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Visualizza Versione Completa : Veri e finti sciacalli



Österreicher
25-03-02, 14:36
Incredibile ma vero, «il Governo in modo subdolo sta cercando di speculare sulla morte di Marco Biagi!».
A volte penso che sia tutto un grande scherzo, organizzato da quei bontemponi di sinistra, perché ascoltare simili affermazioni non può che farci sperare che dipenda da questo. In caso contrario dovremmo seriamente preoccuparci delle persone e dei movimenti con i quali abbiamo a che fare.
La CGIL ha definito Marco Biagi come eroe borghese, forse dimenticandosi che poche settimane prima la definizione era di altro tenore («traditore») ed ha manifestato contro il terrorismo che, anziché voler fermare il riformismo del governo e dell’uomo assassinato, secondo il loro singolare parere, ha voluto colpire quei milioni di persone, uniche riformiste (?), che si stavano riunendo per opporsi agli “scempi” progettati dal Governo. Contraddizione spaventosa, ma nessuno lo fa notare, almeno non lo hanno evidenziato i grandi padri del giornalismo italiano, forse troppo impegnati nel fare girotondi.
D’Alema ha aderito alla manifestazione della CGIL, ha definito perdente il Governo Berlusconi, quando l’unico, grande sconfitto risulta essere proprio lui e la sua politica riformista. Almeno quella che cercò di portare avanti quando, in modo discutibile raggiunse la guida dell’esecutivo, e che fu fermata proprio da lotte intestine al suo partito e al sindacato ad esso legato. Di fatto Massimo D’Alema ha manifestato contro il D’Alema di governo, il D’Alema che si era assunto degli impegni ben precisi in ambito europeo, e che non ha mantenuto. Forse anche lui è piuttosto disorientato in questa fase politica e non riesce a capire da che parte stare, confuso tra passato, presente e futuro, progetti e previsioni, ambizioni ormai dissolte.
Anche la Margherita ha pensato bene di sfruttare la morte di Biagi e l’emozione che questa ha comportato in tutto il paese. Al congresso di costituzione della Margherita, infatti, in modo insistito è stata proposta la foto sul maxischermo del professore di Bologna in compagnia di Romano Prodi in sella alla bicicletta. Ovviamente loro non volevano speculare sulla sua morte, forse quella immagine serviva solo per ribadire una linea politica limpida di opposizione e rifiuto del terrorismo e di adesione al lavoro dello stesso Marco Biagi…. ma sentendoli, non è parso capire che quella fosse la linea tracciata e tanti dubbi anche in questo caso ci assalgono.
Si è trattato, in realtà, solo di una squallida forma di sciacallaggio, un tentativo di ricondurre la morte del professore di Bologna ad una perdita di una parte politica (anche se poi lavorava al progetto di riforma tanto contestato dei propri avversari) e non del paese, come voleva far credere quella bandiera che così velocemente un diessino si è precipitato a riporre sul luogo dove è caduto Biagi sotto i colpi dei terroristi: la bandiera di un partito posta lì, quasi per farsi pubblicità, incapaci di prodursi in azioni responsabili e di dolore vero, autentico, interiore. Il dolore nostro, il dolore di un governo che credeva al suo lavoro e che ora avrà l’obbligo morale di proseguire lungo quelle linee guida tracciate e che sono costate la vita ad un uomo. Un uomo libero, un servitore della patria, senza tessere né etichette. Un uomo vero.

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