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Visualizza Versione Completa : esponete la Kefia



falcorosso
31-03-02, 19:11
per la pace per dimostrare contro il massacro e contro l'inerzia dei governi chi la possiede la esponga al bacone, chi mom la ha se la procuri, pensate balconi di tutta italia con le Kefia esposte, se l'idea vi piace rpostatela ai vostri contatti.

RESIDENT EVIL
31-03-02, 20:12
per me è un'ottima idea, ora avviso chi conosco

Alberich
31-03-02, 20:39
Io, che pure sono filo-Israele -se si vuole semplificare-, in questa situazione credo che esporrò la Kefia.
salut

demian
31-03-02, 21:06
quando si comincia?....
io la mia l'ho già pronta....

Quasar
04-04-02, 12:17
La kefiah?

Quella che indossano i terroristi quando vanno a far saltare per aria i civili israeliani?

Quella che indossa l'ex(?) terrorista Arafat, responsabile della morte di centinaia di persone negli ultimi 30 anni?

Forse allora sarebbe il caso di esporre anche la stella a sei punte, non credete?

Alfredo72
06-04-02, 23:29
Originally posted by falcorosso
per la pace per dimostrare contro il massacro e contro l'inerzia dei governi chi la possiede la esponga al bacone, chi mom la ha se la procuri, pensate balconi di tutta italia con le Kefia esposte, se l'idea vi piace rpostatela ai vostri contatti.

Mai più Kefia in Padania.

Wyatt Earp
07-04-02, 14:23
Originally posted by Quasar
La kefiah?

Quella che indossano i terroristi quando vanno a far saltare per aria i civili israeliani?

Quella che indossa l'ex(?) terrorista Arafat, responsabile della morte di centinaia di persone negli ultimi 30 anni?

Forse allora sarebbe il caso di esporre anche la stella a sei punte, non credete?

Infatti....è incredibile,avrei pensato di leggere questa cosa magari su un forum di rifondaioli,di estremisti,ma mai in questo forum!!!!
Mi chiedo un'altra cosa,perchè nessuno dice niente sul fatto che i Palestinesi uccidono per strada dei presunti collaborazionisti palestinesi pro israeliani,senza processo,un'esecuzione sommaria in mezzo a una strada.
Secondo me Quasar hai sbagliato una cosa,i terroristi palestinesi non fanno solo saltare per aria civili israeliani,ma chiunque civile di qualunque nazionalità che sia nei dintorni!
Saluti Padani

seurosia
11-04-02, 17:55
Originally posted by Quasar
La kefiah?

Quella che indossano i terroristi quando vanno a far saltare per aria i civili israeliani?

Quella che indossa l'ex(?) terrorista Arafat, responsabile della morte di centinaia di persone negli ultimi 30 anni?

Forse allora sarebbe il caso di esporre anche la stella a sei punte, non credete?


Quella disegnata su quei giocattolini che in questo momento stanno portando morte e distruzione? Quella che vedono donne e bambini massacrati per ordine di un altro terrorista ora a capo del governo e in passato responsabile del massacro di Sabra e Chatila?

Quasar
11-04-02, 18:15
Originally posted by seurosia



Quella disegnata su quei giocattolini che in questo momento stanno portando morte e distruzione? Quella che vedono donne e bambini massacrati per ordine di un altro terrorista ora a capo del governo e in passato responsabile del massacro di Sabra e Chatila?

Esatto.

Se si espone la kefiah, non vedo perché la bandiera israeliana no.

Io non espongo né l'una né l'altra.

Nicolò
11-04-02, 23:05
Originally posted by Quasar

.....io non espongo né l'una né l'altra.

Anche io.

13-04-02, 17:01
Anch'io

Jan Hus
14-04-02, 02:31
Originally posted by seurosia
Quella disegnata su quei giocattolini che in questo momento stanno portando morte e distruzione?

O anche quella disegnata sulla bandiera di uno stato contro cui gli arabi immigrati nei paesi occidentali invocano la morte.


Originally posted by seurosia
Quella che vedono donne e bambini massacrati per ordine di un altro terrorista ora a capo del governo e in passato responsabile del massacro di Sabra e Chatila?

La responsabilità di Sharon nel massacro di Sabra e Chatila fu soltanto indiretta.

Il massacro, lo sanno anche i sassi, fu compiuto dai falangisti cristiani libanesi del maggiore Hobeika.

Hobeika che è stato per anni ministro del governo libanese.

Fino a pochi mesi fa, quando qualcuno l'ha fatto saltare in aria.

Non mi pare che qualcuno abbia criticato il Libano o la Siria per questo.

Non mi pare neanche che qualcuno rircordi gli attentati terroristici, anche in Italia, di cui l'OLP si è resa responsabile in tutti gli anni in cui Arafat ne è stato il capo.

