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Visualizza Versione Completa : Chi alle spalle colpisce .... riflessioni sul "terrorismo" brigatista



la_pergola2000
20-03-02, 16:18
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Cari amici
chi spara alle spalle di solito è un vigliacco e solo i vigliacchi e gli stupidi credono che con quel gesto riescono a cambiare la storia, ma la storia ha dimostrato e dimostra che quei gesti sono stupidi ed inutili.
Il clima di odio che avevamo sottolineato in questi due ultimi mesi ha prodotto tutto questo?
Quei colpi alle spalle del povero Biagi sono dei colpi alle spalle dei lavoratori e dei giovani del sud.
Non voglio parlare del riformismo, comunque l'ipocrisia dei sindacati che organizzano manifestazioni per difendere il povero Biagi fino a ierimattina lo accusavano di tradimento e per questo avevano indetto lo sciopero generale.
Esser difesi da questi ipocriti sindacalisti sarà duro in seguito per i lavoratori.
Molti anzi moltissimi saranno quelli che faranno le condoglianze alla famiglia, ma pochi anzi pochissimi saranno quelli che saranno veramente addolorati.
Arrivederci a tutti.

nuvolarossa
20-03-02, 19:58
La Malfa e Nucara: rifletta chi ha alimentato clima di tensione

Si impone ripresa del dialogo

''Il barbaro assassinio del prof. Biagi deve far riflettere quanti in questi mesi hanno alimentato un clima di tensione nel paese: non e' un caso se proprio un intellettuale di sinistra ammoniva che 'l'indignazione e' la morale dei terroristi''': e' quanto sostengono, in una dichiarazione congiunta, il presidente e il segretario del Pri, Giorgio La Malfa e Francesco Nucara. ''Si impone ora - affermano - una ripresa del dialogo tra i protagonisti della vita politica e sociale che, senza sacrificare la coerenza e la legittimita' delle rispettive posizioni, ridia spazio a quello spirito costruttivo che ha caratterizzato i nostri momenti migliori''. ''La costruzione di un sistema di alternanza politica, fisiologica alla democrazia, richiede - concludono - la reciproca e costante legittimazione che solo da tale spirito puo' scaturire''.

Roma 20 Marzo 2002 (Ansa)

navarrone
20-03-02, 23:21
Sindacati ed opposizione hanno responsabilità morali grandissime. Perchè hanno alimentato una polemica che non aveva nessun motivo di esistere. In realtà l'intransigenza sull'articolo 18 è dovuta alla volontà del sindacato di dare una mano all'opposizione. I lavoratori non c'entrano nulla.

nuvolarossa
20-03-02, 23:34
benvenuto a navarrone sul Forum dei repubblicani Italianihttp://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif

la_pergola2000
21-03-02, 00:16
caro erasmus
non mi confondere con colui che crea delle teorie politiche pro domo sua.
Non criminalizzo nessuno, ma nell'ambito delle opinioni ci stanno anche le mie osservazioni sul modo di fare politica in Italia oggi.
Se avessi letto l'altro sito fin dal 3 marzo vedendo la manifestazione dell'ulivo contro la manifestazione del palavobis avevo già detto che la manifestazione era carica di odio, Berlusconi non l'avevo sentito e non l'avevo neanche letto.
Di solito qualsiasi governante tenta di dire che l'opposizione non è democratica, che lo vuol stabilizzare, ti ricordi i governi democristiani?
L'opposizione fa il gioco di Berlusconi, ti potrei fare un elenco di errori della opposizione o minoranza, e se ti ricordi avevo anche scritto che era un male per l'Italia avere una opposizione divisa e debole, in preda a crisi interne ai partiti dell'ulivo, in preda alla crisi della leaderschip dell'ulivo, quindi ce ne sono di problemi per la sinistra e non sono provocazioni semmai spunti per discussioni e per vederci chiaro su quello che sta succedendo giornalmente nella vita politica italiana.
Ripeto non volevo insinuare niente, ma il clima che si è creato sull'articolo 18 era molto caldo.
Dire che Cofferati ha dei problemi dentro la cgil?, Cofferati ha dei problemi dentro i ds, il congresso di Pesaro non ha prodotto niente, ma ha rimandato tutto alla fuoriuscita di Cofferati dalla cgil, sono provocazioni? Non bisogna discutere di ciò ?
Speriamo ancora di si.
Ciao e buona notte.

nuvolarossa
21-03-02, 19:45
La Malfa e Nucara: rifletta chi ha alimentato clima di tensione

Si impone ripresa del dialogo

''Il barbaro assassinio del prof. Biagi deve far riflettere quanti in questi mesi hanno alimentato un clima di tensione nel paese: non e' un caso se proprio un intellettuale di sinistra ammoniva che 'l'indignazione e' la morale dei terroristi''': e' quanto sostengono, in una dichiarazione congiunta, il presidente e il segretario del Pri, Giorgio La Malfa e Francesco Nucara. ''Si impone ora - affermano - una ripresa del dialogo tra i protagonisti della vita politica e sociale che, senza sacrificare la coerenza e la legittimita' delle rispettive posizioni, ridia spazio a quello spirito costruttivo che ha caratterizzato i nostri momenti migliori''. ''La costruzione di un sistema di alternanza politica, fisiologica alla democrazia, richiede - concludono - la reciproca e costante legittimazione che solo da tale spirito puo' scaturire''.

Roma 20 Marzo 2002 (Ansa)
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tratto dal sito
www.pri.it

nuvolarossa
21-03-02, 23:35
Scajola: Ucciso perché stava riformando l'articolo 18
Botta e risposta fra Taormina e Cgil. «Cofferati è responsabile». «Sono parole indegne»


DALLA REDAZIONE ROMANA
ROMA - Chi ha ucciso Marco Biagi punta a destabilizzarci: così il ministro dell'Interno Claudio Scajola, appena rientrato dagli Stati Uniti, di fronte a un'aula di Montecitorio gremita all'inverosimile.

Il Consiglio dei ministri è in corso quando il responsabile del Viminale decide di affrontare il Parlamento. Dieci minuti circa di intervento, parole serrate, per dire che il professore è stato giustiziato perché lavorava alla riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; per iscrivere anche questo omicidio nella sequela di attentati alla democrazia che hanno visto cadere prima di lui Massimo D'Antona e tanti altri; per rassicurare - infine - il Paese che può contare sulle forze dell'ordine e sulla magistratura per la difesa della civiltà e della democrazia.

Biagi, dice il ministro, è stato colpito da una «violenza barbara e aberrante», orchestrata da «mani e menti» che con un «disegno lucido e criminoso» mirano a destabilizzare la società e la democrazia italiana.

«L'azione - spiega il responsabile del Viminale - per il modo in cui è stato condotto l'agguato e la scelta della vittima richiama l'omicidio compiuto il 20 maggio 1999 del professor Massimo D'Antona rivendicato dalle Br-Pcc».

E ancora: «L'omicidio va ad inserirsi, secondo una consolidata prassi dei gruppi eversivi, in un momento particolare di tensione sociale legato alla modifica dell'articolo 18». Scajola ha anche ricordato che Biagi era coautore del Patto per il lavoro di Milano, «ampiamente e aspramente criticato nel volantino del Nucleo proletario rivoluzionario che ha rivendicato il fallito attentato alla sede Cisl di Milano il 6 luglio 2000».

Poi Scajola passa alla ricostruzione dell'attentato: Biagi è stato ucciso a Bologna alle 20.10 circa «da almeno due killer a bordo di uno scooter e che indossavano caschi».

Finita la relazione sui fatti di Bologna si apre il dibattito. Il richiamo all'unità di fronte a episodi tanto gravi è unanime. Ma la bagarre scoppia comunque.

«Chi mette in correlazione, anche indirettamente, questo omicidio con il movimento dei lavoratori è solo un mascalzone...», osserva il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto. «Alla vigilia di quella che si preannuncia la più grande manifestazione della storia repubblicana, un delitto così efferato - aggiunge Diliberto - non può che essere interpretato come una minaccia per il movimento operaio. Berlusconi e D'Amato parlano di clima di odio, ma in realtà si tratta dello scontro sociale fomentato dalle scelte di Confindustria e Governo».

Dai banchi del centrodestra cresce il brusio, i deputati di An si alzano ed escono in segno di protesta. Gianfranco Fini, leader di An, definirà l'intervento di Diliberto «una cialtronata».

Fuori dall'aula, durissimo l'azzurro Carlo Taormina: c'è una «responsabilità oggettiva» di Sergio Cofferati, leader di Cgil perché «gli italiani vogliono il cambiamento, il Governo vuole attuare il cambiamento, Biagi era uomo del cambiamento, Cofferati e i comunisti sono contro il cambiamento. Gli assassini si propongono come braccio armato di Cofferati e dei comunisti». La Cgil annuncia una querela e Cofferati risponde: «Il tentativo di attribuire alla fisiologia delle relazioni responsabilità che attengono, invece, solo alla follia omicida, è indegno, oltre che strumentale».

Elisabetta Martorelli

lucifero
24-03-02, 17:06
Io non credo che le BR abbiano colpito perché la CGIL ha indetto lo sciopero generale. E nemmeno perché Cofferati ha chiamato (indegnamente) traditore Marco Biagi.

Ho sentito dire dagli addetti ai lavori che un attentato del genere richiede mesi di preparazione.

Oso dunque pensare che sia stato ideato al momento in cui la scorta è stata tolta, quando ancora la posizione della CGIL era chiara ma lo scontro ancora non così estremizzato.

Allora, quello che mi sembra condivisibile è che le BR volessero cavalcare una possibilità di scontro sociale dicendo ai lavoratori: ci siamo qui noi a difendervi.

Ora io mi chiedo, e VI CHIEDO, di immaginare una situazione in cui:
- lo scorso anno le BR, visti i propositi del governo, la posizione del corpo elettorale (desumibile dal referendum) e la facilità dell'impresa criminale, cominciano a preparare l'attentato
- nel frattempo, fino ad oggi, i sindacati accettano la abolizione sic et simpliciter, senza alcun ammortizzatore e misura di accompagnamento strutturale, dell'articolo 18 (faccio notare che questa è la posizione del governo, che ha portato alla rottura anche CISL e UIL)

In questo scenario, il tentativo delle BR di accaparrarsi qualche simpatia nel mondo del lavoro dipendente privato (non chiamiamolo più operaio) avrebbe avuto possibilità di successo in più o no?

Se sì, non ne dovremmo dare merito ai sindacati del sostanziale fallimento del tentativo delle BR di rimettersi in gioco?

la_pergola2000
24-03-02, 20:43
Caro lucifero
nessuno dice che cofferati e la cgil sono implicati nel caso Biagi.
Cofferati è un caso a se, e l'abbiamo detto in un'altra discussione.
Il professor Biagi era implicato in un'altra maniera e le br lo tenevano di mira.
Prima dici che non credi a niente e poi immagini e supponi, senza prove, e in base alle tue immaginazioni e supposizioni crei una teoria.
I due casi sono separati e nessuno, dico nessuno dall'estrema sinsitra all'estrema destra suppone qualcosa di diverso da quello che è successo.
le br tenevano di mira Biagi, due giorni, dico due giorni dopo che gli hanno levato la scorta,a settembre, ha ricevuto la telefonata minacciosa, quindi o una talpa o addirittura un impiegato del ministero del lavoro o dell'interno sapeva benissimo in che condizioni era biagi.
Quindi non centra per niente la cgil o cofferati, semmai questi sfruttano ipocritamente le br per farsi propaganda, il che è ben diverso.
Nelle indagini non tralascerei ambienti accademici vicini a Biagi, perchè nelle indagini nulla si lascia di intentato, anche perchè se hai letto il testo leggeresti che non c'è niente di farneticante, come dicono i giornalisti e qualche politico.
L'analisi del testo per quanto riguarda la parte economica e sindacale non è per niente d'accatto, chi ha scritto quelle pagine conosce tutti i passaggi delle contrattazioni, conosce gli effetti che un accordo può dare sulla popolazione lavorativa, conosce qual'è il "sapere" della materia di cui si parla e aggiunge proprie considerazioni accademiche, neanche un sindacalista può arrivare a ragionare in quei termini, salvo uno che lavora da anni in un ufficio studi centrale di un sindacato, un professore di diritto del lavoro, un ricercatore di diritto del lavoro, un dirigente del ministero del lavoro che si occupa di queste cose, altrimenti non si capisce la vicinanza a biagi e d'antona e la comprensione delle loro proposte.
Quello di aver lasciato Biagi senza scorta,dopo quello che è successo a D'Antona anche lui senza scorta è una cosa gravissima non solo per le parti politiche che erano al governo e sono al governo,ma per la parte poliziesca che non riesce a vedere più in là del proprio naso, siamo in italia si dice, ma che Italia?
Quando fu arrestato totò riina i primi giorni i giornalisti compreso costanzo si misero a ridere, capomafia questo? Ma non è vero è una bufala!! Dopo pochi giorni si è visto chi era totò riina.
Così oggi non dobbiamo ascoltare chi giudica farneticante il testo delle Br, si le conclusioni saranno farneticanti, ma il nocciolo del testo è ben altra cosa.
Ciao.

lucifero
24-03-02, 21:31
Originally posted by pergola2000@yahoo.it
Caro lucifero
nessuno dice che cofferati e la cgil sono implicati nel caso Biagi.


scusa, ma nemmeno io.

Sostengo solo che provano a cavalcare il malcontento dei lavoratori e che avrebbero maggiore sponda se i lavoratori si sentissero abbandonati dai sindacati.

saluti fraterni

lucifero
26-03-02, 15:59
la Nota politica del PRI (26/3) si lamenta che Furio Colombo definisca il governo "una gang che attraversa Main Street urtando e spintonando".

Ed aggiunge: Ce n'è quanto basta per convenire con "Le Monde", che definisce "groggy" (barcollante) la sinistra ufficiale. Con questi chiari di luna è evidente che non si costruisce la democrazia dell'alternanza e che si chiude il futuro dinanzi all'Italia. Una chiusura che giova soltanto al terrorismo brigatista.

Beh, a leggere i giornali di oggi, l'immagine che dà la maggioranza (a parte il "gang" ed il "Main Street" per le quali mi fido di un americanista come Furio Colombo) mi sembra proprio quella di un avanzare ad urti e spintoni.

La nota del PRI sarà stata scritta indipendentemente da questo "vivo" confronto nella maggioranza?
E qual'è la linea, che secondo il PRI, dovrebbe seguire il governo e la maggioranza?

Perché quando eravamo nel Centro-sinistra, nel Pentapartito, l'Ulivo, costituivamo la coscienza critica dei nostri alleati, ed adesso ci candidiamo ad essere coscienza critica dell'Ulivo?

Mi sembra come se non riuscissimo ad infilare la chiave nella giusta toppa. Un po' groggy anche noi?

P.S.
Ma LeMonde è francese. Perché parla inglese? groggy anche lui?

nuvolarossa
26-03-02, 16:41
Due anime nell’esecutivo Leadership in affanno

di STEFANO FOLLI

Sotto il profilo politico-istituzionale, il tavolo deserto di Palazzo Chigi è il simbolo dell’infortunio del governo. Il peggiore smacco dal 13 maggio, soprattutto per il modo in cui ci si è arrivati. Si è data all’opinione pubblica la sensazione di un’incertezza, anzi di una seria divergenza all’interno della Casa delle libertà. Una divergenza che investe la natura della coalizione, l’equilibrio tra forze diverse che hanno bisogno di una guida sicura e autorevole. Tanto più quando si tratta di temi che investono il rapporto con il sindacato e sfiorano il giudizio su connessioni e complicità del terrorismo. Conviene destabilizzare il sindacato, come vorrebbe Bossi? Oppure considerarlo magari un avversario, ma pur sempre un interlocutore, come vogliono An e i centristi? (Dice Giorgio La Malfa: «meglio trattare con Cofferati, che rappresenta una base sociale e una tradizione della sinistra, piuttosto che con Nanni Moretti»).
A un certo punto Palazzo Chigi è sembrato ieri in balìa degli eventi. Berlusconi e i suoi collaboratori non hanno saputo trovare la sintesi indispensabile per tenere unita l’alleanza e garantirne l’identità politica. Prima l’invito ai tre sindacati confederali; poi gli attacchi che hanno addirittura evocato l’illegalità delle manifestazioni di piazza (Antonio Martino, uno degli uomini più vicini a Berlusconi) e l’offensiva verbale di Bossi... In seguito un paio di note per riproporre la linea del dialogo. Ma in termini abbastanza goffi da creare altri problemi.
Il risultato è paradossale. Il governo si è diviso, con Gianfranco Fini (il leale, moderato Fini) che chiede con toni per la prima volta accesi un «chiarimento» nella maggioranza. Con i centristi del Ccd-Cdu che vogliono la stessa cosa. E con il sindacato che ritrova invece la sua unità, sotto l’egemonia della Cgil, nel «no» al governo. Proprio quello che voleva Cofferati, lo sbocco della prova di forza del Circo Massimo.
Cofferati, come l’antico Brenno, ha gettato sulla bilancia il peso della Cgil. Ha usato come pretesto le intempestive dichiarazioni di Martino, Bossi e altri. I quali gli hanno offerto su un piatto d’argento la possibilità di non farsi invischiare, prima dello sciopero generale, in una scomoda trattativa. Nella quale il confronto sarebbe ruotato intorno al Libro Bianco sul lavoro (quello scritto anche dalla penna di Marco Biagi), con il governo proteso a isolare la Cgil e a dividerla da Pezzotta e Angeletti.
Da sperimentato quadro politico, Cofferati ha sfruttato lo scivolone dei ministri berlusconiani. E ha rovesciato sul governo le contraddizioni che fino a qualche tempo fa erano del sindacato. Quel che è peggio, il rinvio dell’incontro ha lasciato una scia di polemiche nella coalizione. Per la prima volta, si sono levate voci che contestano il modo con cui il premier ha condotto la vicenda.
Responsabilità di fazioni e soggetti oltranzisti, poco rappresentativi della volontà del presidente del Consiglio? Può darsi. Ma il fatto è che toccava a Berlusconi tenere sotto controllo la situazione, impedire mosse «autolesionistiche», come dice Fini, affrontare e risolvere con più energia il problema costituito dall’irriducibile autonomia della Lega. Non esserci riuscito è di fatto un’aggravante, che finisce per inasprire lo scontro sociale, il muro contro muro.
L’aspetto più grave è che la rottura con il sindacato non è figlia di una scelta strategica di tutta la coalizione, ma sembra il prodotto di un concorso di circostanze persino casuali, comunque poco meditate. Nonostante il lavoro di qualche mediatore e la pressione discreta, ma inequivocabile del Quirinale. Di cui a Palazzo Chigi si tiene sempre il debito conto. Ora il premier ha davanti una strada in salita. Prima di tutto dovrà ricostruire l’identità della coalizione e non sarà facile. Anzi, il vertice di oggi assomiglia pericolosamente a quelli dei vecchi pentapartito.

la_pergola2000
26-03-02, 20:07
leggendo Folli si sente l'ex direttore della voce repubblicana.

nuvolarossa
27-03-02, 19:00
I repubblicani partecipino alla manifestazione contro il terrorismo indetta da CGIL, CISL e UIL per mercoledì 27 marzo 2002

Nonostante il forte ed accorato richiamo del Presidente della Repubblica, i toni del dibattito politico non vengono assolutamente mitigati. Non vorrei - chi parla è Lauro Biondi, responsabile nazionale P.R.I. per le politiche sociali ­ che l'asprezza del confronto politico sfociata in alcune dichiarazioni da parte di ministri del Governo Berlusconi e l'atteggiamento assunto di conseguenza da parte delle organizzazioni sindacali determinassero condizioni irreparabili di incomunicabilità sociale.

Ciò equivarrebbe ad un ritorno al passato nel quale forti motivazioni ideologiche impedivano di realizzare, attraverso un metodo corretto di relazioni, accordi e intese che favorissero la crescita e lo sviluppo ordinato del nostro Paese.

Esiste un tempo per l'esercizio dei propri diritti, ed un altro per l'assunzione di doveri propri di ciascuno nell'espletamento delle responsabilità.

Il dialogo e la sede nella quale questo può verificarsi, evitando provocazioni ed alibi, sono le uniche condizioni per evitare la disgregazione del tessuto economico e sociale.

Con questo spirito i Repubblicani debbono partecipare alle manifestazioni contro il terrorismo convinti che, in questi momenti, lo Stato, come ciascuna coscienza democratica, debba elevare la propria voce e attraverso la partecipazione popolare sconfiggere la follia omicida del terrorismo preservando il più alto livello di democrazia repubblicana.

Lauro Biondi
Responsabile nazionale P.R.I.
per le Politiche Sociali

Forlì, 26 marzo 2002
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tratto dal sito web
www.pri.it

nuvolarossa
09-07-02, 00:32
Patto per l'Italia/La Malfa: positivo per l'economia

Giorgio La Malfa, presidente del Pri, approva l'accordo firmato oggi sostenendo che rappresenta ''un fatto molto positivo per l'economia italiana'', e che ''dimostra come la Cisl e la Uil hanno a cura gli interessi del paese e hanno il coraggio di difenderli contro lo spirito di isolamento dimostrato dalla Cgil e dal suo leader Sergio Cofferati''.

Roma, 5 luglio 2002 (ANSA)

nuvolarossa
04-03-03, 01:14
TERRORE - TUTTE LE PISTE PORTANO AL WELFARE
Quel busto di Marco Biagi che aspettava ad Arezzo
I terroristi spiavano la visita dell’allievo Tiraboschi e della vedova?

Coincidenze. Michele Tiraboschi e Marina Biagi dovevano essere ieri ad Arezzo. Desdemona Lioce e Mario Galesi avevano un biglietto ferroviario Roma-Arezzo. Quella di Tiraboschi e della vedova doveva essere una visita privata. Ne erano al corrente - pare - solo le questure interessate e il ministero del Welfare. Il giovane allievo prediletto di Marco Biagi, oggi presidente della Fondazione intitolata al giuslavorista ammazzato un anno fa, e Marina Orlandi avrebbero dovuto vedere in anteprima un busto di Marco Biagi, scolpito da un artista aretino destinato ad essere scoperto al ministero del Welfare in occasione della ricorrenza dell'anniversario dell'omicidio, il 19 marzo. Tiraboschi e la Orlandi non sono più andati ad Arezzo. «No comment», ha risposto l'avvocato della famiglia a chi chiedeva conferme.
Di coincidenza ce n'è almeno un'altra in questo nuovo capitolo del terrorismo di «ispirazione pseudo-operaista» come lo ha definito lo storico Giovanni Sabbatucci. Nelle borse dei due terroristi, gli investigatori hanno trovato, oltre alla micro telecamera, anche un ritaglio di un articolo scritto da Michele Tiraboschi per il Sole 24 ore, del 6 febbraio scorso, dal titolo «Le idee vivono». Alle idee di Marco Biagi, il giovane studioso dedicava un commento per l'approvazione definitiva della legge delega sul mercato del lavoro, ispirata al Libro Bianco. Con la nuova legge - scriveva tra l'altro Tiraboschi - ha (…) preso definitivamente corpo un progetto di modernizzazione del nostro mercato del lavoro faticosamente avviato dieci anni fa». E ancora: «A chiederci di muoverci in questa direzione sono ora anche le nostre coscienze che ci suggeriscono di mettere a frutto il percorso riformatore nitidamente tracciato da Marco Biagi anche a dimostrazione del fatto che le idee - le buone idee - camminano da sole e non possono essere ammazzate». Perché per quelle idee - come ricorda in un documentato libro il giornalista Daniele Biacchessi, «L'ultima bicicletta. Storia di Marco Biagi», in uscita per Mursia intorno alla metà di questo mese - il consulente di Maroni è stato ucciso. Forse, questa volta, nel mirino c'era un altro dei collaboratori del ministro del Welfare, il sottosegretario Mariagrazia Sestini, il cui Libro Bianco sulle politiche sociali non va affatto sottovalutato quanto a portata riformatrice nella direzione di una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro collegati alla cura della persona. Torna, per questa via ma anche per le coincidenze di cui sopra, quella che appare una vera "ossessione" di questa stagione del terrorismo: verso il lavoro, verso quelle forme di flessibilità che - probabilmente e paradossalmente - finiscono per consentire a diversi militanti armati di vivere nella comunità e, contemporaneamente, agire nella illegalità. Fin dal 1992, quando i Nuclei comunisti combattenti, poi confluiti nelle Brigate rosse per la Costruzione del partito combattente, collocarono una bomba, poi inespolosa, nella sede della Confindustria, il lavoro nella sua accezione più ampia è diventato l'obiettivo di questo terrorismo. Nel mirino anche i dirigenti della Zanussi e alcuni esponenti sindacali. Al mondo del lavoro appartenevano anche Massimo D'Antona e Marco Biagi. Perché il mondo del lavoro? «Perché - prova a rispondere Tiziano Treu - nella follia di questi terroristi pre-moderni il lavoro viene ancora considerato l'epicentro del conflitto sociale». E della lotta armata.
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nuvolarossa
04-03-03, 01:19
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Le Br non pescano più nel brodo del movimento
Disobbedienti troppo a destra, autonomi scettici, squatter inaffidabili

