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Visualizza Versione Completa : Triste tramonto del socialismo israeliano



Piero Strozzi
31-03-02, 20:03
Nessun socialista ebreo d' Israele ha raccolto l' eredità del defunto premier Rabin, vilmente assassinato da un terrorista fondamentalista ebreo.
La crisi in atto mostra come non esista più quel partito laburista che aveva avuto, nella prima metà degli anni Novanta, il coraggio di aprire una trattativa vera con l' "eterno nemico" palestinese. Il ministro della Difesa Ben Elizier, attuale capo del Labour, non è molto lontano dalle posizioni di Sharon e nei mesi scorsi un sondaggio aveva rivelato che la base del partito vedeva proprio in Sharon, leader della destra del Likud, un modello da imitare! Non si salvano, del resto, gli altri ministri laburisti dell' attuale governo, come quello del Turismo Mayan Wilnay, oltre naturalmente al ministro degli Esteri Peres, che fa finta di dissociarsi dalle azioni militari dell' esecutivo, ma in realtà non ha alcuna intenzione di abbandonarlo.
E se i laburisti sono ridotti nelle condizioni che abbiamo descritto, il resto della "Sinistra" non è messa meglio. Il Meretz, per esempio, che pure aveva fatto parte della coalizione dei governi di Rabin e Peres, comincia ad interrogarsi solo adesso se per caso sia arrivato il momento di agire seriamente per fermare Sharon…
:(

bandiera roja
01-04-02, 22:25
Ma quale socialismo israeliano??

Caro Esercito dell'Ebro, ti vorrei far presente che non è mai esistito un socialismo israeliano.
L'unica forma di resistenza ebrea antisionista di sinistra fu il partito Matzpen che agì negli anni '70-'80 contro lo stato sionista anche nelle forme di lotta armata e di cui oggi alcuni dei militanti sono nelle galere sioniste.
Ciò che sta accadendo oggi è l'atto finale, di un progetto politico infame programmato da Sharon, a metà degli anni '80 e portato avanti da tutti i governi sia di destra che di sinistra, in diverse forme, ma sempre con lo stesso obbiettivo:l'annullamento del popolo palestinese.
Ciò si è verificato, perchè il partito laburista, da te riconosciuto come "aperto al dialogo" è pur sempre stato sionista e il trattato tra Rabin e Arafat deve essere ancora messo in pratica, pensa te quanto in buona fede era il "povero" Rabin.

Intifada fino alla vittoria!

Piero Strozzi
02-04-02, 07:45
La politica che aveva condotto agli accordi di Oslo rappresentava qualcosa di ben diverso da ciò cui stiamo assistendo attualmente, tanto è vero che l' artefice di questa politica- Rabin- fu ammazzato nel novembre 1995 da un terrorista ebreo; poi la situazione degenerò, come dimostra la ricostruzione storica dei fatti, man mano che divenne chiaro che i governi ebrei succedutisi dopo l' omicidio di Rabin non avevanoi nessuna intenzione di rispettare detti accordi. I quali, a mio avviso, rappresentano- vista la situazione venutasi a creare- a tutt'oggi la proposta più realistica di soluzione del problema palestinese, a meno che non si voglia sostenere la cancellazione di uno dei due popoli che abitano in quella regione.
Saluti comunisti e nazionalitari

bandiera roja
02-04-02, 22:29
Queste non sono parole di chi si fa portatore di idee rivoluzionarie!
Il trattato tra Rabin ed Arafat fu un trattato menzognero che evitò di affrontare i problemi principali quali il dirito del ritorno dei profughi e la delimitazione dei confini del futuro stato palestinese.
Anche Rabin era un porco sionista, che rimandò tale discussione per cercare di guadagnare tempo e trovare migliori accomodamenti a scapito degli interessi sionisti.
Il fatto che poi fu ucciso da un'estremista sionista, sono cose che non mi riguardano, in quanto si è trattato di un regolamento interno tra le frange sioniste.
Arafat fu costertto ad accettare un'accordo di massima su spinte del governo imperialista americano.
Non ci trovo nulla di socialista in tutto questo!

Un solo stato laico arabo!

Intifada fino alla vittoria!

