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Visualizza Versione Completa : Israel Shahak Storia ebraica e giudaismo



Harm Wulf
19-03-02, 10:04
"Storia ebraica e giudaismo."
Il peso di tre millenni

Israel Shahak
L. 30.000

"Il più recente - se non l'ultimo - dei grandi profeti"
Gore Vidal.

Israel Shahak

Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni

"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e dintorni". Con queste parole Israel Shahak, un ebreo israeliano nato in Polonia, deportato a Belsen e residente in Israele da oltre quarant'anni, intraprende uno studio avvincente e insieme provocatorio per dimostrare fino a che punto lo Stato laico di Israele è stato dotato dall'ortodossia religiosa di una natura odiosa e potenzialmente funesta. Mentre il fondamentalismo musulmano è disprezzato in Occidente, quello ebraico passa largamente inosservato: il giudaismo classico viene adoperato per giustificare la politica israeliana che è razzista, totalitaria e xenofoba proprio come l'antisemitismo della peggior specie. Da nessuna parte si può vedere questa attitudine più chiaramente che nei comportamenti degli ebrei verso i popoli "gentili" di Israele e del Medio Oriente. Shahak basa il suo studio sul Talmud e sulle leggi rabbiniche e sostiene che bisogna capire le radici dello sciovinismo e del fanatismo religioso ebraico prima che sia troppo tardi. Israel Shahak giunse in Palestina nel 1945. Professore di chimica organica in pensione, ha combattuto tutta la vita per i diritti umani scrivendo in ebraico e in inglese sui vari aspetti del giudaismo.



Per ordinare i libri, scrivere a:
Centro Librario Sodalitium
Loc. Carbignano 36
10020 VERRUA SAVOIA (TO)

oppure telefonare al numero: (+39) 0161-83.93.35, fax: (+39) 0161-83.93.34.
Posta elettronica: sodalitium@plion.it

DEBORAH
19-03-02, 10:45
Originally posted by Harm Wulf
"Storia ebraica e giudaismo."
Il peso di tre millenni

Israel Shahak
L. 30.000

"Il più recente - se non l'ultimo - dei grandi profeti"
Gore Vidal.

Israel Shahak

Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni

"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e dintorni". Con queste parole Israel Shahak, un ebreo israeliano nato in Polonia, deportato a Belsen e residente in Israele da oltre quarant'anni, intraprende uno studio avvincente e insieme provocatorio per dimostrare fino a che punto lo Stato laico di Israele è stato dotato dall'ortodossia religiosa di una natura odiosa e potenzialmente funesta. Mentre il fondamentalismo musulmano è disprezzato in Occidente, quello ebraico passa largamente inosservato: il giudaismo classico viene adoperato per giustificare la politica israeliana che è razzista, totalitaria e xenofoba proprio come l'antisemitismo della peggior specie. Da nessuna parte si può vedere questa attitudine più chiaramente che nei comportamenti degli ebrei verso i popoli "gentili" di Israele e del Medio Oriente. Shahak basa il suo studio sul Talmud e sulle leggi rabbiniche e sostiene che bisogna capire le radici dello sciovinismo e del fanatismo religioso ebraico prima che sia troppo tardi. Israel Shahak giunse in Palestina nel 1945. Professore di chimica organica in pensione, ha combattuto tutta la vita per i diritti umani scrivendo in ebraico e in inglese sui vari aspetti del giudaismo.



Per ordinare i libri, scrivere a:
Centro Librario Sodalitium
Loc. Carbignano 36
10020 VERRUA SAVOIA (TO)

oppure telefonare al numero: (+39) 0161-83.93.35, fax: (+39) 0161-83.93.34.
Posta elettronica: sodalitium@plion.it




Mi sono sempre chiesta perche' a certa gente piacciono i libri scritti da ebrei antisemiti e oggi ho la risposta: perche' giustificano l'antisemitismo che ognuno sente dentro di se'.
Dire"lo ha detto anche lui che e' ebreo" fa sentir bene nel momento in cui si calunnia Israele e si insultano gli ebrei.
L'Italia non era fascista durante il fascismo. L'italia e' fascista adesso.
Di' al tuo Shahak (che in Israele non e' nessuno) che gli ortodossi ebrei non fanno saltare aerei, non gettano sassi, non buttano bombe, non danno fastidio a nessuno e hanno meno peso politico di quanto ne abbiano i preti in Italia.
Ci sono autori di gran nome che amano Israele. Non interessano?

