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Tomás de Torquemada
18-03-02, 22:16
LA DEA BIANCA - TRA I MITI DELLA GRANDE DEA

Il bianco disco d'argento della Luna continua da milioni di anni a rischiarare le scure notti terrestri, addolcendone le paurose ombre con la sua morbida luce soffusa. Nulla di strano che con il passare dei secoli la Luna, al pari del Sole, abbia acquisito agli occhi dell’umanità terrorizzata un valore quasi sacrale, diventando una divinità.
Il fatto strano è invece lo scarso rilievo che la Luna riveste nei pantheon delle grandi popolazioni che emergono nell'evo antico alla ribalta della storia: per gli Egizi, i Fenici, e ancor più per Greci, Romani e Germani, la Luna è solo una piccola divinità secondaria. Come mai? Una prima risposta, sia pure parziale, possiamo vederla nello scarso rilievo che in generale hanno tutte le divinità femminili se confrontate con l'enorme importanza che rivestono invece quelle maschili. Basta pensare a Osiride, Melkhart, Zeus, Giove, Wotan, Odino per convincersene.
Eppure... Eppure questa risposta è, lo si diceva, solo parziale. Infatti è vero che anche la Luna come tutte le altre divinità femminili viene relegata ad un ruolo secondario, ma con un tratto del tutto particolare: infatti, mentre la maggior parte delle dee sono destinate a ricoprire il ruolo di compagne degli dei maggiori, la Luna avrà nel suo svilupparsi sacro piuttosto un ruolo di sorella o figlia.



BABILONIA

Ma andiamo con ordine. Il primo filo da seguire per dipanare l'intricata rete di rapporti e di influenze culturali che portano alla definitiva stabilizzazione dell'idea di Luna (idea che poi sfocerà nelle caratteristiche che da sempre sono legate nel nostro immaginario collettivo al disco lunare) è quello che parte da Babilonia. Presso i Babilonesi, popolo tra l'altro anche di astronomi-astrologi (basti pensare alla mitica Torre di Babele o alle Ziqqurat piramidali) il padre celeste era Sin, dio del cielo. Egli aveva due figli, Samas, il Sole e Istar, la stella Venere. Come si vede, la Luna non ha un ruolo particolare in questa triade somma. Tuttavia in essa compare appunto Istar, la stella più lucente del cielo al tramonto e al mattino, la stella che accompagna il sorgere della Luna. E poi vi è il fatto indicativo del nome stesso, Istar.



FENICIA - EGITTO

Infatti, se prendiamo il secondo filo della matassa, quello fenicio, vediamo come nel loro pantheon vi fosse (e questa volta in un ruolo di grande rilievo..) la dea lunare Ishtar, o Astarte. A fare da collante fra la tradizione babilonese e quella fenicia troviamo poi la religione egiziana. Qui è il caso di soffermarsi un attimo. Presso gli Egizi vi era un dio lunare: Thouth (dio tra l'altro della saggezza). Tuttavia vi era anche una dea, Iside, destinata a diventare una delle principali divinità dell'area mediterranea. Bene, Iside era la moglie di Osiride, il padre degli dei. Ella era anche però la stella Sirio, la più luminosa del cielo notturno, e veniva anche raffigurata spesso con il disco lunare sul capo o sotto i piedi. Col passare dei secoli, e con l'unificazione del bacino del Mediterraneo da parte dei Romani, questa divinità egizia vide diffondere il proprio culto in maniera incredibile, tanto che nei primi secoli dell'era cristiana il culto di Iside era quello più seguito e certo il più ricco della Roma imperiale.
Ancora una volta dobbiamo chiederci: come mai? Facciamo un primo punto della situazione: da un lato la Istar babilonese e la Isthar fenicia vengono pian piano a coincidere, dall'altro lo stesso fenomeno avviene fra la Ishtar fenicia e la Iside egiziana. Questo perchè sia Ishtar sia Iside hanno tratti lunari espliciti e perché la Istar babilonese e la Iside egiziana sono entrambe accomunate all'idea della stella più lucente del cielo notturno. La diffusione di Ishtar-Iside fu poi il frutto delle attività commerciali egizio-fenicie e della funzione veicolare determinata dalla conquista romana.



GRECIA

Questo però avveniva sul versante meridionale ed orientale del Mediterraneo. Cosa avveniva invece in Europa? Nella Grecia preclassica esisteva una coppia di divinità minori, fratello e sorella, legate rispettivamente al Sole e alla Luna: Helios e Selene. Queste due divinità in epoca classica vengono poi a fondersi con un'altra coppia di divinità non originarie del territorio ellenico, ma destinate ad assumere un ruolo importantissimo nel quadro mitologico greco: Febo (o Apollo) e Artemide. Essi venivano dalla vicina Tracia (l'odierna Bulgaria) ed erano anch'essi caratterizzati dall'essere fratello e sorella. Solo che le due divinità tracie erano molto più caratterizzate nei loro tratti dominanti. Infatti Artemide era contemporaneamente la dea della caccia, delle selve e dei boschi, delle fiere selvatiche e delle nascite, era una dea vergine, ed era una dea che apparteneva ad una terra che per definizione rappresentava agli occhi dei Greci la quintessenza di tutto ciò che era barbaro e selvaggio. Non era forse la Tracia quella stessa terra mitica che una volta era chiamata Colchide e nella quale Giasone andò a prendere con i suoi Argonauti il favoloso vello d'oro? E non era sempre quella la terra di Medea, la maga incantatrice abbandonata da Giasone e crudelissima nel vendicarsi? Facile quindi spiegarsi il perché di questo assorbimento di Apollo e Artemide all'interno del pantheon greco e del loro innalzamento a divinità maggiori, anche se non dominanti: per i Greci del periodo classico, che tendevano a razionalizzare la mitologia per farla quadrare con una visione organica dell'universo, le figure di Apollo e di Artemide erano perfette. Il primo rappresentava a perfezione l'aspetto chiaro della vita: la civiltà, l'ordine, la logica, il raziocinio, il controllo dei sentimenti; Artemide al contrario rappresentava il lato opposto, la parte scura della vita: la nascita, la morte, i boschi e i monti, il disordine, le passioni violente, l'esotico, il selvaggio, l'impulsività, le contraddizioni (una dea vergine che presiede alle nascite...). Cosa ha a che fare tutto ciò con la Luna? Semplicemente questo: con la fusione di Artemide e Selene nasce una grande figura di dea che riassume in sé, oltre ai tratti già citati, anche quelli lunari. E, di converso, anche la Luna, nell'immaginario europeo, viene a colorarsi dei tratti originari della Artemide tracia. D'altra parte, non era forse la Luna, in qualità di signora della Notte, anche la figura visivamente più adatta per legarsi indissolubilmente alla dea selvaggia dei boschi e delle fiere?


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Immagine tratta dal sito http://www.cielidolomitici.it


ROMA

Ma facciamo un passo avanti ed approdiamo a Roma. Anche qui troviamo la coppia fratello-sorella, nelle figure di Apollo e Diana. Diana non è altro che la trascrizione fedele della Artemide greca. Essa riunisce in sé cioè tre aspetti: è la dea celeste lunare, è la dea terrestre della caccia, dei boschi e delle fiere, è la dea infernale delle nascite e delle morti. Coll'espandersi di Roma in tutto il Mediterraneo arrivano poi a Roma come si è visto altre divinità lunari femminili, vale a dire Ishtar e Iside. Tutte insieme, queste tre dee contribuiscono in maniera definitiva a sancire i tratti iconografici, mitologici e fantastici che la Luna si porterà dietro nell'immaginario collettivo europeo fino al Medioevo e anche oltre. Non abbiamo tuttavia ancora risposto alla domanda principale: come mai le divinità lunari femminili non hanno mai rivestito una grande importanza nelle mitologie mediterranee in epoca storica. Difatti, anche con l'affermarsi nella Roma tardoimperiale del culto di Iside, va ricordato che tale culto doveva convivere con decine di altri culti provenienti da tutta l'area mediterranea e, soprattutto, che di lì a breve sarebbe stato schiacciato da una nuova religione trionfante: il Cristianesimo.



L'EUROPA PREINDOEUROPEA

Quale fu dunque il motivo dell'intrinseca debolezza dei culti lunari? Per spiegarlo dobbiamo fare un passo indietro e ritornare in epoca protostorica. Dobbiamo tornare in pratica ad un periodo in cui in Europa non erano ancora giunti gli Indoeuropei (Latini, Greci, Celti, Germani, ..). Si tratta di un periodo storico assai nebuloso, un periodo che ci ha lasciato come testimonianza perenne della propria enigmaticità solo i giganteschi monumenti megalitici che costellano di pietre ritte contro il cielo tutta la costa occidentale dell'Europa, dalla Scozia e l'Irlanda fino all'isola di Malta. Si tratta di un periodo al quale si possono ascrivere nomi e monumenti quali menhir, dolmen, Carnac, Stonehenge, veri santuari di pietra, dove i megaliti si pongono in file, in cerchi, in altari, a sfidare la nostra intelligenza che cerca di capirne il profondo significato. Fino a non molto tempo fa si pensava che tali resti megalitici fossero dei resti sacrali celtici, e quindi che fossero ascrivibili al periodo della dominazione indoeuropea. Studi più approfonditi hanno invece dimostrato che tali monumenti sono assai più antichi. Non solo. Gli studi dell'archeologa lituana Marja Gimbutas hanno anche mostrato come in Europa vi fosse in epoca protostorica un culto legato ad una grande figura di Dea, matrona delle nascite e delle morti, una Dea legata al grande ciclo del divenire terrestre, un ciclo di morte e rinascita. La Gimbutas ha ricavato queste conclusioni facendo un'analisi comparata su un vastissimo materiale iconografico (dai graffiti alle statuette votive) raccolto nel corso di questo secolo in tutta Europa. Quello che più ci interessa delle conclusioni della Gimbutas sono però le connessioni lunari di questa grande figura di Dea madre, la Dea Bianca, come la chiama Robert Graves. Secondo la Gimbutas infatti la Luna sarebbe stata l'esatto corrispettivo celeste di questa grande madre terrestre. Il motivo è abbastanza semplice e tuttavia molto convincente: come la Dea madre sulla Terra governa il ciclo eterno di morte e rinascita attraverso il quale la vita si perpetua sul pianeta, allo stesso modo la Luna celeste mette in atto un suo proprio ciclo continuo in cui, attraverso le fasi, periodicamente muore e rinasce. Se a questo poi aggiungiamo il legame fisicamente evidente con le possenti maree del nord dell'Europa, con la periodicità del ciclo mestruale femminile e con l'orientamento chiaramente lunare di molte tombe megalitiche preindoeuropee, avremo un quadro abbastanza convincente dell'importanza del ruolo lunare all'interno di questa religione europea, legata a popolazioni agricolo-pastorali probabilmente stanziali e pacifiche.



GLI INDOEUROPEI

Il quadro cambia però totalmente con l'arrivo dall'Est degli Indoeuropei: questi ultimi, cacciatori e guerrieri, si portavano dietro una forma di religiosità più aggressiva e legata a culti solari, con un Dio padre celeste, potente e guerriero, padrone del tuono e delle folgori (si pensi a Zeus, a Giove, al celtico Lug, al germanico Wotan o allo scandinavo Odino). Il vento di conquista indoeuropeo spazzò via il precedente culto della grande Dea e lo soppiantò con nuovi culti solari. Tuttavia nelle campagne il culto della Dea rimase, sia pure in una forma ridotta e meno solenne. Il motivo di questa permanenza è abbastanza semplice: nelle campagne i contadini, legati al raccolto e quindi naturalmente portati a cercare rassicurazioni riguardo la fertilità del terreno e alla possibilità della rinascita delle messi, continuavano a mantenere questo rapporto profondo con la terra madre che era stato anche il fondamento del culto della grande Dea bianca. Del resto anche gli stessi riti legati alla pietra e al fuoco che, pare, accompagnassero le cerimonie sacre in onore della grande dea, per il loro stesso essere rituali notturni e agresti si poterono mantenere con una certa integrità nelle campagne anche sotto la dominazione degli Indoeuropei. Il quadro della situazione era ulteriormente destinato a cambiare quando, come si è visto, nella Roma tardoimperiale giunsero a con-fondersi e a con-vivere tre diverse tradizioni lunari: quella autoctona preindoeuropea, quella tracio-greco-romana di Artemide/Diana e quella egizio-fenicia di Iside/Astarte. Per una breve stagione sull'Occidente europeo ebbe seguito e favore una religione che riuniva in sé tratti misterici (legati agli antichi culti preindoeuropei, ma anche ai culti legati ad Artemide da un lato e a Iside dall'altro) e tratti lunari. Breve stagione, però. Difatti, come la Dea Bianca era stata cacciata dall'arrivo degli Indoeuropei, così questa rinascita lunare tardoimperiale era destinata a scomparire in seguito alla rapidissima diffusione del Cristianesimo.



