusalemme e inondarla di altra gente. Ogni volta che abbiamo taciuto, o
che abbiamo protestato a bassa voce, lui ha detto: "Vedete, ve l'avevo
detto che non era il caso di preoccuparvi delle reazioni palestinesi, di
temere che la nostra campagna a Gerusalemme avrebbe portato a un conflitto
o al versamento di sangue. Gli arabi o sono contenti di ciò che facciamo,
oppure in fondo sanno che non ci possono sfidare." Eppure, ogni volta che
> non riuscivamo più a sopportare le vostre politiche disumane, ogni volta
che abbiamo protestato o manifestato la nostra ira, lui diceva: "Vedete, ve
lo avevo detto che non dovevamo permettere loro di dettarci ciò che
dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare. Dobbiamo fare di più per
convincerli che la loro violenza non paga". E tutto questo lo chiamavate
felicemente la "Risposta sionista".

> Era il vostro modo tipico di trattarci. Se stavamo tranquilli, ci
> spremevate di più e se resistevamo ci spremevate lo stesso. Ma dove
> pensavate che tutto questo ci avrebbe portati? L'unica possibilità che
> avevamo era di aumentare la resistenza. Chiudendo completamente la porta
> alla speranza e aumentando ciecamente la brutalità dell'occupazione, si
> gettano le basi di una guerra aperta. Tutti gli occupanti hanno commesso
> questo errore, e voi pure.
>
> Quando gridavamo che le vostre colonie ci soffocavano, o ci ignoravate o ci
> accusavate di essere contro gli ebrei. Avete sempre creduto che imporre
> situazioni molto dure sul terreno fosse il modo giusto di trattare gli
> "arabi". Ogni volta che abbiamo gridato che Gerusalemme era molto cara
> anche a noi, voi avete portato avanti ulteriormente i vostri piani per
> cacciarci dalla città che amavamo e per vietarci persino dal farle visita.
> Avete sempre pensato che quello fosse il modo giusto di fare. Avete sempre
> pensato che fosse naturale per i palestinesi adattarsi alle necessità e
> all'avidità d'Israele. Non avete mai pensato di prestare la minima
> attenzione all'effetto che le vostre "necessità" avevano su di noi, né vi
> siete mai chiesti se eravamo in grado di convivere con esse. Non si tratta
> di nulla di nuovo, di nulla di specialmente vostro: tutti gli occupanti
> raggiungono questo stato di cecità ed è per questo che tutti loro hanno
> perso.
>
> Il vostro problema però è ancora più grave. A differenza degli inglesi o
> dei francesi, non potete prendere su la vostra roba e andarvene. Proprio
> come voi vi trovate nel cortile di casa nostra, noi ci troviamo in quello
> di casa vostra. Se riuscite ad aprire gli occhi e la mente, vi renderete
> conto che potrete vivere solamente se anche noi potremo vivere.
>
> Anche quando avete cominciato a rendervi conto che non era possibile
> cacciarci con la forza dal nostro paese, e avete capito che eravamo troppi
> da poterci annettere, proprio allora avete voluto che noi ci adattassimo
> ancora di più. Le vostre imposizioni erano insopportabili. Era così che
> ragionavate: "voi dovete scendere dalle nostre spalle mentre noi
> continuiamo a sederci sulle vostre." Anche dopo questo lungo periodo di
> diretta occupazione militare, volevate che noi accettassimo di essere umani
> a metà, di avere diritti umani a metà, di avere diritti civili a metà e di
> accettare di non aver alcun diritto nazionale. Pensavamo che grazie alla
> vostra storia, sareste stati il popolo più sensibile al mondo ai diritti
> dei popoli che vivono dentro altre nazioni, o sono controllati da altre
> nazioni. Abbiamo sbagliato totalmente. L'unica lezione che avete appreso
> dalla vostra tragedia è stata questa ­ "dovrà essere qualcun altro e non
> noi a soffrire." Non era, "non dovrebbe succedere mai più a nessuno".
>
> Sapete, l'umanità ha sofferto molto per colpa di quelli che avevano il
> potere e si sono comportati come se fossero superiori a tutti gli altri.
> Riuscite a guardarvi allo specchio e riconoscere ciò che vedete? Riuscite a
> fermarvi un attimo ed esaminare ciò che le vostre pretese e la definizione
> che date dei vostri diritti significano per gli altri?
>
> Ce la fate a smetterla di essere gli unici intelligenti e pensare che tutti
> gli altri siano stupidi? Quando ci siamo impegnati nelle trattative di pace
> alla ricerca di una coesistenza pacifica, voi non avete mai negoziato con
> noi. Avete negoziato tra di voi e poi ci avete informati. E quello che ci
> dicevate era, "questo è quanto, prendere o lasciare". Avete sempre pensato
> a noi come se fossimo dei minorenni, degli inferiori, un problema tra i
> tanti che voi avete. Allo stesso tempo, pensavate che noi fossimo ciechi.
> Pensavate che non potessimo vedere quanto avevate sfruttato il tempo che
> duravano i negoziati, che non potessimo accorgerci che le zone occupate
dalle colonie erano raddoppiate, come sono raddoppiati i vostri
"ambasciatori" tra di noi, i fanatici più estremisti della vostra società
(che voi chiamate coloni). Ricordatevi che non potevamo essere ciechi,
> perché anche se non riuscivamo a vedere le belle case in stile europeo in
cima a ogni collina attorno a noi, riuscivamo comunque a sentire come
> quelle colonie e le strade che le servivano avevano trasformato le nostre
vite in un inferno.

