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Visualizza Versione Completa : La cultura italiana mortificata a Parigi



Franci (POL)
22-03-02, 21:28
I soliti francesi, oltretutto governati dalla sinistra. E i nostri rappresentanti al Salone del Libro, tra cui anche Vittorio Sgarbi (che potrà essere antipatico e pure isterico, ma ricordiamolo, è un uomo di grande cultura), fischiati e oltraggiati, con la stronzona ministra che arriva apposta in ritardo. Noi, gli Italiani, col nostro Paese che è la patria della cultura e dell'arte e della letteratura. E la sinistra italiana, tanto per non fare la patriottica (visto che, come sappiamo bene, non lo è mai stata), contesta il Governo che ritira la rappresentanza (il minimo, direi). Che vergogna.

C&C
Franci

hussita
22-03-02, 22:24
8 marzo, festa della donna. 8 marzo, Giuliano Urbani nomina i nuovi soprintendenti. “A tal fine – si legge nel comunicato del Ministero - sono state di volta in volta prescelte le professionalità più elevate esistenti nei ruoli statali integrate da esperti esterni nella misura prevista dalla legge”. Bene, vediamo chi c’è nella lista: Liana Lippi (di cui abbiamo già parlato: amica di Sgarbi in quel di Sanseverino Marche) ad Ancona, Mario Capalbo a Cosenza, Donato Tamblè a Potenza, Fausto Zevi a Napoli e Caserta, Roberto Di Paola a Roma, Maria Teresa Gaia Rubin de Cervin alla Soprintendenza Regionale per il Veneto… Rubin de Cervin? Questo nome non ci è nuovo….( N.dCopy-and-paste, cognome altrettanto noto ai carbonari della vecchia FGR) Anzi, la conosciamo bene: ha incarnato per un lungo periodo il ruolo di fidanzata di Vittorio Sgarbi. Vuoi vedere che anche il sotto-sanitario ai Beni Culturali ha voluto festeggiare da par suo l’8 marzo? Lo sappiamo: sono basse insinuazioni. Maria Teresa Gaia Rubin de Cervin avrà tutti i titoli per ricoprire il ruolo di soprintendente – ci mancherebbe altro. Ma siamo impiccioni e ci piace festeggiare la nomina con un sentimentale brano tratto dall'autobiografia di Vittorio Sgarbi ("La Mia Vita") così come la depositò in un libretto pubblicato dalla Edizioni Condé Nast come supplemento alla rivista VANITY FAIR n° 11 – Aprile 1991
LA MIA VITA CON TERESA
di Vittorio Sgarbi

"A pranzo, a casa di un bravo scultore del vetro, Luciano Vistosi, io, giovane pieno di entusiasmi e di speranze, conobbi, tra gli altri (c'erano Vittorio Gregotti, Marina Ligabue, la contessa Anna Bozza di Camerana tristemente scomparsa, Giovanni Carandente), la baronessa Maria Teresa Rubin de Cervin Albrizzi, e ne fui molto colpito. Mi ricordai di lei quando mi stabilii definitivamente a Venezia, dove abitavo in un albergo in piazza San Marco, poco lontano dal mio ufficio. Una sera, verso le sette e mezza, la andai a cercare nel suo ufficio, all'Unesco, quasi per caso, pensando di non trovare nessuno. Lei invece era lì, sola, in una bellissima stanza affrescata di Palazzo Reale. Era bionda, bella, sicura, molto intelligente e ambiziosa. Io ero un giovane funzionario, pieno di buona volontà e di curiosità, ma comunque bizzarro, ribelle e non condiscendente verso i comportamenti ruffianeschi dell'ambiente universitario.