LA TRADIZIONE GIUDAICO-CRISTIANA

Si apre così il terzo capitolo di questa nostra storia dell'immagine mitologico- religiosa della Luna. Come si può ben immaginare, la tradizione religiosa giudaico-cristiana è una tradizione religiosa che si inserisce nel quadro delle grandi divinità maschili ed essenzialmente solari: abbiamo un Dio Padre, un Figlio che è vera Luce, e così via. Tuttavia non possiamo dire che nel corpus biblico vetero- e neo-testamentario non vi siano degli accenni alla luna. Dobbiamo infatti ricordare che il calendario ebraico era un calendario lunare, e quindi non foss'altro che per questo motivo va da sè che la Luna deve da qualche parte ricoprire un ruolo quanto meno di regolatrice del flusso temporale. Ma andiamo con ordine. Nella Bibbia la Luna assolve sostanzialmente a tre funzioni principali: 1. ricopre un ruolo apocalittico; 2. riveste un ruolo teologico; 3. rappresenta un elemento fisico-creazionale. Il libro probabilmente più significativo in cui compare la Luna è probabilmente l'Apocalisse di San Giovanni. Qui la Luna (e gli Astri in generale si colorano di inquietudine, di mistero, in piena sintonia con un'età qual è quella apocalittica, in cui si vive in contatto fra il terreno e l'ultraterreno: “la Luna si tinge di rosso..”. (Apocalisse, 6, 12) Diversa è la funzione teologica. Qui la Luna che sorge e che illuminando il mondo compie il suo ciclo è un segno della stabilità che la grazia di Dio ha voluto dare alla storia dell'uomo: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capouna corona di dodici stelle” (Apocalisse, 12, 1) Ancora differente è poi l'aspetto fisico-creazionale, per cui la Luna è un astro importante in quanto sconfigge le tenebre (e si sa il valore simbolico che il Cristianesimo attribuisce alle tenebre) e in quanto illumina la via. Niente quindi che faccia pensare ad una Luna in qualche modo divinità od entità autonoma, anzi: tutte e tre le letture la riconducono strettamente ad un piano divino trascendente, relegandola ad un puro aspetto simbolico. Difatti, spesso nei libri storici del corpus biblico si parla degli altri popoli idolatri che adorano al pari di altri astri anche la Luna, con un chiaro segno dispregiativo: “...perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto i cieli” (Deuteronomio, 4, 19) Tuttavia... Tuttavia vi sono almeno due passi che fanno pensare come la Luna nel corpus biblico non sia solo quello che appare, ma che al contrario sembra ricollegarsi ad un'altra tradizione, che è poi quella della grande dea che per un certo periodo ha retto le sorti religiose del bacino del Mediterraneo. Il primo passo è quello dell'Apocalisse più su citato, in cui compare un'immagine iconografica della Vergine Maria che si avvicina moltissimo alle immagini tradizionali delle dee lunari, Artemide (in quanto Selene) in testa: e, del resto, non era Artemide anche la dea vergine per eccellenza...? La somiglianza sarebbe spiegabile naturalmente dalla comune cultura ellenistica dalla quale proveniva anche l'autore materiale dell'apocalisse, San Giovanni. Il secondo passo invece “Benedetta dal signore la sua terra...il meglio dei prodotti del sole e il meglio di ciò che germoglia ogni luna...” (Deuteronomio, 33, 13-14) in cui si parla di una Luna che fa germogliare, quasi fosse vicina a tutta una serie di tradizioni del resto vive ancor oggi, legate ad una maggiore o minore fertilità determinata da influssi lunari...evidente pare il collegamento con la Grande Dea, soprattutto se si pensa che il calendario ebraico era lunare e che quindi il giorno dei sacrifici (il primo del mese) era sempre un giorno di luna nuova e che il giorno di giubilo per i raccolti cadeva alla metà del mese in coincidenza con la Luna Vecchia (o piena..).

Dal sito http://www.geocities.com/Athens/3283/deabianca.html

Tomás de Torquemada
18-03-02, 22:20
LA LUNA NEL FOLKLORE



Il calendario

"Volere la Luna", "la Luna nel pozzo", sono espressioni proverbiali entrate nel patrimonio colloquiale della nostra lingua. Interessante notare come entrambe facciano riferimento alla intangibilità della Luna, vista come il punto di riferimento, sempre irraggiungibile, di una corsa impossibile verso una fortuna sempre sfuggente e inafferrabile. Già abbiamo visto nel capitolo precedente, legato alle fortune in ambito mitologico- religioso del nostro satellite, come le sorti della Luna siano state viste dall'immaginario collettivo come sempre più intrecciate con quelle dell'umanità. Abbiamo visto infatti come la Luna, intesa come divinità, si era via via arricchita di nuovi significati e di nuovi valori, diventando un'entità che inglobava in sé allo stesso tempo il corpo celeste omonimo, il regno infero dei morti e il mondo terrestre dei monti e dei boschi, un mondo quest'ultimo popolato di fiere e cacciatori, un mondo di morte e rinascita, il mondo delle passioni e del caos contrapposto all'ordine apollineo della società civilizzata. Nascita, Passione, Caccia, Morte, Rinascita: ecco in sintesi un ciclo completo che ben si addice a rappresentare in chiave cosmica quella che è la vicenda degli esseri umani terreni e mortali. Un ciclo che si sposava logicamente anche con un altro ciclo, quello astronomico-temporale che accompagnava giorno dopo giorno le vicende dell'umanità: l'alternarsi di giorno e di notte, dei mesi e delle stagioni, e, non ultimo, l'alternarsi delle fasi lunari. A questo punto occorre distinguere, all'interno di questo grande ciclo astronomico- temporale due altri cicli maggiori: quello solare, o annuale, che presiede al continuo rinnovarsi delle stagioni, e quello lunare, o mensile, che presiede al computo dei mesi e dei giorni. Va da sé che fra i due quello più immediatamente controllabile e visibile è quello lunare. L'alternarsi delle fasi lunari è infatti perfettamente prevedibile da chi scruta il cielo in cerca di segni e di stabilità, assai più di quanto non sia un rinnovarsi delle stagioni certo più capriccioso ed in ogni caso più diluito nel tempo. Non deve stupire quindi come i primi calendari siano stati soprattutto lunari. Non si deve però a questo punto trascurare un altro aspetto importante della questione: il calendario assolveva presso i popoli antichi un'altra fondamentale funzione oltre a quella dello scandire in modo regolare e prevedibile il flusso del tempo, quella di indicare in modo chiaro ed inequivocabile i giorni fasti e quelli nefasti. Ed ecco diventare, ad esempio, i giorni della luna nuova giorni di sacrifici (in questo forma di aspettativa quasi magica del ritorno di un disco lunare atteso e sempre rinnovantesi, e quindi forma di buon auspicio per il rinnovarsi dei raccolti). In altre parole il calendario rappresentava contemporaneamente da un lato lo strumento attraverso il quale l'uomo riusciva a controllare l'apparentemente disordinato flusso degli avvenimenti e dall'altro il meccanismo mediante il quale l'uomo riusciva a dialogare con le forze superiori che controllavano l'ordine naturale. Come si vede, con l'affermarsi del calendario entriamo in contatto con un altro modo di porsi nei confronti dell'astro lunare: un modo non più legato al mondo alto e sacro della religione o della mitologia, ma al mondo ben più prosaico della quotidianità, dei rituali, delle tradizioni popolari - un mondo quest'ultimo perfetto per farvi sorgere al suo interno leggende e superstizioni. Non solo. Infatti, mentre la Luna alta, la Dea Bianca della mitologia e della religione, viene definitivamente scacciata dall' Olimpo delle divinità dal Cristianesimo trionfante, la Luna bassa del calendario e delle ritualità agresti sopravvive e si consolida nei proverbi, nelle tradizioni popolari, nelle leggende, nelle fiabe: insomma, nel mondo variegato del folklore. Inoltre, in questo suo sopravvivere all'interno del mondo folklorico essa continua a mantenere molti dei tratti che abbiamo visto essere presenti nelle divinità dell'antichità protostorica e storica: solo che essi dovranno fare i conti con un universo (almeno in Europa) ormai cristianizzato, con il quale dovranno convivere e, a volte, lottare per sopravvivere.



Le tradizioni popolari

I rituali Possiamo quindi fare un passo avanti ed entrare in quel primo Medioevo che segue da presso la caduta dell'Impero romano. Per capire quanto andremo a dire fra breve occorre tenere presente che ci troviamo in un Occidente quasi sempre in guerra e preda delle scorrerie dei popoli barbari, un Occidente in cui le città decadono sempre più e lo splendore del mondo romano è ormai un lontanissimo ricordo. In mezzo a questo mondo violento, cupo ed insicuro la Chiesa di Roma comincia pian piano all'inizio, poi con sempre maggior vigore, a porsi come unico punto di riferimento. La conquista spirituale dei vastissimi territori dell'ex-Impero Romano avviene tuttavia in modo graduale: prima vengono conquistate le città e solo in un secondo momento le campagne. Queste ultime, nel frattempo, continuano a mentenere le proprie tradizioni, il proprio credo e i propri riti, spesso - lo si è visto - legati alla tradizione lunare della Grande Dea Bianca preindoeuropea, anche se di essa si era ormai persa la memoria come divinità a se stante. E' a questo punto interessante come le autorità ecclesiali cristiane si pongano nei confronti di questi rituali sicuramente agresti e rurali. A questo proposito si leggano due illuminanti passi tratti da due concili dei primi secoli della Cristianità: “se nel territorio di qualche vescovo gli infedeli accendono fiaccole o sono venerati alberi, fonti o pietre, se avrà trascurato di estirpare questo male, sappia che lui stesso è colpeole di sacrilegio” (dal Concilio Arelatense [452] - citato in M. Centini, Le schiave di Diana, ECIG, 1994, pag. 18) “i cultori degli idoli, veneratori delle pietre, coloro che accendono fiaccole ed adorano i culti delle fonti e degli alberi, ammoniamo, affinché lo riconoscano; coloro che siano visti sacrificare al diavolo, si sottopongano ad una morte spontanea.” (dal Concilio Turonense [567] - citato in M. Centini, Le schiave di Diana, ECIG, 1994, pag. 18) Da quanto visto emergono tre considerazioni: a) se oggi noi cerchiamo, antropologicamente, di distinguere tra rituali di tradizione "celtica" e rituali sicuramente anteriori e, probabilmente di natura "lunare", di fronte alla Chiesa romana avanzante entrambi i gruppi erano visti come espressione di un unico paganesimo rurale; b) come si vede da un confronto del testo del Concilio Arelatense (452) e quello del Concilio Turonense (567), gli stessi rituali che dalla Chiesa cristiana vincitrice nelle città vengono ancora chiamati rituali da "infedeli" (leggi, "pagani"), diventano solo cento anni dopo rituali fatti per sacrificare "al diavolo": segno evidente della vittoria del Cristianesimo anche nelle campagne; c) da quanto detto in precedenza risulta tuttavia anche il fondamentale passaggio di "status" dei rituali rurali da "pagani" a "demoniaci", un passaggio che sarà ricco di gravissime conseguenze e che, d'altra parte, contribuirà in maniera fondamentale a quella visione della Luna nell'immaginario che ancora oggi condividiamo. Tirando le fila del discorso sin qui portato avanti, cosa accade dunque nei primi secoli del Medioevo che accompagnarono la caduta dell'Impero romano? La religiosità aperta e tollerante degli ultimi imperatori prima di Costantino era stata spazzata via dal Cristianesimo che, con Costantino appunto, era diventata religione ufficiale dell'Impero. I vecchi culti continuavano però a sopravvivere nelle campagne, dove più lenta era l'opera di conversione dei primi cristiani, tesi nei primi secoli soprattutto alla conquista delle città. Lentamente però anche le campagne vengono cristianizzate, e allora i vecchi culti, strani e pagani agli occhi dei Cristiani, vengono attribuiti all'opera del Maligno: in una parola, vengono annessi, sia pure con valenza rovesciata, all'interno dell'orizzonte cristiano. Come vedremo fra breve, questa assimilazione forzata dei vecchi riti pagani ai culti diabolici sarà la strada che porterà dritti alla stregoneria, alla caccia alle streghe, al sabba, al lupo mannaro, etc. Ma facciamo un passo indietro. Abbiamo visto nei due passi su citati tratti dai due concilii come le pratiche pagano-diaboliche si riconducevano in fondo a quattro grandi tipi cultuali: i culti degli alberi, delle fonti, delle pietre e l'accensione di roghi (fuochi) rituali. Mentre i primi due (culti degli alberi e delle acque) si possono ragionevolmente iscrivere ad una eredità celtica, per i culti delle pietre e dei fuochi siamo autorizzati a risalire nel tempo ad un periodo molto più antico e sicuramente pre-celtico e pre- indoeuropeo. Difatti, il culto delle pietre non può che fare riferimento a quelle straordinarie costruzioni megalitiche che costellano tutta l'Europa Occidentale: menhir, dolmen, cerchi di pietre, blocchi e tombe megalitiche. E oggi sappiamo bene come ad esempio Stonehenge, probabilmente il più famoso di questi agglomerati megalitici, risalga a circa il 1800 a.C., ben prima cioè dell'arrivo dei Celti e delle prime invasioni Indoeuropeee. Per quanto riguarda i fuochi rituali (tra i quali rientrano anche gli eugubini focaroni di San Giuseppe), abbiamo invece una prova indiziaria che li ricollega indirettamente a culti lunari (cfr. la fiaba francese Bazin, nella quale, proprio durante l’accensione di falò rituali il giorno di S.Giovanni, il protagonista, Bazin, appunto - un ladro - viene rapito dalla luna piena, diventando “l’uomo della Luna” - tratta da Fiabe francesi, Mondadori, 1992, pag. 55-57). Culti lunari quindi: ed è del resto ben comprensibile la natura notturna e lunare di questi culti - non avrebbe molto senso accendere dei grandi falò alla luce del Sole! E' in un certo senso impressionante pensare che quando i nostri ragazzi si divertono ad accendere grandi falò improvvisati come i "focaroni" di San Giuseppe in realtà non stanno facendo altro che tramandare tradizioni e riti vecchi letteralmente di migliaia di anni, culti che ci rimandano ad un mondo rurale-agreste in cui il rapporto con la divinità principale, la Grande Dea Bianca lunare veniva scandito dal crepitare di grandi lingue di fuoco che si stagliavano contro lo sfondo stellato del cielo notturno!! Un'altra considerazione: è interessante notare come questi culti dei "fuochi" siano stati fatti propri anch'essi dall'avanzante Chiesa di Roma, sia sotto forma di celebrazioni, ormai non più sacre, ma piuttosto giocose, in onore di qualche Santo cristiano, sia sotto forma di ben più sinistri roghi purificatori. Qualcosa di non molto dissimile da quanto è successo con il 25 dicembre, fatto coincidere in modo del tutto arbitrario con la Nascita di Nostro Signore, proprio per assimilare una importante festività pagana delle popolazioni del Nord Europa. Probabilmente infatti si trattava di una festa legata, almeno in parte, al culto degli alberi, come fanno fede tradizioni ancor oggi assai vive come l'Albero di Natale, il Vischio, l'Agrifoglio. Culti notturni, si diceva poco fa a propostito dei culti lunari ancora vivi nelle campagne durante i primi secoli della Cristianità, nonostante la Grande Dea Bianca fosse ormai scomparsa definitivamente da tempo dalla scena religiosa mondiale.


