PDA

Visualizza Versione Completa : Aggiornamento sito D17



pietro
29-03-02, 15:36
E' stato aggiornato il settimanale telematico di
Direzione 17
http://www.voceoperaia.it

Mentre mettiamo in rete voce operaia giungono notizie drammatiche dalla
Palestina. Le truppe israeliane stanno attaccando il Quartier Generale dell'
A.N.P. dove da mesi si trova segregato Arafat. Il rischio che lo facciano
prigioniero inviandolo in esilio e' a questo punto grandissimo.
L'impressione e' che Sharon abbia deciso il tutto per tutto. Nello stesso
momento i compagni italiani della delegazione di Action for Peace, dopo aver
dovuto subire varie angherie all'areoporto di Tel Aviv, sono stati
brutalmente caricati dai poliziotti sionisti mentre erano ad un sit-in di
protesta presso la Porta di Damasco, a Gerusalemme.
E' NECESSARIA SUBITO UNA RIUNIONE NAZIONALE UNITARIA PER FERMARE IL
MASSACRO, PER DARE CONTINUITA' ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DEL 9 MARZO.

In questo numero 17:

editoriale
Risposta a Oreste Scalzone su Berlusconi, Magistrati e Girotondi
L'estremismo dei tempi andati

<La risposta a "Oreste" l'ha data, ahimé, l'imponente manifestazione della
CGIL del 23 marzo. Questa ci mostra quanto le posizioni dei nostri critici
siano sideralmente distanti dalla realta', dal comune sentire delle masse.
La tesi per cui oggi dovremmo lottare su due fronti, contro la "sedizione
giudiziaria" e i girotondisti e contro il governo Berlusconi, e' stata
seppellita per sempre, non da voceoperaia.it, ma da piu' di un milione di
lavoratori i quali se stanno riscoprendo un certo protagonismo politico
sociale, se stanno "scavalcando" D'Alema, Fassino e Rutelli, e' anche
grazie, piaccia o meno, ai girotondi, cioe' a questi intellettuali borghesi
antiberlusconiani che si sono gettati nella mischia smuovendo lo stagno nel
solo modo che conoscono: come paladini dell'eticità della politica, cioe' di
una moribonda democrazia liberale.>


in Italia
La situazione italiana dopo il 23 Marzo
"Ci pisciano addosso e dicono che piove"

<5. Gli scenari sembrano dunque essere solo due. Il primo: non facendo
Berlusconi alcuna marcia indietro, si innesca un periodo di forte
conflittualità sociale. Se fosse così si aprirebbero, anche ai
rivoluzionari, margini di agibilità e di direzione delle lotte sociali di
resistenza, possibilità di crescita e rafforzamento dunque. Questo scenario
Cofferati, come Fassino e Rutelli, tenteranno di evitarlo come la peste.
Essi vorranno chiudere la partita, cantare vittoria sull'Art. 18, e poi
andare all1incasso a livello elettorale, già alle prossime elezioni
amministrative, nella prospettiva di una guerra di logoramento con il
centro-destra. Il secondo scenario è quello che a noi pare più probabile.
Riparte la trattativa, i falchi del governo fanno spazio alle colombe, si
annulla lo sciopero generale aggirando lo scoglio dell'Art. 18 con qualche
forma di stralcio formale, dietro al quale la sostanza delle misure
liberalizzatrici passerà con il consenso delle "parti sociali".>

Dal mondo
1. Colombia: per il popolo la pacificazione non sarà mai la pace
2. FARC-EP: Comunicato sulla rottura del processo di pace

<Le responsabilità della rottura del processo di pace sono del presidente
Pastrana e della oligarchia. I meccanismi stabiliti durante il processo di
dialogo che avevano previsto la messa in moto una commissione speciale
nazionale ed internazionale in caso di crisi del processo di pace non sono
stati avviati dal presidente. Gli appelli delle FARC a continuare i dialoghi
sono rimasti inascoltati. Le notizie dei bombardamenti del Caguán e le liste
che immediatamente sono apparse con minacce alla popolazione civile del
Caguán per" collaborazione con la guerriglia" sono una prova sufficiente per
dimostrare dal punto di vista formale chi è colpevole per la rottura dei
dialoghi di pace.
Noi antimperialisti tuttavia sappiamo che ci confrontiamo con una oligarchia
che controlla i mezzi di comunicazione e un'imperialismo con il monopolio
toale della disinformazione che ora attueranno una campagna senza precedenti
per dimostrare il carattere "terrorista" dell'insorgenza e la sua "mancanza
di volontà di pace". Tantomeno non ci facciamo illusioni riguardo la
"sociretà civile", la classe media abbiente e di quelli che potrebbero
aproffittare di una pace qualsiasi senza contenuto sociale. Tutti questi
soggetti ora fanno loro in un modo o l'altro questo falso schema delle
"parti violente" e la "degenerazione militarista della guerriglia", uno
schema logico dal punto di vista delle classi dominanti e dell'imperialismo
di fronte ad una opposizione rivoluzionaria conseguente. >

Noi e loro
1. Dove conduce l'impero. Un dibattito con Toni Negri e... Cossiga
2. L'Impero colpisce ancora di Maria Turchetto
3. L'ossesione negriana di Guido Viale

<E' poi toccato a Negri. Ha sproloquiato a lungo, torrenziale e isterico
come sempre. Ha detto tante cose, tre in particolare sono le più
sognificative: primo, c'è stato in questi decenni un progresso notevole, un
enorme aumento del benessere, realizzato dal capitale. Il capitale deve
essere inteso come un rapporto, un rapporto di forza tra sfruttatori e
sfruttati. Questa è una legge di sviluppo dell'operaismo, "Impero" è
profondamente operaista. (...)
Ma in sala era presente anche Kossiga, anzi, come giustamente lo chiamavano
tutti i partecipanti, il Presidente. Kossiga, quello del K, delle esseesse,
Ministro dell'Interno nel '77, quello che vietò i cortei, che diede l'ordine
ai poliziotti in borghese di sparare, quello che ha fatto uccidere Giorgiana
Masi, "cossino assassiga", il picconatore, quello che ha flirtato con i
fascisti, quello che ha sparato tante infamità sulle stragi, il gladiatore
(nel sesno di Gladio), l'insabbiatore..., Kossiga, insomma, ha mostrato
sconfinata ammirazione per il libro del <<mio amico Toni>> (testuali parole,
giuro, e c'erano comunque trecento testimoni) e compiacimento per il fatto
che finalmente fosse uscita la traduzione in italiano, perchè l'amico Toni
gliene aveva data una copia in inglese, ma lui (il presidente) non legge
bene l'inglese. >