Harm Wulf
19-03-02, 11:07
Mi è impossibile comunicare con "l'ebreo antisemita" Israel Shahak perchè è da qualche tempo deceduto...Per colmare le lacune ti allego un articolo che ne ricorda l'opera. Tanto non era nessuno....

ISRAEL SHAHAK
LA SCOMPARSA DI UN GRANDE INTELLETTUALE EBREO ANTISIONISTA


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ottobre 2001, di Norton Mezvinsky (*), da Against The Current del settembre 2001



La tragedia nella morte di Israel Shahak consiste nel fatto che questa è giunta troppo presto, nel momento di maggiore capacità produttiva di questo raro intellettuale ed umanista. Edward Said lo ha descritto come "un uomo coraggioso che dovrebbe essere onorato per i servizi che ha reso all'umanità".

Dall'Ortodossia all'Attivismo

Israel Shahak nacque a Varsavia il 28 Aprile 1933, da genitori ebrei polacchi istruiti e benestanti. Durante l'occupazione nazista, la sua famiglia venne trasferita nel ghetto di Varsavia. Il fratello maggiore riuscì a fuggire in Inghilterra dove si arruolò nella Royal Air Force e successivamente morì in guerra. Alla scomparsa del padre, Israel venne nascosto dalla madre presso una famiglia cattolica, ma nel 1943 i nazisti catturarono entrambi e li deportarono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Scampati alla shoah, nel 1945 emigrarono in Palestina all'epoca sotto mandato britannico.

Nel nuovo paese Israel ricevette un'educazione secolare e religiosa ortodossa. Dopo il diploma prestò servizio di leva presso una unità di elite dell'esercito israeliano e una volta adulto rimase tra i riservisti. Successivamente frequentò la Hebrow University di Gerusalemme ed ottenne il dottorato in chimica nel 1961. Dopo aver lavorato per due anni presso l'università di Stanford in California tornò alla Hebrow University come istruttore, successivamente divenne professore.

A più riprese gli studenti lo votarono come professore più stimato dell'ateneo e come chimico diede un significativo contributo alla ricerca sul cancro. Nel 1990 a causa del diabete fu costretto a dedicarsi ad altro.

Per tutta la sua vita Israel Shahak rimase un fiero ebreo israeliano ed acquisì una profonda comprensione ed apprezzamento per gli aspetti positivi della storia ebraica. Dal momento in cui giunse in Palestina nel 1945 sentì a casa e mai pensò di vivere altrove, Gerusalemme è stata la città che più ha amato.

Quando era un giovane studente reagì fortemente contro ciò che individuava di negativo (compreso il razzismo) nell'ebraismo classico. Nella metà degli anni sessanta soffrì per la natura reazionaria del sionismo e per l'oppressivo carattere sionista dello stato di Israele. Nel 1965 Israel iniziò la sua attività politica contro l'ebraismo classico ed il sionismo, dopo la guerra del 1967 divenne ancora più esplicito ed attivo, ben presto raggiunse un ampio riconoscimento in Israele, nei paesi e nelle comunità arabe, e in buona parte del resto del mondo fino alla sua morte il 2 luglio 2001. Invocava vigorosamente i diritti umani per tutte le persone e costantemente predicò ed agì contro gli individui e le istituzioni, il più delle volte all'interno della sua società, che opprimevano altri. Per più di trenta anni focalizzò la propria attenzione verso la negazione dei diritti umani in Israele e sull'oppressione dei palestinesi.

Dopo la guerra del 1967 Shahak divenne un attivo ed eminente membro della Lega Israeliana per i Diritti Umani e Civili, nel 1970 ne venne eletto responsabile. La lega, i cui membri erano cittadini ebrei e palestinesi dello stato di Israele, promosse campagne e proteste contro la politica e le azioni del governo israeliano tese a privare i palestinesi dei loro diritti umani, inoltre si occupava di fornire legali ed altro aiuto ai cittadini palestinesi oppressi, raccoglieva e diffondeva informazioni relativamente alla condizione di vita dei palestinesi nei territori occupati dal 1967. Sotto la leadership di Shahak la Lega espanse le proprie attività e divenne più efficace.

Campagne internazionali

All'inizio degli anni settanta Israel Shahak comprese che all'estero non erano sufficientemente note sia la negazione dei diritti umani sia l'oppressione dei palestinesi nello stato di Israele, in tal senso si impegnò a diffondere quante più informazioni possibili, specialmente negli USA. Sperava che ciò potesse condurre molti americani ad opporsi a ciò che il governo israeliano stava facendo e che la pressione da essi esercitata potesse spingere il governo USA a influenzare il governo israeliano nel temperare, se non far cessare, alcune delle sue forme di oppressione.

Anche se tutto questo era un desiderio che non avrebbe prodotto la maggior parte dei risultati sperati Shahak riteneva che il fornire informazioni poteva comunque avere un valore. Io concordavo con la sua analisi e decidemmo di operare insieme. La nostra campagna di informazione negli USA iniziò in maniera attiva nel 1972 quando organizzai una serie di conferenze di Shahak. Tour seguenti pianificati da me e da altri si svolsero durante gli anni settanta, ottanta e primi anni novanta. Durante questi tour Shahak tenne lezioni in università, college, chiese, istituzioni, organizzazioni ed altre istituzioni, inoltre parlò privatamente con molte persone inclusi alcuni membri del congresso e funzionari del dipartimento di stato.

Israel Shahak denunciò chiaramente la negazione dei diritti dei palestinesi di Israele e dei territori occupati. Denunciò inoltre le limitazioni di libertà, pensiero, espressione, le ordinanze sulla terra, le restrizioni di vita, le retribuzioni ineguali, le restrizioni lavorative, la confisca della terra, la distruzione di case, l'incarcerazione gli arresti domiciliari sotto provvedimenti di emergenza, tortura dei prigionieri, punizioni collettive, omicidi, discriminazioni nell'educazione, limitazione dell'attività politica privazione della cittadinanza e molte altre misure. Lui forniva documentazione precisa per ognuno di questi punti spesso distribuiva la traduzione inglese dei suoi articoli, in cui criticava queste misure.

Perentoria critica del sionismo

Shahak sosteneva che l'oppressione del popolo palestinese derivasse dal carattere sionista dello stato di Israele. Comprese, in quanto sopravvissuto alla shoah, che coloro che sono stati oppressi possono divenire a loro volta oppressori.

Il suo saggio "Sionismo come movimento recidivo", contenuto nel libro "Anti Zionism: analitical reflections" (Amana, 1989), è una brillante esposizione della sua teoria secondo cui il sionismo ebbe origine come reazione al progressivo cambiamento e venne a dettare la maggior parte delle scelte relativamente alla politica estera ed interna di Israele. Il sionismo unito al militarismo di stato crea le condizioni per aspirazioni territoriali e per una politica interna discriminatoria verso la minoranza non ebrea di Israele.

Shahak sosteneva che il sionismo non è motivato da valori ebraici positivi ma che piuttosto è il desiderio creare un ghetto ebraico pesantemente armato. Sionismo come reazione ma simultaneamente immagine riflessa dell'antisemitismo sciovinista.

Per Shahak l'ideologia sionista potenziata dalla sovranità di Israele costituiva la causa delle negazione dei diritti umani e nazionali dei palestinesi e delle iniquità nello status di cittadini palestinesi dello stato ebraico. In ciò Shahak differisce da alcuni ebrei israeliani di sinistra che criticano specifiche misure oppressive nei confronti dei palestinesi ma che si rifiutano di criticare il sionismo definendosi essi stessi sionisti. Shahak definì questa sinistra sionista ipocrita. Sebbene non sia mai stato né socialista né comunista (fu critico rispetto a queste ideologie) lavorò in stretto contatto sulle questioni dei diritti umani con alcuni marxisti israeliani inclusi membri del Rakah (Partito Comunista Israeliano) ed alcune di queste persone con cui fu spesso impegnato in dibattici politici erano ancora suoi stretti amici.

Traduzioni

Subito dopo il ciclo di conferenze tenute negli USA, Shahak ed io ritenemmo che fosse utile promuovere la regolare distribuzione negli USA di traduzioni in lingua inglese degli articoli critici prodotti dalla Hebrow Press (nelle loro conclusioni vicine al pensiero di Shahak).

Riuscimmo a convincere alcune persone a lanciarsi in questa avventura. Ad esempio il National Council of Churches supportò la pubblicazione di Swasia, ed anche io fui coeditore e distributore di alcune di queste pubblicazioni. In aggiunta a tutto ciò, Shahak scrisse articoli, molti dei quali tradotti da riviste e giornali inglesi ed americani, in cui presentava alcune sue analisi, spesso tratte da articoli di Hebrow Press.

Shahak non amava i leader, secolari e religiosi, di organizzazioni ebree con base negli USA, li criticava severamente per la loro attitudine a seguire ciecamente la politica ufficiale del governo israeliano circa i palestinesi e gli arabi in generale. Spesso credette che la società ebrea di Israele fosse più aperta rispetto a quella degli ebrei americani rispetto ad un serio dibattito circa gli arabi ed Israele.

Shahak additò i leader ebrei americani per la loro mancanza di apertura accusandoli di esercitare pressioni per soffocare il dissenso. Sosteneva che costoro fingono di sapere molto più di quel che effettivamente sanno della società israeliana e di utilizzare l'olocausto per raccogliere denaro e sostegno politico.

Scritti circa la religione ebraica

Negli anni settanta ed ottanta Shahak venne criticato a più riprese dai suoi antagonisti e ricevette anche delle minacce di morte. Non scoraggiato continuò ad indirizzare al suo pubblico discorsi e scritti. Negli anni novanta il suo pubblico divenne più ricettivo. Il suo rifiuto di definire accordi di Oslo come accordi di pace, la critica all'attuale leadership politica palestinese, la critica del giudaismo classico e del fondamentalismo ebraico in Israele gli procurarono dure critiche.

I tre libri di Israel Shahak furono pubblicati tra il 1994 ed il 1999. Con Jewish History, Jewish Religion: the Weight of Three Thousand Years (Pluto, 1994) realizzò, grazie una ricerca e un analisi che ripercorreva almeno quattro decenni, un pungente attacco al giudaismo classico ed al suo più recente sviluppo il giudaismo ortodosso.

Commentando questo libro Noam Chomsky scrisse: "Shahak è uno studioso prominente con una conoscenza profonda e di vedute notevoli. Il suo lavoro è ben informato e penetrante, un contributo di grande valore".

Il libro "Jewish fondamentalism in Israel" di cui sono stato coautore è uno studio ancora più profondo di un importante aspetto del giudaismo classico e ortodosso. Questo libro rimarca l'importanza della crescita dell'influenza e del potere del fondamentalismo ebraico in Israele. Traccia la storia e lo sviluppo del fondamentalismo ed esamina le sue diverse correnti. Il libro colloca l'assassinio del primo ministro Rabin all'interno del contesto di una tradizione di punizioni e omicidi di ebrei considerati essere eretici od informatori. La natura antidemocratica del fondamentalismo ebraico è evidente nella nostra analisi entrambi i libri sopracitati sottolineano le connessioni tra alcuni degli aspetti negativi del sionismo e i filoni del giudaismo ortodosso classico.

In Open Secrets: Israeli Nuclear and Foreign Policies (Pluto, 1997), Shahak presentò un'analisi della politica estera israeliana sulla base di una serie di articoli che scrisse tra il 1992 ed il 1995 (tratte per lo più dalla Hebrew press). Argomentò che Israele stava conducendo una politica segreta di espansionismo su molti fronti con l'obiettivo di ottenere il controllo non solo della Palestina ma dell'intero Medio Oriente. Una traiettoria che lui considerava essere un profondo pericolo sia per gli ebrei che per i non ebrei.

In questo contesto è appropriato ciò che Gore Vidal scrisse nella sua introduzione a Jewish History, Jewish Religion descrivendo Israel Shahak come "l'ultimo, ma non l'ultimo dei grandi profeti".



(*) Norton Mezvinsky insegna Storia presso la Central Connecticut State University ed è, con Israel Shahak, di Jewish Fundamentalism in Israel (fondamentalismo ebraico in Israele).

jesi1194 (POL)
19-03-02, 14:13
Originally posted by Harm Wulf
"Storia ebraica e giudaismo."
Il peso di tre millenni

Israel Shahak
L. 30.000

"Il più recente - se non l'ultimo - dei grandi profeti"
Gore Vidal.

Israel Shahak

Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni



Gli scritti di Shahak (anche quelli di Sack) furono già citati qualche mese fa sul sito di "La Repubblica". La polemica che ne seguì portò all'enunciazione del "metodo critico Deborah" (Fait, ovviamente), così come segue.
- Se i detrattori sono gli "altri" (leggi goyim), dicono il Falso in quanto "altri ignoranti". Per i "propri": è l'elogio all'appartenenza che determina il Vero! Tutti gli altri sono il Falso che trova giustificazione nell'odio verso la propria identità. Sempre e comunque. Problema liquidato! -

Saluti.

gribisi
19-03-02, 14:21
A questo Shahak gli daremo il tapiro d' oro al merito della Judenpolizei.

Goku
19-03-02, 14:56
Originally posted by DEBORAH

Di' al tuo Shahak (che in Israele non e' nessuno) che gli ortodossi ebrei non fanno saltare aerei, non gettano sassi, non buttano bombe, non danno fastidio a nessuno e hanno meno peso politico di quanto ne abbiano i preti in Italia.
Ci sono autori di gran nome che amano Israele. Non interessano?
__________________________________________

Gentile signora Fait,tutto ciò evidentemente non interessa affatto gli ipocriti ed unilaterali detrattori dello Stato democratico d'Israele,consci della meschina infondatezza della loro posizione,al punto da ricercare disperatamente il sostegno propagandistico di quegli ebrei affetti dalla ben nota sindrome dell'odio da sè.

Piuttosto,c'è da chiedersi come mai neppure una sola voce critica verso Arafat si sia mai levata dal mondo palestinese.

Ecco l'ovvia risposta:

file:///C:/Documenti/israelinvade.jpg

Tale è infatti il trattamento inflessibilmente riservato ad ogni palestinese sospettato - spesso senza prova alcuna - di "tradimento".

Cordiali saluti

jesi1194 (POL)
19-03-02, 16:06
Originally posted by Goku

__________________________________________

Gentile signora Fait,tutto ciò evidentemente non interessa affatto gli ipocriti ed unilaterali detrattori dello Stato democratico d'Israele,consci della meschina infondatezza della loro posizione,al punto da ricercare disperatamente il sostegno propagandistico di quegli ebrei affetti dalla ben nota sindrome dell'odio da sè.

Qui mi puzza di sayan nel senso non-manga del termine! Che ne pensi Klassen?

DEBORAH
20-03-02, 07:06
Originally posted by Goku

__________________________________________

Gentile signora Fait,tutto ciò evidentemente non interessa affatto gli ipocriti ed unilaterali detrattori dello Stato democratico d'Israele,consci della meschina infondatezza della loro posizione,al punto da ricercare disperatamente il sostegno propagandistico di quegli ebrei affetti dalla ben nota sindrome dell'odio da sè.

Piuttosto,c'è da chiedersi come mai neppure una sola voce critica verso Arafat si sia mai levata dal mondo palestinese.

Ecco l'ovvia risposta:

file:///C:/Documenti/israelinvade.jpg

Tale è infatti il trattamento inflessibilmente riservato ad ogni palestinese sospettato - spesso senza prova alcuna - di "tradimento".

Cordiali saluti



Le voci critche palestinesi, se ci sono, non si levano perche' Arafat li ammazza subito. Questo e' risaputo.
E' anche risaputo che in Israele ciunque puo' dire cio' che vuole in liberta'. Il mio dispiacere e' che gli ebrei che odiano se stessi usano vigliaccamente la democrazia israeliana per calunniare il paese in cui vivono.

Jan Hus
20-03-02, 20:50
Originally posted by DEBORAH
Il mio dispiacere e' che gli ebrei che odiano se stessi usano vigliaccamente la democrazia israeliana per calunniare il paese in cui vivono.

E' ancora più grottesco, poi, quando queste voi si alzano da persone che sono nate in altri paesi e si sono stabilite in Israele.

Questo si chiama "sputare nel piatto in cui ci mangia".


PS Mi piacerebbe molto che tu mi dessi un tuo parere nella discussione sulle voci dissonanti nella comunità ebraica italiana.

iuessei
20-03-02, 21:06
Io penso che l'esistenza di personaggi come Shahk (ma si scrive cosi?:) ) sia la cosa che differenzia israele dai paesi che lo circondano, in fondo la presenza di opinioni diverse è segno di democrazia

DEBORAH
20-03-02, 21:10
Originally posted by Jan Hus


E' ancora più grottesco, poi, quando queste voi si alzano da persone che sono nate in altri paesi e si sono stabilite in Israele.

Questo si chiama "sputare nel piatto in cui ci mangia".


PS Mi piacerebbe molto che tu mi dessi un tuo parere nella discussione sulle voci dissonanti nella comunità ebraica italiana.



Quello che scrive Meghnagi e' la dimostrazione che gli ebrei italiani sono, come ho sempre pensato, dei gran vigliacconi. Non tutti ovviamente, ci sono anche quelli che amano Israele, che difendono Israele. La pubblicazione del suo comunicato su Liberazione e' l'esempio che molti ebrei sono prima di tutto uomini e donne di partito e solo dopo, molto dopo sono anche ebrei.
Hanno paura, forse li posso capire, sono circondati: da destra odio, da sinistra odio, dai cattolici odio. Li posso capire ma non li giustifico.
Inoltre Meghnagi dice una cosa sbagliatissima. La guerra che colpisce israele da 55 anni non e' una guerra di territorio ma di religione. E' una guerra razziale. Fosse stata una guerra di territorio sarebbe gia' risolta . Israele dava i beni immobili e in cambio riceveva della carte che parlavano di pace. facile. Cosi' non e'. Israele dovrebbe sparire per avere la pace, la pace del cimitero. Questo non lo capiscono i miei poveri codardi ebrei romani.
Per fortuna ce ne sono altri che invece lo capiscono benissimo.
E' vero, in Italia ci sono pochi ebrei ma quei pochi che ci sono fanno a Israele tanto di quel danno.
Peccato!

DEBORAH
20-03-02, 21:27
Originally posted by iuessei
Io penso che l'esistenza di personaggi come Shahk (ma si scrive cosi?:) ) sia la cosa che differenzia israele dai paesi che lo circondano, in fondo la presenza di opinioni diverse è segno di democrazia


questo e' verissimo ...se Israele non fosse un paese sempre nel mirino , sempre sul vetrino del microscopio. Ogni cosa che qui succede, ogni cosa che uno dice viene vagliata e sezionata.
Quanti italiani scrivono contro l'Italia , americani contro l'America ma tutto si ferma la' : opinioni personali. Con Israele non e' cosi'. Appena un israeliano scrive contro il suo paese ecco che tutti i giornali lo pubblicano e israele va messo sulla graticola.
E' solo questo il problema: israele non e' mai trattato come gli altri paesi, e' l'ebreo fra le nazioni, colpevole di tutto e del contrario di tutto al punto che se un ebreo israeliano o un ebreo qualsiasi scrivono contro questo paese diventano immediatamente portatori di verita' assolute non di opinioni personali magari dovute a delusioni.

Patrizio (POL)
20-03-02, 23:07
Originally posted by DEBORAH





Di' al tuo Shahak (che in Israele non e' nessuno) che gli ortodossi ebrei non fanno saltare aerei, non gettano sassi, non buttano bombe, non danno fastidio a nessuno e hanno meno peso politico di quanto ne abbiano i preti in Italia.


Ma sei proprio sicura che siamo così fessi da crederci?
Guarda che hai sbagliato uditorio!
Sai quanti episodi ti si possono citare per sbugiardare ognuno dei casi citati nella frase di cui sopra?

...

DEBORAH
21-03-02, 07:18
Originally posted by Patrizio


Ma sei proprio sicura che siamo così fessi da crederci?
Guarda che hai sbagliato uditorio!
Sai quanti episodi ti si possono citare per sbugiardare ognuno dei casi citati nella frase di cui sopra?

...


CITALI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!ASPETTO POI CITO ANCH'IO.