- La stregoneria

Dobbiamo fare a questo punto uno sforzo di immaginazione notevole per metterci nei panni dei primi Evangelizzatori cristiani, per riuscire a comprendere quanto abbia influito l'aspetto notturno di questi culti nell'opera di demonizzazione che porterà alle grandi stragi inquisitorie del tardo medioevo. Immaginiamo quindi come doveva apparire la scena di uno di questi culti agli occhi di uno scandalizzatissimo cristiano dell'epoca: · innanzitutto dobbiamo ricordarci che nella Bibbia la Luce è metafora di Virtù, mentre le tenebre sono già di per sé metafora di Caos; · poi dobbiamo considerare l'aspetto orgiastico che probabilmente questi culti dovevano avere (ricordiamo che sitrattava essenzialmente di riti per la fertilità) · ancora dobbiamo tener presente che spesso tali riti erano anche sacrificali (e questo doveva sembrare ai primi cristiani una immonda parodia del sacrificio dell'Agnello) · infine dobbiamo tener presente che probabilmente i primi cristiani, essenzialmente cittadini, semplicemente non comprendevano il significato di questi riti: non sapendo nulla della Grande Dea lunare, era per essi perfettamente ovvio ascrivere questi riti all'unico Principe delle Tenebre che conoscevano - il Demonio. Siamo di fronte quindi ad un fenomeno che assume via via proporzioni sempre più allarmanti: la Chiesa di Roma, sempre meno consapevole delle motivazioni profonde che spingevano gruppi di contadine/i a compiere questi riti agresti del tutto incomprensibili se non come atti ispirati dal Demonio, comincia a combattere i culti rurali in modo sempre più intenso e deciso. D'altra parte va detto anche, ad onor di verità, che neppure le contadine e i contadini coinvolti in questi riti erano ormai più consapevoli del perché si riunissero in giorni speciali per accendere fuochi intorno ai quali danzare o si ritrovassero in mezzo ad antichissimi cerchi di pietre gigantesche e misteriose. Fu proprio questa patina di arcaico mistero che da un lato favorì il permanere di tali culti nonostante le persecuzioni cristiane (prima fra tutte quella della Santa Inquisizione contro le streghe, della quale parleremo fra breve), e dall'altro alla Chiesa romana di inasprire sempre più i propri provvedimenti, trasformando tra l'altro questi culti in onore della Grande Dea nel Sabba diabolico, spauracchio e terrore di ogni buon credente. Andando avanti nei secoli infatti, e giunti nel cuore del Medioevo, cominciano i processi per stregoneria, processi sempre più frequenti e non di rado accompagnati da torture per far confessare le donne arrestate non solo di aver partecipato al sabba e di aver adorato il Diavolo, ma anche spesso di aver compiuto sacrifici umani o di aver avuto rapporti carnali col Demonio. Ma chi erano in realtà le streghe? Non sappiamo gran che di quelli che probabilmente erano gli originali culti lunari praticati quando era ancora vivo il culto della Grande Dea. Di certo però è molto plausibile che le donne vi avessero un ruolo importante, se non come sacerdotesse, almeno come controparte terrena della divinità. Sappiamo però con sicurezza dalle testimonianze di presunte streghe condannate in vari processi per stregoneria che in realtà alcune di esse credevano di seguire in cortei notturni non il Diavolo (che semmai appariva, dopo la tortura, durante il delirante momento collettivo del Sabba), ma piuttosto una Signora, che di volta in volta poteva chiamarsi Diana, Oriente o Erodiade. D'altra parte è stato anche ipotizzato che molti dei particolari più raccapriccianti rivelati dalle presunte streghe sotto tortura fossero in realtà dovuti all'uso rituale di sostanze allucinogene che, unite alla probabile natura anche sessuale dei riti agresti tradizionali (ricordiamoci che erano riti per la fertilità), generavano le mostruose allucinazioni visive che confermavano ai frati domenicani inquisitori la presenza di un intervento diabolico. Spesso poi le presunte streghe erano solo donne che continuavano a praticare due arti tramandate da secoli ed assai utili per la vita sociale dei piccoli villaggi di campagna, ma non per questo viste con minor sospetto dalle autorità ecclesiastiche: l'arte della levatrice e l'erboristeria.


http://www.fisica.unile.it/astro/TelescopeImages/alpes01.jpg
[i]Formazioni lunari - Immagine tratta dal sito http://www.fisica.unile.it


- Le leggende

Oltre alla caccia alle streghe ci fu nel periodo medievale, periodo fin troppo ricco in proposito di superstizioni dovute a travisamenti di antiche realtà rituali e religiose ormai perdute, anche la diffusione di una grande paura per i lupi mannari, uomini nati nel periodo a cavallo fra la notte di Natale e quella dell'Epifania che erano per questo maledetti ed obbligati a trasformarsi in lupi nelle notti di luna piena per sbranare poveri viandanti indifesi. Anche in questo caso le cose stavano in un modo assai diverso: basta leggere un lai, un componimento poetico del 1100 di Maria di Francia, scrittrice anglo-normanna, dal titolo Bisclaveret, il lupo mannaro, per accorgersi come il personaggio in questione, Bisclaveret appunto, non sia affatto un personaggio negativo, ma anzi al contrario sia non solo l'eroe, ma anche il signore e benefattore delle proprie terre. Cosa era successo allora? Anche in questo caso occorre andare alle radici di questa leggenda. Questa volta però dobbiamo fare un salto nell'estremo nord dell'Europa, dove le antiche tribù preistoriche erano mantenute insieme sul piano religioso, dalla presenza di un animale totemico che rappresentava lo spirito della tribù e dalla figura dello sciamano. Quest'ultimo era un uomo che, grazie alle proprie capacità spirituali riusciva, entrando per lo più in trance, a stabilire un contatto con lo spirito dei morti e/o con lo spirito dell'animale totemico rappresenante la tribù, assorbendone così la forza che poi avrebbe usato per curare i malati, procacciare fonti di cibo, scacciare i demoni, etc. Va da sé che questa unione uomo-animale era condizionata appunto dalla natura dell'animale totemico: esso di solito era un animale di grande forza, un orso, un lupo, un cinghiale, etc. La funzione degli sciamani, uomini-animali appunto, era in origine positiva: era quella in sostanza di proteggere la tribù (o il villaggio) dal male. Cosa accade nel Medioevo? La figura dello sciamano, o almeno di quel contadino che continuava a ricoprire un ruolo simile a quello dello sciamano, pur avendone perduto ogni ricordo, diventa agli occhi della Chiesa un pericoloso intervento diabolico nell'ordine della Creazione divina, e pertanto andava combattuto ed estirpato. Per poterlo fare però occorreva, esattamente come era avvenuto con le streghe, rovesciare la valenza delle azioni degli pseudo-sciamani etichettati come lupi mannari: così le battaglie spirituali che costoro asserivano di avere contro i demoni sui campi dei raccolti, sotto tortura diventavano orribili aggressioni ai danni di bambini e poveri indifesi. L'uomo bestia era quindi destinato a diventare un essere ancora più bestiale degli stessi animali, e tutto nel nome di un sacro terrore del Demonio. Ma cosa significò tutto questo per la povera Luna? Significò che per tutte le terre dell'Occidente europeo l'astro argenteo della Notte cessò di essere un riferimento positivo e tranquillizzante di fronte alle tenebre notturne e si trasformò in una specie di inquietante signora del mistero e del sovrannaturale (specie di quello diabolico, ma non solo). Diventò così la Luna dei fantasmi, delle streghe, dei lupi mannari, dei folletti, del Sabba e del Demonio. Dobbiamo in realtà attendere il romanticismo per vedere ritornare la Luna ad una valenza positiva, restituendola al ruolo di protettrice del sentimento e degli innamorati, ma questa è tutta un'altra storia.



Le fiabe

Il terzo grande serbatoio di informazioni per quanto riguarda i rapporti fra il folklore e la Luna è costituito dalle fiabe. Siano esse dei miti decaduti, privati cioè della loro sacralità, o siano delle forme di pseudo-razionalizzazione di originari elementi mitici, il loro valore documentario è inestimabile. All'interno dello sterminato patrimonio di fiabe oggi disponibile, la parte in questa sede sicuramente più rilevante è senza dubbio l'area delle fiabe celtiche, o in qualche modo collegate all'area di diffusione dei Celti. Sono infatti numerosissimi i riferimenti incrociati fra la Luna e gli esseri sovrannaturali della Faerye, il mondo incantato, Tir-na-nog in irlandese. Praticamente tutti i contatti che avvengono fra uomini e abitanti del mondo faerico avvengono quando c'è di mezzo la Luna. Ma cos'è questa Faerye? Il termine 'faerye' sta ad indicare letteralmente il regno delle fate, ma per estensione indica quello stranissimo regno contiguo al nostro in cui, secondo gli antichi Celti, aveva valore la magia e vivevano tutta una serie di creature fantastiche conosciute specialmente nella tradizione irlandese (ma non solo...) come il Piccolo Popolo: fate, gnomi, elfi, nani, e soprattutto i folletti. A questo proposito vi è una bella fiaba irlandese che abbiamo raccolto in due versioni differenti e che rappresenta un po' il paradigma dei rapporti fra i folletti e la Luna. Nella versione più recente (ma occorre ricordare in proposito che le fiabe si tramandano oralmente e quindi sono spessissimo soggette a varianti o a contaminazioni con altre fiabe) intitolata "I doni dei folletti" (C. Gatto Trocchi, ed., Le più belle fiabe del mondo, Mondadori, 1988, pp.705-708), il protagonista è un povero gobbo di nome Lusmore il quale, durante una sosta nei pressi di un tumulo ascolta una melodia strana: "Sabato e Domenica! Sabato e Domenica! Sabato e Domenica!" Sono naturalmente i folletti. Al giovane gobbo viene allora spontaneo continuare la canzone con "E Lunedì!" I folletti sono molto soddisfatti della aggiunta e, per ricompensarlo, liberano il giovane Lusmore dalla gobba. La storia poi prosegue con il tentativo maldestro di un altro gobbo di nome Jack che tenta di aggiungere un nuovo verso alla canzone con "E Martedì", tentativo che non solo non riesce, ma che porta lo sventurato Jack a ricevere anche la gobba di Lusmore. Già da questa versione traspare un indicativo collegamento fra la rimozione della gobba e il giorno della Luna. Nella versione più antica (quella raccolta dal grande scrittore irlandese Yeats, e tradotta in italiano in Fiabe irlandesi, Newton Compton, 1994, pag. 54-59, sotto il titolo de "La leggenda di Knockgrafton"), quando il protagonista si ferma presso il tumulo, "cominciò a guardare malinconicamente la luna che sorgendo maestosa tra le nubi, alfine regina dichiarata, svelava la sua luce senza pari gettando il mantello suo argentato sopra il buio." Proprio in quel momento inizia la melodia dei folletti. Il resto della storia corre parallelo alla versione precedente, ma non è questo ciò che più ci interessa. Il fatto è che fiabe del genere sono numerosissime non solo tra le fiabe irlandesi, ma anche tra quelle scozzesi, gallesi, bretoni e perfino inglesi, per quanto l'Inghilterra non sia un'area propriamente celtica. A questo punto due domande: la prima è, ovviamente, qual è il rapporto fra Faerye e la Luna. La seconda, più complessa, è quale è il motivo di questa straordinaria diffusione di fiabe 'lunari ' proprio nell'area celtica. Per quanto riguarda la prima domanda, dobbiamo risalire indietro nel tempo fino a quando i Celti non erano ancora stati cristianizzati. Bene, per gli antichi irlandesi, ad esempio, il mondo dei morti, il Sidhe, non era un mondo nettamente distinto dal mondo dei vivi, come invece avveniva per i Greci e i Romani (si pensi alla eccezionalità dei viaggi agli Inferi di eroi classici come Enea o Eracle). Al contrario presso i Celti si credeva che in particolari giorni dell'anno fosse consentito ai morti di, diciamo così, invadere il mondo dei vivi. Ciò avveniva specialmente l'ultima notte di Ottobre (incidentalmente è proprio da questa tradizione che ha avuto origine la festa di Halloween). Il Sidhe era quindi un mondo parallelo al nostro, nel quale aveva diritto di cittadinanza il sovrannaturale e nel quale i mortali potevano entrare oltrepassando speciali 'porte' come banchi di nebbia, circoli megalitici, etc. Inoltre, il Sidhe non era né intrinsecamente buono né intrinsecamente cattivo: era solo fatato. Ed era, infine, un mondo notturno: gli scambi avvenivano preferibilmente di notte e, lo abbiamo visto, al chiarore della Luna, come dice Yeats "regina dichiarata". In merito alla seconda domanda, occorre fare riferimento a quanto abbiamo visto nel capitolo precedente. Si ricorderà che i due concili Arelatense e Turonense condannano tutti coloro che venerano acque, piante, pietre o che accendono fuochi: in pratica tutti coloro che intrattengono rapporti cultuali di tipo agreste. Bene, fra tutte le religioni indoeuropee, quella che e' sicuramente più stata vicina religiosamente alla natura è stata la religione celtica. Si può ipotizzare quindi un ragionevole sincretismo fra i culti arborei o legati a pietre particolarmente magiche tipici dei Celti con i culti precedenti legati alla Grande Dea. Vi è però forse un'altra ragione: nelle isole britanniche sono diffusissimi non solo i monumenti megalitici, ma anche i tumuli, per lo più antiche sepolture preistoriche, che costellano letteralmente ampie zone delle campagne inglesi e irlandesi. Forse quindi è proprio nell'oscuro fascino che queste misteriose collinette hanno esercitato sugli antichi Celti da ricercare la motivazione di tutti gli incontri notturni fra umani e Piccolo Popolo.

Dal sito http://www.geocities.com/Athens/3283/deabianca.html

Silvia
20-03-02, 14:25
La simbologia della Luna in astrologia

L’Io ricettivo.

