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Visualizza Versione Completa : Riforma della giustizia e separazione delle carriere



Allanim
28-03-02, 15:54
Alcuni passaggi di un intervento di Caianiello riportato oggi da Il Foglio.

1) "I magistrati si comportano come un partito : all’epoca dei referendum radicali sulla giustizia il presidente dell’Anm Mario Cicala rivolse un appello a contrastarli duramente, e lo fece alla presenza dello stesso Ciampi. Se non è un partito quello!".

2) "[...]La malattia sta nella colleganza fra giudici e pm,che altera la dialettica processuale [...]
Ricordo cosa succedeva la mattina in Tribunale: si prendeva il caffè insieme, giudicanti, requirenti, pm. C’incontravamo e discutevamo delle cause.
Pensiamo al giudice Palladino che entrava e usciva dalla stanza di Di Pietro a Milano. Cosa succederebbe a un giudice se entrasse e uscisse dall’ufficio di un avvocato? E i famosi bigliettini scambiati fra pm e gip, i casi Ghitti a Milano o La Commare a Palermo? Sono casi isolati?"

3) "Non mi stancherò di rimproverare Berlusconi per non aver appoggiato il referendum radicale sulla separazione delle carriere. C’è una differenza ontologica fra pm e giudice".

4) "Dopo la modifica dell’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, la separazione delle carriere è ineludibile. Nel codice di procedura civile è causa di astensione o ricusazione l’essere ‘abituale commensale’ di una delle parti in causa. In campo penale quella norma di salvaguardia invece non c’è".

5) "I giudici sanno che la forza d’urto quando scatenano uno sciopero è rappresentata dai pm. E’ di loro che ha paura il governo. Sono loro che hanno il potere di avviare l’inchiesta giudiziaria.
Un deputato della maggioranza, quando gli chiesi conto della
loro posizione sui referendum radicali, mi disse: ‘Non possiamo appoggiarli, sai quanti avvisi di garanzia quelli tengono nel cassetto?’. Ecco un altro buon argomento per separare definitivamente le carriere".

Pieffebi
28-03-02, 21:36
Sottoscrivo in pieno le considerazioni del Presidente emerito della Corte Costituzionale. Una volta di più mi trovo completamente d'accordo con questo grande ed equilibrato giurista.

Cordiali saluti.

mustang
28-03-02, 23:11
...di Castelli.

Per maggior informazione riporto l'intervista completa.
Merita attenzione.

Professor Vincenzo Caianiello, i magistrati contestano la riforma dell’ordinamento giudiziario promossa da Roberto Castelli.
“Anche gli aumenti di stipendio?”

Non si sa.
“Qualcuno potrebbe pensare che si promettono quattrini in cambio della pacificazione. Magari non è così. Ma una volta Spadolini, quand’ero capo dell’ufficio legislativo del presidente e si discuteva dell’aumento della congrua per i sacerdoti, mi disse: quanti più soldi gli dai, più iul Tevere si allarga. Ma non credo che funzionerà”.

A parte i soldi, il no è ampio: riforma del Csm, separazione delle funzioni, scuola di formazione gestita dalla Cassazione, limitazione degli avanzamenti automatici.
“Si comportano come un partito – dice il presidente emerito della Corte Costituzionale – all’epoca dei referendum radicali sulla giustizia il presidente dell’Anm Mario Cicala rivolse un appello a contrastarli duramente, e lo fece alla presenza dello stesso Ciampi. Se non è un partito quello!”.

Francesco Cossiga dice che le riforme di Castelli sarebbero considerate acqua fresca in un qualsiasi stato di diritto.
“Ci sono cose buone e altre pessime. La cosiddetta separazione delle funzioni è una soluzione gattopardesca. Sulla separazione delle carriere non vi dovrebbero esserci annacquamenti. Non mi stancherò di rimproverare a Berlusconi per non aver appoggiato il referendum radicale. C’è una differenza ontologica fra pm e giudice. Il primo esercita una funzione i cui contenuti sono costituiti da scelte, da atti di volontà non di giudizio: inizia l’azione penale oppure no, sceglie il materiale probatorio, impianta il procedimento accusatorio, indaga, sceglie le prove da allegare al giudice, scarta le altre. Se il giudice gli da torto è libero di appellarsi e così via. Il giudice invece deve decidere secondo alligata et provata. La sua è un’attività vincolata: non può sottrarsi ad una richiesta di una delle parti e deve motivare il giudizio. Le funzioni non possono essere unificate. Il problema di fondo per i cittadini è la separazione delle carriere. La malattia sta nella collegata fra giudici e pm, che altera la dialettica processuale, e non sempre a svantaggio dell’imputato. Hanno aspirazioni comuni, amicizie o inimicizie, sono in competizione ma potrebbero ritrovarsi l’uno alle dipendenze dell’altro”.

