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pietro
29-03-02, 11:38
dal corriere della sera

«Sergente saudita a capo del commando islamico»

L’informativa segreta dei carabinieri del Ros. «Il suo vice ha un passaporto Usa. Due banchieri arabi i finanziatori»


La storia comincia con un sergente saudita: lui sarebbe il capo del commando. Poi tocca al suo braccio destro: un libanese con passaporto statunitense. Tre gli altri uomini della spedizione terroristica: tutti mediorientali. E ancora: un’intera famiglia di banchieri arabi pronti a finanziare gli attentati e un bel po’ di esplosivo al plastico già comprato nei Balcani. Racconta questi e molti altri dettagli l’«informativa riservata» scritta qualche giorno fa in una caserma dei carabinieri grazie alla «soffiata» di una fonte arrivata dall’estero. Due fogli per rivelare la possibilità di attacchi terroristici di matrice mediorientale in tre città italiane: Venezia, Firenze e Milano.
L’ordine era di trasmettere con la massima discrezione quei due foglietti alle procure delle città «sotto tiro», ai servizi segreti italiani e americani e alle forze di polizia che dovevano organizzarsi per fronteggiare l’allarme. Il piano dei presunti terroristi, però, sarebbe dovuto rimanere segreto. Anche perché i primi riscontri non hanno portato a nulla che faccia ritenere seria l’emergenza nel nostro Paese in questi giorni. Ma da Washington il segretario di Stato americano Colin Powell ha invitato i cittadini statunitensi a fare attenzione per «l’alto livello di minaccia in Italia» aggiungendo alle tre città dell’informativa italiana anche Verona. Così nel giro di pochi minuti la notizia ha fatto il giro del mondo assieme alla preoccupazione di chi, per turismo o per necessità, contava di passare la giornata di Pasqua proprio nelle città che, stando al documento, risulterebbero a rischio.
La «soffiata» avuta dai carabinieri indica, per cominciare, i tempi necessari al commando per agire: fra il 27 e il 31 marzo. Il giorno scelto per l’attacco sarebbe il 31 e le città-obbiettivo più probabili Venezia e Firenze. Invece Milano, più che un luogo di possibile attacco, sarebbe un crocevia dal quale far passare alcuni degli uomini del commando nonché l’esplosivo da usare.
Secondo la segnalazione il capo del gruppo terroristico - del quale sono indicati nome, cognome, data di nascita e altro ancora - sarebbe un «sergente dell’esercito saudita di stanza fino a qualche mese fa in una grande base militare dell’Arabia». Potrebbe trattarsi di Tabuk, il centro di addestramento a comando misto saudita-statunitense costruito in una zona desertica. Non sarebbe la prima volta che un militare arabo partecipa a un piano terroristico: nel primo attentato alle Torri gemelle è stato coinvolto un sottufficiale egiziano che prestava servizio proprio per una struttura di formazione mista Usa-Egitto.
Del «sergente saudita» l’informativa racconta che dovrebbe approdare in Italia via terra partendo da una città europea (probabilmente un centro della Germania). Un suo passaggio sarebbe probabile in una zona del centro-nord e poi a Brescia: tutto questo per gestire i preparativi dell’attacco. La sua dovrebbe essere solo una missione organizzativa, radunare il commando, preparare gli ordigni e poi sparire dalla scena - prima del giorno di Pasqua - passando dalla Svizzera o forse dall’Austria.
L’uomo più fidato del capo, nel rapporto, risulta essere un libanese dal passaporto statunitense: un «lasciapassare» per i Paesi occidentali che più di ogni altra cosa ha messo in allarme gli americani. La sua città di riferimento non sarebbe Venezia ma Firenze: suo il compito di studiare i preparativi per un attentato in Piazza Santa Maria dei Fiori in occasione di una festa che nel documento viene chiamata «manifestazione dei piccioni» e che probabilmente si riferisce alla «Colombina», cioè il rito delle «scoppio del carro» di Piazza San Giovanni.
Entro domani sera - raccontano i due fogli del rapporto - dovrebbero arrivare in Italia gli altri tre componenti del commando. Arrivano dal Nord Europa e dalla Francia. Uno di loro ha un volo prenotato, degli altri due non si conoscono i mezzi scelti per il viaggio. I tre, dice la nota, hanno passaporti sauditi o degli Emirati Arabi. Il piano prevede che uno raggiunga il libanese a Firenze e che gli altri due si spostino su Venezia per un attacco in Piazza San Marco. Sono tutti giovani: età compresa fra i 25 e i 35 anni. E dalla nota si può sospettare che siano in grado di confondersi tra la folla di turisti di questo week end, parlando correttamente inglese, francese o tedesco.
E veniamo all’ordigno: l’informativa parla di molti chili di C4, lo stesso esplosivo al plastico usato nel ’96 per l’attentato contro le Kohabar Towers, in Arabia Saudita. Quella volta pagarono con la vita diciannove militari americani. Di più: era sempre C4 il tipo di esplosivo usato per l’attacco al cacciatorpediniere americano Cole nel porto di Aden, nello Yemen: era l’ottobre 2000 e morirono diciassette marinai statunitensi.
Plastico e detonatori proverrebbero dai Balcani. Per fare una strage non serve che qualche chilo di C4: è uno degli esplosivi più utilizzati dagli attentatori per il suo elevato potenziale distruttivo e perché passa inosservato ai raggi X e, se ben nascosto, riesce a sfuggire anche ai cani o agli «sniffer», le macchine che negli aeroporti «annusano» l’odore delle sostanze sospette.
Il documento scritto dai carabinieri, infine, rivela un’altra circostanza tanto inquietante quanto difficile da provare. Si tratta di un incontro misterioso in una metropoli tedesca: da una parte una famiglia di sauditi proprietaria di una banca e dall’altra un gruppo non meglio precisato di «personaggi sospetti». Stando alla «fonte confidenziale» si tratterebbe dell’appuntamento nel quale sarebbe stato deciso e «stanziato» il finanziamento per il piano terroristico di Pasqua. Non è chiaro se durante l’incontro - avvenuto, pare, qualche settimana fa - sia stata soltanto promessa oppure anche consegnata la cifra ritenuta necessaria per l’acquisto dell’esplosivo e per le spese dell’organizzazione logistica del commando.