Alberich
14-04-02, 02:43
Caro Jan, tu sai che io sono filoisraeliano e quindi parlo senza preconcetti. Tuttavia mi pare che negare le responsabilità di Sharon è sbagliato. E' un criminale di guerra, io ne sono convinto, dargli credito, temo, può solo avvantaggiare arabi e palestinesi intransigenti nella lotta contro israele.
Per fortuna Israele è dotato di risorse umane grandiose, speriamo che sostituiscano Sharon.

falcorosso
14-04-02, 12:27
Io in questo momento sono filopalestinese, ma sia chiaro perchè difendo il diritto ad esistere ed ad avere uno stato per un popolo, che ha lingua, culture e tradizioni vecchie come quelle ebraiche, sono nati e cresciuti insieme, ed è anche per quello che nella mia utopica mente, mentre grido due stati due popoli non smettero mai di cullare un sogno due popoli uno stato, che sarebbe un esempio di alta democrazia in un panarama dominato da fondamentalismi, rais e monarchi quasi assoluti,ma voglio precisare che se, come non è, l'obiettivo fosse la distruzione di Israele io non potrei che oppormi per le stesse identiche ragioni che ora mi portano ad esporre la Kefia alla mia finestra, non mi vergognerei affato di esporre la bandiera irsaeliana, anche perchè nelle mie vene scorre un quota di sangue ebreo, se questo non volesse dire in questo momento giustificare i massacri e la politica di un barbaro come Sharon, io sinceramente penso che chi sta distruggendo Israele le sue idealità, uniche nel panorama medioorientale, non sono i Kamikaze assassini, nrè i palestinesi di Fatah, ma siano gli stessi Israeliani, il suo governo, stanno trasformando un paese democratico in un paese intolllerante, razzista e integralista, che differenza esiste tra le parole di certi personaggi come J,A. Lieberman, capo di un partito religioso e quelle di un qualsiasi esponente di Hamas, se sostituite le parole israele, ebreo, arabo le altre sono identiche , frutto della stessa intolleranza, dello stesso odio religioso e di razza, sono questi, da una parte d dall'altra che stanno distruggendo i loro popoli.

gribisi
14-04-02, 14:42
Originally posted by Jan Hus


La responsabilità di Sharon nel massacro di Sabra e Chatila fu soltanto indiretta.

Il massacro, lo sanno anche i sassi, fu compiuto dai falangisti cristiani libanesi del maggiore Hobeika.

Hobeika che è stato per anni ministro del governo libanese.

Fino a pochi mesi fa, quando qualcuno l'ha fatto saltare in aria.

Non mi pare che qualcuno abbia criticato il Libano o la Siria per questo.

Non mi pare neanche che qualcuno rircordi gli attentati terroristici, anche in Italia, di cui l'OLP si è resa responsabile in tutti gli anni in cui Arafat ne è stato il capo.

Ma si sa: Arafat non è un occidentale. Quindi bisogna perdonargli tutto: i suoi cinismi, i suoi opportunismi, i suoi stragismi, i suoi fanatismi, perché Arafat è palestinese e i palestinesi, come si sa, sono povere vittime indifese.

Certo, gli israeliani li farebbero volentieri a pezzi uno per uno, ma poverini, loro sono le vittime, come si fa a non permettere loro di essere fanatici? OK Jan, ma rimane il fatto che Sharon ha assassinato direttamente e deliberatamente civili arabi a Qibya, ed ha condotto l' Operazione Pace in Galilea mentendo al suo stesso governo sulle sue finalità e la sua estensione.
Inoltre non ha mai firmato un trattato in vita sua.
Le sue responsabilità sono sia politiche che criminali; è un uomo pericoloso che non risolverà mai il problema, se non sul versante puramente militare-repressivo.
Anche ora temo che stia giocando sporco: ti sei chiesto perchè colpisce la Cisgiordania e non Gaza? Non sarà che considera più pericolosa l' ANP che non Hamas, e calca la mano più sulla prima che sulla seconda? Fermo restando che anche l' ANP combatte Israele ed è coinvolta negli attentati stragisti, e pertanto può essere oggetto di legittima difesa di Israele, mi pare però peloso e sospetto l' ordine di priorità con cui Sharon sta affrontando i suoi nemici.
Per fare la pace ci vuole di molto meglio, e anche per difendere militarmente Israele non credo proprio che ci sia bisogno di questo personaggio.
Prima lo mandano via e meglio è, anche nell' interesse stesso di Israele.

Roderigo
18-04-02, 10:36
Originally posted by Jan Hus
La responsabilità di Sharon nel massacro di Sabra e Chatila fu soltanto indiretta.

http://digilander.iol.it/rodicast/siamodijenin.gif

Jan Hus
18-04-02, 23:11
Direi che la vignetta di Vauro è di certo migliore delle sue "tesi" politiche.

D'altra parte, ogni trasmissione ha gli opinionisti che si merita.

Secondo me, la storia dle "massacro" di Jenin è una bufala.

Del resto, è una bufala anche che Sharon sia "il" responsabile della strage di Sabra e Chatila; ciò nonostante questa bufala viene ormai data per verità assodata.

Invece, non sono "bufale" gli attentati compiuti dall'OLP della quale era a capo Arafat; l'appoggio che l'OLP diede, fra gli altri, alle BR e alla Banda Baader-Meinhof; il fatto che Arafat rifiutò la proposta di Sadat di unirsi ai negoziati di pace alla fine degli ani Settanta, e festeggiò la morte di Sadat; l'appoggio che Arafat diede a Saddam Hussein; il fatto che la polizia dell'ANP ha concesso, nei territori sotto il suo controllo, agli attentatori suicidi in procinto di partire in "missione", e che l'ANP abbia usato i soldi dell'UE per comprare armi; il fatto che Arafat avesse scelto la soluzione terroristico-militare ben prima della famigerata passeggiata di Sharon; le accuse, da parte ad Arafat, ad Israele, di avvelenare i pozzi, di usare uranio impoverito, di coinvolgimento della mafia ebraica nell'assassinio di Ze'evi, di non coinvolgimento nella vicenda della Karine A.

Nessuna di queste è una bufala.

oleg
18-04-02, 23:40
Bufalata Jenin, Shabra e Shatila ?

