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Harm Wulf
19-03-02, 22:33
“Democrazia israeliana”

…Quando il 29 settembre 2000, con la scusa di far cessare il lancio di pietre, polizia ed esercito israeliano irrompono sulla spianata, è l’inferno. Muoiono sette palestinesi, più di 250 sono i feriti, di cui soltanto una trentina tra gli israeliani. Per tre ore si spara sui fedeli che escono dalla preghiera, un migliaio, con pallottole di gomma e anche vere. Comincia così la nuova Intifada e purtroppo comincia anche la canzone occidentale dell’ipocrisia, il cui ritornello inizia con “condanniamo la violenza, da qualsiasi parte provenga […]”. Tutti questi menestrelli del Sol Calante si guardano bene dall’accennare alla violenza insita, obbligatoriamente, in un’occupazione militare che dura da trentaquattro anni, e tacciono anche sul fatto che tale occupazione avviene in aperto dispregio di quel diritto, fondamento della loro (e della nostra) civiltà. E cantano: “ Non tirare più i sassi e non sarai fucilato, / non usare più il mitra e non sarai cannoneggiato/ o da missili centrato./ Non ribellarti / e l’occupazione continuerà/…insieme al processo di pace!”. Pensate che, ancora oggi, con un esercito strapotente, dotato di carri armati e missili che permettono di assassinare chiunque in qualsiasi posto, sguinzagliato ai quattro angoli della Cisgiordania, un territorio grande quanto la provincia di Roma, continua questa grottesca cantilena, non soltanto da parte di Sharon, che sostiene di non voler trattare se non a violenza cessata, ma anche da parte di Bush, dell’UE e di tutti i pennivendoli nostrani, che sono riusciti a trasformare in razzisti anche i neri d’Africa ed i palestinesi, per aver osato paragonare il sionismo al razzismo, e per aver parlato di apartheid! Ma che democrazia è quella che considera un milione e duecentomila arabi israeliani come cittadini di seconda classe, perché arabi, e che spara su di loro che manifestano pacificamente, (saranno tredici le vittime dell’intifada, tra gli arabi israeliani, nei primi quattro giorni della rivolta), mentre si comporta in tutt’altro modo, con i coloni e gli ultra-ortodossi, ebrei, e cittadini dello stesso stato, che manifestano anch’essi violentemente?
Ma che democrazia è, quella che ha creato nei territori occupati dei veri e propri bantustan, che disprezza l’istituzione internazionale che l’ha fatta nascere, non rispettando nessuna delle risoluzioni (centinaia, non una o due!) che la riguardano, che tortura i suoi prigionieri politici e li tiene in stato di detenzione senza processo?
Ma che democrazia è, quella che concede, per matrilinearità, e dunque per sangue, il diritto alla cittadinanza israeliana, ed impedisce, anche in via del tutto teorica, che si possa ipotizzare il ritorno dei palestinesi sulle loro terre?
Ma che democrazia è infine, quella che si fonda su una religione?
Cosa c’entra, tirare in ballo il fatto che gli stati arabi non rispettano i diritti umani? Per questo è forse giusto negarli ai palestinesi, perché arabi?
O l’occupazione militare di un territorio, per trentaquattro anni, da parte di un paese democratico, è legittimata dal fatto che l’occupante è formalmente, democratico? E, per questo, è anche autorizzato a colonizzarlo e a renderlo invivibile? Quanti misfatti hanno perpetrato le democrazie occidentali, pur ammantandosi dei principi della democrazia?
O vogliamo arrivare a decidere che è la forma di governo di un paese a decidere della bontà e della moralità della sua politica estera?….

Estratto da Giancarlo Paciello “ La nuova Intifada “ Editrice C.R.T. Pistoia 2001 pag. 146
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