Personalmente ha sentito il peso della “colleganza”?.
“Ricordo cosa succedeva la mattina in Tribunale: si prendeva il caffè insieme, giudicanti, requirenti, pm. C’incontravamo e discutevamo delle cause. Pensiamo al giudice Palladino che entrava e usciva dalla stanza di Di Pietro a Milano. Cosa succederebbe a un giudice se entrasse e uscisse dall’ufficio di un avvocato? E i famosi bigliettini scambiati fra pm e gip, i casi Ghitti a Milano o La Commare a Palermo? Sono casi isolati? Dopo la modifica dell’art. 111 della Costituzione sul giusto processo, la separazione delle carriere è ineludibile. Nel codice di procedura civile è causa di astensione o ricusazione l’essere abituale commensale di una delle parti in causa. In campo penale questa norma di salvaguardia invece non c’è”.

Alla Camera la maggioranza ha accolto in parte una richiesta dell’Anm, portando a 24 i membri elettivi del Csm, ridotti dal Senato da 30 a 21.
“Ha fatto malissimo, 24 è già troppo, ricominceranno collegamenti, inciuci; 21 era il numero giusto, asciutto quanto basta”.

Ma, dicono, il Csm è oberato di lavoro.
“Già, perché non fanno solo quello, ma i comizi, le mozioni contro il governo”.

Castelli li libera dal compito di gestire la formazione, affidandola alla Cassazione.
“Giustissimo, come anche aprire la Cassazione a chi vi entri per merito, attraverso un concorso aperto anche agli avvocati o ai giuristi”.

Perché quasi tutti i magistrati sono contro la riforma Castelli?
“I giudici sanno che la forza d’urto quando scatenano uno sciopero è rappresentata dai pm. E’ di loro che ha paura il governo. Sono loro che hanno il potere di avviare l’inchiesta giudiziaria. Un deputato della maggioranza, quando gli chiesi conto della loro posizione sui referendum radicali, mi disse: ‘Non possiamo appoggiarli, sai quanti avvisi di garanzia quelli tengono nel cassetto?’. Ecco un altro buon argomento per separare definitivamente le carriere”.

da Il Foglio di stamane
saluti

Pieffebi
06-04-02, 21:52
Ho sentito alla radio il presidente delle Camere Penali, avvocato Frigo.....anche lui si è dichiarato deluso dalla riforma, ritenuta largamente insufficiente....


Cordiali saluti.

mustang
10-04-02, 15:15
E’ finalmente stata resa pubblica la motivazione del Tribunale del riesame di Torino, nella quale si legge il perché della scelta presa dai giudici, di rilasciare cioè la signora Anna Maria Franzoni.
Hanno riscontrato gravi mancanze di prove e indizi discordanti e non univoci.
Ma anche l’assenza della possibilità di reiterare il delitto da parte dell’indagata.

Sembra di tornare ai tempi quando la “scuola ambrosiana-palermitana” era in auge: si sbattevano gli indagati in galera e si aspettavano le loro confessioni (e talvolta i loro suicidi).
Proviamo per un attimo a pensare da persone civili, e partire dunque dal fatto che la mamma di Samuele sia innocente. Come vuole la Costituzione. E’ una mamma alla quale hanno da due mesi massacrato il figlio.
Proviamo a pensare al suo stato d’animo. Ha perso il figlio ed è pure accusata di averlo ucciso.
Riusciamo a percepire il dramma intimo della giovane donna?
Sentite cosa racconta: “…e invece mi sono ritrovata con quel carabiniere che a mezzanotte e mezzo mi ha buttato giù dal letto per dirmi – dobbiamo notificarle qualcosa di urgente, può venire alla caserma di Vergato?- Lì ho trovato il maggiore Fruttini che mi ha lasciato di stucco:- la arrestiamo perché pensiamo che lei sia colpevole della morte di suo figlio-. In macchina il maggiore si aspettava che io crollassi. Mi diceva:- ma è proprio sicura di non avere un vuoto?- Poi ho sentito la telefonata che mi ha fatto gelare:- Isolamento e piantonamento a vista-“.

Ecco il dubbio: nessuna prova, scarsi e contrastanti indizi, nessuna possibilità di reiterare il delitto.
Dunque, perché l’arresto? Per costringerla a confessare? Per costringerla all’atto suicida che avrebbe aperto altri enormi interrogativi? Suicidio o tentato suicidio per pentimento e senso di colpa o per l’insopportabile peso che l'accusa le ha sbattuto sulla spalle?.
Ancora: il gip di Aosta (che lavora a stretto contatto con i pm) approva e conferma l'accusa e decide per l'arresto.
I giudici di Torino, separati anche "fisicamente" da quelli di Aosta e quindi meno coinvolti da fattori personali, dicono di "no".

Che messaggio viene mandato alla “opinione pubblica”?
Ai pochissimi “potenziali infanticidi”: attenti, non sfuggirete!
Alle decine di milioni di persone normali: attenti, anche innocenti potete trovarvi in galera?.
saluti