PDA

Visualizza Versione Completa : Berlusconi si caga sotto davanti a Prodi, che gli dà la medicina.



brunik
17-03-02, 16:04
Corriere della Sera, 17.3.2002

medicina al Cavaliere

Il malessere e le pillole di Prodi


(a. bo.) Che tra Romano Prodi (nella foto) e Silvio Berlusconi, gli ex duellanti alle elezioni del ’96, si fosse stabilita una tregua politica in nome delle diverse competenze attuali era cosa nota da tempo. Meno noto è che l’armistizio tra i due ha assunto a Barcellona aspetti di assistenza sanitaria del tutto inediti. A salvare Silvio Berlusconi dall’infezione intestinale che venerdì lo ha costretto a saltare il pranzo offerto da re Juan Carlos e una parte della seduta pomeridiana è stata infatti una provvidenziale confezione di Bimixin, che il presidente della Commissione gli ha fatto arrivare nella sua camera d’albergo. Viaggiatore avvertito, Prodi da anni tiene in valigia, nella trousse dei medicinali, una boccetta di disinfettante intestinale. E, quando ieri ha saputo del malessere che ha poi costretto Berlusconi a saltare il pranzo reale, gli ha passato qualche pastiglia. Il Cavaliere ha ringraziato e, con fiducia «bipartisan», ha ingoiato il medicinale. Che, a quanto pare, ha funzionato: poche ore dopo, infatti, il presidente del Consiglio è stato in grado di riprendere il lavoro. Tale è stato il sollievo per lo scampato pericolo che, assicurano fonti bene informate, in serata Berlusconi è tornato da Prodi per chiedergli una nuova dose delle miracolose pillolette bianche.

Österreicher
17-03-02, 16:10
Questo post meritava una duplice pubblicazione....

Non c'è che dire, i vostri contributi sono sempre molto profondi.

Pieffebi
17-03-02, 16:11
....Maledetti farmacisti!:D

brunik
17-03-02, 16:14
Originally posted by Österreicher
Questo post meritava una duplice pubblicazione....

Non c'è che dire, i vostri contributi sono sempre molto profondi.

Non volevo sfuggisse a qualcuno :D :D

Perchè, c'è qualcosa di fazioso nel titolo? Rispecchia fedelmente la realtà.

Vedi ad avere in mano i mezzi di comunicazione in quanti modi si può dire una cosa vera?

Österreicher
17-03-02, 16:19
Originally posted by brunik


Non volevo sfuggisse a qualcuno :D :D

Perchè, c'è qualcosa di fazioso nel titolo? Rispecchia fedelmente la realtà.

Vedi ad avere in mano i mezzi di comunicazione in quanti modi si può dire una cosa vera?

Indubbiamente è una notizia molto interessante. Ora me la copio.
Per fortuna che c'è libertà di informazione in questo paese, altrimenti sai che occultamento ci sarebbe stato...

mustang
17-03-02, 16:55
...; son tornati i coprofaghi?
Arrieccoli, gli esperti in cacca, i caccologi.
Dopo duri e lunghi mesi di astinenza non sanno resistere e si buttano, anzi, si tuffano.
L'argomento è irresistibile. Sulla cacca sanno tutto.
La cacca! Di Prodi o di Berlusconi, basta che sia cacca!.
A quando i girotondi attorno alla materia prima da loro preferita?
saluti

tony (POL)
18-03-02, 06:37
quelli li vedremo fare da voi attorno a berlusconi....

brunik
16-10-03, 13:35
In origine postato da brunik
Corriere della Sera, 17.3.2002

medicina al Cavaliere

Il malessere e le pillole di Prodi


(a. bo.) Che tra Romano Prodi (nella foto) e Silvio Berlusconi, gli ex duellanti alle elezioni del ’96, si fosse stabilita una tregua politica in nome delle diverse competenze attuali era cosa nota da tempo. Meno noto è che l’armistizio tra i due ha assunto a Barcellona aspetti di assistenza sanitaria del tutto inediti. A salvare Silvio Berlusconi dall’infezione intestinale che venerdì lo ha costretto a saltare il pranzo offerto da re Juan Carlos e una parte della seduta pomeridiana è stata infatti una provvidenziale confezione di Bimixin, che il presidente della Commissione gli ha fatto arrivare nella sua camera d’albergo. Viaggiatore avvertito, Prodi da anni tiene in valigia, nella trousse dei medicinali, una boccetta di disinfettante intestinale. E, quando ieri ha saputo del malessere che ha poi costretto Berlusconi a saltare il pranzo reale, gli ha passato qualche pastiglia. Il Cavaliere ha ringraziato e, con fiducia «bipartisan», ha ingoiato il medicinale. Che, a quanto pare, ha funzionato: poche ore dopo, infatti, il presidente del Consiglio è stato in grado di riprendere il lavoro. Tale è stato il sollievo per lo scampato pericolo che, assicurano fonti bene informate, in serata Berlusconi è tornato da Prodi per chiedergli una nuova dose delle miracolose pillolette bianche.