Catilina
04-04-02, 13:10
Originally posted by bandiera roja


Un solo stato laico arabo!

Intifada fino alla vittoria! [/B]

*****
Sì va bene, ma gli Ebrei che fine fanno?
Urgono chiarimenti sulla proposta alternativa ai menzogneri accordi di Oslo.

Shardana Ruju
04-04-02, 14:26
Se può essere ammissibile parlare di "socialismo israeliano", questo storicamente non può essere fatto riferendosi allo stato di Israele(kibbuz, ecc.ecc.);
E' lecito usare questo termine, come ci conferma Sergio Yahni, per coloro che sono venuti prima dello "stato di Israle" e per quei combattenti che erano convinti di lottare contro l'imperialismo inglese per costruire uno stato socialista: pensiamo al Palmach, i cui combattenti a operazioni concluse si accorsero di quello che stava facendo Guriòn, dello stato che stava costruendo.
Questi combattenti provarono anche a prendere le armi contro Gurion, ma furono sconfitti;
Fu con il documento "peace , no peace" prodotto all'epoca della guerra del Sinai che il Partico Comunista d'Israele espresse il principio per il quale: "lo stato di Israele è il problema".
La storia di questi compagni, come abbiamo visto si evolvette con il Mazpen.

Il movimento sionista nasce come movimento nazionalista etnico degli ebrei dell'europa dell'est: come stato razzista degli ebrei dell'europa dell'est si forgia Israele, discriminando bassamante tutti gli stessi ebrei di orgine arabo-africana, confinati al rango di bassa mano d'opera nello stato e nelle sue funzioni economiche.

Non è mai esistito alcun "socialismo israeliano", nello stato omonimo;
Ora, se fin dai tempi del Mazpen la questione dei due stati veniva vista(da palestinesi e compagni israeliani ed ebrei) come un evento reazionario tendente all'apartheid, oggi si dovrebbe discutere in termini di "emergenza assoluta".
Poco contano i "principi": bisogna fermare il genocido e lo sterminio perpetrati dai nazi-sionisti israeliani;
In questo senso , vista l'assoluta emergenza, e visto che nessuno può gioire quando una bambina di 16 anni si fa saltare in aria, forse è il caso di valutare, come fanno i compagni dellFPLP l'opportunità tattica dei due stati come prsupposto per l'unità, la laicità e la democraticità di uno stato solo.
Ora si deve fermare il massacro, la conta dei morti, il miserabile tifo calcistico in voga presso le viziate e sciocche masse grasse occidentali, che forse non afferrano bene cosa sia la morte...
...morte di donne e bambini, si intende.
Forse, ripeto come sostenevano alcuni compagni del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, in questo momento disperato, vista la disparità di forze in campo, va valutata tatticamente la strada dei due stati.
L'obbiettivo restando un unico stato laico, democratico e progressista, nel quale tutti, palestinesi ed ebrei possano vivere normalmente; senza delirii razziali o odi religiosi, sempre e solo funzionali a chi non ha cura della vita umana.

Ora non è tempo di slogan: forse un giorno la Palestina sarà Libera e Rossa... lo speriamo......per oggi basta che SIA.

Saludos comunistas et indipendentistas

Frantziscu

Attenzioneimbelli
04-04-02, 15:27
Originally posted by Catilina


*****
Sì va bene, ma gli Ebrei che fine fanno?
Urgono chiarimenti sulla proposta alternativa ai menzogneri accordi di Oslo.

Bhè, per chi si è reso complice dello stato nazisionista ci dovrà essere il capestro. Così si risolve una buona parte del problema. Quanto agli altri, nessuno vuole toglierli niente. Noi abbiamo sempre parlato di convivenza pacifica multireligiosa e multietnica dentro uno (1) stato laico della Palestina. Eliminando la teocrazia ebraica (peraltro non amata neppure da tutti gli ebrei), e ostacolando la nascita di un'altra teocrazia islamica si può pretendere di sostenere che il conflitto potrebbe cessare. Ma il primo passo è l'estirpazione integrale del sionismo in Palestina.

Sono tornato con un computer funzionante! Ciao a tutti!

Intifada fino alla vittoria!

