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Tomás de Torquemada
07-04-02, 02:44
Dal sito http://misteri.interfree.it/

TUNGUSKA
Un fulmine globulare anomalo?

Alessandro Longato
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Cosa accadde: Evenkia, Siberia Centrale, valle del fiume Podkamennaya Tunguska (Tunguska pietrosa), 800 Km a nord-est del lago Baikal. Sono le ore 7 e 14 minuti del 30 giugno 1908. Un oggetto misterioso, splendente ed accecante, proveniente da sud-est direzione nord-ovest, esplode a circa 8 km di altezza sopra la taiga. L'energia liberata è pari ad oltre 1000 bombe atomiche a fissione nucleare. La colonna di fuoco ed il boato vengono visti ed uditi a centinaia di chilometri di distanza, l'onda d'urto, registrata dai sismografi, compie due volte il giro della Terra. Nei giorni seguenti l'evento vi furono segnalazioni di notti particolarmente luminose un pò da tutto il mondo, dall'Europa alla California. La foresta viene rasa al suolo per oltre 2000 chilometri quadrati; 60 milioni di alberi, privati dei rami e sparsi per terra allineati tra loro, indicano la direzione dell'onda d'urto. Molti di essi appaiono o totalmente abbattuti, con l'apparato radicale completamente emergente, o spezzati a grande altezza, diramati, scortecciati e parzialmente carbonizzati. Non risulta vi siano stati decessi di esseri umani poichè l'intera regione di Evenkia era quasi disabitata. Il luogo dell'esplosione, remoto ed inaccessibile, venne esplorato per la prima volta da una spedizione organizzata dallo scienziato Leonid Kulik nel 1927. Il geologo dell'Accademia delle Scienze non trovò l'enorme cratere che si attendeva ma unicamente un desolante e spettrale scenario. Altre spedizioni, fino al 1939, vennero approntate nella speranza di rinvenire frammenti di origine meteoritica vetrificati dal calore del supposto impatto. Kulik purtroppo mori' nel 1942 a causa del tifo contratto in un lager tedesco.

Le ipotesi principali: l'assenza di un cratere costrinse inizialmente gli studiosi a scartare l'ipotesi del meteorite*. L'astronomo Fred Whipple, nel 1930, pensò ad una cometa il cui nucleo in parte roccioso, in parte formato da ghiaccio, si sarebbe disintegrato nell'atmosfera, mentre la coda di gas e polvere avrebbe provocato i fenomeni luminosi sopra menzionati. Calcoli piu' recenti (1993) tenderebbero ad escludere l'ipotesi cometaria. Tre scienziati americani, Chyba, Thomas e Zahnle, sostengono che una cometa di lungo periodo andrebbe distrutta già ad un'altezza di 30 Km. Una di corto periodo (pochi anni o decenni) raggiungerebbe una quota non inferiore a 25 Km. A quanto pare, i corpi asteroidali si adattano meglio all'evento di Tunguska. Una condrite carbonacea (meteorite comune) con densità di circa 2,2 grammi per centimetro cubo e angolo di penetrazione di 60 gradi, dovrebbe disintegrarsi ad una quota di 11 Km dal suolo. Il modello palesa qualche difficoltà a rispettare però la configurazione geometrica degli alberi abbattuti. Un candidato ideale sembra essere un asteroide di composizione rocciosa, con densità di 3,5 grammi per centimetro cubo e raggio di una trentina di metri. Se l'angolo d'incidenza è prossimo a 45 gradi, l'esplosione si verifica a 8,5 Km di altezza. Infatti, un corpo in caduta, surriscaldato dall'atrito con l'aria, inizia a frantumarsi e, cosi' facendo, offre un'area sempre maggiore all'atmosfera; il freno aerodinamico diviene piu' efficace e brusco cosicchè la perdita di energia cinetica si sviluppa con velocità esplosiva. Invece un asteroide di tipo ferroso ha la possibilità di impattare al suolo e creare un vasto cratere.

Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di geochimica di Kiev, usando speciali forni ad elevata temperatura, ha calcinato dei frammenti di terreno raccolti nella regione di Tunguska. Nelle ceneri del residuo sono stati scovati dei granuli neri, duri e di forma irregolare: piccoli diamanti grezzi. Essi possono formarsi in collisioni ad elevata velocità tra oggetti celesti, le uraliti, una classe di meteoriti contenenti analoghi minuscoli diamanti. Per Lubar Kresak, astronomo ceco, quelli terrestri apparterrebbero ad un meteorite staccatosi dalla cometa di Encke che, visitando periodicamente ogni 3 anni la Terra, si ritiene responsabile dell'annuale pioggia di stelle cadenti a fine giugno. A questo punto sorgono due problemi rilevanti. I diamanti costituiscono dall'1 al 2 per cento della massa dei meteoriti del tipo uraliti, allora vi dovrebbero essere molte decine di tonnellate di queste gemme disseminate nella regione di Tunguska. Le varie spedizioni non hanno certo riscontrato presenze cosi' cospicue di materiale residuo non terrestre. Furono reperite solo piccole sferule vetrose con diametro compreso tra pochi micrometri ed un millimetro, somiglianti alle tectiti. Inoltre i diamanti grezzi, formati da pressioni smisurate, talvolta vengono portati in superficie dal magma fuso che fuoriesce durante le eruzioni vulcaniche. L'area bagnata da alcuni torrenti affluenti del fiume Podkamennaya è un paleovulcano di oltre 60 milioni di anni!

Una spedizione dell'Università di Bologna, nel 1991, ha esplorato la zona dell'evento con l'obiettivo di verificare, se possibile, un'ipotesi del prof. M.Galli. La resina degli alberi di Tunguska avrebbe potuto recare "memoria" della passata esplosione. Si trattava di conifere (lerici,abeti,pini) poichè le latifoglie sono scomparse completamente. Le particelle osservate, immerse nella resina del 1908, erano composte da ferro, calcio, alluminio, silicio, rame, zolfo, zinco, titanio, nichel ed altri componenti forse di origine extraterrestre. Altri ricercatori hanno predetto l'esistenza di una quantità anomala di iridio, elemento abbondante nei meteoriti, negli strati di ghiaccio polare formatisi intorno all'anno 1908 e nelle particelle raccolte in Siberia. I risultati sono stati contrastanti: c'è chi ha rilevato un eccesso di iridio in particelle di torba delle paludi di Tunguska e chi non ha riscontrato anomalie significative. I dati sui ghiacci antartici hanno evidenziato discrepanze di un fattore 20 fra le misure. Si attendono i risultati di una spedizione scientifica realizzata nel luglio 1999 dal Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, assieme a ricercatori dell'Istituto di Geologia Marina del CNR e dell'Osservatorio Astronomico di Torino. In particolare, è stato condotto uno studio dei sedimenti del lago Cheko, lontano pochi chilometri dall'epicentro dell'esplosione.

Ipotesi tettonica: i processi endogeni (interni) che influiscono maggiormente sulla morfologia della superficie terrestre sono quelli tettonici e orogenetici. Ad essi dobbiamo la formazione e l'espansione degli oceani, la deriva dei continenti e la creazione delle catene montuose. Altri processi endogeni sono i terremoti ed il vulcanesimo. Secondo Andrei Ol'khovatov, l'evento di Tunguska potrebbe essere stato prodotto da un'energia di tipo tettonico. Infatti, nel mese di giugno del 1908, sono state registrate perturbazioni geofisiche connesse ad un'intensa attività tettonica nella parte piu' meridionale della piattaforma siberiana e nell'area del lago Baikal. L'epicentro dell'esplosione di Tunguska, inoltre, è posto centralmente rispetto al cratere di un antico vulcano denominato "Kulikovskij". Numerosi sono gli effetti luminosi che possono accompagnare l'attività tettonica: colonne e sfere luminose, lampi, fiamme intense, cielo insolitamente brillante, geometeore. A ciò si devono aggiungere immancabili fenomeni sismici responsabili, forse, dello sradicamento di buona parte degli alberi della taiga. L'ipotesi dello studioso russo è recente (2001), perciò invitiamo il lettore a prendere conoscenza dell'intero articolo segnalato in un link sottostante.