Ecco un'altra simpatica avventura del Cavaliere, che quando deve incrociare Prodi viene sempre colto da strani malori.


Stavolta gli cedono le gambe dalla tremarella e fa un volo di due metri.


E Berlusconi "inciampa" al vertice Ue


A Bruxelles sfortunato incidente per il premier che durante una passeggiata cade e si fa male alla gamba sinistra. "Salta" il saluto con Prodi.


ROMA - La caduta di Berlusconi. Tra i diplomatici e i capi di Stato dell'Ue non si parla d'altro. "Il Cavaliere zoppica", gira la voce nei corridoi che ospitano la formalissima
riunione del Cig. Ma quello che potrebbe apparire come un boatos di Palazzo è in realtà solo la notizia di un sfortunato incidente capitato al presidente del Consiglio.

E' successo tutto ieri notte al castello di Meise, poco fuori Bruxelles. Al termine della riunione del Partito Popolare Europeo, Berlusconi decide di fare due passi a piedi e affronta una scala ripida e scivolosa, che si rivelerà fatale. La già malconcia caviglia sinistra non regge alla pendenza. Morale: il premier casca, si fa male alla gamba e al braccio (quello che lo costrinse già a disertare la Festa del 25 aprile).

Al rientro in albergo, il primo che lo intercetta è Jacques Chirac che avvisa subito i colleghi. "Ho male", confida Berlusconi al presidente francese. La mattina porta un leggero sollievo alla gamba ferita, ma il cerimoniale è ormai compromesso.

Alle 9 lo aspettano invano le delegazioni dei quindici per il saluto di rito. Ma Berlusconi, che è presidente di turno, non si vede. Molti dei capi di Stato e di governo che arrivano in rapida successione s'informano sulle sue condizioni di salute.Tra questi c'è anche Romano Prodi. L'ultima volta che i due leader hanno partecipato ad un vertice europeo in quel di Roma finì maluccio: con una stretta di mano che più gelida non si può e con lo staff del Professore che accusò Berlusconi di avergli praticamente architettato un trappolone protocollare. Stavolta il commissario Ue entra a palazzo Justus Lipsius puntualissimo. Ma trova ad accoglierlo il solo Fini.

(16 OTTOBRE 2003, ORE 12:30)

mustang
16-10-03, 18:42
......a Prodi....", titola brunik, non il Corsera; per mantenermi (turandomi il naso) nello spirito del titolista aggiungo".....che gli si inginocchia dietro e gli lecca il culo".

mustang
16-10-03, 23:13
....sotto, pare fosse meglio il Prodi dell'Iri

Roma. Romano Prodi ha un problema vero e serio con il gruppo Repubblica- Espresso e ciò che esso rappresenta nella
sinistra italiana. E’ una tesi.
Sono solo nuvole passeggere, come la frenata su di lui dell’ultimo Espresso e l’aspra risposta di Eugenio Scalfari sul Venerdì contro la lista riformista alle europee e la “mancanza di cautela” di Prodi.
Altra tesi.
Diversi elementi però confortano la prima idea. Ieri il capo dello Stato ha ricevuto Carlo De Benedetti e Carlo Caracciolo. L’Ingegnere non si è intrattenuto con Ciampi sui conti della Cir, che nell’editoria va meglio dei concorrenti.
Ha parlato di come vanno i mercati mondiali, delle difficoltà tra America ed Europa, tema caro a Ciampi e che De Benedetti segue da anni nell’European Roundtable degli industriali.
E Cdb ha accennato alla prossima uscita di quella lobby “Libertà e
giustizia” che ha messo in piedi per riaffacciarsi ai destini di “un centrosinistra allo sbando”, come lo definì il Campbell di Prodi, Gad Lerner.
E’ un’iniziativa cui De Benedetti tiene molto, la prima in grande stile dopo le presentazioni di L&G nelle città italiane. “Libertà è comunicare, progetti per un programma di opposizione”, è il titolo del processo in contumacia alla legge Gasparri.
Pm Stefano Passigli, Roberto Zaccaria, Andrea Manzella.
Manzella ha già anticipato a Ciampi (il quale però si fida molto del parere opposto attribuito da varie fonti al segretario generale Gaetano Gifuni) in che termini perorerà l’incostituzionalità della legge.
Il coté internazionale è assicurato dall’inevitabile “dossierista” dell’Economist (John Peet, si aspetta conferma).
Domenica 26 ottobre, dopo le arringhe del sabato, l’appello finale a Quirinale e Corte costituzionale ad abbattere il mostro.
La sede non è casuale, villa Rossi di Gattaiola in Lucchesia, di quel Francesco Burlamacchi decapitato perché protestante, e posseduta in ultimo da Paolo Rossi antifascista, costituente e presidente della Corte costituzionale quando sulla Lockheed si costituì l’Alta corte di giustizia.
Così, per l’Ingegnere, dovrebbe essere “regolato” Berlusconi: Quirinale e Corte a rivincita del tradimento Formenton sul caso Mondadori; ancora Corte sul lodo Schifani e poi colpo finale del tribunale di Milano a rivincita della Sme, in cui Romano Prodi tenne un ruolo che De Benedetti criticò aspramente nella “version” che mesi fa solo il Foglio ha riproposto, traendola testualmente dal libro intervista dell’Ingegnere a Federico Rampini.