Sharon e' direttamente responsabile della strage di Shabra e Shatila. Il libano era sotto occupazione Israeliana di cui era a capo Sharon.
Quando un paese occupa un altro apese esso e' resposabile dei cittadini di quel paese.
Sharon ha inviato i falangisti cristiani nel campo profughi, dopo che aveva fatto mandare via gli uomini promettendo loro che non sarebbe successo nulla alle loro famiglie. Da notare che il campo profughi di Shabra e Shatila era circondato da punti di blocco Israeliani che per diversi giorni non solo hanno ignorato la strage, ma hanno negato ad intere famigli di scappare dal campo inviandole sempre indietro !

Disgustoso!

Elie Hobeika sarebbe stato uno dei principali testimoni nell`imminente processo contro Sharon ma il mossad lo ha fatto saltare in aria a Gennaio;

http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,2763,639157,00.html

nellindifferenza totale dei media.

Putroppo pochi sanno la storia di Shabra e Shatila perche ad hollywood i padroni non hanno cognomi cristiani o arabi ma si chiamano tutti, Spielberg, Kautzenberg, Levine, Bronstein etc. etc...




Originally posted by Jan Hus
Direi che la vignetta di Vauro è di certo migliore delle sue "tesi" politiche.

D'altra parte, ogni trasmissione ha gli opinionisti che si merita.

Secondo me, la storia dle "massacro" di Jenin è una bufala.

Del resto, è una bufala anche che Sharon sia "il" responsabile della strage di Sabra e Chatila; ciò nonostante questa bufala viene ormai data per verità assodata.

Invece, non sono "bufale" gli attentati compiuti dall'OLP della quale era a capo Arafat; l'appoggio che l'OLP diede, fra gli altri, alle BR e alla Banda Baader-Meinhof; il fatto che Arafat rifiutò la proposta di Sadat di unirsi ai negoziati di pace alla fine degli ani Settanta, e festeggiò la morte di Sadat; l'appoggio che Arafat diede a Saddam Hussein; il fatto che la polizia dell'ANP ha concesso, nei territori sotto il suo controllo, agli attentatori suicidi in procinto di partire in "missione", e che l'ANP abbia usato i soldi dell'UE per comprare armi; il fatto che Arafat avesse scelto la soluzione terroristico-militare ben prima della famigerata passeggiata di Sharon; le accuse, da parte ad Arafat, ad Israele, di avvelenare i pozzi, di usare uranio impoverito, di coinvolgimento della mafia ebraica nell'assassinio di Ze'evi, di non coinvolgimento nella vicenda della Karine A.

Nessuna di queste è una bufala.

falcorosso
19-04-02, 09:00
La vignetta è molto bella, penso che a volte però le parole "serie" di certi uomini politici siano molto più comiche di una vignetta.
Che ne pensate ad esempio della definizione fatta da Busch di Sharon "come uomo di pace".
Ci sarebbe da sbellicarsi dallle risa, se tutto ciò non ci riportasse il pensiero ai massacri nel Libano, agli attuali massacri in palestina, alle inutili morti ebree a causa degli attentati, un umorismo nero tipicamente anglosassone quello di Busch!

Roderigo
19-04-02, 09:14
Originally posted by Jan Hus
Secondo me, la storia dle "massacro" di Jenin è una bufala.
Credo che ciò sia irrilevante ai fini della formazione delle tue opinioni.


Originally posted by Jan Hus
Del resto, è una bufala anche che Sharon sia "il" responsabile della strage di Sabra e Chatila; ciò nonostante questa bufala viene ormai data per verità assodata.
Secondo una linea di difesa "negazionista" hai ragione.
Dal punto di vista strettamente formale, non esiste alcun prova che Sharon abbia ordinato il massacro di Sabra e Chatila. Per ora, non esiste neppure alcuna prova che Milosevic abbia ordinato il massacro di Szebreinica. Essere criminali di guerra non significa essere stupidi.

Però sappiamo che:
1) Sharon incontrò i capi dei falangisti libanesi, poco prima del massacro, ed è assai improbabile che non conoscesse le loro intenzioni.
2) L'esercito israeliano, nel corso del massacro, offrì supporto logistico ai falangisti ed ostruì le vie di fuga dal campo profughi.
3) Il massacro corrispondeva ad un obiettivo politico: delegittimare Arafat ed i dirigenti dell'Olp agli occhi dei profughi palestinesi. Arafat, sotto assedio a Beirut, come oggi a Ramallah, accettò di essere tratto in salvo, cioè di lasciare la capitale libanese, solo a condizione che la vita e l'incolumità dei civili fosse salvaguardata. Il mediatore americano Habib fu parte contraente di questo accordo.
Con il massacro, immediatamente successivo all'accordo ed alla partenza di Arafat, si poteva dimostrare che i vertici dell'Olp si mettevano in salvo, abbandonando le popolazioni civili dei campi profughi alla mercè dei falangisti libanesi e dell'esercito israeliano.

R.

