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Visualizza Versione Completa : Torino esoterica



Tomás de Torquemada
25-03-02, 21:07
Dal sito http://www.geocities.com/Area51/Dimension/2526/homepage.htm

TAURASIA - Il Luogo

Una città non nasce mai per caso. Anche se alle origini più lontane c’è soltanto un agglomerato di poche capanne, col progredire della civiltà, man mano che l’insediamento si espande per l’arrivo di nuovi abitanti, si tiene sempre conto di un fatto fondamentale nella vita umana, un fattore importante quanto vita stessa: quello magico-religioso. Non appena il villaggio assume proporzioni di una certa importanza, si pensa immediatamente a fortificarlo con la creazione di mura di cinta e torri di vedetta. Per queste ultime si scelgono orientamenti strategici tali da poter dominare il nemico, Per le porte di accesso invece si sceglie una posizione propizia, rivolta ad astri benevoli ed ai punti cardinali da cui questi si alzano e tramontano.

Questa è una norma adottata generalmente in tutto il mondo e in tutti i tempi. Tihauanaco, sede di una civiltà antichissima e pressoché sconosciuta, conserva ancora due enormi monumenti: la “puerta del Sol” e quella dedicata alla Luna, i due ingressi alla città ormai scomparsa. Roma, com’è noto, nacque da un quadrato magico tracciato con l’aratro. Il punto fu scelto secondo gli auspici tratti dal volo degli uccelli. Paestum, che fu città ricca e fiorente fu tracciata con ingressi a mare, a monte ed in corrispondenza del sorgere e tramontare del sole .

Anche l’antico tracciato romano di Torino apriva le quattro porte d’accesso sui quattro punti cardinali, e la via principale era stata disegnata in modo tale da seguire la linea ascendente del Sole, la medesima che ritroveremo più avanti esaminando l’oroscopo della città.

I TRIANGOLI MAGICI

La tradizione esoterica più antica vuole Torino inserita in un triangolo della magia che ha gli altri vertici in Praga e Lione. Questo per quanto concerne la magia “bianca” cioè benefica. Ben altro triangolo vede Torino come una delle basi d’appoggio, ed è quello del satanismo i cui lati, salendo verso Nord toccano Londra e, prolungandosi oltre l’Atlantico, si congiungono a San Francisco negli Stati Uniti.

I DUE FIUMI

Un altro presupposto altamente magico è dovuto dalla confluenza fra due fiumi: il Po e la Dora, che formano come un “anello d’acque lucenti” attorno alla città. E’ proprio dall’acqua che Torino ha tratto le sue origini industriali, trasformando in energia meccanica il flusso dei canali che hanno dato vita a centinaia di officinette. Oggi i canali sono stati tutti coperti perché considerati “sconci”: abbiamo indubbiamente dimenticato quanto sono serviti.

“Il Po rappresenta il Sole” ci dice un operatore del magico cittadino. “La Dora invece è la Luna”. Dall’unione feconda di questi due astri nasce una città regale: Torino. Allo stesso modo il Po simboleggia il sacro Nilo e Iside sua sposa è la Dora. Alla confluenza i due fiumi tracciano sul suolo le linee di base di una piramide; aggiungendone una ipotetica, sopraelevata in altezza, abbiamo come vertice la collina di Superga. In questo punto sorge il sole, e sempre qui, dai loro sepolcri sotto la Basilica, i Re di casa Savoia vegliano sulla città dove hanno per secoli regnato.

Il Po nasce da una sorgente pura, dai ghiacciai del Monviso, e come una grande artena vitale solca la città risparmiato dai grandi inquinamenti. La Dora invece lambisce i grandi complessi industriali e l’ospedale per malattie infettive (Amedeo di Savoia). In essa vengono convogliati gli scarichi delle industrie che il fiume raccoglie portandoli via, come se fossero i mestrui della città. Confluisce nel Po, scaricandovi il suo fardello d’acque non più chiare, fuori Torino, quasi a voler preservare la città da queste lordure .

“Dove è stalo costruito il Castello Medioevale?”, continua l’esoterista. “Naturalrnente sulle sponde del fiume regale, mentre invece la Dora, femmina, scorre silenziosamente sfiorando il cimitero”.

Tratto da "Torino Città Magica" di Giuditta Dembech

Tomás de Torquemada
11-05-02, 22:48
Dal sito http://www.geocities.com/Area51/Dim...26/homepage.htm

TAURASIA - La Lotta


Ogni città ha il suo cuore, un cuore vivo che batte, facilmente individuabile con la zona o l'edificio che ha vissuto più intensamente le fasi storiche della nascita e della crescita della città stessa. Quindi sarà molto facile, ad esempio, identificare il cuore di Milano con il suo Duomo, il Colosseo per Roma, la bellissima Piazza dei Miracoli per Pisa e così via ...

Torino però è una città toccata dalla magia. una città beneficata dalla magia. Torino ha due cuori contrariamente alle altre città che ne possiedono uno solo.

Generalmente le altre città possiedono un cuore storico: Torino ne ha due, entrambi magici: uno bianco ed uno nero.


IL CUORE BIANCO

Il cuore "bianco" batte nella zona attorno a Piazza Castello, anzi. esattamente nell'area compresa tra la Piazzetta Reale e i giardini Reali, accentrandosi in modo particolare attorno alla fontana dei Tritoni. Cosa gli conferisce il carisma della magia? Si tratta di fattori imponderabili. Innanzitutto la vicinanza delle Grotte Alchemiche: sono punti di potere eccezionali, che sorgono all'incrocio di linee telluriche, particolarissime per importanza ed energia. In secondo luogo c'è la vicinanza altrettanto importante della Sindone, altro potente talismano magico.

Il discorso sulla Sindone, visto sotto questo aspetto, potrebbe diventare scottante: va però ricordato che il contesto magico non entra in contraddizione con quello religioso, anzi! Molto spesso religione e magia camminano sottobraccio, e nel caso specifico della Sindone, religione scienza e magia si fondono perfettamente.

E c'è un terzo presupposto, fondamentale nella storia occulta della città, di cui pochissimi sono a conoscenza. Circa nel 93 d.C., Apollonio di Tyana, grande mago ed iniziato, contemporaneo del Cristo, compì molti viaggi in Europa, lasciando in alcuni luoghi dei talismani che, al momento giusto, sarebbero entrati in attività irradiando tutt'intorno col loro immenso potere.

Uno di questi fu sepolto nella rupe di Cracovia in Polonia e divenne attivo nel 1935. Un altro dovrebbe trovarsi nella nostra città. Dove? Quale posto sarebbe più opportuno della terza Grotta Alchemica? Inaccessibile, inespugnabile, protetta, segretissima eppure luogo reale, non frutto di fantasia.

Ma in cosa consisterebbe questo misterioso talismano? Ci rifacciamo testualmente alle parole di Chodkiewicz:

"Uno dei 'miracoli' di Apollonio fu l'arte occulta di preparare talismani, cioè di imprigionare negli oggetti delle influenze spirituali che avevano il potere di agire indipendentemente dal tempo e dallo spazio.

Filostrato riferisce che l'iniziato pose di questi in alcuni luoghi, durante i suoi viaggi, probabilmente in santuari già carichi di correnti magnetiche. Questi talismani erano perciò oggetti sacri, generalmente gioielli o pietre preziose, depositati in luoghi appropriati e destinati a produrre un dato effetto nel futuro .. .

Cadreno, storico dell'undicesimo secolo, ci tramandò la relazione del grande Anastasio, vescovo di Antiochia: "A tutt'oggi i talismani depositati da Apollonio in determinati luoghi sono attivi: gli uni impediscono danni pericolosi agli uomini, altri trattengono lo straripamento dei fiumi in piena, altri annullano forze dannose all'uomo". (da K. Chodkiewicz: Il centro occulto di Cracovia, N.d.R.)

A proposito del Talismano conservato a Cracovia, così scrive Arundale:

Esiste a Cracovia un Centro Spirituale fondato 2000 anni fa da Apollonio di Tyana. É una specie di geyser da cui scorrono continuamente fiumi di forze spirituali, non importa se usate o meno. Questo fa sì che ancor oggi la città sia un centro spirituale che diventerà in avvenire il centro di queste forze per tutta l'Europa centrale. Vi si sente una fortissima atmosfera spirituale, qualcosa come un turbine di correnti invisibili e un'aura magnetica così potente che, se non è ricevuta, propriamente adattata e tramutata in energia creativa, tende piuttosto a paralizzarsi che non ad incitare allo sforzo creativo". (da G. Arundale, Rivista Teosofica, N.d.R.)

E queste parole potrebbero mirabilmente adattarsi alla nostra città. E' la prima volta che se ne parla così apertamente, ma era ormai tempo che queste notizie venissero divulgate, anche se ciò che si può scrivere non è che una piccola parte. Ma tempo verrà ... Il ruolo della Polonia in Europa e nel mondo si è già reso evidente. Proprio da Cracovia giunge l'attuale Pontefice.

Apollonio scelse quasi sempre grotte per occultare i suoi talismani, proprio perché la conformazione stessa della grotta tende a conservare e poi ridistribuire le energie. Nella grotta di Lourdes vi è un talismano che ancora oggi irradia la sua forza benefica, confortando e guarendo nel corpo chi è in armonia con le sue alte vibrazioni astrali. In quest'epoca si sta attivando il talismano profondamente sepolto nelle sabbie di Kano in Nigeria ...

Ma passiamo ora alle dolenti note, al lato oscuro della medaglia.


IL CUORE NERO

Esiste anche il cuore "nero" della città, il centro di una magia che certamente non viene mai esercitata per aiutare l'evoluzione dell'uomo: la magia nera.

Il cuore nero di Torino batte in Piazza Statuto, e questo secondo una tradizione antica e ben conosciuta a livello iniziatico.

In epoca romana la città terminava alla Porta Segusina (l'attuale Porta Susa) c da qui partiva la Via delle Gallie.

I Romani consideravano molto infausta la posizione ad occidente per motivi strettamente esoterici.

Ad occidente il sole tramonta, qui termina la luce del giorno ed inizia la tenebra della notte. E' il confine tra il dominio del Bene e quello del Male.

Un luogo poco felice, ma comunque non eliminabile dalla geografia della città. E qui, all'occidente geografico facevano coincidere l'occidente della vita: la "vallis occidanum" da cui prese nome l'attuale Valdocco, era soprattutto un luogo di uccisione e di sepoltura.

Fuori dalla Porta Segusina venivano giustiziati i condannati e tumulati i defunti. Durante i lavori di scavo per il Sottopassaggio della ferrovia Milano-Nord vennero riportate alla luce numerose tombe. Si pensa che la necropoli si estenda sotto il corso Francia, Principe Eugenio, le vie Cibrario e San Donato. Il luogo dell'esecuzione capitale restò invariato, durante i secoli successivi. Il patibolo continuò a funzionare ininterrottamente in Piazza Statuto Furono i francesi a spostarlo di due o trecento metri, dove attualmente c'è l'incrocio fra Corso Regina Margherita e via Cigna. I vecchi torinesi lo chiamano ancora " 'l rondò dla forca", perché forca o ghigliottina si alternarono secondo le usanze dell'epoca fino al secolo scorso. Se i luoghi hanno quella strana ed inquietante capacità di ricordare, di conservare le emozioni violente, soprattutto quelle cruente, questa zona ne è quanto mai permeata.

Così si esprime sul fenomeno un'autorità in materia: C.W. Leabeater:

"E' possibile che ci sia come un attaccamento magnetico, o affinità fra ogni particella di materia e la registrazione della sua storia; affinità che agisce da conduttore fra la registrazione e le facoltà di chi può leggerla". (da C.W. Leabeater: Chiaroveggenza, N.d.R.)

Un luogo maledetto, dunque, una "valle della morte" di cui fruitori della magia nera sono perfettamente a conoscenza.

Una coincidenza strana ha voluto che da sotto all'aiuola centrale di Piazza Statuto si acceda alla sala di comando dell'intero sistema di fogna nera della città ... Ogni cosa a suo posto, dunque.

Giuditta Dembech

antimes(88)
12-05-02, 12:07
Grazie Tomas per queste righe...
Da torinese e da appassionato dell'esoterismo iniziatico contro quello fittizio e "democratico" ti dico che i libri della Dembech non sono poi così veritieri...io ho letto Torino Città magica I e II , i Misteri del Musinè (una montagna in val di Susa) e Meditare è facile. E' una scrittrice dalle tendenze new-age e contraddistinta da un modo di ricerca troppo "ingenuo"...
Che a Torino ci siano luoghi dove si percepisce un qualche tipo d'energia ( non farei la distinzione buona-cattiva ) è vero...
Che monumenti come la Gran Madre o i Dioscuuri siano a tratti
simbolici di qualcosa che non riusciamo a vedere e che qualcuno ha messo lì per un motivo ben preciso,può anch'esso essere vero...
I libri della Dembech rappresentano secondo me il livello propedeutico alla scoperta dell'esoterismo urbano,ma non dovrebbero essere presi come Vangelo del mistero a Torino...
Ti ringrazio per l'attenzione, Tomas e rimango disponibile per ogni tipo di informazione che ti possa dare...
Ciao.

Helios/antimes(88)

Tomás de Torquemada
12-05-02, 23:31
Grazie a te per il contributo, caro antimes(88)...

Se, eventualmente, disponi di altre notizie "ghiotte" sull'argomento (cioè tratte da fonti diverse da quelle del sito linkato...) e volessi postarle, sarò ben felice di apprendere... :)

Un salutone.

antimes(88)
13-05-02, 18:12
Originally posted by Tomás de Torquemada
Grazie a te per il contributo, caro antimes(88)...

Se, eventualmente, disponi di altre notizie "ghiotte" sull'argomento (cioè tratte da fonti diverse da quelle del sito linkato...) e volessi postarle, sarò ben felice di apprendere... :)

Un salutone.

Beh,io ho i libri della Dembech e poi altri libri su Torino e sul Piemonte...una di queste sere ne trarrò alcuni spunti..gustosi!
Ciao!

Tomás de Torquemada
13-05-02, 23:09
Originally posted by antimes(88)


Beh,io ho i libri della Dembech e poi altri libri su Torino e sul Piemonte...una di queste sere ne trarrò alcuni spunti..gustosi!
Ciao!

Ti ringrazio... :)

Salutoni.

F.B.
14-05-02, 11:24
Sarei interessato anche io, e molto.

A Torino e zone limitrofe (proprio in fondo a Corso Francia...) ho passato un anno della mia vita. Da questa bella città, però, ho sempre ricavato delle sensazioni strane. Non so perché ciò avvenisse, tanto più che allora ero del tutto all'oscuro di discorsi "esoterici" (non che adesso sia un erudito, intendiamoci).

Tutto questo solo per spiegare l'origine del mio interesse per Torino, Monte Musiné ecc.

