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27-03-02, 17:09
Il 16 marzo 1945 moriva Pierre Drieu La Rochelle.

Nel marzo 2002, per ricordarlo, le Edizioni di Ar si apprestano a pubblicare, a cura di Tiberio Graziani: "L'agente doppio"
(con un corollario di scritti a cura di vari autori).

Nell'attesa di questo significativo atto editoriale, trasmettiamo uno scritto che apparve sul catalogo delle Edizioni di Ar per comunicare ai lettori la pubblicazione di "Eresie"


Pierre Drieu La Rochelle, Eresie, edizioni di Ar, pp. 70, Euro 6,20

Cercare di comprendere Drieu La Rochelle è un pò come cercare di afferrare una meteora: sfavillante di luce, essa percorre il suo cammino bruciando se stessa nell'immane sforzo del suo tragitto. Così Drieu attraversa la scena politica e culturale del XX secolo: è difficile riuscire a cogliere la totalità del suo pensiero, aperto a tante letture trasgressive ed a volte contraddittorie, senza farsi prendere da una vertigine profonda - la vertigine di chi percepisce l'aspetto più profondo del pensiero di Drieu: la lotta alla decadenza, sia essa umana che culturale e politica. La decadenza... Nella estrema tensione di condurre una battaglia contro questo male che avviluppa la civiltà europea, indicando le possibili -ma mai definitive- alternative, Drieu sacrifica se stesso: in una testimonianza che non lascia insensibile un lettore alla cerca anch'egli di una stella polare che ne illumini il cammino nelle tortuose (e mal frequentate...) contrade della modernità.

«Ebbene, la solitudine è la via del suicidio o, almeno, la via della morte. Certo, nella solitudine, si può godere del mondo e della vita più di quanto non si possa fare altrimenti; si può apprezzare molto di più un fiore, un albero, una nuvola, gli animali, gli stessi uomini che passano al largo e le donne. Comunque, la solitudine è già la discesa attraverso cui ci si perde nel mondo». Questo breve passo tratto dal Récit secret, è una chiave di lettura importantissima per gli scritti di Drieu: è la testimonianza vivissima del suo travaglio interiore, Drieu «attraversa» il mondo, come un Viandante medievale, ne svela i più reconditi aspetti -ma tende continuamente ad un obiettivo ben delineato, che nella sua sfera esistenziale si trasfigurerà nella scelta del suicidio come ultimo monito e testimonianza di fedeltà e coerenza.

In tutti gli scritti di Drieu troviamo presente questa ansia inespressa, questa cerca continua di fede e destino: così è, per esempio, anche nel protagonista dello stupendo romanzo di Drieu pubblicato da Ar, L'uomo a cavallo. La decadenza... «Sono diventato fascista perché ho misurato i passi della decadenza». Così scrive Drieu, mostrando la sua adesione a una parte politica e la fedeltà che lo condurrà nell'angusto mondo dei vinti fino alla morte. Ma l'adesione di Drieu al fascismo fu l'adesione di coglieva in questo movimento non l'aspetto contingente, spesso contraddittorio e a volte assai discutibile, bensì la dimensione metapolitica, anzi metastorica: quella della lotta alla decadenza in nome di valori forti, radicati nel profondo della stirpe.

Nella antologia curata da Francesco Campanella per le edizioni di Ar, v'è concentrato tutto Drieu. Gli scritti raccolti furono composti negli ultimi anni della guerra, quando ormai l'esito dello scontro titanico fra democrazia e fascismo stava giungendo al tragico epilogo. Troviamo in queste pagine un Drieu tutt'altro che scoraggiato, che pur non si arrende sul futuro dell'Europa e tenta di avvertire disperatamente i segni di una possibile rinascita proprio nel momento più cupo, più buio. Nel far questo, Drieu scandaglia a fondo, quasi con disperazione, la propria anima per ritrovare i motivi che avevano provocato la sua scelta ideale e per coglierne l'intemporalità e il valore perenne.

In questa opera, quasi di testimonianza, Drieu non usa il fioretto, ma la sua spada. Per cogliere l'immutabile, frantuma molti idoli politici del tempo: anche fra quelli appartenenti alla sua parte politica, che forse fraintese il suo generoso sforzo - dal momento che vari articoli oggi pubblicati da Ar vennero a suo tempo censurati dalle autorità tedesche. Le critiche di Drieu e le sue esaltazioni creative hanno un punto focale in cui convergono: un punto «sopra e fuori» della terra, un punto al quale l'autore può proporre le sue interpretazioni, dimostrando la sua volontà di mantenersi distaccato da preconcetti e schematismi. Le interpretazioni e le analisi di Drieu sono frutto di una mente libera, dimostrandosi raramente in linea con quelle dei regimi politici ai quali egli si affiliò. Interpretazioni eretiche, certo: ma esse colgono nel segno i motivi più profondi delle scelte di una generazione.

Dalle pagine di questa raccolta emergono numerose diagnosi che hanno poi trovato il consenso della storiografia più attenta. Ad esempio, per Drieu il nazionalsocialismo fu una rivoluzione del nichilismo: ci sono voluti quarant'anni perché la politologia ufficiale si rendesse finalmente conto dell'importanza trasgressiva e rivoluzionaria del movimento crociuncinato: né di destra, né di sinistra. L'opzione di Drieu fu radicalmente rivoluzionaria: «Ho pensato di diventare comunista, per spingere verso la decadenza, verso la fine di tutto, per mettere tutti al muro - soprattutto il popolo [...]. E ad un tratto, c'è stato il fascismo. Tutto ridiventava possibile, povero il mio cuore!».

Se questa fu la tensione che animò Drieu fino alla fine non possiamo dimenticare il lascito che il tormentato scrittore francese ci ha lasciato in alcune fra le pagine più belle e drammatiche di questa antologia. Pagine, queste, che subivano la censura proprio perché Drieu vedeva più in là dei suoi contemporanei. «La Germania poteva suscitare l'interesse dei popoli alla sua presenza, permettere loro di vederla da un'angolazione diversa da quella dell'occupante, solo facendo di questa presenza una presenza rivoluzionaria. I tedeschi non interessavano in quanto tedeschi, non più degli inglesi, americani o russi: ciò che interessa è ciò che gli uni e gli altri possono apportare. Gli uni il comunismo, gli altri la democrazia capitalista; i tedeschi dovevano imporre il socialismo. [...] C'è un'invocazione in quel terrore che, nel 1940, aveva preceduto l'arrivo della armate tedesche: si credeva che fossero armate rivoluzionarie. Purtroppo non è successo niente: erano solo armate di altri tempi. [...] Ora è tempo che i tedeschi non solo proclamino, ma realizzino il socialismo europeo sulle rovine d'Europa. Perché in mezzo a queste rovine c'è ancora la nostra anima da difendere. Il momento peggiore è quello migliore».

Drieu vedeva lontano. Anche noi oggi viviamo nel «momento peggiore». La testimonianza di Drieu ci è preziosa nel nostro cammino: solo chi conosce il passato più lontano potrà conquistare il futuro.



Di Drieu le Edizioni di Ar hanno pubblicato anche:


- I cani di paglia;

- L'uomo a cavallo.


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