Cominciai a parlare con lei, esibendomi in uno dei miei piccoli show, raccontandole quello che facevo, con un complesso sentimento di attrazione e di ammirazione. Mi
sentivo un po' come il giovane Foscolo protetto da Isabella Teotochi Albrizzi. Dopo questo incontro cominciai a telefonarle, a mandarle fiori, insomma a corteggiarla. Un giorno lei partiva per Roma assieme ai figli, per raggiungere il padre che era ambasciatore italiano negli Stati Uniti. Nascosto, osservai la partenza in stazione: lei altera con un grande cappello e il marito che la accompagnava. Pareva un quadro di Boldini. Senza farmi vedere, salii sul treno e, appena lasciata la stazione, la raggiunsi nel suo scompartimento. Lì rimanemmo tutta la notte a parlare mentrAl suo ritorno dall'America ricominciai il corteggiamento. Nel gennaio del '78, dopo più di un mese di visite, quando ormai pensavo di desistere, una sera nel suo ufficio accadde finalmente qualcosa. Cominciò così una storia che andò avanti per quasi nove anni, con vicende molto complesse, litigi, tradimenti, gelosie e intemperanze da parte mia che non mi rassegnavo al ruolo di amante clandestino. Ogni tanto tornavo a Bologna e vedevo ancora Carmela, che amavo davvero, ma che sentivo sempre più lontana perché il mio centro era ormai, e sempre più, a Venezia. Niente mi legava più a Bologna, che trovavo chiusa e provinciale.

La mondanità mi sembrava allora semplicemente vitalità. Aveva anche in qualche modo a che fare con il mio lavoro. Come ispettore delle Belle arti potevo infatti verificare, in qualunque casa, in qualunque palazzo, in qualunque chiesa, lo stato delle opere d'arte. In queste stesse case conoscevo gente strana e simpatica, facevo incontri e partecipavo a ricevimenti. Erano esperienze curiose, dopo l'euforia intellettuale degli anni universitari. Il rapporto tra me e Maria Teresa, però, con lei egemone e più forte, nel giro di qualche anno si ribaltò. E lei si trovò a dover dipendere da me molto più di quanto non dipendessi io da lei.

A quel tempo avevo affittato una bellissima casa a Venezia e, a partire dal '78, cominciò a venirci una ragazza, Sandra Caporali, che si disse disposta a fare qualsiasi cosa pur di starmi vicina. Un giorno mi trovai in tasca un articolo che non sapevo da chi far battere a macchina. Lei si offrì di farlo. Da quel momento cominciai a non scrivere più i miei articoli, ma a dettarli. Molte mie amiche cominciarono allora a sentirsi in competizione con Sandra. Persino Maria Teresa, così distaccata e altera, voleva scrivere per me. Il problema divenne allora stabilire chi dovesse partecipare all'elaborazione degli articoli più importanti. Nacque un conflitto tra la Caporali e Maria Teresa: si contendevano l'onore di scrivere il testo che ritenevano più importante.

Durante un carnevale mi invaghii di Anna. Aveva una lunghissima treccia e stava a Milano, e io cominciai a dividere la mia vita tre giorni a Milano e tre giorni a Venezia. In quel periodo accadde il famoso episodio del "taglio della treccia". Fu quando io organizzai, nel 1981, la mostra di Pietro Longhi. Per l'inaugurazione ufficiale, a Vicenza, arrivò Maria Teresa che, armata di una forbice, stava tentando di tagliare la treccia alla rivale. Io mi schierai dalla parte di Anna, la portai al pranzo ufficiale con me e decisi di non vedere più Maria Teresa. Più tardi mi rappacificai con lei e continuai a frequentarle tutte e due, fino a quando Anna, con una telefonata notturna, mi comunicò che non voleva più vedermi. Con me, disse, era stata molto infelice.
Mentre stavo con Maria Teresa ebbi, naturalmente, anche molte altre storie. Conobbi ragazze e signore e ci furono moltissimi episodi divertenti.
L'episodio che segue, per esempio, dimostra come nella vita ci siano costanti imprevedibili delle emozioni, istinti. Una sera - doveva essere l'81 o l'82 - ero a Londra con Maria Teresa, ospite di un produttore cinematografico. La casa era piena di gente per una festa. In mezzo a tutta questa gente incontro una signora vestita in modo un po' sportivo, che mi piace molto. Comincio a corteggiarla, e a un certo punto le dico: "stanotte ti vengo a trovare". Lei mi guarda non molto convinta, anche perché io ero con Maria Teresa. Alle tre del mattino, quando tutti sono andati via, io mi ritiro nella mia stanza. Maria Teresa legge un po', poi si addormenta. A quel tempo avevo una tattica messa in pratica spesso: a seconda della rumorosità e della regolarità del respiro capivo quando Maria Teresa era entrata nel sonno profondo.