“Berlusconi in Corte”
Fino a che l’eventuale uno-due su Gasparri e Sme è in piedi, per De Benedetti il muro deve restare alto ed è un errore prospettare sviluppi politici “di peso” a sinistra.
Se ne ha riservata conferma da alcuni ospiti recenti dell’Itaska – il panfilo ex rompighiaccio dell’editore, a luglio alle Salomone, a settembre tra le Andamane e la Birmania.
Le signore a bordo protestavano, di fronte alla perennità del mantra sul “Berlusconi in Corte”.
Appaiato a un altro motivetto che spiega la freddezza verso
“Prodi leader già alle europee”: una costante e soda diffidenza verso Massimo D’Alema. Vederlo tessitore dell’operazione ha indotto l’editore a distillare dubbi al fondatore e al direttore di
Repubblica.
De Benedetti non ha perdonato ieri il “sì” dalemiano a Roberto
Colaninno in Telecom, giudica oggi un errore la benedizione
all’ingresso di quest’ultimo nel sindacato di Capitalia e i rapporti
stretti dei dalemiani con Giampiero Fiorani, l’emergente faziano della Popolare di Lodi.
Eguale diffidenza riserva al favore dalemiano a operazioni di finanza “che guardano al centro” (vedi alcuni costruttori romani). Per sì e per no, l’Ingegnere è sceso in campo acquisendo il 2 per cento della Bnl di Luigi Abete, che tanto fa gola al Montepaschi diessino. Si tiene stretti i suoi solidi rapporti con Giovanni Bazoli. E’ sicuro che la partita per Confindustria la influenzerà più lui dei dalemian-prodiani. Teme che, al dunque, il giudizio sfavorevole della stampa internazionale sulla prova europea di Prodi peserà. Conta oggi sui nemici della lista unitaria in Margherita e Ds; per il domani punta a un candidato che debba il più possibile all’indicazione decisiva del gruppo Repubblica invece che a forza propria, il più “orientabile” possibile.
Come nel 2001, quando De Benedetti scelse e lanciò Francesco Rutelli.
I giovani leoni dell’Ulivo sono avvisati, come gli outsider “alla Illy”. Ci sono buone ragioni perché Repubblica conti di fare lei la differenza.
Alla fine.

saluti

brunik
16-10-03, 23:54
Hey, Mustang, guarda qua che figura ha fatto oggi il tuo Berlusca di fronte al Professore.

:D :D Credeva che i miliardi già pronti per le grandi opere fossero 50, ma aveva capito male, erano 5, e il Presidente l'ha bacchettato...

Quando si parla di cifre non è mai stato un gran genio, il Silvio, lui è bravo con la lingua, mica con i numeri...

:D :D

Giovedì 16 Ottobre 2003, 20:49


Ue:Battibecco Prodi Berlusconi Su Cifre Grandi Opere
(AGI) - Bruxelles, 16 ott - Battibecco tra Prodi e Berlusconi sulle cifre a disposizione delle grandi opere: il presidente della Commissione europea, ha introdotto il tema dilungandosi sulle origini della proposta, risalendo fino al Consiglio europeo di Essen e parlando di un intervento comunitario di 5 miliardi di euro gia' pronti per il via a dicembre. Berlusconi lo ha corretto: "osservo solo che i miliardi sono 50 e non cinque". Prodi a sua volta ribatte: "no, quelli mobilitati sono 5, il mio problema era quello di arrivare oggi con i soldi pronti in modo da dare l'dea di un progetto che parte immediatalmente, da 50 si arrivera' a 220 (l'obiettivo complessivo pubblico privato per i 29 progetti ndr), ma 5 sono lo starting point, quelli gia' raccolti", per il primo anno.

mustang
17-10-03, 22:16
....3D del coprofago brunik


Il Cav. cerca di cucire….