Dei brigatisti del terzo millennio il magistrato Ferdinando Imposimato, già giudice istruttore dei processi Moro, dice che «sono molto compartimentati, abbastanza numerosi, molto decisi e
intelligenti. Hanno una capacità di aggregare consensi perché i loro comunicati trattano questioni condivise anche da persone normali, come il no alla globalizzazione». Per il procuratore di Verona Guido Papalia, altro magistrato esperto di partito armato, è l'esatto contrario: «Sono pochi e finora non hanno aggregato nessuno». L'unico dato certo è che quelli di Nadia Desdemona Lioci e Mario Galesi non sono nomi nuovi, ma rappresentano l'ultimissima leva delle vecchie Br, transitata nel tempo attraverso organizzazioni-ponte come i Nuclei comunisti combattenti.
L'analisi del nuovo possbile "brodo di coltura" delle Br-Pcc sembra dar ragione a Papalia. Quale mai potrebbe essere oggi il bacino di reclutamento del brigatismo? Di fatto le Br non hanno sponde politiche nei movimenti e nell'area dei centri sociali. Nella galassia del movimento new e no global il rifiuto della violenza è pratica diffusa. Fa eccezione l'area dei Disobbedienti, in cui si riconoscono tutti i centri sociali del nord-est, il Leoncavallo di Milano, lo Zapata di Genova e il Corto circuito di Roma, nonché, dopo lo scioglimento del network Diritti globali, anche i centri sociali del sud capeggiati da Officina 99 di Napoli. Ma per capire quanto poco questa area sia sensibile a possibili richiami del partito armato basti pensare che gli stessi Disobeddienti sono considerati destri, trattativisti e concertatori, quando non dei veri e propri «venduti», dal resto dei centri sociali, articolato in due tronconi: l'area dell'Autonomia di classe e quella anarco-squatter. Ma anche in questi due casi la distanza dalle Br è, anche se per motivi diversi, molto marcata. L'Autonomia di classe (centri sociali Murazzi di Torino, Vittoria di Milano, Inmensa di Genova, Macchia rossa di Roma), che condivide con i Disobbedienti la filiazione teorica da uno dei vari filoni della vecchia Autonomia operaia, persegue un profilo politico "duro e puro", ma sempre rivendicando la propria distanza ideologica dalle pratiche brigatiste: «L'unica possibilità di intervento - scrive la rivista di riferimento Vis-à-Vis - viene non già da una qualche velleitaria scelta avanguardistica da "setta elitaria" di più o meno improvvisati esperti di balistica, bensì, come sempre (e come abbiamo infinite volte ribadito), dalle armi della critica». Paradossalmente non è reclutabile dalle Br nemmeno l'unica frangia dei centri sociali che potrebbe, per la disposzione all'azione diretta e per la guerra dichiarata allo Stato in tutte le sue forme, risultare affine, cioè l'area squatter (El Paso di Torino e Laurentinookkupato di Roma). L'operazione di arruolamento è impossibile: gli squatter sono antropologicamente e politicamente distanti anni luce dall'opzione brigatista, per il rifiuto assoluto della militanza, del marxismo-leninismo, della clandestinità e, non ultimo, del comunismo.
Resta solo il possibile prodursi di un vecchio e ben noto sentimento di empatia (compagni che sbagliano), difficile da tradursi in reclutamento, ma ben testimoniato da un messaggio lasciato ieri sul forum del sito di movimento Indymedia: «Lottano per le nostre stesse ragioni contro il sistema di potere, con sistemi giudicati estremi ma che anche rappresentano la disperazione e la voglia di lottare. I compagni brigatisti vanno aiutati?». Seguono sconfessioni e scomuniche.

nuvolarossa
04-03-03, 01:22
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Il mercato del lavoro ossessione terrorista

Gli inquirenti ci diranno - forse stavolta ce lo diranno, ora che hanno afferrato il filo spezzato delle indagini D'Antona e Biagi grazie al senso del dovere e allo scrupolo di un coraggioso agente - se queste sono le nuove Br, le vecchie Br, i giovani delle vecchie o i vecchi delle giovani. A noi pare sempre la stessa cosa: estremismo politico pervertito dal nichilismo. Un fenomeno dunque non sociale, o sociologico, ma squisitamente politico, che non ha bisogno di dimensioni di massa per essere pericoloso perché a uccidere ci vuole poco. E che è pericoloso proprio perché è politico. Affermare - come giustamente si è fatto in queste ore - che non ci sarebbe il consenso sociale per una nuova stagione terroristica non ci conforta affatto. Il terrorismo non è mai una conseguenza del conflitto sociale, ne è una turbativa, e aspira ad esserne avanguardia. E' il terrorismo che produce - o non produce - consenso, non viceversa.
Il problema insomma non è se gli assassini hanno o non hanno consenso, ma come evitare che si formi. Da questo punto di vista bisogna porre attenzione a una circostanza. Questo terrorismo sembra essere ossessionato dal tema della riforma del mercato del lavoro. Ha individuato nelle tutele del Welfare, strumento quant'altri mai riformista, la contraddizione rivoluzionaria del conflitto capitale-lavoro. Neanche l'imminenza della guerra sembra distoglierlo da questa tematica. Bush gli è meno nemico di un giuslavorista. La pace meno cara di un'agenzia interinale. Si propone quasi come un delirante sindacalismo armato.
La risposta politica che va dunque data a questa nuova sfida non può che essere la prosecuzione, serena e democratica, del dibattito sulla riforma del mercato del lavoro, perché è nell'interesse del paese, dei suoi giovani e dei tanti precari che oggi sono lasciati senza tutela proprio da un Welfare vecchio e ingiusto. E' evidente che la sinistra politica e sindacale italiana hanno molto da dire e molto da fare in questa materia. Un tempo prosciugare lo stagno in cui nuotava il pesce terrorista era lavoro da svolgere nelle fabbriche. Oggi è lavoro da compiere con le riforme. Sempre quelle. Sempre quelle di Marco Biagi.

la_pergola2000
04-03-03, 22:49
....dimenticavo, caro red cloud di a tutti che giornale è il riformista chi è l'editore, chi è il direttore, da chi è sostenuto, come è nato, altrimenti chi lo legge continuamente e non sa queste cose si immagina che il giornale sia repubblicano o giù di lì.
ciao.

la_pergola2000
05-03-03, 23:10
la pasionaria presa con l apistola fumante in mano, dopo aver ucciso l'ispettore Petri, non mi incanta, anche se sono stati loro ad uccidere Biagi, il testo del documento fatto trovare doppo il barbaro assassinio non credo che l'abbiano scritto loro.

la_pergola2000
05-03-03, 23:23
Non credo,
sono mesi dall'attentato dell'undici settembre che si è riacceso un forte sentimento antiamericano da parte degli estremisti di sinistra che sento e leggo in giro, come se davvero avessero fatto il tifo per i seguaci di Bin Laden durante e dopo l'attentato Era una senzazione che tenevo per me, ma che si avvalorava ogni giorno di più sentendo le dichiarazione dei vari esponenti dei movimenti, l'antiamericanismo si è poi alimentato con le manifestazioni contro la guerra da cui è esploso in tutta la sua virulenza, e dove ha trovato un terreno fertilissimo.
Adesso chi penserà più alle vittime americane dell'attentato dell'undici settembre dopo questo can can?
Perciò gli antiamericani uno scopo l'hanno già raggiunto
Il sentimento di vicinanza della popolazione mondiale dopo gli attentati si è affievolito.
Le nuove brigate rosse con il documento della pasionaria giocano bene su questo terreno, cercando di unire le masse arabe e il terrorismo nazionale e internazionale, è una deriva pericolosissima da cui dovremo prenderne le distanze al più presto......continua.
Saluti a tutti i fratelli che non guardano il festival di San Scemo.

nuvolarossa
06-03-03, 23:19
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI170.jpg

la_pergola2000
07-03-03, 00:30
strano silenzio per quello che è successo in questi giorni, è morto un poliziotto, non c'è problema.
I problemi sono ben altri, la guerra, Bush, però dei democratici devono tener conto dell'effetto che il fatto ha prodotto sulle masse di giovani che in questi giorni si sono estremizzati e dll'invito pubblicato da tutti i giornali del comunicato della terrorista presa con la pistola fumante.
Dopo la morte di Biagi sono stato accusato da Erasmus di ripetere le parole di Berlusconi, come se il delitto di Biagi fosse un problema politico e di governo.
Poi sulla costruzione dell'Europa quando invitavo a discutere sul problema usa e nato, ultimamente si è visto che tipo di Europa e che tipo di nato vogliono alcuni partiti, non centra il movimento federalista europeo, ma i suoi iscritti.
Saluti a tutti quelli che non vedono il festival di San Scemo.

nuvolarossa
11-03-03, 21:11
Pri: da Segreteria solidarietà a famiglia Petri

La segreteria del Pri, si e' riunita nell'ambito del consiglio nazionale, per esprimere ''viva solidarieta' alla famiglia dell'agente di polizia Emanuele Petri, barbaramente assassinato il 2 marzo scorso''.
E' quanto si legge in una nota del partito, in cui si sottolinea che il terrorismo cerca di rinascere sulle ceneri di quel movimento brigatista che ha insanguinato l'Italia negli anni '70-'80. Alla risposta democratica di quegli anni, necessaria a sconfiggere le Brigate Rosse, bisogna dare una risposta se possibile piu' forte, senza ammiccamenti a forze e movimenti che potrebbero essere, loro malgrado, terreno di coltura del terrorismo''. Al capo della Polizia De Gennaro e a tutto il corpo di Polizia va ''un sentimento riconoscente - conclude la nota - di tutto il Partito repubblicano''.
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http://www.ansa.it/mainimages/logoansa.gifhttp://www.ansa.it/mainimages/logoansa.gif

nuvolarossa
24-04-03, 21:27
Berndt Georg Thamm (con la collaborazione di Th. Gandow, R. Glacow, J. Helmerichs, K. Neidhardt), Terrorismus. Ein Handbuch über Täter und Opfer, Hilden, Verlag Deutsche Polizeiliteratur, 2002, 524 pp.

La polizia tedesca dispone non solo di una scuola specializzata per la formazione tecnica e scientifica del personale, ma anche di una casa editrice propria; ed è appunto presso tale editore che si pubblica ora un’opera particolarmente notevole sul terrorismo: opera che, assai più che un manuale (Handbuch) costituisce una vera enciclopedia sul fenomeno quale esso si presenta nelle diverse parti del mondo e sotto i diversi aspetti che assume (dal terrorismo etnico al terrorismo religioso, dal terrorismo basco al terrorismo tedesco o giapponese): con una ricca bibliografia che accompagna ciascun capitolo e che rende l’opera ancor più importante e particolarmente utile.
Com’è naturale, gli autori – e in particolare Thamm, che ha diretto l’opera e ne a scritto la maggior parte – dedicano lunghe pagine all’esame del terrorismo islamico, quale si è rivelato dopo l’11 settembre; ai nuovi mezzi di cui si serve o potrà servirsi (guerra chimica e batteriologica); agli stati che più o meno apertamente l’appoggiano e gli forniscono mezzi finanziari; infine agli obiettivi che esso persegue. Secondo gli autori di questo volume, detto terrorismo assume sempre più la forma di una guerra civile internazionale (una delle manifestazioni, e delle più terribili, della globalizzazione), guerra che minaccia direttamente la cultura e la way of life occidentali. Poiché per altro verso la costante immigrazione verso l’Europa di extracomunitari di religione musulmana rafforza ancor più una tale minaccia, resta da chiedersi con quali mezzi – realmente efficaci e concepiti per il lungo termine – si potrà contrastare questo duplice rischio e preservare l’identità europea
La politica di dissociazione sempre maggiore dagli Stati Uniti e di rinunzia preliminare e totale, qualunque cosa succeda, a qualsiasi uso della forza – proclamata dal Cancelliere Schröder alla vigilia e all’indomani delle recenti elezioni nazionali – non sembra la più adatta a raggiungere quello scopo.

Andrea Chiti – Batelli

tratto dal sito web del
PENSIERO MAZZINIANO (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
30-10-03, 20:48
La Nota Politica
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Si discute sul terrorismo

Una parte della sinistra deve "tracciare un limite"

Dopo gli assassini di Massimo D'Antona, quelli di Marco Biagi. Sembra proprio che le istituzioni dello Stato stiano ottenendo un successo significativo nella lotta al terrorismo.

Naturalmente non si può abbassare la guardia. C'è, innanzitutto, da completare l'operazione di polizia, individuando le altre persone coinvolte negli attentati. E poi vanno approfondite le ramificazioni, le complicità, i finanziamenti, di cui le nuove brigate rosse hanno potuto disporre in questi anni. Perché è difficile immaginare che si possano mettere a punto due omicidi, eseguire pedinamenti, sfuggire per anni alle ricerche della polizia, senza una rete di coperture e senza un ambiente favorevole in cui mimetizzarsi.

E qui, ovviamente, la riflessione si fa anche politica. Almeno in due sensi. Uno riguarda la tendenza a personalizzare le contrapposizioni e a disseminare odio. Quando, all'indomani dell'omicidio di Marco Biagi, lo Slai - Cobas di Pomigliano d'Arco (che ha per suo leader Mara Malavenda, già parlamentare di Rifondazione Comunista) firma un volantino in cui Marco Biagi e Massimo D'Antona vengono definiti "consulenti pronti ad assecondare le aspettative dei padroni di qualunque colore politico"; quando la stessa Malavenda dichiara ancor oggi: "nessuna lacrima per Biagi ... perchè è stato protagonista di un brutale massacro delle conquiste operaie"; ebbene, in questi casi qualche interrogativo sorge spontaneo.

La seconda riflessione riguarda invece più direttamente le vere e proprie connivenze operative di cui i nuovi brigatisti possono disporre. Sono questi ultimi "solo dei serial killer oppure sono compagni che sbagliano, i cui percorsi personali questa volta non incrociano solo l'albero genealogico comunista bensì la più vasta e multiforme realtà dei no global antiliberisti?", si chiedeva ieri Il Riformista.

E questo è il punto centrale della questione. Di quale cultura si alimentano i nuovi brigatisti e di quali fiancheggiatori possono disporre? Dove bisogna cercare, che cosa va rivisto? E' una riflessione a cui una parte della sinistra non può sottrarsi. Non basta scrollare le spalle e dire, come fa Vittorio Agnoletto, "la nostra è tutta un'altra storia". E' molto più sensato quello che si legge sul Manifesto, e cioè che i nuovi brigatisti sono "donne e uomini ... che come noi frequentano ... le organizzazioni della sinistra, i luoghi del movimento new global ... quell'acqua è la nostra, non possiamo ignorarlo, dobbiamo ... tracciare un limite".

Roma, 30 ottobre 2003

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

Lincoln (POL)
30-10-03, 21:19
Se su questo forum è ancora permesso esprimere delle opinioni.......Calma Nuvola Rossa,naturalmente sto scherzando!
E' solo una battuta riferita al fatto che c'è qualcuno che ti vuol vedere scendere in campo nelle improbabili vesti del censore.
Scherzi a parte,questa nota politica del Partito era doverosa ed opportuna anche alla luce delle inquietanti novità che emergono dalle indagini circa le possibili collusioni di questi terroristi con ambienti della sinistra estrema.C'è solo da augurarsi(temo ahimè senza grandi illusioni)che in certe aree dell'estremismo sinistroso si apra una riflessione che porti a tracciare una chiara linea di demarcazione che eviti pericolose infiltrazioni.

la_pergola2000
31-10-03, 02:34
OK

la_pergola2000
02-11-03, 02:02
dove si dimostra quello che dicevamo all'inizio di questa discussione, il documento era scritto bene e ben diretto.
La minaccia a Biagi due giorni dopo che gli era stata ritirata la sc orta probabilmente era la notizia che ha fornito il terrorista Mezzasalma ai suoi accoliti.
Il cellulare catturato alla Lioce ha prodotto quel popo di indagine.

Paolo Arsena
03-11-03, 12:06
Mi compiaccio per gli ottimi risultati ottenuti dal dicastero del ministro Pisanu. So bene che il ministro è solo la punta dell’iceberg e che si trova nell’invidiabile posizione di raccogliere i frutti di un lavoro collegiale ben più complesso e articolato. Però l’equilibrio, le parole sempre misurate e la serietà del personaggio hanno sempre giovato ad una proficua condotta del suo operato.

Credo che il governo Berlusconi dovrebbe ringraziarlo due volte. Anzitutto perché, a fronte del malessere popolare per le promesse non mantenute, con l’arresto dei nuovi br, Pisanu restituisce un po' di smalto all’esecutivo. E in secondo luogo perché riscatta il fallimentare dilettantismo del suo predecessore, ricordato per la gestione del G8 genovese con metodi da golpismo cileno e per il trattamento riservato al povero Biagi (prima esposto al martirio con la sottrazione della scorta, poi celebrato come “rompicoglioni”).

Lunga vita politica a Pisanu, dunque.

la_pergola2000
04-11-03, 04:04
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Ti informo che Pisanu fu segretario di Fanfani e abbiamo detto tutto.

Paolo Arsena
05-11-03, 16:27
Sarà stato pure il segretario di un democristiano un po' reazionario, ma consideriamo che l'impegno che si è accollato non è da poco.
Troppi politici hanno macchiato la loro carriera con un fallimento nella conduzione degli Interni, ministero scomodissimo, perché poco politico e molto pratico, e zeppo di insidie inattese.
Ricordiamo ad esempio il Cossiga della gestione BR-Moro, delle ambiguità con massoneria e servizi segreti; il Gava inerte e flemmatico al montare del fenomeno camorristico-mafioso; l'inettitudine di Napolitano; la gestione da questurino di Claudio Scajola... tanto per citare qualche esempio che ha lasciato triste memoria.
Pisanu è tuttora in piedi. La piccola criminalità diminuisce, le Br sono state smascherate, il fenomeno immigrazione è affrontato con realismo ed equilibrio.

Se una volta mi concedo un apprezzamento non richiesto, prendilo al volo!

Ti saluto

P.S. Che ha fatto il Fano domenica?

la_pergola2000
05-11-03, 22:29
......l'ex repubblicano Bianco, ora alla preesidenza della commissione Stragi (?).

per il resto troppa grazia, io intendevo che Pisanu ha avuto una buona scuola e poi Fanfani non era reazionario, si è messo in prima persona sulla battaglia del divorzio, quindi anche un uomo coraggioso e forse l'unico plurimistro democristiano del fare.
Anche se il suo fare, oltre alle case popolari, fece per me un grande disastro nel creare la piccola proprietà contadina, ripetendo le vecchie riforme del fascismo.
Argomento interessante che non ha mai avuto un dibattito in Italia.
Forse in seguito lo faremo.
Ciao.
P.S: non dimentichiamo che le indagini sono partite tutte dal cellulare della Lioce altrimenti saremo al punto di partenza.
Il merito va quasi tutto all'agente ucciso che per primo sul treno si accorse che i due terroristi tenevano un atteggiamento sospetto.

Paolo Arsena
06-11-03, 00:30
hai ragione, come ho potuto dimenticare i proclami disattesi di Enzo Bianco, i suoi pasticci elettorali....

Però informati meglio su Amintore Fanfani: fu uno degli oppositori più incalliti alla legge sul divorzio.

A presto

nuvolarossa
22-11-03, 00:10
Una voce stonata nelle giornate di lutto per le vittime di Nassiriya/Il messaggio delirante della brigatista Nadia Desdemona Lioce

Terrorismo: sconfiggerne la mentalità

Nelle lunghe giornate che precedevano i funerali di Stato per i 19 Italiani caduti a Nassiriyah una voce stonata è riecheggiata in un'aula di giustizia: quella di Nadia Desdemona Lioce. Il suo messaggio, una delirante mistura di retorica sovversiva e luoghi comuni ormai tragicamente banali, ha scosso le coscienze del Paese in lutto per un'affermazione di sostegno agli autori dell'attentato in Iraq.

Ora, l'idea che una persona del calibro della Lioce instauri delle trattative con un emissario di Osama bin Laden è quanto meno risibile. Viene meno da sorridere, però, se si pensa alle reali prospettive di una "saldatura" tra terrorismo internazionale di matrice islamica e forze eversive interne all'Italia, come ipotizzata da alcuni inquirenti. Se tutto questo sembra solo uno scenario da fantapolitica, allora è utile ricordare che con ogni probabilità è proprio ciò che sta accadendo in Iraq; le truppe di Al Qaeda forniscono tattiche e "manodopera" per gli assalti, i resti del vecchio regime garantiscono informazioni dettagliate sulle caratteristiche del terreno e degli obiettivi.

In Iraq la saldatura c'è già stata, e sempre in nome della lotta contro l'identico nemico: l'Occidente e gli ideali che esso rappresenta. In Italia certi gruppi eversivi già adesso vedono di buon occhio la lotta della cosiddetta "resistenza irachena", e in un futuro non troppo lontano potrebbero operare nel ruolo di fiancheggiatori.

Ovviamente ogni situazione va analizzata in base al proprio contesto, ma è anche vero che tutti i terrorismi si ispirano a una comune matrice di violenza e che in nome di quella matrice non è impossibile trovare delle concordanze una volta individuato un comune bersaglio. Il terrorismo è insomma un'Idra dalle sette teste che non può essere sconfitta unicamente con la forza; neutralizzare tutti gli esponenti di un movimento terrorista è condizione necessaria ma non sufficiente per sconfiggerlo, poiché per sradicarlo definitivamente occorre sconfiggere la mentalità che ne è alla base.

Bene hanno fatto dunque i sindacati a indire una manifestazione in questo senso, e meglio ancora ha fatto il centrodestra che accostandosi all'iniziativa l'ha trasformata in un'occasione per ribadire la necessità di ritrovare un'unità nazionale in un momento tanto difficile. Questo spirito non è gradito ad alcune frange estreme della sinistra per le quali la pregiudiziale antiberlusconiana (e, ci permettiamo dirlo, antiamericana) è ancora troppo forte. Ma tant'è, non si può avere tutto dalla vita. Ciò che importa davvero è dare un senso alla morte di tutte le vittime italiane, e purtroppo sono tante, del terrorismo di ogni ispirazione realizzando gli ideali in cui credevano.

Leo Tolstoj una volta scrisse: "Poiché i malvagi stringono alleanza tra di loro per costituire una forza è necessario che gli onesti facciano altrettanto. Cosa c'è di più semplice?". Rigiriamo la domanda agli uomini onesti di questo Paese, e in attesa della risposta ci prepariamo alle dure lotte che ci attendono.

Riccardo Masini
Federazione Giovanile Repubblicana

nuvolarossa
24-11-03, 13:02
Gli amici dei brigatisti iracheni

di Aldo Torchiaro

Un “appello alla resistenza irachena” circola su internet da qualche giorno. Non è proprio un’ innocua esortazione virtuale. All’indirizzo del sito http://www.iraqlibero.net (http://www.iraqlibero.net/), tutto italiano, troviamo le pagine chiamate “Diario della resistenza”, dove si dice che alla causa della liberazione dell’Iraq dall’imperialismo occidentale bisogna sacrificare ogni cosa. Anche i civili, se serve. O gli stessi poliziotti iracheni, complici degli invasori. E i militari dei paesi occupanti, come ad esempio i carabinieri italiani. Bene avrebbe fatto, a questo punto, il camion bomba dei terroristi di Nassiriya a terminare la sua corsa contro la caserma dell’Arma di stanza in quella città.

Un sito delirante e pericoloso. Perché all’indegno sostegno ai terroristi si aggiunge una vera e propria colletta in loro favore. Dieci euro sono chiesti a ciascun visitatore del sito, allo scopo di appoggiare “i movimenti della resistenza” anche solidamente. Alla faccia dei soldi che persone di maggior buon vorrebbero destinare alla Croce Rossa Internazionale, vittima anch’essa della furia degli stragisti. Il caso non finisce qui. L’improvvida iniziativa sarebbe passata sotto silenzio se un attento lettore non avesse spulciato la lista dei sottoscrittori dell’”appello alla resistenza irachena”.

Trovandovi nomi con l’esplicito riferimento alla Cgil – tra i quali alcuni noti del direttivo Filt Cgil – insieme a dirigenti locali del Partito della Rifondazione Comunista. Assessori e segretari di sezione di quella formazione hanno sottoscritto in pieno un documento di solidarietà ai “resistenti” di Nassirya e del triangolo sunnita. Il lettore ha scritto alla Cgil per chiedere se è compatibile l’adesione al sindacato con la sottoscrizione di documenti di quel tipo. Non ci risulta gli abbiano risposto. E questo silenzio, a sua volta inquietante, viene rotto solo da una nota di giustificazione diffusa dalla segreteria della Cgil ieri sera, attraverso la quale la responsabile delle relazioni internazionali, Titti Di Salvo, mette in chiaro alcuni punti cardine della sua organizzazione.

Intanto, come si dice, escusatio non petita, accusatio manifesta. Come dire: un comunicato stampa della Cgil in cui ci informa che questa è contraria ai metodi dei terroristi islamici suona quantomeno un po’ forzoso. Se gli altri sindacati, partiti e associazioni non lo fanno, è perché si ritiene che questo sia un fatto tra i più scontati. La Cgil no, tiene a precisarlo. E la Di Salvo dice: “Occorre intensificare i controlli finanziari, le operazioni di polizia internazionale e soprattutto occorre asciugare l'acqua che alimenta il terrorismo, promuovendo una nuova speranza per il conflitto israelo-palestinese e l'autogoverno del popolo iracheno".

Certamente bisogna intensificare i controlli finanziari, ma se questi portassero all’esito di fare emergere il canale dei siti internet che raccolgono le adesioni (e i soldi) di tanti attivisti del medesimo sindacato? Sarebbe imbarazzante. Ed ecco che le carte si confondono. Nella sua dichiarazione la responsabile Cgil proprio non ce la fa ad essere univoca. E, come abbiamo riportato dal testo ricevuto, antepone a tutto la “soluzione del conflitto israelo-palestinese”. Insomma se non possiamo sostenere il terrorismo iracheno, fateci almeno appoggiare quello in Palestina…

Aldo Torchiaro

nuvolarossa
29-01-04, 22:29
la nota politica
.................................................. ....
Un successo per lo Stato

L'operazione dell'Arma contro il narcotraffico e il terrorismo

Il segretario del Pri, Francesco Nucara ed il presidente La Malfa hanno espresso al comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Guido Bellini, l'apprezzamento dei repubblicani per la brillante operazione in Calabria che ha portato all'arresto di 150 esponenti della ‘ndrangheta per narcotraffico.

L'azione dell'Arma è stata esemplare, riuscendo ad infiltrare un militare all'interno dell'organizzazione che aveva ramificazioni in Colombia, Venezuela ed altri Paesi europei, e ad infliggerle un colpo pesantissimo.