Sicuro che non si sarebbe svegliata fino alla mattina, mi rivesto, chiamo un taxi e mi faccio portare a casa di questa signora, confidando che avrebbe lasciato la porta aperta. Lei invece, non avendomi preso sul serio, l'aveva chiusa. Così decido per l'ennesima volta di arrampicarmi, prendo una bicicletta che trovo davanti alla casa, salgo
sulla sella, mi aggrappo alla balaustra del balcone, finalmente riesco a infilarmi in una finestra rimasta aperta e precipito in casa. Comincio a cercare la sua stanza, girando a tentoni per il corridoio. Trovo la stanza in cui dormono i bambini, poi finalmente trovo quella giusta, entro nel suo letto, le si sveglia e poi... mi è rimasto il ricordo di un'azione erotica lunghissima che si protrasse fino alle sei del mattino".

Dagospia.com 19 Marzo 2002


Sgarbi, Sgarbi...

hussita
22-03-02, 22:28
Il lancio dell’Ansa è delle 15 e 30. E’ titolato: BENI CULTURALI: SGARBI ANNUNCIA LE NOMINE E 'SPIAZZA' URBANI. IL MINISTRO, 'INCONTINENZE VERBALI' - Milano, 2 marzo.
E’ la cronaca dell’ennesimo scazzo avvenuto oggi tra il ministro e il suo sotto-sanitario: "Abbiamo nominato 25 nuovi sovrintendenti ai Beni Architettonici e Culturali, e a Milano, da oggi, l'incarico verrà ricoperto dal dottor Alberto Artioli, che sostituisce la dottoressa Carla De Francesco, da oggi sovrintendente regionale". L'annuncio arriva dal sottosegretario ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, durante l' inaugurazione della mostra 'Il neoclassicismo in Italia' nel Palazzo Reale di Milano.
La notizia ha lasciato un po’ tutti sorpresi, ma chi è apparso più meravigliato di tutti è stato proprio il ministro Giuliano Urbani. Raggiunto pochi istanti dopo nella parte opposta della Sala delle Cariatidi, il titolare del dicastero, ha ascoltato il resoconto delle dichiarazioni di Sgarbi e poi - scuotendo la testa - ha commentato: "incontinenze verbali".
Nel frattempo anche il diretto interessato, il dottor Alberto Artioli, dichiarava di aver appreso la notizia proprio da Sgarbi.
In realtà - si apprende da fonti ministeriali - le nomine sarebbero pronte e dovrebbero vedere confermato l'annuncio del sottosegretario, ma la firma del decreto da parte del ministro è prevista nei prossimi giorni e questo spiegherebbe la reazione del ministro Urbani”.
E adesso, dopo lo sgarbatissimo “sorpasso” gerarchico, che fine farà il prof. (per mancanza di cattedra) Vittorio Sgarbi? Nelle ultime ore il fidanzato non-scopatore di Sabrina Colle si è mosso con la grazia di un bidone dei rifiuti contro il presidente della Biennale Franco Bernabè, reo di non “obbedire e combattere” secondo il suo sacro pensiero inciuffettato – a seguire c’è da leggere il formidabile articolo di Paolo Vagheggi per Repubblica che retroscenizza la violentissima querelle che sta mettendo sottosopra il ministero retto - ancora per pochi mesi - da Giuliano Urbani
Infatti l’umbro e ombroso ministro, caro a Ida Di Benedetto ed Alda D’Eusanio, è destinato a ricoprire la carica del dimissionato Renato Ruggiero alla Farnesina – attualmente ad interim a Berlusconi. Una volta traslocato Urbani tra le feluche, la poltrona dei Beni Culturali è stata già promessa al parlamentare di Alleanza nazionale Domenico Fisichella. Il quale ha subito fatto sapere a chi di dovere che vuole l’”ufficio pulito” da qualsiasi traccia di sgarbismo. Raus, fuori, al diavolo la combriccola formata dall’assistente Peter Glidewell e dal consulente Alain Elkann. Aria! Aria! Del resto Sgarbi – drizzate le antenne - ha già mosso le sue pedine per piazzare Glidewell al posto di Mario Fortunato all’Istituto Italiano di Cultura a Londra e il fido Elkann a quello di New York.

