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S. M. Ejzenstejn
25-03-02, 23:53
Aveva già vinto l'oscar per JFK nel 1992 ma aveva avuto altre due nomination nel 1998 e nel 2001 per Will Hunting - Genio ribelle e Il Gladiatore, Pietro Scalia, nato nel 1960 a Catania e successivamente trasferitosi prima in svizzera e poi negli USA dove diventa montatore in una scuola di Los Angeles: "Ho capito che con la giusta miscela d'immagini e di suoni potevo creare emozioni. E' un potere che appartiene solo ed esclusivamente a quest'arte, al cinema".

Registi come Bernardo Bertolucci e Oliver Ston, Sam Raimi e Ridley Scott, lo considerano un talento insostituibile nell'arte di giustapporre le immagini ma pochi sanno che qualche hanno fa, Scalia, stava per esordire come regista proprio in Italia.

Black Hawk Down, diretto da Ridley Scott, narra la storia dei rangers americani in missione nel centro di Mogadiscio, in Somalia, per arrestare due esponenti del clan di Mohamed Farrah Aidid, uno dei signori della guerra somala. La missione finisce in tragedia: alcuni elicotteri 'Black Hawk' vengono abbattuti e decine di soldati perdono la vita, insieme a centinaia di somali.

La specialità di Scalia sembra quellla di spaere assemblare il materiale già al suo arrivo dopo le riprese e di organizzare una moltitudine di inquadrature intorno a numerosi focolai d'azione offrendo ai registi una molteplicità di soluzioni in grado di esaltare al massimo il loro lavoro.

Per il film di Scott, Scalia, viste le esigenze della produzione, ha terminato il montaggio a tempo di record: "Avevamo finito il primo montaggio la terza settimana di agosto e quando lo abbiamo mostrato ai produttori è subito piaciuto molto. Stavo lavorando ad alcuni particolari quando è accaduta la tragedia dell'11 Settembre. Ai primi di ottobre è stato deciso di anticipare l'uscita del film e in dieci settimane abbiamo dovuto fare il lavoro che di solito si fa in quattro mesi. Abbiamo vissuto situazioni complicate: il racconto richiedeva un ritmo d'azione rapidissimo, senza pause. In più, Scott ama lavorare con tante cineprese contemporaneamente, anche 11 allo stesso tempo, per riprendere la scena da ogni possibile angolazione, e non ha usato molti effetti digitali. Quindi, il mio lavoro è stato ancora più complicato".

Il suo lavoro, in un settore di altissima competizione nell'industria americana, testimonia ancora una volta il fatto che l'uso e il progresso delle nuove tecnologie, soprattutto in un settore ad altissima rilevanza della tecnica come quello dell'edizione, possono essere padroneggiate da una capacità individuale in grado di fare la differenza anche tra prodotti industriali altamente standardizzati.


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Nato in Sicilia il 17 marzo 1960, Pietro Scalia è cresciuto in Svizzera e molto presto si è trasferito a Los Angeles per frequentare l’UCLA Film School. Ottenuto il Master of Fine Arts della prestigiosa università californiana, Scalia ha iniziato a lavorare come assistente al montaggio nei film I diffidenti (1987), di Andrej Konchalovskij, Wall Street (1987) e Talk Radio (1988), di Oliver Stone. Nel 1989, Pietro Scalia è associate editor di un altro film di Oliver Stone, Nato il quattro di luglio, che fa vincere l’Oscar a David Brenner e Joe Hutshing. Dopo un’altra collaborazione, nel film The Doors (1991), Oliver Stone affida l’editing di JFK – Un caso ancora aperto (1991) a Joe Hutshing e Pietro Scalia, che vincono l’Academy Award per il miglior montaggio. Poi, Pietro Scalia monta Piccolo Buddha (1993) di Bernardo Bertolucci, Pronti a morire (1995) di Sam Raimi e Io ballo da sola (1996).
Nel 1997, il montatore italiano lavora con Gus Van Sant nel film sceneggiato da Matt Damon e Ben Affleck Will Hunting – Genio ribelle (per il quale ottiene un’altra nomination all’Oscar) e inizia la sua collaborazione con Ridley Scott nel pessimo Soldato Jane, interpretato da Demi Moore. Dopo il montaggio del film di Che-Kirk Wong Il grande colpo (1998) e di Scherzi del cuore (1998), di Willard Carroll, Scalia ha curato l’editing di altri due film di Ridley Scott: Il gladiatore (candidato all’Oscar per il montaggio) e il recentissimo Hannibal (2001).