Catilina
04-04-02, 17:51
Originally posted by Shardana Ruju
Se può essere ammissibile parlare di "socialismo israeliano", questo storicamente non può essere fatto riferendosi allo stato di Israele(kibbuz, ecc.ecc.);
E' lecito usare questo termine, come ci conferma Sergio Yahni, per coloro che sono venuti prima dello "stato di Israle" e per quei combattenti che erano convinti di lottare contro l'imperialismo inglese per costruire uno stato socialista: pensiamo al Palmach, i cui combattenti a operazioni concluse si accorsero di quello che stava facendo Guriòn, dello stato che stava costruendo.
Questi combattenti provarono anche a prendere le armi contro Gurion, ma furono sconfitti;
Fu con il documento "peace , no peace" prodotto all'epoca della guerra del Sinai che il Partico Comunista d'Israele espresse il principio per il quale: "lo stato di Israele è il problema".
La storia di questi compagni, come abbiamo visto si evolvette con il Mazpen.

Il movimento sionista nasce come movimento nazionalista etnico degli ebrei dell'europa dell'est: come stato razzista degli ebrei dell'europa dell'est si forgia Israele, discriminando bassamante tutti gli stessi ebrei di orgine arabo-africana, confinati al rango di bassa mano d'opera nello stato e nelle sue funzioni economiche.

Non è mai esistito alcun "socialismo israeliano", nello stato omonimo;
Ora, se fin dai tempi del Mazpen la questione dei due stati veniva vista(da palestinesi e compagni israeliani ed ebrei) come un evento reazionario tendente all'apartheid, oggi si dovrebbe discutere in termini di "emergenza assoluta".
Poco contano i "principi": bisogna fermare il genocido e lo sterminio perpetrati dai nazi-sionisti israeliani;
In questo senso , vista l'assoluta emergenza, e visto che nessuno può gioire quando una bambina di 16 anni si fa saltare in aria, forse è il caso di valutare, come fanno i compagni dellFPLP l'opportunità tattica dei due stati come prsupposto per l'unità, la laicità e la democraticità di uno stato solo.
Ora si deve fermare il massacro, la conta dei morti, il miserabile tifo calcistico in voga presso le viziate e sciocche masse grasse occidentali, che forse non afferrano bene cosa sia la morte...
...morte di donne e bambini, si intende.
Forse, ripeto come sostenevano alcuni compagni del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, in questo momento disperato, vista la disparità di forze in campo, va valutata tatticamente la strada dei due stati.
L'obbiettivo restando un unico stato laico, democratico e progressista, nel quale tutti, palestinesi ed ebrei possano vivere normalmente; senza delirii razziali o odi religiosi, sempre e solo funzionali a chi non ha cura della vita umana.

Ora non è tempo di slogan: forse un giorno la Palestina sarà Libera e Rossa... lo speriamo......per oggi basta che SIA.

Saludos comunistas et indipendentistas

Frantziscu


Io queste cose le condivido, anche perchè gli accordi di Oslo andavano nella direzione che hai indicato e il processo di pace si è bloccato perchè in realtà nell' estate del 2000 Barak non volle rispettare la progressiva attuazione di detti accordi.
Nella fase storica attuale pensare all' immediata realizzazione di una convivenza pacifica tra i due popoli in uno Stato unico a netta prevalenza demografica palestinese è impossibile e tanto più dovremmo esserne consapevoli noi, comunisti che mettiamo l'accento sul dato nazionalitario.
In questo senso ciò che è accaduto tra il 1948 e il 2001 agli Ebrei che vivevano nel resto del mondo arabo è significativo.
In Siria sono calati da 45.000 a 63.
In Iraq da 125.000 a 300.
In Libano da 12.000 a 90.
In Libia da 40.000 a 0.
In Tunisia da 110.000 a 3.500.
In Egitto da 75.000 a 200.
In Iran da 80.000 a 30.000.
In Algeria da 200.000 a 100.
La tensione è oggi troppo alta, evidentemente gli ebrei non sono molto tollerati- diciamo così- dalle popolazioni arabe, che hanno i loro buoni motivi.
La principale responsabilità degli ebrei di Israele è stata quella di non aver voluto veramente dare attuazione agli accordi di Oslo dopo averne fisicamente eliminato uno degli artefici.
Saluti comunisti e nazionalitari