Roderigo
19-04-02, 11:07
http://www.unita.it/images/2002Aprile/jenin1000.jpg


di Gabriel Bertinetto


GERUSALEMME - Scavano con le mani, chiamano a gran voce i loro cari, che immaginano sepolti sotto le macerie del campo profughi a Jenin. E che sperano di trovare ancora in vita, nonostante siano passati molti giorni, per qualcuno ben due settimane, da quando la casa è crollata loro addosso. Cinque persone vengono così riportate alla luce dai soccorritori, in un punto del campo. Ma altrove la frenetica rimozione dei detriti fa riemergere solo cadaveri.
Questa era Jenin giovedì mattina. Un cantiere improvvisato, dove gli abitanti e i volontari delle organizzazioni umanitarie erano lanciati in una disperata lotta contro il tempo, per salvare eventuali superstiti, intrappolati sotto gli edifici abbattuti dai bulldozer blindati dell'esercito israeliano. Il parziale ritiro dei tank e dei soldati aveva incoraggiato i civili a tornare nel campo, dal quale erano fuggiti o erano stati allontanati dai soldati nelle operazioni della settimana scorsa. Ma a metà giornata l'esercito ha reimposto il coprifuoco e la gente a poco a poco ha dovuto sgombrare. Con la speranza che il governo mantenga però l'impegno di abbandonare del tutto Jenin e altre località occupate in Cisgiordania entro i due giorni annunciati dal ministro della Difesa Binyamin Ben Eliezer. Quest'ultimo ha precisato per altro che non ci sarà alcun ritiro, almeno per ora, da Ramallah e da Betlemme.
Cos'è accaduto a Jenin? Semplicemente «una catastrofe umanitaria», è l'aspro giudizio dell'inviato delle Nazioni Unite, Terje-Roed Larsen,. «Orribile, al di là di quanto si possa credere», insiste Larsen, secondo il quale «nessuno scopo può giustificare la colossale sofferenza inflitta ai civili», e «il diritto di Israele alla propria autodifesa non può essere considerato un assegno in bianco». Larsen chiede a Israele due cose. In primo luogo sia concesso alle agenzie internazionali di soccorso di agire liberamente per recuperare i morti ed i superstiti, senza le limitazioni subite sinora, e con l'attiva collaborazione degli israeliani stessi. «Non è ammissibile -dice con sdegno- che la gente sia costretta a scavare con le mani, come ho visto fare con i miei occhi». Secondariamente bisogna fornire acqua, cibo, elettricità. Ci sono almeno duemila persone rimaste senza un tetto. «La città è piombata nel caos -continua Larsen-. Oltre alle distruzioni materiali, si registra il collasso delle istituzioni palestinesi. Non esiste più un'autorità, una forza di polizia. Gli israeliani hanno forse smantellato l'infrastruttura del terrorismo, come dicono, ma hanno sviluppato contemporaneamente un'infrastruttura dell'odio nei confronti di se stessi».
Alle critiche ed alle accuse Israele ribatte con Danny Ayalon, consigliere di Sharon, che si limita genericamente a dire di «condividere le preoccupazioni umanitarie» internazionali. Ma l'atteggiamento delle autorità in tutti questi giorni si è sempre basato piuttosto sul rifiuto di ammettere che a Jenin i diritti umani siano stati violati. Ancora giovedì pomeriggio un alto funzionario del ministero degli Esteri, Gideon Meir, definiva «una menzogna» la demolizione di edifici ad opera dell'esercito e sosteneva che «le case del campo profughi erano state disseminate di trappole esplosive dai terroristi palestinesi» ed era quella la ragione dei crolli. Le forze armate, dopo avere ipotizzato duecento morti, si sono attestate su una stima relativa ad alcune decine di vittime, forse cinquanta. Ma sottolineano di essersi trovate a fronteggiare un'accanita resistenza, e ricordano di avere subito a propria volta delle perdite.
È israeliana però l'associazione B'tselem, che denuncia «gravi violazioni dei diritti umani» a Jenin. Lior Yavne, il suo portavoce, è cauto nei giudizi. «Non so se si possa parlare di massacro nel senso di una deliberata e massiccia serie di omicidi. In base alle nostre prime informazioni, riteniamo comunque che le vittime possano essere una novantina. Lo dico sulla base di una lista di cui già disponiamo: 38 nomi di persone certamente uccise a Jenin, 15 delle quali erano civili. Quanto alle gravi violazioni di cui dicevo, noi possiamo solo indicare il rifiuto di prestare cure sanitarie e fornire acqua e cibo alla gente del campo, e la distruzione delle case con i bulldozer. Abbiamo verificato almeno due o tre casi in cui la demolizione è avvenuta mentre c'era gente dentro».
Ancora più impressionante il quadro che emerge dalla ricostruzione di «Avvocati senza frontiere», un'organizzazione che ha la sede centrale in Belgio. Diane Luping denuncia gli ostacoli frapposti all'opera dei soccorritori, e cita ben sette diverse testimonianze relative all'abbattimento di edifici senza preavviso, e quindi senza la possibilità che gli abitanti evacuassero. «È accaduto persino -afferma la Luping- che qualcuno chiedesse di rientrare per avvisare i propri familiari ed esortarli ad uscire, e che l'edificio fosse attaccato proprio nel momento in cui la persona si avventurava all'interno».
La responsabile di Avvocati senza frontiere dispone di altre terribili testimonianze. Quarantacinque persone sarebbero rimaste intrappolate nei sotterranei di una palazzina in cui si erano rifugiate durante la battaglia, e che sarebbe poi precipitata loro addosso a causa dei missili sparati da un elicottero. Sino a pochi giorni fa i poveretti sarebbero riusciti a comunicare saltuariamente con l'esterno grazie ad un telefono cellulare. La persona che ha ricevuto le drammatiche chiamate dal sottosuolo ha reso una dettagliata deposizione scritta. La responsabile locale della Croce rossa internazionale, continua la Luping, ne è stata informata, ma per ora non è stato possibile intervenire. Si teme tra l'altro che a questo punto, dopo tanti giorni, le probabilità di trovare dei sopravvissuti siano scarse. Un altro capitolo inquietante è quello delle presunte esecuzioni sommarie. La Luping sostiene di avere raccolto «diverse testimonianze oculari». Persone chiamate fuori dal loro appartamento ed eliminate a colpi di fucile, esplosi da distanza ravvicinata. Erano disarmate, in alcuni casi tenevano le mani alzate in segno di resa.
Di esecuzioni sommarie parla anche Suhad Bishara, di Adala, un'associazione per la tutela legale dei palestinesi. C'è chi racconta di avere visto tre individui costretti dai soldati a spogliarsi e ad allinearsi lungo un muro, e poi fatti fuori a raffiche di mitra. L'improvvisato e vile plotone d'esecuzione avrebbe poi infierito sui cadaveri, a uno tagliando via le dita di una mano, ad un altro saltando sul torace e calpestandolo . Tanto accanimento lascia immaginare che i tre fossero, o venissero sospettati di essere dei miliziani, ma questo ovviamente non giustifica la loro brutale eliminazione, nel momento in cui erano oramai dei prigionieri. Le stime delle fonti palestinesi sono per loro stessa ammissione, imprecise. Spiega Khader Shqeirat, del movimento Law: «Nelle condizioni in cui abbiamo potuto sinora operare, con l'accesso sistematicamente negato ai luoghi del disastro, non possiamo fare di più. Ma stiamo intervistando gli sfollati, e sulla base dei loro racconti, viene fuori un quadro raccapricciante. Quasi tutti hanno assistito alla morte di numerosi loro concittadini. Alcuni sono vaghi sul numero. Altri molto precisi, come quel tale che avendo contato ben 53 uccisioni, aveva cominciato a scrivere su un foglio di carta i nomi delle vittime a lui personalmente note, tredici, quando l'intervento dei soldati gli ha impedito di completare il resoconto». La stima di Shqeirat è che i mort i siano almeno trecento.
«Noi non neghiamo che a Jenin ci siano stati degli scontri», dichiara Mustapha Barghouti, presidente del Palestinian Medical Relief. «Ma aggiungiamo che c'è stata anche e soprattutto una selvaggia opera di distruzione. L'esercito non si è limitato a intervenire con i tank. Ha usato gli elicotteri per scagliare ordigni sulle case e i bulldozer per spianarle. Non sappiamo ancora quante siano le vittime in totale, ma possiamo già calcolare sulla base delle prime informazioni, che l'ottantacinque per cento siano civili».