Non si tratta solo di uno scacco mosso al mercato mondiale della cocaina, in quanto, come ha rivelato il procuratore Antimafia Pierluigi Vigna, l'indagine ha evidenziato il rapporto sempre più stretto tra trafficanti di droga e terroristi: "Una volta - ha detto Vigna - i gruppi terroristici si finanziavano proteggendo i cartelli della droga in Colombia, ora invece partecipano direttamente alle operazioni di traffico ed ai proventi che ne derivano". E' il caso di dire che si sono presi due bersagli con un solo tiro.

Considerando anche questo successo delle nostre forze dell'ordine, possiamo dire che il bilancio del governo sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo è nettamente positivo.

Si è smantellata la struttura delle nuove Br, arrestando gli assassini di D'Antona e di Biagi, si sono catturati dopo anni di latitanza membri storici delle Br che avevano partecipato al delitto Moro, si è aumentata la soglia dei controlli e della vigilanza, senza creare particolari restrizioni alla vita dei cittadini. Vi è un impegno costante delle nostre forze dell'ordine capace di produrre risultati ai quali negli anni non eravamo più abituati. Senza clamori e con un lavoro continuo e discreto assistiamo al rafforzamento dello Stato e allo smantellamento dei centri eversivi. Un ringraziamento particolare merita, per la tenacia ed la dedizione dimostrata, il ministro Pisanu, che si sta confermando uno dei migliori ministri dell'Interno della storia repubblicana.

Chiedevamo una svolta a difesa dello Stato: questa è quella che si sta avendo nel Paese, grazie al lavoro di Pisanu e all'alto senso del dovere degli uomini impiegati in questo compito. I carabinieri per primi.

Roma, 29 gennaio 2004

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
30-04-04, 22:29
Pericolosa saldatura fra guerriglia e terrorismo

Da qualche mese a questa parte, abbiamo assistito ad una rapida quanto prevedibile recrudescenza del conflitto in Iraq. La mattanza è diventato evento quotidiano, le azioni della guerriglia e le scene di sollevazione popolare, dominano il panorama mediatico mondiale. A questo scenario per niente rassicurante, dobbiamo, purtroppo, aggiungere anche il sequestro dei nostri connazionali. Due sono i fronti caldi: quello palestinese e per l'appunto quello iracheno; ma se per il secondo le speranze di pace sembrano sempre più remote, il secondo ci pone di fronte a delle scelte precise ed urgenti: affidare il caso Iraq ad un Onu solo formalmente indipendente dagli Usa, oppure battersi per un Onu con pieni poteri, come chiesto a suo tempo, prima della guerra, dalla comunità mondiale e come ora ha rimarcato lo stesso Zapatero con il gesto eclatante del ritiro delle truppe spagnole. Forse sentendo le dichiarazioni del sottosegretario di Stato, Grossman, al Congresso Usa, il 23 aprile 2004, il quale in sostanza ha detto che le truppe americane rimarranno anche dopo le elezioni e che l'eventuale nuovo governo non avrà i pieni poteri, ci verrebbe da pensare che il premier spagnolo abbia fatto bene ad andarsene prima del 30 giugno per non porre le proprie truppe in una situazione senza via d'uscita e nel mirino delle milizie musulmane. Credo che il primo ministro spagnolo abbia preso però una decisione troppo affrettata; Spagna ed Italia, adesso rimane un invito solo al nostro governo, avrebbero potuto svolgere un ruolo diplomatico di sicuro spessore, considerando anche l'offerta del leader libico Gheddafi, proprio ieri alla Commissione Europea, di collaborazione per la pace, costituendo un'alternativa in seno alla coalizione, alla inamovibilità di Bush e Blair. In questa ottica i due Paesi europei avrebbero potuto incarnare il corridoio del dialogo, svolgendo il loro naturale ruolo di cerniera tra Occidente ed Oriente e coinvolgere in questa aggrovigliata situazione i Paesi dell'area mediorientale; questa a mio avviso sarebbe stata e resta la via da seguire. Comunque sia, è necessario che questa situazione passi in mano all'Onu, in ogni caso, sia al fine di dare al futuro governo iracheno il crisma della legittimità, sia al fine di evitare il radicalizzarsi dello scontro tra gli insorti e le truppe della coalizione, tra Occidente ed Oriente, che da sempre soffrono di problemi di comunicazione, ed in ultima analisi ad evitare una pericolosa saldatura tra guerriglia e terrorismo in grado di travalicare i confini iracheni e capace di destabilizzare i regimi moderati di quell'area geografica.

Pasquale Spinelli, Fgr Roma

nuvolarossa
02-08-04, 20:29
Per chi avesse ancora dei dubbi, le sei bombe di ieri, in Iraq, contro le chiese cristiane dovrebbero fugarli. Non esiste, in quel Paese, un sentimento d¹ostilità verso gli 800.000 cristiani (non cattolici) che vi risiedono, anzi, cosa impossibile nei Paesi arabi integralisti, il ministro degli esteri di Saddam, Tareq Aziz, era egli stesso un cristiano. Quelle bombe, quindi, non sono il frutto di un cattivo sentimento popolare, o di quella che taluno, assai superficialmente e sventuratamente, ha chiamato ³resistenza². Quelle bombe sono un attacco terroristico concepito e coordinato fuori dalla storia e dalla realtà irachene.

In contemporanea arrivano le nuove minacce di Al Qaeda all¹Italia. Cosa si deve dedurne? Si deve capire che la guerra in Iraq, così come la guerra al terrorismo internazionale, non è la scelta di questo o quel Paese occidentale, ma la risposta obbligata ad una sfida contro la nostra sicurezza. O ci si rassegna a consideare il delirio di Al Qaeda vincente su ogni sforzo di modernizzazione e democratizzazione dei paesi islamici, e, con questo, ci si rassegna a vedere crescere una ricca e determinata potenza nemica; o si reagisce per tempo, bloccando il pericolo prima che diventi imbattibile.

Di errori, la coalizione internazionale che conduce la guerra in Iraq, quindi anche gli italiani, posso averne commessi, e nessuno ha mai sostenuto che la guerra sia una cosa bella. Ma quelle bombe contro i cristiani dimostrano, una volta di più, che la scelta peggiore sarebbe stata la rassegnazione e l¹inerzia.

Davide Giacalone

.............................
tratto dal Gruppo "I Repubblicani"
http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/813

nuvolarossa
26-11-04, 00:29
Il caso Solana

Se i terroristi di Hamas influenzano le scelte politiche dell’Ue

Riterremmo gravissimo che il responsabile europeo per gli esteri e la sicurezza, Javier Solana, si sia incontrato, in data imprecisata ed in segretezza, con gli esponenti di Hamas. Non aiuta la smentita, che è poi provenuta, soprattutto se si acquississe il testo della Bbc nel quale invece il responsabile europeo asserisce di frequentare i terroristi di Hamas. Vorremmo capire quale opinione ha il Consiglio Europeo in proposito, e ci aspettiamo una posizione ufficiale su questo caso. La sola ipotesi che un suo alto rappresentante con tale rilevanza di incarichi, intrattenga rapporti con un’organizzazione estremista sostenitrice ed esecutrice del terrorismo suicida contro i civili israeliani - oltre che principale istigatrice di una politica volta al fallimento della road map - è inaccettabile.

Noi abbiamo sempre sostenuto che l’Europa dovesse esercitare la sua influenza sul mondo palestinese per esortare tutte le componenti presenti in esso ad intraprendere la via del dialogo, l’unica in grado di portare alla pace e alla costruzione di uno Stato indipendente. In base ad una situazione quale quella che si è palesata, ci sarebbe da temere, semmai, che fosse Hamas ad influenzare l’Unione europea.

Da una parte dubitiamo che Hamas sia mai in condizioni di approdare ad una posizione politica dialettica, conoscendo la vocazione criminale di questa organizzazione che non ha scrupolo di usare minorenni - bomba, dall’altra non abbiamo mai visto una sola presa di posizione europea tale da stigmatizzarne l’azione, mentre invece l’Ue ha spesso preso posizioni ufficiali e pubbliche contro le scelte israeliane: vedi la protesta - tutta gratuita - per la costruzione del muro difensivo.

Purtroppo lo stesso governo nazionale di Solana non ci sembra l’esempio migliore di resistenza e di fermezza contro il terrorismo, senza contare che il partito a cui egli appartiene è tradizionalmente filo - islamico e persegue politiche tali da aver messo a rischio i rapporti diplomatici con Israele. A questo punto ci viene naturale chiederci se dovendo rimandare a casa qualcuno, fosse Buttiglione il prescelto, piuttosto che l’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione europea.

Roma, 25 novembre 2004

nuvolarossa
30-03-05, 10:14
Fioravanti e Mambro

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono stati due giovani fascisti, violenti ed assassini. Sono stati invitati a parlare, a Firenze, nel corso di una manifestazione dove era prevista anche la presenza del presidente del Consiglio. Gli organizzatori, a causa delle polemiche, hanno dovuto rinunciare.

Ma sarebbe stato giusto farli parlare, è, in generale, giusto che Fioravanti e Mambro parlino? Non solo è giusto, è anche un bene. Qualche giorno fa la terrorista rossa Adriana Faranda era in televisione con Francesco Cossiga. Ho letto elogi, ma nessuna polemica. Valerio Morucci presenta i suoi libri nelle scuole, mo non ho letto polemiche su chi contribuì a sequestrare ed uccidere Aldo Moro. Renato Curcio tiene seminare. Non si segnalano scandali.
Fioravanti e Mambro non hanno mai approfittato di nessuna legge sui pentiti, hanno ammesso le loro colpe e non hanno cercato sconti. Ma hanno fatto molto di più, hanno vivisezionato la loro storia e portato alla luce i terribili errori commessi. Francesca Mambro ha scritto un libro con Anna Laura Braghetti (brigatista rossa), raccontando le follie di una generazione ed il prezzo che si è pagato. Ed è questo il punto: si descrive spesso, con un conformismo ed un vuoto di sensibilità equidistribuito, la realtà di una generazione, i giovani di oggi, senza ideali, tutti dediti al telefonino. In realtà si tratta di giovani che vivono in un mondo con meno ideologia, e gli ideologizzati di ieri, divenuti giornalisti e barbosi commentatori, preferiscono dileggiare e compatire, piuttosto che capire e misurare i propri stessi errori. La generazione del terrorismo, fascista e comunista, rappresenta proprio la realtà di ideali, o, meglio, di ideologie, vissuti senza razionalità e ragionevolezza. Sono un buon esempio, proprio per quel che hanno sbagliato, e sono un buon esempio per giovani che vogliano dedicarsi alla vita politica senza cadere nelle visioni assolute che hanno creato i mostri del passato. Quegli stessi mostri che oggi, umanizzati, si presentano ai loro occhi.

Poi ci sono altri mostri. C'è chi ha scritto che Fioravanti e Mambro non devono parlare, che il passato non si deve dimenticare, e che gli stragisti della stazione di Bologna meritano l'espulsione dal consesso civile. Lo ha scritto Maltese, su Repubblica, commettendo più errori di quante parole abbia usato. Certo, il passato non deve essere dimenticato, e fra le cose da ricordare c'è proprio il processo per la strage di Bologna, che ha prodotto un verdetto ma non ha lambito la verità.

Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it

30 marzo 2005

.............................................
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3109

nuvolarossa
11-07-06, 16:53
...

nuvolarossa
20-11-06, 23:31
Lorenzo Conti, figlio del sindaco repubblicano di Firenze ucciso dalle BR, è in sciopero della fame vuole sapere perchè le Istituzioni sono così disponibili verso i terroristi, quando ancora non si conosce tutta la verità sugli assassini di suo padre.

LA BATTAGLIA DI LORENZO

Non tutti sanno che Lorenzo Conti - figlio di Lando Conti, Sindaco Repubblicano di Firenze barbaramente ucciso dalle BR il 10 Febbraio 1986 - sta facendo da domenica scorsa uno sciopero della fame allo scopo di ottenere chiarimenti dalla Regione Toscana sulle assunzioni e gli incarichi da essa conferiti agli assassini di suo Padre.
A tutt'oggi non ha ancora ricevuto alcuna risposta e nella sua lunga visita a Firenze il Presidente della Repubblica, cui pure si era rivolto, non gli ha nemmeno dedicato i pochi minuti di un incontro.
La notizia non e' stata riportata nelle edizioni on-line dei giornali nazionali, con la sola eccezione de Il Giornale , e la stessa Nazione - che ha pubblicato articoli su questo argomento - si e' affrettata a rendere indisponibile l'unico che vi era stato pubblicato.
Questa situazione del trattamento di riguardo riservato agli assassini rispetto a quello riservato ai familiari delle loro vittime concerne, fra gli altri, anche Mariella Dionisi, moglie dell'agente Fausto Dionisi, ucciso da esponenti di Prima Linea mentre tentavano di far evadere alcuni loro complici dal carcere fiorentino delle Murate Sergio D'Elia, condannato a 30 anni per concorso nell'omicidio di suo marito, e' stato eletto deputato nella Lista Bonino e nominato Segretario d'Aula a Montecitorio !
Chi volesse esprimere a Lorenzo la propria solidarieta' puo' scrivergli a lore_co@libero.it .

Carlo Luigi Ciapetti

Lettera aperta di Lorenzo Conti al Presidente della Repubblica Napolitano

La lettera di Lorenzo Conti

Egregio Signor Presidente,
mi chiamo Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986.
Questa lettera aperta è maturata in anni di sofferto silenzio, anni nei quali le Istituzioni si sono contraddistinte per la loro incomprensibile assenza nei confronti sia della mia famiglia che nei confronti di tutte quelle che hanno subito una sorte analoga alla nostra.
Come tutti sanno (o dovrebbero sapere), da qualche mese è presente in Parlamento l’Onorevole Sergio D’Elia, ex terrorista eletto nella lista formata dallo SDI e dai Radicali e denominata “Rosa nel Pugno”.
Successivamente, con riconoscimento di rilevo, il Signor D’Elia ha ricevuto la nomina di Segretario della Camera dei Deputati.
Non voglio soffermarmi sui criteri di selezione del candidato D’Elia nella citata lista, voglio semplicemente rendere noto che la sua elezione e il successivo incarico, sono da ritenersi quantomeno diseducativi nei confronti delle giovani generazioni e nei confronti di tutti coloro che credono nelle Istituzioni.
E’ bene ricordare Signor Presidente, che nella nostra giovane repubblica – oggi da Lei rappresentata – vi fu chi operò per rafforzare la democrazia e chi combattè con le armi per indebolirne il significato ed eliminare i suoi servitori.
Per troppo tempo si è cercato di rimuovere il fenomeno terroristico nella speranza che il silenzio avesse il sopravvento su le responsabilità politiche delle ideologie di riferimento.
Per troppo tempo si è cercato di riabilitare “i compagni che sbagliano” riconducendo i delitti da loro commessi ad un particolare momento storico, politico e sociale.
Mi pare del tutto sottovalutato il fatto che ciò che rappresenta il passato per alcuni terroristi, rappresenta oggi il nostro presente.
Non sono, non siamo, spinti dal desiderio di vendetta ma dal desiderio di giustizia: morale e sociale.
Le rivolgo quindi, Signor Presidente, un appello, affinché Lei inviti l’On. D’Elia a dimettersi dalla carica di Segretario della Camera dei Deputati nonché a stimolare il Parlamento alla costituzione di una Commissione che analizzi il fenomeno terroristico dei cosiddetti “anni di piombo” e ne smascheri le sue vili compromissioni.
Fiducioso in un Suo autorevole e tempestivo intervento Le invio i miei migliori saluti.

Lorenzo Conti

tratto da http://www.pensalibero.it/

nuvolarossa
24-11-06, 11:52
Dalla parte di Lorenzo
Noi non dimentichiamo il sacrificio di Lando Conti vittima degli anni di piombo

Il 10 febbraio del 1986 il sindaco di Firenze, il repubblicano Lando Conti, veniva ucciso in un agguato delle Brigate Rosse. Lasciava quattro figli e un vuoto enorme nel nostro partito. In questi vent'anni i terroristi si sono rifatti una vita, hanno espiato i loro crimini e ci rappresentano pure nelle istituzioni. Molti se ne sono dimenticati, noi no, e anche per questo siamo accanto a Lorenzo Conti, figlio di Lando, che ha intrapreso uno sciopero della fame proprio per porre all'attenzione dell'opinione pubblica la questione degli ex brigatisti che ora, a vari livelli, rappresentano lo Stato italiano. Qui non si tratta del diritto di riabilitazione che spetta a ciascun condannato, qui si discute del fatto che, chi ha combattuto armi alla mano lo Stato democratico e ne ha teorizzato la sua distruzione, possa non solo partecipare tranquillamente alla vita pubblica del Paese - come è giusto - ma venga chiamato a rappresentarne le istituzioni. Anche perché si è sfruttata una legge elettorale con le liste bloccate che non prevedeva certo il vaglio del giudizio popolare sulla persona dei candidati. Tanto che noi ribadiamo con maggior forza la nostra posizione di allora: tornare subito al voto di preferenza, soprattutto se i partiti candidano gli ex terroristi.

Lorenzo ha scritto al presidente della Repubblica, chiedendo di invitare Sergio D'Elia - che è stato uno dei capi di Prima linea- a dimettersi del Parlamento. Non abbiamo dubbio che una presa di posizione del Capo dello Stato, che fu impegnato in prima persona per difendere i valori e l'ordinamento repubblicano sotto l'attacco del terrorismo, sarebbe sicuramente un atto importante, ma per il Capo dello Stato, oggettivamente, è difficile affrontare una questione individuale. Il problema è più diffuso e non concerne la sola persona di D'Elia, visto che proliferano come collaboratori del governo ex condannati per terrorismo anche nel ministero degli Interni, cosa che dovrebbe perlomeno imbarazzare chi ha la responsabilità di detto dicastero. Per questo il Partito repubblicano sta mettendo a punto il testo di una proposta di legge in materia, volta a tracciare una linea netta di separazione fra lo Stato democratico e chi lo ha combattuto. E considerando la battaglia personale di Lorenzo, ormai oltre il settimo giorno di sciopero della fame, troveremo modi adeguati per dimostragli la nostra solidarietà, oltre a condividere le ragioni della sua protesta.

Roma, 23 novembre 2006

tratto da http://www.pri.it

PSI VENETO
28-11-06, 17:04
“Io sostengo Lorenzo Conti”. E’ la denominazione con la quale il sito del Gruppo dei Centouno e del Polo laico e liberalsocialista http://www.pensalibero.it/ (http://wpop12.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=KhReO6QKiEIGuwylaf02eaB2%2BLzERI4erF9 XzdLZgEp5iznjRKJQa%2BtJfo%2BTnHD3aQSPzy/5r58%3D&Link=http%3A//www.pensalibero.it/) ha lanciato una campagna di sostegno della protesta di Lorenzo Conti. Il figlio dell’ex sindaco repubblicano di Firenze, Lando Conti, da quasi venti giorni è in sciopero della fame per avere risposte, dalle Istituzioni locali e nazionali sulla presenza nelle assemblee e negli uffici pubblici di ex terroristi macchiatisi di efferati delitti.
Lorenzo ha anche inviato un appello al presidente della repubblica Napoletano, al quale aveva chiesto, inutilmente, un incontro in occasione della sua visita a Firenze.
Le adesioni vengono raccolte on line tramite collegamento con il sito e saranno consegnate a Lorenzo Conti nel corso di una manifestazione pubblica.

Firenze 28 Novembre 2006

Gruppo dei Centouno

kid
28-11-06, 18:42
OTTIMA IDEA! noi abbiamo fatto il cartaceo con l'editoriale della voce della settimana scorsa

nuvolarossa
29-11-06, 18:43
Riceviamo da Lorenzo Conti

Cari Amici, la nostra battaglia sta progressivamente, ma con estrema lentezza, producendo ottimi risultati.
Domani sono impegnato a Roma per 2 importanti impegni: alle ore 15 sono ospite di Canale 5 (Trasmissione L'incudine di Claudio Martelli) sarà trasmessa sabato 9 dicembre, alle ore 18 incontro al Quirinale con il Segretario del Presidente della Repubblica.

Grazie a tutti quanti per il sostegno e la forza che mi date per andare avanti.

Lorenzo Conti

nuvolarossa
01-12-06, 09:08
NAPOLITANO A LORENZO CONTI: RESTA VIVO DOLORE PER VITTIME BR
Invito a cessare sciopero della fame

Roma, 30 nov. (Apcom) - Il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra ha oggi ricevuto al Quirinale Lorenzo Conti, figlio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti, e gli ha espresso, a nome del presidente Giorgio Napolitano, "sentimenti di profonda solidarietà e umana partecipazione all'incancellabile dolore per la perdita del padre, rimasto vittima della criminale violenza delle Brigate rosse il 10 febbraio di venti anni or sono". Lo riferisce una nota dell'ufficio stampa del Quirinale.

Marra ha altresì manifestato "la comprensione del capo dello Stato per l'intendimento, che anima la sua protesta, di mantenere viva nell'opinione pubblica e tra le forze politiche la memoria della gravità dell'attacco portato dal terrorismo alle istituzioni democratiche e il ricordo di quanti le hanno difese con coraggio e determinazione fino al sacrificio della vita". Lo ha quindi invitato "a cessare lo sciopero della fame poiché la personale amarezza che ha ritenuto in tal modo di manifestare ha già conseguito l'obiettivo di promuovere una riflessione sulle modalità di contrasto del fenomeno terroristico e sulla necessità di una costante, rigorosa difesa della legalità repubblicana".

"Il dibattito sulle condanne inflitte ad appartenenti alle formazioni brigatiste, e più in particolare sui comportamenti tenuti nei loro confronti durante e dopo l'esecuzione delle condanne, incide su valutazioni giuridiche e politiche complesse, che - riferisce ancora la nota del Quirinale - toccano il delicato equilibrio tra esigenze della repressione, funzione rieducativa della pena e diritti di chi l'abbia espiata".

tratto da http://notizie.alice.it/home/index.html

nuvolarossa
01-12-06, 11:04
Riceviamo da Lorenzo Conti

Carissimi amici,
nello spirito di condivisione della mia/nostra battaglia per la democrazia e giustizia, Vi riepilogo quanto accaduto nell'incontro serale tenutosi a Roma al Quirinale tra me e il Segretario del Presidente della Repubblica Dott. Marra.

Il Segretario del Presidente mi ha detto:

1) esprime la solidarietà del Presidente della Repubblica verso me e la mia famiglia
2) chiede di sospendere lo "sciopero della fame" perchè ormai la mia richiesta di sensibilizzazione sulla problematica è arrivata a chi doveva arrivare
3) non può intervenire sulla vicenda D'Elia perchè ogni suo atto potrebbe essere interpretato come una NON corretta intromissione nella vita parlamentare del paese.

Io, dopo attenta riflessione, ho risposto:

1) rigrazio per l'ormai già espressa solidarietà da oltre 20 anni che non ha prodotto alcun atto concreto.
2) ho dichiarato di NON condividere la risposta e chi mi sarei aspettato "maggior coraggio" dal Presidente perchè il Presidente si DEVE ricordare delle 5.000 vittime e dei 500 morti e delle devastanti conseguenze che il dolore ha provocato sulle famiglie di costoro.
Mi sono permesso di ricordare al Presidente che egli è il massimo rappresentante dell'unità del paese, della Costituzione Democratica e Repubblicana e che la Costituzione NON prevede di riempire il Parlamento di ex terroristi, ex omici, ex mafiosi, ecc.
3) ho dichiarato di "sospendere lo sciopero della fame" e di essere pronto riprenderlo qualora le promesse di apertura verso un corretto dialogo Parlamentare non avvenisse in tempi stretti.
4) ho dichiarato che continuerò la mia battaglia sino all'ultimo dei miei giorni per smascherare le vili compromissioni delle Regioni che sono impegnate a "sovvenzionare" gli ex terroristi (in primis Regione Toscana e Emilia Romagna)
5) martedì 5 dicembre sarò nuovamente a Roma per la manifestazione contro la Finanziaria promossa dal sindacato della Polizia per protestare su: aumento di stipendio di € 5 mensili, chiusura di alcune questure e di alcune scuole di polizia, sensibilizzazione della Popolozione sulla presenza di ex terroristi in Parlamento (D'Elia e Del Bello)

Avendo avuto un incontro verbale, nei prossimi giorni scriverò nuovamente al Presidente (tramite la Prefettura di Firenze come da Lui richiesto) perchè penso che.... verba volanto, scripta manent.

Saluti e abbracci.

Fate passaparola.
grazie

Lorenzo Conti lore_co@libero.it

nuvolarossa
01-12-06, 20:35
Riceviamo da Lorenzo Conti


VERGOGNA !

Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana

che non ha ancora dato alcuna risposta alla domanda postagli da Lorenzo Conti, figlio del Sindaco di Firenze assassinato dalle Brigate Rosse nel 1986, per sapere delle assunzioni effettuate, degli incarichi dati e delle somme spese dalla Regione per aiutare i brigatisti rossi già condannati per reati commessi contro lo Stato e contro cittadini italiani !

VERGOGNA !

Leonardo Domenici, Sindaco di Firenze

che non ha sentito il dovere morale di assicurare il suo appoggio alla domanda posta da Lorenzo Conti, figlio di un suo predecessore scomparso tragicamente mentre adempieva al suo dovere, cittadino della città da lui amministrata !

VERGOGNA !

Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze

che si è parimenti tenuto alla larga e si è ben guardato dal compiere un qualsiasi atto di sostegno civile ed umano nei confronti di questa vicenda !
I più giovani forse non sanno ed i più anziani forse hanno dimenticato che gli “anni di piombo” hanno provocato 4.500 feriti e 500 morti e che ancora oggi molti portano sui propri corpi i segni delle ferite, spesso senza aver ancora ricevuto il “risarcimento dei danni subiti”: è per questo che dal 12 Novembre

LORENZO CONTI

sta facendo lo sciopero della fame, nel ricordo sia del Padre che delle altre Vittime del terrorismo brigatista, ma non ha avuto da loro che una risposta:

IL SILENZIO…

per esprimere il vostro dissenso, mandate una e-mail a: claudiomartini@regione.toscana.it sindaco@comune.fi.it presidente@provincia.fi.it

Evergreen
02-12-06, 16:22
Se lo sciopero della fame lo faceva Pannella ne parlavano anche nel sottoscala di Montecitorio.
Grazie

nuvolarossa
11-12-06, 18:10
Riceviamo da Lorenzo Conti

Firenze 6 dicembre 2006

Al Dottor. Giorgoo Napolitano
Presidente della Repubblica Italiana

Al Presidente del Consiglio
Ai Ministri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei Deputati
Ai Senatori a Vita
Ai Senatori
Ai Deputati

Lettera Aperta


Signor Presidente,

faccio seguito all’incontro tenutosi tra il Suo Segretario Dott. Marra e chi Le scrive (Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986) il 30 novembre alle ore 18,00.

Come il Dr. Marra Le avrà sicuramente riferito, mi permetto ricordarLe di aver accettato l’invito a sospendere lo sciopero della fame, in seguito alla promessa di un Suo autorevole intervento parlamentare sulla “questione morale” relativa alla reintegrazione politica degli ex Brigatisti all’interno delle Istituzioni.

Ecco il risultato…
Oggi, 6 dicembre, apprendo dai giornali, che, il Ministro Ferrero ha inserito la ex brigatista Susanna Ronconi nella lista dei consulenti per la Consulta Nazionale sulle Tossicodipendenze (incarico lautamente pagato dai cittadini contribuenti, me compreso).
Questa nomina, a suo tempo rifiutata in seguito all’intervento dell’Onorevole Gasparri, ha finito per trovare approvazione nell’attuale Governo, proprio mentre in Piazza, manifestavano le Forze dell’ordine contro gli ex brigatisti in Parlamento e contro il ridicolo aumento di stipendio di 5 euro mensili riconosciuti per garantire la VOSTRA sicurezza (vedi scorte armate) e la nostra.

Sempre più oggi appare evidente, che l’attuale Governo sta promovendo azione politica di reinserimento degli ex terroristi all’interno delle Istituzioni!!!!......

Se non erro, fu proprio il Grande Politico Berlinguer, a Lei ben noto, a promuovere la “questione morale”?

Sono queste le risposte?

Alla Sua persona, al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato e ai Signori Ministri, rispondo palesando un sentimento di autentica impotenza, misto a vergogna.

Oggi con i Suoi silenzi avverto ancor più l’umiliazione per promesse, cui è secondato il nulla!

Forse perché “ i compagni che hanno sbagliato” vanno reinseriti….?

Ogni uomo, semplice cittadino o politico che sia, deve ricordare che il sacrificio della vita un tempo e in ogni Stato, costituiva la più grande espressione di democrazia e di umana civiltà.

Esiste ancora tale sentimento?

Lorenzo Conti – Via Maffei 99 – 50133 Firenze – Cell 333 1485713 – email lore_co@libero.it

nuvolarossa
11-12-06, 18:15
Lettera del COISP al Pres. della Regione Toscana, PR Firenze e Sindaco Fi

Segreteria Nazionale
Via Farini, 62 - 00186 Roma
Tel. +39 06 48903773 - 48903734
335 7262435 - 335 7262863
Fax: +39 06 48903735
coisp@coisp.it – www.coisp.it

COISP · Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia

Prot. 491/06 S.N. Roma, 9 dicembre 2006

AL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA
Signor Claudio MARTINI

AL SINDACO DI FIRENZE
Signor Leonardo DOMENICI

AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE
Signor Matteo RENZI

Egregi Signori,
il 10 febbraio 1986 Lando Conti fu assassinato a Firenze dalle Brigate Rosse. Da pochi mesi Conti aveva concluso il mandato di Sindaco di Firenze che lo aveva visto apprezzato protagonista della vita politica. Ancora oggi ne viene ricordato l’impegno culturale, civile e politico.
Recentemente il figlio Leonardo Conti, ha posto a Lei, Presidente della Regione Toscana, due domande evidentemente ritenute molto scomode vista l’assenza di risposte.
Egli chiedeva di sapere quanti ex terroristi lavorano per la Regione o la Provincia o enti collegati a Firenze e in Toscana. E quanti invece fossero i familiari delle vittime del terrorismo che hanno ricevuto quell’attenzione in Toscana dagli enti locali.
Il totale silenzio a tale legittima domanda da parte Sua, Presidente MARTINI, il silenzio di Lei, Sindaco DOMENICI, che non ha sentito il dovere morale di assicurare il suo appoggio a quelle domande poste da chi aveva perso il padre per mano di terroristi e che adesso vedeva una maggiore considerazione proprio verso chi aveva cercato di sovvertire lo Stato piuttosto che verso le vittime, ed i loro familiari, di quel periodo buio della storia della Repubblica, ed il silenzio pure Suo, Presidente RENZI, che allo stesso modo si è ben guardato dal compiere un qualsiasi atto di sostegno civile ed umano nei confronti di questa vicenda, hanno portato Lorenzo CONTI a fare lo sciopero della fame, nel ricordo sia del padre che delle altre vittime del terrorismo brigatista, per manifestare la propria amarezza ed il forte dissenso avverso i Vostri assordanti silenzi.
Il 4 novembre 2006, nell’evidenziare la richiesta di Lorenzo CONTI, il quotidiano “il Giornale” pubblicava un lungo articolo dal titolo “Liberi e pagati dallo Stato: la dura vita degli ex br”. L’avete letto?
Ebbene, Egregi Signori, perché il vostro silenzio alla richiesta del figlio di una vittima delle Brigate Rosse? È vergogna per quello che potreste essere costretti a scrivere rispondendogli, paura per quello che ne verrebbe fuori, o molto più semplicemente, ma non meno grave, totale indifferenza verso una questione così importante??
Beh, la solidarietà di tutto il Sindacato di Polizia COISP va a Lorenzo CONTI….. per Voi solo SILENZIO!!

Il Segretario Generale
Franco Maccari

nuvolarossa
13-12-06, 12:39
Riceviamo da Lorenzo Conti

Questa è la risposta che stamani ho inviato al Presidente della Regione Toscana Claudio Martini.
Molto probabilmente la nostra azione inizia a dare i primi risultati viste anche le risposte che il Martini da alle varie email che gli provengono.
Colgo l'occasione per sollecitarVi ad inviare email e fare passaparola in tal senso
Inviare le email ai seguenti indirizzi:
claudiomartini@regione.toscana.it
sindaco@comune.fi.it
presidente@provincia.fi.it

Presidente della Regione Toscana,
con la presente La diffido di rispondere che sono stato contattato dall'Assessore Massimo Toschi ma solo dal Sig. Massimo Toschi (visita strettamente privata e NON a carattere Istituzionale).

Inoltre Le comunico che le mie richieste erano dirette a conoscere gli importi "devoluti" alle varie associazioni, fondazioni, ecc. come appunto Pantagruel alla quale Lei NON ha mai risposto.

La invito, pertanto, a NON continuare a rispondere ai cittadini con risposte evasive e non attinenti alle mie richieste...
Il caso Senzani è ormai cosa nota e comunque mi riservo ogni azione possibile perchè anche in questo caso venga fatta chiarezza.

Lorenzo Conti

Testo della risposta a firma di Martini:

Gentile sig. Pasquale Benefazio, grazie per avermi scritto. Il dialogo, anche quando assume il tono della critica, è sempre positivo ed utile.

Sulle questioni sollevate da Lorenzo Conti ho ricevuto alcune email con la richiesta di chiarimenti, alle quali rispondo volentieri.

Innanzitutto i fatti: la Regione non ha mai affidato alcun incarico a ex brigatisti o terroristi. La vicenda a cui in queste settimane i media hanno fatto riferimento è relativa a Giovanni Senzani.

Senzani non ha mai avuto alcun rapporto di lavoro con la Regione: ha solo prestato servizio - ovviamente con il parere favorevole del Presidente del Tribunale di sorveglianza - presso l'associazione di volontariato Pantagruel, convenzionata con la Regione per il Progetto Informacarcere. Un rapporto che si è concluso tre anni fa.

Approfitto per informarla che stiamo incontrando i familiari di tutte le vittime di eventi terroristici verificatisi in Toscana, a partire da Lorenzo Conti, che proprio nei giorni scorsi ha avuto un colloquio con l'Assessore Massimo Toschi. L'assassinio di Lando Conti non può essere dimenticato, nemmeno a 20 anni di distanza. Ed è opportuno non abbassare la guardia sulle modalità di contrasto alla criminalità e sulla necessità di una costante e rigorosa difesa della legalità. La Regione continuerà a dedicare la massima attenzione a questo impegno.
Così come restiamo convinti che gli obiettivi principali di una pena detentiva siano e restino la rieducazione ed il reinserimento sociale degli ex-detenuti, una volta che il debito con la giustizia è stato saldato.

Cordiali saluti

Claudio Martini

nuvolarossa
19-12-06, 01:47
Riceviamo da Lorenzo Conti

Cari amici, in seguito alla concessione della liberta vigilata alla terrorista barbara balzerani, ho inviato la seguente email a tutti i deputati e senatori.

LETTERA APERTA

Sono Lorenzo Conti (figlio dell'ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986).

In relazione alla scandalosa concessione di Libertà Vigilata alla terrorista Barbara Balzerani Voglio riportare una notizia importante (sentenza I° Grado del Tribunale di Firenze - 21 maggio 1992) -

- Il 12 febbraio 1986, quando nel corso di un processo che vedeva la Balzerani alla sbarra davanti alla Corte di Assise di Napoli, la nota brigatista rossa Barbara Balzerani RIVENDICAVA pubblicamente alla sua organizzazione (BR-PCC) la responsabilità dell'assassinio dell'ex sindaco di Firenze. Nel foglio di rivendicazione sottoscritto dalla Balzerani e da altri militanti BR con lei imputati, Lando Conti veniva definito come "trafficante d'armi" e "uno degli esponenti di spicco del "Partito della Guerra", mentre si affermava che "...Questa azione si inserisce magistralmente all'interno del programma della nostra organizzazione per combattere e sconfiggere lo scatenamento della guerra imperialista da parte di ben individuati esponenti dell'apparato economico, politico e militare del nostro paese" -

Bene, oggi apprendo dal telegiornale che il Tribunale della Libertà di Roma ha concesso la liberta vigilata alla terrorista Barbara Balzerani.

C'è solo una cosa peggiore dell'assenza di giustizia: l'ingiustizia.

Visto quanto sopra e le mie richieste al Presidente della Repubblica, al Capo del Governo e ai Presidenti delle Camere, seguite dal RIGOROSO SILENZIO, mi nascono delle domande:
1) perchè tanta attenzione con questo Governo ai terroristi, ex terroristi e familiari ?
2) perchè il Tribunale di Roma non ha ascoltato anche me che ricordo sto attendendo da 20 anni di conoscere chi materialmente ha ucciso mio padre? Sono sicuri che la Balzerani, visto quanto sopra, non sappia nulla ?
3) una persona condannata a SVARIATI ergastoli ha diritto di uscire di prigione solo appena dopo 20 anni?
4) perchè una parte della magistratura continua le indagini sul Terrorismo e un'altra libera i teroristi?

Le domande sono troppe.... e forse troppo pericolose per qualcuno....

Oggi, riferendomi alla frase del Sig. Prodi, posso tranquillamente affermare che "NON è il popolo italiano impazzito, ma bensì sono impazziti coloro che oggi ci rappresentano"

Con amarezza, impotenza e assoluta VERGOGNA.

Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 Firenze
Cell 333 1485713

nuvolarossa
28-12-06, 14:40
Riceviamo da Lorenzo Conti

Questa è la lettera che oggi ho inviato a tutti i quotidiani nazionali.

Figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato il 10 Febbraio 1986 dalle BR-PCC, il 28 Ottobre rivolsi pubblicamente una domanda al Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini:
la Regione Toscana quanto denaro pubblico ha dato, direttamente o indirettamente, alle associazioni "Nessuno tocchi Caino", "Fondazione Michelucci" e "Associazione Pantagruel", nelle quali lavorano ex terroristi, e quanto invece ne è stato dato alle loro vittime o ai loro familiari sopravvissuti ?.

Non mi era stata data alcuna risposta ma ai cittadini che gli avevano scrtto e-mail a questo proposito, Claudio Martini rispondeva così:
"Approfitto per informarla che stiamo incontrando i familiari di tutte le vittime di eventi terroristici verificatisi in Toscana, a partire da Lorenzo Conti, che proprio nei giorni scorsi ha avuto un colloquio con l'Assessore Massimo Toschi. L'assassinio di Lando Conti non può essere dimenticato, nemmeno a 20 anni di distanza.".

Il 13 Dicembre avevo perciò diffidato il Presidente Martini dal rispondere in questa maniera, per i seguenti motivi:
1) ho incontrato Massimo Toschi in forma strettamente privata e non come Assessore della Regione Toscana;
2) non mi risulta che la mia famiglia e le altre vittime del terrorismo, o loro familiari sopravvissuti, abbiano avuto incontri con esponenti istituzionali della Regione Toscana;
3) il Suo silenzio è di fatto una smentita alla Sua stessa affermazione di non aver dimenticato "... l'assassinio di Lando...".

Ancora oggi, 27 dicembre, Claudio Martini continua a rispondere ai cittadini con frasi piene di falsità e ipocrisia come quelle di sopra descritte.
Dopo la diffida, cosa devo fare ????

Sta per finire questo 2006, nel quale si celebrava il ventesimo anniversario dell'assassinio di mio padre, ma una risposta non mi e' stata ancora data...

Lorenzo Conti

nuvolarossa
27-01-07, 22:57
Riceviamo da Lorenzo Conti

Cari amici,
Vi comunico che domenica 28 gennaio alle ore 21.25 sarò presente alla trasmissione "Niente di Personale" su LA7 condotta da Antonello Piroso.
La trasmissione avrà come ospiti, oltre a me, anche altre vittime del terrorismo (Berardi e Coco (figlio del giudice di Genova ucciso dalle BR) oltre ad alcune vittime di Ustica e l'Onorevole Rosa Bindi.
Un abbraccio

Dott. Lorenzo Conti - Via Maffei 99 - 50133 - Firenze - Italy
Cell +39 333 1485713 - lore_co@libero.it

nuvolarossa
30-01-07, 20:15
Riceviamo da Lorenzo Conti

Per chi desidera seguirmi stasera (ore 21,00) sono presente alla trasmissione su RTV 38 insieme al Procuratore Vigna.
Saluti

Lorenzo Conti

nuvolarossa
04-02-07, 23:33
Riceviamo da Lorenzo Conti

Cari amici,
Vi rimetto questo comunicato stampa fatto dal Sindacato della Polizia. Ora .... siamo veramente dentro il problema che abbiamo sollevato. Le battaglie civili servono a questo.

Domani, alle ore 21,00 sarò sulla RETE 4 (trasmissione l'antipatico condotto da Bel Pietro). Dovrò commentare le dichiarazioni di Scalzone .... Facciamo passaparola .... Grazie della Partecipazione.

Un abbraccio, Lorenzo Conti


alla cortese attenzione
delle testate stampa e organi d’informazione

OGGETTO: Prescrizione riconosciuta ad Oreste Scalzone – Ex terroristi parlamentari – È necessario modificare la legge elettorale ed il codice penale.

E’ grande lo sconcerto che ha colpito gli operatori di polizia ed i cittadini onesti nell’apprendere che l'ex leader di “Potere Operaio” e di “Autonomia Operaia”, Oreste Scalzone, condannato a 16 anni di reclusione per associazione sovversiva, banda armata e rapine, può tornare in Italia, dopo 25 anni di latitanza a Parigi, perchè la Corte di assise di Milano ha dichiarato l'estinzione per intervenuta prescrizione dei reati contestati.
“La corte d’assise di Milano ha applicato la legge – commenta il Segretario Generale del COISP Franco Maccari – ma a questo punto è necessario che la legge sia cambiata. E’ necessario, cioè, prevedere che il periodo di latitanza sia considerato causa di sospensione del tempo di prescrizione del reato e che questo ricominci a decorrere nel momento in cui personaggi come Scalzone hanno fatto rientro in Italia per sottoporsi al giudizio di un Tribunale e scontare le pene a cui sono stati condannati”.
La rabbia dei poliziotti del COISP è acuita dal fatto che la classe politica sembra essere disattenta a questioni cruciali come la necessità che ex terroristi paghino per quello che hanno fatto e, soprattutto, che ex terroristi possano ricoprire cariche istituzionali.
“Ora basta – prosegue Franco Maccari – la classe politica deve intervenire. Il fatto che Oreste Scalzone vada esente da pena e che un personaggio come Sergio D’Elia rivesta cariche istituzionali è un’aberrazione giuridica. E’ il momento, come sostiene l’on. Antonio Di Pietro, di votare una legge che preveda che non possono essere inseriti nelle liste elettorali soggetti che sono stati condannati con sentenze passate in giudicato, anche se riabilitati”.
Per il COISP è giunto il momento di capire quali siano le reali intenzioni di questo Governo e dei partiti all’opposizione sul tema degli anni di piombo.
“Nei prossimi giorni – conclude Franco Maccari – il COISP solleciterà i parlamentari di maggioranza e opposizione affinché presentino proposte di legge tese a modificare la norma sulla sospensione della prescrizione e la legge elettorale. Ma se dovessimo avere solo risposte evasive, penseremo a proposte di legge di iniziativa popolare. Vedremo, poi, se i parlamentari saranno capaci di ignorare la volontà di tutti i cittadini”.

Con gentile preghiera di pubblicazione e diffusione

nuvolarossa
07-02-07, 18:22
Le istituzioni sbagliano a snobbare Lorenzo Conti

di Nicola Cariglia

Ventuno anni fa l’uccisione di suo padre fu preceduta da una odiosa campagna denigratoria. E le indagini fecero pensare ad una vasta rete mai smantellata e operativa fino ai giorni nostri. Fanno male i rappresentanti delle Istituzioni cui si rivolge da mesi Lorenzo Conti a sottovalutare, quando non a mostrare sufficienza verso la richiesta di chiarezza avanzata dal figlio del sindaco repubblicano di Firenze ucciso dalle Br sugli aspetti ancora irrisolti della stagione del terrorismo. L’uccisione di Lando Conti, avvenuta il 10 febbraio di 21 anni fa, fu preceduta da una odiosa e martellante campagna denigratoria: non un gruppuscolo semiclandestino, ma un partito presente nelle Istituzioni, compreso il consiglio comunale di Firenze, lo indicava quale “mercante di armi”. Accusa falsa e ridicola. Lando Conti deteneva una modestissima percentuale di azioni, ereditate, di una azienda fiorentina che produceva sofisticate apparecchiature di avvistamento, certo utilizzate anche a scopo bellico. Ma non erano armi che produceva quella azienda, fondata molti anni prima dal nonno e che era un fiore all’occhiello dell’industria dell’area fiorentina.

Non solo. Dopo il suo assassinio, i magistrati che conducevano con scrupolo e professionalità le indagini (Pier Luigi Vigna e Gabriele Chelazzi) ebbero più volte l’impressione di essere sul punto di scoprire importanti e ramificate presenze terroristiche in Toscana; ma di non riuscire a raccogliere gli elementi probanti necessari a smantellare questa rete. Molti anni dopo, in seguito all’uccisione del sovrintendente di Polizia ferroviaria, Emanuele Petri, sul treno Roma-Firenze, si scoprirà che la rete alla quale i magistrati fiorentini si erano avvicinati esisteva e si era dimostrata capace di gravi delitti, fra i quali l’uccisione di Marco Biagi. Dunque, la domanda martellante di Lorenzo Conti “quanti soldi gli enti pubblici hanno riservato ad associazioni che impiegano ex terroristi e quanti invece alle famiglie delle vittime del terrorismo”, non è il grido disperato e comprensibile del figlio di una vittima del terrorismo, al quale si finge di contrapporre un “rispettoso” silenzio perché non gli si può brutalmente obiettare che una volta saldato il conto con la giustizia anche gli ex terroristi hanno diritto ad una nuova opportunità.

Non è questo in discussione. L’azione di Lorenzo Conti, le sue domande tendono ad accertare se ci furono e ci sono tuttora complicità e solidarietà nascoste che favorirono l’assassinio di suo padre, che impedirono di scoprire tutti i componenti del commando omicida (ne mancano all’appello sei o sette, cinque sono stati condannati) e che ancora oggi sono di ostacolo all’emersione della verità. Lo spettacolo che è andato in scena al consiglio regionale della Toscana quando la Giunta ha dovuto rispondere alle domande di Conti trasformate in formale interrogazione dai consiglieri di An è stato quanto di più deprimente, offensivo e imbarazzante si potesse escogitare. Per la forma, perché il presidente Martini ha ritenuto di snobbare la questione delegando il suo vice. E, soprattutto, per la sostanza della attorcigliata risposta. Il rappresentante della giunta ha detto che la Toscana non ha instaurato rapporti retribuiti con ex terroristi; ma sostiene finanziariamente i progetti di alcune associazioni sulle scelte delle quali non può entrare nel merito. Per la cronaca, si tratta in soldoni di oltre mezzo milione di euro a favore di queste associazioni: vale a dire nove o dieci volte di più rispetto a quanto è stato impegnato a favore dei familiari delle vittime. Una risposta che non tranquillizza e non aiuta a diradare le nebbie.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
07-02-07, 21:42
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Riceviamo da Lorenzo Conti


Venti anni dopo l’assassinio di Lando Conti:
"NO ALLA RIABILITAZIONE POLITICA DEGLI EX TERRORISTI"

Con:

Lorenzo CONTI, figlio di Lando
Mariella MAGI, vedova dell’agente Dionisi
Dott. Pierluigi VIGNA, già Procuratore nazionale antimafia

Venerdì 9 febbraio 2007, ore 21.00
Grand Hotel MEDITERRANEO - Lungarno del tempio, 44 - firenze.

Interverranno:

On. Denis VERDINI (Coordinatore regionale Forza Italia Toscana)
On. Paolo AMATO (Senatore Forza Italia)
On. Guglielmo PICCHI (Deputato Forza Italia)
Angelo POLLINA (Consigliere Regionale Forza Italia)
Alessio BONCIANI (Commissario Forza Italia-Città)
Avv. Lapo PUCCINI (Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Firenze)

Modera

Riccardo MAZZONI (Direttore de”Il Giornale della Toscana)

.................................................. .........

Consigliere Regionale Angelo Pollina
Presidente commissione Rapporti con l'Unione Europea e sulle Attività Internazionali della Regione
Coordinatore delle commissioni europee delle assemblee legislative aderenti alla CALRE
Membro della III° Commissione consiliare permanente Attività Produttive

Via Cavour 2 - 50129 Firenze
e-mail a.pollina@consiglio.regione.toscana.it
http://www.angelopollina.it

Responsabile segreteria
Sandra Morucci
339.2660648 055.2387608 - fax 055.2387618
e-mail s.morucci@consiglio.regione.toscana.it

nuvolarossa
19-02-07, 19:20
Riceviamo da Lorenzo Conti

LANDO CONTI È RESUSCITATO !

In data 12.10.2004 e successivo sollecito del 19.04.06 mio fratello (XXXX Conti) scrisse all’I.N.P.D.A.P. Ufficio Contributi per richiedere quanto stabilito dalla Legge per le Vittime del Terrorismo (Legge 206/04 - Art. 3)
Il 9 maggio 2006 I.N.P.D.A.P. – Sede Provinciale di Firenze risponde:
“In merito alla richiesta presentata a questo Ufficio dal Sig. LANDO CONTI ai fini dell’applicazione, nei suoi confronti dei benefici previsti dall’art.3 comma 1 della legge 3 agosto 2004 n.206, si reputa opportuno richiamare l’attenzione dell’estensore della domanda ad una più attenta lettura del testo.
L’articolo chiamato in causa, recita testualmente “A tutti coloro che hanno subito un'invalidità permanente inferiore all'80 per cento della capacità lavorativa, causata da atti di terrorismo e dalle stragi di tale matrice, è riconosciuto un aumento figurativo di dieci anni di versamenti contributivi utili ad aumentare, per una pari durata, l'anzianità pensionistica maturata, la misura della pensione, nonché il trattamento di fine rapporto o altro trattamento equipollente”
E’, quindi, incontrovertibile che l’attribuzione del beneficio in questione riguardi esclusivamente soggetti ancora in vita e sia chiaramente attribuibile al solo diretto titolare di pensione.
In conseguenza la richiesta del Sig. LANDO CONTI non trova obiettivo riscontro nei dettami della legge invocata.
Firmata: IL DIRIGENTE Dott.sa R. B.”

Ricordo, se ancora ce ne fosse bisogno, che LANDO CONTI è stato assassinato dalle Brigate Rosse il 10 febbraio 1986 e, quindi, mi resta difficile capire come abbia potuto consegnare la suddetta domanda dopo venti anni dalla sua morte!!!
Trascorsi 2 anni dalla domanda presentata all’Istituto INPDAP, è questa la risposta????
Visto quanto sopra, rimango profondamente amareggiato e offeso dal comportamento dell’Istituto INPDAP e dal Dirigente che ha scritto la lettera di cui sopra.
Non volendo procedere con querela ufficiale nei confronti dell’INPDAP, esigo scuse formali dall’Istituto medesimo nonché l’attivazione del Procedimento Disciplinare nei confronti del Dirigente firmatario della lettera.

Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 Firenze
Cell. 333 1485713
lore_co@libero.it

nuvolarossa
02-03-07, 23:34
Riceviamo da Lorenzo Conti

Cari amici questo è il testo che abbiamo inviato a tutti i quotidiani e reti televisive.