E lo Sgarbone, posto davanti a un Fisichella refrattario ad attribuirgli qualsiasi delega, piuttosto di star lì impotente a tagliare nastri e inaugurare mostre, sarebbe costretto a firmare le dimissioni. Ma circola anche un’altra ipotesi. Il cannoneggiamento sgarbato verso Bernabè mira a forzare il presidente della Biennale al lancio della spugna. Intanto arriva ai Beni Culturali il nuovo ministro Fisichella – che non gli concede le deleghe -; quindi lo Sgarbissimo è costretto a lasciare il sotto-segretariato ma viene subito nominato presidente della Biennale. Sempre che Bernabè, sempre più stufo di essere offeso e umiliato, non si dimetta in queste ore

E’ MEGLIO IL CASINO CHE LA SOLITA BIENNALE DI MERDA”

Paolo Vagheggi per Repubblica

Tempeste, baruffe, cicloni. La Biennale di Venezia scatena, oggi ancor più di ieri, passioni viscerali e momenti di odio assoluto. Quella odierna aveva un preciso compito politico: doveva segnare la rinascita della cultura del centro destra e a questo scopo il governo, con l’abile mediazione del ministro Giuliano Urbani, un mese fa ha scelto un presidente apparentemente inattaccabile: Franco Bernabè, un manager di successo, arrivato in laguna per sedere sulla poltrona lasciata da un altro manager di successo ma del centro sinistra, Paolo Baratta.

Nomina inappuntabile, non ci sono state proteste o dibattiti. Ma appena s’è insediato, ancor prima dell’avvio dei lavori, ancor prima dell’arrivo del nuovo consiglio di amministrazione, la Biennale è sprofondata nelle acque limacciose delle polemiche, delle voci, dei sussurri e delle grida. Trema addirittura la presidenza: c’è chi vuol Bernabè pronto alle dimissioni causa le sparate di Sgarbi, anche se una telefonata di Urbani lo ha rassicurato e, almeno per il momento, non dovrebbero esserci problemi.
Non ne vede, non demorde e non è preoccupato Vittorio Sgarbi. “E’ meglio il casino che la solita Biennale di merda”, tuona il sottosegretario ai beni culturali che in nome delle arti visive, previste per il 2003, ha acceso un gigantesco falò. Non sarà tanto facile spegnerlo perché non c’è solo il “caso arte” nato per la rinuncia di Robert Hughes, critico del settimanale Times, alla direzione del settore, caso che ha scatenato irose reazione di Sgarbi contro Bernabè. Sono in ballo la direzione della Biennale cinema, dove è già stata incassata una risposta negativa da parte di Martin Scorsese, quella del teatro e quella dell’architettura.
C’è da attendersi davvero un’acqua alta carica di querelle anche perché per ora i risultati sono scarsi. Due no secchi per le direzioni – Hughes e Scorsese - e ancora nessun nome di prestigio di cui fregiarsi. Questo è sicuramente uno dei motivi di tanta fibrillazione, di attacchi e contrattacchi all’interno del centro destra, del nervosismo di Sgarbi che tanto aveva promesso ma che ancora non è riuscito a far molto. E Sgarbi è sicuramente uno dei problemi di Bernabè, che il sottosegretario vede come “un ragioniere” che conti alla mano gli impedisce di volare alto perché “gioca al risparmio o al ribasso”. Sostiene Sgarbi: “La Biennale non è un’azienda da gestire in pareggio ma un luogo in cui dare indicazioni culturali di alto profilo”.