Cordiali saluti

Silvia
02-06-02, 15:24
Dal sito: http://www.popobawa.it/itinerari/


Il Mistero della Fontana Angelica

Può sembrare un caso, ma in realtà tutto quanto si respira di magico nella città di Torino è dovuto a simboli esoterici nascosti, tramandati nei secoli da architetti e scultori.
Uno degli esempi più sintomatici è rappresentato dalla Fontana Angelica di Piazza Solferino, dove - per i pochi iniziati - esiste tutta una tradizione legata alla massoneria. Storicamente la fontana era stata richiesta al Comune dal Grand’Ufficiale Pietro Bajnotti a ricordo dei propri genitori, e avrebbe dovuto essere collocata di fronte al Duomo. In chiave esoterica la scelta di spostarla dove si trova oggi fu sbagliata, perché la fontana ha perso l’orientamento verso Est.

La Fontana Angelica è composta da quattro gruppi di statue appoggiati a basi di granito: ai lati ci sono due gruppi femminili, la Primavera e l'Estate; al centro in posizione più alta si trovano due figure maschili che versano acqua da un otre, l'Autunno e l'Inverno. La Primavera è seduta su un mantello di fiori e con una mano accarezza un bimbo che lancia nell'aria uno stormo di rondini; alle loro spalle c'è un altro bambino che solleva il mantello dove è seduta la donna. L'Estate è sul lato destro appoggiata a fasci di spighe e vicino ha un bimbo che sorregge una ghirlanda piena di mele, pere ed uva. L'Autunno, giovane, è appoggiato alla chiglia di una nave e nasconde in una mano una rosa un po' appassita; la figura è avvolta da una ghirlanda di melograni e sull'altro lato vi è un bambino che gioca con ananas, banane e pannocchie. L'Inverno è una figura barbuta e corrucciata, appoggiata ad un ceppo di quercia dai rami spogli e nodosi; la sua mano afferra l'otre a forma di ariete, poggiato ad un'aquila con una sola ala aperta. Sul lato posteriore si trova un bimbo sorridente con i capelli disposti a raggiera; un altro bimbo gli offre un grosso pesce, mentre un terzo gioca con una ghirlanda di pigne.
Molti hanno provato a rivisitarla in chiave esoterica e vi hanno riscontrato i seguenti elementi magici: L'Inverno insieme con l'Autunno, rappresenta i giganti Boaz e Jaquim, i due sostenitori delle colonne d'Ercole, i guardiani della soglia che immette nell'eternita'. Boaz è anche il termine con il quale si definisce il primo grado di iniziazione compiuto dal neofita per ascendere ai 33 gradini delle logge massoniche. Jaquim rappresenta la perfezione, la luce, la conoscenza, mentre Boaz le tenebre e l'ignoranza. La conoscenza è simboleggiata dall'acqua che i due personaggi versano dagli otri, mentre questi ultimi sono due simboli astrologici: l'acquario è l'età verso cui si avvicina l'umanità, e l'ariete il segno sotto il quale si trova l'Italia.
Le due figure maschili rappresentano anche Osiride, la più antica divinità egizia, le figure femminili rappresentano Iside, sua sposa e sorella. Ma le due donne simboleggiano anche i due aspetti dell'amore, quello sacro (Primavera) e quello profano (Estate), e anche la Virtù contrapposta al Vizio.

Sembra che la Fontana Angelica nasconda un altro segreto legato alla disposizione dei blocchi di granito; guardando la fontana con attenzione si nota che fra le due figure maschili sono divise da un varco rettangolare.Il varco in questione rappresenterebbe la soglia invalicabile per i profani oltre la quale si entra in una dimensione sconosciuta, per accedere al di là delle colonne d'Ercole. E' l'ingresso alla Caverna Luminosa in cui sono custoditi i misteri alchemici che regolano tutto il mondo.

http://silviauno.supereva.it/vari/fangelica.jpg

Silvia
02-06-02, 21:54
Per secoli, l'umanità ha inseguito un sogno: fabbricare in laboratorio l'oro, il più prezioso fra i metalli e, in tempi relativamente più recenti (nel XIV secolo), produrre farmaci in cui la perfezione dei metalli nobili si unisse alle dinamiche vitali, come il famoso elisir di lunga vita. Indispensabile per la riuscita degli esperimenti era l'impiego di uno speciale elemento catalizzatore, la pietra filosofale, che i testi descrivono come una gemma luminosissima, disponibile però anche polverizzata (polvere di proiezione) o in soluzione (elisir di lunga vita). Secondo la tradizione, il suo possesso sarebbe il migliore dei medicamenti, una sorta di miracolosa panacea contro ogni male fisico e spirituale e potrebbe perfino infondere l'immortalità.
A Torino i presupposti per la creazione di tale inestimabile tesoro sarebbero stati presenti in natura: si tratterebbe di energie libere all'interno di profonde grotte (le Grotte Alchemiche) che, a quanto si racconta, si trovano proprio sotto il centro storico della città.
All'incrocio di importanti linee telluriche e geomantiche, le Grotte Alchemiche sarebbero eccezionali luoghi di potere, una specie di catalizzatore di energia in grado di materializzare idee e pensieri, anche a livello inconscio.
Nel sottosuolo di Torino, esisterebbero tre grotte, a cui si accederebbe da sei differenti punti (la cripta della SS. Annunziata e i sotterranei di Palazzo Madama sarebbero due di questi), tre dei quali non condurrebbero da alcuna parte e servirebbero solo a depistare eventuali curiosi…

* Nella prima grotta si prenderebbe possesso della conoscenza che porta al dominio sulla materia.

* Nella seconda si potrebbe accedere soltanto avendo acquisito i poteri della prima. Da qui si spazierebbe nell'intero universo. Sarebbe il punto di congiunzione di diverse realtà e forme di vita più evolute.

* La terza grotta potrebbe essere fatale. Rappresenterebbe la soglia della decisione... la decisione di varcarne o meno l'ingresso. Una volta dentro si avrebbe la conoscenza di ciò che sarebbe occorso per poter tornare indietro.

I Savoia conoscevano bene i misteri della loro città e accoglievano alla loro corte maghi e alchimisti celebri. Lo stesso Emanuele Filiberto aveva un laboratorio alchemico nei sotterranei di Palazzo Madama, da cui si narra avesse accesso alle Grotte, meta di personaggi del calibro di Nostradamus, Paracelso, Cagliostro e il Conte di Saint Germain. Secondo gli studiosi di esoterismo, le Grotte Alchemiche esisterebbero ancora oggi e si estenderebbero sotto l'attuale città di Torino, dove ingressi ben nascosti e passaggi segreti ne consentirebbero tuttora l'accesso.
Le uniche altre grotte alchemiche esistenti in Europa si trovano nelle due città che, insieme a Torino, compongono il triangolo magico: Praga e Lione.

Come dire: la tradizione magica si muove sempre secondo schemi precisi, senza lasciare nulla al caso e all'improvvisazione… ;)

Tomás de Torquemada
03-06-02, 05:32
Ringrazio la sempre più deliziosa Silvia per gli affascinanti contributi... :)

nadda
12-06-02, 03:14
Giuditta Dembech è un pacco colossale, tiene corsi di ogni genere dalla visione degli angeli e come contattarli, ai luoghi di potere, alla pirobazia. Un personaggio ormai scomparso ma interessante è stato invece Lorenzo Alessandri, pittore straordinario, profondo conoscitore dell'esoterismo le cui tematiche hanno influenzato tantissimo la sua opera realmente inquietante e piena di simboli iniziatici. A detta di molti fu un appartenente al satanismo - non certo i giochetti pseudo pornografici dei bambini di Dio o affini, patetiche congreghe di personaggi in cerca di emozioni alternative. Disponeva di un incredibile museo, nella sua villa-studio di Giaveno, con centinaia di oggetti magici di ogni tradizione, da una mano di gloria autentica a pugnali rituali, oggetti tantrici tibetani, grimori, persino una specie di stranissimo feto imbalsamato riportato da uno dei suoi innumerevoli viaggi in Asia. La Dembech tentò qualche anno fa una rito di esorcismo presso una torretta nella quale ogni tanto Alessandri operava, su un versante del Musinè e l'esito fu tragico o meglio tragicomico con fuga di massa giù dai versanti del monte, una delle discese più rapide mai registrate tra i frequentatori pur numerosi del luogo...

Tomás de Torquemada
12-06-02, 06:05
Originally posted by nadda
Giuditta Dembech è un pacco colossale, tiene corsi di ogni genere dalla visione degli angeli e come contattarli, ai luoghi di potere, alla pirobazia. Un personaggio ormai scomparso ma interessante è stato invece Lorenzo Alessandri, pittore straordinario, profondo conoscitore dell'esoterismo le cui tematiche hanno influenzato tantissimo la sua opera realmente inquietante e piena di simboli iniziatici. A detta di molti fu un appartenente al satanismo - non certo i giochetti pseudo pornografici dei bambini di Dio o affini, patetiche congreghe di personaggi in cerca di emozioni alternative. Disponeva di un incredibile museo, nella sua villa-studio di Giaveno, con centinaia di oggetti magici di ogni tradizione, da una mano di gloria autentica a pugnali rituali, oggetti tantrici tibetani, grimori, persino una specie di stranissimo feto imbalsamato riportato da uno dei suoi innumerevoli viaggi in Asia. La Dembech tentò qualche anno fa una rito di esorcismo presso una torretta nella quale ogni tanto Alessandri operava, su un versante del Musinè e l'esito fu tragico o meglio tragicomico con fuga di massa giù dai versanti del monte, una delle discese più rapide mai registrate tra i frequentatori pur numerosi del luogo...

Grazie al sempre brillante amico nadda per le ulteriori informazioni... :)

Un cordiale saluto.

Skepto
12-06-02, 22:25
Adesso però devi dirci che cosa successe esattamente... mi hai incuriosito...

nadda
13-06-02, 03:33
La Dembech aveva l'intenzione di purificare con non so quale rito l'ambiente dalle "energie negative" - termine abusatissimo, che significa tutto e niente - ma si è un po' sopravvalutata. A detta sua la porta della torretta si è scardinata e gli è cascata addosso ma credo che ciò che resterà indelebile nella memoria degli apprendisti esorcisti sia la sensazione precisa, non tanto di effetti speciali nè di presenze quanto piuttosto di una tangibilissima "assenza", di una sorta di buco nero che assorbiva lentamente ogni vitalità tanto negli astanti che intorno al posto, un senso di panico ingiustificabile ma inesorabile. Un assaggino di male puro, non vaghezze paranormali o proiezioni psicologiche o immaginazioni esoteriche e gratificanti quanto una presenza assente, un qualcosa (qualcuno) in attesa, una negazione, un Niente assolutamente imprevedibile per le loro aspettative da "detective dell'occulto" del fine settimana. Non so se qualcuno o lei stessa (dubito) abbiano poi ritentato l'impresa ma eviterei di campeggiare nei paraggi eh, eh, eh...Ciao

F.B.
13-06-02, 08:31
Originally posted by nadda
... Non so se qualcuno o lei stessa (dubito) abbiano poi ritentato l'impresa ma eviterei di campeggiare nei paraggi eh, eh, eh...Ciao

:) :)

Pensa che noi ci facevamo, sul Musinè, le marce di allenamento per i Campi estivi ed invernali. I partecipanti, tutti solidi Artiglieri Alpini, stranamente mal sopportavano quelle marce che, se paragonate a quelle dei Campi veri e propri, erano delle semplicissime passeggiate. Molti riferirivano di avere brutte/strane sensazioni ad andare su quel monte. Potrei capire che i Torinesi e i Piemontesi fossero a conoscenza della sinistra fama del Musiné, ma io e alcuni altri venivamo dalla Lombardia, Veneto ed Emilia e del Musiné non avevamo mai sentito parlare. Eppure quel posto, anche a noi, pareva "fuori posto"... non so se questa espressione rende l'idea. La netta ed inquietante sensazione, poco o per nulla razionale ma tuttavia ben presente, di un qualche cosa di strano.

Dalla mia Caserma, durante le guardie, capitava di vedere fuochi sul monte durante la notte. Sembra che il Musiné sia una delle mete preferite da alcuni circoli di satanisti per effettuare le loro messe nere.

Cordiali saluti

Tomás de Torquemada
14-06-02, 22:08
Originally posted by nadda
Un personaggio ormai scomparso ma interessante è stato invece Lorenzo Alessandri, pittore straordinario, profondo conoscitore dell'esoterismo le cui tematiche hanno influenzato tantissimo la sua opera realmente inquietante e piena di simboli iniziatici.

Aggiungo che una bella intervista a Lorenzo Alessandri è stata pubblicata in appendice al volume Satana ti vuole, di Danilo Arona e Gian Maria Panizza, Corbaccio 1994... L'ho trovato, tempo fa, su una bancarella, e me ne sono accorto soltanto oggi... :)

Salutoni.

Tomás de Torquemada
14-06-02, 22:14
Originally posted by F.B.


:) :)

Pensa che noi ci facevamo, sul Musinè, le marce di allenamento per i Campi estivi ed invernali. I partecipanti, tutti solidi Artiglieri Alpini, stranamente mal sopportavano quelle marce che, se paragonate a quelle dei Campi veri e propri, erano delle semplicissime passeggiate. Molti riferirivano di avere brutte/strane sensazioni ad andare su quel monte. Potrei capire che i Torinesi e i Piemontesi fossero a conoscenza della sinistra fama del Musiné, ma io e alcuni altri venivamo dalla Lombardia, Veneto ed Emilia e del Musiné non avevamo mai sentito parlare. Eppure quel posto, anche a noi, pareva "fuori posto"... non so se questa espressione rende l'idea. La netta ed inquietante sensazione, poco o per nulla razionale ma tuttavia ben presente, di un qualche cosa di strano.

Dalla mia Caserma, durante le guardie, capitava di vedere fuochi sul monte durante la notte. Sembra che il Musiné sia una delle mete preferite da alcuni circoli di satanisti per effettuare le loro messe nere.

Cordiali saluti

Caro F. B.,

circa il monte Musiné intendevo, addirittura, aprire un thread a parte... Ma, in effetti, è più logico postare qui le notizie relative... :)

Saluti.

Tomás de Torquemada
14-06-02, 22:22
Dal sito www.marianotomatis.it

UNA BASE ALIENA SUL MONTE MUSINE'?
Analisi degli studi sulla montagna piemontese eseguiti da Giuditta Dembech.
di Mariano Tomatis

A pochi chilometri da Torino, sulla strada che porta verso la Val di Susa, si staglia imponente un monte dal cono spoglio e dalla forma vagamente piramidale. Sulle sue pendici uomini di ogni tempo vi hanno impresso tracce del loro passaggio, tradotte in simboli accennati, graffiti ed affascinanti incisioni rupestri. A questo ambiente così ricco di storia nel 1976 la giornalista torinese Giuditta Ansante Dembech dedicò uno studio archeologico cui diede il suggestivo titolo di “Musiné magico”.
Nelle oltre 130 pagine che lo componevano ella raccolse dati storico-archeologici, leggende e fotografie di quella che nel giro di due anni divenne, agli occhi dei piemontesi, la “montagna incantata”. Come avvenne questa singolare “elezione” del Musiné a “punto Radiante” paragonabile a quelli presenti sull’Isola di Pasqua, nel Tibet e sulle Ande?