La Luna rappresenta l’impalcatura sensibile dell’Io e i contatti emotivi con il mondo circostante. Accanto alla forza sintetica e a volte semplicistica dell’Io attivo-solare, esprime la forza ricettiva e a volte dispersiva della sensibilità.
La rapidità della Luna è tale che le pulsioni simboliche da essa captate nei vari segni zodiacali potrebbero rimanere larvate, fuggevoli e superficiali se non intervenisse un’essenziale caratteristica lunare: l’intensità percettiva. La simbologia d’intuizione legata alla Luna dipende infatti dalla sua capacità di afferrare in tempi brevissimi tutto quanto si offre alla sua percezione.
Dal punto di vista caratteriologico, può determinare una mentalità infantile, candore, fiduciosità,i nesperienza, sprovvedutezza, ma anche irriducibilità agli schemi mentali per un desiderio di verità più essenziale. In certi casi predispone a una continua ricerca di appoggio, di protezione; in altri a un atteggiamento succube e masochista. Da un lato è componente d’insicurezza o di atteggiamento conservatore, dall’altro è componente di estrosità e imprevedibilità.
La sensibilità, regolata dalla Luna, può diventare ipersensibilità, impressionabilità (e sotto questo aspetto può essere componente di un temperamento artistico o nevrotico, o ambedue) e anche irrequietudine e angoscia (e sotto questo aspetto, può essere componente di un carattere lunatico).
La Luna rappresenta la mutevolezza delle reazioni dell’Io alle situazioni e altresì, materialmente,l a mutevolezza delle situazioni stesse.
Rappresenta il legame tra l’uomo e le forze misteriose della natura; regola l’intuizione, la preveggenza, le percezioni extrasensoriali, il fascino segreto indipendente dalla bellezza fisica.
L’esperienza indica che la Luna è una componente indispensabile dell’intelligenza. Essa rappresenta la facoltà di afferrare qualcosa in più di ciò che salta banalmente all’occhio, di affondare nel tessuto misterioso della realtà che si nasconde sotto la realtà apparente, di vedere al di là del consueto e del normale.
Se isolata nel tema natale, può neutralizzare gli effetti positivi di un buon Mercurio, inclinando il soggetto all’ottusità. Se è in cattiva posizione, può determinare squilibri nervosi o forme ossessive. Nei casi più gravi anche pazzia. Non dobbiamo dunque sorprenderci se la nostra mente viene turbata o sconvolta dai dubbi laceranti proposti da una Luna lesa. Il nostro equilibrio emotivo talvolta dipende dal fatto che la Luna natale sia disposta oppure no a collaborare con i condizionamenti solari, oppure trovi le alleanze necessarie per contrastarlio senza troppi traumi interiori.
E’ la regolatrice del sonno, di cui determina qualità e quantità e dei sogni, di cui determina le immagini ricorrenti.
Nel tema natale, la Luna rappresenta la Donna (madre, moglie, amante). Nel tema di una donna, rappresenta la sua femminilità, il suo modo di essere femminile. Nel tema di un uomo, rappresenta il suo modo di considerare la donna e i suoi complessi edipici, superati o no. Una Luna lesa può significare cattivi rapporti con la donna, disprezzo e diffidenza verso la medesima (valga per tutti l’esempio dell’ultramisogino Napoleone I).
Fisiologicamente, la Luna corrisponde al seno e alla parte sinistra del corpo, è collegata ai disturbi relativi ai cicli e regola la digestione e i liquidi sierosi contenuti nel corpo. Inoltre non è escluso che la Luna abbia strettissimi rapporti con le fibre cerebrali. A riprova, sebbene non esista una casistica abbastanza nutrita in merito, sembra che transiti duri su questo luminare, specie se accompagnati da transiti altrettanto duri su Mercurio, segnino il verificarsi di emorragie cerebrali.
Professionalmente, la Luna è in sintonia con l’architettura, la ginecologia, l’analisi storica, le istituzioni dello Stato e la cura dei bambini e della famiglia.


Liberamente tratto da Introduzione all’astrologia e La natura dei Pianeti di Lisa Morpurgo (Longanesi & C.)

Tomás de Torquemada
21-03-02, 01:25
Ringrazio la splendida Silvia per il contributo... :)

Tomás de Torquemada
07-05-02, 22:36
Nei simboli del Sole e della Luna il nostro percorso iniziatico
di P. P.

Durante lo spazio temporale che trascorriamo all'interno delle nostre Logge, l'occhio cade di tanto in tanto, durante i lavori, sulle luminose effigi del Sole e della Luna. Fanno parte anch'esse di quel simbolismo latente e silenzioso che contraddistingue la nostra Istituzione ed accompagna l'operatività delle Officine. Sole e Luna però, rappresentano simbolismi polivalenti: culture ed etnie diverse ritrovano, in queste rappresentazioni, credenze e riferimenti culturali e religiosi.

Non possiamo non ricordare Platone che nella "Repubblica" ne fa l'immagine del bene quale si manifesta nella sfera delle cose visibili. Un bene concepito anche come Dio supremo o come figlio del Creatore, capace di fecondare ma anche di bruciare ed uccidere. li Sole immortale si leva ogni mattina e discende ogni notte (nel regno dei morti) per cui può condurre gli uomini con sé ed ucciderli tramontando: funzione ambivalente di psicopompo omicida e di ierofante iniziatico. Oltre comunque a vivificare, i raggi del Sole manifestano le cose non solo in quanto le rendono visibili, ma in quanto raffigura la estensione del punto principale e misura dello spazio. I raggi solari sarebbero tradizionalmente 7 e corrisponderebbero alle 6 dimensioni dello spazio ed a quella extra cosmica, rappresentata dal centro stesso. Tale rapporto in Grecia era espresso dal simbolismo pitagorico.

Riaffiora così alla mente l'immagine, a volte ritrovata anche nelle nostre riviste, di Blake, Dio solare, che misura il cielo e la terra con l'aiuto di un compasso. Saremmo anche portati ad una similitudine, quella cioè di identificare il Sole, al centro del cielo, come il cuore al centro dell'organismo. Non a caso il Sole spirituale del simbolismo vedico è detto anche Cuore del mondo (ma anche Occhio del mondo). A tale riguardo sia il Sole sia la Luna sono paragonati agli occhi: occhio destro il Sole e sinistro la Luna, l'occhio sinistro che corrisponde al divenire ed il destro al passato. Così il Sole è l'intelligenza e la Luna la memoria. Essendo però la Luce conoscenza, il Sole rappresenta anche la conoscenza intuitiva, immediata e la Luna la conoscenza di riflesso, razionale, speculativa. Quindi, Sole e Luna corrisponderanno rispettivamente allo spirito ed all'anima ed alle loro sedi: il cuore ed il cervello. Essi sono l'essenza, la sostanza, la forma, la materia: suo padre è il Sole, sua madre è la Luna, leggiamo nella "Tavola di Smeraldo" ermetica.


http://www.gudjons.com/Mittel/Luna.jpg
Immagine tratta dal sito http://www.gudjons.com

Per affinità ci sentiamo di azzardare che, la nostra pietra grezza che dobbiamo levigare con la nostra opera, potrebbe essere paragonata a quello che gli alchimisti chiamavano il Sole nero, ovvero la materia prima non ancora lavorata, non ancora in via di evoluzione, per cui la presenza in Loggia del luminoso cerchio solare, potrebbe anche venire interpretata come un richiamo alla conquista di quella Luce che non solo l'iniziazione, ma il costante lavoro su di noi e sulla pietra grezza, ci farà conquistare.

Non meno suggestivo il simbolismo della Luna, simbolo dei "ritmi biologici": astro che cresce, decresce, scompare, riappare ... luce universale del divenire, della nascita, della morte, una storia la sua simile a quella dell'uomo. Una morte però mai definitiva e questo eterno ritorno alle forme iniziali ci appare come la costante del nostro incedere massonico, del nostro continuo lavoro, della costruzione mai conclusa del nostro tempio interiore. E' lei il simbolo della conoscenza indiretta, riflessa, teorica, così come riflessa è la sua luce. Definita sposa del Sole dagli indiani, rappresenta nella tradizione ebraica il popolo degli ebrei: errante come lei! Lo stesso Corano la cita come segno della potenza di Allah, tant'è che nell'Islam esistono due calendari: uno solare, l'altro lunare, per ragioni religiose, essendo la Luna regolatrice degli atti canonici. Il Corano stesso impiega un simbolo lunare. Le fasi della Luna e la mezzaluna evocano la morte e la resurrezione.

Queste due effigi dunque, alla destra ed alla sinistra del Maestro Venerabile, trasudano di simbolismi e significazioni e la loro presenza, fuori da ogni apparente coreografia, uscendo dall'ortodossia di certe allegorie, può essere anche quella di vedere in esse il cammino pericoloso dell'immaginazione, rischiarato dalla Luna e dal Sole, la via regia della ragione e dell'obiettività. Due forze solo in apparenza contrarie, tendenti entrambe a far sì che l'uomo riesca a concepire e concretizzare la parte migliore e più nascosta di se stesso. Non a caso, come avevamo in precedenza accennato, spiritus et anima dovranno unirsi a dar vita a quella dualità attivo-passiva che un massone, più di altri, deve saper conquistare e regolare.

(da "Il Laboratorio", n. 24, marzo/aprile 1996 -Turri Copisteria, Scandicci)

Dal sito www.esoteria.org

Tomás de Torquemada
11-07-02, 00:19
LA PIU' ANTICA RAPPRESENTAZIONE CONOSCIUTA
DELLA LUNA ( PALEOLITICO SUPERIORE,
VARA, SAVONA, LIGURIA, ITALIA )

di Licia Filingeri

http://www.paleolithicartmagazine.org/pagina5.html

Dal sito http://www.paleolithicartmagazine.org

Silvia
13-07-02, 21:37
Contrariamente a quanto si è sempre creduto, alcuni rilievi delle sonde spaziali dimostrerebbero che sulla Luna, nelle sue rughe più appartate, si annidi dell'acqua (anche se forse sotto forma di anidride carbonica ghiacciata). Non sappiamo se sia vero, ma se fosse vero (e a noi piace crederlo) sarebbe una cosa poeticissima.
Luna e acqua, simboli alchemici per eccellenza, sono collegate da mille fili: il fatto millenario che le macchie lunari abbiano il nome di mare, l'influenza della Luna sulle maree, le credenze popolari della luna nel pozzo, il flusso mestruale, i riflessi argentati che di notte tremolano fra le onde e sembrano fondersi con la superficie del mare...
La Luna, come l'acqua, è cangiante, mutevole, imprendibile. Come l'acqua, anche se metaforicamente, è una superficie specchiante: in essa (ce lo racconta Ariosto) si riflettono - capovolti - i vizi e le virtù del nostro pianeta. Calco in miniatura della Terra, poeti, astrologi, alchimisti la immaginano come reame dell'inversione e dunque repubblica del capriccio, villaggio della follia...

(Alfonso Lentini, in occasione dell’installazione L’acqua della Luna, documentata in rete a questo indirizzo. (http://www.wunderkammern.net/lentini/lentini.htm))

Silvia
16-08-02, 13:07
Antichi miti lunari

Secondo la mitologia maya, la Luna ed il Sole, prima di divenire gli astri celesti che noi oggi vediamo, furono creature terrestri, una giovinetta ed un ardito cacciatore. Fra i due si accese l'amore e, dopo varie vicende, fuggirono insieme. Il nonno della ragazza, irato, la fece uccidere. Le libellule raccolsero allora il corpo ed il sangue della ragazza in tredici ceppi cavi. Dopo tredici giorni di ricerche il Sole trovò i ceppi. Da dodici di essi nacquero insetti nocivi e serpenti che andarono a popolare tutto il mondo, dal tredicesimo uscì la Luna resuscitata.



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Il mito dello smembramento della
divinita' lunare a Tenochitla'n.



Secondo la mitologia egiziana, Nut, divinità celeste, sposò segretamente Geb, dio della Terra, ma Ra, dio del Sole, formulò un incantesimo per il quale la dea Nut non avrebbe avuto la possibilità di procreare in nessuno dei dodici mesi dell'anno. Intervenne allora Thot, potente divinità che, con una partita a dadi, riuscì a sottrarre al Sole cinque dei suoi giorni, i quali non appartennero ad alcun mese. L'incantesimo di Ra era dunque rotto e Nut genero' cinque figli. Uno di questi, Osiride (divinità talora impersonata nella Luna), sposò poi la sorella Iside, insediandosi sul trono terrestre del padre Geb. L'altro fratello, Seth, riuscì con uno stratagemma ad ucciderlo e ne smembrò il corpo in quattordici pezzi. Iside riuscì a recuperare tredici dei quattordici pezzi e ad impietosire Ra affinché ridesse vita ad Osiride. Il quattordicesimo pezzo rimase però nel Nilo e diede al fiume la sua forza fecondatrice.



http://www.miti3000.it/mito/image/gheb.jpg
Luna egizia - dea Nut.

Nut è raffigurata come una donna nuda, che con i piedi
e le mani tocca la terra e si inarca sul suo sposo Geb che,
tentando di raggiungere la sposa, si innalza e forma le
montagne. Tutte le mattine essa partorisce il sole, e tutte
le sere lo ingoia. E così, ogni mattino, ingoia anche le stelle.