TERRORISMO - SCIOPERO DELLA FAME DI CONTI E BERARDI

Prima assassini in nome della costruzione di un utopistico stato marxista-leninista e fautori dell’abbattimento armato dello stato democratico di cui hanno ammazzato vigliaccamente alcuni dei maggiori esponenti del mondo del lavoro e delle università, Magistrati e Giudici, Polizziotti e Politici.

Poi docenti nelle università e conferenzieri sull’evoluzione del mondo del lavoro secondo una visione che, negli anni, non sarà certo mutata di tanto.

Renato Curcio e Susanna Ronconi tengono le loro "conferenze"..

Per Lorenzo Conti (figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR il 10.02.1986) e Salvatore Berardi (figlio di Rosario Berardi, Maresciallo della Questura di Torino assassinato dalle BR il 10.03.1978)

"bisognerebbe vergognarsi ad invitare Curcio e la Ronconi a parlare nella città dove il gruppo dei brigatisti rossi di cui costoro facevano parte, ammazzarono proprio Marco Biagi e dove la Magistratura oggi è fortemente impegnata a combattere il terrorismo."

"Questa gente non ha il diritto di parlare all’interno dei luoghi istituzionali. Se si continua a trattarli come se il passato non esistesse, perchè, poi, meravigliarsi del fatto che si continua ad arrestare fiancheggiatori ed appartenenti alle nuove Brigate Rosse?"

Si vuole forse vanificare l'attento lavoro svolto dalla Magistratura Milanese e da tutte le Forze dell'Ordine?

Si vuole forse dimenticare che molti polizziotti, carabinieri, ecc. sono deceduti per difendere lo Stato proprio mentre Curcio, Ronconi, Fanceschini e Balzerani erano pronti ad offendere con le ARMI ?

Da ex terroristi sono diventati Intellettuali capaci di intraprendere discussioni di Filosofia, Economia, Storia, Ambiente. Ma, per caso, abbiamo scoperto dei "geni universali" ? Questi "geni universali" partecipano a questi incontri a titolo privato oppure previa ricompensa ?

Lorenzo e Salvatore il 1° amarzo hanno iniziato uno sciopero della fame per protesta contro le Istituzioni che ospitano questi ex terroristi.

Lorenzo e Salvatore hanno ricevuto pieno appoggio anche dal Sindacato di Polizia S.A.P.

"Li ringraziamo pubblicamente per il lavoro svolto quotidianamente, con grande professionalità e umanità, anche se mal pagati e senza mezzi."

Ora Lorenzo e Salvatore aspettano una risposta seria dalle ISTITUZIONI !

Dott.
Lorenzo Conti
Via Maffei 99
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Cell +39 333 1485713
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nuvolarossa
07-03-07, 00:42
Riceviamo da Lorenzo Conti

Lettera esposto alla Procura della Repubblica di Roma e Firenze

Firenze, 5 marzo 2007
Lettera Aperta

Al Signor Procuratore della Repubblica di Roma
Al Signor Procuratore della Repubblica di Firenze
Alla Corte dei Conti–Procura Regionale per la Toscana

Sono Lorenzo Conti, figlio di Lando, già Sindaco di Firenze, assassinato dalla BR-PCC il 10 febbraio 1986.

Dopo venti anni di sofferto silenzio con il quotidiano impegno a “sopravvivere”, cercando di mantenere la Dignità che la Famiglia ha insegnato a noi fratelli, penso essere giunto il momento di parlare….

L’uccisione di mio padre ci lasciò nel più profondo dolore: Leonardo, il maggiore, aveva 24 anni, Lapo 23, io 20 e Stefano, il minore, appena 11, ma ciò che avvilì le nostre vite di allora furono l’esasperata cattiveria, la falsità più inaudita con cui, “Democrazia Proletaria” accusò mio padre essere “mercante d’armi” . Purtroppo molti di quella formazione sono confluiti poi in Rifondazione Comunista o nei Comunisti Italiani.

Se ce ne fosse ancora bisogno, voglio ribadire che mio padre NON HA MAI VENDUTO ARMI A NESSUNO.

Ha solo avuto la “colpa” di ereditare una quota dello 0,23% della società SMA (società fondata da mio nonno e che si occupava di sistemi radar a livello internazionale).

Oggi ancora sento la sferza bruciante di quelle accuse false quanto nefaste che animarono allora gli assassini.

I giorni successivi alla sua morte vennero in casa, con “belle intenzioni” i politici più in vista dell’epoca, il Presidente Cossiga, Craxi Capo del Governo, il Ministro degli Interni Scalfaro, quello della Difesa Spadolini e si ricevè una bellissima lettera dall’On.le Andreotti.

Passato quel fugace momento quasi un “reality show” di ostentata “solidarietà”, di “ umana comprensione e condivisione del dolore…” il silenzio più gelido”….Dal 1986 non si è visto né sentito più nessuno, in barba al sentimento di fratellanza!

Durante le fasi del giudizio contro Bencini, Venturini, Mazzei, Cappello, Ravalli abbiamo dovuto subire le alienanti esternazioni di costoro, i sorrisi di scherno, macabre rivendicazioni sulla morte di nostro padre.

Non dimenticherò mai i loro ghigni di folle rancore.

Nel processo, Venturini, Mazzei, Cappello e Ravalli, furono condannati, ma non si sono mai conosciuti gli esecutori materiali dell’agguato.

Dove sono ?

Chi potrebbe sapere, non parla.

La Balzerani Barbara, nel processo di Napoli, il 12 Febbraio 1986 (dopo 36 ore dall’omicidio di mio padre) rivendicò dal carcere, l’assassinio.

Taluno, fiorentino e irriducibile cui poteva essere noto il percorso dal luogo del delitto al cortile della casa di cura di Careggi, ove fu rinvenuta l’auto che aveva trasportato gli assassini, ha sempre taciuto.

E mi domando perché costoro, mai pentiti, dovranno ottenere sconti di pena o benefici particolari??

E’ troppo facile star “buoni” in carcere, assai agevole intenerire, ancor giovani, l’animo dei Giudici.

Sembra essere nato un nuovo status giuridico: il terrorista, cui pentito o no saranno comunque estesi in un futuro neppure lontano, come alle persone per bene, favori e persino diritti, protetti dalla Legge.

Con le elezioni nazionali del 2006, si è andato oltre: Sergio D’Elia, ex terrorista è stato “premiato” con la nomina a Segretario della Camera dei Deputati.

Successivamente il Presidente della Repubblica ha concesso la Grazia a Bompressi, “obliando di avvisare” la famiglia del Dr. Calabresi, venuta a conoscenza della notizia solo attraverso i “media”.

L’On.le Bonato ha assunto come segretario (ben remunerato) altro ex terrorista, il Del Bello.

Il Ministro Ferrero, per la “solidarietà sociale”, ha nominato consulente alla “Consulta per le tossicodipendenze” Susanna Ronconi, nota ex terrorista.

Vittorio Alvaro Antonimi, come gli altri, è stato convocato a Montecitorio dalla Commissione Giustizia a discutere sui problemi delle carceri...!

Al Senato è stata intitolata una stanza a Carlo Giuliani, deceduto per gli episodi del G8 di Genova nel 2001, simpatizzante del movimento no-global che, con il volto coperto da un passamontagna, manifesta l'intenzione di lanciare un estintore contro il veicolo dei carabinieri...!

A fronte di ciò, per dimostrare l’attaccamento ai servitori della Legge, il Governo ha “concesso” loro un aumento di stipendio di ben 5 (cinque) euro mensili, riducendo le spese per l’adeguamento del “parco macchine”, non pagando gli straordinari, ecc..!

A breve, assisteremo anche alla concessione di Libertà Condizionata richiesta dalla Barbara Balzerani, terrorista condannata a 6 ergastoli, 93 anni e 6 mesi.

Come tanti altri mi domando se tanta “ondata riabilitatoria” di ex terroristi di destra e sinistra, anonimi e no, significhi che “hanno vinto loro” con l’abbandono del Paese ad un regime di impostura e violenza che mio padre, milioni di persone per bene, i giudici, poliziotti, carabinieri, hanno combattuto.

Mi si dice che il tutto rientri nell’alveo di quel doveroso sentimento di umana solidarietà, di volontà di riabilitazione, che connota un buon Governo.

In Europa il fenomeno del terrorismo è pressoché sparito, chi ne alimenta da noi questo insistente sanguinario germoglio?

Quando si ispira ancora a uccidere, animato da motivi farneticanti, privi di senso, con illogica pervicacia, come pensare al riscatto di menti pervase solo dall’odio?
.
Ci tocca vedere l’impiego di quel Senzani (irriducibile in espiazione di pena) al centro di documentazione “Cultura della legalità democratica”!

Per due giorni la settimana il “ Prof. Bazooka” ha collaborato al progetto Informacarcere, sorto nel 1998 dalla convenzione Regione Toscana e l’Associazione Pantagruel.

Attività per la quale la nostra Regione avrebbe versato € 25.000 a Pantagruel, somma utilizzata quindi anche da Senzani attraverso la stessa amministrazione carceraria, pur risultando interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.

E’ cosa giusta farlo accedere ai locali della Regione Toscana utilizzando fra l’altro, strumenti per consultare dati sullo stesso sistema degli istituti di pena?

Nell’ottobre 2006 ho chiesto alla Presidenza della Regione Toscana, l’entità del denaro erogato anche tramite le varie Associazioni, Fondazioni e Cooperative sostenute dalla Regione, agli ex terroristi.

La risposta del Vice Presidente fu che dall’anno 2002 sarebbero stati erogati alla Fondazione Michelacci circa euro 550.000 (oltre un miliardo di lire)

Denari di tutti, anche di mogli, figli, fratelli, degli uccisi.

In tale Fondazione Michelacci di Fiesole, finanziata da Regione e Comune di Firenze, lavorano da alti dirigenti: Nicola Solimano e Corrado Marcetti, personaggi assai noti come ex terroristi di gran rilievo, nei cui riguardi l’Assessore al Bilancio del Comune di Firenze, Tea Albini si sarebbe espressa dichiarando loro “piena solidarietà”, soggiungendo, “dei quali mi onoro essere amica…”

In questi ultimi giorni sono stati arrestati decine di silenti operatori del terrore, strutturati tutti in grandi organismi di lavoro, ove vengono selezionati per rappresentarci, uomini che dovrebbero credere in una crescita ordinata del Paese.

Ed è qui che non capisco, domandandomi se sia giusto, che taluno di costoro possa sentirsi onorato di contiguità e amicizia con chi fu disposto ad uccidere.

Una silente solidarietà del potere che devasta l’anima dell’umile, del giusto, di chi crede in quel futuro sognato dai nostri padri. Povere parole, che schizzate in pezzi di carta senza meta, non aggrotteranno certo le ciglia di nessuno: taluno per attimi muterà l’umore con una svogliata alzata di spalla, pensando ai casi suoi, mentre nell’ombra, non pochi, ispirati dall’odio, attendono l’ora tragica per invadere l’anima dei più, nel terrore più selvaggio.

Il tempo correrà ancora, divorando tutto e tutti.

Tristi pensieri, verso questa amata Repubblica cui non riesco a spiegare tanta attenzione da una fra le sue più belle regioni e da un suo Assessore comunale come la Albini verso uomini di tanta caratura criminale.

Cosa avremo noi oggi insegnato?

L’alimento dell’odio, al suono di ipocrite invocazioni di fratellanza, dietro un usbergo di democrazia?

Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 Firenze
Tel 055 587311 - Cell 333 1485713
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nuvolarossa
19-03-07, 23:07
"Cinque anni o cinque giorni?"

di Barbara Maurano

È facile ricordare e commemorare le morti tragiche di uomini di valore. Ogni volta si assiste a una serie di belli e commoventi discorsi dove si parla di tutto e di niente.
In questi giorni, però, a cinque anni dalla morte di Marco Biagi, si nota una certa difficoltà da parte delle istituzioni e della stampa a ricordare una vittima delle Brigate Rosse.

Eppure, alla luce anche delle ultime vicende di Padova, si dovrebbe alzare ancor di più la voce e mostrare le incongruenze di simili atti di violenza. La paura, però, attanaglia le menti e i motivi di questa commemorazione in sordina sono facilmente intuibili.

Pietro Ichino sul Corriere della Sera scrive: “Ancora oggi nello schieramento di centrosinistra prevale nettamente il rifiuto di chiamare la legge scritta da Marco Biagi con il suo nome. Non solo la sinistra radicale, ma anche i DS, con la sola eccezione di Walter Veltroni, continuano a chiamarla “legge 30”, con questa motivazione: Biagi era una persona troppo intelligente e per bene per poter scrivere una legge contro i lavoratori come questa”.
È triste, perciò, constatare che dopo cinque anni ancora non sono stati compresi gli obiettivi di una legge che non era assolutamente contro i lavoratori. I dati parlano chiaro: durante gli anni di vigore della legge di riforma del mercato del lavoro, l'Italia ha visto diminuire il tasso di disoccupazione tornando nel 2006 ai livelli del 1992. La disoccupazione è scesa dal 9,2% del 2000 al 7,1% del 2005. Il tasso di occupazione è passato dal 52,7 al 57,6%, con un incremento di 4,9 punti (dati della Commissione Europea). E' stata la crescita dell'occupazione più alta tra i grandi dell'U.E.
L’atteggiamento della sinistra, perciò, non fa altro che fomentare le organizzazioni come le Brigate Rosse e la destra non può certo restare a guardare questa deleteria “tattica politica”.
Sempre Pietro Ichino nella conclusione del suo articolo scrive: “Sul terreno della politica del lavoro, oggi, la contrapposizione tradizionale fra destra e sinistra ha sempre meno senso, le linee di demarcazione tra i veri interessi in gioco sono profondamente cambiate rispetto agli schemi prevalenti del secolo scorso e del precedente. Marco Biagi lo aveva capito; e questo è il “reato” per il quale cinque anni fa i terroristi lo hanno condannato a morte senza processo”.
Bisogna, perciò, saper aprire gli occhi di fronte alle situazioni. Non serve commemorare i defunti quando si continua a incorrere negli stessi errori. Il problema del mercato del lavoro si potrà risolvere soltanto quando sia a sinistra che a destra si lavorerà non secondo strategie politiche ma nella consapevolezza di dover agire nell’interesse del Paese.

tratto dal sito web della Federazione Giovanile Repubblicana (http://www.fgr-italia.it/)

nuvolarossa
20-03-07, 11:21
BR: anniversario dell'esecuzione di Marco Biagi

Cinque anni fa, la sera del 19 marzo 2002, un commando delle nuove Br uccise nel centro di Bologna, il giuslavorista Marco Biagi, consulente di vari governi in materia di riforme del lavoro.
Nel ricordare l'anniversario di questo tragico evento, noi giovani Repubblicani non possiamo non rinnovare la nostra condanna al terrorismo che, tristemente, sembra riaffacciarsi ciclicamente sullo scenario italiano. Non possiamo non riconsiderare i suoi insegnamenti, sfuggendo alle divisioni ideologiche sulla Legge, che porta il suo nome.
Terrorismo è lotta sleale, è bassezza ed infamia, è il più grande nemico della democrazia e della libertà.
Dobbiamo allora combattere questo cancro, punendo tutti coloro che vi siano in qualche modo coinvolti.
L'intera classe politica, per prima, deve mostrarsi unita contro le Br che rappresentano una grave minaccia per l'intera collettività.

di Elisa Ambrosini - Portavoce FGR Romagna - 19 marzo 2007 -

tratto da http://www.fgr-fc.it/

nuvolarossa
20-03-07, 18:24
Copacabana: rientro dalla Vacanze

http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Gattona/Terrorista.jpg

nuvolarossa
01-04-07, 21:52
...

kid
05-04-07, 13:11
Dalla Voce Repubblicana di oggi

L'anziano revisionista dà una mano a Fassino

di Riccardo Bruno

Vale sempre la pena gettare un occhio di riguardo verso il pensiero di Pietro Ingrao, anche solo per il fatto che, ogni decina d’anni, ci si accorge che egli ammette di avere sbagliato qualche atto politico decisivo. Dall’Ungheria ad oggi è una lunga sequela di errori confessi, tanti che è difficile ripercorrerli tutti. Se non altro Ingrao stabilisce un record in un mondo dove si fa fatica a riconoscere un passo falso, sempre che non sia commesso da altri. Questo va ad onore di Ingrao, che applica ancora alla lettera “l’autocritica” marxista e che nel suo intimo deve anche essere convinto che in fondo la verità è sempre rivoluzionaria. Solo in questo senso infatti possiamo comprendere perché fra gli errori commessi vi sia stato quello di schierarsi sul fronte della fermezza sul caso Moro.
E non credete che Ingrao voglia dare una mano a Fassino, che ha fatto da battistrada sulla revisione storica. Quella di Ingrao è una autentica rivisitazione ideologica. Egli infatti tende a considerare la vita umana prima di tutto. Prima dello Stato, prima della politica, prima financo del corso della storia. Tanto che appare indifferente perfino la stessa possibilità della trattativa: egli non si dice affatto sicuro della sua riuscita e ciononostante ne rivendica il solo tentativo. Anche se la linea della fermezza portò in tempi relativamente brevi alla sconfitta delle Br, non importa. Con Ingrao siamo finalmente fuori dalla politica, dove il suo sogno comunista si è infranto, e siamo interamente gettati nella mistica, dove tale sogno può continuare come meglio si ritiene. Ma torniamo a Fassino che, anche se avesse una improvvisa ed opportuna rivelazione mistica, almeno fino al congresso del partito, sarà costretto ad attenersi alla politica. Noi abbiamo confidato che dopo l’infelice uscita sulla trattativa con i talebani, durante i giorni del sequestro Mastrogiacomo, cercasse un riposizionamento. Nemmeno a dirlo è arrivato a confutare l’unica cosa sicuramente dignitosa e giusta nella storia della Repubblica del vecchio Partito comunista italiano: la lotta al terrorismo. Sotto questo profilo è più comprensibile Ingrao di Fassino. Il guru della sinistra radicale pone la vita dell’individuo al di sopra degli eventi della storia. Fassino ci dice invece che bisogna trattare comunque con il nemico, anche quando quello uccide e o minaccia di uccidere. Perché mentre Fassino illustrava la sua teoria, il leader talebano Dadullah minacciava il governo Karzai di tagliare la testa agli ostaggi nelle sue mani. E forse il governo Karzai non ha voglia di cedere al ricatto come non ebbe voglia di cedere al ricatto la Repubblica italiana ai tempi di Moro. E magari Karzai ritiene che chi usa un’arma del ricatto così pesantemente, non è degno di essere oggetto di una trattativa politica. E questo è il punto che Fassino ha perso completamente di vista: lo Stato può piegarsi al ricatto? Può dimostrarsi così debole e vulnerabile da essere costretto a tanto? Un vecchio marxista come Ingrao, fuori dalla battaglia politica, riscopre il fascino dell’assenza di una teoria dello Stato nella sua tradizione culturale. Per Marx lo Stato è borghese e si abbatte. Per Gramsci, al più, si occupa come se si trattasse di casematte. Ma per il Pci di Berlinguer, ad un dato momento, lo Stato andava difeso, perché rispettoso di garanzie democratiche per i lavoratori oltre che per i comuni cittadini. Quelle garanzie fondamentali attaccate dalle Brigate rosse e che ancora più duramente hanno distrutto i talebani in Afghanistan nel loro non brevissimo interregno. Quale pace si possa fare con costoro, non sappiamo dirlo. Ma siamo certi, come lo fu Berlinguer d’altra parte, che uno Stato democratico ne uscirebbe sicuramente vinto ed avvilito.

nuvolarossa
07-05-07, 09:36
"Il vero terrore è la negazione della libertà"

di Elisa Ambrosini e Giovanni Postorino

Nella società mediatica post 11 settembre della parola “terrorismo” se ne fa un uso fin troppo superficiale e semplicistico: quando qualcuno ritiene che un’azione, un comportamento, una parola, non rispecchino i propri consolidati convincimenti si abbandona a definire quei gesti come atti terroristici.
In questo senso qualsiasi pensiero, azione, e paradossalmente anche alcuni diritti, rischiano di essere considerati come atti terroristici: dalle parole di un comico-presentatore fino all’aborto o all’eutanasia.

Monsignor Amato, esponente di rilievo del “dicastero” Vaticano della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha rilasciato, in queste settimane, gravissime dichiarazioni su aborto ed eutanasia sfociando poi in un pazzesco affondo sulla moralità della classe politica, dei cittadini italiani e di tutte le società civili. Secondo l’alto prelato, il diritto all’aborto e l’eutanasia sarebbero parificati a forme di “terrorismo umano”.
Ora, anche ammettendo che le strategie del terrore possano essere plurime, queste hanno pur sempre in comune il fatto di incutere paura come mezzo per raggiungere uno scopo. A noi non sembra che sia questa la mira dell’affermarsi di un diritto.
In verità, né l’aborto né tantomeno l’eutanasia, si pongono come finalità la creazione di un’aura di pericolosa oscurità. Sono piuttosto forme di libertà, in quanto conferiscono all’Uomo la possibilità di una scelta; non obbligano alcuno, semplicemente consentono ad ognuno una più vasta gamma di chances, per affrontare situazioni spesso complesse e dolorose. Aborto ed eutanasia non sono affatto “leggi contrarie all’essere umano”, viceversa, a nostro avviso, permettono proprio ad ogni uomo di essere libero.
L’ampliamento del ventaglio delle nostre possibilità può forse essere osteggiato?
Qualcuno può forse arrogarsi il diritto di limitare altre persone imponendo il rispetto di regole dettate da verità costruite su ideologismi gnostico-fideistici?
Ora, noi siamo laici e queste domande, o meglio, le risposte razionali a queste domande, ci hanno guidato in questi anni nelle nostre battaglie per il perseguimento dell’interesse comune, della crescita e del progresso del nostro Stato. I nostri strali si indirizzano, quindi, non contro la Chiesa, bensì contro una classe politica che, all’inseguimento di un consenso filoclericale, abbandona il senso della misura.
Le cronache di questi anni mostrano, infatti, quanto esponenti politici e leaders di partito siano concretamente impegnati nello sforzo di entrare nelle grazie del potente Stato Vaticano: PMA, Pacs, eutanasia e testamento biologico, ricerca scientifica, etc., tutte materie dove l’ingerenza vaticana è stata di fatto consentita.

Proprio per queste considerazioni, a nostro avviso, non conta cosa abbia detto Rivera dal palco del concerto di Piazza S. Giovanni. Conta il fatto che ha sbagliato a dirlo, perché fuori luogo e banale. Il suo intervento ha avuto due soli meriti: quello di renderlo per un giorno famoso e quello di fare il gioco della Chiesa.
Con il clima creatosi dopo le gravi minacce a Bagnasco, il Vaticano ha avuto gioco facile, al mattino, ad attaccare dalle colonne dell’Osservatore romano definendo le cose dette come una forma di “terrorismo”, e, la sera, a mostrare il volto umano e “misericordioso” del perdono, quando il responsabile della sala stampa vaticana - Federico Lombardi - ha, con un sorriso “paterno”, invitato tutti alla calma.
Scontata la tipica reazione da “straccio delle vesti” da parte della quasi totalità della classe politico-sindacale italiana, che ha esasperato una stupidaggine in attesa delle reazioni vaticane per poi aumentare ancor di più i toni, cavalcando i malumori d’Oltretevere.
La nostra domanda allora è: fa più terrorismo chi da comico dice certe grossolanità (condivisibili o meno) oppure chi definisce questi comportamenti come “terroristici”?

Secondo monsignor Amato “il male oggi proviene da centrali oscure, da laboratori di opinioni false, da potenze anonime che martellano le nostre menti con messaggi falsi”. Seguendo queste deliranti affermazioni – che paradossalmente potrebbero riferirsi invero al Vaticano stesso - dovremmo chiudere tutti i centri di ricerca, chiudere tutti gli ambienti culturali che, stimolando le menti innescano un meccanismo virtuoso di ricerca del meglio, del progresso della società e dell’Uomo stesso. Dovremmo rintanarci in noi stessi abbandonando la strada della curiosità, della cultura, dell’approccio critico e costruttivo, del dubbio che porta alla conoscenza e al miglioramento. Dovremmo regredire, smettere di guardare avanti per chiuderci in cieche logiche di bigottismo. Dovremmo arrenderci a sterili dogmi imposti da un’autorità incontestabile.

Questo sì che ci incute vero terrore, non le barzellette di un comico.

Allora, se qualcuno ha commesso atti terroristici in queste ultime settimane, questo qualcuno è proprio da individuare in chi, come l’Osservatore romano, ha definito le parole di un comico-presentatore come atti terroristici, in chi parifica il diritto all’aborto e l’eutanasia a forme di “terrorismo umano”, in chi attacca la libertà di pensiero e la ricerca del sapere.
Ed ovviamente, e soprattutto, in chi invia lettere minatorie e proiettili ad un monsignore che ha la colpa, egli come il comico-presentatore, come ognuno di noi, di dire soltanto le cose che pensa e di seguire quelle in cui crede, anche se possono essere non condivisibili.

Il problema sta proprio in questo.
Siamo convinti che in Italia non ci sia un clima da terrorismo. Di certo, però, vi è uno scontro durissimo cercato, anche e proprio, dalla Chiesa.
Siamo chiamati quindi a “lottare” per ampliare la sfera delle nostre libertà e per porre un baluardo davanti al pericolo della soggiogazione oscurantista che, precludendo l’autonomia di giudizio, conduce sulla via della miseria e della schiavitù. Questo è il senso della lotta per la laicità dello Stato.
Se invece prevarrà la rissa, antitesi del confronto razionale, a soccombere sarà la libertà di dire ciò che pensiamo. E di essere ciò che siamo.