Le leggende che nacquero dalle popolazioni vissute per secoli a ridosso del Musiné non sono dissimili da quelle di qualunque altro villaggio di montagna: tutte parlano di entità malefiche, streghe, demoni, lupi mannari, la più originale di un carro volante guidato da Erode che scorrazza di qua e di là ogni notte…
Il compendio che ne fece Giuditta Dembech sul suo “Musiné magico” ha un indubbio valore storico, ed è certamente un lodevole esempio di studio sulle più antiche tradizioni piemontesi. E’ vero, qua e là vi si ritrovano concessioni alla parapsicologia e alle tesi ufologiche, ma la maggior parte di queste vengono subito attenuate da considerazioni dal taglio più scettico. Alcune, però, destano non poche perplessità: Croiset e Gustavo Rol vengono presentati come straordinari sensitivi, mentre si afferma che la Val di Susa si troverebbe su misteriose rotte “ortogoniche”.
Nonostante la gran mole di leggende presentate, al lettore vengono forniti strumenti per capire meglio quale realtà potrebbe nascondersi dietro a ciò che viene raccontato a voce.

Se nelle antiche leggende il monte Musiné è stato a lungo centro di visite da parte di carri di fuoco volanti, oggi le strane “luci nel cielo” sono attribuite dagli ufologi ad improbabili visitatori alieni, che sarebbero addirittura discesi nelle viscere della montagna per effettuare strani esperimenti.
Ma è la stessa Dembech a segnalarne la più probabile provenienza “naturale”: si tratterebbe di fulmini globulari o fulmini tradizionali, attratti dagli spessi strati sottostanti, tutti permeati di magnetite. Gli stessi reperti che gli ufologi hanno raccolto come testimonianze del passaggio di astronavi misteriose (campioni di terra bruciata dall’atterraggio, pietre “particolari”) vengono riconosciute dai contadini locali come terriccio sul quale si è abbattuto un fulmine e “pere dal tron”, che in dialetto locale significa “pietre del tuono”.
Gli incendi, attribuiti alle attività degli extraterrestri in questione, sono da attribuirsi più all’ambiente secco del monte, sul quale non ci sono sorgenti d’acqua e la vegetazione si riduce a piccoli arbusti (anche a causa della paurosa siccità estiva).
Né le voci intorno a misteriosi cunicoli che traforerebbero il monte potrebbero efficacemente essere addotti a prova di “presenze” dalla provenienza sconosciuta: in passato il Musiné era un vulcano, ed è fatto comune che l’enorme calore delle sue viscere imprima una fortissima pressione al magma incandescente scavando passaggi irregolari sotterranei. Se, poi, non si è completamente esaurita la riserva di gas naturale nel monte, diventa perfettamente spiegabile la comparsa di occasionali fuochi fatui (dovuti forse anche al gas emesso da materiale in decomposizione).

Se, dunque, tutto ciò che circonda il Musiné ha un’origine naturale e perfettamente spiegabile dalla geologia, dalla storia e dalla fisica, come si spiega l’assunzione da parte del monte della fama di “montagna misteriosa”? Ciò che diede il via a questa interpretazione “alternativa” fu un capitolo di “Torino città magica”, il libro che pubblicò la stessa Giuditta Dembech due anni dopo il suo studio sul Musiné.

Non è chiaro il motivo per cui una giornalista che aveva dedicato il suo saggio archeologico “a noi, adulti razionali e positivisti” abbia provato il desiderio di convertirsi in questo suo secondo lavoro alle teorie esoteriche più bizzarre, accusando gli scienziati di ottusità e citando Lavoisiere quale elemento di punta di quella che lei chiama “stupidità scientifica”.
Basta, infatti, leggere le quindici pagine del capitolo “Il Musiné” per intuire che qualcosa nello stile della Dembech è cambiato: il primo paragrafo si intitola suggestivamente “Un monte di mistero” e qui il monte è esplicitamente definito come “punto magico”. “Qualcosa di insolito e misterioso” trasparirebbe dal suo aspetto: una descrizione molto adatta all’interno di un romanzo, ma alquanto strana per quello che vorrebbe essere un saggio rigoroso e documentato. E quali sarebbero le caratteristiche che renderebbero così “misterioso” il monte?
Secondo la Dembech, la Forestale avrebbe inutilmente speso ingenti capitali per rimboschire la zona, nella quale “per un motivo che nessuno riesce a spiegare, le giovani piante muoiono una dopo l’altra”. Nessun riferimento, però, a quanto da lei stessa affermato due anni prima intorno all’assenza di sorgenti d’acqua e alla naturale siccità della montagna. Al contrario, viene portata come spiegazione possibile la presenza di una base segreta (“da cui dischi volanti prenderebbero il largo per orizzonti sconosciuti”) causa di emanazioni radioattive che produrrebbero sterilità.
La giornalista non prende affatto le distanze dalle leggende riguardanti “entità malefiche e anime dannate”; le accosta, anzi, alle “più moderne e sofisticate” riguardanti le già citate invasioni aliene. E invece di riproporre le spiegazioni del fenomeno in termini di fulmini e gas naturali, riporta l’opinione di un occultista molto noto (di cui non fa il nome) secondo il quale il monte sarebbe un punto magico d’eccezione, sul quale “le capacità medianiche, possedute da ciascuno di noi” verrebbero “potenziate, amplificate al massimo”.
Se su “Musiné magico” la Dembech affermava che “le leggende moderne ci presentano una versione poco probabile e decisamente romanzesca”, che “molti anni spesi in ricerche archeologiche hanno permesso di sorridere di tutto questo, con vivo rammarico di coloro ai quali non sarebbe dispiaciuta una esperienza fuori del comune”, e addirittura che “non si è mai recepita una sia pur minima traccia di un incredibile atterraggio o di un passaggio eccezionale”, il tono utilizzato in “Torino città magica” è molto diverso; qui la giornalista scrive, con un’accentuata sensibilità cromatica, che “bisogna ammettere che i misteriosi bagliori azzurri, verdastri, fluorescenti li hanno visti in molti. Anche persone assolutamente razionali e degne di credito”.
Il Musiné è tra l’altro sede di un particolare obelisco che acquistò fama mondiale grazie ad un libro di Peter Kolosimo intitolato “Astronavi sulla preistoria”. Sulla sua superficie compaiono alcune croci raffiguranti probabilmente cinque persone, un cerchio in alto a sinistra con un punto al centro e due semicerchi tagliati nella parte inferiore. E’ perfettamente normale che agli occhi di uomini d’oggi i due semicerchi possano sembrare dischi volanti, ma trarne le conclusioni di Kolosimo sembra andare un po’ oltre quello che dovrebbe essere il dominio di un archeologo. Egli sostenne, infatti, che si trattava della descrizione di un terrificante attacco spaziale.

Giuditta Dembech non si lascia sfuggire questo affascinante obelisco, ma è interessante analizzare come è cambiato in due anni il suo approccio all’argomento da “Musiné magico” al successivo “Torino città magica”.
Nel primo dà una sommaria descrizione delle teorie di Kolosimo, concludendo ironicamente: “Sembra l’epilogo di un romanzo di Urania che avevo letto da bambina” e aggiungendo: “purtroppo, e dico purtroppo perché preferirei credere che ci fossero davvero i ‘popoli delle stelle’ pronti a tirarci fuori dai guai, siamo costretti a smentire queste fantascientifiche utopie. ”

Sembra che con il passare degli anni questo il desiderio di credere sia prevalso sulla giornalista torinese, perché la stessa descrizione su “Torino città magica” si conclude con l’ambigua “sembrerebbe veramente la cronaca di un passaggio insolito nel cielo e, soprattutto, non esisteva nessun altro sistema per tramandare un avvenimento del genere se non come è stato graffito”.
Per trovare una spiegazione più razionale basta attingere proprio al primo dei due lavori della Dembech: il cerchio con il punto centrale rappresenterebbe il sole allo zenit (si tratta di una raffigurazione comune a molte civiltà preistoriche), mentre i due semicerchi rappresenterebbero l’alba e il tramonto. Gli uomini raffigurati sarebbero in posizione di adorazione di fronte al sole, e l’uomo rappresentato orizzontalmente potrebbe essere la vittima di un sacrificio rituale (studi successivi hanno confermato l’esistenza di simili forme di religiosità nella zona).

A questa spiegazione, la giornalista non dedica che cinque righe su “Torino città magica”, concludendo fortunatamente con le parole: “E forse è proprio così”. Subito dopo, però, vengono riportate altre testimonianze di avvistamenti, concluse con una frase che sembra alludere a numerosissimi altri eventi simili: “le cronache ufologiche sono zeppe di avvenimenti del genere”.
Il paragrafo successivo è dedicato ad una strana targa metallica inneggiante ad una “fraternità universale tra tutti i popoli” che qualcuno avrebbe collocato sulla vetta del Musiné in un periodo imprecisato tra il 1973 e il 1978, anno in fu portata via. Il testo parla di “punti elettrodinamici”, di “astrali entità” ed elenca dieci grandi personaggi del passato, da Cristo a Martin Luther King, indicandoli come esempi da seguire. La Dembech sostiene di aver ricevuto una lunga e dettagliata lettera misteriosamente firmata “Echnaton” che spiegherebbe il significato della targa; il testo della spiegazione è sibillino quanto quello della targa, né è di maggior aiuto la citazione dell’alchimista Bardato Bardati, per cui essa conterrebbe “un significato alchemico importantissimo, ma il discorso è strettamente riservato agli iniziati”. Guarda caso…
Le altre testimonianze al riguardo sono della stessa levatura: contattisti che vedono nella montagna tracce di una Nazca in miniatura, detective che vi riconoscono una “finestra aperta su un’altra dimensione” (e la Dembech porta a sostegno di questa teoria un maremoto che colpì Pescara nel giugno del 1978).
Nel paragrafo “Sempre più mistero” viene riportata, tra le altre, l’affermazione di una studentessa di scienze naturali che ha riscontrato come la flora del monte sia simile a quella dell’isola di Pantelleria, “che si trova agli antipodi del Musiné”. Cosa ci sia di strano in questo fatto lo sa solo la Dembech. Non si capisce, invece, come il monte possa trovarsi agli antipodi dell’isola di Pantelleria.
Ancora, la giornalista presenta come insolita una fotografia nella quale l’immagine dei componenti del gruppo si riflette su un banco di nebbia creando una sorta di “doppio” di ciascuno.

L’effetto, assolutamente naturale, è stato recentemente riprodotto da Maurizio Casti e presentato al concorso fotografico indetto dal CICAP in occasione del suo VI Congresso Nazionale. E’ conosciuto come “Spettro di Broken”:

La Dembech sostiene che il fenomeno sia spiegabile in termini di energia bioplasmica (o aura vitale), e cita la camera Kirlian. E’ qui che inserisce la sua accusa “agli spocchiosi personaggi che vegetano nei laboratori scientifici, dal Politecnico in poi”.
L’ultimo paragrafo cita una fotografia che la giornalista ottenne per caso quando, nel tentativo di azionare l’autoscatto, la macchina le cadde per terra fotografando, così, il sole. Il perito fotografico Luciano Caivano, amico della Dembech, analizzò la “cosa” che si impresse sulla pellicola e concluse che si trattava della testimonianza di una presenza aliena. Il contattista Alberto Frisoni confermò la teoria del fotografo, sostenendo che la macchia sfocata color arancio brillante è stata la manifestazione di una forma di vita extraterrestre che si sarebbe messa in contatto con lei per dimostrarle “non solo che esistono, ma che possono fare molte cose…”. Il paragrafo in questione si intitola “Un UFO invisibile…”. Se fosse ancora vivo, probabilmente Carl Sagan chiederebbe alla Dembech “qual è la differenza fra un UFO invisibile e un UFO inesistente”.
Il grande successo che ottenne sull’opinione pubblica torinese il volume Torino Città Magica indusse la Dembech ad approfondire il discorso sulla montagna della Val Susa in un libro che intitolò semplicemente Musiné. E’ il 1996. Sono trascorsi vent’anni dalla sua dedica agli “adulti razionali e positivisti”. Questa volta destinatari dell’opera sarebbero “l'Età dell'Acquario” e “l'Uomo Nuovo che è già in ciascuno di noi”. Oltre a riprendere uno per uno tutti i misteri che avvolgerebbero il Musiné, la Dembech ci svela il mistero finale: la ragione della sua “conversione” a seguace della New Age. Nel corso del libro Musiné magico "ero legata ad un gruppo di ricerca archeologica […] Praticamente mi tenevano d’occhio pagina per pagina mentre scrivevo, per evitare che potessi infilare ipotesi assurde in quel testo che doveva essere il più attendibile possibile". Nella nuova edizione "a questo materiale, validissimo dal punto di vista della ricerca preistorica, ne ho aggiunto dell'altro, meno scientifico, ma indubbiamente più affascinante".

Non ci sembra irrispettoso concludere con le parole usate dalla giornalista per bollare quelle stesse teorie che avrebbe abbracciato qualche anno dopo essersi così espressa: “Proprio niente di tutto questo va preso in considerazione se si vuol fare uno studio veramente serio”.
Se lo diceva lei…

Bibliografia
Dembech, Giuditta Ansante. 1976. Musiné magico. Torino: Ed. Piemonte in Bancarella.
Dembech, G. A. 1978. Torino città magica. Torino: Ed. Piemonte in Bancarella.
Dembech, G. A. 1996. Il Musiné. Torino: L’Ariete.

Un ringraziamento speciale a Luca De Salvador, che mi ha segnalato l’esistenza del terzo libro della Dembech e me ne ha fornito alcune citazioni, e a Maurizio Casti, per la segnalazione del fenomeno dello “Spettro di Broken”.

Tomás de Torquemada
14-06-02, 22:25
Dal sito http://www.edicolaweb.net/edicola.htm

IL GUARDIANO SILENZIOSO
di Fabio Fox Gariani

In attesa di un richiamo, forse dalle stelle. A guardia di antichi segreti archeologici sulle sue pendici rocciose, aspetta chi saprà leggerne le arcane chiavi simboliche.

