pietro
16-03-02, 19:09
"Il capo del governo non teme i sindacati"
Tra dialogo e sfida il presidente del Consiglio sulle modifiche all'articolo 18 che hanno incrinato la pace sociale. "E' morta la concertazione, non il dialogo". E, comunque, dice Berlusconi: "Lo sciopero? Un'assurdità"
ROMA- Non teme i sindacati perché "il capo del governo non può temere queste manifestazioni", non teme l'eventuale referendum abrogativo che oggi lancia la Uil durante il suo work-day, ma non dà per conclusa la via del dialogo.
Il premier parla a Barcellona dove i temi delle pensioni e della flessibilità del mercato del lavoro sono alla base della bozza comune , e guarda all'Italia dove si preparano manifestazioni e scioperi generali. 'Il dialogo non è morto - dice - la concertazione appartiene a un'epoca che è alle nostre spalle, ma il dialogo sociale non è morto a patto che si portino sul tavolo non ragioni politiche o ideologiche ma fatti legati alla realtà''. Di parere diverso il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi: la concertazione serve ancora, dice l'ex leader dell'Ulivo che, nella veste di responsabile dell'esecutivo europeo spiega anche come la Ue, sui temi in questione dia soltanto indirizzi che comunque coniugano riforme e "soliarietà".
Il premier italiano, comunque, ribadisce che l'esecutivo non farà passi indietro e mette in chiaro due cose: né le manifestazioni, né il referendum lo intimidiscono. E' convinto, il premier che i sindacati si stiano "arrampicando sui vetri, per loro sarà difficile spiegare ai pensionati organizzati che porteranno in piazza le ragioni percui manifesteranno''. Insomma "Credo che la gente ora può anche non avere le idee chiare ma ritengo che, con la comunicazione che metteremo in atto, le avrà''.
La sfida è aperta. E una frase, poi definita "una battuta" da parte del premier, non servirà a placare gli animi già infiammati: "Il governo continua nella sua direzione, senza lasciarsi nemmeno prendere dalla voglia opposta che qualcuno potrebbe pensare che potrebbe sorgere. Cioè: fate lo sciopero: beh allora vi do io delle buone ragioni per fare uno sciopero davvero. Ed io saprei bene quale buone ragioni dare''.
A conferenza stampa finita Berlusconi dice, è ''una battuta'' questo riferimento al sindacato e aggiunge: ''E' un peccato. E' che ho incontrato tanti, troppi imprenditori che mi hanno detto che con questa riforma si aumentano i posti di lavoro''. Arriverà Cofferati a parlare di "collateralismo" tra Confindustria e governo.
(16 MARZO 2002; ORE 15:07, aggioranto alle 15:34)
Tra dialogo e sfida il presidente del Consiglio sulle modifiche all'articolo 18 che hanno incrinato la pace sociale. "E' morta la concertazione, non il dialogo". E, comunque, dice Berlusconi: "Lo sciopero? Un'assurdità"
ROMA- Non teme i sindacati perché "il capo del governo non può temere queste manifestazioni", non teme l'eventuale referendum abrogativo che oggi lancia la Uil durante il suo work-day, ma non dà per conclusa la via del dialogo.
Il premier parla a Barcellona dove i temi delle pensioni e della flessibilità del mercato del lavoro sono alla base della bozza comune , e guarda all'Italia dove si preparano manifestazioni e scioperi generali. 'Il dialogo non è morto - dice - la concertazione appartiene a un'epoca che è alle nostre spalle, ma il dialogo sociale non è morto a patto che si portino sul tavolo non ragioni politiche o ideologiche ma fatti legati alla realtà''. Di parere diverso il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi: la concertazione serve ancora, dice l'ex leader dell'Ulivo che, nella veste di responsabile dell'esecutivo europeo spiega anche come la Ue, sui temi in questione dia soltanto indirizzi che comunque coniugano riforme e "soliarietà".
Il premier italiano, comunque, ribadisce che l'esecutivo non farà passi indietro e mette in chiaro due cose: né le manifestazioni, né il referendum lo intimidiscono. E' convinto, il premier che i sindacati si stiano "arrampicando sui vetri, per loro sarà difficile spiegare ai pensionati organizzati che porteranno in piazza le ragioni percui manifesteranno''. Insomma "Credo che la gente ora può anche non avere le idee chiare ma ritengo che, con la comunicazione che metteremo in atto, le avrà''.
La sfida è aperta. E una frase, poi definita "una battuta" da parte del premier, non servirà a placare gli animi già infiammati: "Il governo continua nella sua direzione, senza lasciarsi nemmeno prendere dalla voglia opposta che qualcuno potrebbe pensare che potrebbe sorgere. Cioè: fate lo sciopero: beh allora vi do io delle buone ragioni per fare uno sciopero davvero. Ed io saprei bene quale buone ragioni dare''.
A conferenza stampa finita Berlusconi dice, è ''una battuta'' questo riferimento al sindacato e aggiunge: ''E' un peccato. E' che ho incontrato tanti, troppi imprenditori che mi hanno detto che con questa riforma si aumentano i posti di lavoro''. Arriverà Cofferati a parlare di "collateralismo" tra Confindustria e governo.
(16 MARZO 2002; ORE 15:07, aggioranto alle 15:34)