Tra i due, è ben chiaro, è guerra aperta. La battaglia è esplosa pubblicamente a causa del diniego di Robert Hughes ma è dal giorno della nomina di Bernabè che si combatte. Sgarbi ha infatti ricevuto una delega con compiti di vigilanza per l’architettura e le arti visive della Biennale e quindi cerca di fornire indirizzi e nomi, ovviamente in linea con la sua visione dell’arte. Ma l’Ente Biennale è una società di cultura autonoma e Bernabè, anche per questioni caratteriali, non è disposto a subire ingerenze in grado di ledere i suoi poteri o quelli del consiglio.
E’ uno scontro tra poteri, uno scontro interno aggravato dal fatto che le nomine dei direttori dei settori della Biennale spettano al consiglio, a cui vengono proposte dal presidente. Il sottosegretario ai beni culturali nello statuto non esiste. Eppure Sgarbi contatta, contratta, discute. E’ così che è nato l’affaire Robert Hughes, che prima ha accettato l’invito di Sgarbi a dirigere le arti visive, e poi l’ha respinto “amareggiato per le diatribe e l’inettitudine del governo italiano”. Sono queste le parole che hanno infuocato l’animo di Sgarbi facendogli individuare subito il colpevole: Bernabè, “incapace di intrattenere qualsiasi rapporto”. Il presidente, per la verità, era volato a New York e aveva incontrato Hughes. Ma s’era trovato davanti a una richiesta economica esorbitante: il critico voleva quasi un miliardo di lire per organizzare l’edizione del 2003. Bernabè aveva informato Urbani e, per quel che si sa, l’avevano giudicata eccessiva.
Asse Urbani-Bernabè dunque, anche se nessuno dei due lo dice, con Sgarbi fuorigioco. La versione del sottosegretario è abbastanza diversa ma quello che sembra bruciargli di più è il mancato contatto tra Bernabè e Bernard Henry Levy, forse disponibile per la direzione della Biennale del teatro: “Non ho mai fatto ingerenze. Ho parlato con Bernabè una sola volta e gli ho dato il numero di telefono di Levy. Gli ho detto chiamalo, non ho detto nominalo. Non ho scavalcato competenze. Ma non lo ha mai chiamato”. Ed eccoci a Hughes, incontrato a Madrid e a New York, idealmente vicino al pensiero di Sgarbi: “è l’unico che dice che l’arte del Novecento ha il suo culmine in Picasso, che non crede nei miti di Warhol o Basquiat. Idee forti”.
Per Sgarbi è l’unico in grado di dare un segno di “discontinuità” alle arti visive. Ma alla nomina ufficiale non si è mai arrivati perché Bernabè non ha mai richiamato Hughes: “non gli ha mai detto neppure esisti”. E il critico statunitense, secondo il sottogretario, ha chiesto trecentomila dollari, seicento milioni di lire, e non un miliardo: “Bernabè doveva arrivare alla nomina e obbligarlo a dire che rinunciava per questioni di soldi. E invece abbiamo ricevuto un attacco politico, inutile, senza alcuna ragione”.
Non c’è solo questo. Sgarbi vede un complotto dell’establishment dell’arte: “Bernabè andando in giro avrà incontrato i soliti della mafiosetti dell’arte, quelli che precludono la strada ai Vignozzi, ai Cremonini, ai Guarienti, in passato a Gnoli. Gli avranno detto: se nomini Hughes sarai in una posizione politicamente non corretta. E così è saltato, in nome dei soliti Kounellis, Paladino, Cucchi e Chia. Per altri artisti non c’è posto. Questa è ghettizzazione, è fascismo. C’era la possibilità di avere una persona con idee autonome, mi sono trovato davanti a un ragionere che dice: chiede troppo. Ecco questo è quello che è accaduto”.
Parola di Sgarbi. Ma è solo il primo round, importante anche per gli altri combattimenti: il cinema, dove saltata Marina Cicogna Sgarbi propone Muller, Ghezzi o Tatti Sanguineti, l’architettura dove ha suggerito Mario Botta, il teatro con il tormentone Levy.
Parole e nomi cui Franco Bernabè, per ora, risponde con il silenzio assoluto. Parlerà con i fatti, dicono gli amici. Con le nomine dei direttori dei settori della Biennale. Chissà se sorprenderà tutti.