Se il Piemonte è una fucina traboccante di misteri e leggende del passato, un nodo focale di questo enorme arazzo, che da sempre si dispiega sotto gli occhi dei ricercatori, è rappresentato dal monte Musinè.
Posto come un guardiano all’entrata della Valle di Susa, a circa venti chilometri da Torino, da un punto di vista geologico il primo contrafforte alpino è proprio il Musinè.
Per chi non conosca la ricca storia leggendaria di questo rilievo, a prima vista appare del tutto normale, quasi insignificante. Ma il Musinè è un’ottima palestra per allenare occhi e orecchie e captare il più flebile indizio insolito. La sua vegetazione cresce sporadica, ad evitare di arrampicarsi sulle pendici rocciose e glabre; una grande fascia brulla, ricoperta da terreno rossiccio e ghiaioso l’avvolge per poi risalire sulla vetta, ricoperta da alberelli e arbusti, casa ideale nei periodi estivi di legioni di vipere. Insomma... un luogo del tutto poco attraente per l’escursionista della domenica. Eppure, è proprio questo il nostro punto di partenza.
I geologi hanno dimostrato che il Musinè non è sempre stato così: in epoche remote, oltre 50 milioni di anni fa, probabilmente doveva essere un vulcano attivo, spentosi con il trascorrere delle ere. Durante l’ultima glaciazione e i relativi sommovimenti sismici fu trasformato in breve tempo in un rilievo inattivo. Osservato al tramonto o sotto la luce cinerea della Luna piena, appare fosco, quasi sinistro, foriero di strani eventi. Ed è forse per questo che molte leggende sul Musinè sono giunte fino a noi, distorte con il trascorrere dei secoli.
Per esempio, e in questo caso numerosi sono stati i testimoni negli anni passati, la sommità del Musinè è spesso teatro di avvistamentri di fuochi misteriosi, sfere globulari fiammeggianti (che ricordano nella descrizione i famosi Foo-Fighters della Seconda Guerra Mondiale) capaci di imprevedibili evoluzioni aeree, scaricandosi come fulmini sulla vetta anche quando in cielo non c’è traccia di temporale, escludendo, per contro, la già rara possibilità del fulmine globulare. In molteplici casi gli avvistamenti sono stati di pura matrice ufologica ed hanno a lungo occupato le pagine dei quotidiani locali.

PENDICI E SOMMITÀ RICCHE DI LEGGENDE
UFO o meno, il Musinè vanta una storia leggendaria antichissima, scritta nella pietra. Difatti, già nel Medioevo si raccontava che il malvagio Erode, macchiatosi dell’orrenda strage degli innocenti, fosse stato condannato e imprigionato per l’eternità a "sorvolare" la desolazione del Musinè rinchiuso in un "carro di fuoco". Un’altra leggenda, ricca e colorita, riguarda un punto del monte, che alcuni ai nostri giorni hanno ricercato, ove sarebbe celata una grotta maledetta, nella quale puntualmente il 1 Maggio si darebbero appuntamento streghe e negromanti, spettri e perfino licantropi. Insieme, festeggerebbero il sorgere delle forze del male in un parossistico sabba orgiastico. Alcuni scritti risalenti al ’600 e al ’700 riportano che proprio il Musiné fu teatro per molto tempo di "musiche demoniache" che avvolgevano di notte tutta la vallata accompagnate da grida strazianti e fragori assordanti. In quell’epoca, preda di ogni genere di superstizione, fu facile creare intorno al monte un alone oscuro. La storia della grotta maledetta, in una delle sue versioni più elaborate, parla di uno stregone che vi avrebbe dimorato per secoli, forgiando e realizzando incantesimi e strani intrugli, dando vita a creature mostruose, sotto l’occhio vigile di un drago, sempre a guardia dell’antro. Entrambi, drago e stregone, si sarebbero "involati" quando un giovane e temerario contadino locale, un certo Gualtiero, penetrò nottetempo nella grotta mettendoli in fuga. Una bella favola soffusa del tipico alone fantasy. Come ha fatto notare lo studioso di fenomeni insoliti, il francese Louis Charpentier: "Tutte le leggende relative al monte Musiné vanno espressamente ricondotte alla memoria antica, simbolizzata e in parte travisata attraverso secoli di narrazioni, dell’esistenza in questo luogo di un importante centro religioso e astronomico, voluto e creato da una civiltà antichissima e misteriosa che ha lasciato ben poco dietro di sé". Noi, seguendo Charpentier, notiamo un altro fattore costante nelle narrazioni legate a questo monte: il carro di fuoco e il suo sorvolo della vetta. Forse che già nel passato, i globi luminosi avvistati nella nostra epoca erano già presenti con i loro movimenti erratici? Rispondere è arduo.

IL MENHIR SOLARE
L’unica certezza che abbiamo è che gli studiosi hanno portato alla luce interessanti incisioni rupestri su alcune parti delle dorsali del Musinè ed un particolare menhir su cui spiccano intriganti simbologie, è al centro di discussioni accanite tra i sostenitori della teoria degli Antichi Astronauti e quella, più pragmatica e accomodante, degli archeologi, legata al culto solare di una società neolitica.
Nel Neolitico, infatti, la valle intera e il Musinè erano popolati da gruppi sparsi di tribù e famiglie nomadi di cacciatori. Dai rilievi stratigrafici gli archeologi hanno anche sottolineato che il fondovalle era paludoso, con aree lacustri pescose e quindi idoneo al fiorire di una cultura stanziale. Sulla stele, ancora ben visibile e raggiungibile su uno dei sentieri che si aggrovigliano lungo le pendici del monte, sono impressi graffiti, simboli e oggetti: al centro è inciso quello che sembra un monte (il Musinè?), alla sua sinistra un cerchio che rappresenta la figura del Sole e poco più a destra, sopra il monte stesso, un oggetto che ricorda un UFO o un oggetto discoidale, sospeso nell’aria. Alla base, stilizzate nelle sagome graffite, cinque incisioni (forse uomini, testimoni di un evento celeste?) sembrano protrarsi verso il monte. In "Astronavi sulla preistoria" e "Italia: mistero cosmico" (SUGARCo) il grande Peter Kolosimo avanzava coraggiose ipotesi, anticipando la cosiddetta Archeologia Spaziale in Italia: nella stele del Musinè sarebbe stato riprodotto, come in una sorta di fotografia sulla roccia, un incontro ravvicinato con un velivolo discoidale da parte degli abitanti della valle. Visite extraterrestri nell’antica Val di Susa? Forse. Di parere diverso sono invece gli archeologi. Giuditta Dembech, autrice del pregevole lavoro "Il Musinè" (Edizioni l’Ariete, Torino) scrive: "Gli studiosi però continuano ad affermare che si tratta della raffigurazione deificata di tre fasi solari: l’alba e il tramonto vedono il Sole tagliato in due dall’orizzonte, mentre il mezzogiorno con il disco completo. Gli uomini sono adoratori dell’astro e quello riverso di lato potrebbe essere una vittima sacrificale".

IL CIELO DI PIETRA
Degne di menzione sono anche le coppelle, scoperte anni orsono dall’archeologo Mario Salomone tra le quote variabili tra i 400 e i 900 metri del monte. Per scoprirle e viaggiare indietro nel tempo basta inerpicarsi sul ripido sentiero che parte dietro il centro sportivo della frazione di Caselette proprio alle pendici del monte. Il percorso porta a un grande pianoro che si apre in località Torre della Vigna. Lì accanto, incisa su un masso, si può scorgere una serie di coppelle (incisione a forma di coppa, scavate nella roccia) che formano una croce. Altre forme e incisioni sono sparse nei dintorni: basta cercare e, a un occhio attento, le coppelle formano indiscutibilmente le figure geometriche di numerose costellazioni visibili chiaramente nel cielo boreale. L’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore sono palesi, nondimeno le famose Pleiadi, il Cigno (o Croce del Nord), il Triangolo, la Colomba e l’imponente Orione con la sua cintura. Un planetario ultrasecolare, vergato e lavorato nella roccia del Musinè, testimonianza di quanto nel passato le locali popolazioni tenessero in considerazione la volta celeste, da cui forse traevano forza e speranza o, più semplicemente, vi leggevano i giusti momenti della semina e del raccolto. O forse speravano in qualcosa o qualcuno. Gli Dei o gli Antichi Astronauti o un segnale che li rappresentava entrambi? Difficile dirlo. Poche certezze e molte ricerche da compiere ancora. Peccato, la pietra non parla. Ma, vagando tra le valli locali è possibile (dopo aver convinto gli anziani e saggi abitanti a parlare), apprendere leggende e storie, da riempiere un’enciclopedia. Una, in particolare, riveste aurea poetica e magica a un tempo e tira in ballo il delicato ed enigmatico popolo delle fate. Le coppelle, secondo gli anziani, sarebbero delle antiche coppe dalle quali le fate sorseggiavano bevande magiche o il nettare dei fiori. E ancora: queste concavità sarebbero state persino scolpite da San Francesco per poter fare abbeverare i piccoli animali dei boschi.
UFO, streghe, creature spettrali e licantropi, piuttosto che fate e santi, sembrano alimentare l’atmosfera magica intorno a un monte che sorge a poca distanza da Torino, a due passi dalla civiltà. Qualsivoglia sia il nostro campo di studi, la strada è già stata tracciata: nella roccia, nelle steli, a indicarci una via, forse quella delle stelle, sotto l’occhio vigile e millenario del Guardiano silenzioso.

SCOMPARSA E MAI RITROVATA
Tra i misteri che avvolgono il Musinè, quello della comparsa di una lapide e della sua successiva scomparsa, ha catalizzato l’attenzione dei media. Era il 1977, quando Giuditta Dembech, dopo aver condotto ricerche e studi sulla storia archeologica e misteriosa del monte, pubblicava "Il Musinè: ipotesi". Durante quel primo periodo di esplorazioni la vetta era priva di ogni infrastruttura. Poco tempo dopo, qualcuno, raggiungendo la sommità segnalò la comparsa di una lapide di metallo, forse in acciaio, perfettamente inbullonata e impiantata in un supporto al centro della vetta. Leggiamo dal secondo libro della Dembech, "Il Musinè" (Edizioni l’Ariete): "La lapide era lassù, lucida, enigmatica. Imbullonata saldamente ad uno spuntone di roccia, composta da una lega imprecisata, forse acciaio inossidabile, ma non potrei giurarlo; sembrava più leggero dell’acciaio ma compatto, comunque lucido come uno specchio. Ciò che ha colpito maggiormente tutti noi è stato il testo, quantomai interessante ma altrettanto sibillino che era stampato su di esso:

QUI’ E L’UNA ANTENNA
DEI 7 PUNTI
ELETTRODINAMICI
CHE DAL PROPRIO
NUCLEO
INCANDESCENTE VIVO
LA TERRA TUTTA
RESPIRA EMETTE
VITA.
QUI’ OPERANO
LE ASTRALI ENTITA’
CHE FURONO
HATSHEPTUT
ECHNATON
GESÙ IL CRISTO
MAOMETTO
CONFUCIO
ABRAMO
IL BUDDHA
GANDHI
MARTIN LUTHER KING
FRANCESCO D’ASSISI
E
ANCHE TU
SE VUOI
ALLA FRATELLANZA COSTRUTTIVA
TRA TUTTI I POPOLI.
PENSACI
INTENSAMENTE
3 MINUTI.
PENSIERO È COSTRUZIONE
Forse, chi ha piantato questa lapide con questo insolito messaggio, sapeva".
Oggi la lapide non c’è più. È difficile ipotizzare chi possa averla eretta e poi per qualche motivo l'abbia fatta scomparire nel nulla. Qualcuno ritiene che sia stata rubata da ignoti, altri credono che coloro che l’hanno portata fin lassù, dopo avere assolto un preciso compito, l’hanno prelevata di nuovo. Ma come? E chi? L’enigma è rimasto tale fino a giorni nostri.

PER SAPERNE DI PIÙ
Volumi pubblicati dedicati al Musinè e quelli che ne hanno trattato, seppure parzialmente, l’intera tematica:
IL MUSINÈ - Ipotesi, realtà e fantasia su un montagna incantata - Giuditta Dembech - Edizioni l’Ariete
ITALIA: MISTERO COSMICO - Peter Kolosimo - SUGARCo Edizioni
ASTRONAVI SULLA PREISTORIA - Peter Kolosimo - SUGARCo Edizioni

nadda
15-06-02, 00:44
Mi ripeterò ma la Dembech non è un riferimento affidabile in alcuno studio sulla Torino magica e dintorni. Ha avuto l'indubbio merito di captare ed anticipare alcune tendenze new age ma è un personaggio che passa con grande disinvoltura dallo scetticismo all'entusisamo, dai toni profetizzanti a quelli denigratori a seconda delle necessità (economiche per lo più). Oggi conduce corsi e seminari sugli angeli - come percepirli, contattarli e, naturalmente servirsene -, sulla meditazione - ridotta a vaga tecnica di autorilassamento e visualizzazione - sui luoghi di potere, sulla pirobazia e sulle tecniche motivazionali. Alla morte di Rol ha cercato di spacciarsi per la sua discepola prediletta con una gustosisssima e divertente gaffe con Giuditta Miscioscia, sensitiva torinese ed amica intima del Gustavone. Fortunatamente ci sono altri personaggi molto più interessanti e dunque pressochè sconosciuti.....un saluto a tutti.

Tomás de Torquemada
15-06-02, 04:53
Originally posted by nadda
Mi ripeterò ma la Dembech non è un riferimento affidabile in alcuno studio sulla Torino magica e dintorni. Ha avuto l'indubbio merito di captare ed anticipare alcune tendenze new age ma è un personaggio che passa con grande disinvoltura dallo scetticismo all'entusisamo, dai toni profetizzanti a quelli denigratori a seconda delle necessità (economiche per lo più). Oggi conduce corsi e seminari sugli angeli - come percepirli, contattarli e, naturalmente servirsene -, sulla meditazione - ridotta a vaga tecnica di autorilassamento e visualizzazione - sui luoghi di potere, sulla pirobazia e sulle tecniche motivazionali. Alla morte di Rol ha cercato di spacciarsi per la sua discepola prediletta con una gustosisssima e divertente gaffe con Giuditta Miscioscia, sensitiva torinese ed amica intima del Gustavone. Fortunatamente ci sono altri personaggi molto più interessanti e dunque pressochè sconosciuti.....un saluto a tutti.

Beh,caro nadda, l'articolo precedente non è proprio tenero verso la Dembech... Comunque, io sono solito riportare il materiale disponibile in rete su un certo argomento (che comunque abbia valore documentario...), anche per far sentire voci contrapposte... Dopo, appunto, si discute e ognuno, con il proprio spirito critico, trarrà le conclusioni che ritiene opportune... :)

Salutoni.

nadda
15-06-02, 14:49
Grazie Tomas, ho notato infatti l'equilibrio e l'ottima gestione del thread da parte tua e grazie agli apporti interessanti e brillanti degli amici intervenuti. La mia era una puntualizzazione ed una indicazione ad uso eventuale di chi, desiderando approfondimenti validi sul tema trattato, potrebbe così evitare percorsi dubbi e letture certamente folkloristiche ma in fondo vuote. Ciao

F.B.
17-06-02, 12:13
Originally posted by Tomás de Torquemada


Caro F. B.,

circa il monte Musiné intendevo, addirittura, aprire un thread a parte... Ma, in effetti, è più logico postare qui le notizie relative... :)

Saluti.

