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pensiero
25-03-02, 00:31
Domenica, 24 Marzo 2002




IL COVEGNO
Le donne padane: «Religione e dialetto sono in pericolo»


Da un lato la tradizione, dall'altro l'oblìo, la perdita dell'identità, il vuoto culturale. In un momento storico in cui flussi migratori e globalizzazione economica, sociale e mass-mediatica mettono in serio pericolo il concetto d'identità di un popolo e di una terra, l'Associazione Donne Venete di Treviso si schiera in modo chiaro e deciso in difesa delle proprie radici. Ad ogni costo. «La nostra spiega la coordinatrice regionale dell'Associazione Donne Padane Nicoletta Rinaldi durante il convegno dal titolo 'Riprendiamoci le nostre tradizioni' svoltosi ieri a Villa Albrizzi a Preganziol è un'associazione che nasce dall'esigenza di valorizzare e tutelare la cultura tradizionale, il bagaglio del nostro vissuto che non può essere dimenticato. Esistono degli elementi della tradizione del popolo veneto che vanno ritenuti fondamentali e che vanno trasmessi ai nostri figli: il dialetto, il passato architettonico, i lavori artigianali, la tradizione gastronomica, le feste patronali, le sagre, la religione cattolica. Il nostro messaggio è chiaro: bisogna tenere vivo ciò che i padri ci hanno lasciato. Va bene il confronto, purché non porti allo sradicamento delle nostre tradizioni». Meno moderate altre esponenti dell'associazione, come Silvana Lorenzi Amorena, segretaria del gruppo trevigiano e Giancarla Pasin Caner, addetta alle relazioni esterne delle Donne Venete di Treviso e madre del consigliere regionale Federico Caner, presente ieri in sala. «Siamo in una nazione Veneta spiegano - e cerchiamo di attingere dalle tradizioni della nostra terra. Abbiamo visto arrivare tanti popoli nel Veneto, popolazioni che nel passato si sono integrate, mentre oggi stanno cercando di svilire la nostra natura». Stiamo dunque perdendo le nostre tradizioni? «Il pericolo c'è rispondono le signore e la prima colpa è degli insegnanti delle scuole materne ed elementari, che fanno il lavaggio del cervello ai nostri bambini e considerano il dialetto come una vergogna». Dialetto largamente parlato ieri pomeriggio, sia dal presidente della Provincia Zaia, che dall'Assessore alla cultura Marzio Favero: «E' la nostra lingua afferma Zaia e va difesa. Ogni discorso razzista o separatista è fuori luogo». E tradizione significa soprattutto fede religiosa. «Siamo passati dal modello delle Sante spiega Maurizio Ruggero dell'Associazione Cattolici Tradizionalisti di Verona al modello delle attricette mal vestite e peccaminose. Da secoli assistiamo a una vera e propria forma di odio nei confronti della tradizione cattolica, pensiamo alla Rivoluzione Francese, al comunismo».
Federica Baretti