Alieni e buchi neri: sono state ideate anche teorie fantasiose nel tentativo di spiegare il caso Tunguska. Nel 1946, A.Kozantsev, siberiano di nascita, tecnico e scrittore, sostenne l'ipotesi di un'astronave aliena esplosa in fase di atterraggio per un guasto al sistema di propulsione nucleare. Baxter e Atkins, nel libro The Fire Came By, basandosi su un mosaico di racconti e testimonianze, rimarcano che il misterioso oggetto avrebbe cambiato rotta per due volte, effettuando un grande arco prima di deflagrare. Un docente dell'Istituto aeronautico di Mosca, Felix Ziegel, insiste sull'elevata concentrazione nel terreno di elementi quali zinco, bromo, sodio e ferro ovvero metalli costituenti l'astronave aliena. Se le ipotesi corrispondessero al vero, nella zona interessata, dovrebbe essere rimasto un eccesso di radioattività. In effetti, in varie occasioni, è stata misurata una quantità di cesio-137 radioattivo superiore alla norma. Non mancherebbero pure mutazioni genetiche in piante ed insetti. Purtroppo, le misurazioni sono inficiate dagli esperimenti nucleari effettuati in atmosfera negli anni '50 e '60. E' singolare che questi autori insistano sull'energia nucleare come propellente dell'astronave interplanetaria. Una civiltà evoluta probabilmente adotterebbe un sistema propulsivo piu' efficace della fissione o della fusione nucleare.

Jackson e Ryan dell'Università del Texas, pensarono ad un mini buco nero, un frammento microscopico di materia pesante milioni di miliardi di tonnellate, forse eiettato da una stella collassata od originatosi all'inizio dell'universo. Hawking stima che nel cosmo vi siano 300 mini buchi neri per ogni anno luce cubico. Se un oggetto simile entra in collisione con un corpo maggiore, potrebbe attraversarlo, fuoriuscendo dalla parte opposta. Esso inghiottirà la prima particella di materia con cui entrerà in urto, liberando nel processo abbastanza energia da fondere e vaporizzare la rimanente materia con la quale viene a trovarsi in contatto. Non esiste però traccia, nei rilievi mareografici del 1908, delle inevitabili perturbazioni oceaniche che, in pieno Oceano Atlantico, il mini buco nero avrebbe dovuto indurre dopo aver attraversato l'intero pianeta. Il premio Nobel W.Libby suppose che la Terra, nel corso della sua orbita, ebbe modo di incrociare un meteorite di antimateria proveniente dagli abissi dello spazio. Se questa collide con la materia, si verifica l'annichilazione di entrambe con conversione totale della loro massa in energia. Un effetto collaterale è la produzione di raggi gamma, onde elettromagnetiche con lunghezza d'onda inferiore ai famosi raggi x. Siamo perciò in presenza di fenomeni altamente radioattivi. La spiegazione di Libby non regge poichè i residui di radioattività rilevabili a Tunguska sono insignificanti e riconducibili, al piu', agli esperimenti nucleari sovietici.

Fulmini globulari: detti Ball Lightning** o BL in lingua inglese, sono fenomeni localizzabili nella troposfera e vengono studiati da quasi 160 anni. Generalmente di forma sferica, possiedono un diametro variabile da pochi centimetri sino a 10 metri. Tuttavia, circa il 9% dei BL mostra altre forme (ellisse) ed il 13% dispone di una coda o di filamenti in movimento. Il loro bordo si presenta lievemente sfumato e talvolta all'interno è visibile un nucleo piu' chiaro. Mostrano svariati colori: rosso, arancio, giallo, bianco e blu. La luminosità media è paragonabile a quella delle lampade domestiche da 100 Watt e resta costante durante l'apparizione che si protrae, al massimo, per diversi minuti. I BL hanno la facoltà di materializzarsi all'interno di edifici ed aerei (durante i temporali) oppure all'aperto. Si muovono a zig-zag ma frequenti sono gli stazionamenti e le variazioni repentine di quota. Pare siano in grado di attraversare porte e finestre chiuse senza creare danni. Alcuni studiosi calcolano una densità interna media di energia pari a 25 Joule per centimetro cubo. Questo valore è compatibile con una sorgente energetica di tipo chimico. Sussiste anche una correlazione fra diametro e durata di un fulmine globulare: all'aumentare delle dimensioni cresce la vita media di un BL. La temperatura effettiva (di corpo nero) è attorno ai 1400 gradi Kelvin quindi quella delle zone che irradiano si aggira intorno ai 2000 °K. L'efficienza dei fulmini globulari è confrontabile con una fiamma di candela. Oltre ad emettere nel visibile e nell'infrarosso, i BL generano onde radio. Le esplosioni piuttosto frequenti dei medesimi, sono accompagnate dal rilascio di energia sotto forma di onde acustiche, in modo analogo a ciò che si verifica nel fulmine quando udiamo il tuono. Sono dotati di carica elettrica ed infatti si muovono spesso lungo i conduttori o in prossimità di essi. Manifestano perciò dei campi elettrici e, in rari casi, campi magnetici di circa 100 Gauss. La frequenza di osservazione dei BL dipende dal clima locale e dalle condizioni geografiche. Secondo gli scienziati russi esiste una correlazione fra BL e fulmini, apparendo i primi (nell'emisfero nord) sovente in estate quando è facile che si sviluppi un temporale. Un punto non ancora ben chiarito è se la sorgente di energia sia interna oppure esterna ai BL. Assumendo come autentica la prima alternativa, allora non possono essere composti da semplice plasma. Il periodo di vita sarebbe dell'ordine di 0,001 secondi a causa della fulminea ricombinazione di ioni ed elettroni. Molteplici teorie tentano di appurare l'origine e le caratteristiche salienti dei BL ma per brevità (e vista l'astrusità dell'argomento) è preferibile soprassedere. Ci limitiamo a rammentare che nessuna ipotesi (elettromagnetica,nucleare,effetto maser,aerogel ecc...) è adeguata perchè presta il fianco a numerose obiezioni.

