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Harm Wulf
24-03-02, 11:51
Nella carneficina che si sta consumando in Medio Oriente, il tributo
di sangue pagato da giornalisti e fotografi che cercano di documentare
quanto sta succedendo laggiù diventa di giorno in giorno più alto. L'altro
ieri il fotografo freelance italiano Raffaele Ciriello, 42 anni, è stato
crivellato da sei colpi sparati da un carro armato israeliano mentre si
trovava a Ramallah; il giorno prima, Ciriello aveva raccontato dell'assalto
subito dai giornalisti, fotografi e cameramen, fatti oggetto di colpi d'arma
da fuoco sparati contro il loro albergo da truppe israeliane, mentre stavano
riprendendo l'assalto di queste ultime ad un campo profughi. Non pochi
pensano (ma non molti lo dicono) che Ciriello non sia morto accidentalmente,
colpito nel "mucchio", ma sia stato deliberatamente trucidato per eliminare
testimonianze "scomode".

D'altronde, questa agghiacciante sequenza fotografica
(http://www.markazdawa.org/englishweb/palest/index.htm) è stata diffusa da
un'agenzia di stampa francese (proprio un fotografo francese è rimasto
ferito lo stesso giorno e nella stessa località che ha visto la morte del
nostro Ciriello), col disappunto delle autorità israeliane: vi si vede
l'arresto di un attivista palestinese, Muhammad Salah, il quale viene
pestato, spogliato e barbaramente ucciso. In quest'altra foto, invece
(http://www.rense.com/general21/tro.htm), si vedono dei soldati israeliani
mettersi in posa davanti ad una macchina fotografica col loro "trofeo", il
cadavere di un palestinese. Si è sentito parlare anche di prigionieri
palestinesi cui veniva tatuato un numero di riconoscimento sul braccio
(fatto confermato anche da fonti della Croce Rossa Internazionale), anche se
le autorità israeliane hanno smentito il fatto, dichiarando che venivano semplicemente usate delle penne speciali.