l'Unità 19 aprile 2002

Jan Hus
19-04-02, 19:55
Originally posted by Roderigo
Secondo una linea di difesa "negazionista" hai ragione.
Dal punto di vista strettamente formale, non esiste alcun prova che Sharon abbia ordinato il massacro di Sabra e Chatila. Per ora, non esiste neppure alcuna prova che Milosevic abbia ordinato il massacro di Szebreinica. Essere criminali di guerra non significa essere stupidi.

Infatti, non è affatto detto che Milosevic abbia ordinato il massacro di Srebrenica.

Il che non vuol dire che Milosevic non abbia ordinato di compiere dei massacri di civili, o non abbia avallato apertamente le azioni dei militari orientate a questo fine.

La differenza è che è del tutto improbabile che Sharon abbia ordinato il massacro di Sabra e Chatila.

Come tutti sanno, quel massacro fu compiuto dai falangisti libanesi come rappresaglia per l'attentato che costò la vita al presidente del Libano Bashir Gemayel; quindi, non c'è alcun motivo di ritenere che non sia stata proprio la Falange a decidere il massacro.


Originally posted by Roderigo
Però sappiamo che:
1) Sharon incontrò i capi dei falangisti libanesi, poco prima del massacro, ed è assai improbabile che non conoscesse le loro intenzioni.
2) L'esercito israeliano, nel corso del massacro, offrì supporto logistico ai falangisti ed ostruì le vie di fuga dal campo profughi.
3) Il massacro corrispondeva ad un obiettivo politico: delegittimare Arafat ed i dirigenti dell'Olp agli occhi dei profughi palestinesi. Arafat, sotto assedio a Beirut, come oggi a Ramallah, accettò di essere tratto in salvo, cioè di lasciare la capitale libanese, solo a condizione che la vita e l'incolumità dei civili fosse salvaguardata. Il mediatore americano Habib fu parte contraente di questo accordo.
Con il massacro, immediatamente successivo all'accordo ed alla partenza di Arafat, si poteva dimostrare che i vertici dell'Olp si mettevano in salvo, abbandonando le popolazioni civili dei campi profughi alla mercè dei falangisti libanesi e dell'esercito israeliano.

Appunto.

Responsabilità indiretta.

E' assai improbabile che Sharon non conoscesse le intenzioni di Hobeika; anche se non è provato che le conoscesse.

In maniera analoga, è assai improbabile che i militari neerlandesi che erano incaricati di proteggere la "zona protetta" di Srebrenica non conoscessero le reali intenzioni di Mladic.

E' vero che l'esercito israeliano fornì supporto logistico ai falangisti; ma non è provato che esso sapesse esattamente cosa stesse succedendo.

Il massacro non corrispondeva ad alcun obiettivo politico: si trattò di una feroce vendetta, nello stile classico con cui anche i palestinesi hanno combattuto le loro guerre, e contro gli arabi, e contro gli israeliani.

Comunque, a proposito di probabilità: è certo che Arafat fosse a capo di un'organizzazione terroristica che ha compiuto attentati anche in Italia; è probabile, anche se non dimostrato, che l'OLP abbia fornito missili e armi alle Brigate Rosse (su questa circostanza fu aperta un'inchiesta dalla magistratura italiana, inchiesta che fu insabbiata per motivi politici) e che abbia addestrato membri delle BR; è certo che la polizia dell'ANP abbia quanto meno coperto i terroristi in procinto di compiere attentati suicidi, contravvenendo agli accordi di Oslo; è probabile che li abbia anche appoggiati in maniera attiva; ed è probabile che l'abbia fatto su ordine dello stesso Arafat.