….dove Prodi strappa

Roma. Il Consiglio europeo ha visto ieri a Bruxelles Silvio Berlusconi e Franco Frattini impegnati a circoscrivere a due sole questioni i maggiori dissensi sulla bozza della Convenzione europea consegnata alla presidenza italiana.
Nel tentativo di procedere a metà novembre a una nuova consultazione generale dei capi di Stato e di governo, per verificare se mai si riesca a chiudere la Conferenza intergovernativa entro il semestre italiano.
I due punti sono il meccanismo di voto ponderato e la Commissione europea.
E’ proprio l’iper-europeista Romano Prodi ad aver rilanciato l’idea di una Commissione non ferma a 15 componenti come vuole la formula scritta nella Convenzione da Giuliano Amato per delega di Giscard d’Estaing.
Sostenendo la linea di un commissario per ogni delega, essendo le deleghe 23, Prodi scientemente soffia sul fuoco delle rivendicazioni dei paesi minori, che puntano a un commissario a testa. L’effetto paradossale è che uno dei capi del cosiddetto fronte federalista si adoperi a favore dell’Europa delle nazioni.
Con un membro per paese la Commissione, invece di rappresentare l’interesse europeo di fronte al Consiglio dove siedono i governi, finirebbe anch’essa per divenire camera di compensazione degli interessi nazionali.
In nome dello spirito di concordia istituzionale, la presidenza italiana preferisce usare toni soft.
Ma la contraddizione prodiana resta, grande come una casa.

Per risolvere l’impasse, l’Italia punta a separare il blocco dei paesi minori, che appoggiano la linea Prodi, rispetto al consenso strumentale che Spagna e Polonia rischiavano di aggiungervi in nome della difesa di un proprio maggior peso nel meccanismo di voto ponderato rispetto a quello dei quattro maggiori paesi dell’Ue.
Spagna e Polonia non si ritrovano nella deminutio stabilita dalla Convenzione.
L’Italia, in accordo con Francia e Germania, ha offerto riservatamente al governo Aznar un ritocco non sul voto spagnolo, ma un innalzamento della popolazione rappresentata dai diversi paesi che si esprimessero in un voto a maggioranza. La Spagna potrebbe così puntare a formare quanto meno “minoranze di blocco”.
Un primo risultato si è visto, ieri Aznar ha dato segni di disponibilità: potrebbe risultare decisivo per portare alla sconfitta la linea Prodi sulla Commissione. Ma per gli sherpa italiani ci sarà ancora molto da faticare.

Uno degli aspetti meno comprensibili
Uno degli aspetti meno comprensibili è come tutti gli sforzi diplomatici si concentrino sui 59 articoli della parte prima della Convenzione, quella dedicata alle istituzioni comuni. Mentre nessuna attenzione o quasi va al preambolo – su cui resta aperta la questione della radici giudaico-cristiane – come ai 54 articoli della parte seconda dedicata ai diritti fondamentali, e ai ben 342 della parte terza che definisce concretamente le politiche dell’Unione, la sua vera anima.
Ieri, gli unici a movimentare le trattative su questi punti di fondo sono stati i britannici.
Sul tema della difesa il governo Blair era sembrato, nelle ultime due settimane, disposto a un compromesso che apriva alle “cooperazioni rafforzate” disposte nella Convenzione, accettando la mediazione italiana su una formula di coordinamento dei comandi integrati europei a rotazione, che in altre parole escludesse una struttura fissa parallela e distinta dalla Nato. Ma il richiamo venuto da oltreoceano è stato energico, e un portavoce di Downing Street ha confermato che Londra non rinuncerà alla preminenza militare transatlantica.
Il secondo contributo è venuto dal cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown. Con un articolo pubblicato dal Wall Street Journal maliziosamente inteso forse anche a creare a Blair qualche imbarazzo casalingo, Brown ha espresso secche riserve sulle politiche descritte in Convenzione.
Cinque punti chiari.
No all’armonizzazione fiscale, sì invece alla concorrenza al ribasso tra diversi sistemi impositivi.
No a una superpolitica europea di bilancio, difesa della competenza nazionale sui budget.
No a un mercato unificato a parole in cui alcuni grandi – leggi Francia e Germania – continuano a tutelare il proprio recinto. Sì alla flessibilità su mercato del lavoro e welfare.
No al neoprotezionismo europeo contro il resto del mondo.
Il manifesto di un’Europa liberale che a Bruxelles non c’è, e che la presidenza italiana non ha abbracciato, scegliendo la parte di sensale dell’intesa franco-tedesca.

saluti