Pieffebi
27-03-02, 14:24
da www.corriere.it :
"Tre ministeri sotto tiro I nuovi piani di Br e Nta
Il rapporto degli investigatori a Scajola Anche obiettivi stranieri nel mirino
ROMA - «Siete voi stessi a dirmi che i rischi di nuove azioni esistono e sono gravi. Io apprezzo il vostro lavoro, ma vi chiedo il massimo sforzo. Perché bisogna prenderli, il prima possibile». La scorsa settimana, poco dopo l’omicidio di Marco Biagi e la riunione bolognese del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, il ministro dell’Interno Claudio Scajola ha riunito intorno a un tavolo, a Roma, i responsabili dell’antiterrorismo di polizia, carabinieri e servizi segreti. Voleva un’analisi della situazione, capire di più sulle nuove Brigate rosse e i vari Nuclei che ronzano intorno alla stella a cinque punte, sullo stato delle inchieste, sui possibili obiettivi futuri. Gli investigatori hanno cercato di spiegare al ministro che le indagini di questo tipo, purtroppo, sono lunghe e laboriose. Spunti interessanti ce ne sono, Digos e carabinieri hanno in mano più di qualche intuizione, nella speranza che le nuove piste portino a risultati migliori di quelli ottenuti finora sul delitto D’Antona. Nel frattempo, anche se nessuno ha la palla di vetro, l’esperienza del passato può aiutare a prevedere i prossimi, possibili bersagli dei terroristi.
Gli analisti continuano a studiare la rivendicazione del delitto Biagi, ritenuta autentica, per individuare tutti i «fronti» che le Br potrebbero decidere di attaccare. A livello di politiche governative ne emergono in particolare tre: le riforme istituzionali, l’integrazione europea e la ristrutturazione della macchina dello Stato. Di qui l’indicazione di tre apparati ministeriali più a rischio di altri: quello delle Riforme guidato da Umberto Bossi, quello delle Politiche comunitarie di Buttiglione, quello della Funzione pubblica di Frattini. Poi ci sono altri ipotetici obiettivi, che emergono tra le righe interpretando anche le frasi più criptiche del documento brigatista. Gli accenni alle «politiche repressive e controrivoluzionarie», o alla «contro-guerriglia» messa in campo dallo Stato, fanno pensare che nel mirino possano entrare magistrati o investigatori; la strada intrapresa con l’assassinio di Marco Biagi potrebbe proseguire con l’attentato a qualche esponente sindacale; i richiami al «Fronte combattente antimperialista» non devono far dimenticare eventuali iniziative sul fronte internazionale, colpendo rappresentanti impegnati nella cooperazione con l’estero, strutture militari e dell’Alleanza atlantica, sedi diplomatiche.
Nei proclami dei terroristi, non solo la rivendicazione della scorsa settimana, analisti e investigatori leggono un dibattito interno alle Br e alle altre formazioni ancora in corso, sull’opportunità di estendere il raggio d’azione al di là delle questioni nazionali. A dicembre un gruppo di brigatisti «irriducibili» ha fatto uscire dal carcere una rivendicazione dell’omicidio del generale americano Leamon Hunt (ucciso a Roma nell’84) incitando le «forze antimperialiste» a «sfruttare gli eventuali squilibri conseguenti» alla guerra ingaggiata dagli Usa dopo l’11 settembre. Potrebbe essere l’indicazione a compiere un’azione simile a quella dell’84.
Inoltre i Nuclei territoriali antimperialisti, che per gli inquirenti vanno ormai considerati una «colonna» delle Br, anche se formalmente esterna all’organizzazione, appoggiando l’omicidio Biagi hanno ricordato il patto di unità d’azione tra le Br e la Raf tedesca siglato nel 1988. E annunciano che loro stessi hanno svolto «un fitto lavoro di relazioni e alleanze nella nostra area geopolitica, teso all’arricchimento delle reciproche esperienze politiche e militari». E’ un altro spunto di preoccupazione e d’indagine, sul quale lavorano a tempo pieno gli investigatori chiamati a raccolta dal ministro. «Perché bisogna prenderli, il prima possibile».