Una nuova ipotesi per Tunguska: l'oggetto sconosciuto che ha sorvolato la regione di Evenkia disintegrandosi ad alcuni chilometri di altezza fu, assai realisticamente, un asteroide di tipo roccioso avente una massa di alcune migliaia di tonnellate e dotato di un moto alquanto veloce (forse 40 Km/sec). Questa teoria cozza però contro le evidenze osservative poichè le varie spedizioni hanno raccolto scarsissimo materiale residuo (di origine ignota). Ne' hanno plausibile giustificazione gli insoliti fenomeni luminosi visibili, a distanza di giorni, in piu' parti dell'emisfero boreale. Escludiamo che "l'autore" del disastro siberiano sia stato un corpo solido e proviamo ad ipotizzare si sia trattato di un BL. Per quanto concerne il potenziale distruttivo di un fulmine globulare, è sufficiente ricordare quanto accadde a Khabarovsk, località russa, nell'estate del 1978. Un BL arancione del diametro di 1,5 metri stazionò sopra un cinema locale per circa un minuto, un attimo dopo esplose devastando fili elettrici nel raggio di 150 metri e lasciando un cratere largo 1,5 metri e profondo 25 centimetri. L'energia stimata per questo inquietante episodio è pari ad un miliardo di Joule. Nel 1936, nei sobborghi di Londra, un BL sferico grande quanto un arancia, penetrato all'interno di un'abitazione, portò all'ebollizione 18 litri d'acqua contenuti in una tinozza. Compiendo semplici calcoli si evince la densità media di energia: 2,2 KJoule per centimetro cubo. L'UFO (inteso come oggetto volante non identificato) di Tunguska sprigionò un'energia pari a 1000 bombe atomiche del tipo Hiroshima. Ciò corrisponde ad una "potenza" prossima a 83 milioni di miliardi di Joule.

Riteniamo che il fulmine globulare di Tunguska avesse dimensioni ed energia interna media inusitate. Un BL con raggio attorno a 50 metri e densità di energia non inferiore a 160 KJoule. La velocità di spostamento doveva ammontare a poche decine di metri al secondo, in accordo con le stime usuali relative ai BL. La luminosità complessiva forse superava i cento milioni*** di Watt quindi l'oggetto era percettibile a numerose decine di chilometri. Rammentiamo che questo poteva muoversi a zig-zag come pare sia stato sottolineato da alcuni testimoni dell'epoca. Certi BL (vedere sopra) presentano code o filamenti ed, in effetti, anche siffatto elemento emerge dalle attestazioni del 1908. Dedurne invece massa ed origine al momento sembra impresa ardua. Ovviamente, sinora nessun fulmine globulare con simili peculiarità è stato osservato ufficialmente ma, limitandoci alle nostre cognizioni, anche l'enigmatico evento siberiano è piu' unico che raro. Diversi autori, in maniera abbastanza acritica, reputano l'oggetto di Tunguska di natura extraterrestre. I fulmini globulari sono stati esclusi a priori perchè trascurati a lungo come argomento di ricerca. In realtà, abbiamo visto che il possibile BL siberiano è compatibile con i dati a disposizione: i fulmini globulari sono frequenti in estate; si formano nella troposfera che, alle latitudini di Tunguska, ha uno spessore di circa 10 Km (esplosione a 8 Km di quota); sono muniti di campi elettrici, e forse magnetici, responsabili dei fenomeni luminosi boreali; non rilasciano residui solidi dopo l'esplosione accompagnata da emissione energetica con potente fragore; il diametro è proporzionale alla loro vita media e la visibilità degli stessi cresce nel corso delle ore diurne; non producono crateri (salvo l'eccezione di Khaberovsk) e mancano tracce di isotopi radioattivi dopo il dissolvimento.