Questi due miti, brevemente riassunti, illustrano, con le loro analogie e con le loro differenze, quanta importanza nell'immaginario dell'umanità sia sempre stata data alla Luna, al suo regolare rivolgersi in cielo e al ripetitivo alternarsi delle sue fasi. In entrambi i miti si ha, infatti, uno smembramento del corpo della Luna (in tredici pezzi nel mito Maya, in quattordici in quello egizio), con chiara allusione alla progressiva scomparsa della Luna durante la fase calante. In entrambi i miti, poi, è centrale il rapporto tra la Luna e la potenza procreatrice del corpo femminile, idea questa che rimarrà anche in civiltà successive, come dimostra questa rappresentazione della Luna nera di Efeso, i cui numerosi seni simboleggiano proprio la fertilita' della Luna.



http://www.pd.astro.it/laluna/foto/luna11.jpg
Luna nera di Efeso



Presso gli Aztechi, la luna veniva concepita sotto due differenti immagini. La più significativa era Coyolxauhqui, la signora dai campanelli nuovi, sorella del grande dio Huitzilopochtli. Secondo la leggenda, questi, ancora nel grembo della Madre Terra, era stato avvertito che le stelle e i pianeti complottavano per distruggerlo e così, quando emerse dal grembo, si preparò ad uccidere tutti gli esseri che avrebbe incontrato. Ma insorse in un terribile errore: decapitò a caso il primo essere che incontrò, accorgendosi solo dopo che si trattava della sorella. Colto dal rimorso, raccolse la testa e la lanciò nel cielo, dove la signora dai campanelli d'oro splende tuttora, talvolta visibile anche dopo il sorgere del Sole.
L'altro aspetto della Luna era quello di Tlazolteolt, dea dell'amore carnale, ma veniva chiamata anche Tlaelquani, che significa “divoratrice di sporcizia”, cioè del male e dei peccati, nome che le derivava dal fatto che, nella terza delle sue quattro fasi, assorbiva tutti i mali commessi dall'uomo e ne purificava l'anima se questo si confessava sinceramente con il sacerdote. Tale confessione avveniva solo una volta nell'arco della vita e in genere dopo la cessazione dell'attività sessuale, per non avere altre tentazioni.
La dea assumeva quattro differenti sembianze secondo le quattro fasi lunari: nella prima, era la Giovane Luna, un'adolescente brillante, crudele, imprevedibile e piena di fascino; nella seconda, una giovane donna sensuale di insaziabile amore carnale; nella terza, di breve durata, una sacerdotessa che perdonava i peccati, proteggeva i matrimoni, portatrice di pace e fecondità nelle case; l’ultima, un mostro, somigliante ad Ecate, che divorava gli amanti, si impossessava delle ricchezze e privava l’umanità di ogni suo bene. Queste continue trasformazioni, oltre a rappresentare specifici attributi lunari, sembrano simboleggiare ed esprimere la mutevolezza femminile, come se, gli uomini aztechi, temessero che un giorno la donna si sarebbe ribellata ad una situazione di inferiorità in cui era costretta a vivere.



http://religion.mrugala.net/Ameriques/TN_Coyolxauhqui.JPG
Dea Coyolxauhqui.
Reca incise sulla fronte le fasi lunari.

Dai siti: http://www.pd.astro.it/laluna/ e http://www.generativedesign.com/tesi/079/inizio.htm

Silvia
06-10-02, 20:42
La Luna nei Tarocchi

Nel mazzo Visconti-Sforza viene rappresentata una giovane donna che reca nella mano destra la Luna e nella sinistra un arco spezzato: l'immagine allude a Diana cacciatrice, dea lunare che vaga sulle montagne e che , come la Luna, presiede alla ciclicità naturale.


http://www.silviadue.net/vari/moon.jpg

Nel mazzo detto di Carlo VI abbiamo due astrologi che contemplano la Luna e tentano di misurarne il percorso con un compasso. La stessa tematica astronomica è presente nel mazzo degli Estensi.


http://www.silviadue.net/vari/luna_tarocchi.jpg

Nel mazzo di Cary si verifica una trasformazione dell'iconografia della Luna, così come nelle carte marsigliesi e in tutti i mazzi esoterici. Nel mazzo di Marsiglia due cani ululano alla Luna, che sprigiona la sua influenza sotto forma di gocce. I raggi della Luna sono dorati e neri, alternativamente, ad indicare il conflitto tra il bene e il male. Sullo sfondo, vi sono due torri dove, sotto l’influenza dei cieli, vive l’uomo (le due torri, secondo l’esoterico Court de Gébelin, potrebbero indicare le porte del Sole e della Luna). In primo piano, un granchio si nasconde nell’acqua, in attesa di ingannare coloro che rimangono insensibili all’avvertimento. Il collegamento tra il granchio e la Luna è dato dal fatto che l'astro della notte nasce calando e muore levandosi, compiendo dunque un cammino apparentemente retrogrado come fa il granchio.


http://www.silviadue.net/vari/marsiglia-classico-luna.jpg


Significati divinatori
La Luna, il XVIII° degli Arcani Maggiori, è una carta di monito e indica che gli avvenimenti in corso possono subire oscure, imprevedibili influenze.
Simboleggia l'apparenza esteriore, la forma visibile delle cose, le illusioni della materia, e contemporanemente avverte che non ci si deve fidare troppo delle apparenze, che le persone e le cose possono mutare inaspettatamente. L'ambiguità della Luna indica mutamenti, stramberie, stravaganze, tranelli, lusinghe, falsità; ma indica anche veggenza, capacità di praticare magia notturna, padronanza esoterica delle apparenze. Il potere della Luna è quello di fare apparire le cose, corrisponde esattamente alla meta di ogni illusionista e mago. Occorre però sapere che le cose apparse sono pura illusione. La carta può anche prevedere un lungo viaggio e, se in posizione nettamente negativa, può far riferimento alla follia, all'ambiguità, alla falsità, ai tranelli. La realtà illusoria che cade sotto i nostri occhi, per gli indiani è Maya che presiede all'inganno e all'llusione espressa dalla materia. La situazione che si dovrà affrontare sta attraversando un periodo in cui gli inganni sono all'ordine del giorno ed è facilissimo lasciarsi ingannare e giudicare erroneamente i fatti. Le influenze sono negative e il disordine è ciò che domina, anche se ci riesce difficile accettarlo. La situazione e le persone che ci interessano non sono sincere e noi non sappiamo sottrarci al pericolo in agguato. Per quanto riguarda le negatività, la carta, indica una massiccia presenza di pensieri negativi quali: invidia,, denigrazione, gelosia e cattiveria. Per la magia invita alla prudenza e a non fare azioni eccessivamente azzardate, per la mancanza di chiarezza che esprime.

Altri significati
* Inganno, tranello, disonestà, illusione dei sensi, superstizione, materialismo, errori, pregiudizi volgari, capriccio, calunnia.
* Sensibilità, intuizione, simbolismo. Mistificazione e mimetismo, ricatto e gelosia. Sensualità e immaginazione. Gravidanza, cielo, infanzia felice.
* Siamo troppo distratti per vedere notare e analizzare ciò che ci circonda. Dobbiamo svegliarci se non vogliamo perdere il contatto con la realtà che è diversa dai nostri sogni.
* Nemici nascosti e terrore.
* Tenebre, spaventi, malefici, acqua.
* Carta negativa; tristezza ed icomprensione, contate solo su voi stessi; difficoltà finanziarie e tradimenti.
* Pericolo, inganno, nemici.
* Rappresenta anche la formazione del solido dal nebuloso, la crescita del feto nel grembo materno, il rivestire di carne i prodotti dell'immaginazione.
* vittoria del materiale.
* Venere che agisce attraverso i Pesci sugli Elementi Cosmici effetto ingannevole del potere apparente delle Forze Materiali.
* Mistero, presagio.

Tratto dal sito: http://digilander.libero.it/sam9999/ e da I Tarocchi di Stuart R. Kaplan

Silvia
30-12-02, 22:31
LA LUNA DEI POETI

Romantica, triste, malinconica, confidente e amica, da secoli la luna ispira i poeti. Ed è normale, se si pensa alle suggestioni che la contemplazione della natura infonde in ogni essere sensibile. E così, la luna diventa uno degli elementi essenziali della poesia, dove appare più come simbolo che come elemento descrittivo. Fin dai tempi più antichi l'uomo ha immaginato di poter volare sulla luna e risolvere così uno dei suoi più pressanti problemi esistenziali: quello di fuggire all'angoscia della Terra per vivere infine nello spazio accanto agli dei. C’è addirittura chi sostiene che l’immaginazione creativa dei poeti abbia avuto una funzione di stimolo per la scienza nel campo del volo cosmico. Io non so se sia così, ma certamente scrittori, sognatori e poeti hanno tracciato una via di fantasticherie avvincenti, tramandandole nei secoli.

I poeti, facendo appello alla loro fantasia, hanno sempre inventato qualche mezzo meraviglioso per sollevarsi in cielo e, una volta lassù, volare sulla luna.
Cyrano de Bergerac immagina che la rugiada, così delicata da evaporare al primo raggio di sole, possa servire, chiusa in una cintura di fiale, per far perdere ad un uomo il proprio peso e sollevarlo dolcemente lassù, nel cielo, verso la meta agognata.
E Ariosto lancia il suo eroe, quasi in veste di astronauta, alla conquista della luna su un carro guidato da quattro destrier via più che fiamma rossi. Ed è proprio la luna la remota fonte spirituale dell’Orlando Furioso perché sono là, nel vallone della luna, le radici di questo mondo, visto quasi come labile spettacolo d'immagini… "Nel vallone della luna è radunato ciò che si perde nel mondo per colpa degli uomini o del tempo o della fortuna. Là finiscono il senno - la facoltà che dà un significato alla vita e consistenza alle cose – e la fama, che qui si consuma; là salgono le preghiere e i voti che i peccatori fanno a Dio, le lagrime e i sospiri degli amanti; là si ritrovano il tempo perduto nel giuoco, l'ozio degli ignoranti, i desideri e i disegni vani, i grandi regni antichi, i doni interessati, le adulazioni, i favori dei principi, i trattati, le congiure, l'opera dei monetieri e dei ladroni, le elemosine postume, la donazione di Costantino, le bellezze delle donne. Notate la mescolanza di cose frivole e vili e di cose serie; e, se vi rimanesse ,qualche dubbio intorno all'atteggiamento del poeta, fermatevi alla conclusione..." (Momigliano)

Lungo sarà, se tutte in verso ordisco
le cose che gli fur quivi dimostre;
che dopo mille e mille io non finisco,
e vi son tutte l'occurrenze nostre:
sol la pazzia non v'è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai.


Dante dedica alla luna molte terzine della Divina Commedia. Nel secondo canto del Paradiso, accompagnato da Beatrice, si trova nel primo cielo, quello della Luna: questa appare come una nuvola densa, compatta e luminosa come un diamante colpito da un raggio di sole.

Parev’ a me che nube ne coprisse
lucida, spessa, solida e pulita,
quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l’etterna margarita
ne ricevette, com’acqua recepe
raggio di luce permanendo unita.


La luna assume un ruolo fondamentale nella poesia di Giacomo Leopardi . Queta, diletta, graziosa, serena, vaga, cadente, fortunata, cara, benigna, contenta, candida, silenziosa, paga, pensosa, solinga, muta, grande, recente, immortal, eterna: così il poeta chiama la luna, a cui assegna la funzione di confidente privilegiata…

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi alloro su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta Luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri !

Ma la luna è anche intatta e vergine, aggettivi che mettono in contrasto la condizione mortale dell'uomo e quella imperturbabile del nostro pianeta, che rimane lì, insensibile all’angoscia umana come nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (http://www.lunario.com/index.php?Mod=2&Doc=222&Lev=12).


http://www.mclink.it/mclink/arte/Image40.gif
Gustave Doré, Roland Furieux, 1879

Silvia
30-12-02, 22:44
Saffo
Gli astri d'intorno alla leggiadra luna
nascondono l'immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.

William Shakespeare
Giulietta e Romeo, scena seconda
Romeo:"Madamigella, per quella sacra luna che inargenta le cime di quegli alberi, giuro..."
Giulietta:"Oh, non giurar per la luna, l'incostante luna, che si trasforma ogni mese nella sua sfera, per tema che anche l'amor tuo non si dimostri al par di lei mutevole."

Ugo Foscolo
Ultime lettere di Jacopo Ortis, 14 maggio - a sera
(E' il racconto del bacio di Teresa: anche la luna, insieme a tutto il resto della natura, partecipa alla gioia di Jacopo Ortis).
... Sí, ho baciato Teresa; i fiori e le piante esalavano in quel momento un odore soave; le aure erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tutte le cose s'abbellivano allo splendore della luna che era tutta piena della luce infinita della divinità. Gli elementi e gli esseri esultavano nella gioia di due cuori ebbri di amore....

Heinrich Heine
Su strade ignote l'alta notte posa:
ho il cuor malato ed ogni fibra stanca...
Dolce luna tu versi, silenziosa
benedizione, la tua luce bianca.
Dolce luna, coi tuoi raggi lucenti
sciogli alla notte il suo pauroso ammanto;
si dissolvono anch'essi i miei tormenti,
e gli occhi miei si bagnano di pianto.

Victor Hugo
La lune était sereine et jouait sur les flots.
La fenetre enfin libre est ouverte à la brise,
La sultane regarde, et la mer qui se brise,
Là-bas, d'un flot d'argent brode les noirs ilots.
(La luna era serena e giocava sulle nuvole.
La finestra in fine libera é aperta alla brezza,
il sultano guarda, e il mare che si brezza,
in fondo d'un flutto argentato ricama i neri isolotti.)

Gabriele D’Annunzio
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu'!

Anelito brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.

Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu'

E, da La sera fiesolana...

La Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
ove il nostro sogno si giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.

Giuseppe Ungaretti
Luna,
piuma di cielo,
così velina,
arida,
trasporti il murmure
d’anime spoglie?...

Salvatore Quasimodo
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali…

Rabindranath Tagore
Notte di luna
come un viandante
passi dall’altra parte del mare
con la tua pallida lanterna oscillante.
Io sono uno straniero,
solitario e distratto;
sul balcone lontano
così tu mi incanti,
e porti via il mio cuore.

Jorge Luis Borges
C'é tanta solitudine in quell'oro.
La luna delle notti
non é la luna che
il primo Abramo vide.
I lunghi secoli dell'umano vegliare
l'han colmata d'antico pianto.
Guardala.
E' il tuo specchio. ( :) )

Federico Garcia Lorca
Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito…


Dai versi haiku di:

Kato Gyodai
Tra i fiori che si scuriscono
la bianca peonia
cattura la luna.

Miura Chora
Luna piena d’autunno:
bellissima semplicemente, perfettamente
chiara.

Silvia
01-05-03, 20:20
La Luna: un calendario naturale

La prima e più logica suddivisione del tempo è stata, per l'uomo primitivo, il giorno, scandito dall'alternarsi della luce e del buio. Poi, in un momento imprecisato del Paleolitico, lo sguardo scoprì e riconobbe un grande orologio e calendario naturale: la Luna.
Osservò le sue fasi: Luna crescente, piena e calante. In seguito l'astro notturno spariva per circa tre giorni per poi ricominciare da capo la stessa misteriosa danza. L'intero ciclo durava poco più di 29 giorni: Era nato il concetto di mese, un concetto legato contemporaneamente alla funzionalità e alla magia. Non fu difficile infatti riconoscere in questo periodo la stessa durata del ciclo ormonale della donna e quindi raggiungere il convincimento che tra la Luna e la donna ci fosse una precisa correlazione magico-funzionale.