Elisa Ambrosini e Giovanni Postorino

tratto da http://www.fgr-italia.it/

nuvolarossa
07-05-07, 22:37
“L’istituzione del giorno della memoria vittime del terrorismo”

di Giulio Denaro

Si è dovuto attendere molto e finalmente a seguito di numerose richieste, la Camera ha approvato una legge che istituisce “il giorno della memoria” fissato nel 9 maggio (anniversario dell’uccisione di Aldo Moro) in ricordo delle vittime delle stragi e dei delitti per mano di “ribelli e terroristi rossi”.
La proclamazione del giorno della memoria potrà, per alcuni, essere una formalità, ma per altri è considerata come un primo vero passo verso la lotta ad un male sociale diventato con il passare degli anni ormai “incurabile”; che invece di diminuire ha sempre più vigore, si ricordi ultimamente la lettera di minaccia indirizzata al sindaco di Bologna Cofferati.
Sicuramente un dato importante da non sottovalutare sono i numeri del terrorismo, solo in Italia ci sono state oltre un centinaio di vittime, oltre quattromila inquisiti per atti di terrorismo, oltre centocinquanta i latitanti all’estero e dodici i rifugiati in paesi esteri per i quali nel 2004 l’allora guardasigilli Roberto Castelli aveva sollecitato l’estradizione. Appare evidente la necessità, per le Istituzioni, di intraprendere e utilizzare mezzi per trovare una soluzione o forse iniziare una forte e costante politica di “lotta al terrorismo rosso” che ponga fine ad un “fenomeno” non spiegabile in una Repubblica Democratica come quella Italiana.
Al tempo di oggi, si rimane pressoché sconcertati nel notare la quasi totale mancanza di volontà, da parte delle Istituzioni, nel combattere a fondo la realtà del terrorismo interno, non sono mancati negli anni segnali positivi ma anche negativi; tra quelli positivi si annovera proprio l’istituzione del giorno della memoria avutosi grazie all’iniziativa di 13 senatori, che suggerirono l’idea al Senato il 3 aprile scorso. Oltre a questo segnale non si può certo ignorare che, anche per istituire un giorno così importante si sono verificati dissensi e non definibili proteste e astensioni come quella di Rifondazione Comunista e Pdci, duramente criticate dalle forze di opposizione come da esponenti dell’Udc tra cui Carlo Giovanardi replicando che “negli interventi dell’estrema sinistra sono riaffiorate le teorie del doppio Stato e della repressione militare del terrorismo, come se si fosse trattato di due partiti in guerra, mentre da un lato c’era chi difendeva lo Stato democratico e dall’altro assassini, vigliacchi e stragisti che hanno colpito centinaia di innocenti” anche da parte di esponenti centristi sono arrivate critiche ribadendo un concetto, a mio avviso, di notevole importanza “la doverosa unità dei partiti” almeno per l’istituzione di un giorno per la memoria di vittime.
Quello che forse lascia perplessi, e sicuramente amareggiati, è che nel nostro Paese si riscontrano divergenze all’interno delle forze politiche, con particolare riferimento ai partiti di estrema sinistra che, anche su temi “semplici” come può essere l’istituzione di un giorno della memoria, si astengono alla votazione. Questo comportamento, come molti altri precedenti, dimostrano una mancanza di rispetto per l’intera collettività e anzi in questa ultima occasione, una difesa a favore di movimenti contrari sotto qualsiasi punto di vista ai principi della Repubblica e della Costituzione.

Giulio Denaro, FGR - Roma
Federazione Giovanile Repubblicana

tratto da http://www.fgr-italia.it/

nuvolarossa
25-05-07, 18:31
Domande fatte, ad inizio mese di maggio, da Lorenzo Conti a Domenici, Sindaco di Firenze

Con CAINO o con ABELE ?

Quanti ex terroristi lavorano direttamente per il Comune di Firenze (tramite anche le varie Associazioni, Fondazioni, Cooperative, partecipate, ecc. come Publiacqua, SAS, ATAF, ecc. ).
Lei e i suoi predecessori, avete mai offerto un lavoro ai Familiari delle Vittime del Terrorismo ?

Quali sono state le modalità di assunzione di questi ex terroristi ? Hanno passato un regolare bando di gara oppure sono stati assunti direttamente ?

E’ moralmente corretto ed educativo prestare massima attenzione al “reinserimento degli ex terroristi” e contemporaneamente mostrare il “massimo disinteresse” per le vittime del terrorismo e delle famiglie degli Agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza assassinati sul campo?

Quanti soldi vengono o sono stati erogati annualmente dal Comune alla Fondazione Michelucci, Associazione Nessuno Tocchi Caino e altre Associazioni, cooperative, ecc. dove lavorano direttamente ex terroristi come Nicola Solimano e Corrado Marcetti, Abatangelo, ecc… ?

Il Suo RIGOROSO SILENZIO sulle affermazioni dell’Assessore al Bilancio del Comune di Firenze, Tea Albini, che ha dichiarato “Piena solidarietà a Corrado Marcetti e Nicola Solimano dei quali mi onoro di essere amica” è da considerarsi ovviamente come segno di condivisione e approvazione per quanto espresso ?

E’ moralmente giusto che un Assessore, nelle sue funzioni Istituzionali, esprima solidarietà e amicizia ad ex terroristi ?
Il Suo Assessore ha mai espresso tale sentimento nei confronti dei parenti delle vittime del terrorismo o alle famiglie degli Agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza assassinati sul campo?

E’ moralmente giusto che un Sindaco di una città internazionale come Firenze abbia desiderato dare un riconoscimento pubblico di rilievo (cittadinanza onoraria) ad un terrorista internazionale come Abdullah Ocalan?

Ha mai dato un riconoscimento di pari contenuto morale ai familiari delle vittime del terrorismo o alle famiglie degli Agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza assassinati sul campo?

E’ moralmente giusto che il Sindaco di Firenze e presidente dell’ANCI abbia sempre taciuto sulle battaglie per l’affermazione della Giustizia e certezza della pena portate avanti dal figlio dell’ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR ?

Tutto ciò è giusto ? E’ moralmente corretto? E’ educativo per le nuove generazioni ?
E’ possibile che Voi politici di sinistra premiate e ricordate sempre e soltanto CAINO a scapito di ABELE ?

Io sto e starò sempre dalla parte di ABELE !

Lorenzo Conti - Via Maffei 99 - 50133 Firenze - cell 333 1485713 lore_co@libero.it

nuvolarossa
27-05-07, 10:25
Lettera di Lorenzo Conto a Domenici, sindaco di Firenze


Firenze 25.05.07

Al Sindaco di Firenze

Lettera Aperta

mi chiamo Lorenzo C., figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986.

Questa lettera aperta è maturata in seguito alla Sua puntuale NON risposta alle mie domande.

Quando ho iniziato la mia protesta, che mi ha costretto anche ad un duro sciopero della fame lungo 18 giorni, sapevo che avrei intrapreso una “battaglia persa”. Le compromissioni dei politici con il fenomeno del terrorismo è ormai un dato di fatto come pure la qualità umana e morale di molti politici attuali !

Ecco, in termini puramente tangibili, la mia azione è stata sicuramente una “battaglia persa” ma se invece guardiamo ai risultati prodotti in termini di “conoscenza da parte dei cittadini di ciò che è stato fatto” è sicuramente una “battaglia vinta”. Ogni giorno, ormai, tutti i quotidiani riportano qualche “testimonianza” relativa al terrorismo e i cittadini sono a conoscenza dei tanti orrori commessi.

Le domande che in questo periodo sono state sottoposte al Presidente della Repubblica, Capo del Governo, Presidente della Regione e Sindaco di Firenze nascono, purtroppo, dalla mia conoscenza a priori delle possibili risposte. E sono state proprio queste possibili risposte che non mi sono piaciute e che mi hanno indotto a indirizzargli le relative domande.
Questo è l’unico sistema attuale per estendere a tutta la cittadinanza questa mia consapevolezza delle ingiustizie compiute.

Lei Signor Sindaco, non ha risposto alle mie domande per paura di ciò che è stato fatto oppure, fatto non meno grave, solo per arroganza politica ?

Lei Signor Sindaco si dovrebbe ricordare che, coloro che hanno sacrificato la propria vita per il bene dell’Italia NON POSSONO ESSERE DIMENTICATI!
MAI, E …. ANCORA MAI!

A QUESTO PUNTO L’UNICA RISPOSTA UTILE CHE LEI, SIGNOR SINDACO, PUO’ DARE E’ UNA SOLA: LE DIMISSIONI !!!

DIMISSIONI DI LEI E DEI SUI FIDI COLLABORATORI !!!!

Nei prossimi giorni chiederò alla città di manifestare pubblicamente per l’attuale problematica della sicurezza, del terrorismo rinascente e contro il Vostro concetto di amministrare la città.

Lorenzo Conti

nuvolarossa
17-06-07, 10:28
Memoria mafiosa

Accomuniamo, propone Napolitano, il ricordo dei morti per terrorismo a quelli per mafia. Ma sì, accomuniamo anche i morti per droga a quelli per incidenti stradali e buttiamo tutto nel frullatore dell'ipocrisia compassionevole. Il risultato sarà tutto, meno che un omaggio alla memoria. Perché in fatto di mafia la memoria è dolorosa, difficile e poco incline al perdono.
Racconta la sua sofferenza, Napolitano, quando la morte assassina raggiunse Pio La Torre e Giovanni Falcone.

http://www.guidasicilia.it/foto/news/personaggi/pio_latorre_N.jpg

( Pio La Torre )

Non ne dubito, ci mancherebbe, ma avrebbe dovuto soffrire prima, come facevamo noi. Si doveva soffrire quando La Torre veniva isolato nello stesso pci, nel mentre i mafiosi si vantavano di far affari con gente vicina a quel partito, meglio in grado d'offrire coperture. Si doveva soffrire quando il pci e magistratura democratica isolarono e silurarono Falcone, impedendogli di continuare la sua partita contro la mafia e consegnandolo debole ai suoi carnefici. E si doveva soffrire, certamente, quando il resto del mondo politico si mostrava esitante e dubbioso, comunque arrendevole dietro una maschera di falso cinismo, favorendo così gli affari mafiosi. E si soffra oggi, nel mentre gli obiettivi umani più esposti sono (giustamente) protetti con misure libanesi, ma per il resto il controllo territoriale dell'ordine pubblico è un optional.
La mafia è un misto di riconoscimento etnico ed arricchimenti illeciti. Nella prima versione ci riguarda tutti, noi siculi, e sul tema potrei tener lezioni.

http://www.momentosera.it/Falcone_2305_05.jpg

( Giovanni Falcone )

Ma non è né grave né reato. Nella seconda è devastante, non solo perché criminale, ma anche perché pronta a soffocare, talora nel sangue, quel che le sfugge. Per battere un nemico così forte, capace di approfittare del favore ambientale, occorre mostrarsi più forti nel proteggere la propria morale ed i propri uomini. I mafiosi sono dei disonorati, delle mezze seghe sanguinarie. Ma non li batterà uno Stato debole e bugiardo. Se vuol dare un contributo, il presidente Napolitano, non pianti alberelli in patetici giardini, ma aiuti a raccontare perché Falcone era un uomo onorato e retto e perché fu sconfitto dallo Stato prima che ammazzato dalla mafia. Racconti il peso devastante della magistratura politicizzata e le deviazioni che seguirono. La memoria è preziosa, ha forza enorme, purché non sia bugiarda.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/12643

nuvolarossa
04-07-07, 19:24
Lotta al terrorismo
Al Qaeda torna a ruggire

Sembrava fosse ormai un ricordo lontano. Eppure, in pochi giorni, lo spettro di Al Qaeda torna a seminare paura. Non il terrore di New York, Madrid, Londra, ma un costante senso di inquietudine, accentuato da attentati lontani. L’ultimo, quello in Yemen; proprio quando a Londra tornano minacce concrete. Le vittime spagnole, la scelta del capoluogo inglese: tutto fa credere che Al Qaeda si appresti ad un attacco in grande scala al mondo occidentale.

Ma non è così. L’Occidente continua a rimanere per Bin Laden un semplice mezzo, per ottenere pubblicità e fare soldi. Al Queda punta a ben altro: al dominio del mondo musulmano. Per portare a termine l’operazione, Bin Laden necessita di uomini, denaro informazioni. I paesi occidentali sono un buon luogo dove ottenere risorse: sempre più giovani immigrati finiscono reclute per spirito di emulazione, per ottenere soldi basta agire sul mercato finanziario (come il tentativo di piazzamento di opzioni put su “american airlines” pochi giorni prima dell’attentato alle Torri gemelle). Ma tutte queste risorse però, sono dirette in Medio Oriente, in Maghreb, in Asia. Soprattutto in Iraq: secondo Hamida Ayachi (editore del quotidiano algerino Djazair News) “L’Iraq è divenuto un enorme laboratorio in cui addestrare guerrieri e kamikaze. Stanno cercando di reclutare giovani da qui, per addestrarli in Iraq, e poi riutilizzarli in tutto il nord africa.” “Il terrorismo è una questione generazionale: è poco probabile che chi ha partecipato alla guerra civile in Algeria, oggi accetti di farsi saltare in aria.” Queste le parole di Walter Laqueur, storico americano. Mauritania, Ciad, Mali, e poi anche Filippine e tutto il sud est asiatico. Forse anche il Libano, fino all’Europa. La rete globale qaedista affascina giovani frustrati, mette paura alle democrazie, soprattutto quelle fragili. Come lo Yemen: da sempre alleato degli Stati Uniti, lo Stato arabo è però da anni nel centro del mirino qaedista. Da anni, infatti, diversi uomini di governo denunciano l’inflitrazione di uomini di Bin Laden in alte cariche istituzionali yemenite.Jane Novak, su worldpress.org, delinea una situazione oscura; Al Qaeda avrebbe collezionato così tanto potere da lanciare una vera e proprio Jihad nascosta dei confronti della comunità sciita yemenita. “Gli arresti arbitrari continuano ogni giorno, cadaveri sono bruciati e trascinati per strada da auto governative, il bombardamento di villaggi continua.” Allo stesso modo, l’attacco ad Unifil nel sud del Libano, da sempre roccaforte sciita, fa comprendere come l’azione di Al Quaeda nel mondo arabo sia volta ad ottenere il potere totale.

È scritto nel DNA del terrorismo sunnita, “pietre miliari”, il libro di Sayyd Qutb. “Quindi per Qutb (da D.Kepel, “Il Profeta ed il Faraone”) nella città ben governata, o musulmana, lo sola sovranità esercitata è quella di Dio. Egli a sua volta, è l’unico soggetto di adorazione. Il potere non può essere esercitato se non in nome di Dio, e seguendo le prescrizioni della rivelazione. Il principio di sovranità divina qui è garanzia contro il potere discrezionale del governante.” Gli attacchi principali sono quindi rivolti a tutti quegli Stati musulmani che imboccano la via della secolarizzazione, come fece l’Egitto di Nasser (non a caso chiamato Faraone ra gli integralisti islamici). Bin Laden, portatore di uno dei messaggi più integralisti del mondo arabo, vuole distruggere queste tracce di “jaihilyya” (letteralmente “adorazione degli idoli”) dal cuore dell’Islam. In quest’ottica è da analizzare il tentativo di destabilizzare un alleato del mondo occidentale come lo Yemen. Di fronte ad un simile dispiegamento di forze, viene da pensare che sia meglio lasciare questi Stati, democrazie ancora acerbe, a se stessi.

Se non fosse che, se anche ora l’Occidente è un mezzo, prima o poi diverrà oggetto di conquista. Secondo Qutb, e secondo quindi anche Bi Laden, la “jaihilyya” è globale, e va eradicata in ogni angolo del mondo. “Salvare” prima il mondo musulmano è solo una priorità. Poi toccherà anche a noi, e questa volta sul serio. Conviene quindi, prima che il cancro dilaghi, aiutare gli Stati asiatici e mediorientali che si stanno affacciando sul difficile cammino della democrazia con tutti i mezzi possibili. Di certo, attacchi armati sconsiderati (benché moralmente leciti) come quello in Iraq, non fanno altro che peggiorare la situazione, tanto che Baghdad e dintorni è divenuta il vero e proprio “head-quarter” operativo di Al Qaeda. Non serve destabilizzare le struttre statali, serve invece rafforzarle. E’ necessario, inoltre, impedire l’acuirsi di dispute etniche, tribali e religiose: Al Qaeda in medio oriente si nutre soprattutto del risentimento sunnita verso gli sciiti. Il lavoro d’intelligence e l’azione strategica sono gli unici mezzi nelle mani dell’Occidente per bloccare l’espansione qaedista (se non fosse che, in Italia, il governo ha deciso di tarpare le ali ai servizi segreti per compiacere la stampa di sinistra e Gino Strada, ma questa è un’altra storia…). Oltretutto, sono necessari immani sforzi diplomatici: Unione Europea, Stati Uniti, e democrazie islamiche devono collaborare per costituire passo dopo passo un’intesa che superi i pericoli jihadisti. Si può fare, ma sarà dura. Mai come ora, il Medio Oriente ha confini di sangue.

3 giugno 2007- Alberto Ridolfi - Responsabile Programma - FGR-Romagna

nuvolarossa
23-07-07, 18:18
Il nemico dentro casa
Come difendere i nostri cittadini e i valori democratici

Nel piccolo paese di Ponte Felcino, nei pressi di Perugia, gli abitanti erano preoccupati ed intimoriti perché, fra gli arrestati con l'accusa di terrorismo, l'imam Korchi era conosciuto come persona cordiale e gentile, ben inserito nella comunità locale. E' possibile però, ce lo dirà l'inchiesta, che l'attività principale del nucleo radunato dall'imam mirasse ad un'azione indirizzata all'Iraq, piuttosto che colpire il suo vicinato. Perché è l'Iraq violato dalla presenza militare occidentale ad avere infiammato i desideri di ogni predestinato per la Jihad, e quei musulmani che si accontentano di colpire il loro paese europeo di adozione, sembrano essere quelli che meno possono realizzare i loro sogni. Con il che si può anche dire che la guerra in Iraq abbia destato ogni potenziale terrorista, ma anche che essa ha concentrato la sua attenzione omicida lontano dai nostri tetti e dalle nostre famiglie.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/cronache/200707images/perugia_arresto01g.jpg

Le nostre case sono state comunque in questi anni ben protette dalle forze dell'ordine che, anche a Perugia, hanno dimostrato un'eccezionale efficienza ed una encomiabile tempestività. Meritano il ringraziamento dell'intera comunità nazionale. Ma attenzione a non farci prendere la mano in una situazione estremamente complessa e che va valutata nel pieno della sua totalità, sapendo che il terrorismo integralista non è un pianeta, non è un sistema, quanto piuttosto una nebulosa. Per cui, visto un imam fare proselitismo per l'armata del terrore o, peggio, preparare dei nuclei attivi pronti a colpire in ogni momento, sarebbe inutile pensare che il problema si risolva chiudendo le moschee.

In Spagna, dove il terrorismo ha colpito pesantemente e messo a dura prova le capacità del Paese, la polizia sostiene che l'espansione del fenomeno terrorista, il reclutamento, avviene non tanto nelle moschee ufficiali quanto in quelle clandestine. Quindi chiudere le moschee non servirebbe a nulla, anzi bisogna tenerle ben aperte e trovare il modo di controllarle e di avere sufficienti informazioni su chi le frequenta e delle attività che vi si svolgono.

E' vero che molte delle sicurezze che abbiamo avuto negli anni passati sembrano destinate ad essere abbandonate e, anche se l'Italia non ha ancora avuto l'esperienza diretta di un attacco, non si può escludere una tale tragica eventualità. E' importante allora che non si abbassi la guardia, che si diano le misure necessarie per le indagini: sotto questo profilo crediamo che la proposta del pm milanese Dambruoso, quella di costituire una superprocura, sia quanto mai necessaria, proprio per poter disporre di un centro elaborazione dati e di una possibilità di coordinamento delle indagini. Ma avvertiamo fin da ora che c'è anche un problema legislativo, e lo diciamo sulla base della polemica che ebbe a suo tempo una sentenza molto contestata del giudice Forleo. Non ci unimmo alle contestazioni virulente contro il magistrato, perché avemmo chiara l'impressione che non fosse il giudice in difetto, ma la nostra legislazione a riguardo.

Oggi dobbiamo pensare ad introdurre dei reati nel codice penale che non sono previsti e probabilmente nemmeno immaginati - così come avvenne per combattere la mafia - con la particolarità che i confini tra diritto e politica sono molto difficili da stabilire. Le speranze di poter evitare un attentato nel nostro paese sono anche legate alla nostra capacità legislativa in merito.

Movimenti terroristi di questo genere possono avere l'obiettivo non solo di far saltare per aria degli innocenti cittadini, quanto quello di travolgere una società libera, costringendola ad attenuare le garanzie del diritto. Abbiamo visto come il presidente degli Stati Uniti si sia sentito in dovere di richiamare la Cia da tecniche di interrogatorio indegne di una grande democrazia, proprio per questa ragione.

Le Br, a loro tempo, provarono a far sì che la nostra società non rispettasse i diritti individuali per giustificare la loro azione, e fallirono. Al Qaeda ed i suoi affiliati tentano una nuova sfida; non possiamo escludere che - se mai la perderanno, come speriamo, sul piano politico militare - non possano vincerla sulle restrizioni della nostra libertà collettiva e personale.

Per questo bisogna iniziare ad affrontare il problema legislativo subito per evitare che i terroristi tornino i liberi, e allo stesso tempo garantire che un qualsiasi cittadino non venga considerato un terrorista.

Roma, 23 luglio 2007

tratto da http://www.pri.it

la_pergola2000
24-07-07, 01:59
cccccc

nuvolarossa
31-07-07, 10:19
Riceviamo da Lorenzo Conti


2 agosto 1980 - Strage di Bologna. Aiutiamo la Sig.ra Lia Serravalli

Cari amici,
in questi giorni sono venuto a conoscenza di una .... storia veramente allucinante.
IL SILENZIO ASSORDANTE dello Stato e delle Istituzioni !!
Aiutiamo chi ha sofferto !
Ho scritto una lettera aperta alle Istituzioni della città di Bari e della regione Puglia.
Chi condivide questo impegno civico, può inviare una email ai vertici Istituzionali della Puglia e di Bari avendo come oggetto:

Noi siamo dalla parte di Lia Serravalli !!!

segreteria.presidente@regione.puglia.it (Nichi Vendola - Presidente Regione Puglia)
info@michelemiliano.it (Michele Emiliano - Sindaco di Bari)
presidente@provincia.ba.it (Vincenzo Divella - Presidente Provincia di Bari)

Dott.
Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 - Firenze - Italy
Cell +39 333 1485713
lore_co@libero.it

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

Firenze, 26 luglio 2007

Lettera Aperta
Al Signor Presidente della Regione Puglia
On. Nichi Vendola
Via Dalmazia, 70/B
70121 Bari (BA)

Al Signor Presidente della Provincia di Bari
Dott. Vincenzo Divella
Via Spalato, 19
70121 Bari (BA)

Al Signor Sindaco di Bari
Dott. Michele Emiliano
Corso Vittorio Emanuele II, 84
70121 Bari (BA)

Al Signor Presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena
Avv. Giuseppe Mussari
Piazza Salimbeni
53100 Siena

Sono Lorenzo Conti, figlio di Lando, già Sindaco di Firenze, assassinato dalla BR-PCC il 10 febbraio 1986.
Dopo venti anni di sofferto silenzio con il quotidiano impegno a “sopravvivere”, ho iniziato una battaglia in difesa della Democrazia e dello Stato e contro il terrorismo. Ho quindi sottoposto alle più alte cariche Istituzionali del nostro Paese la necessità, e sottolineo la necessità, di tutelare la memoria di coloro che “rinunciarono” alla vita per difendere lo Stato dai terroristi.

Non sono, non siamo, spinti dal desiderio di vendetta ma dal desiderio di giustizia: morale e sociale.

Queste attività, purtroppo, ci hanno esposto in prima persona e…, in questi giorni, ho ricevuto “minacce di morte” da parte delle Brigate Rosse (ancora oggi sono in corso le indagini da parte della Digos).

Mi pare del tutto sottovalutato il fatto che ciò che rappresenta il passato per alcuni terroristi, rappresenta oggi il nostro presente.

In questo quadro “desolante”, sono a scriverVi per chiedere il Vostro aiuto a risolvere una questione assai importante per me e per tutte le vittime del terrorismo.

2 Agosto 1980.
A Bologna la follia terroristica raggiunge il suo apice: la stazione esplode e si porta via 85 innocenti colpevoli solo di essere al posto e nel momento sbagliato….

Tra le vittime vi erano Sonia Burri di 7 anni e Patrizia Messineo di 18 anni, le figlie di Lia Serravalli e la sorella, Silvana di 34 anni, col bimbo che portava in grembo.
Ma, a già tanto dolore, si collega il destino di un’altra vittima: il padre di Lia si buttò dal sesto piano per protesta contro lo Stato che non riesce a dare giustizia e verità. Ancora oggi !

In questi giorni Lia, venuta a coscienza delle minacce che mi sono state inviate, mi ha contattato per esprimermi tutta la Sua vicinanza con amorevole senso materno (quello niente e nessuno glielo potrà mai portare via).
Nella lunga telefonata sono venuto a conoscenza che Lia ha un altro figlio, Silvano Burri di anni 25, che per Lei attualmente rappresenta un problema. Il Ragazzo, infatti, non riesce a trovare un lavoro stabile e decoroso (allego curriculum).

A questo punto mi nasce spontanea una domanda: quanto deve ancora soffrire la sig.ra Lia e la Sua Famiglia? Non basta tutto quello che hanno passato ?

Ma questo “fantomatico” Stato con le Sue Istituzioni dove era e dove è attualmente ?
Le Istituzioni cosa hanno fatto di concreto per questa famiglia ?

Ecco, in sintesi, Vi scrivo questa lettera per chiederVi di IMPEGNARVI ad assumere Silvano, figlio di Lia, presso gli enti o società che Voi rappresentate !
Questa sarebbe solidarietà !
Basta con le tante belle parole pronunciate, basta con le medaglie commemorative, basta alla Solidarietà di facciata!
La solidarietà la non si esterna, ma la si manifesta con fatti, fatti concreti e tangibili.