Ancora grazie per le interessanti aggiunte, caro Tomàs. Le ho lette con piacere.

Cordiali saluti

Silvia
10-09-02, 21:22
NEL CERCHIO SACRO DELLA MONTAGNA DEGLI DEI
di Giancarlo Barbadoro

Una antica leggenda greca narra della disgraziata avventura di Fetonte, il figlio del dio Sole, che, dopo aver chiesto inutilmente al padre il permesso di usare il carro solare, se ne impadronì ugualmente di nascosto per fare una corsa in cielo. Purtroppo, non essendo capace a guidarlo come il padre, salì troppo in alto e ne perse il controllo sino a precipitare giù dal cielo e quindi schiantarsi al suolo, uccidendosi. La tradizione greca volle che il luogo dove sarebbe avvenuto il tragico evento si trovasse in un sito posto alla confluenza di due fiumi e precisamente nella valle di Susa accanto alla quale millenni più tardi sarebbe sorta la città di Torino.
Sul significato di questa leggenda, per evitare di dare una troppo personale interpretazione, possiamo ricorrere a Platone. Nel suo Timeo questi scrive a proposito di una curiosa conversazione tra due personaggi simbolici. Uno dei due è Solone, un greco che svolge il ruolo di interprete dell'opera in questione, l'altro e ' invece un sacerdote dei misteri egizi con cui si è incontrato in Egitto. Ed è proprio quest'ultimo che dà una interpretazione chiarificatrice del mito di Fetonte. Il sacerdote egizio dice infatti testualmente: "O Solone, voi greci siete come bambini, dimenticate in fretta...... Ad esempio, Fetonte di cui parlate nella vostra leggenda non è altro che uno dei corpi celesti che viaggiano intorno alla Terra tra questa e il Sole e che di tanto in tanto cadono su di essa provocando sventure e distruzione.........Dopo di che voi dimenticate, ricostruite senza più conoscere le vere radici della vostra storia".
La precisazione esegetica di Platone, fatta dire per bocca dell'anonimo sacerdote egizio, sembra essere molto chiara circa la natura del contenuto dell'antica leggenda greca. Dando credito a questa interpretazione ante litteram non si può fare altro che prendere atto come, in tempi remoti e precedenti alla cultura ellenica, un oggetto celeste di considerevoli dimensioni, come un meteorite o altro, sia caduto nel nord-ovest della nostra penisola provocando una considerevole alterazione dell'ambiente, tanto da essere ricordata nei millenni successivi e accostata ad un evento divino per l'imponenza della manifestazione.
Oggi, nell'area geografica in questione, non sembra che si possano rilevare tracce evidenti di un cratere meteorico di tali dimensioni. Del resto è anche comprensibile poiché la caduta dell'oggetto celeste sarebbe avvenuta in epoca remotissima e i successivi eventi geologici possono aver sicuramente trasformato la morfologia orografica dell'ambiente. Tuttavia alcuni geologi affermano il contrario. Secondo le loro indicazioni il cratere esiste e si può vedere, anche se solo più in parte. Infatti se si osserva dall'alto il monte Musiné, una elevazione che fa da sentinella sulla Valle di Susa che inizia proprio di fronte a Torino, si ha l'impressione di vedere una conca che può rappresentare i resti di un cratere da impatto provocato dalla caduta del bolide celeste in questione. Una conca gigantesca molto simile, ad esempio, a quella del Meteor Crater in Arizona, negli Stati Uniti. Gli esperti precisano che ora si può vedere solamente una parte del cratere poiché, millenni or sono, è stato tagliato a metà dal fronte morenico che ha modellato la Valle di Susa e che ha creato a molti chilometri, oltre Torino, un complesso collinare.
Se effettivamente il fatto avvenne in questa area geografica, la caduta dell'immenso oggetto celeste fu certamente un evento che non passò inosservato agli eventuali "uomini" del tempo. Anzi senz'altro dovette lasciare un segno culturale tra le popolazioni locali di allora, del resto sempre attente, come tutti i popoli primitivi della terra, ai segni del cielo. Il che porta a considerare che, se a quel tempo c'erano testimoni in grado di osservare il fenomeno e di trasmetterlo ai posteri attraverso la formula del mito, dobbiamo necessariamente anticipare, e di molto, la comparsa dell'uomo sul nostro pianeta. All'epoca dei grandi sauri se non prima....
In ogni caso, l'impatto del corpo celeste fu certamente un evento inconsueto, terribile e comunque tanto straordinario da generare probabilmente una vera e propria tradizione religiosa e culturale che si sarebbe protratta nei secoli a venire. Una ipotesi che sembra essere confermata dalla stessa esistenza del mito che raccolse la cronaca dell'evento, e si occupò di trasmetterlo attraverso i millenni per assolvere a qualche preciso scopo di una qualche precisa tradizione.

Antiche leggende nordiche narrano dell'esistenza in questi luoghi del grande Tempio del Sole, realizzato dalle popolazioni locali e dai pellegrini che erano convenuti in questi luoghi dopo la caduta dell'oggetto celeste, che avrebbe custodito le preziose reliquie di un dio disceso sulla terra per insegnare agli uomini le scienze e le arti.
Queste leggende parlano anche di un grande oggetto celeste rinvenuto nel luogo della caduta del dio, una sorta di "trono divino", fatto interamente di oro, da cui forse l'associazione con l'aspetto solare e, quindi, la nascita del mito della caduta del carro del dio Sole. Alcune di queste leggende raccontano inoltre che dall'oggetto precipitato sulla terra venne prelevato del materiale per fonderlo e ricavarne un grande disco di oro massiccio.
Gli uomini di quei tempi, grazie alle conoscenze che acquisirono dopo la "caduta del dio", costruirono un tempio solare di inaudite proporzioni, circondato da triple cerchie di pietre giganti e orientato verso il sorgere del sole. Un'opera che sarebbe rimasta in piedi per millenni a testimoniare un evento e una precisa cultura.
Secondo le antiche narrazioni, all' arrivo dei vari popoli invasori, per ultimi i romani, il tempio sarebbe stato distrutto dagli stessi sacerdoti che vi officiavano al fine che non venisse profanato. Costoro avrebbero celato quindi le sacre reliquie, compresa la gigantesca ruota d'oro di almeno due metri di diametro, in un altro maestoso tempio ricavato in grandi cavità naturali esistenti nel sottosuolo vicino all'immenso cratere. Con il tempo, intorno a questi oggetti sacri si sarebbe creato un vero e proprio culto misterico più segreto e rivelato a pochi e selezionati iniziati che avrebbero svolto nei secoli il ruolo di silenziosi custodi. Si dice che il tempio segreto esisterebbe ancora oggi e si estenderebbe sino sotto l'attuale pianta della città di Torino, dove ben nascosti ingressi e passaggi segreti ne consentirebbero ancora l'accesso. Di qui, probabilmente, l'origine del mito che vuole Torino una città magica per eccellenza.
A dare ascolto alle antiche tradizioni l'importanza di questo tempio dedicato al culto solare fu indubbiamente significativo per i popoli dell'antichità. Scritti di studiosi di fine ottocento delle antiche tradizioni piemontesi citano in proposito la testimonianza di pellegrini che giungevano da varie parti della terra per rendere omaggio ad un culto misterioso che esisteva nel cuore della valle di Susa: parlano di eroi nordici, di un principe egizio giunto in questi luoghi alla ricerca del bue Api, altro simbolo del dio sole. Non mancarono gli iniziati del druidismo e i sapienti provenienti dall'India. Secoli più tardi, molto più vicini alla nostra storia, una tribù dei celti, quella dei sanniti, che, nell'interpretazione filologica di altri studiosi dell'ottocento, sembrava volesse riferirsi alla parola arcaica di Shannah "il popolo della vera luce", venne a stabilirsi in questa valle. I sacerdoti di questo popolo venivano con l'intenzione di ricostruire l'antico tempio solare in cui poter celebrare i riti magici necessari per l'attivazione cosmica di Gaia, la madre terra, e del loro potere personale interiore. Sembra che questo luogo, da loro considerato sacro, fosse visto come l'ombelico del mondo che univa e aveva generato in tempi arcaici l'uomo dall'universo.
A questo punto viene da pensare che se è effettivamente avvenuto qualche cosa di particolare e di straordinario in questa zona di pianeta, tale da modificare la vita delle popolazioni locali e capace di dare il via ad una tradizione religiosa che aveva riflessi su tutto il pianeta, deve aver lasciato necessariamente anche degli echi e delle manifestazioni concrete nel nostro tempo.
In effetti tutta la zona che comprende la valle di Susa e il luogo su cui sorge Torino è a tutt'oggi investita di un certo spirito esoterico che altrimenti non si riuscirebbe a spiegare. La città stessa è una straordinaria sede di intensa vita culturale, non molto interessata a quella ufficiale del quotidiano ordinario, ma presente in forma attiva e operante sul piano di una ricerca personale sul senso della propria esistenza. Gruppi magici, esoterici e ufologici, almeno quelli che non sconfinano oltre il ragionevole, fanno di Torino un simbolo del tutto particolare del privato, accanto alla Torino dei complessi industriali e delle lotte di massa.
(continua…)

Dal sito : http://www.newearth.it

:)

Silvia
10-09-02, 21:22
NEL CERCHIO SACRO DELLA MONTAGNA DEGLI DEI
di Giancarlo Barbadoro

Una antica leggenda greca narra della disgraziata avventura di Fetonte, il figlio del dio Sole, che, dopo aver chiesto inutilmente al padre il permesso di usare il carro solare, se ne impadronì ugualmente di nascosto per fare una corsa in cielo. Purtroppo, non essendo capace a guidarlo come il padre, salì troppo in alto e ne perse il controllo sino a precipitare giù dal cielo e quindi schiantarsi al suolo, uccidendosi. La tradizione greca volle che il luogo dove sarebbe avvenuto il tragico evento si trovasse in un sito posto alla confluenza di due fiumi e precisamente nella valle di Susa accanto alla quale millenni più tardi sarebbe sorta la città di Torino.
Sul significato di questa leggenda, per evitare di dare una troppo personale interpretazione, possiamo ricorrere a Platone. Nel suo Timeo questi scrive a proposito di una curiosa conversazione tra due personaggi simbolici. Uno dei due è Solone, un greco che svolge il ruolo di interprete dell'opera in questione, l'altro e ' invece un sacerdote dei misteri egizi con cui si è incontrato in Egitto. Ed è proprio quest'ultimo che dà una interpretazione chiarificatrice del mito di Fetonte. Il sacerdote egizio dice infatti testualmente: "O Solone, voi greci siete come bambini, dimenticate in fretta...... Ad esempio, Fetonte di cui parlate nella vostra leggenda non è altro che uno dei corpi celesti che viaggiano intorno alla Terra tra questa e il Sole e che di tanto in tanto cadono su di essa provocando sventure e distruzione.........Dopo di che voi dimenticate, ricostruite senza più conoscere le vere radici della vostra storia".
La precisazione esegetica di Platone, fatta dire per bocca dell'anonimo sacerdote egizio, sembra essere molto chiara circa la natura del contenuto dell'antica leggenda greca. Dando credito a questa interpretazione ante litteram non si può fare altro che prendere atto come, in tempi remoti e precedenti alla cultura ellenica, un oggetto celeste di considerevoli dimensioni, come un meteorite o altro, sia caduto nel nord-ovest della nostra penisola provocando una considerevole alterazione dell'ambiente, tanto da essere ricordata nei millenni successivi e accostata ad un evento divino per l'imponenza della manifestazione.
Oggi, nell'area geografica in questione, non sembra che si possano rilevare tracce evidenti di un cratere meteorico di tali dimensioni. Del resto è anche comprensibile poiché la caduta dell'oggetto celeste sarebbe avvenuta in epoca remotissima e i successivi eventi geologici possono aver sicuramente trasformato la morfologia orografica dell'ambiente. Tuttavia alcuni geologi affermano il contrario. Secondo le loro indicazioni il cratere esiste e si può vedere, anche se solo più in parte. Infatti se si osserva dall'alto il monte Musiné, una elevazione che fa da sentinella sulla Valle di Susa che inizia proprio di fronte a Torino, si ha l'impressione di vedere una conca che può rappresentare i resti di un cratere da impatto provocato dalla caduta del bolide celeste in questione. Una conca gigantesca molto simile, ad esempio, a quella del Meteor Crater in Arizona, negli Stati Uniti. Gli esperti precisano che ora si può vedere solamente una parte del cratere poiché, millenni or sono, è stato tagliato a metà dal fronte morenico che ha modellato la Valle di Susa e che ha creato a molti chilometri, oltre Torino, un complesso collinare.
Se effettivamente il fatto avvenne in questa area geografica, la caduta dell'immenso oggetto celeste fu certamente un evento che non passò inosservato agli eventuali "uomini" del tempo. Anzi senz'altro dovette lasciare un segno culturale tra le popolazioni locali di allora, del resto sempre attente, come tutti i popoli primitivi della terra, ai segni del cielo. Il che porta a considerare che, se a quel tempo c'erano testimoni in grado di osservare il fenomeno e di trasmetterlo ai posteri attraverso la formula del mito, dobbiamo necessariamente anticipare, e di molto, la comparsa dell'uomo sul nostro pianeta. All'epoca dei grandi sauri se non prima....
In ogni caso, l'impatto del corpo celeste fu certamente un evento inconsueto, terribile e comunque tanto straordinario da generare probabilmente una vera e propria tradizione religiosa e culturale che si sarebbe protratta nei secoli a venire. Una ipotesi che sembra essere confermata dalla stessa esistenza del mito che raccolse la cronaca dell'evento, e si occupò di trasmetterlo attraverso i millenni per assolvere a qualche preciso scopo di una qualche precisa tradizione.