Dagospia.com 02 Marzo 2002

Alberich
23-03-02, 00:07
cacchio tutte queste parole per parlare di Sgarbi...
ma ne vale al pena?

Jan Hus
23-03-02, 01:42
Originally posted by Franci
I soliti francesi, oltretutto governati dalla sinistra.

Stamattina il cielo era grigio, e io ho pensato "che cazzo di tempo, pare di stare in Germania: non a caso governata dalla sinistra".


Originally posted by Franci
E i nostri rappresentanti al Salone del Libro, tra cui anche Vittorio Sgarbi (che potrà essere antipatico e pure isterico, ma ricordiamolo, è un uomo di grande cultura),

Vittorio Sgarbi "uomo di grande cultura"??

:lol:


Originally posted by Franci
fischiati e oltraggiati, con la stronzona ministra che arriva apposta in ritardo.

Come si permette la Tasca di arrivare in ritardo?

Io mi ricordo, nel 1995, quando Sgarbi doveva tenere un comizio per sostenere la candidatura alle regionali, nelle liste di Forza Italia, della Lippi (ex PSI) di cui parla hussita.

Il comizio era programmato per la tarda mattinata.

Sgarbi, dopo due rinvii, arrivò a primo pomeriggio avanzato, in ritardo di circa tre ore, se ricordo bene.

E poi, come si permettono i francesi di oltraggiare e di fischiare Sgarbi?

Un uomo così gentile, così misurato, così elegante e signorile!

Certo che ad essere governati dalla sinistra si finisce proprio con il rovinarsi!

:D


Originally posted by Franci
Noi, gli Italiani, col nostro Paese che è la patria della cultura e dell'arte e della letteratura.

Hai dimenticato di dire che il nostro è il paese dei poeti, dei santi e dei navigatori.


Originally posted by Franci
E la sinistra italiana, tanto per non fare la patriottica (visto che, come sappiamo bene, non lo è mai stata), contesta il Governo che ritira la rappresentanza (il minimo, direi).

Massì!

Dobbiamo morire per difendere l'onore della patria, infangato non dal fatto che uno psicotico condannato per truffa come Sgarbi sia sottosegretario: ma dalle offese a Sgarbi!

No pasaran!


Originally posted by Franci
Che vergogna.

Almeno su questo concordo.


PS Franci, che delusione... :(

Alberich
23-03-02, 01:52
"Vittorio Sgarbi:
è stato condannato in via definitiva a 6 mesi e 10 giorni di reclusione e 700 mila lire di multa per truffa aggravata ai danni dello stato: precisamente ai danni della soprintendenza ai beni artistici e storici del Veneto, dove fu impiegato per tre anni, ma lavorò soltanto tre giorni, allegando per il resto certificati di false malattie mai sofferte. Il cumulo di questa pena con quelle per le continue diffamazioni (preferibilmente ai danni di magistrati), alcune delle quali senza la sospensione condizionale, lo rende un soggetto a rischio: senza l'immunità parlamentare, finirebbe ipso facto in galera. Ma la condanna per truffa alla Soprintendenza avrebbe dovuto sconsigliare la sua nomina ai Beni culturali. Che è un po' come mettere la volpe a guardia del pollaio".