A proposito, anche l'OLP è stata responsabile di stragi e di massacri di civili, per esempio durante la guerra civile libanese. E' "probabile" che non si possa configurare alcuna responsabilità di Arafat?

In realtà, si applicano due pesi e due misure: le certezze a carico di Arafat passano sotto silenzio, mentre i sospetti a carico di Sharon e, più in generale, di Israele, vengono subito accettati come verità palesi.

In generale, tentare di impostare in termini legalistici complessi problemi di politica internazionale è semplicistico ed anche un po' ipocrita.

Jan Hus
19-04-02, 20:22
Friday, April 19, 2002 Iyyar 7, 5762 Israel Time: 21:07 (GMT+3)



There was no massacre in Jenin



The claim that there was a "massacre" in the Jenin refugee camp has been taken up by many news media around the world, human rights groups and even among many governments. This claim, originally made during the height of the fighting in the refugee camp, reverberates with gravity, seriously damaging Israel's political campaign to justify its self defense against terror and the legitimacy of the means it is using in that campaign.

In Israel, too, suspicions were raised that there was truth to the Palestinian claims. Many feared that Jenin would be added to the black list of massacres that have shocked the world. The IDF contributed to those fears when it issued a preliminary estimate of hundreds of dead in the camp (it turned out that several score were killed, with the exact number still unknown) and by blocking journalists from entering the camp to report what was happening inside. That was an invitation to another charge, also widely reported, of an alleged cover-up.

In recent days, journalists - including Ha'aretz reporters - have visited the camp, gathering their own first-hand impressions and eyewitness testimony about the IDF's operations. Ha'aretz reporter Amira Hass spent several days in the camp, and her report appears in today's pages. There is evidence of intense combat, but, with appropriate caution, it can already be said what did not happen in the Jenin refugee camp. There was no massacre. No order from above was given, nor was a local initiative executed, to deliberately and systematically kill unarmed people.

In Israel of 2002, there is practically no way to cover up atrocities. Testimony by commanders and fighters in Jenin, many of whom were civilians called up into reserves for the purpose of the operation, as well as testimony by those who observed the events through various means refute the claims of a massacre. The fighting was intense, as could be expected in built-up areas, and especially against the background of rapid Israeli successes in other areas, particularly the Nablus casbah. Armed Palestinians shot, blew up and mined houses and alleyways. The soldiers, who had difficulty progressing, used bulldozers and suffered heavy losses - 23 soldiers were killed. Under such circumstances, civilians were also harmed. That is a terrible, sorrowful fact, resulting from the nature of the fighting, and in some specific cases there should be an examination to determine whether everything necessary was done to prevent civilian casualties. But declaring the fighting in Jenin a "massacre" is a mistake on the part of the naive, and a slander by others.

Palestinian propagandists have made perverse use of legends that, in part, were invented outside Jenin. Leading these propagandists were officials of the Palestinian Authority who issued baseless charges of "executions," fanning the flames of hatred against Israel. The readiness of international elements, including the heads of the European Union, to accept the Palestinian version without question, is testimony to their character, to Israel's fragile situation and to Ariel Sharon's negative image.

Roderigo
20-04-02, 11:36
Abbiamo già discusso varie volte di questo argomento e so bene che, pur di assolvere Sharon, arriveresti a "confessare" che, a Sabra e Chatila, sei stato tu. :D


Originally posted by Jan hus
è che è del tutto improbabile che Sharon abbia ordinato il massacro di Sabra e Chatila.
Come tutti sanno, quel massacro fu compiuto dai falangisti libanesi come rappresaglia per l'attentato che costò la vita al presidente del Libano Bashir Gemayel; quindi, non c'è alcun motivo di ritenere che non sia stata proprio la Falange a decidere il massacro.
Cosa ci faceva l'esercito israeliano a Beirut?
Voleva ripulire la capitale libanese dalla presenza dei "terroristi".
Anche questo obiettivo era oggetto della alleanza tra esercito israeliano e falangisti libanesi, già prima dell'assassinio di Gemayel. Fu lo stesso Gemayel l'interlocutore dell'accordo tra le due parti, che concordarono di fare "pulizia" a Beirut con una divisione dei compiti secondo cui agli israeliani competevano i quartieri della capitale ed ai falangisti il "lavoro sporco" nei campi profughi, dove, secondo Sharon "di terroristi non ne deve rimanere neppure uno". Gli israeliani conoscevano benissimo le caratteristiche dei falangisti, già responsabili della "sparizione" di 1.200 palestinesi.


Originally posted by Jan hus
E' assai improbabile che Sharon non conoscesse le intenzioni di Hobeika; anche se non è provato che le conoscesse.
Il formalismo con cui difendi Sharon, in linea di principio è applicabile allo stesso Hobeika. Esistono forse prove che egli volesse o o avesse ordinato il massacro? Se le intenzioni di compiere un massacro indiscriminato erano tutte sue, perchè nei colloqui immediatamente precedenti chiese a Sharon come fosse possibile, nel "lavoro di pulizia" distinguere i "terroristi" dai civili? Come sai, anche Hobeika ha sempre respinto le accuse di essere un massacratore e qualche mese fa si apprestava a testimoniare in Belgio sull'inchiesta relativa a quel massacro, venendo ucciso pochi giorni prima.