* Secondo le norme promulgate nel 1961 dall'Unione Astronomica Internazionale il corpo che penetra l'atmosfera si chiama meteoroide, mentre il fenomeno ottico o radio da esso generato si definisce meteora. Se il meteoroide giunge al suolo viene detto meteorite. Una meteora con magnitudine negativa prende il nome di bolide. Al di sopra dei dieci milioni di chilogrammi di massa, i meteoroidi sono considerati piccoli asteroidi. La velocità in atmosfera di un meteoroide è compresa fra i 12 e i 72 Km/sec. Le masse dei meteoroidi piu' comuni variano da 0,002 a 50 grammi. Il 61% dei meteoriti detti aeroliti (massa superiore a 10 Kg) è composto da roccia, il 35% è metallico e sono chiamati sideriti, infine il rimanente 4%, gli aerosideriti, è un misto roccia-metallo.

**Molti dati relativi ai BL sono stati ricavati da un articolo - Introduzione ai fulmini globulari - del prof. Albino Carbognani del Dipartimento di Fisica dell'Università di Parma: www.fis.unipr.it/albino/ball_lightning.html

*** Fabio Bozzetto (Università di Padova) ha calcolato che un oggetto con simili caratteristiche, alla distanza di 300.000 km, avrebbe magnitudine visuale 6. A poche centinaia di chilometri risulterebbe oltre 60 volte piu' luminoso del pianeta Venere, quindi osservabile in pieno giorno.

RAS (POL)
07-04-02, 03:08
Interessante. Avevo letto un libro con l'ipotesi astronave extraterrestre per l'evento Tunguska (mi pare che si intitolasse "Il fuoco venuto dal cielo"). Al momento l'ipotesi del meteorite roccioso mi pare ancora la più accettabile.
In "Discovery Channel" avevo visto l'anno scorso un documentario che cercava di far luce su un secondo evento Tunguska quasi sconosciuto al grande pubblico. Si verificò a quanto pare nell'Amazzona peruviana nel 1930. L'evento fu riportato da indigeni a un frate missionario italiano che arivò nella zona alcuni giorni dopo. Le descrizioni coincidono con un evento Tunguska. Esiste anche un registro sismico del centro sismologico di La Paz, che indica una leggera scossa per la data dell'evento. Il problema in Amazzonia è che la vegetazione ha ricoperto tutto nel giro di pochi anni facendo sparire l'area di impatto. È solo da qualche anno che si è resa nota la relazione del frate italiano.

saluti

Petronivs
15-04-02, 23:14
Anch'io lessi vn libro al rigvardo qvalche anno fa.."Tvngvska: la "cosa" dallo spazio" era il titolo; oltre alle ipotesi già riportate (qvi si attesta qvella della astronave attomica aliena come piv' realistica), ne viene aggivnta vn'altra, rigvardante la possibilità che dell'Antimateria fosse venvta in contatto con la materia, provocando l'annichilazione della materia e, appvnto, il cataclisma di Tvngvska..

Petronivs.

Tomás de Torquemada
27-05-02, 00:25
Dal sito http://web.genie.it/utenti/m/mysteryworld/index.html

L' EVENTO DI TUNGUSKA

30 giugno 1908, ore 7,17: un oggetto infuocato saetta nel cielo sereno della Siberia.

Il desolato Altopiano Centrale trema per la gigantesca esplosione provocata dall' impatto della misteriosa "cosa". All' esplosione termica iniziale seguono violentissime onde d' urto, una tempesta infuocata ed una pioggia nera che contamina il territorio per centinaia di miglia. La scossa sismica che ne deriva è registrata negli osservatori di Mosca, Parigi, