Der Wehrwolf
19-03-02, 20:10
Bossi: l’informazione di sinistra vuole dimostrare
che ci servono gli immigrati
di Roberto Pich
Il modo nel quale la vicenda di Cogne è stata trattata dai mezzi di informazione dimostra «l’intenzione dell’ideologia di sinistra di distruggere la famiglia». Umberto Bossi non ha dubbi: in merito al risalto dato da giornali e televisioni all’omicidio del piccolo Samuele osserva: «Indipendentemente da come sia andata, si avverte l’intenzione dell’ideologia di sinistra di distruggere la famiglia: tutto quanto riguarda la famiglia, infatti, viene attaccato frontalmente nel tentativo tutto di sinistra di dimostrare che la famiglia è una cosa sbagliata».
«Sono tanti anni che lo si sta facendo - ha aggiunto il ministro delle Riforme - La famiglia non va bene perché la famiglia fa i figli e se fa i figli non c’è bisogno degli immigrati. Oggi, però, gli esponenti del pensiero di sinistra avvertono che sta tornando la famiglia, che il loro gioco rischia di finire. Quindi, quando capita qualcosa di strano, un omicidio, una cosa grave, la potenziano e la sparano su tutti i giornali. Purtroppo se non eri di sinistra era difficile fare il giornalista». Dello stesso avviso anche Alessandro Cè, capogruppo della Lega alla Camera.
Onorevole Cè, che impressione le fa tutta questa esasperazione mediatica intorno al delitto di Cogne?
«Da un lato, vedo un malvezzo tipico della nostra informazione, che non può fare a meno di rovistare negli aspetti più morbosi della psiche umana. Oggi purtroppo quello che conta è lo share, anche se forse è venuto il momento di fare un passo indietro e di mettere dei limiti etici alla comunicazione».
L’altro aspetto del frastuono mediatico che la colpisce qual è?
«Il fatto che almeno la metà dei telegiornali insistano su vicende tragiche come quella di Cogne, questa insistenza sugli aspetti morbosi e criminali che possono nascere all’interno delle famiglie, mi fa pensare che si voglia a tutti i costi far passare un messaggio negativo di questo tipo, ossia che la famiglia tradizionale è in crisi e attraversa una fase di decadenza. La qual cosa è purtroppo in parte vera, ma credo che bisognerebbe a volte anche dar rilievo agli aspetti positivi delle migliaia di famiglie nel nostro Paese».
Un intento mirato, dunque, da parte di chi sta tentando di imporre una certa visione del mondo?
«Sì, sembra quasi che vi sia dietro una valenza ideologica: come a dire, ecco, nelle famiglie tradizionali si annida il male, il crimine, la devianza. Ripeto, è giusta l’informazione, ma questa eccessiva insistenza mi sembra alquanto sospetta. Senza considerare che c’è un’altra questione ancora: il pericolo di emulazione».
Ma la politica sta facendo qualcosa per dare una mano alle famiglie tradizionali?
«Finalmente sì, anche se i mass media danno poco o nessun risalto a quello che si è fatto e che si sta cercando di fare per aiutare la sopravvivenza del nucleo forte della nostra società».
Ad esempio?
«Ad esempio in Finanziaria abbiamo ottenuto una grossa vittoria come Lega: uno stanziamento di 600 miliardi per gli asili nidi, che rappresenta un segnale importante, un cambiamento di rotta della politica sociale dopo anni di disinteresse, se non di ostilità, nei confronti della famiglia. Ma la notizia è passata in secondo piano nel circo mediatico italiano».
Il governo si sta dunque muovendo in una direzione ben precisa su questi temi...
«L’azione del governo è indirizzata a dare un trattamento fiscale migliore alla famiglia tradizionale, rivalutandone la centralità e l’importanza nella nostra società. Purtroppo l’eccessiva enfasi posta sulle vicende tragiche come quella di Cogne o, prima ancora, di Acqui Terme, lancia un messaggio che va in direzione completamente opposta: sembrerebbe appunto che il modello della famiglia sviluppi patologie e psicosi, quando invece così poco si è fatto sul fronte culturale».
Aiuti fiscali e rivalutazione del ruolo della famiglia al centro dunque dell’azione di governo. Tutti d’accordo con la Lega Nord?
«Purtroppo su questo tema i vecchi democristiani, sia quelli del centrosinistra, sia quelli della coalizione di maggioranza, in questi anni hanno fatto ben poco. Ad esempio, durante la battaglia sulla procreazione nella scorsa legislatura, ci furono resistenze forti da parte degli ex democristiani e fu solo la Lega Nord che tenne ben alta la bandiera e rimise in campo quei valori di riferimento morale senza i quali la famiglia cessa di esistere. Stesso discorso sulla carta europea dei diritti proclamata a Nizza: solo il Carroccio ne denunciò le gravi carenze, a cominciare dal fatto che non veniva data una definizione precisa della famiglia, come se la coppia omosessuale possa esser messa sullo stesso piano della famiglia naturale. Ma gli ex Dc, sia a destra che a sinistra, si mostrarono acriticamente entusiasti di quella carta».
che ci servono gli immigrati
di Roberto Pich
Il modo nel quale la vicenda di Cogne è stata trattata dai mezzi di informazione dimostra «l’intenzione dell’ideologia di sinistra di distruggere la famiglia». Umberto Bossi non ha dubbi: in merito al risalto dato da giornali e televisioni all’omicidio del piccolo Samuele osserva: «Indipendentemente da come sia andata, si avverte l’intenzione dell’ideologia di sinistra di distruggere la famiglia: tutto quanto riguarda la famiglia, infatti, viene attaccato frontalmente nel tentativo tutto di sinistra di dimostrare che la famiglia è una cosa sbagliata».
«Sono tanti anni che lo si sta facendo - ha aggiunto il ministro delle Riforme - La famiglia non va bene perché la famiglia fa i figli e se fa i figli non c’è bisogno degli immigrati. Oggi, però, gli esponenti del pensiero di sinistra avvertono che sta tornando la famiglia, che il loro gioco rischia di finire. Quindi, quando capita qualcosa di strano, un omicidio, una cosa grave, la potenziano e la sparano su tutti i giornali. Purtroppo se non eri di sinistra era difficile fare il giornalista». Dello stesso avviso anche Alessandro Cè, capogruppo della Lega alla Camera.
Onorevole Cè, che impressione le fa tutta questa esasperazione mediatica intorno al delitto di Cogne?
«Da un lato, vedo un malvezzo tipico della nostra informazione, che non può fare a meno di rovistare negli aspetti più morbosi della psiche umana. Oggi purtroppo quello che conta è lo share, anche se forse è venuto il momento di fare un passo indietro e di mettere dei limiti etici alla comunicazione».
L’altro aspetto del frastuono mediatico che la colpisce qual è?
«Il fatto che almeno la metà dei telegiornali insistano su vicende tragiche come quella di Cogne, questa insistenza sugli aspetti morbosi e criminali che possono nascere all’interno delle famiglie, mi fa pensare che si voglia a tutti i costi far passare un messaggio negativo di questo tipo, ossia che la famiglia tradizionale è in crisi e attraversa una fase di decadenza. La qual cosa è purtroppo in parte vera, ma credo che bisognerebbe a volte anche dar rilievo agli aspetti positivi delle migliaia di famiglie nel nostro Paese».
Un intento mirato, dunque, da parte di chi sta tentando di imporre una certa visione del mondo?
«Sì, sembra quasi che vi sia dietro una valenza ideologica: come a dire, ecco, nelle famiglie tradizionali si annida il male, il crimine, la devianza. Ripeto, è giusta l’informazione, ma questa eccessiva insistenza mi sembra alquanto sospetta. Senza considerare che c’è un’altra questione ancora: il pericolo di emulazione».
Ma la politica sta facendo qualcosa per dare una mano alle famiglie tradizionali?
«Finalmente sì, anche se i mass media danno poco o nessun risalto a quello che si è fatto e che si sta cercando di fare per aiutare la sopravvivenza del nucleo forte della nostra società».
Ad esempio?
«Ad esempio in Finanziaria abbiamo ottenuto una grossa vittoria come Lega: uno stanziamento di 600 miliardi per gli asili nidi, che rappresenta un segnale importante, un cambiamento di rotta della politica sociale dopo anni di disinteresse, se non di ostilità, nei confronti della famiglia. Ma la notizia è passata in secondo piano nel circo mediatico italiano».
Il governo si sta dunque muovendo in una direzione ben precisa su questi temi...
«L’azione del governo è indirizzata a dare un trattamento fiscale migliore alla famiglia tradizionale, rivalutandone la centralità e l’importanza nella nostra società. Purtroppo l’eccessiva enfasi posta sulle vicende tragiche come quella di Cogne o, prima ancora, di Acqui Terme, lancia un messaggio che va in direzione completamente opposta: sembrerebbe appunto che il modello della famiglia sviluppi patologie e psicosi, quando invece così poco si è fatto sul fronte culturale».
Aiuti fiscali e rivalutazione del ruolo della famiglia al centro dunque dell’azione di governo. Tutti d’accordo con la Lega Nord?
«Purtroppo su questo tema i vecchi democristiani, sia quelli del centrosinistra, sia quelli della coalizione di maggioranza, in questi anni hanno fatto ben poco. Ad esempio, durante la battaglia sulla procreazione nella scorsa legislatura, ci furono resistenze forti da parte degli ex democristiani e fu solo la Lega Nord che tenne ben alta la bandiera e rimise in campo quei valori di riferimento morale senza i quali la famiglia cessa di esistere. Stesso discorso sulla carta europea dei diritti proclamata a Nizza: solo il Carroccio ne denunciò le gravi carenze, a cominciare dal fatto che non veniva data una definizione precisa della famiglia, come se la coppia omosessuale possa esser messa sullo stesso piano della famiglia naturale. Ma gli ex Dc, sia a destra che a sinistra, si mostrarono acriticamente entusiasti di quella carta».