> Sapete, il senso di superiorità va sempre di pari passo con l'arroganza.
Sapete cosa prova un palestinese anziano e rispettato quando i vostri
adolescenti armati e arroganti lo guardano con disprezzo? Avete mai provato
anche voi questa sensazione dal vostro passato? Ci avete mai guardato come
persone che hanno un loro orgoglio e una loro dignità? Pensando alla nostra
esperienza con voi, ne dubito.
Di una cosa potete essere certi. Non possiamo sopportare di essere tenuti
come ostaggi mentre decidete tra di voi cosa volete e cosa intendete fare
di noi.

Io non so come fare appello a voi. Ci ho provato per quindici anni. Io
credo che prima di poter porre termine a questo sanguinario conflitto,
dobbiamo guardarci attentamente allo specchio, per definire chi siamo e
cercare di camminare nelle scarpe dell'altro, per poter vedere oltre noi
stessi.

Spero che abbiamo ancora il tempo per farlo.
>
>
> Ghassan Andoni
> The Palestinian Centre for Rapprochement between People
> 64 Star Street, P.O.Box 24
> Beit Sahour - Palestine
> www.rapprochement.org
>

Il Condor
16-03-02, 18:27
[QUOTE]Originally posted by claudio ughetto
"Come dimostra il cognome, è cristiano. Cosa di relativa importanza in sé,
ma è bene ribadirlo per coloro che vedono in ogni arabo un musulmano e in
ogni musulmano un extraterrestre."


... e in ogni filo-palestinese NON musulmano io vedo un traditore.

Comunque la storia degli "occhi tristi" e bla bla bla simili e' completamente screditata dal fatto che gli arabi hanno attaccato Israele dopo poche ore dalla sua nascita, quando non occupava nessuno dei territori che oggi rivendicano, azi quando gli arabi avevano parte dell'attuale Israele.

Jan Hus
16-03-02, 20:18
Caro claudio, mi scuserai se ho letto solo la prima metà della lettera.

Poi, francamente, mi sono stancato, perchè ho trovato che sia la solita giaculatoria lamentosa e unilaterale.

Nessun intellettuale arabo palestinese si sognerebbe mai di scrivere una lettera ai suoi connazionali per invitarli a considerare il fallimento della politica intransigente che essi hanno seguito da decenni.

La lettera di Andoni contiene molte menzogne propagandistiche. Non è vero che gli arabi palestinesi se ne siano mai "stati buoni"; non è vero che agli arabi sia stato impedito di accedere a Gerusalemme; non c'è stato un solo momento in cui gli arabi palestinesi abbiano dimostrato di negoziare avendo in mente come obiettivo la coesistenza pacifica tra due stati.

Il linguaggio della forza è quello che viene usato da entrambi le parti; e, detto fra noi, è anche l'unico che gli arabi capiscano.

E' così che si fa la politica internazionale, ed è ingiusto pretendere che, tra tutti i paesi del mondo, sia proprio Israele a rinunciarvi.

Andoni parla dell'occupazione militare israeliana, ma sorvola, opportunamente per lui, sugli avvenimenti che la originarono; parla di "arabi cacciati da Gerusalemme", ma sorvola su come gli arabi trattarono i luoghi religiosi ebraici al tempo in cui i quartieri orientali della città erano nelle loro mani, fino al 1967.

Non una parola sul terrorismo di marca araba palestinese, che da trent'anni insanguina non solo Israele, ma il mondo intero; non una parola sulle ambiguità di Arafat, sulla corruzione del suo regime, sulla sua incapacità di migliorare le condizioni di vita della popolazione.

Israele può vivere benissimo senza lo "sfruttamento" della manodopoera araba palestinese; in Israele ci sono migliaia di immigrati da altri paesi, che non sono neanche musulmani; e Israele ha vissuto senza i territori fino al 1967; quindi non c'è motivo per cui non torni a farlo.

Andoni è cristiano, dici tu; beh, lo è anche Hanan Ashrawi: ciò nonostante, la Ashrawi è contraria a cambiare la Carta Nazionale Palestinese, emendandola di quegli articoli che chiamano alla distruzione di Israele.

In compenso, Andoni, da cristiano, non ha critiche da muovere al fatto che, in Cisgiordania, i cristiani si siano ridotti al 2 per cento della popolazione, e siano ormai minoranza persino a Betlemme?

Si citano i numeri sulla popolazione araba di Gerusalemme per dimostrare che Israele vuole cacciarne gli arabi; ma i numeri sulla popolazione cristiana della Cisgiordania non dimostrano niente?

Su questo, però, sarebbe troppo aspettarsi qualche parola coraggiosa da parte di Andoni o degli altri "intellettuali" arabi palestinesi.