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Der Wehrwolf
20-03-02, 19:33
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Biagi, una stella a 5 punte sul portone


Il simbolo era inciso sul portone di casa, a pochi passi dal luogo dove il consulente del governo è stato finito con due colpi alla nuca. Una telefonata al Resto del Carlino: "Siamo le Br".




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BOLOGNA – "Siamo le Brigate Rosse. Rivendichiamo l'attentato al professor Biagi. Seguirà comunicato". Sono le parole pronunciate da una voce maschile in una telefonata giunta alle 16,28 al centralino del Resto del Carlino. Finora è questa l'unica rivendicazione per l'agguato in cui è stato ucciso Marco Biagi. Ma la sua attendibilità per il momento appare dubbia: la dinamica tipica della rivendicazione delle Br ha sempre visto la telefonata che annunciava il luogo in cui il comunicato era già stato depositato.

Si continua a indagare sui segnali trovati sul luogo delitto: c’era una stella a cinque punte incisa sul portone del palazzo dove abita la famiglia di Marco Biagi, il consulente del governo ucciso ieri a Bologna. S ul portone di legno scuro c’è l’inconfondibile marchio caratteristico delle Brigate rosse, grande non più di 10-15 centimetri, inciso malamente con un oggetto appuntito e contornato da un cerchio molto più largo.

Ma non è l'unico segno grafico presente sul luogo dell'agguato inequivocabile e definito "interessante" dagli inquirenti. C'è un'altra stella a cinque punte sulla vetrina di un negozio vicino, ritenuta ancora più credibile dell'altra. All'esame degli inquirenti, ma con molte cautele, anche un graffito confuso tra molte altre scritte, fatto con un timbro su una colonna del porticato sotto il quale i killer erano nascosti: raffigura due frecce che mirano al centro di un bersaglio, e una scritta confusa che potrebbe essere: "Obiettivo centrato".

Poco più in alto c’è il foro di un proiettile, segnalato da un numero apposto dagli investigatori. Per il momento è stato impossibile capire se la stella sia stata incisa da tempo, o più di recente. Il tratto è frettoloso e non si può escludere nemmeno che sia stata vergata come una macabra firma, da qualcuno che stava per fuggire.

La dinamica dell'agguato. Almeno quattro i colpi sparati e tre quelli che hanno raggiunto il professore, che sarebbe stato finito sparandogli alla nuca. I bossoli trovati sono calibro 9 corto incamiciato: è stata usata un'arma da guerra. Gli sviluppi delle indagini dicono che ad agire non sono state, come ipotizzato inizialmente, solo due persone, arrivate a bordo di uno scooter, che hanno avvicinato il professor Biagi mentre appoggiava la bicicletta al muro, rientrando a casa. Si ipotizza ora che un altro attentatore si sia avvicinato a piedi. Inoltre un terzo complice avrebbe collaborato dalla stazione, per avvisare il commando dell'arrivo della vittima da Modena, dove insegnava.

Telecamere e testimoni. Oltre alle riprese delle telecamere della stazione e dell'ex ghetto ebraico, gli inquirenti esamineranno filmati delle telecamere di tutta la città. La zona dove è avvenuto il delitto è fortemente presidiata dalle telecamere anti-microcriminalità del Comune, ma gli attentatori sono fuggiti verso via San Martino, in direzione contraria a quella in cui sono puntati gli occhi elettronici. In particolare si esamina uno spezzone di video in cui, dice un investigatore, "si vede una persona che non
necessariamente sta telefonando".Gli inquirenti potrebbero comunque contare su almeno un testimone utile a ricostruire l'agguato .

La simulazione dei Ris. A tarda notte, gli esperti del Ris, il Reparto investigazioni speciali dei carabinieri, hanno simulato la possibile dinamica dell'omicidio, studiando con particolare attenzione le probabili traiettorie dei proiettili. La scena del delitto, a pochi metri dal portone del numero civico 14, è stata illuminata con potenti luci. A dirigere la simulazione lo stesso comandante del Ris, il tenente colonnello Luciano Garofano. Un carabiniere, con indosso tuta bianca e copriscarpe, ha impersonato
la posizione della vittima, mentre un altro militare, in piedi fra due colonne del portico, a pochi passi di distanza, ha mimato uno dei killer, con una pistola in pugno. L’intera simulazione è stata ripresa con fotografie scattate da diverse angolazioni. A guidare la ricostruzione sono stati i fori dei proiettili nel muro e nel portone, le macchie di sangue della vittima, ancora ben visibili sul pavimento del portico, e infine la posizione del corpo steso in terra di Marco Biagi. I Ris hanno poi ultimato altri rilievi all'interno dello stabile, e hanno lasciato la scena delitto intorno alle 4.

I magistrati. Circa un'ora prima si era svolto un nuovo sopralluogo sul luogo dell'agguato da parte del pm di turno Claudio Caretto, che si occuperà delle indagini insieme ai Procuratori aggiunti Luigi Persico e Italo Materia, e al collega della Dda Paolo Giovagnoli, un veterano delle indagini sul terrorismo. La procura di Bologna ha incaricato come consulente Corrado Cipolla D' Abruzzo, un medico legale molto esperto di balistica che farà subito i primi accertamenti pre-autoptici. Intanto sono state effettuate diverse perquisizioni.

"Aspettiamo che il Ris faccia un'accurata relazione tecnica sui vestiti indossati da Biagi. E' troppo presto per sbilanciarsi sull'indagine'', ha detto Persico prima di entrare nella riunione in cui gli inquirenti hanno fatto il punto dell'inchiesta, dopo una notte passata interamente al lavoro. A chi gli chiedeva se intendesse chiarire anche il perché Biagi fosse senza scorta, il procuratore capo Luigi Persico ha risposto: ''E' un aspetto che non mi interessa in questo momento'' e ha ricordato le indagini, senza esito, per le numerose minacce che erano arrivate a Biagi fino al settembre 2001.

Il magistrato ha infine detto che l'inchiesta vedrà uno stretto coordinamento con le altre procure impegnate in indagini sul terrorismo: Roma e Milano. Il procuratore Gerardo D'Ambrosio ha ricordato che le segnalazioni dei servizi segreti nascevano anche da indagini milanesi.

(20 MARZO 2002, ORE 7:05; ultimo aggiornamento alle 17:20)



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