Mi auguro che il Vostro senso dello Stato e della Giustizia, ma soprattutto per il Valore della Vostra umanità, possano sfociare nel dotare Silvano di un lavoro decoroso.

Sarebbe bello e auspicabile che il 2 agosto, giorno della memoria, qualcuno di Voi telefonasse alla Sig.ra Lia Serravalli per comunicargli l’avvenuta assunzione del figlio Silvano.

Sicuro del buon esito di questa vicenda, porgo i miei più cordiali saluti.

Lorenzo Conti

Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 Firenze
Tel 055 587311 - Cell 333 1485713
Email lore_co@libero.it

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

CURRICULUM VITAE

Cognome e Nome: Burri Silvano
Luogo e data di nascita: Bari, 5/11/1981
Residenza: Via Dei Mille, 181 – Bari
Tel. 080 5586154 – 080 8912886
Cell. 3287459865

Titolo di Studio: Diploma Liceo Artistico
Corsi di Specializzazione: Grafico Pubblicitario, Dizione, Recitazione

Disponibilità agli spostamenti: totale

nuvolarossa
09-08-07, 14:07
L’Associazione Mazziniana Italiana condanna fermamente il delirante volantino delle Brigate rosse per la costruzione del partito comunista combattente, recapitato alla sede bolognese del “Resto del Carlino”, nel quale si minaccia di morte Lorenzo Conti, figlio dell’indimenticabile Lando, mazziniano e martire della Repubblica.
I mazziniani italiani si stringono affettuosamente intorno a Lorenzo, a suo fratello Leonardo, a tutta la famiglia Conti, testimoniando amicizia, solidarietà e comune impegno nella lotta intransigente contro la violenza e la barbarie dell’estremismo ideologico. I Conti si sono sempre distinti per l’alto senso civico e per una straordinaria forza morale: essi sono un esempio, al pari delle grandi famiglie del Risorgimento, per noi tutti e per il paese.

tratto da http://www.webandcad.it/AMI/comunicati/2007/13.htm

la_pergola2000
09-08-07, 15:28
nnnnn

la_pergola2000
09-08-07, 15:37
massima solidarietà a Lorenzo conti e vorremmo che il PRI si facesse carico di una qualche iniziativa e non con un semplice comunicato stampa come l'Ami.

la_pergola2000
09-08-07, 15:39
Il terrorismo governativo si è rimesso in moto, con il libro di Grillo e Il Presidente Napolitano che ne ha fatto un eroe , complimenti al vecchio comunista che non dimentica i deviazionismi alla Biagi.

nuvolarossa
01-10-07, 10:23
Riceviamo da Roberto Fantoni, Segretario Pri di Carrara, che esprime la solidarietà di tutti i repubblicani carraresi, per la debita diffusione

BASTA ALLE PROVOCAZIONI. VOGLIAMO SOLO RISPETTO !

Lorenzo Conti (figlio dell’ ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR), l’Associazione Vittime del Terrorismo e Salvatore Berardi (figlio del Commisario di Polizia assassinato dalle BR) chiedono rispetto per tutti coloro che hanno difeso lo Stato dal fenomeno terrorismo.

A tal fine chiedono al Sindaco di Firenze Domenici, all’Assessore all’Urbanistica Biagi e alla Fondazione Targetti, organizzatori del convegno che si terrà il prossimo 4 ottobre nel Salone dei Cinquecento, di non “ospitare” come oratore l’ex militante Toni Negri.
E’ bene sempre ricordare che nella nostra giovane repubblica vi fu chi operò per rafforzare la democrazia e chi combattè anche con le armi per indebolirne il significato ed eliminare i suoi servitori. Toni Negri ha fatto parte di questo secondo gruppo….

Per troppo tempo si è cercato di rimuovere il fenomeno terroristico nella speranza che il silenzio avesse il sopravvento su le responsabilità politiche delle ideologie di riferimento.
Per troppo tempo si è cercato di riabilitare “i compagni che sbagliano” riconducendo i delitti da loro commessi ad un particolare momento storico, politico e sociale.

Palazzo Vecchio è e dovrà sempre rimanere il simbolo della legalità, della democrazia e della giustizia. La presenza di un “cattivo maestro” come Toni Negri appare del tutto ingiustificata e ingiustificabile!

Chiediamo quindi al Sindaco Domenici, all’Assessore Biagi e alla Fondazione Targetti, rispetto! Rispetto per tutti coloro che hanno difeso lo Stato anche con la propria vita !
Si faccia quindi un passo indietro e non si chiami Toni Negri ad intervenire a questa manifestazione !

Qualora poi, il Prof. Toni Negri dovesse intervenire al convegno, invitiamo tutti gli ospiti e partecipanti a disertare tale manifestazione in nome della Giustizia, morale - storica e civile.

I figli delle vittime del terrorismo.

Dott. Lorenzo Conti - Via Maffei 99 - 50133 - Firenze - Italy
Cell +39 333 1485713 - lore_co@libero.it

nuvolarossa
05-10-07, 23:20
Martedì 9 ottobre alle ore 21,oo c'è una trasmissione sul fenomeno terrorismo in TOSCANA ... sotto trovate l'invito a partecipare rivolto a Lorenzo Conti dalla Direzione di produzione
di RTV38 SpA


C.a. Lorenzo Conti

Oggetto : Invito alla Trasmissione LA RIFFA: la politica del territorio in gioco.

La trasmissione in oggetto è un’inchiesta / talk- show in DIRETTA TELEVISIVA* dalle ore 21.00 alle ore 23.00 del martedì che analizza le problematiche del territorio regionale con la partecipazione di ospiti istituzionali e opinion-leaders* del mondo politico, economico,scientifico, associativo toscani.
La trasmissione a cura della redazione giornalistica di RTV38 ed in collegamento diretto dalla sede di RTV38 a Figline Valdarno con le redazioni di Firenze, Piombino, Lucca e Siena è coordinata e moderata in studio da NICOLA VASAI.

Con la presente La invitiamo cortesemente a partecipare come Ospite alla Trasmissione
Presso la sede di RTV 38 di FIRENZE, Via Finlandia 28- Tel. 055 65 31 603
Del giorno martedì 09 OTTOBRE 2007

che avrà come tematica : IL FENOMENO B.R. IN TOSCANA

Per esigenze di Studio chiediamo cortesemente di essere presenti alle ore 20. 45.

Per arrivare alla Redazione di Firenze di RTV 38:
Dall’autostrada = Uscita A1 Firenze sud – seguire indicazioni Viale Europa- 2° semaforo a sx.
Dalla città = Via Finlandia è la via parallela sulla destra a Viale Europa uscendo dalla città.
La sede di RTV 38 si trova esattamente dietro il Caffè Piansa sull’angolo di Via Finlandia
Tel .055/65.31.603

Ospiti invitati in trasmissione:

Francesco Fleury – Procuratore aggiunto di Firenze
Massimo Bontempi - Questore di Siena
Monica Sgherri - Capo Gruppo Rifondazione Comunista Consiglio Regionale
Angelo Pollina - Consigliere Regionale Forza Italia

Pregando cortesemente di confermare* la presenza, ringraziamo per la collaborazione
e porgiamo distinti saluti

Distinti saluti
Diletta Bianchi
Direzione di produzione
RTV38 SpA
Tel .055 91 38 207
Cell. 335.57.75.525
e-mail: diletta@rtv38.com Figline Valdarno 05.10.07

RTV 38 S.p.a. - Via Fiorentina, 96 - 50063 Figline Valdarno (FI) - Tel. 055.91.38.11 - Fax 055.91.38.223 - E-mail: info@rtv38.com
C.S. € 516.000,00 i.v. - P.I. 04517990489 - C.F. 00906500111 - Registro Società FI 65400 - CCIAA Firenze 457018

nuvolarossa
06-10-07, 11:50
...

nuvolarossa
15-11-07, 11:34
Cossiga, Moro e la storia da scrivere

Sono anni che, di tanto in tanto, Francesco Cossiga si toglie il gusto di “fare il matto” e, in quelle condizioni, dire cose altrimenti taciute. Gli capita, oggi, a proposito del rapimento di Aldo Moro, consegnando le sue parole, assai interessanti, al Corriere della Sera. Lo stesso Cossiga ha da poco dato alle stampe un bel libro (Italiani sono sempre gli altri), nel quale, però, il capitolo relativo a quella vicenda è, a dir poco, reticente. Sapere perché quel che ha taciuto ieri ha sentito il bisogno di dirlo oggi non è facile, e per depistare tutti Cossiga sa fare il matto come nessun altro. Ma quel che oggi dice è molto significativo.

http://www.kaosedizioni.com/mediasfinge.jpg

1. Sostiene che mille comunisti sarebbero stati in grado di dare informazioni sulle Brigate Rosse, ma quelle notizie non erano a disposizione dei vertici del partito. Emanuele Macaluso prova a far lo spiritoso, osservando che la cosa è ridicola e paradossale. Manco per niente, perché Cossiga, in quel modo, torna su un punto fondamentale: nel partito c’era un’area fedele non al gruppo dirigente, ma all’Unione Sovietica. Non dice, Cossiga, che in mille sapevano dove si trovava Moro, ma che sapevano delle Brigate Rosse, a loro volta legate ai servizi segreti dei Paesi comunisti, e comandate da Mario Moretti, agente dell’est.
2. In quel mondo contiguo, in quell’area d’osservanza ad interessi di una potenza nemica, l’omertà resse, ma con due eccezioni: Guido Rossa, che fu ammazzato, ed un autonomo che portò un messaggio a Clò e Prodi. Attenti, aprite bene gli occhi perché Cossiga va giù pesantissimo: a. ovvio che quella della seduta spiritica è tutta una panzana, che l’attuale capo del governo ripete in spregio alla verità, ma fu il paravento dietro al quale Clò e Prodi protessero la fonte, quindi tutelarono la segretezza di quell’area filosovietica; b. tanto è vero che Rossa è morto, ma quell’autonomo no; c. inoltre Cossiga, fatto notevolissimo, non dice che Clò e Prodi portarono (come si è tante volte ripetuto) l’indirizzo della prigione di Moro, ma del “covo di Moretti” (sempre via Gradoli). Il che significa due cose: i. Moro era da un’altra parte; ii. Clò e Prodi furono interni, e complici, ad uno scontro apertosi dentro l’area finanziata ed addestrata dai servizi dell’est.
3. E’ vero che il tavolo ove si cercava di governare il sequestro Moro era affollato da appartenenti alla P2, ma quella era una garanzia per il prigioniero, visto che erano tutti amici suoi. La sorte successiva di quella loggia rientra fra le manipolazioni operate dal Kgb, di cui vi sono altri ed inquietanti esempi nella nostra vita nazionale.
4. Le carte di via Montenevoso furono portate dal generale Dalla Chiesa a Craxi ed Andreotti, e poi rimesse al loro posto. Il legame fra Dalla Chiesa e Craxi era forte, e di questo si dovrebbe tenere conto quando si racconta in modo a dir poco fumettistico la storia della sua eliminazione fisica. In ogni caso: quel che Moro disse e vi si trova scritto era vero.
5. Moro fu perso perché lo Stato, con l’allora ministro Cossiga, fu incapace di liberarlo. Ma fu perso anche perché le Brigate Rosse chiusero la partita nel mentre stavano vincendola, nel mentre la trattativa stava per essere ufficialmente e pubblicamente aperta. Anche questo è un fatto fin qui inspiegabile, che risponde a logiche del tutto esterne all’apparente e titanico scontro in corso.
Le parole di Cossiga, oggi, sono chiarissime, e proprio per questo si prestano a diverse interpretazioni. Lui, del resto, lo fa apposta. Ma una cosa non può essere messa in dubbio: la storia d’Italia, nella fase terminale della guerra fredda, quando i protagonisti interni, fossero essi dipendenti dall’ovest o dall’est, servitori dello Stato o criminali brigatisti, guadagnarono maggiore autonomia, si mossero non totalmente teleguidati, imponendo poi interventi correttivi, quella storia deve ancora essere scritta. Per intero.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/14136

nuvolarossa
02-12-07, 11:32
Incontri a San Pancrazio Salentino (Brindisi)

La lontananza delle istituzioni dai problemi dei cittadini

Lunedi 3 dicembre, alle ore 18.30, presso la sezione "Lando Conti" del Partito Repubblicano Italiano di San Pancrazio Salentino (BR), in via Umberto I, n. 183, si terrà un incontro inaugurale pubblico.

Interverranno:
- il Dott. Corrado De Rinaldis Saponaro, vicesegretario nazionale del PRI;
- il Dott. Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti, sindaco repubblicano di Firenze assassinato dalle Brigate Rosse il 10.02.86, a cui è intitolata la sezione del PRI di San Pancrazio.
Coordina i lavori il dott. Giuseppe Puricella.

L'incontro con Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti, sindaco repubblicano di Firenze, assassinato nel 1986 dalle Brigate Rosse, è l'occasione per discutere come, talvolta, le istituzioni mostrino un distacco dai cittadini che hanno onorato il proprio paese con il lavoro e con il rispetto delle regole.
Lorenzo Conti scrisse al Presidente della Repubblica Napolitano per recriminare una situazione di premialità che si era creata a favore dell'On.le D'Elia, Deputato eletto Segretario alla Camera dei Deputati.
La lontananza delle istituzioni dai cittadini, però, non deve allontanare i cittadini dalle istituzioni, né deve sfociare nei campi dell'antipolitica.
L'analisi sulla situazione politica nazionale e locale, svolta dal Dott. Corrado De Rinaldis Saponaro e dal Dott. Giuseppe Puricella, mira ad evidenziare le inefficienze di chi attualmente sta governando sia in ambito nazionale, che in quello locale.
Nel caso specifico della comunità sanpancraziese, una pessima amministrazione pubblica, lontana dai bisogni del cittadino, indifferente al grido di dolore degli imprenditori e degli artigiani, contribuisce ad allontanare tutti i cittadini dalla politica.
Questo non deve accadere: i cittadini si devono riappropriare del diritto di far politica.
Tutti gli amici sono invitati a partecipare all'incontro

PRI San Pancrazio

tratto da http://www.prisanpancrazio.splinder.com/

nuvolarossa
22-12-07, 00:01
Riceviamo da Lorenzo Conti


Firenze, 13 dicembre 2007


Al Signor Sindaco di Bologna
Sergio Cofferati

Lettera Aperta Al Signor Sindaco di Firenze
Leonardo Domenici

Al Signor Presidente della Regione Emilia Romagna
Vasco Errani

Al Signor Presidente della Regione Toscana
Claudio Martini


Sono Lorenzo Conti, figlio di Lando, già Sindaco di Firenze, assassinato dalle Brigate Rosse il 10 febbraio 1986.

Il 2 Agosto 1980, a Bologna, la follia terroristica raggiunge il suo apice: la stazione esplode e si porta via la vita di 85 innocenti colpevoli solo di essere al posto e nel momento sbagliato….

Tra le vittime vi erano Sonia Burri di 7 anni e Patrizia Messineo di 18 anni, le figlie di Lia Serravalli e la sorella, Silvana di 34 anni, col bimbo che portava in grembo.
Ma, a già tanto dolore, si collega il destino di un’altra vittima: il padre di Lia e Silvana si buttò dal sesto piano per protesta contro lo Stato che non riesce a dare giustizia e verità. Ancora oggi !!!

Oggi Lia ha un altro figlio, Silvano Burri di anni 25, che per Lei attualmente rappresenta un problema. Il Ragazzo, infatti, non riesce a trovare un lavoro stabile e decoroso.

A questo punto mi nascono spontanee alcune riflessioni: quanto deve ancora soffrire la sig.ra Lia e la Sua Famiglia? Non basta tutto quello che hanno passato ?
Ma questo “fantomatico” Stato con le Sue Istituzioni dove era e dove è attualmente ?
Le Istituzioni cosa hanno fatto di concreto per questa famiglia ?
A queste domande segue una sola risposta, il SILENZIO ASSORDANTE !!!!

Parallelamente a tanto “SILENZIO” abbiamo invece notato una “forte e puntuale attenzione” delle Istituzioni verso gli “ex terroristi” secondo la logica del “reinserimento” o “riabilitazione politica”.
Non mi dilungo sui nomi di certi “ex terroristi” assunti dalle Amministrazioni da Voi oggi rappresentate (Ognibene, Abatangelo, Senzani, ecc.)

Vi porgo però un’altra domanda: perché è stato premiato CAINO a scapito di ABELE ?

Già ad agosto di quest’anno avevo scritto al Sindaco di Bari, al presidente della Provincia e della Regione Puglia. Ma anche a questa lettera è seguito …. il SILENZIO ASSORDANTE !

In questo quadro “desolante” e “preoccupante” sono a scriverVi per chiedere il Vostro aiuto a risolvere una questione assai importante per me e per tutte le vittime del terrorismo.

Ecco, Vi scrivo questa lettera per chiederVi di intervenire sui Vostri colleghi della città di Bari e della Regione Puglia per cercare una soluzione tesa a dotare Silvano di un lavoro, un lavoro decoroso e stabile !

Questa sarebbe solidarietà ! La solidarietà la non si esterna, ma la si manifesta con fatti, fatti concreti e tangibili !

Mi auguro che il Vostro senso dello Stato e la Vostra umanità, possano sfociare nell’assunzione di Silvano presso un Ente Statale proprio come è stato fatto con molti “ex terroristi”…...

Sicuro del buon esito di questa vicenda, porgo i miei più cordiali saluti.

Lorenzo Conti

Via Maffei 99
50133 Firenze
Tel 055 587311 - Cell 333 1485713
Email lore_co@libero.it

CURRICULUM VITAE

Cognome e Nome: Burri Silvano
Luogo e data di nascita: Bari, 5/11/1981
Residenza: Via Dei Mille, 181 – Bari
Tel. 080 5586154 – 080 8912886
Cell. 3287459865

Titolo di Studio: Diploma Liceo Artistico
Corsi di Specializzazione: Grafico Pubblicitario, Dizione, Recitazione

Disponibilità agli spostamenti: totale

nuvolarossa
11-02-08, 18:10
Riceviamo da Lorenzo Conti

L'indifferenza fa male come una "BOMBA esplosa alla STAZIONE di Bologna"

Carissimi,
il 10 febbraio del 1986 fu Assassinato mio padre, Lando Conti ex Sindaco di Firenze.

Nel 22° anniversario ho iniziato uno "sciopero della fame" ad oltranza per i seguenti motivi:

richiedere alle Istituzioni di cercare una soluzione tesa a dotare Silvano Burri (vedi lettera ... clicca) (http://www.politicaonline.net/forum/showpost.php?p=6899620&postcount=88) di un lavoro, stabile e decoroso !
sollecitare le Istituzioni a "colmare il vuoto legislativo" presente nelle leggi in favore delle vittime della mafia e del terrorismo. Infatti, nell'attuali leggi, i benefici spettano soltanto a "coloro che al momento dell'evento erano presenti nello stato di famiglia" (non si fa riferimento a coloro che nasceranno dopo l'evento, ecc.)

Domani, alle ore 16,30 sarò presente alla trasmissione su RAI 1 - La Vita in diretta.

Aiutiamo chi ha bisogno di aiuto !

Lorenzo Conti - lore_co@libero.it - lorenzo.conti@bancatoscana.it

nuvolarossa
16-02-08, 02:05
Riceviamo da Lorenzo Conti

A conclusione della mia prima settimana di sciopero della fame ho scritto questo pensiero.

Dedico questo breve pensiero a Silvano Burri, il figlio di Lia Serravalli.
Lia, nella strage di Bologna dell'Agosto del 1980, ha perso le sue bambine Sonia di 7 anni e Patrizia di 18 e sua sorella Silvana di 34.
Dopo che le Istituzioni hanno dimenticato questa famiglia, Lia ha chiesto per suo figlio Silvano una sola cosa: un lavoro. Un lavoro stabile e decoroso.
Ecco perchè continuo con il mio sciopero ad oltranza. Lo Stato sarà in grado di dare risposte ?

GOCCIA NELL'OCEANO.

Il sole tramonta, i profumi svaniscono, nella volta del cielo appaiono le stelle.
Dall'Oriente eterno i nostri padri ci osservano in rigoroso silenzio.
Si guardano e si consultano.
Perchè ?
Perchè ci avete richiesto di sacrificare la vita
per lo Stato
quando poi questo ci ha dimenticato ?
E' servito a qualcosa difendere la propria Patria ?

Ma i nostri figli cosa pensano oggi di noi ?
Dall'Oriente eterno preghiamo affinchè i nostri cari ci perdonino.
Perdono ! Perdono !
Cari figli, per noi uomini di buoni costumi valeva la pena fare tutto quello che abbiamo fatto !

Ai posteri larga sentenza.

Dott. Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 - Firenze - Italy
Cell +39 333 1485713
lore_co@libero.it

nuvolarossa
08-03-08, 01:58
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg



Riceviamo da Lorenzo Conti

Oggi sto concludendo la mia 4a settimana di sciopero della fame.
I quotidiani non parlano di questo problema ma preferiscono riempire le pagine con lo sciopero della sete di Pannella. Noi però non chiediamo posti e candidature al Parlamento, noi chiediamo solo giustizia, memoria e rispetto.
Se Voi giornalisti condividete ancora la passione del giornalismo, libero da ogni vincolo politico, siete invitati a leggere e pubblicare il documento allegato.
RingraziandoVi comunque..... Vi salutiamo

Dott. Lorenzo Conti - Via Maffei 99 - 50133 - Firenze - Italy - Cell +39 333 1485713 - lore_co@libero.it

Non lasciateci morire due volte …

Oggi sto terminando la mia quarta settimana dello “sciopero della fame”. Salvatore Berardi, che si è unito alla mia protesta si appresta a concludere il suo decimo giorno.

Le Istituzioni baresi si sono rinchiuse nel consueto Silenzio !
Silvano Burri non è stato supportato da queste Istituzioni.
Lia Serravalli è stata abbandonata un’altra volta dallo Stato.

Tutto ciò mi sembra veramente antidemocratico, amorale e privo di ogni sentimento umano !

Ora BASTA ! BASTA ! Basta con le cerimonie commemorative, basta con le promesse di uno o di un altro schieramento politico.
Ora vogliamo fatti, non parole !

Mi rivolgo con la mente e con agli Istituti di credito presenti nella città di Bari per chiedere un lavoro a Silvano Burri.
Al Monte dei Paschi, gruppo bancario nel quale lavoro anche io, chiedo un “piccolo sacrificio”: assumete Silvano Burri.
A Silvano, come atto morale (giuridicamente privo di valore) ed umano cedo i miei “diritti di vittima del terrorismo come previsto dalla legge 407/98” – sono stato assunto dalla Banca senza usufruire di tali benefici, benefici che “dono” a Silvano !
Al Pres. Della regione Toscana Claudio Martini, al Sindaco di Siena Cenni che rappresentano gli azionisti di maggioranza della Fondazione Monte dei Paschi chiedo, umilmente, di attivarsi in tal senso.

Banche, non lasciateci morire di fame ...

Rivolgo anche un appello a tutte le mamme d’Italia.
La vita tutta di Lia è nel futuro del suo figlio Silvano.
Sonia e Patrizia, le altre figlie di Lia assassinate dai terroristi ci guardano dall’alto e ci dicono: “Stato, non abbandonate nostra mamma e nostro fratello. Non vi basta aver preso le nostre vite ?
Non vi basta aver distrutto un’intera famiglia ? Quanto e cosa volete ancora da noi ?”
Care mamme, voi che ci avete messo al mondo e che riponete in noi figli il Vostro futuro, aiutate Lia Serravalli. Scrivete il Vs. pensiero alle Istituzioni di Bari (Comune e Regione) e alle Vs. Banche. Chissà, magari qualcuno risponderà ...

Morituri Te Salutant

Lorenzo Conti - Salvatore Berardi

Colombo da Priverno
09-03-08, 15:35
(ANSA) - ROMA, 9 MAR - ’Tra le nostre priorita’ c’e’ la lotta contro la violenza e contro il terrorismo’, per questo ’candideremo a Firenze il figlio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti ucciso dalle Brigate Rosse’. Ad annunciare la candidatura alla Camera di Conti e’ stato il candidato premier dell’Udc, Pierferdinando Casini, durante la visita alla sede del comitato elettorale del candidato sindaco di Roma Luciano Ciocchetti. ’Lo candidiamo - ha detto Casini - perche’ vogliamo ricordare il passato dando voce alle vittime del terrorismo e non ai carnefici. Troppe volte nel nostro paese cattivi maestri del passato descrivono quello che e’ successo. No, non sono loro a doverci descrivere il passato e la lotta al terrorismo ma coloro che hanno pagato, le famiglie che hanno visto i loro caduti in prima persona’. Casini ha definito ’questa candidatura il segno di un impegno forte che va rinnovato contro il terrorismo e la violenza’. (ANSA).

FONTE: http://www.pierferdinandocasini.it/p...mento.do?id=87 (http://www.pierferdinandocasini.it/pfc.news.approfondimento.do?id=87)

nuvolarossa
09-03-08, 18:50
Non si evince dal comunicato se e' una candidatura blindata o piu' semplicemente una "ospitata" a fini puramente elettoralistici ...
L'Udc nel 2006 ottenne in Toscana 147.576 voti pari al 5,9% ed ebbe due eletti: Casini Pierferdinando e Lorenzo Cesa ... ora, con questi chiari di luna, compressa dai due giganti Pd e PdL ... cosa riuscira' a rastrellare ? ...
Comunque, a parte queste considerazioni, da parte mia ... i migliori auguri a Lorenzo ... con cui ho - da sempre - collaborato per dare la massima visibilita' in rete alla sua quotidiana lotta ...

nuvolarossa
14-03-08, 17:45
Riceviamo da Lorenzo Conti

Il Partito Democratico ha candidato in Basilicata Elisabetta Zamparutti, moglie di Sergio D’Elia ex terrorista di Prima Linea.

Grande Veltroni ! Ha “barattato” D’Elia con la sua Moglie ! E.... tutto in grande silenzio !