Successivi ragionamenti permisero di stabilire che dopo circa 12 lunazioni le stesse stagioni si ripetevano, sia pure con un certo ritardo. In realtà il mese sinodico, cioè calcolato sulle fasi lunari, dura 29,53059 giorni e dodici lunazioni si estinguono in un periodo di 356,36708 giorni, ma i nostri antenati calcolavano mesi di 29 giorni interi raggiungendo un totale di 348 giorni invece dei circa 365 e un quarto a cui siamo oggi abituati.

Era comunque nato l'anno, anche se un po' striminzito… :)

Quando poi si diffuse l'agricoltura (e soprattutto la cerealicoltura), quei diciassette giorni di differenza cominciarono a dar fastidio e divenne necessario disporre di un calendario più preciso, che determinasse con esattezza i giorni della semina e del raccolto (qualche osservatore dell'epoca cominciò a calcolare diversamente la durata di una lunazione, 28 giorni circa, e si calcolò che un anno di 13 mesi doveva durare 364 giorni).

In ogni caso il ciclo lunare era analizzato, memorizzato e utilizzato per scopi pratici circa 15.000 anni prima della scoperta dell'agricoltura. In base a ciò si può capire meglio la grande importanza della luna nelle mitologie arcaiche, e soprattutto l'integrazione in un unico sistema, da parte del simbolismo lunare, di realtà diverse tra loro come la donna, le acque, la vegetazione, il serpente, la fertilità, la morte, la ri-nascita (1).

Il serpente, in particolare, risulta essere un simbolo, quasi un'epifania, della Luna sia perché scompare e riappare (gli antichi credevano che vivesse sotto terra), sia perché, secondo una leggenda riportata da Aristotele e Plinio, avrebbe tanti anelli quanti sono i giorni del mese lunare (2), ma soprattutto perché il suo periodico sgusciar via dalla vecchia pelle, abbandonata come un'ormai inutile spoglia mortale, diede origine alla leggenda della sua immortalità e lo trasformò in un simbolo della rigenerazione periodica, come la Luna, appunto, che regolarmente scompare e rinasce. Non a caso nei miti arcaici il serpente (o un mostro marino a forma di drago, ma comunque collegato con le acque) custodisce la sacra sorgente e la fonte dell'immortalità e quindi della conoscenza e della pre-scienza che permette di scrutare nel presente e nel futuro il volere degli dèi; custodisce infatti l'Albero della Vita, l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, la Fonte della Gioventù e l'oracolo di Delfi, almeno nel periodo preapollineo del mito. Anzi c'è di più: a Delfi, il drago che custodiva l'oracolo della dea Terra che fu poi conquistato da Apollo era un drago-femmina (dràkaina) (3).

(1) Alexander Marshak - The Roots of Civilization, p. 81 e ss. citato in Mircea Eliade - Storia delle credenze e delle idee religiose, pag. 34, Firenze, 1979

(2) Aristotele - Hist. animal., II,12 Plinio - Hist. nat., XI, 82

(3) Inno Omerico ad Apollo, III, 300


Liberamente tratto dal sito www.ulixes.it



http://www.silviadue.net/vari/Ouroboros.jpg

Silvia
01-05-03, 20:34
http://www.ulixes.it/images/archeoastronomia/02.jpg http://www.ulixes.it/images/archeoastronomia/04.jpg
Calendari lunari scolpiti sulla parete dell'Antro della Sibilla, a Cuma.

E' possibile ipotizzare una serie di correlazioni fra la Luna e i suoi calendari posti nei pressi del luogo ove, secondo la leggenda, profetava la Sibilla. L'aspetto acquatico è rappresentato in prima istanza dal fatto che i calendari sono posti esattamente di fronte al mare e quest'ultimo è probabilmente l'elemento che in maniera più macroscopica è collegato alla Luna: basta pensare alle maree. Ma potrebbe esserci un collegamento più sottile ad unire l'acqua, le profezie, la Sibilla Cumana e la Luna: il serpente. Il serpente è sacro ad Apollo, dio di Cuma e dio delle profezie: non dovrebbe essere impossibile trovare tracce del suo culto nei dintorni del dròmos… (Franco Ruggieri, dal sito www.ulixes.it).

Silvia
15-08-04, 14:20
La Luna: femminile o ermafrodita?

Vivendo di luce riflessa, la Luna rappresenta la passività, la fatalità, la predestinazione. Pertanto essa si associa alla sfera simbolica del femminile. Nelle culture primitive, si ritrova frequentemente l’immagine della Luna legata a quella della pioggia e quella della donna. Il nesso immaginario veniva stabilito tra la fredda immagine della Luna e quella altrettanto fredda della pioggia, ma anche fra il potere generativo di entrambe: Luna e pioggia favoriscono la fertilità, sia del mondo vegetale che di quello umano, tanto che è proprio sul ciclo lunare che si regolano le fasi ormonali della donna. Inoltre, l’ambiguità che caratterizza l’astro lunare è propria anche della caratterizzazione femminile: creatrice e distruttrice, tenera e crudele, protettrice ma ingannevole, generatrice ed assassina.

Come si è detto, nelle più svariate tradizioni (Assira, Maya, Egizia, Mediterranea, ecc.) è diffusa l’attribuzione di caratteristiche femminili alla Luna, per l’associazione tra ciclo lunare e ciclo fisiologico, in relazione ai fenomeni di generazione e fecondità; tuttavia, in altre culture essa assume tratti maschili: un inno sumero, per esempio, chiama il dio-Luna “Toro vigile dagli infaticabili piedi”. Nell’antica Mesopotamia la Luna era un dio, Sin, e anche l’Egitto e il Messico, oltre a quelle femminili, hanno conosciuto divinità lunari maschili, rispettivamente Thot e Texiztecatl. Le popolazioni eschimesi considerano la Luna di sesso maschile e ritengono che essa scenda dal cielo durante la notte per unirsi con le loro donne. Nella mitologia australiana la Luna è un seduttore che abbandona la donna dopo averla resa madre. Un mito analogo è vivo ancora oggi in India. In alcune tradizioni, le viene attribuita addirittura la capacità di rendere incinte le imprudenti che, la sera, urinano girate verso di lei!

Secondo l’antropologo Durand la polarità dei cicli lunari dà alla Luna una potenziale bisessualità, particolarmente evidente nella rappresentazione di dee barbute (come Astarte a Cartagine) o negli atteggiamenti maschili della cacciatrice Artemide. Questa ambiguità, ma soprattutto la compresenza e la complementareità di tratti di segno opposto, la rendono in qualche modo assimilabile alla figura mitica dell’ermafrodita.


http://www.silviadue.net/vari/luna.jpg
Dal De Sphaera - Biblioteca Estense di Modena

Silvia
24-09-05, 14:57
Animali lunari

Nella mitologia, spesso la Luna assume forma di animale o, viceversa, riveste il ruolo di dea cacciatrice e domatrice, come nel caso di Artemide. E spesso i miti rivelano una profonda relazione tra il destino di nascita e morte degli animali e i cicli della Luna. Gli animali che si prestano a diventare simboli lunari sono quelli che, per la loro tendenza a nascondersi e riapparire, ricordano l’apparire e scomparire ciclico della Luna.

Un animale lunare privilegiato è la chiocciola, perché si nasconde nella sua conchiglia, per poi mostrarsi di nuovo, e per la stessa forma a spirale della conchiglia: così la dea Luna azteca, Tecuiztecatl, è rappresentata racchiusa in un guscio di chiocciola. Sacri alla Luna sono l’orso, che si rende invisibile durante il letargo invernale, per ricomparire in primavera e il cervo, per la capacità di rigenerare le corna.

In Africa, America, Cina e Giappone la Luna è lepre, animale che si acquatta in tane e nascondigli, mentre nel folklore le macchie lunari sono chiamate "impronte della lepre". Per le loro metamorfosi sono stati assimilati alla Luna il bruco, il granchio (in astrologia e nei tarocchi), la lucertola e la rana: quest’ultima anche perché può sparire sotto la superficie dell’acqua, come la Luna nuova, e gonfiarsi, come la Luna crescente.

Tipico animale lunare è il cane, associato nella mitologia greca ad Artemide ed Ecate, forse per l’abitudine di abbaiare alla Luna. Lo stesso si può dire del lupo, legato alle credenze sulla licantropia. Sono tipicamente lunari tutti gli animali notturni e specialmente, per i loro occhi che brillano e vedono nel buio della notte, gatti e civette.

Numerose relazioni simboliche legano il serpente alla Luna: la sua capacità di cambiare pelle e di avvolgersi a spire lo rende particolarmente adatto a rappresentare il ciclo lunare di morte e rinascita, come nell’immagine tradizionale dell’ouroboros, il serpente che si morde la coda. In quanto simbolo fallico, si presta a simboleggiare la relazione tra Luna e fertilità, come in alcuni miti indiani e australiani, in cui la Luna scende sulla terra in veste di serpente, per ingravidare le donne. Di qui ha origine la rappresentazione di divinità lunari, come Artemide ed Ecate, con un serpente in mano, e di demoni lunari, come le Erinni, con una chioma di serpenti. Di qui nasce anche la credenza, riportata da Aristotele e da Plinio, secondo cui il serpente ha tanti anelli quanti sono i giorni del mese lunare.




http://www.silviadue.net/alchimia/ouroboros_3.jpg

Yggdrasill
28-09-05, 00:44
Non dimentichiamoci della Luna Nera

Dissertazioni

sulla Luna Nera

(con un articolo di E. Zolla su La tradizione esoterica ebraica)

di Kore





DISSERTAZIONI SULLA LUNA NERA


Se Sole e Luna formano una coppia inscindibile (è interessante notare che in diverse culture il Sole ha caratteristiche femminili e la Luna maschili), cioè un'unità1, la relazione fra Sole e Luna Nera è da vedersi in relazione alla scissione di questa unità e conseguente conflitto.

L'equilibrio-parità degli opposti è infranto e subentrano discriminazione e repressione.
La Luna-sentimento subisce una "perdita" che la frantuma nei diversi archetipi, che ad essa si riferiscono (in particolare, in dèmoni, furie, divinità infere e non 2), "senza pace" che contrastano, tormentano e puniscono a causa del vuoto e dell'incompletezza che la scissione lascia.
La non parità degli opposti spinge alla ribellione, alla trasgressione reattiva e violenta, nel tentativo inconsulto di ricomporre l'unità e ri-trovare l'armonia.

Parlando di unità-intero in equilibrio, automaticamente vengono coinvolti anche tutti gli altri pianeti (divinità) che rappresentano le diverse funzioni della personalità. Per cui qualsiasi "sentimento di perdita" ha a che fare con questa questione.


L'argomento, quindi, si dilata all'infinito. Infatti qualsiasi mito, sia che riguardi un personaggio femminile che maschile, richiama il suo opposto. In quello di Teseo e il Minotauro interviene Arianna. Fra Demetra e Persefone si intromette Ade (Plutone). E questo sintetizzando, poiché in realtà ogni racconto mitico propone una vasta costellazione (come la personalità di un
individuo) che rimanda e si intreccia ad altri racconti.



In questa logica l’Uomo-Terra deve integrarsi col Sistema Solare-Cielo di cui fa parte.


Il cuore di questo sistema è il Sole, che percorrendo lo Zodiaco “attiva” le 12 energie cosmiche (i segni) focalizzandole sulla terra.

Attorno al Sole ruotano i pianeti (Terra compresa) che ne riflettono la luce. Alcuni si trovano all’interno dell’orbita terrestre, altri fuori. Il collegamento fra questo dentro (soggettivo-conscio) e fuori (oggettivo-inconscio), rispetto alla Terra, è rappresentato dalla Luna, suo satellite, che nel suo giro di rivoluzione attorno ad essa è in parte dentro e in parte fuori l’orbita terrestre.

Terra-Luna, all’interno del sistema solare, rappresentano un’entità (così come ogni pianeta e i propri satelliti) “soggettiva” che per oggettivarsi deve entrare in relazione con tutto il Sistema Solare.

La spinta verso questa integrazione è data dalla Luna Nera, cioè il punto più lontano dalla Terra (all’interno dell’ellittica lunare) dove la attrazione della “Materia” è meno densa. O, meglio, dove il desiderio di fusione col Tutto è più forte.


Questo non esclude la Materia-Terra, si tratta di trascenderla per fondersi con lo Spirito-Cielo.


La Luna Nera3 apre le porte al Fuori, sente il richiamo dell’Unità Primordiale.

La coppia Giove – Saturno mette in contatto col sociale, ma il piano trascendete di Urano, Nettuno e Plutone diventa accessibile e potente solo attraverso la Luna Nera4 che oltrepassa i limiti della materia.





(1) da “Incontro con l’Androgino” di Elémire Zolla

La tradizione esoterica ebraica



Benché l'androgino non abbia avuto un ruolo centrale nell'Occidente cristiano, l'archetipo ha agito stranamente nell'ombra come un fermento nascosto.

L'Occidente è un innesto sull'antico albero d'Israele, dal quale differisce tanto profondamente.

Cristianesimo e giudaismo sembrano condividere la stessa Bibbia, ma le letture dello stesso testo sono tra loro lontanissime. Israele, come la Cina antica, è tanto essotericamente patriarcale quanto esotericamente androgino, dedito a un'attenta, instancabile opera di equilibrio. Il Genesi (1:26-28) ci fornisce l'indicazione cruciale:



Ed Elohim disse: «Facciamo l'uomo [àdàm, 'il terrestre'; Àdàmàh è 'la terra'] a nostra immagine [tzelem, 'figura' o 'imma_ginazione' e, secondo la Cabala, anche 'destino' o 'forma', l'abito di luce, o corpo glorioso, o corona, perduta nella caduta e restituita a Mosé] e a nostra somiglianza, e che regni...» Ed Elòhim creò l'uomo [àdàm] a sua immagine, a immagine di Elòhìm lo creò maschio e femmina, e li benedisse, ed Elòhìm disse loro: «Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra» [questa indicazione veniva interpretata nel senso che Adamo si estendesse dal cielo alla terra].



«Immagine» veniva letta come 'uomo' e «somiglianza» come 'donna'. Ne seguiva che l'uomo era destinato a regnare solo quando fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Se l'androgino Adamo è il riflesso di Dio, allora anche Dio dev'essere androgino (inferenza che, tuttavia, non viene esplicitamente tratta nella letteratura rabbinica midrashica; solo nei testi cabalistici l'androginia di Dio emerge chiaramente). Dio in quanto manifestazione, nella Cabala come nel Tantra, è l'androgino in congiunzione con se stesso, le due polarità unite in assoluta beatitudine. Le analogie con l'induismo sono impressionanti: nella Tripura Samhità troviamo perfino Eva come lato sinistro di Adamo («Il saggio sa che la femmina risiede nel lato sinistro del maschio»).

Nel nome di Dio, (JHVH), il cabalista legge (J) il Padre, (H) la Madre e (VH) l'androgino cosmico, o Figlio-e-Figlia, creati congiunti schiena contro schiena, ma separati nel processo di evoluzione del cosmo per ricongiungersi faccia a faccia. JH è la manifestazione primordiale della divinità, VH la successiva unificazione.

Nel Genesi il passo 1:20 viene letto come: «Le acque generino il rettile, l'anima vivente [Khayah, la 'creatura vi_vente'], quando il Padre e la Madre si congiungono nel movimento delle acque tutte le cose si moltiplicano». JHVH, che non prende parte alla creazione (il creatore nel Genesi è Elohim), è il maschio; Elohim è la femmina, il potere, il regno, Saktì che plasma le forme della realtà manifesta. L'unione del maschio e della femmina è l'unione di giustizia e giudizio, misericordia e severità, destra e sinistra, delle due colonne o rami opposti dell'albero della vita.


Quando Elohim decise di dividere Adamo in due, lo immerse in una sorta di sonno o di morte. Egli (o ella) creò quindi la donna dal lato sinistro di Adamo o, secondo alcuni commentatori, dalla sua metà inferiore («da Dio visi_bilmente adornata e imbottita»). La divisione in due divenne così realtà, e l'androgino si riforma quando l'uomo e la donna si congiungono; il corpo ritrova allora la sua unità, come l'albero della vita «che nutre tutti gli esseri viventi, nella cui ombra si riposano le bestie del campo e sui cui rami nidificano gli uccelli dell'aria».


L'emanazione di Dio (Yesod, il Fondamento, che sta per il fallo, il Giusto) penetra nell'emanazione inferiore (Malkuth, il Regno, Misericordia, l'utero), il cui centro è Gerusalemme o la Giustizia.



Gli eserciti di Dio sono le due emanazioni. Gloria (Hod) a sinistra e Vittoria (Netzach) a destra sono i testicoli che raccolgono gli oli consacrati provenienti dall'alto: dall'emanazione sinistra dell'Analisi o Severità (Ghevurah) e da quella destra della Sintesi o Misericordia (Ghedullah).


Ma, lo Zohar afferma, ogni benedizione s'irradia dal cra_nio dell'uomo quando il respiro (hevel) non viene esalato (metafora della congiunzione sessuale estatica) e il seme bianco (maschile) e quello rosso (femminile) si uniscono in un solo splendore. Allora «il giusto fruttifica come la palma», e il fallo diviene ermafrodito.


Le variazioni di Musil sul tema dell'androgino trovano un sostegno nei testi dello Zohar commentati dall'Abbé Busson: «Ella aderisce al fianco del maschio, e viene perciò detta 'mia colomba, mia perfetta'; non si deve leggere 'mia perfetta' (thamathi), bensì 'mia gemella' (thamuthi), afferma lo Zohar (capitolo 713). E aggiunge che le anime as_sorbite nel 'corpo divino' uniscono 'il giusto' (il Ungam) e 'la giustizia' (yoni): 'Esse si innalzano verso il disco lunare, dove vedono ciò che vedono, e nella loro allegria salgono e scendono, si avvicinano e si allontanano. La luna le attrae e fa luce...'»


Perfino il melo di Musil trova una sua corrispondenza nei testi cabalistici, che identificano la gloria divina con il meleto del Cantico dei cantici, in cui il maschio e la femmina si congiungono.


All'interno di ciascun individuo entrambe le forze, femminile e maschile, sono presenti come anima e ragione, cuore e cervello. E benché essotericamente i mistici ebraici identifichino la forza sinistra, femminile (yetzer-ra), con il male, gli insegnamenti esoterici affermano che un uomo è tanto più grande quanto più grande è la sua yetzer-ra, perché quando egli riesce a dominarla essa diviene la sua alleata e l'uomo perfetto contiene entrambe le forze in armonia fra loro.

(2) Generalmente, tutte queste figure si riallacciano alla fertilità (e, quindi, al sesso) e la loro rabbia è conseguenza a un torto subito. Le vittime (si dice) sono principalmente bambini e uomini con cui colpiscono l’Altra (parte di se che desidera ciò che le è stato tolto o negato).


Il terrore che provocano è pari a quello generato da Ecate, la Triplice Dea preolimpica, a cui Zeus stesso non può opporsi.

E’ interessante notare che le Dee Ctonie erano le custodi della Legge e dell’Ordine.


Dunque questi Demoni (dal greco daimon che significa divinità) oscuri diventano terrificanti quando l’armonia è assente.

(3) Simbolicamente la Luna rappresenta (tra l’altro) il passaggio dalla vita alla morte poiché ogni mese per tre notti scompare e poi riappare e cresce, sempre più luminosa, prima di decrescere ancora.

Il Nero-Buio (opposto pari al Bianco-Luce con cui condivide le stesse caratteristiche: somma dei colori o loro negazione) è il colore della sostanza primordiale, della Morte come promessa di Rinascita (il vecchio muore perché il nuovo sia).

(4) Nella mitologia greca, Ecate, figlia della Notte, personificazione della Luna (in particolare della Luna Nuova – in congiunzione col Sole), il cui nome pare significasse anche “colei che sta lontana” (come la Luna Nera rispetto alla Terra), era la triplice dea dal potere supremo su Cielo, Terra e Inferi.


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Yggdrasill
28-09-05, 00:49
LILITH IN CASA 1

Quando Lilith appare in questa posizione, vicino all’ascendente, segna un’integrazione del modello, giacché la maggior parte delle sue proiezioni vanno dirette contro se stessa, perciò appare in queste persone un carattere speciale che facilita l’espressione del subcosciente.
Tanto negli uomini che nelle donne si può apprezzare un aspetto magico nella sua condotta, così come un carattere che non si sottomette mai al suo partner. Forse nelle donne è più visibile questo carattere di non sottomissione.
Si tratta di un genere di persone alle quali risulta più facile esprimere l’inconscio, manifestare il simbolico e rendere cosciente quest’aspetto cupo dell’essere umano, che corrisponde con l’ombra di Jung.
In molti casi sono persone che hanno passato una purificazione, una trasformazione profonda, che hanno vissuto situazioni
limite, alle porte con la morte, o che hanno sperimentato stati mentali vicini alla pazzia, che hanno dovuto imparare ad uscire
dal pozzo dell’incoscienza ed hanno un carattere singolare che gli consegna una lucidità speciale. D’altra parte sono individui che hanno un potere d’attrazione speciale che non si può correlare al loro fisico, è come una saggezza che non si origina
nell’informazione ricevuta, che si somma ad un carattere dominante o incita alla curiosità degli altri.

(oggi mi sento pregna d'istrionica autoreferenzialità:) )
http://www.punto.it/img/spaziofoto/space7/150991/ImmO_lunanera_l_41127861641.jpg

Yggdrasill
28-09-05, 00:58
La Luna Nera


La Luna Nera indica una mancanza patita, indipendentemente che sia reale o meno, che “urla” per ottenere ciò che (sente) le è stato negato.

Questo "urlare e pretendere" imbavaglia il desiderio che, allora, si mostra attraverso l'esasperazione del punto opposto.

E' come spesso accade in una lite fra amanti, si discute per questioni futili che non sono altro che un paravento. Il vero problema è troppo importante, vitale per riuscire ad affrontarlo direttamente.

Fino a che non se ne diventa consapevoli le reazioni usciranno esasperate e incontrollabili, smuovendo paure e ossessioni che, assurdamente, allontanano e rifiutano proprio ciò che si brama o lo perseguono con tale prepotenza e rabbia, non necessariamente manifeste, da renderlo irraggiungibile.

Si viene così a creare una situazione paradossale: da un lato la Luna Nera vuole colmare il vuoto che sente, ma aspira anche alla perfezione del proprio desiderio e, quindi, diventa esigente nei confronti delle pulsioni "grezze" coinvolte, a volte, fino a reprimerle (in questo sostenuta dai tabù dell'opinione pubblica). Dall'altro la coda (il punto opposto) istiga reattivamente a una trasgressione dimostrativa che tira fuori il peggio tanto più viene repressa.


La Luna Nera immancabilmente crea complicazioni nell’interazione con l'altro, in particolare nella sfera (casa) in cui le modalità (segno e eventuale pianeta) si alterano.

Inoltre, poiché la Luna Nera tocca le più "oscure" profondità dell'essere la sua influenza caratterizza inequivocabilmente la sfera sessuale.

La complessità del conflitto ingenerato dalla Luna Nera è in gran parte conseguente alla "opinione pubblica", che etichetta come anomala ogni tendenza individuale non omologa al modello imposto, al di là anche del criterio bene-male.

Questo condizionamento giudicante, la cui minaccia latente è "bollare con l'emarginazione", innesca il meccanismo del senso di colpa-paura-del-castigo, che si sovrappone alla naturale pulsione verso la rigenerazione della funzione, atrofica, utile ad armonizzare la totalità dell'essere.

Essendo atrofica, cioè non essendo stata nutrita, ha bisogno di venire sostentata, sperimentata e perfezionata e ... "sbagliando si impara".

Dunque non dovrebbe venire assolutamente repressa - cosa che rappresenta un reflusso con conseguente "intossicazione" - ma supportata e indirizzata.

Reprimerla, unica vera "colpa", non lascerà indenni non rappresentando una soluzione. Così come la trasgressione dimostrativa, in linea col senso correntemente datole di "eccedere i limiti posti dalla norma (sociale)" a cui, anche se reattivamente, si resta sottomessi. Altrimenti non si sentirebbe il bisogno di dimostrare.

E' nel suo significato etimologico che trasgredire significa liberarsi dalle ossessioni, paure e vergogna che genera, e riuscire ai trovare una nuova espressione libera e creativa.



Nel tema natale la Luna Nera individua “il problema di fondo”. Focalizza la questione e indica come "riscattare" la parte di sé imbavagliata dall'ambiguità, per qualche motivo comprensibile o meno, necessaria a definire la propria totalità.


I transiti del momento (in casa e in aspetto ai pianeti natali) pongono, invece, un problema temporaneo (per la durata del transito) che viene portato alla luce e il cui superamento rappresenta un aggiustamento efficace alla risoluzione de “il problema di fondo”.

La manifestazione del transito ha in linea di massima le stesse modalità e caratteristiche delle posizioni della Luna Nera natale in Segno, Casa e congiunta ai Pianeti. Fa emergere le problematiche dell'energia e del settore che tocca o pone una sfida rispetto a queste per evolversi.

Nel considerarli bisogna, comunque, tener presente le indicazioni della Luna Nera natale.



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Yggdrasill
28-09-05, 01:38
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Ci sono due modi di disegnare la Luna Nera:


