Franci (POL)
22-03-02, 15:27
In corriera, attraverso l'Appennino, tra Bologna e Firenze. Un ritorno dalla gita che più triste non si può.
Davanti a me Giacomo piange, Elena lo consola. Dietro Cristiano parla sconsolato con Guja, poi si abbracciano commossi. Daniele, qui accanto, tiene il muso da tre giorni. Kathrin dice che la gita le ha fatto schifo. Tutti gli altri dormono o si leggono qualche porcatina sul modello di Topgirl.
Che depressione, mi dico. Sedici anni, un viaggio in Toscana, un professore che ci ha beccati alle quattro con una ventina di alcolici e quasi non ha fiatato, e questo è il massimo che la vostra coscienza è capace di produrre? Lacrime e incazzature? Bah.
Giro lo sguardo verso lo zaino. Dalla tasca aperta fa capolino il walkman. Accendo.
Penny Lane.
Non mi sembra vero.
Ritrovo in un attimo tutta quell'allegria che so essere parte integrante del mio carattere e che per qualche strano motivo si è assopita. Il cuore si inonda di gioia, attraverso le tendine chiuse noto finalmente le colline verdeggianti. Erano lì, sono state lì, in tutte le ultime quattro ore, ma non le vedevo. Dei piagnistei non me ne frega più niente, tantomeno del broncio perenne dei soliti. Solo la musica, e che musica. La tromba scivola e si impenna sulle note più alte, scende e sale sulla voce di Lennon e Mc Cartney, si sofferma all'angolo dove il banchiere con un'automobile si fa ridere alle spalle dai bambini, passa per la pensilina in mezzo alla rotonda dove la graziosa infermiera vende papaveri da un vassoio, entra nel negozio del parrucchiere che espone fotografie di ogni testa che ha avuto il piacere di conoscere. Io la seguo, e gli allocchi piagnucoloni rimangono a disperarsi delle loro vite imperfette. A soffrire di problemi inestistenti.
Sono in un altro mondo.
Sotto i cieli azzurri di periferia, Penny Lane è nelle mie orecchie e nei miei occhi...
C&C
Franci
Davanti a me Giacomo piange, Elena lo consola. Dietro Cristiano parla sconsolato con Guja, poi si abbracciano commossi. Daniele, qui accanto, tiene il muso da tre giorni. Kathrin dice che la gita le ha fatto schifo. Tutti gli altri dormono o si leggono qualche porcatina sul modello di Topgirl.
Che depressione, mi dico. Sedici anni, un viaggio in Toscana, un professore che ci ha beccati alle quattro con una ventina di alcolici e quasi non ha fiatato, e questo è il massimo che la vostra coscienza è capace di produrre? Lacrime e incazzature? Bah.
Giro lo sguardo verso lo zaino. Dalla tasca aperta fa capolino il walkman. Accendo.
Penny Lane.
Non mi sembra vero.
Ritrovo in un attimo tutta quell'allegria che so essere parte integrante del mio carattere e che per qualche strano motivo si è assopita. Il cuore si inonda di gioia, attraverso le tendine chiuse noto finalmente le colline verdeggianti. Erano lì, sono state lì, in tutte le ultime quattro ore, ma non le vedevo. Dei piagnistei non me ne frega più niente, tantomeno del broncio perenne dei soliti. Solo la musica, e che musica. La tromba scivola e si impenna sulle note più alte, scende e sale sulla voce di Lennon e Mc Cartney, si sofferma all'angolo dove il banchiere con un'automobile si fa ridere alle spalle dai bambini, passa per la pensilina in mezzo alla rotonda dove la graziosa infermiera vende papaveri da un vassoio, entra nel negozio del parrucchiere che espone fotografie di ogni testa che ha avuto il piacere di conoscere. Io la seguo, e gli allocchi piagnucoloni rimangono a disperarsi delle loro vite imperfette. A soffrire di problemi inestistenti.
Sono in un altro mondo.
Sotto i cieli azzurri di periferia, Penny Lane è nelle mie orecchie e nei miei occhi...
C&C
Franci