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pietro
26-03-02, 10:38
Polo spaccato sulle accuse ai sindacati


Oggi vertice in via del Plebiscito. Berlusconi furente. An e centrististi vogliono regolare definitivamente i conti con Bossi dopo che il Senatùr ha rialzato il tiro: "Brigatisti figli della protesta sindacale".


L'ULIVO: governo ostaggio dei falchi

ROMA - Questa volta non sarà il solito pranzo col Cavaliere conciliante che tenta di tenere unite le due anime della coalizione, An e Ccd-Cdu da una parte, e Bossi, Tremonti e i falchi dall'altra. No, quello che oggi si svolgerà in via del plebiscito non potrà essere il solito, rituale chiarimento di maggioranza. La rottura del tavolo coi sindacati dopo le dichiarazioni di Martino, Bossi e Sacconi che hanno parlato di contiguità fra terrorismo e ambienti sindacali questa ha madato davvero su tutte le furie Silvio Berlusconi. Fini è nero di rabbia e ha intenzione di chiedere un chiarimento finale con Bossi. I centristi irinozzano e dicono, con Follini, che qualcuno deve andare oltre "la pagine tre del manuale del dirigente politico" e lanciano un avvertimento: non può durare molto il governo che tenga un Paese per troppo tempo in questo stato di tensione.

Insomma, questa volta pare proprio che An e centristi non intendano lasciar ulteriormente passare altra acque sotto i ponti di una chiarimento che dovrà essere davvero definitivo. Anche perché, a rinfocolare le polemiche, ci sio è messo ieri sera Bossi rinnovando le accuse che già avevano provocato una tempesta.

irmente Inutile negarlo: i telefoni nelle stanze della Casa della libertà sono stati roventi per tutto ieri. Da quando cioè è parso evidente che le sortite estemporanee di tre membri, anche autorevoli, del governo stavano sgretolando in un colpo solo almeno cinque giorni di strategia oculata e faticosa.

Ma come? (si è probabilmente chiesto Gianfranco Fini, quando ha visto che Sergio Cofferati coglieva al volo l'assist che gli fornivano Martino, Bossi Sacconi), sudiamo sette camicie per offrire a Cisl e Uil, la possibilità di smarcarsi dalla Cgil; riusciamo in un certo senso a "costringere" tutti i sindacati a sedersi domani ad un tavolo con noi senza cedere preliminarmente sul fatidico articolo 18; e quelli che fanno? Dicono proprio oggi che scendere in piazza e incostituzionale; e che in fin dei conti Marco Biagi l'ha ammazzato la stessa gente che sabato sfilava per le vie di Roma? E come se non bastasse ci si mette anche Umberto Bossi che dopo una giornata ad alta tensione attacca di nuovo a testa bassa il sindacato. Lo accusa di raccontare "un sacco di menzogne nelle fabbriche, sui giornali e alla televisione''. Di creare un clima di esasperata protesta che è la culla di un terrorismo che "è di sinistra e minaccia addirittura di fermare il federalismo, cioè è contro la Padania e i padani".

Quanto basta per far venire ai moderati del Polo il mal di testa. E poi queste stesse domande, piene di irata perplessità, devono essere state girate verosimilmente subito al Presidente del Consiglio. Il quale nel frattempo ha cercato, con modesti risultati in verità, di tamponare la situazione attraverso il suo portavoce Paolo Bonaiuti.

E in effetti il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ce l'ha messa tutta per spargere schiumogeno sul fuoco delle polemiche, quando ha sottolineato in una nota di Palazzo Chigi che ''l'incontro di domani con le parti sociali rientra in quello spirito costruttivo e concreto di dialogo che ci ha sempre animato e che ci anima. Un dialogo con tutti (e naturalmente anche con la Cgil, la Cisl e la Uil) al di sopra e a dispetto di tutte le polemiche''. Ed è lodevole che sempre Bonaiuti abbia poi cercato di ancorarsi alle dichiarazioni fresche di giornata del capo dello Stato, quando ha aggiunto che "in questo spirito facciamo nostro l'appello del Presidente della Repubblica Ciampi per una dialettica sempre costruttiva, auspicando che tale atteggiamento venga condiviso da tutte le parti politiche e sociali''.

Ma il fatto è che poco dopo ci pensa il portavoce di Alleanza Nazionale, Mario Landolfi, a chiarire che il partito del vicepremier (e non solo quello) è quantomeno irritato. E che considera quelli di Martino, Bossi e Sacconi "eccessi verbali contro i sindacati compiti senza rendersi conto di danneggiare innanzitutto l'esecutivo''.
Berlusconi del resto sa benissimo da solo sin dall'inizio della mattinata, che ci vuole al più presto un gesto, una dichiarazione, una presa di posizione che riesca a realizzare un'ardua quadratura del cerchio. Che riesca in sostanza da un lato a chiedere scusa a Cofferati senza fare alcuna retromarcia politica, e dall'altro a dissociare l'esecutivo da quanto affermato da Martino e gli altri senza sbugiardarli clamorosamente.

Compito non facile che nel frattempo i centristi del Biancofiore non perdono occasione per ricordargli pubblicamente. Con una puntualità al confine fra il sano tempismo politico e l'opportunismo quasi petulante. E' infatti Marco Follini, Presidente del Ccd, a chiedere nel pomeriggio che il Presidente del Consiglio intervenga "per riportare il confronto politico e sociale sul terreno liberale del rispetto delle persone e delle opinioni". E d'altronde: perché il partito che più di tutti nel centrodestra cerca di accreditarsi da mesi come mediatore principe sui temi del lavoro con i sindacati dovrebbe lasciarsi sfuggire l'occasione per recitare il ruolo del gran moderato?

A quel punto la palla passa al Premier. Che sa di non poter certo tornare a rivolgersi agli italiani via etere a soli tre giorni dall'ultima sortita mediatica. Ma deve d'altro canto mandare un qualche segnale pacificatore. E difatti nel tardo pomeriggio arriva la prevedibile nota ufficiale della Presidenza del Consiglio che (come in una estenuante e tesissima partita di poker) cerca il contro-rilancio. Evidenzia infatti con bizantina arte diplomatica come il fatto stesso di voler dialogare con la Triplice sindacale dimostra che il governo non la considera affatto collusa in qualche misura col terrorismo. Il che non basta però a salvare l'incontro fra le parti sociali di domani.
A questo punto qualcuno sussurra che una bella e ampia intervista chiarificatrice ad un grande quotidiano che esca domani mattina potrebbe ottenere forse migliori risultati. O quantomeno limitare i danni fatti da chi ha voluto esternare forse a torto o forse a ragione; ma sicuramente nel momento peggiore possibile.


(26 MARZO 2002, ORE 09:11)