Originally posted by Jan hus
E' vero che l'esercito israeliano fornì supporto logistico ai falangisti; ma non è provato che esso sapesse esattamente cosa stesse succedendo.
Della serie "il mio cliente era incapace di intedere e di voleve" :D
Gli israeliani intercettavano le comunicazioni tra i comandi dei falangisti e respingevano nei campi i civili in fuga, che certo, raccontavano quanto stava accadendo.


Originally posted by Jan hus
Il massacro non corrispondeva ad alcun obiettivo politico: si trattò di una feroce vendetta, nello stile classico con cui anche i palestinesi hanno combattuto le loro guerre, e contro gli arabi, e contro gli israeliani.
Questo non è vero. Il massacro corrispondeva a più di un obiettivo politico, sia per i falangisti libanesi, sia per Sharon. I massacri nei villaggi e nei campi profughi hanno la funzione di diffondere il terrore tra i civili, al fine di provocarne l'allontanamento. Sono uno strumento di "pulizia etnica". Gemayel ed i falangisti volevano infatti riequilibrare la demografia libanese a proprio favore, liberandosi di gran parte dei 3-400 mila rifugiati palestinesi e Sharon voleva "incoraggiare" l'immigrazione palestinese in Giordania, in modo che di fatto questo stato divenisse lo stato palestinese, secondo un vecchio obiettivo della destra israeliana.
Altro tradizionale scopo israeliano era la delegittimazione dell'Olp e del suo gruppo dirigente.
Qui ti ho già scritto che Arafat, sotto assedio a Beirut, come oggi a Ramallah, accettò di essere tratto in salvo, cioè di lasciare la capitale libanese, solo a condizione che la vita e l'incolumità dei civili fosse salvaguardata. Il mediatore americano Habib fu parte contraente di questo accordo. Con il massacro, immediatamente successivo all'accordo ed alla partenza di Arafat, si poteva dimostrare che i vertici dell'Olp si mettevano in salvo, abbandonando le popolazioni civili dei campi profughi alla mercè dei falangisti libanesi e dell'esercito israeliano.


Originally posted by Jan hus
In generale, tentare di impostare in termini legalistici complessi problemi di politica internazionale è semplicistico ed anche un po' ipocrita.
Qui sono d'accordo, per questo non condivido il tuo avvitamento nella distinzione tra "responsabilità diretta" e "responsabilità indiretta", per tentare di attenuare o addirittura negare le colpe di Sharon, a meno che la tua tesi di fondo voglia essere che l'allora ministro della difesa israeliano fosse, non un criminale di guerra, ma solo una persona un po' distratta, circordata da funzionari dei servizi e consiglieri militari sprovveduti e incompetenti.
Tuttavia, anche annegare i crimini di guerra nella "complessità dei problemi internazionali" è ipocrita, non semplicistico, ma volutamente confusionario.

R.

Roderigo
20-04-02, 13:53
URI AVNERY *

Centocinque anni fa, il giorno seguente il primo congresso sionista a Basilea, Theodor Herzl scrisse nel suo diario: «A Basilea ho fondato lo Stato degli ebrei». Questa settimana Ariel Sharon dovrebbe annotare sul suo diario: «A Jenin ho fondato lo Stato dei palestinesi». Naturalmente non era sua intenzione farlo. Al contrario, egli intendeva distruggere la nazione palestinese, le sue istituzioni e la sua leadership una volta per tutte, lasciando solo i brandelli, rottami umani di cui poter disporre liberamente. In realtà è successa una cosa molto diversa. Alle prese con l'attacco furibondo della macchina militare più grande nella regione, e delle armi più moderne al mondo, immersa in un mare di sofferenze, circondata dai cadaveri, la nazione palestinese ha sollevato la testa come mai aveva fatto prima.

Nel piccolo campo profughi vicino Jenin un gruppo di combattenti palestinesi di tutte le organizzazioni si è raccolto per difendersi in una battaglia che resterà per sempre nel cuore di tutti gli arabi. Questa è la Masada dei palestinesi - come l'ha chiamata un ufficiale israeliano alludendo alla resistenza leggendaria dei sopravvissuti alla grande ribellione degli ebrei contro Roma nell'anno 71 d.C.

Quando i media internazionali non potranno più essere tenuti lontani e le immagini dell'orrore saranno pubbliche, due sono le versioni che potrebbero emergere: Jenin come storia di un massacro, una seconda Sabra e Shatila; oppure Jenin, la Stalingrado palestinese, una storia di eroismo immortale. Sicuramente prevarrà con il tempo la seconda.

Le nazioni sono edificate sui miti. Io sono stato cresciuto sui miti di Massada e Tel-Chai, che costituivano l'identità della nuova nazione ebraica (a Tel-Chai nel 1920 un gruppo di ebrei guidati dall'eroe con un braccio solo, Josef Trumpeldor, furono uccisi nello scontro con i combattenti siriani anti-francesi.) I miti di Jenin e del compound di Arafat a Ramallah costituiranno l'identità della nuova nazione Palestinese. Un robot militare primitivo, che vede ogni cosa in termini di potenza di fuoco e di conteggio dei morti, non lo capirà. Ma Napoleone, un genio militare, ebbe a dire che in guerra il morale conta per i tre quarti, l'effettivo rapporto tra le forze in campo solo per l'altro quarto.

Come si presenta la guerra di Sharon in questa prospettiva?

Per quanto riguarda le forze effettive, la situazione è chiara. Poche dozzine di israeliani uccisi, molte centinaia di palestinesi morti. Nessuna distruzione in Israele, distruzioni terribili nelle città palestinesi.

