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Tomás de Torquemada
16-03-02, 16:58
Dal sito http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/

Se lottizzare è legale, l'Italia torna indietro
di Massimo Fini

E' passata quasi inosservata, credo non a caso, una sentenza che a mio parere ha un valore storico, per le sue implicazioni pratiche e per la valenza simbolica. E' la sentenza della Corte d'Appello di Milano che manda assolti gli assessori della Regione Lombardia, socialisti, pidiessini, leghisti, popolari, accusati di aver deciso, nel 1994, una sessantina di nomine ai vertici degli Ospedali e delle Usl non in base al merito a ma all'appartenenza di partito. Assolti perchè le accuse erano false? Nient'affatto, la Corte ha riconosciuto che «è pienamente provato che le nomine furono effetto di accordi spartitori e non di una comparazione di professionalità o di mangerialità». Ma, grazie a una legge votata a larghissima maggioranza dal Parlamento in epoca ulivista, che ha ridotto drasticamente le ipotesi della fattispecie di aubuso di ufficio e ha introdotto il requisito impossibile del dolo intenzionale' (il dolo è sempre intenzionale, non ci può essere un dolo particolarmente intenzionale), la Corte non ha potuto far altro che decidere la lottizzazione non è reato e, di conseguenza, che il danno subito dal concorrente meritevole ma scavalcato da un protetto di partito, «non è ingiusto».
La lottizzazione non sarà più un reato, come ha sbatilito la Corte d'Appello di Milano, ma resta una delle pratiche più discriminatorie, ingiuste e vergognose più dei furtio dei ladrocini della cosiddetta PrimaRepubblica, pratica che continua nella Seconda e che verrà ora ulteriormente incoraggiata dalla certezza dell'impunità. Legalizzare la lottizzazione significa sancire ufficialmente che per realizzare le proprie legittime aspirazioni professionali il cittadino deve infeudarsi in qualche partito, prostitiure la propria dignità, chiedere come favore ciò che gli spetta di diritto, altrimenti deve rassegnarsi a vivere ai margini, costretto a lavorare dieci per ottenere uno, laddove ai protetti di regime basta uno per ottenere dieci. Non c'è niente da fare, per vivere un po' bene bisogna vendere l'anima» scrisse Ignazio Silone in Vino e pane' durante il Fascismo. Siamo sempre ancora lì.
Ma la sentenza della Corte d'Appello di Milano è anche il segnale simbolico e definitivo che la Restaurazione è ormai completata. La cosidetta rivoluzione italiana' fu, pur con i suoi errori, il tentativo di estirpare dal nostro Paese alcuni suoi vizi che durante gli ultimi anni della prima repubblica avevano assunto una diffusione endemica: il comportamento illegale della classe dirigente, la gestione familistica, clientelare, feudale della cosa pubblica. Questo tentativo è fallito. Tutto è tornato come prima, con l'ulteriore beffa che in un Paese dove tutti ormai si dichiarano liberali il merito continua ad essere l'ultima cosa che conta.