Molti si chiederanno cosa "centra la moglie di D’Elia" oppure che “le colpe dei padri non devono ricadere sui figli”.
Tutto questo è giusto ma quello che conta sono le dichiarazioni della Sig.ra D’Elia “Io oggi amo un uomo, Sergio d’Elia che è l’emblema della vittoria della democrazia e dello stato di diritto sulla violenza, ex esponente di Prima Linea (nelle cui fila ha trascorso due anni della sua vita), artefice di quel processo di dissociazione a cui si deve la sconfitta del terrorismo in Italia, e da 25 anni militante nonviolento del Partito Radicale. È in fondo lo stesso amore che nutro per il rispetto della legalità, del rispetto della parola data come fondamento di ogni convivenza, dimensione privata o pubblica che sia.

È la ragione che mi porta oggi, come ieri sulla moratoria, a stare dalla parte di Marco Pannella e al suo dar corpo, con lo sciopero della sete, alla radicalità di una lotta per il rispetto del “diritto alla vita” attraverso la “vita del diritto” per essere speranza di un vero Partito Democratico.”

E Gli Italiani ?

Ora dovranno pagare 2 assegni vitalizi: a D’Elia e Moglie.

nuvolarossa
27-04-08, 20:20
Riceviamo da Angelo Bruno Protasoni

Care amiche e cari amici, vi invio in allegato copia di un breve documento che il Sindaco di Gallarate, il suo vice, il Presidente del Consiglio Comunale e i Capigruppo dovrebbero trovare domani sera (messi comunali permettendo) sui loro banchi in occasione della riunione di consiglio.
Con la speranza di poter trovare larghe adesioni.
Un fraterno saluto.

Angelo Bruno Protasoni
Associazione Mazziniana Italiana


ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA
- o.n.l.u.s. -

Signor Sindaco
della città di Gallarate
e, p.c.
Signor Vice Sindaco
Signor Presidente del Consiglio Comunale
Signori Capigruppo Consiliari

Signor Sindaco, signori Consiglieri, alcune settimane fa, durante un “question time”, il consigliere Aldo Lamberti Vi ha già succintamente presentato una nostra proposta: quella di un monumento alla memoria delle vittime del terrorismo.

Il Presidente del Consiglio Comunale ci ha cortesemente comunicato, il 25 aprile, che la richiesta è stata giudicata in modo positivo dalla conferenza dei capigruppo che si è riservata di valutare la possibile attuazione pratica del progetto.

Nella nostra idea non si tratta di un’altra scultura in una piazza cittadina.

Pensiamo piuttosto, in modo semplice ma forse più significativo, a uno scarno elenco di nomi: alla nuda lista delle centinaia di persone assassinate dalla follia di chi voleva scardinare lo Stato italiano.

Molti di loro sono stati uccisi per colpire il loro impegno civile, per zittire la loro voce, per abbattere dei significativi simboli della Repubblica e della Nazione.

Molti altri, fra gli assassinati, furono presi a caso fra i cittadini che partecipavano a una pacifica manifestazione, fra i passeggeri di un treno, fra i clienti di una banca.

Tutti sono accomunati dall’essere vittime di un attacco alla democrazia.

Da noi, ricorda Mario Calabresi, “manca un luogo come il memoriale dedicato alle 58.202 vittime della guerra in Vietnam. E’ a Washington, in marmo nero. Ognuno si specchia nei nomi incisi, li si può toccare, accarezzarli con le dita, trasferirli su un foglio di carta passandoci la matita sopra. E’ un luogo della memoria collettiva. Sarebbe bello se ci fosse qualcosa del genere in Italia per ricordare i morti per terrorismo e le vittime delle stragi”.

Noi pensiamo che sulla proposta di questa doverosa forma di riconoscimento, a Gallarate, ai caduti per mano del terrorismo si possa riscontrare una unanimità di consensi, a livello consiliare, che sarebbe oggi particolarmente significativa.

Per quanto riguarda la collocazione di questo monumento alla Memoria noi suggeriamo il viale d’ingresso o, meglio, il muro esterno della nuova Civica Galleria d’Arte Moderna. La decisione è, in ogni caso, ovviamente di competenza dell’Amministrazione Comunale, dei suoi consulenti e dei progettisti del nuovo museo cittadino.

Sarebbe in ogni caso, a nostro avviso, un fatto importante e significativo se l’approvazione formale di questo impegno potesse coincidere con l’ultima seduta del Consiglio Comunale prima del prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica.

Si tratta di una ricorrenza, quella del 2 giugno, che merita oggi di diventare anche nella nostra città un momento di unione nel segno del comune sentimento di appartenenza alla Nazione italiana, così come è stata disegnata dalla carta costituzionale repubblicana.

Noi non pensiamo quindi, signor Sindaco, a una celebrazione formale o retorica, con discorsi e cortei.

Ne abbiamo già parlato con il vice sindaco che si è detto interessato a questo piccolo progetto: a noi piacerebbe se fosse semplicemente data la possibilità ai cittadini di ritrovarsi, in piazza e sotto la nostra Crocetta, per una semplice festa di popolo organizzata dall’amministrazione comunale con la banda cittadina o con un piccolo complesso musicale senza un nome importante.

Per ritrovarsi insieme e senza divisioni: per ballare in piazza, se qualcuno volesse farlo.
Una festa, finalmente, di tutti nel segno della Repubblica.

In attesa di un cortese cenno di riscontro Vi invio, signor Sindaco e signori consiglieri, un augurio di buon lavoro e i nostri saluti di viva cordialità.


Angelo Bruno Protasoni
Presidente Sezione “Giuseppe Tramarollo”
Associazione Mazziniana Italiana
Gallarate - Via della Liberazione, 78 - 21013 Gallarate VA - Tel. 349 1006585 - e.mail angelo@protasoni.com

pilino
09-05-08, 22:17
Il Presidente della Repubblica ha invitato i familiari delle vittime del terrorismo alla celebrazione della “Giornata dedicata alle vittime del terrorismo” che si terrà a Roma Venerdì 9 Maggio 2008 presso il Palazzo del Quirinale.

Come ho già dichiarato in passato, e sono passati alcuni anni, non ho alcuna intenzione di partecipare a cerimonie celebrative in ricordo delle vittime del terrorismo se non verrà prima concluso un percorso che dia loro la verità e la giustizia che da troppi anni attendono: per quanto riguarda l’assassinio di mio padre Lando Conti da parte delle Brigate Rosse – Partito Comunista Combattente, dopo ventidue anni non se ne conoscono ancora gli esecutori materiali.

Per contro le Istituzioni della Repubblica Italiana hanno finora dato miglior tutela agli assassini ex terroristi che non a noi, familiari delle vittime del terrorismo, costretti ad assistere a dichiarazioni enfatiche di questi cattivi maestri spesso messi in cattedra, costretti ad esporci in prima persona per tutelare inutilmente i nostri diritti, costretti ad un dolore reso ancor più grande da una incomprensibile mancanza di rispetto per coloro che morirono per uno Stato che di fatto li ha rinnegati.

Ogni uomo, semplice cittadino o politico che sia, deve ricordare che il sacrificio della vita un tempo e in ogni Stato, costituiva la più grande espressione di democrazia e di umana civiltà.
Esiste ancora tale sentimento?

Lorenzo Conti
Via Maffei 99
50133 Firenze
Cell. 333 1485713
lore_co@libero.it
lorenzo.conti@bancatoscana.it

pilino
09-05-08, 22:18
Bisogna comunque riconoscere che le parole del Presidente Napolitano, oggi, andavano nella direzione che un po' tutti noi ci auguravamo.

nuvolarossa
10-05-08, 11:27
Consensi bipartisan sul discorso del Colle
Schifani: «Esprimo piena e convinta adesione alle parole ferme del Capo dello Stato». Fini: «Hanno il grande merito di aver reso giustizia sul piano morale ai familiari delle vittime»

Molte le parole di apprezzamento nei confronti del Capo dello Stato. Un «grandissimo ringraziamento» a Napolitano è stato espresso da Agnese Moro, figlia dello statista ucciso: «E’ toccante - ha detto nel suo intervento, nel corso della cerimonia al Quirinale - che il trentesimo anniversario dell'uccisione di mio padre e dei suoi compagni di viaggio coincida con questa celebrazione». Segue il neo eletto presidente dei senatori del Pdkl, Maurizio Gasparri: « Il discorso che a tratti con commozione ha tenuto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - ha detto - dovrebbe essere letto, meditato e dibattuto nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Il Presidente ha avuto parole di verità e di umanità che assumono un valore storico». Stessa sensazione espressa dal presidente di Palazzo Madama Renato Schifani che esprime «piena e convinta adesione alle parole ferme del Capo dello Stato», perché, spiega, «le sue parole costituiscono il più alto riconoscimento del sacrificio di tanti italiani vittime del terrorismo. Sacrificio forse per troppo tempo non adeguatamente riconosciuto». Una nota di apprezzamento arriva pure dallo scranno di Montecitorio: « Le parole del Capo dello Stato - afferma Gianfranco Fini - hanno il grande merito di aver reso giustizia sul piano morale ai familiari delle vittime del terrorismo e di aver ribadito, secondo verità, che dalla tragica stagione dei cosiddetti anni di piombo le istituzioni e la società devono oggi trarre un insegnamento prezioso: nessuna compiacenza o giustificazione può esservi né per chi continua a predicare l'odio e praticare la violenza, né per chi tenta di resuscitare i fantasmi ideologici dei totalitarismi, ma nemmeno per chi promuove riletture politiche dei fatti di terrorismo tese a riabilitarne i protagonisti». Si accoda Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Il discorso del presidente Napolitano riveste una grande importanza etico-politica e culturale: in modo organico e compiuto ha espresso la posizione della più alta istituzione dello Stato sul riconoscimento delle vittime del terrorismo e sulla valutazione, non solo penale ma anche etico-politica, di chi ha compiuto quei crimini». E il Carroccio? Stavolta non si stacca dal gruppo, anzi: « Condivido pienamente il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – spiega il ministro dell’Interno Roberto Maroni - in particolare nel passaggio in cui condanna la visibilità data agli ex terroristi in televisione e sui media. Ho già preso contatto con i responsabili delle associazioni delle vittime del terrorismo - conclude il responsabile del Viminale - che incontrerò prossimamente per valutare insieme i provvedimenti necessari da assumere». Tutti concordi insomma davanti al dolore. E non è un caso che in occasione della cerimonia la Presidenza della Repubblica abbia realizzato il volume «Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana», edito dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, con l'intento di rendere omaggio alle vittime del terrorismo.

tratto da http://www.ilcampanileonline.com/moduli/news/news.php?codice=14195

nuvolarossa
13-06-08, 16:09
Riceviamo da Lorenzo Conti

Firenze 10 giugno 2008

A Sua Eccellenza
Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica Italiana

Signor Presidente, sono il figlio di Lando Conti, ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR-PCC il 10 febbraio 1986, e con questa lettera aperta sono a richiamare la Vostra attenzione su un questione di alto profilo umano e morale.

Il 2 Agosto 1980, alle 10.25 del mattino, una bomba esplose nella stazione di Bologna: morirono ottantacinque persone e più di cento rimasero ferite; Lia Serravalli in quel giorno perse quasi tutta la sua famiglia ed ebbe irrimediabilmente compromessa la sua vita.

Fra le vittime vi erano infatti le sue figlie Sonia, di 7 anni, e Patrizia di 18, sua sorella Silvana di 34 anni, che portava in grembo un bimbo mai nato; fra i feriti gravi vi erano le figlie di Silvana, Alessandra e Simona, nipoti di Lia.

Perché possa meglio comprenderne il dramma, mi permetto di riportarle alcune frasi di Lia:
“….all’improvviso udimmo un boato terrificante. In pochi attimi, un fumo nero avvolse tutto. Il pavimento tremava. Cominciai a correre. Cadevo sui vetri, inciampavo nelle valigie delle persone. Gridavo, chiamavo «Patrizia! Sonia! Patrizia! Sonia!». D’un tratto, dal vestito, riconobbi Patrizia, era per terra, stava bruciando…. Scappai via, via dal dolore e da quell’orrore, non volevo vedere più niente” e ancora: “Tornai indietro a cercare Sonia. Trovai il suo cappellino arancione, lo presi. Era riversa con il viso per terra che affondava nei vetri. Stava morendo soffocata, ma con i piedi e le gambe continuava a muoversi, come se stesse chiedendo aiuto… Lei sembrava sanissima. Non aveva ferite, niente. La stringemmo, increduli” ma non basta: “Tornammo dentro a cercare Silvana. Cominciammo a scavare sotto i detriti, a mani nude. Ad un tratto sentimmo una voce che chiedeva aiuto, era una persona che stava morendo accanto a noi… alzai gli occhi e, tra le lamiere contorte di un treno, vidi due-tre persone infilate la in mezzo, agonizzanti. Trovammo Silvana, era bloccata da un pezzo di ferro del treno. Riuscii, con la forza della disperazione, a toglierlo di dosso. Era tutta bruciata. Quando arrivarono i soccorritori, non riuscirono neppure a metterla sulla barella. La presero con una coperta, era tutto un grumo di sangue, bruciata. Sotto di lei, c’erano le bimbe. Le aveva salvate proteggendole con il suo corpo”.

Sospendo un attimo per permetterle di riflettere su queste frasi sconvolgenti ma devo poi proseguire:
“Sonia, la più piccola, era ancora all’ospedale, andai da lei ad abbracciarla, starle un po’ vicino. Ero convinta che stesse bene, ma quando entrai nella stanza trovai i miei parenti in lacrime. Era morta anche lei, il 4 agosto. I medici non si erano accorti che aveva un’emorragia interna. Avrebbero dovuto intervenire prima sulla testa, ma c’era troppa confusione, nessuno capiva più niente”.

E poi, dai ricordi di Lia, affiora questa sconvolgente conclusione:
“Nessuna giustizia per i morti, nessuna verità per i vivi ! Contro chi dobbiamo urlare la nostra rabbia ? Non solo contro chi ha messo la bomba. Ma anche contro chi ha umiliato questa famiglia, ha deriso la memoria delle bambine lasciando impuniti i colpevoli, quelli che ordinarono la strage. Quelli non li hanno mai presi. E sono colpevoli quanto gli esecutori materiali. Colpevoli più di loro. Dovrebbero guardarci con gli occhi bassi, e sperare che Dio non esista !”

Signor Presidente, questi sono i ricordi di una mamma.

Lia ha poi avuto un altro figlio, Silvano Burri, che adesso ha 25 anni e non riesce a trovare un lavoro stabile e decoroso e che non può usufruire della Legge per le Vittime del Terrorismo e della Mafia per un cavillo burocratico: è nato dopo il manifestarsi dell’evento terroristico!

Lia ha richiesto il mio aiuto per cercare una soluzione ed ho cercato di fare quanto mi era possibile: in Febbraio ho scritto una lettera alle Istituzioni locali e alle principali Banche italiane; non ho ottenuto alcun risultato.
Ho quindi cercato di attirare l’attenzione delle Istituzioni con uno sciopero della fame di quindici giorni al quale si è unito Salvatore Berardi, un’altra vittima del terrorismo: anche questa volta non abbiamo ottenuto niente.

Anche le risposte sono state poche e preferisco non riferirle le parole e gli atteggiamenti delle Istituzioni locali (Sindaco di Bari e Presidente Regione Puglia) come pure evito di soffermarmi sull’indifferenza mostrata dai Presidenti dei tre principali Gruppi Bancari (Intesa, Unicredit e MPS): lasciamo perdere, non servono né a Lia né a suo figlio.

A questo punto mi nascono però spontanee alcune riflessioni.
Quanto deve ancora soffrire Lia ?
Non basta tutto quello che ha passato ?
Cosa hanno fatto di concreto le Istituzioni per questa famiglia ?

Signor Presidente, le scrivo questa lettera con il cuore e con la mente: aiuti Lia a trovare per il suo Silvano un lavoro adeguato; aiuti Lia a trascorrere gli ultimi anni della sua vita con una serenità che gli eventi le hanno negato e che lo Stato non ha saputo in alcun modo attenuare.

Fiducioso in un suo autorevole e tempestivo intervento, le invio i migliori saluti.

Lorenzo Conti

In allegato curriculum vitae di Silvano Burri

Lorenzo Conti, Via Maffei 99, 50133 Firenze - Cell 333 1485713 - Email lore_co@libero.it

CURRICULUM VITAE

Cognome e Nome: Burri Silvano
Luogo e data di nascita: Bari, 5/11/1981
Residenza: Via Dei Mille, 181 – Bari
Tel. 080 5586154 – 080 8912886
Cell. 3287459865

Titolo di Studio: Diploma Liceo Artistico
Corsi di Specializzazione: Grafico Pubblicitario, Dizione, Recitazione

nuvolarossa
17-01-09, 13:03
Serra, potente governatore dello Stato di San Paolo e il ministro degli Esteri Amorin, sono contrari all'asilo politico.
Battisti, scarcerazione ritardata
E ora è scontro tra le autorità brasiliane
Il presidente del tribunale supremo prende tempo e chiede un parere al Procuratore generale.
Frattini protesta: "Inaccettabile, Lula ci ripensi. Grave vulnus alla collaborazione Italia-Brasile"

dal nostro inviato OMERO CIAI

BRASILIA - Il rifiuto di concedere l'estradizione a Cesare Battisti, ex terrorista condannato a quattro ergastoli, fa discutere anche in Brasile mentre in Italia continuano le proteste e Frattini parla di decisione "inaccettabile", invitando il presidente Lula a ripensarci.

Ieri sera il presidente del Tribunale supremo, Gilmar Mendes, invece di firmare l'ordine di scarcerazione dopo aver ricevuto i documenti sulla concessione dell'asilo dal ministero della Giustizia, ha preso tempo. Mendes ha chiesto il parere del Procuratore generale della Repubblica, Antonio Fernando de Souza, per un altro caso minore nel quale l'ex terrorista dei "Proletari armati" è coinvolto. Si tratta del processo per essere entrato in Brasile con un documento francese falsificato. Mendes chiede a De Souza se deve trattenerlo in carcere in attesa che termini anche questo giudizio o se può scarcerarlo o, anche, se scarcerandolo deve imporgli gli arresti domiciliari. De Souza è lo stesso magistrato che per primo aveva dato parere favorevole all'estradizione sostenendo che i delitti per cui Battisti è stato condannato in Italia sono da considerare "comuni" e non "politici":

"E' una decisione esagerata e non sono d'accordo" ha dichiarato il governatore dello Stato di San Paolo e probabile candidato dell'opposizione alle presidenziali del prossimo anno, José Serra. Ieri sera, nel corso di una cerimonia istituzionale a San Paolo, la capitale industriale del paese, Serra ha detto: "Non conosco questo caso nel dettaglio ma, in principio, non sono d'accordo. L'asilo concesso mi sembra una esagerazione".

Così mentre il presidente Lula cercava di chiudere il caso chiedendo all'Italia di "rispettare la posizione del Brasile", il leader del maggior partito d'opposizione lo riapriva. E oggi il quotidiano brasiliano O Globo aggiunge un'altra voce critica sul caso Battisti, quella del ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorin, che, secondo quanto riporta il giornale, si è espresso contro la decisione di concedere asilo politico all'ex terrorista italiano.

L'Italia, annuncia Franco Frattini, "cercherà di esplorare dei mezzi di reazione giuridica, in primo luogo auspicando che la Procura generale del Brasile possa reagire contro questa decisione inaccettabile o che il presidente Lula ripensi alla decisione di coprire il suo ministro della giustizia". "Non si può immaginare di trattare l'Italia come un Paese dove i diritti sono negati e i prigionieri torturati. Battisti è un terrorista, non un prigioniero politico", ha detto il ministro degli Esteri, definendo l'episodio un "grave vulnus" alla collaborazione fra Italia e Brasile.

Per il governo italiano, la posizione di Serra in Brasile è particolarmente importante. Non solo perché è il politico di origini calabresi - che negli anni Sessanta venne perseguitato dalla giunta militare per la sua attività di opposizione clandestina all'Università e fu costretto all'esilio - è oggi il leader del maggior partito di opposizione in Brasile, quello socialdemocratico dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso, ma soprattutto perché oggi governa lo Stato più grande e più importante del Paese e, tra un anno, potrebbe essere il nuovo presidente. brasiliano.


L'altra sera a Corumba, un porto fluviale nel Pantanal brasiliano, vicino alla frontiera con la Bolivia, intrattenendosi con giornalisti locali, il presidente Lula ha parlato per la prima volta del caso Battisti. "E' una decisione dello Stato - ha detto Lula - a qualche autorità italiana potrà non piacere ma bisogna rispettarla". Negando che l'asilo politico all'ex militante dei "proletari armati" possa "rovinare una relazione storica come quella tra Italia e Brasile", il presidente ha aggiunto: "E' una persona accusata di un delitto commesso più di trent'anni fa". Poi ha ricordato che il pentito che accusò Battisti ha goduto di benefici previsti dalla legge e "ha avuto nuovi documenti", dunque "è un cittadino che oggi non esiste e che non potrebbe ripetere le sue accuse in un'aula di Tribunale". "Per il Brasile - ha concluso Lula - oggi Battisti è uno scrittore".

tratto da http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/battisti-brasile/san-paolo/san-paolo.html

nuvolarossa
30-01-09, 18:05
BATTISTI:NUCARA (PRI),MA SARKOZY NON DOVEVA ABBANDONARE LINEA MITTERAND?

(ASCA) - Roma, 30 gen - ''Piu' che il con il Brasile il problema e' con la Francia e questo e' cosa piu' triste e piu' grave. Intanto perche' Sarkozy aveva assicurato di voler abbandonare la dottrina Mitterand sui rifugiati, poi perche' l'estraneita' dell'Eliseo a quanto avvenuto e' stata smentita dallo stesso Battisti. Non so se qualcuno del governo proporra' di non far giocare piu' l'Italia con la Francia, ma certo allo stato attuale delle relazioni con il paese transalpino e' necessaria una messa a punto''. Lo ha dichiarato il segretario del Pri Nucara che ha aggiunto: ''Formalmente l'Unione europea ha ragione nel ritenersi incompetente in merito all'estradizione, ma la mancanza di solidarieta' politica dell'Ue all'Italia e il silenzio dell'Eliseo sono sale per le nostre ferite''. red-njb

tratto da http://www.asca.it/news-BATTISTI_NUCARA_(PRI)_MA_SARKOZY_NON_DOVEVA_ABBAND ONARE_LINEA_MITTERAND_-806206-POL-.html

nuvolarossa
30-01-09, 18:43
La Francia e Battisti
Ipocrisia gauchista con tanto di rimmel e rossetto

Una cosa di buon senso a proposito del contenzioso fra Italia e Brasile sull'estradizione di Cesare Battisti, l'ha detta il portiere della nazionale di calcio Gigi Buffon: "Non siamo noi calciatori a dover risolvere i problemi della vita politica". Speriamo che questa semplice frase faccia riflettere quei ministri del nostro governo che, nel pieno di una delicata questione diplomatica, hanno pensato bene di chiedere la sospensione di un incontro di calcio amichevole fra le nazionali dei due paesi o di far giocare la nazionale con il lutto al braccio. E ci hanno anche fatto sapere che loro avevano i biglietti ma che, dopo quello che è successo, non andranno allo stadio. No comment.

Abbiamo anche noi una grande passione per il calcio, ma lo lasceremmo volentieri da parte, soprattutto in un caso come questo. Dove, più che la parola dei ministri, vale quella di Buffon. Anche perché il vero problema non ci sembra più tanto presentarsi con il Brasile, che pure rifiuta l'estradizione, ma con la Francia. Una nazione che avrebbe favorito la fuga di Battisti. Ma, dopo che l'Eliseo ha difeso l'ex br Petrella (per motivi di salute), ha escluso ogni coinvolgimento nell'affare Battisti. E' venuta la signora Sarkozy a spiegare in un programma televisivo italiano che lei e il presidente erano estranei ai fatti. Purtroppo lo stesso Battisti ha pensato bene di far sapere che la sua fuga era avvenuta grazie ai servizi francesi.

Noi non vorremmo mai mettere in questione la parola di una signora; ma il fatto che sulla questione della nazionalità della signora Sarkozy abbiamo sentito, con le nostre orecchie, due versioni distinte e inconciliabili provenire dalla sua stessa bocca, depone "malehuresement" a suo sfavore. E badate che nulla è più improbabile delle ricostruzioni delle vicende fornite da un elemento come Battisti. Il fatto è che non capiamo - ed è impossibile da capire - come un pregiudicato ex terrorista possa fuggire dalla Francia se non con l'aiuto dei servizi di quel paese. Se poi dovessimo valutare l'atteggiamento del Brasile - che sappiamo benissimo essere un paese amico - non potremmo immaginare una tale pervicacia nella sua posizione se non forte di qualche sostegno europeo. E non parliamo della Ue che si è detta non competente. Dal punto di vista formale, la Ue ha ragione. Ma il sostegno politico che la Ue avrebbe avuto il dovere di dare all'Italia, così come avrebbe dovuto darlo la Francia, non è venuto. Eppure Battisti era in Francia, eppure l'Unione Europea dovrebbe capire le esigenze di giustizia dell'Italia. Ora c'è chi si stupisce, lo abbiamo visto sulla stampa in questi giorni, della simpatia che gli intellettuali francesi mostrano per i terroristi. Ci si dimentica che esso corrisponde perfettamente al rapporto di primogenitura diretto che i philosophes della fine del Settecento avevano con il giacobinismo ed il Terrore.

Lo stupore vero è quello che noi nutriamo invece per l'Eliseo, dove pure era stato assicurato un nuovo corso che la facesse finita con la dottrina Mitterrand, derivata proprio da quegli intellettuali. Ci sembra di poter dire che il nuovo corso sia peggiore di quello vecchio, considerando l'ipocrisia, che oggi porta il rimmel e il rossetto. Una maschera ancora più insolente del gauchismo estremista dei tempi che furono.

Roma, 30 gennaio 2009

tratto da http://www.pri.it/new/