Lo scopo era, così si è detto, «distruggere l'infrastruttura del terrore». Questa definizione è di per sé insensata: la «infrastruttura del terrore» esiste nelle anime di milioni di palestinesi e di decine di milioni di arabi che hanno il cuore gonfio di rabbia. Più combattenti e attentatori suicidi vengono uccisi, più altri sono pronti a prendere il loro posto. Abbiamo visto i «laboratori degli esplosivi»: qualche sacco di materiale acquistabile nei negozi israeliani. L'esercito israeliano è fiero di averne scoperte decine. Presto ce ne saranno ancora a centinaia.

Quando decine di feriti giacciono per le strade fino a morire dissanguati perché l'esercito spara a qualunque ambulanza in movimento, questo produce un odio terribile. Quando l'esercito sotterra segretamente centinaia di cadaveri di uomini, donne e bambini, questo produce un odio terribile. Quando i tank passano sopra le automobili, distruggono le case, abbattono i pali della corrente elettrica, sfondano i tubi dell'acqua lasciandosi dietro migliaia di senzatetto e costringendo i bambini a bere dalle pozzanghere in strada, questo produce un odio terribile. Un bambino palestinese che vede tutto questo con i suoi occhi, diventa l'attentatore suicida di domani. Così, Sharon e Mofaz creano l'infrastruttura terroristica.

Intanto hanno gettato le basi della nazione e dello stato palestinese. La gente ha visto i suoi combattenti a Jenin ed è convinta che essi siano molto più eroici dei soldati israeliani, protetti come sono nei loro pesanti carri armati. Hanno visto il loro leader nella storica sequenza televisiva, il volto illuminato da una sola candela nell'ufficio buio e sotto assedio, pronto a morire in qualunque momento, e lo confronta con gli euforici ministri israeliani seduti nei loro uffici, lontani dal fronte della battaglia e circondati da orde di guardie del corpo. Così si genera l'orgoglio nazionale.

Da questa avventura non verrà niente di buono per Israele, così come niente di buono è venuto dalle precedenti avventure di Sharon. L'idea dell'operazione è stata stupida, l'attuazione crudele, i risultati saranno disastrosi. Essa non porterà pace e sicurezza e non risolverà alcun problema, ma isolerà Israele e metterà in pericolo gli ebrei in tutto il mondo.

Alla fine una cosa sola sarà ricordata: la nostra gigantesca macchina militare ha aggredito il piccolo popolo palestinese, e il piccolo popolo palestinese e il suo leader hanno resistito. Agli occhi dei palestinesi, e non solo ai loro questa apparirà come una vittoria eccezionale, la vittoria di un moderno Davide contro Golia.

* leader del gruppo pacifista israelianoGush Shalom (Blocco della pace)

gribisi
20-04-02, 15:03
Se non si fosse intervenuti, il Mondo avrebbe pensato che i palestinesi riuscissero a tenere testa agli israeliani, che Israele avesse paura, che Tsahal avesse perso lo smalto di un tempo, che si sarebbe potuto "fare come Hezbollah in Libano". Il morale e le aspettative palestinesi sarebbero aumentati, e con essi anche gli attacchi.
L' uso della forza non genera mai popolarità, specie tra i destinatari della forza medesima, e di per sè non risolve definitivamente i problemi senza una successiva fase politica.
E tuttavia in mancanza di altre prospettive può essere necessario.

Roderigo
20-04-02, 17:17
Un giovane palestinese e' stato estratto vivo dalle macerie del campo profughi di Jenin (Cisgiordania), dove e' rimasto sepolto per nove giorni. Lo hanno riferito oggi all'Ansa volontari italiani della associazione 'Papa Giovanni XXIII' presenti sul posto.

Il giovane, Sari Hadri, 19 anni, e' stato ritrovato nel rione di Haret Hawashim e trasportato in gravi condizioni all'ospedale di Jenin. Il superstite ha detto ai soccorritori che sotto le macerie sono rimasti tutti i suoi familiari e alcuni potrebbero essere ancora vivi.

Sepolto vivo nella zona piu' colpita
Haret Hawashin e' la zona piu' devastata del campo profughi, dove per una decina di giorni si e' svolta una battaglia sanguinosa in cui sono morti 23 soldati israeliani e un numero ancora imprecisato di palestinesi, tra cui anche civili. I palestinesi accusano Israele di aver compiuto nel campo profughi un 'massacro', che invece lo Stato ebraico nega con decisione.

Accesso ancora vietato ai mezzi di soccorso
"La situazione nel campo e' grave, occorrono strumenti adeguati per cercare eventuali superstiti e recuperare i morti. Purtroppo l'esercito israeliano non permette ancora il libero accesso dei mezzi di soccorso", ha detto all'Ansa Andrea Pagliarani della 'Papa Giovanni XXIII'. L'esercito israeliano ha evacuato ieri Jenin e il campo profughi, ma continua a circondare la citta'.

RaiNews24 20/04/2002

Roderigo
20-04-02, 21:14
L'inviato Usa a Jenin: "Terribile tragedia umana"


GERUSALEMME (CNN) -- Dopo aver visitato il campo profughi di Jenin, il segretario di Stato aggiunto Usa William Burns ha parlato degli effetti dell'operazione militare israeliana come di una "terribile tragedia umana". Sottolineando che i combattimenti hanno provocato "enormi sofferenze a migliaia di civili", l'esponente americano ha sollecitato il libero accesso al campo per le organizzazioni umanitarie.

CnnItalia 20 aprile 2002

S.P.Q.R.
26-04-02, 15:12
Originally posted by Alfredo72


Mai più Kefia in Padania.

:D :D :D :D