E poi siamo noi che infanghiamo il nome dell'Italia, accusando il governo.

Peppe de 'Ntrozzu
23-03-02, 02:36
Originally posted by hussita
Bene, vediamo chi c’è nella lista: Liana Lippi (di cui abbiamo già parlato: amica di Sgarbi in quel di Sanseverino Marche) ad Ancona,

Scì scì, me pare che la conosco 'sta Lippi de Sanzivirì! (1)

Me recordo de 'na professoressa che se chiamava Liana, come quelle de la giungla de tàrzane!

Me pare che 'nzegnava lettere a le medie.

Adesso non vurrìo di', ma me pare che de professoresse de lettere ce ne sta tande, pure troppe, no??

Penzavo che pe fa' la sovrindendènde c'era bisogno de esse 'm bo' più 'struiti, no?

Ardrimendi quasci quasci lu vojo fa' io lu sovrindendende!

Se guadagna vè??? (2)

Me sa de scì!! (3)


Note:

(1) Sanzivirì = San Severino Marche, amena città della provincia di Macerata in cui Sgarbi, stranamente, ha la residenza.
(2) Se guadagna vè? = "Si guadagna bene?"
(3) Me sa de scì! = "Mi sa [suppongo, immagino, congetturo] di sì!"

23-03-02, 02:50
Originally posted by Peppe de 'Ntrozzu


Scì scì, me pare che la conosco 'sta Lippi de Sanzivirì!

Me recordo de 'na professoressa che se chiamava Liana, come quelle de la giungla!

Me pare che 'nsegnava lettere a le medie.

Adesso non vurrìo di', ma me pare che de professoresse de lettere ce ne sta tande.

Penzavo che pe fa' la sobrindendende c'era bisogno de esse 'n bo' biù 'struiti, no?

Ardrimendi quasci quasci lu vojo fa' io lu sobrindendende!

Peeeepiiiiiii!!!! Perchè hai scritto qua sopra, perchè perchè perchè perchèèèèèèèè???? Lo sai che Giaaaaaampiiii se vede che tu scrivi qua si incazza? E ooooraaaaa? Come devo fare come devo fare come devo fare come devo fare coooome deeeevoooo faaaareeeeeeeeee!!!!!!!!!! :eek:

Peppe de 'Ntrozzu
23-03-02, 03:01
Originally posted by hussita
LA MIA VITA CON TERESA
di Vittorio Sgarbi

"A pranzo, a casa di un bravo scultore del vetro, Luciano Vistosi, io, giovane pieno di entusiasmi e di speranze, conobbi, tra gli altri (c'erano Vittorio Gregotti, Marina Ligabue, la contessa Anna Bozza di Camerana tristemente scomparsa, Giovanni Carandente), la baronessa Maria Teresa Rubin de Cervin Albrizzi, e ne fui molto colpito...

'Nzomma, ma a la fine je l'a data o no?

Perchè me pare de capì che a la fine je l' a data, giustu?

Embè, che c'era bisogno de fa tutta 'sta pròlleca (1) pe' dillo??

No, perchè c'è 'n amicu mia, Mario de Morvedò, che tande òrde va co' le puttane (scusate la vorgarità, ma se chiama cuscì me pare), a Citanò (2), da le parti de la Bonifica.

Allora, ogni tando lu vedo e je chiedo se ce va angòra, e issu me dice "Scì" oppure "No", e quarghe orda ce racconta pure che 'ccosa de quello che fa...ma mica ce mette cuscì tando (a raccondà...perchè a letto me sa che se difenne! Nuàddri lu chiamimu "'lu mandrillu")!

