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Harm Wulf
31-03-02, 22:03
IL PROCESSO A SLOBO, UNA TRAGICA FARSA
di Massimo Fini


Dopo quanto sta succedendo da più di un anno in Palestina e i bombardamenti americani in Afganistan (ottomila morti civili secondo il New York Times, per prendere un uomo che non è stato preso), il processo dell'Aja contro Milosevic per crimini di guerra, contro l'umanità e genocidio di cui si sarebbe reso responsabile in Kosovo e in Bosnia, assume ancor più i contorni di una farsa, seppur tragica.

In Kosovo la Jugoslavia si trovava a fronteggiare ventimila combattenti dell'Uck che, come in ogni guerriglia partigiana, facevano uso del terrorismo. In questa guerra di guerriglia le forze paramilitari serbe non l'esercito hanno ucciso, prima dell'intervento della Nato, 205 (duecentocinque) civili in due eccidi di cui è rimasto famoso, perché ripreso ossessivamente dalle Tv occidentali, quello di Racak. Durante i bombardamenti della Nato, con l'inevitabile incrudirsi della lotta fra i serbi e l'Uck, i civili kosovari uccisi sono stati, secondo gli osservatori dell'Onu, duemila, sempre che di civili si trattasse perché in una lotta partigiana è difficile distinguere fra chi è combattente e chi no.

Capisco che la conta è macabra, ma se questi dovessero essere i criteri per portare un capo di Stato di fronte a un Tribunale, allora ben pochi se ne salverebbero, a cominciare da Gorbaciov che nei Paesi Baltici e nelle Repubbliche dell'Asia sovietica ne fece uccidere 5000, per continuare con George Bush, il padre di dabliù, che nei bombardamenti sull'Iraq del 1991 si fece una tascata di 180mila civili (32.195 bambini, dati del Pentagono) e finire con Sharon.

Ancora più grottesca è l'incriminazione per la guerra di Bosnia. Innanzi tutto perché si basa su leggi posteriori ai fatti, un abominio poiché un principio di fondamentale civiltà giuridica vuole che nessuno possa essere giudicato per fatti che all'epoca in cui furono compiuti non erano considerati reati. In quanto alla sostanza dell'accusa, la «pulizia etnica», può essere rivolta a tutte le forze combattenti nei Balcani, ai croati, ai musulmani e alla Nato che è stata artefice della più colossale «pulizia etnica» nella regione poiché, di fatto, 260mila serbi sono stati espulsi dal Kosovo. Incriminare Milosevic, dittatore finché si vuole, per la guerra di Bosnia significa negare agli Stati del mondo il diritto di farsi la guerra, per qualsiasi ragione.

Ciò che sta accadendo all'Aja dovrebbe far drizzare le orecchie ai tanti solerti garantisti nostrani. Il pubblico ministero, Carla Del Ponte, si sta effondendo in dichiarazioni di fronte alle quali il famoso «io quello lo sfascio» di Di Pietro è una manifestazione di imparzialità. Il Tribunale è rappresentato da Paesi che hanno fatto la guerra a Milosevic. Il verdetto è già scritto. Il Terzo millennio si apre, dal punto di vista del diritto internazionale, con una pagina inquietante.