Antiche leggende nordiche narrano dell'esistenza in questi luoghi del grande Tempio del Sole, realizzato dalle popolazioni locali e dai pellegrini che erano convenuti in questi luoghi dopo la caduta dell'oggetto celeste, che avrebbe custodito le preziose reliquie di un dio disceso sulla terra per insegnare agli uomini le scienze e le arti.
Queste leggende parlano anche di un grande oggetto celeste rinvenuto nel luogo della caduta del dio, una sorta di "trono divino", fatto interamente di oro, da cui forse l'associazione con l'aspetto solare e, quindi, la nascita del mito della caduta del carro del dio Sole. Alcune di queste leggende raccontano inoltre che dall'oggetto precipitato sulla terra venne prelevato del materiale per fonderlo e ricavarne un grande disco di oro massiccio.
Gli uomini di quei tempi, grazie alle conoscenze che acquisirono dopo la "caduta del dio", costruirono un tempio solare di inaudite proporzioni, circondato da triple cerchie di pietre giganti e orientato verso il sorgere del sole. Un'opera che sarebbe rimasta in piedi per millenni a testimoniare un evento e una precisa cultura.
Secondo le antiche narrazioni, all' arrivo dei vari popoli invasori, per ultimi i romani, il tempio sarebbe stato distrutto dagli stessi sacerdoti che vi officiavano al fine che non venisse profanato. Costoro avrebbero celato quindi le sacre reliquie, compresa la gigantesca ruota d'oro di almeno due metri di diametro, in un altro maestoso tempio ricavato in grandi cavità naturali esistenti nel sottosuolo vicino all'immenso cratere. Con il tempo, intorno a questi oggetti sacri si sarebbe creato un vero e proprio culto misterico più segreto e rivelato a pochi e selezionati iniziati che avrebbero svolto nei secoli il ruolo di silenziosi custodi. Si dice che il tempio segreto esisterebbe ancora oggi e si estenderebbe sino sotto l'attuale pianta della città di Torino, dove ben nascosti ingressi e passaggi segreti ne consentirebbero ancora l'accesso. Di qui, probabilmente, l'origine del mito che vuole Torino una città magica per eccellenza.
A dare ascolto alle antiche tradizioni l'importanza di questo tempio dedicato al culto solare fu indubbiamente significativo per i popoli dell'antichità. Scritti di studiosi di fine ottocento delle antiche tradizioni piemontesi citano in proposito la testimonianza di pellegrini che giungevano da varie parti della terra per rendere omaggio ad un culto misterioso che esisteva nel cuore della valle di Susa: parlano di eroi nordici, di un principe egizio giunto in questi luoghi alla ricerca del bue Api, altro simbolo del dio sole. Non mancarono gli iniziati del druidismo e i sapienti provenienti dall'India. Secoli più tardi, molto più vicini alla nostra storia, una tribù dei celti, quella dei sanniti, che, nell'interpretazione filologica di altri studiosi dell'ottocento, sembrava volesse riferirsi alla parola arcaica di Shannah "il popolo della vera luce", venne a stabilirsi in questa valle. I sacerdoti di questo popolo venivano con l'intenzione di ricostruire l'antico tempio solare in cui poter celebrare i riti magici necessari per l'attivazione cosmica di Gaia, la madre terra, e del loro potere personale interiore. Sembra che questo luogo, da loro considerato sacro, fosse visto come l'ombelico del mondo che univa e aveva generato in tempi arcaici l'uomo dall'universo.
A questo punto viene da pensare che se è effettivamente avvenuto qualche cosa di particolare e di straordinario in questa zona di pianeta, tale da modificare la vita delle popolazioni locali e capace di dare il via ad una tradizione religiosa che aveva riflessi su tutto il pianeta, deve aver lasciato necessariamente anche degli echi e delle manifestazioni concrete nel nostro tempo.
In effetti tutta la zona che comprende la valle di Susa e il luogo su cui sorge Torino è a tutt'oggi investita di un certo spirito esoterico che altrimenti non si riuscirebbe a spiegare. La città stessa è una straordinaria sede di intensa vita culturale, non molto interessata a quella ufficiale del quotidiano ordinario, ma presente in forma attiva e operante sul piano di una ricerca personale sul senso della propria esistenza. Gruppi magici, esoterici e ufologici, almeno quelli che non sconfinano oltre il ragionevole, fanno di Torino un simbolo del tutto particolare del privato, accanto alla Torino dei complessi industriali e delle lotte di massa.
(continua…)

Dal sito : http://www.newearth.it

:)

antimes(88)
10-09-02, 22:54
Sebbene i resoconti della Dembech non siano così esaurienti, è comunque un buon indizio propedeutico allo studio del lato esoterico torinese...consiglio anche i libri di Rossotti sulle vicende anomale piemontesi, queste più folkloristiche che Tradizionali...
tornando al Musinè,avendolo visitato più volte ( ed essendo un ostacolo x ogni fumatore accanito, che alla croce di Costantino arriva con mezzo bronco...:D :D ) ritengo che sia un grande centro di energia e ricerca storica, a partire dai dolmen e menhir all'iscrizione sulla destra della croce...consiglio di visitarlo dunque senza sperare di trovare chissà quali segreti, ma considerarlo uno dei fuochi misterici della grande Val di Susa.
Grazie e Ciao!
antimes(88)

antimes(88)
10-09-02, 22:54
Sebbene i resoconti della Dembech non siano così esaurienti, è comunque un buon indizio propedeutico allo studio del lato esoterico torinese...consiglio anche i libri di Rossotti sulle vicende anomale piemontesi, queste più folkloristiche che Tradizionali...
tornando al Musinè,avendolo visitato più volte ( ed essendo un ostacolo x ogni fumatore accanito, che alla croce di Costantino arriva con mezzo bronco...:D :D ) ritengo che sia un grande centro di energia e ricerca storica, a partire dai dolmen e menhir all'iscrizione sulla destra della croce...consiglio di visitarlo dunque senza sperare di trovare chissà quali segreti, ma considerarlo uno dei fuochi misterici della grande Val di Susa.
Grazie e Ciao!
antimes(88)

Silvia
11-09-02, 21:08
NEL CERCHIO SACRO DELLA MONTAGNA DEGLI DEI (seconda parte)
di Giancarlo Barbadoro

La Valle di Susa sembra essere la più idonea ad esprimere la dimensione di mistero che si riflette su questi luoghi. Serbatoio inesauribile di tradizioni contadine, sede di antichi culti del fuoco e di qualche sopravvissuto rito druidico, è in grado di offrire un panorama interessante ed inquietante di un "altro" Piemonte, conosciuto a pochi e ignorato dai media ufficiali.
Una vasta zona della valle, che va da Torino a Chianocco sino alla Sacra di S. Michele, sembra circoscrivere meglio il punto focale delle vecchie e delle nuove credenze. In questo triangolo, secondo le vecchie tradizioni locali, rivalutate da archeologi del secolo scorso, sarebbe stata edificata cinque-settemila anni avanti Cristo la mitica città di Rama. Una città ciclopica che non aveva nulla da invidiare nei confronti delle vestigia di Machu Pichu, di Tihauanaco e di Bretagna.
Le narrazioni raccolte hanno evidenziato aspetti indubbiamente suggestivi. Esse raccontano di un popolo di pelle scura che sarebbe giunto da oltre l'oceano atlantico per stabilire la loro dimora nella valle. Le mura della città che costruirono erano di dimensioni gigantesche, alte decine di metri, raggiungevano e chiudevano l'intera valle in un solo complesso urbano.
I suoi abitanti erano descritti dalle popolazioni della valle di quel tempo come dei maghi che possedevano conoscenze misteriose e che scavavano incessantemente nelle viscere del Musiné per qualche motivo che conoscevano solo loro. Si racconta anche che possedevano farmaci in grado di vincere qualsiasi malattia e che erano in grado di difendersi con la forza del fulmine. Quando la terra di origine di questo misterioso popolo nero, forse la mitica Atlantide, scomparve, la città di Rama fu abbandonata. Rimasero delle scuole esoteriche di tipo contadino e di tipo metallurgico che si prefiggevano di dare una loro continuità popolare alla scienza dei signori di Rama.
I palazzi e le possenti mura della città furono progressivamente abbattute dalle culture pagane e poi cristiane che si affacciavano sulla valle, trasformate in una inaspettata e gigantesca cava di pietra pregiata. I blocchi che le costituivano furono smembrati dal complesso megalitico, come accadde per i monumenti dell'antica Roma e per i marmi che rivestivano le piramidi, per essere destinati alla costruzione dei monumenti e dei fortilizi del nuovo potere che andava comparendo.
Rimase più o meno intatto sino al primo medioevo un modesto segmento delle mura di Rama. Utilizzato dai signori della guerra del tempo per controllare il transito nella valle, diede origine al nome di un borgo della stessa valle, la Chiusa di San Michele. Poi anche questa ultima vestigia fu inghiottita e smembrata per finire nell'anonimato della storia, livellata dal cristianesimo dominante dell'epoca.
Oggi rimangono solo pochi rari segni della presenza di Rama, qualche tempio di tipo megalitico, molte "ruote solari" nella forma della proto croce celtica e comune presso le popolazioni pellerossa nordamericane come "medicine wheel", strani sarcofagi di pietra con dentro scheletri di tre metri e bassi complessi di pietra che non sembrano servire a qualcosa.
Noi rimaniamo oggi con quesiti di difficile soluzione. E' evidente che, come sarebbe poi avvenuto a posteriori per gli altri popoli già citati che venivano in pellegrinaggio da lontani paesi, qualche motivo importante doveva aver indotto il misterioso popolo nero a fermarsi e a costruire la loro città ciclopica. Ma non possiamo immaginare cosa erano venuti a fare e che cosa cercavano....
Del resto proprio verso questo luogo sacro sembrava dirigersi la figura altrettanto mitica di Imma alla ricerca di coloro che avevano forgiato quella tcharga che aveva rivoluzionato la sua vita.
Caso strano o forse significativo, proprio nel triangolo in cui sarebbe sorta la città di Rama si trova il Musiné, la montagna che sembra segnare il punto di impatto della caduta del bolide celeste ricordata dalla tradizione ellenica attraverso il mito di Fetonte. Essa è oggi una montagna brulla e apparentemente anonima, dal colore rossiccio che tutti i torinesi possono vedere come un severo guardiano messo all' ingresso della valle.
Sormontata da una grande croce, fatta restaurare negli anni '60, dopo anni di abbandono, la montagna in questione è la "primadonna" dello scenario esoterico piemontese.
Infatti, il Musiné sembra essere il centro di una serie di eventi misteriosi e straordinari. La montagna, e tutta la zona circostante, sembra essere il punto focale delle vecchie e delle nuove credenze. Le leggende popolari del posto, tuttora ancora vive, sembrano confermare miti ancora più antichi. Parlano di arcaiche confraternite di cultori del fuoco solare capaci di fondere i metalli. Tramandano la storia del carro di Erode che fugge in cielo dal centro della montagna e di cui molti valligiani giurano di aver sentito almeno una volta il suo frastuono mentre scivola verso le nuvole.
Molti ricercatori di varie tendenze e di differenti campi concordano nel fatto che il Musiné conterrebbe segreti di ogni genere. Esperti della storia valligiana affermano che all'interno della montagna esistono numerose caverne naturali dove i vari signori medievali avrebbero nascosto i loro tesori personali. Altri, studiosi del mistero, affermano che dentro la montagna si celerebbero grotte alchemiche popolate da maghi dai poteri straordinari, rifugi in cui sopravviverebbero ancora oggi i discendenti della mitica Atlantide e basi di astronavi extraterrestri per dare una loro spiegazione alle numerose osservazioni di oggetti celesti non identificati che si vedono spesso al di sopra della montagna stessa.
Da parte loro, molte scuole esoteriche considerano ancora oggi la zona della valle di Susa e del Musiné come un vero e proprio luogo sacro. Allo stesso modo come vengono considerati sacri altri posti del nostro pianeta: le colline nere e la Big Seated Mountain degli indiani d'America, la Ayers Rock degli aborigeni australiani, il monte Tai Shan dei popoli dell'estremo oriente.
Più propriamente è il Musiné ad essere considerato come una vera e propria montagna sacra, un vero e proprio ombelico del mondo, punto di unione tra cielo e terra da cui sarebbe uscito anticamente lo spirito dell'uomo. A questa montagna sacra viene anche dato l'attributo di Hamtà, porta dimensionale, attraverso la quale, come accade ad esempio all'interno del complesso megalitico degli Alignements di Carnac o di Stonehenge, gli uomini possono comunicare con più facilità con la dimensione invisibile della Matchka e con altri mondi abitati dell'universo.
E' un dato di fatto che il Musiné sia al centro di leggende e di testimonianze insolite che coprono un vasto arco storico e che rivelano un particolare carattere di mistero che giustifica la sua fama. All'epoca dell'impero romano si dice che una maga abitasse in una grotta nascosta nella montagna dove custodiva una reliquia di Fetonte. Nel tardo medioevo, un'altra leggenda della valle riporta che dei pastorelli, mentre cercavano una pecorella perdutasi sulle pendici del Musiné, si imbatterono in un vecchio dalla barba bianca che era uscito da una porta che si era aperta nella roccia. Porta che subito dopo si era richiusa e di cui nessuno aveva poi più trovato traccia. Un' altra leggenda dell'epoca riporta invece dell'esistenza di una profonda e segreta caverna nel cuore del Musiné dove viveva un vecchio mago; quando dei ladri vi penetrarono per rubare gli immensi tesori che vi erano custoditi il mago fuggì salendo su un carro di fuoco che sparì in cielo.
Un migliaio di anni prima all'altezza del Musiné, l'imperatore Costantino, prima della sua decisiva battaglia, aveva visto apparirgli in cielo una croce luminosa con la famosa scritta "in questo segno vincerai". Forse lo stesso oggetto, un cosiddetto UFO, che in tempi recenti, nel 1970, fu visto transitare da centinaia di testimoni nel cielo sopra la città di Torino, proveniente da est e diretto proprio verso il Musiné.
E' più che mai evidente che, al di sopra di ogni possibile interpretazione di parte, il Musiné sia effettivamente al centro di tutta una serie di leggende e di testimonianze che non possono lasciarci indifferenti e che potrebbero, al contrario, portarci alla scoperta di qualche cosa di assolutamente inaspettato e straordinario.
Non si può dare una spiegazione certa alle cause che portano il Musiné al ruolo di una montagna magica e misteriosa. Si può solamente prendere atto dell' incontestabile fascino che suscita in molti ambienti culturali della regione e dello stimolo che esercita su di essi nella spinta a ricerche e prospettive che sono poste al di là di ogni possibile consuetudine e convenzione storica.
Potrebbe essere interessante stabilire la misura e la sostanza di questo stimolo occulto, tanto forte da essere stato capace di alimentare una tradizione che è riuscita a non spegnersi per tante migliaia di anni.
Sarebbe curioso e altrettanto interessante riuscire a stabilire la natura dell' oggetto che cadde nella lontana preistoria e che fu in grado di lasciare un messaggio così vivo nei secoli a venire. Forse si potrebbe dare una spiegazione a molte cose su cui oggi ci interroghiamo, e entrare in contatto con il segreto che alimenta il mito che vuole la sacralità del nostro monte e che Torino sia una città magica per eccellenza.

Dal sito : http://www.newearth.it

:)

Silvia
11-09-02, 21:08
NEL CERCHIO SACRO DELLA MONTAGNA DEGLI DEI (seconda parte)
di Giancarlo Barbadoro

La Valle di Susa sembra essere la più idonea ad esprimere la dimensione di mistero che si riflette su questi luoghi. Serbatoio inesauribile di tradizioni contadine, sede di antichi culti del fuoco e di qualche sopravvissuto rito druidico, è in grado di offrire un panorama interessante ed inquietante di un "altro" Piemonte, conosciuto a pochi e ignorato dai media ufficiali.
Una vasta zona della valle, che va da Torino a Chianocco sino alla Sacra di S. Michele, sembra circoscrivere meglio il punto focale delle vecchie e delle nuove credenze. In questo triangolo, secondo le vecchie tradizioni locali, rivalutate da archeologi del secolo scorso, sarebbe stata edificata cinque-settemila anni avanti Cristo la mitica città di Rama. Una città ciclopica che non aveva nulla da invidiare nei confronti delle vestigia di Machu Pichu, di Tihauanaco e di Bretagna.
Le narrazioni raccolte hanno evidenziato aspetti indubbiamente suggestivi. Esse raccontano di un popolo di pelle scura che sarebbe giunto da oltre l'oceano atlantico per stabilire la loro dimora nella valle. Le mura della città che costruirono erano di dimensioni gigantesche, alte decine di metri, raggiungevano e chiudevano l'intera valle in un solo complesso urbano.
I suoi abitanti erano descritti dalle popolazioni della valle di quel tempo come dei maghi che possedevano conoscenze misteriose e che scavavano incessantemente nelle viscere del Musiné per qualche motivo che conoscevano solo loro. Si racconta anche che possedevano farmaci in grado di vincere qualsiasi malattia e che erano in grado di difendersi con la forza del fulmine. Quando la terra di origine di questo misterioso popolo nero, forse la mitica Atlantide, scomparve, la città di Rama fu abbandonata. Rimasero delle scuole esoteriche di tipo contadino e di tipo metallurgico che si prefiggevano di dare una loro continuità popolare alla scienza dei signori di Rama.
I palazzi e le possenti mura della città furono progressivamente abbattute dalle culture pagane e poi cristiane che si affacciavano sulla valle, trasformate in una inaspettata e gigantesca cava di pietra pregiata. I blocchi che le costituivano furono smembrati dal complesso megalitico, come accadde per i monumenti dell'antica Roma e per i marmi che rivestivano le piramidi, per essere destinati alla costruzione dei monumenti e dei fortilizi del nuovo potere che andava comparendo.
Rimase più o meno intatto sino al primo medioevo un modesto segmento delle mura di Rama. Utilizzato dai signori della guerra del tempo per controllare il transito nella valle, diede origine al nome di un borgo della stessa valle, la Chiusa di San Michele. Poi anche questa ultima vestigia fu inghiottita e smembrata per finire nell'anonimato della storia, livellata dal cristianesimo dominante dell'epoca.
Oggi rimangono solo pochi rari segni della presenza di Rama, qualche tempio di tipo megalitico, molte "ruote solari" nella forma della proto croce celtica e comune presso le popolazioni pellerossa nordamericane come "medicine wheel", strani sarcofagi di pietra con dentro scheletri di tre metri e bassi complessi di pietra che non sembrano servire a qualcosa.
Noi rimaniamo oggi con quesiti di difficile soluzione. E' evidente che, come sarebbe poi avvenuto a posteriori per gli altri popoli già citati che venivano in pellegrinaggio da lontani paesi, qualche motivo importante doveva aver indotto il misterioso popolo nero a fermarsi e a costruire la loro città ciclopica. Ma non possiamo immaginare cosa erano venuti a fare e che cosa cercavano....
Del resto proprio verso questo luogo sacro sembrava dirigersi la figura altrettanto mitica di Imma alla ricerca di coloro che avevano forgiato quella tcharga che aveva rivoluzionato la sua vita.
Caso strano o forse significativo, proprio nel triangolo in cui sarebbe sorta la città di Rama si trova il Musiné, la montagna che sembra segnare il punto di impatto della caduta del bolide celeste ricordata dalla tradizione ellenica attraverso il mito di Fetonte. Essa è oggi una montagna brulla e apparentemente anonima, dal colore rossiccio che tutti i torinesi possono vedere come un severo guardiano messo all' ingresso della valle.
Sormontata da una grande croce, fatta restaurare negli anni '60, dopo anni di abbandono, la montagna in questione è la "primadonna" dello scenario esoterico piemontese.
Infatti, il Musiné sembra essere il centro di una serie di eventi misteriosi e straordinari. La montagna, e tutta la zona circostante, sembra essere il punto focale delle vecchie e delle nuove credenze. Le leggende popolari del posto, tuttora ancora vive, sembrano confermare miti ancora più antichi. Parlano di arcaiche confraternite di cultori del fuoco solare capaci di fondere i metalli. Tramandano la storia del carro di Erode che fugge in cielo dal centro della montagna e di cui molti valligiani giurano di aver sentito almeno una volta il suo frastuono mentre scivola verso le nuvole.
Molti ricercatori di varie tendenze e di differenti campi concordano nel fatto che il Musiné conterrebbe segreti di ogni genere. Esperti della storia valligiana affermano che all'interno della montagna esistono numerose caverne naturali dove i vari signori medievali avrebbero nascosto i loro tesori personali. Altri, studiosi del mistero, affermano che dentro la montagna si celerebbero grotte alchemiche popolate da maghi dai poteri straordinari, rifugi in cui sopravviverebbero ancora oggi i discendenti della mitica Atlantide e basi di astronavi extraterrestri per dare una loro spiegazione alle numerose osservazioni di oggetti celesti non identificati che si vedono spesso al di sopra della montagna stessa.
Da parte loro, molte scuole esoteriche considerano ancora oggi la zona della valle di Susa e del Musiné come un vero e proprio luogo sacro. Allo stesso modo come vengono considerati sacri altri posti del nostro pianeta: le colline nere e la Big Seated Mountain degli indiani d'America, la Ayers Rock degli aborigeni australiani, il monte Tai Shan dei popoli dell'estremo oriente.
Più propriamente è il Musiné ad essere considerato come una vera e propria montagna sacra, un vero e proprio ombelico del mondo, punto di unione tra cielo e terra da cui sarebbe uscito anticamente lo spirito dell'uomo. A questa montagna sacra viene anche dato l'attributo di Hamtà, porta dimensionale, attraverso la quale, come accade ad esempio all'interno del complesso megalitico degli Alignements di Carnac o di Stonehenge, gli uomini possono comunicare con più facilità con la dimensione invisibile della Matchka e con altri mondi abitati dell'universo.
E' un dato di fatto che il Musiné sia al centro di leggende e di testimonianze insolite che coprono un vasto arco storico e che rivelano un particolare carattere di mistero che giustifica la sua fama. All'epoca dell'impero romano si dice che una maga abitasse in una grotta nascosta nella montagna dove custodiva una reliquia di Fetonte. Nel tardo medioevo, un'altra leggenda della valle riporta che dei pastorelli, mentre cercavano una pecorella perdutasi sulle pendici del Musiné, si imbatterono in un vecchio dalla barba bianca che era uscito da una porta che si era aperta nella roccia. Porta che subito dopo si era richiusa e di cui nessuno aveva poi più trovato traccia. Un' altra leggenda dell'epoca riporta invece dell'esistenza di una profonda e segreta caverna nel cuore del Musiné dove viveva un vecchio mago; quando dei ladri vi penetrarono per rubare gli immensi tesori che vi erano custoditi il mago fuggì salendo su un carro di fuoco che sparì in cielo.
Un migliaio di anni prima all'altezza del Musiné, l'imperatore Costantino, prima della sua decisiva battaglia, aveva visto apparirgli in cielo una croce luminosa con la famosa scritta "in questo segno vincerai". Forse lo stesso oggetto, un cosiddetto UFO, che in tempi recenti, nel 1970, fu visto transitare da centinaia di testimoni nel cielo sopra la città di Torino, proveniente da est e diretto proprio verso il Musiné.
E' più che mai evidente che, al di sopra di ogni possibile interpretazione di parte, il Musiné sia effettivamente al centro di tutta una serie di leggende e di testimonianze che non possono lasciarci indifferenti e che potrebbero, al contrario, portarci alla scoperta di qualche cosa di assolutamente inaspettato e straordinario.
Non si può dare una spiegazione certa alle cause che portano il Musiné al ruolo di una montagna magica e misteriosa. Si può solamente prendere atto dell' incontestabile fascino che suscita in molti ambienti culturali della regione e dello stimolo che esercita su di essi nella spinta a ricerche e prospettive che sono poste al di là di ogni possibile consuetudine e convenzione storica.
Potrebbe essere interessante stabilire la misura e la sostanza di questo stimolo occulto, tanto forte da essere stato capace di alimentare una tradizione che è riuscita a non spegnersi per tante migliaia di anni.
Sarebbe curioso e altrettanto interessante riuscire a stabilire la natura dell' oggetto che cadde nella lontana preistoria e che fu in grado di lasciare un messaggio così vivo nei secoli a venire. Forse si potrebbe dare una spiegazione a molte cose su cui oggi ci interroghiamo, e entrare in contatto con il segreto che alimenta il mito che vuole la sacralità del nostro monte e che Torino sia una città magica per eccellenza.

Dal sito : http://www.newearth.it

:)

Felix (POL)
12-09-02, 07:30
avevo letto molto tempo fa sia Torino magica che Musiné magico. Allora li ritenni suggestivi, anche se un po' superficiali. Oggi non darei il minimo credito a quei libri. Il Musiné lo conosco bene e non mi è mai parso "magico": una montagna come tante altre...

saluti

Felix (POL)
12-09-02, 07:30
avevo letto molto tempo fa sia Torino magica che Musiné magico. Allora li ritenni suggestivi, anche se un po' superficiali. Oggi non darei il minimo credito a quei libri. Il Musiné lo conosco bene e non mi è mai parso "magico": una montagna come tante altre...

saluti

Nebbia
12-09-02, 14:50
Parlai di queste cose proprio nel mese di maggio all'interno del forum arte e sigh il thread fu del tutto ignorato.
Le vostre considerazioni sono interessanti, che ne dite di intervenire sul thread in questione?

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=11626

Nebbia
12-09-02, 14:50
Parlai di queste cose proprio nel mese di maggio all'interno del forum arte e sigh il thread fu del tutto ignorato.
Le vostre considerazioni sono interessanti, che ne dite di intervenire sul thread in questione?

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=11626

antimes(88)
12-09-02, 18:44
Originally posted by Felix
avevo letto molto tempo fa sia Torino magica che Musiné magico. Allora li ritenni suggestivi, anche se un po' superficiali. Oggi non darei il minimo credito a quei libri. Il Musiné lo conosco bene e non mi è mai parso "magico": una montagna come tante altre...

saluti

i libri della Dembech sono senz'altro superficiali e conditi da vene "new age" che nn si addicono ad uno studio serio e Tradizionale. Il Musinè, così come Torino, non va osservato per trovare UFO o linee energetiche, ma piuttosto per studiarne il lato veramente esoterico (cito ad esempio la distruzione della città di Rama, e con essa il simbolismo dicotomico tra Toro -API- ed Ariete -RAM-, presente nelle culture iperboree)...
Poi certo che così sembra solo un ciulo di sassi,rovi e vipere!
Ciao.

antimes(88)
12-09-02, 18:44
Originally posted by Felix
avevo letto molto tempo fa sia Torino magica che Musiné magico. Allora li ritenni suggestivi, anche se un po' superficiali. Oggi non darei il minimo credito a quei libri. Il Musiné lo conosco bene e non mi è mai parso "magico": una montagna come tante altre...

saluti

i libri della Dembech sono senz'altro superficiali e conditi da vene "new age" che nn si addicono ad uno studio serio e Tradizionale. Il Musinè, così come Torino, non va osservato per trovare UFO o linee energetiche, ma piuttosto per studiarne il lato veramente esoterico (cito ad esempio la distruzione della città di Rama, e con essa il simbolismo dicotomico tra Toro -API- ed Ariete -RAM-, presente nelle culture iperboree)...
Poi certo che così sembra solo un ciulo di sassi,rovi e vipere!
Ciao.

Silvia
19-11-02, 21:49
LA LAPIDE DI NOSTRADAMUS

Nostradamus è ancora oggi una presenza avvolta dal mistero. Visse nel 1500, viaggiò moltissimo ed esercitò la professione di medico, ma fu anche astrologo, matematico, astronomo, erborista, alchimista e scrittore. E fu un profeta, anche se molto nebuloso.
Arrivò a Torino nel 1556 ufficialmente per visitare Margherita di Valois, moglie del Duca Emanuele Filiberto di Savoia e già avanti negli anni, tanto da non poter dare un erede che avrebbe permesso al Duca il suo rientro a Torino, secondo il trattato di Chateau Cambresis. Nostradamus aveva infatti la fama di preparare un olio miracoloso in grado di combattere la sterilità dell’uomo e della donna, e venne a tale scopo ospitato con discrezione nella villa La Vittoria denominata in seguito Il Morozzo.
Al Duca, Nostradamus predisse la nascita dell’erede e ne specificò anche il nome, Carlo Emanuele, che sarebbe diventato il più grande capitano del suo tempo. Predisse anche che sarebbe morto "quando un nove si troverà davanti a un sette": Carlo Emanuele morì infatti a 69 anni, prima di compierne 70, e la profezia si avverò.
La Domus Morozzo che ospitò Nostradamus si trovava all’inizio dell’odierna via Michele Lessona. Ridotta a rudere fu ulteriormente devastata da un incendio e fino al 1983 ne rimaneva ancora in piedi un muro, poi le ruspe del Comune lo abbatterono e tutta l’area è diventata un giardino pubblico. Sembra comunque che la lapide non sia andata distrutta insieme con tutto l’edificio, ma sopravviva in una casa torinese il cui indirizzo è mantenuto ovviamente segreto.
Intorno al 1970 si parlò molto di una lapide che Nostradamus lasciò a ricordo del suo passaggio e che avrebbe dovuto contenere un significato magico. Da studi fatti da fotografie scattate quando ancora l’edificio era una villa qualcuno ne ricostruì il testo, davvero molto sibillino:

I556
Nostre Damus a loge ici
On il ha le paradis lenfer
Le purgatoire ie ma pelle
La victoire qvi mhonore
Avrala gloire qvi me
Meprise ovra la
Rvine hntiere

Il testo della lapide e' scritto in una lingua provenzale molto rimaneggiata, che evidentemente cela un messaggio, e può essere tradotta così: I556 - Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, L’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria. Chi mi onora avrà la gloria; chi mi disprezza avrà la rovina intera.
Il significato esplicito si riferisce ai terreni circostanti la tenuta, denominati Paradiso, Inferno e Purgatorio. Vittoria è il nome della proprietaria della villa nel 1556.
Sul significato nascosto, nessuno ancora ha trovato la chiave di lettura, ma Nostradamus stesso, nella quartina III.94 delle Centurie, ci dice che verrà scoperto un metodo che farà chiarezza. Si è quindi portati a pensare che esista una specie d’ipotetica Stele di Rosetta “nostradamica”, e potrebbe trattarsi proprio della lapide della Domus Morozzo. A questa, a quanto pare, si puo applicare un sistema cabalistico, scoperto nel 1992 dall'analista programmatore informatico (della Polizia di Stato di Roma) Ottavio Cesare Ramotti. Estraendo le lettere nell'ordine 1-5-5-6 a cominciare dalla I della prima cifra che in realtà è una lettera, ma saltando le altre tre, esce fuori la lettura nascosta. La quinta è una T, poi una A, poi uno spazio, quindi una L e così via. Con il computer lo si fa in un battibaleno: bisogna girare le cifre della data per quattro volte in un senso e per quattro nell'altro e poi ci sono alcune altre regolette che si scoprono con un pò di veloci esperimenti sul nostro pc ( :confused: ).