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Il primo geroglifico rappresenta il periodo fra' la Luna calante e la Luna crescente, ovvero il periodo della Luna Nuova, fase in cui la Luna non illumina più la Terra e la sua luce è completamente occultata.
II secondo geroglifico ci presenta la Luna che si seppellisce, che s'incarna nella croce: essa soffoca e deve germogliare nel suolo.
Scegliete, tra questi due disegni, quello che vi piace di più; ognuno ha il suo significato simbolico.
La Luna è il pianeta dell'evoluzione, dei cambiamenti. Il suo aspetto non è mai lo stesso nel cielo, i nostri occhi vedono la sua trasformazione giorno dopo giorno. Essa è l'immagine della nostra vita interiore che deve essere in continuo mutamento.
La Luna Nera è il lato nascosto della Luna e corrisponde alla parte più oscura della nostra personalità, all'evoluzione che si compie nel più profondo di noi stessi, senza consapevolezza del lavoro che si effettua.
Vi è quindi un intero programma da realizzare: la Luna Nera «scuote» gli istinti profondamente ancorati nel nostro inconscio, per obbligarli a evolvere. Ci farà vivere delle situazioni che non potremo dominare come vorremmo; ci impegneremo, senza essere minimamente consci dei problemi che esse comporteranno, li scopriremo in un secondo tempo e, volenti o nolenti, saremo obbligati ad affrontarli. Riusciremo, così, a trasformare le radici della nostra personalità. Ripeteremo cieca mente certe esperienze, tante volte quante ne saranno necessarie per sconfiggere i desideri del nostro piccolo io egoista.
La mente non è in grado di gestire la situazione per controllarne l'evoluzione; di volta in volta la Luna Nera fa dimenticare le lezioni della vita. Essa fa vivere il presente, dissolve il passato e vela l'avvenire. Non è possibile ragionare sul passato per agire diversamente, poiché le lezioni devono penetrare nel profondo. Non potremo mai trovare dei buoni motivi per aggirare le difficoltà e ignorare i problemi. Nostro malgrado siamo messi a confronto con la nostra stessa verità. Con la Luna Nera non si può barare. Essa esige un certo comportamento, lo si adotta però malvolentieri, perché è contrario agli istinti e ai desideri. Non potendo correggere con la nostra volontà le difficoltà del segno in cui la Luna Nera risiede, siamo costretti a viverle, adattandoci, giorno dopo giorno, alla situazione.
Nel caso in cui il pericolo fosse troppo grande, essa ci offre tuttavia un riparo importante, dandoci la percezione acuta degli errori da evitare, sia con l'aiuto dell'intuito personale che grazie a un evento o a un avvertimento proveniente dall'esterno.
Con la Luna Nera bisogna adeguarsi, giorno dopo giorno, ai problemi che si presentano. Il rancore non ha ragione di essere, né il passato può servire di lezione. Le situazioni hanno la tendenza a irrigidirsi poiché la volontà personale non può esprimersi e resta bloccata. Gli istinti negativi sono talmente provati dalla vita che nessuno li scorge, mentre l'interessato sa di averli.
Così, possono esistere degli istinti di violenza in una persona che
appare dolce e gentile: in certe occasioni, quando si sente attaccata, questi suoi istinti possono risvegliarsi con forza e spaventarla, a causa della loro potenza. Per tutto il resto del tempo essi dormono.
La Luna Nera esprime, dunque, le difficoltà istintive dell'essere all'inizio della sua vita; indica qual'è il lato oscuro della sua personalità. La Luna Nera è la feccia che giace sul fondo del vaso della vita, e dobbiamo berla tutta. Questo suo lato negativo non impedisce di vivere il suo aspetto positivo, perché la Luna Nera contiene anche un capitale di doti create in vite precedenti. Forse siamo tornati a incarnarci per continuare a sviluppare una dote o per utilizzarla diversamente in questo secolo, nella società e civiltà attuali. Quindi, con facilità, troveremo un campo d'azione, ad esempio nella vita professionale, in cui la riuscita sarà assicurata, perché si svolgerà in un settore già conosciuto. Può darsi che questo settore sia stato utilizzato nel modo sbagliato in una vita precedente: si tratterà di evitare i tranelli in questa vita e di affrontare di nuovo il problema, per cercare di superarlo. In caso dì insuccesso, sarà impossibile continuare. Questa serie di prove potrà presentarsi più volte nella vita.
La Luna Nera immobilizza per impedire di agire negativamente nei confronti degli altri. La chiave del problema è in fondo all'inconscio, che deve essere paralizzato per permettere un lento accesso alle sue acque sporche, per potersi tuffare dentro, capire cosa succede e trovarvi la chiave per adottare un comportamento completamente nuovo. La Luna Nera richiede sempre di trovare la via di mezzo per vivere il segno in cui si trova.
Questo lavoro non si effettua senza angoscia, sensazione quasi d'obbligo nelle difficoltà inerenti alla Luna Nera. L'angoscia è un richiamo interiore straziante, come una pugnalata di cui l'essere vorrebbe liberarsi, rimuovendo ciò che lo soffoca interiormente. Essa è più forte nei segni d'acqua, perché la vita inconscia, così come la ricettività, sono più importanti in questi segni. La posizione della Luna Nera nelle case I'J, VIII, e XII, collegate ai segni d'acqua, produce gli stessi effetti. La paura dell'ignoto, di quello che giace in fondo a noi stessi, il panico di fronte alle difficoltà presentate dalle situazioni da affrontare, la voglia costante di mollare tutto, di abbandonare la lotta contro i propri fantasmi, possono essere così forti da essere tentati di lasciarsi morire o di darsi la morte per poter finalmente riposare.
Poiché il libero arbitrio esiste, anche rispetto alla Luna Nera, possiamo accettare di vivere le difficoltà che essa ci presenta, oppure rifiutare, se i problemi da affrontare sembrano insormontabili. Questo sarebbe un errore, perché non dobbiamo dimenticare che accettiamo il nostro destino prima di nascere e che abbiamo in noi, arrivando sulla Terra, la forza necessaria per affrontarlo. Ma le cose sembrano sempre più difficili quando bisogna confrontarsi con esse.
Alcuni dovranno subire la malattia per purificarsi e rompere le barriere della propria volontà, se essa è troppo rigida.
Una volta liberata dalle catene della materia, la Luna Nera ci permette di tornare alle nostre origini, verso la nostra parte più pura. Spesso i periodi di evoluzione corrispondono anche a un cambiamento nelle relazioni, se questo è necessario per vivere diversamente. L'evoluzione, richiesta dalla Luna Nera, può effettuarsi a diversi livelli, secondo le potenzialità del tema: qualcuno rimarrà a un livello inferiore, qualcun'altro salirà di un gradino.
La posizione della Luna Nera permette di capire gli incontri karmìci; gli errori morali commessi in altre vite da ognuno di noi saranno purifícali rivivendo con le stesse persone. I rapporti d'autorità, o di sesso, non saranno necessariamente gli stessi. Certi fallimenti di altre vite possono essere risolti in questa. E anche possibile ritrovare qualcuno per portare a termine un lavoro o una missione, oppure un caro amico, mandato dal cielo per illuminare un momento di questa vita.
Vivere con una persona che ha l'ascendente nello stesso segno della nostra Luna Nera ci ai Ulerà a viverla sia nel suoi aspetti negativi che nei suoi aspetti positivi.
La Luna Nera contiene anche gli incontri del destino, che sono come porte che si aprono da sole e che corrispondono alle nostre profonde aspirazioni. Può quindi portare delle sorprese gradevoli in momenti neri. Essa programma quello che dobbiamo fare a livello inconscio e ci offre delle possibilità per concretizzare il nostro destino.
Quando saremo vicini alla soluzione dei nostri problemi contenuti nella Luna Nera, potremo muoverci consapevolmente: il contenuto dell'inconscio sarà salito quasi completamente in superficie, e questa presa di coscienza potrà consentire un controllo della mente per vivere con lucidità.
Nei segni fissi, saremo costretti a subire dei cambiamenti, senza poterli controllare, ma dovremo adattarci a essi. Nei segni cardinali, ci verrà richiesto di prenderee delle iniziative, ma sarà la vita stessa o gli altri a decidere della loro riuscita. In segni mutevoli, i moti della vita interiore o esteriore sono così intensi che accentuano l'angoscia dell'essere.
In segni di Fuoco, lo slancio dinamico personale verrà bloccato. In segni di Terra, non sarà possibile sistemarsi nel tipo di vita desiderato. Nei segni d'Aria, il pensiero deve evolvere e i contatti rinnovarsi. Nei segni d'Acqua, le percezioni intuitive sono così forti da trasformarsi in chiaroveggenza.
I problemi posti dalla Luna Nera potranno essere risolti grazie a delle persone d'età corrispondente al segno nel quale essa si trova, oppure all'età indicata dal Maestro del segno. Ricordiamo che Mercurio corrisponde all'adolescenza, Venere va fino a trent'anni, Marte da trenta a quarant'anni, il Sole da quaranta a cinquant'anni, Giove da cinquanta a sessant'anni e Saturno oltre. Un pianeta congiunto alla Luna Nera darà lo stesso significato. Sono delle persone di età corrispondente al segno in cui si trova la Luna Nera che ci faranno evolvere. Può anche darsi che i problemi inizino, invece, all'età legata al segno.
Questo libro non ha la pretesa di dare la risposta a tutti i casi possibili. E solo il frutto di lunghi anni di ricerche, di domande, di ascolto dei problemi altrui. La Luna Nera è molto difficile da studiare. Se chiedete a un principiante in astrologia come vive la sua Luna Nera, egli sarà incapace di spiegarvelo. Se, invece, riuscirete a capire il suo problema e glielo spiegherete, ve lo confermerà. Questo rende l'osservazione difficile; non dimentichiamo che entriamo in contatto con gli strati più profondi dell'inconscio. Si soffre, ma non per questo si è in grado di spiegarne il motivo.
Successivamente, studieremo il significato della Luna Nera in ogni segno, poi in ogni casa, prima di trattare gli aspetti della Luna Nera con i pianeti del tema. Infine, affronteremo il significato della Luna Nera in transito nei segni.
Può darsi che certe interpretazioni di un aspetto siano valide per più aspetti. Per esempio: certe caratteristiche della congiunzione Sole/Luna Nera possono essere utilizzate anche per la loro opposizione o quadrato. Ogni astrologo valuterà il caso particolare in esame


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Yggdrasill
28-09-05, 02:34
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Silvia
28-09-05, 21:19
In Origine Postato da Yggdrasill
Inoltre, poiché la Luna Nera tocca le più "oscure" profondità dell'essere la sua influenza caratterizza inequivocabilmente la sfera sessuale.
Sì, anche se non va letta solo in questo senso, Lilith è inequivocabilmente legata alla sessualità. Nel tema natale della donna, la Luna Nera rappresenta l'altra parte di sé, la femminilità inconscia, rimossa, segreta o temuta, che si contrappone all'immagine della femminilità ideale, materna... "buona", indicata dalla Luna. E' quindi il simbolo dell’ombra, della parte oscura di sé, celata ma attiva nell’inconscio.

Con la Luna Nera, si entra nella sfera profonda della psiche: ci si confronta con i tabù, le ribellioni, le rimozioni e le nevrosi. E, poiché Lilith viene localizzata nel punto in cui la Luna si trova alla massima distanza dalla Terra, e potenzialmente prossima a sfuggire alla forza di gravità, rappresenta un'enorme spinta alla liberazione.


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Yggdrasill
29-09-05, 13:20
Ribellione, permissività, intensità; illusione, inganno e perdita dell’innocenza; sono solo alcune parole chiave per riconoscere la natura di Lilith.
Può essere molto difficile, in mezzo a tanti archetipi apparsi in questo XX secolo, decantare quello puro di Lilith. Ma uno degli aspetti più caratteristici é quello della difesa della femminilità, che si riflette nella storia mitologica della ribellione di Lilith al suo primo compagno Adamo e a Dio stesso. Questo é un modo di raccontare la contestazione della donna contro gli abusi del patriarcato.
Lilith, secondo uno dei suoi miti, come prima moglie di Adamo non accettò di sottomettersi passivamente alle esigenze del suo uomo, e reclamò presso Dio l’uguaglianza dei diritti. Ma Dio non diede ascolto alle proteste di Lilith che, sentendosi offesa e umiliata, abbandonò il giardino dell’Eden per difendere la propria libertà. Fuggendo dal Paradiso fa capire che preferisce restare sola, piuttosto che vivere sottomessa, pur dovendo scegliere il posto più isolato della terra, unendosi al diavolo e rinunciando a vivere nella luce.

Cosi comincia a manifestarsi la polarità tra bene e male, tra due forze primordiali, quella positiva e quella negativa, Yang e Yin, maschile e femminile. Ma ai nostri tempi, appena riappare Lilith, il lato femminile riacquista la sua forza. La lotta per i diritti della donna, non a caso, fa i primi passi nel XIX secolo, ed ha preso forza in pieno secolo XX. Un grande sforzo che ha raggiunto molti obiettivi ed ha aiutato ad equilibrare le relazioni tra uomo e donna, ma che sfortunatamente non ha saputo evitare la trappola del malinteso. Le esigenze di uguaglianza hanno portato la donna a vivere la stessa dinamica di vita dell’uomo, facendo scomparire un’importante funzione che la donna disimpegnava. E così siamo stati indotti nell’errore di vivere la negazione della femminilità più che il riconoscimento della sua essenza fondamentale. Alla fine, ci rendiamo conto che dobbiamo rettificare, e far risorgere un vecchio concetto della femminilità che le attribuisca il giusto valore, piu consono ai tempi attuali, ma pur sempre difendendo la sua funzione essenziale.
Questa é solo una delle esperienze che abbiamo vissuto di questi tempi, da quando é cominciato a risorgere il mito di Lilith. E dobbiamo riflettere sull’essenza di questa esperienza che Lilith ci ha invitato a vivere. In qualsiasi settore di vita ci si presenti, troveremo uno stesso modo di esprimerci. La tentazione di vivere un’esperienza nuova, la ribellione e la lotta che dobbiamo intraprendere per rompere quegli schemi prefissati che ci costringono e ci limitano, la conseguente conquista della libertà ed il raggiungimento dell’obiettivo, seppure attraverso la negazione di quello che vogliamo raggiungere; ed infine, cercare di rettificare integrando l’ombra con la coscienza per poi trascendere il tutto. Qualsiasi tema vogliamo sperimentare sotto le ali di Lilith, lo vivremo in questo modo.

Lasciarci sedurre dalle tentazioni di Lilith, ovviamente, spinge molte volte ad esperienze drammatiche. Perché ci obbliga a vivere la negazione di ciò che vogliamo raggiungere e ci fa conoscere l’ombra che é in noi. E per questo motivo la associamo al male. Ed abbiamo una resistenza innata ad accettare il male con tutte le sue connotazioni di sofferenza, perdita, senso di solitudine ed isolamento. Ma non possiamo disconoscere la parte oscura della vita, limitarci a conoscere una faccia della moneta e pretendere di ignorarne l’altra. La trascendenza si raggiunge nell’integrazione degli opposti e questo include qualsiasi coppia di opposti, anche quella del bene e del male.
Alla fine, ci rendiamo conto che in realtà Lilith ci spinge alla trascendenza. La sua funzione é quella di farci uscire da uno stato di immacolata innocenza per riportarci ad uno stato di piena coscienza. I mezzi per raggiungere questo scopo possono essere di qualsiasi tipo. L’importante é poter rompere i tabú che impediscono questo processo. Aprendoci gradualmente alla conoscenza, senza porci limiti, passiamo attraverso la schiavitú dell’illusorio per poi rompere il velo e raggiungere la Realtá.


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Dante Gabriel Rossetti - Lady Lilith - 1868

Yggdrasill
24-10-05, 00:21
Altre Lilith Le Vestali dell’Arte – Terzo Millennio

http://www.exibart.it/profilo/eventiV2.asp/idelemento/23248

Silvia
29-02-08, 11:23
http://www.silviadue.net/arte/magritte_domaine_arnheim1943.jpg
Le domaine d’Arnheim - 1943


http://www.silviadue.net/arte/magritte_paese_dei_miracoli1964.jpg
Le pays des miracles - 1966


http://www.silviadue.net/arte/magritte_heureux_donateur1966.gif
L'Heureux Donateur - 1966


http://www.silviadue.net/arte/magritte_16september1956.jpg
Le Seize Septembre -1956


http://www.silviadue.net/arte/magritte_freccia_zenone1964.jpg
La flèche de Zénon - 1964



http://www.silviadue.net/arte/magritte_argonne1964.jpg
La Bataille de l'Argonne 1964


http://www.silviadue.net/arte/magritte_la_page_blanche1967.jpg
La Page blanche - 1967


http://www.silviadue.net/arte/magritte_misteri_orizzonte1955.jpg
Le Chef-d’Œuvre ou Les Mystères de l'horizon - 1955