Giovanni Bianconi
Cordiali saluti
"Tre ministeri sotto tiro I nuovi piani di Br e Nta
Il rapporto degli investigatori a Scajola Anche obiettivi stranieri nel mirino
ROMA - «Siete voi stessi a dirmi che i rischi di nuove azioni esistono e sono gravi. Io apprezzo il vostro lavoro, ma vi chiedo il massimo sforzo. Perché bisogna prenderli, il prima possibile». La scorsa settimana, poco dopo l’omicidio di Marco Biagi e la riunione bolognese del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, il ministro dell’Interno Claudio Scajola ha riunito intorno a un tavolo, a Roma, i responsabili dell’antiterrorismo di polizia, carabinieri e servizi segreti. Voleva un’analisi della situazione, capire di più sulle nuove Brigate rosse e i vari Nuclei che ronzano intorno alla stella a cinque punte, sullo stato delle inchieste, sui possibili obiettivi futuri. Gli investigatori hanno cercato di spiegare al ministro che le indagini di questo tipo, purtroppo, sono lunghe e laboriose. Spunti interessanti ce ne sono, Digos e carabinieri hanno in mano più di qualche intuizione, nella speranza che le nuove piste portino a risultati migliori di quelli ottenuti finora sul delitto D’Antona. Nel frattempo, anche se nessuno ha la palla di vetro, l’esperienza del passato può aiutare a prevedere i prossimi, possibili bersagli dei terroristi.
Gli analisti continuano a studiare la rivendicazione del delitto Biagi, ritenuta autentica, per individuare tutti i «fronti» che le Br potrebbero decidere di attaccare. A livello di politiche governative ne emergono in particolare tre: le riforme istituzionali, l’integrazione europea e la ristrutturazione della macchina dello Stato. Di qui l’indicazione di tre apparati ministeriali più a rischio di altri: quello delle Riforme guidato da Umberto Bossi, quello delle Politiche comunitarie di Buttiglione, quello della Funzione pubblica di Frattini. Poi ci sono altri ipotetici obiettivi, che emergono tra le righe interpretando anche le frasi più criptiche del documento brigatista. Gli accenni alle «politiche repressive e controrivoluzionarie», o alla «contro-guerriglia» messa in campo dallo Stato, fanno pensare che nel mirino possano entrare magistrati o investigatori; la strada intrapresa con l’assassinio di Marco Biagi potrebbe proseguire con l’attentato a qualche esponente sindacale; i richiami al «Fronte combattente antimperialista» non devono far dimenticare eventuali iniziative sul fronte internazionale, colpendo rappresentanti impegnati nella cooperazione con l’estero, strutture militari e dell’Alleanza atlantica, sedi diplomatiche.
Nei proclami dei terroristi, non solo la rivendicazione della scorsa settimana, analisti e investigatori leggono un dibattito interno alle Br e alle altre formazioni ancora in corso, sull’opportunità di estendere il raggio d’azione al di là delle questioni nazionali. A dicembre un gruppo di brigatisti «irriducibili» ha fatto uscire dal carcere una rivendicazione dell’omicidio del generale americano Leamon Hunt (ucciso a Roma nell’84) incitando le «forze antimperialiste» a «sfruttare gli eventuali squilibri conseguenti» alla guerra ingaggiata dagli Usa dopo l’11 settembre. Potrebbe essere l’indicazione a compiere un’azione simile a quella dell’84.
Inoltre i Nuclei territoriali antimperialisti, che per gli inquirenti vanno ormai considerati una «colonna» delle Br, anche se formalmente esterna all’organizzazione, appoggiando l’omicidio Biagi hanno ricordato il patto di unità d’azione tra le Br e la Raf tedesca siglato nel 1988. E annunciano che loro stessi hanno svolto «un fitto lavoro di relazioni e alleanze nella nostra area geopolitica, teso all’arricchimento delle reciproche esperienze politiche e militari». E’ un altro spunto di preoccupazione e d’indagine, sul quale lavorano a tempo pieno gli investigatori chiamati a raccolta dal ministro. «Perché bisogna prenderli, il prima possibile».
Giovanni Bianconi
Cordiali saluti