Issu va lì e paga co li sòrdi...mica deve fa come 'stu sgarbi, che va a la staziò, se mette de punta, sale su 'lu trenu, ce parla tutta la notte...

E ppo'...ma che c'ha da parlà 'stu sgarbi? Mario me dice che non ce parla tando! Anghe perchè issu la matina se deve svejà prestu, e allora tandu tembu da perde mica ce l'ha! E che c'è bisogno de parlà quanno se va a fa' certe cose?

Che po' 'stu sgarbi sarà pure tanto 'struìtu, ma me pare che dice 'na caterva de parolacce..."cagare" de qua, "troia" de là, "culo" de su, "culattone" de giò, "stronzo" a destra, "puttana" a sinistra...a me mamma me dicìa che solo li 'gnorandi dice le parolacce, e ogni 'òrda che ne dicìo una me dava 'nu schiaffò!! Che, se sbajava??? E le dice pure su la televisiò! E ce fa pure lu ministru!! Ma chi cazzu (scusate, ma quarghe òrda me scappa pure a me le parolacce...) l'ha votatu 'stu sgarbi??? Io sò 'gnorande, ma unu che parla come quissu (3) io nu lu vutirìu mai, ma mango se Cristu scènne su la terra!

Che, la madre no je li dava li schiaffò?? :confused:

E po' certe cose mica se racconda a tutti! No?? O me sbajo angora???

E ppò...'lli pòri frichì (4), che sta a durmì e quìssu je endra dendro 'a camera perchè cerca 'a madre...a me me pare 'm bo un pòrcu 'stu sgarbi.

Però...vispa 'sta Teresa! ;)

No lo sò...'sta rubina de cervina me pare che cervu c'ha fatto lu maritu! ;)

A me non me pare 'na cosa tando giusta, però...mica c'è da facce tando li svérdi! (5)


Note:

(1) Pròlleca = "prosopopea;
(2) Citanò = Civitanova Marche (la zona della Bonifica è una zona lungo la statale al confine tra le province di Macerata e Ascoli Piceno, nota per essere frequentata da prostitute di molteplici sessi e dai loro benefattori);
(3) Quissu = "costui";
(4) 'Lli pori frichì = "quei poveri bambini";
(5) Svérdu (come sempre, la "s" impura si pronuncia come la "j" in francese; plurale "svérdi", con la "e" chiusa) = letteralmente "svelto", per estensione "gradasso".

Avvertenza per la pronuncia: le "o" sono tutte chiuse, sempre!

Peppe de 'Ntrozzu
23-03-02, 03:37
Originally posted by Silvia Capuozzo
Peeeepiiiiiii!!!! Perchè hai scritto qua sopra, perchè perchè perchè perchèèèèèèèè???? Lo sai che Giaaaaaampiiii se vede che tu scrivi qua si incazza? E ooooraaaaa? Come devo fare come devo fare come devo fare come devo fare coooome deeeevoooo faaaareeeeeeeeee!!!!!!!!!! :eek:

Non te preoccupà còcca (1)!

Se te dice che'ccosa, dimmelo che ce penzo io!

Pijo 'nu rastrellu e je lu dò su la testa, cuscì se 'mbara! (2)


Note:

(1) Còcca (in questo caso la "o" si pronuncia aperta) = vezzeggiativo che significa "tesoro, piccola mia, cara, cicci, pucci-pucci"; si usa soprattutto per rivolgersi affettuosamente ai bambini;
(2) Cuscì se 'mbara = "così impara, apprende la lezione".

24-03-02, 18:40
oohhhhh!
sci jite à ntorzà ( mungere) le vacche, te???
scíne ( affermativo+ ne enclitico)?
mbé mo' vo a fatijà ( lavorare, misterioso francesismo?) pur'jie