Roderigo
05-04-02, 23:04
Zbigniew Brzezinski, già Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, è oggi uno dei massimi esperti mondiali di geopolitica.
La situazione fra Israele e i Palestinesi si è avvitata al di là di ogni controllo?
«La situazione è pericolosa. Arafat potrebbe benissimo essere ucciso in un tentativo di trasferimento dall?ufficio dove è intrappolato. E a quel punto Sharon potrebbe sostenere che si sia trattato di un incidente. In secondo luogo, la situazione sta degenerando in una diffusa violenza fra palestinesi e israeliani. In terzo luogo, la posizione internazionale di Israele è molto compromessa. Un paese, nato come simbolo della ripresa di un popolo enormemente perseguitato, sta dando l?impressione di un paese che perseguita la gente. Ed è sempre più isolato.
E sul lungo periodo?
Quello che più mi preoccupa è che i palestinesi, in larga parte grazie a Sharon, stanno diventando sempre più simili agli algerini durante la loro lotta per l?indipendenza contro la Francia: gente assolutamente determinata a portare avanti una situazione di guerriglia urbana brutale, spietata, con enorme senso dell'autosacrificio. Allo stesso tempo, gli israeliani stanno diventando come i razzisti bianchi del Sud Africa: non esitano ad ammazzare i palestinesi in gran numero e lo giustificano con il pretesto dell'autodifesa. Le reazioni sono da entrambe le parti sproporzionate. Ed è in ultima analisi, lo spettacolo del fallimento della strategia americana, almeno quella condotta fino a ora.
Ce la farà Sharon nei territori occupati oppure fallirà?
«Quest?incursione del governo Sharon mi ricorda molto l'operazione fallimentare di Sharon in Libano nel 1982, quando ingannò il suo primo ministro definendo l?obiettivo in modo diverso dalle sue reali intenzioni e dalla sua condotta effettiva. In Medio Oriente non può esserci che una soluzione politica. Il che vuol dire che il problema non può essere risolto unilateralmente da una sola delle parti.
Ma Arafat non ha compromesso proprio la possibilità di una soluzione politica, evitando di usare la mano pesante contro i terroristi?
«Sì, il terrorismo palestinese c?è stato, ma la realtà è che abbiamo anche avuto reazioni eccessive e deliberate da parte di Sharon, intese non a reprimere il terrorismo ma a destabilizzare l'Autorità Palestinese e a minare alla base gli accordi di Oslo, da lui sempre criticato».
Questo processo politico dovrà andare avanti anche se ci sono attacchi suicidi?
«Se non procediamo in questo modo, qualsiasi cosiddetto cessate il fuoco diventa ostaggio di qualsiasi atto di terrorismo. E' assoluta ipocrisia sostenere che Arafat possa fermare ogni forma di terrorismo. Arafat è isolato. Sharon sta reprimendo i palestinesi. Eppure il terrorismo non si ferma. Il punto è che deve esserci un processo politico simultaneo ai tentativi di contenere la violenza. E? chiaro che questo significa che gli Stati Uniti intervengono, e mettono sul tavolo proposte che indirizzano entrambe le parti verso un abbozzo di accordo finale».
Global Viewpoint
(Traduzione di Monica Levy) Nathan Gardel
Corriere della Sera 5 aprile 2002
La situazione fra Israele e i Palestinesi si è avvitata al di là di ogni controllo?
«La situazione è pericolosa. Arafat potrebbe benissimo essere ucciso in un tentativo di trasferimento dall?ufficio dove è intrappolato. E a quel punto Sharon potrebbe sostenere che si sia trattato di un incidente. In secondo luogo, la situazione sta degenerando in una diffusa violenza fra palestinesi e israeliani. In terzo luogo, la posizione internazionale di Israele è molto compromessa. Un paese, nato come simbolo della ripresa di un popolo enormemente perseguitato, sta dando l?impressione di un paese che perseguita la gente. Ed è sempre più isolato.
E sul lungo periodo?
Quello che più mi preoccupa è che i palestinesi, in larga parte grazie a Sharon, stanno diventando sempre più simili agli algerini durante la loro lotta per l?indipendenza contro la Francia: gente assolutamente determinata a portare avanti una situazione di guerriglia urbana brutale, spietata, con enorme senso dell'autosacrificio. Allo stesso tempo, gli israeliani stanno diventando come i razzisti bianchi del Sud Africa: non esitano ad ammazzare i palestinesi in gran numero e lo giustificano con il pretesto dell'autodifesa. Le reazioni sono da entrambe le parti sproporzionate. Ed è in ultima analisi, lo spettacolo del fallimento della strategia americana, almeno quella condotta fino a ora.
Ce la farà Sharon nei territori occupati oppure fallirà?
«Quest?incursione del governo Sharon mi ricorda molto l'operazione fallimentare di Sharon in Libano nel 1982, quando ingannò il suo primo ministro definendo l?obiettivo in modo diverso dalle sue reali intenzioni e dalla sua condotta effettiva. In Medio Oriente non può esserci che una soluzione politica. Il che vuol dire che il problema non può essere risolto unilateralmente da una sola delle parti.
Ma Arafat non ha compromesso proprio la possibilità di una soluzione politica, evitando di usare la mano pesante contro i terroristi?
«Sì, il terrorismo palestinese c?è stato, ma la realtà è che abbiamo anche avuto reazioni eccessive e deliberate da parte di Sharon, intese non a reprimere il terrorismo ma a destabilizzare l'Autorità Palestinese e a minare alla base gli accordi di Oslo, da lui sempre criticato».
Questo processo politico dovrà andare avanti anche se ci sono attacchi suicidi?
«Se non procediamo in questo modo, qualsiasi cosiddetto cessate il fuoco diventa ostaggio di qualsiasi atto di terrorismo. E' assoluta ipocrisia sostenere che Arafat possa fermare ogni forma di terrorismo. Arafat è isolato. Sharon sta reprimendo i palestinesi. Eppure il terrorismo non si ferma. Il punto è che deve esserci un processo politico simultaneo ai tentativi di contenere la violenza. E? chiaro che questo significa che gli Stati Uniti intervengono, e mettono sul tavolo proposte che indirizzano entrambe le parti verso un abbozzo di accordo finale».
Global Viewpoint
(Traduzione di Monica Levy) Nathan Gardel
Corriere della Sera 5 aprile 2002