Questa la traduzione secondo Ramotti:

ITALIA hA SERVO Ed E'A TOrino qUi Onore ed AUGE MI VA .
RESTA AI I.mi PASsi , fa POI PATrian , Qui Onore AvrA'
E PROLE Ed OnDA A vENIr . I FATI dEL TeMpo HAn dA dIR

Ma il primo a studiare attentamente la lapide della Domus Morozzo è stato il torinese Renuccio Boscolo, che probabilmente trovo' un metodo di decrittazione consistente nel procedere alla lettura seguendo una spirale controraria, metodo che in realtà Renuccio Boscolo non ha mai spiegato, ma che può essere facilmente ipotizzato, se leggiamo partendo in senso opposto dalla parola "ICI" (qui = palindromo leggibile in entrambi sensi).

Qui (http://members.tripod.com/~red_turtle/lapide.html) una ricostruzione pittorica della lapide e i diversi tentativi di decifrazione.

Liberamente tratto dal sito http://gioco.net/ifdm/ifdmtorino/index.htm

:)

hessler
20-11-02, 14:48
ho conosciuto personalmente GIUDITTA DEMBEK, ho partecipato alle sue conferenze all isituto delle MATIVAZIONI, ho partecipato alle meditazioni del WESAK, ascoltavo le sue trasmissioni alla radio, fino a quando non ha fatto capire la sua venalita', la sua smania di protagonismo. dice cose che ha scopiazzato da altre fonti, riguardo a cio' che si diceva della straordinaria persona che fu GUSTAVO ADOLFO ROL e' tutto vero, si considerava la sua discepola prediletta. una sera, in radio, spaccio' per la voce di ROL registrata un confuso borbottio. riguardo ai suoi libri, molte cose sono vere, riguardo al magnetisomo di certi luoghi; pero' da qui a considerare TORINO come un incrocio di energie ce ne passa. mi offende anche la denominazione di CITTA' SATANICA!:mad: certo, la mia citta' offre un vasto campionario di cose negative, ma e' anche la citta' di grandi SANTI impegnati nel bene (DON BOSCO; FRANCESCO FAA DI BRUNO; LA MARCHESA BAROLO; IL COTTOLENGO; ETC) esiste il male, ma anche tante persone che operano, ed in silenzio, per il BENE. la balla che TORINO fu fondata dagli EGIZI:D ;GIUDITTA:::: per piacere!!!

Tomás de Torquemada
21-11-02, 04:12
Originally posted by hessler
certo, la mia citta' offre un vasto campionario di cose negative, ma e' anche la citta' di grandi SANTI impegnati nel bene (DON BOSCO; FRANCESCO FAA DI BRUNO; LA MARCHESA BAROLO; IL COTTOLENGO; ETC) esiste il male, ma anche tante persone che operano, ed in silenzio, per il BENE.

Infatti, come già ricordato, Torino è parte sia del "triangolo magico" positivo (Torino-Lione-Praga) sia di quello negativo (Torino-Londra-San Francisco)... :)

Ciao.

Tomás de Torquemada
15-06-03, 17:55
Fantasmi di Torino

http://www.fantasmitalia.it/torino.htm

Silvia
18-06-03, 13:25
Ho notato che il sito www.fantasmitalia.it ha dimenticato di citare il Castello della Rotta, che viene considerato uno dei luoghi più infestati d'Italia... Provvedo io... :)

Il Castello della Rotta, sorto a Villastellone (un paesino vicino a Torino) come mansio romana nel I° secolo d.C., venne costruito appositamente nel punto d'incontro di particolari linee di forza magnetiche terrestri e orientato in base alla posizione del sole, della luna e dei pianeti.
Sembrerebbero proprio queste caratteristiche a facilitare i fenomeni di apparizioni fantomatiche. E non è solo la gente comune a testimoniare il verificarsi di fatti insoliti presso questa antica costruzione: parapsicologi, sensitivi e medium hanno potuto fotografare, contattare e quindi provare con mano l'esistenza di queste manifestazioni. Maria e Alberto Fenoglio hanno pubblicato nel loro libro "Guida ai fantasmi d'Italia" foto e descrizioni dei fantasmi che appaiono in questo luogo e che sono tra i più caratteristici.

Davanti al portone d'ingresso c’è chi ha visto apparire il fantasma di un cavaliere a cavallo che vaga con la propria testa sotto il braccio. Nelle vicinanze della cappella, è possibile scorgere lo spettro di un monaco mentre prega inginocchiato sul terreno. Dal balcone del terzo piano, si può vedere il fantasma di una donna che, secondo alcune testimonianze, sembra abbia addirittura parlato con delle persone giunte casualmente davanti all'edificio. Durante l'inverno, chi viaggia in macchina sulla strada che passa accanto al castello può vedere una misteriosa dama vestita di nero passeggiare nella campagna per poi svanire nel nulla. Altre figure che appaiono sempre in modo poco visibile e nebuloso sembrano appartenere a religiosi vissuti probabilmente nel luogo. Ma il fenomeno più inquietante è senz'altro quello che si verifica nella notte tra il 12 ed il 13 di giugno, quando si vede addirittura una processione di spettri dirigersi verso il maniero.

Molti spiritisti hanno avuto modo di visitare il castello e uno di questi, un medium di Monza, sarebbe caduto in una trance profonda durante la quale avrebbe eseguito dei disegni in cui appaiono luoghi nascosti, e cioè gallerie, stanze segrete e sotterranei, protetti alla vista e all'accesso da strutture murarie costruite proprio a questo scopo. Purtroppo le condizioni precarie dell'intera costruzione impediscono la ricerca dei luoghi "svelati" medianicamente dalle entità del luogo, infatti il castello è semi-diroccato e ogni scavo o abbattimento di mura determinerebbe dei crolli nella struttura. L'esistenza di queste zone nascoste è comunque stata accertata dal confronto con alcune vecchie mappe che riscontrano ciò che appare nei disegni medianici.

Liberamente tratto dai siti http://utenti.lycos.it/Alalka/ e www.creepynet.com

Silvia
31-01-04, 00:05
Per gli appassionati di magia, Torino è senza dubbio il centro italiano dell’occulto. Le sue piazze sono, da sempre, teatro di fenomeni inspiegabili e di eventi soprannaturali. Perché maghi e profeti di ogni tempo hanno scelto di vivere proprio qui? La risposta potrebbe oggi venire da una nuova e affascinante ipotesi sulla geometria della città, una risposta fatta di raggi laser.

Secondo alcuni storici, Torino fu fondata dagli antichi Egizi: Fetonte, figlio di Iside, avrebbe scelto l’incrocio sacro tra i due fiumi (la Dora e il Po) per erigere un centro di culto al dio Api, proprio il dio-Toro. Torino sarebbe inoltre il vertice dei due triangoli geografici individuati dagli studiosi di esoterismo: quello di magia bianca che la legherebbe a Praga e a Lione e quello di magia nera che la congiungerebbe a Londra e a San Francisco. Ma non è tutto: la sua pianta romana pone le quattro porte d’ingresso in corrispondenza dei quattro punti cardinali e tutta la città è allineata sul 45° parallelo, segnato dall’obelisco che domina Piazza Statuto.

Piazza Statuto è uno dei numerosi punti magici della città: proprio a pochi metri da qui visse Nostradamus. La piazza sorge sopra l’ultima necropoli romana, un’antica “città dei morti” e successivamente, per secoli, ospitò il cruento patibolo di Torino.

La magia positiva di Torino si snoda dal cuore bianco di piazza Castello alla fontana dei Tritoni, dal duomo che custodisce la sacra Sindone alla Grande Madre, dove una delle due statue esterne indicherebbe il luogo dove riposerebbe il Graal, fino alla Mole, che indica il cielo. Nessun edificio di Torino sembra essere stato costruito a caso: è come se tutta la città obbedisse ad un unico, misterioso progetto.

Un architetto austriaco sembra però, oggi, aver trovato una chiave per decifrare questo invisibile disegno. Le cinque residenze sabaude se collegate fra loro formano una stella e ognuno di questi luoghi nasconde una storia inquietante. La basilica di Superga, che ospita le tombe dei Savoia, fu il luogo del drammatico disastro aereo in cui perse la vita l’intera squadra del Torino. Il castello di Moncalieri, invece, fu una delle sedi dei cavalieri Templari, i custodi del Santo Graal.

I 5 luoghi corrispondono architettonicamente ai 5 elementi del cerchio costruttivo: Superga-terra, Moncalieri-metallo, Stupinigi-acqua, Rivoli-aria, Venaria-fuoco.

Il progetto studiato dall’architetto Muller prevede che da ognuno dei 5 vertici venga acceso un raggio laser. I 5 laser, incontrandosi in cielo, disegnerebbero allora una stella a 5 punte che dominerebbe l’intera città di Torino. Ma la stella a 5 punte è un chiaro simbolo esoterico: cosa nasconde questa inquietante coincidenza?

L’uomo vive in un recinto ben definito, incastrato in un quadrilatero, fra due linee, fra le coordinate del tempo (asse Superga-Rivoli) e dello spazio (asse Moncalieri-Stupinigi). L’elevazione della stella, è simbolicamente la chiave per una nuova cultura, in cui l’uomo è in contatto con la propria parte spirituale (il triangolo verso Venaria)

Ma questa nuova teoria è in grado di spiegare perché proprio a Torino abbiano scelto di vivere i più grandi personaggi esoterici della Storia? Era questo il tesoro spirituale, a cui ambivano maghi e profeti giunti qui da tutta Europa?

Dagli alchimisti Paracelso e Fulcanelli al leggendario Cagliostro, dal filosofo Friederick Nietzche ai medici John Dee e Cesare Lombroso, dall’immortale Conte di Saint Germain al famoso sensitivo Gustavo Rol. Tutti scelsero di abitare a Torino. Nostradamus vi giunse nel 1556 e visse nella “Domus Morozzo”, devastata poi in un incendio. Tra le fiamme bruciò anche una misteriosa incisione lasciata dal profeta di Saint-Remy: "Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, L’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria. Chi mi onora avrà la gloria; chi mi disprezza avrà la rovina intera". Secondo alcuni studiosi, è in questi versi che sarebbe nascosta la chiave per decifrare tutte le quartine di Nostradamus

Torino appare insomma come un complicato puzzle di storie, luoghi e leggende. Ma, come in ogni puzzle che si rispetti, ogni tessera deve avere un ruolo preciso e unico.
Che la soluzione sia proprio in una stella laser proiettata nel cielo?

Dal sito www.voyager.rai.it

http://silviauno.supereva.it/vari/statuto1916.jpg
Piazza Statuto in una cartolina del 1916

chirone
28-06-06, 12:33
Dal sito: http://www.popobawa.it/itinerari/


Il Mistero della Fontana Angelica

Può sembrare un caso, ma in realtà tutto quanto si respira di magico nella città di Torino è dovuto a simboli esoterici nascosti, tramandati nei secoli da architetti e scultori.
Uno degli esempi più sintomatici è rappresentato dalla Fontana Angelica di Piazza Solferino, dove - per i pochi iniziati - esiste tutta una tradizione legata alla massoneria. Storicamente la fontana era stata richiesta al Comune dal Grand’Ufficiale Pietro Bajnotti a ricordo dei propri genitori, e avrebbe dovuto essere collocata di fronte al Duomo. In chiave esoterica la scelta di spostarla dove si trova oggi fu sbagliata, perché la fontana ha perso l’orientamento verso Est.

La Fontana Angelica è composta da quattro gruppi di statue appoggiati a basi di granito: ai lati ci sono due gruppi femminili, la Primavera e l'Estate; al centro in posizione più alta si trovano due figure maschili che versano acqua da un otre, l'Autunno e l'Inverno. La Primavera è seduta su un mantello di fiori e con una mano accarezza un bimbo che lancia nell'aria uno stormo di rondini; alle loro spalle c'è un altro bambino che solleva il mantello dove è seduta la donna. L'Estate è sul lato destro appoggiata a fasci di spighe e vicino ha un bimbo che sorregge una ghirlanda piena di mele, pere ed uva. L'Autunno, giovane, è appoggiato alla chiglia di una nave e nasconde in una mano una rosa un po' appassita; la figura è avvolta da una ghirlanda di melograni e sull'altro lato vi è un bambino che gioca con ananas, banane e pannocchie. L'Inverno è una figura barbuta e corrucciata, appoggiata ad un ceppo di quercia dai rami spogli e nodosi; la sua mano afferra l'otre a forma di ariete, poggiato ad un'aquila con una sola ala aperta. Sul lato posteriore si trova un bimbo sorridente con i capelli disposti a raggiera; un altro bimbo gli offre un grosso pesce, mentre un terzo gioca con una ghirlanda di pigne.
Molti hanno provato a rivisitarla in chiave esoterica e vi hanno riscontrato i seguenti elementi magici: L'Inverno insieme con l'Autunno, rappresenta i giganti Boaz e Jaquim, i due sostenitori delle colonne d'Ercole, i guardiani della soglia che immette nell'eternita'. Boaz è anche il termine con il quale si definisce il primo grado di iniziazione compiuto dal neofita per ascendere ai 33 gradini delle logge massoniche. Jaquim rappresenta la perfezione, la luce, la conoscenza, mentre Boaz le tenebre e l'ignoranza. La conoscenza è simboleggiata dall'acqua che i due personaggi versano dagli otri, mentre questi ultimi sono due simboli astrologici: l'acquario è l'età verso cui si avvicina l'umanità, e l'ariete il segno sotto il quale si trova l'Italia.
Le due figure maschili rappresentano anche Osiride, la più antica divinità egizia, le figure femminili rappresentano Iside, sua sposa e sorella. Ma le due donne simboleggiano anche i due aspetti dell'amore, quello sacro (Primavera) e quello profano (Estate), e anche la Virtù contrapposta al Vizio.

Sembra che la Fontana Angelica nasconda un altro segreto legato alla disposizione dei blocchi di granito; guardando la fontana con attenzione si nota che fra le due figure maschili sono divise da un varco rettangolare.Il varco in questione rappresenterebbe la soglia invalicabile per i profani oltre la quale si entra in una dimensione sconosciuta, per accedere al di là delle colonne d'Ercole. E' l'ingresso alla Caverna Luminosa in cui sono custoditi i misteri alchemici che regolano tutto il mondo.

http://silviauno.supereva.it/vari/fangelica.jpg (http://silviauno.supereva.it/vari/fangelica.jpg)

Grazie per il contributo. Ne hanno parlato anche in una puntata di Superquarq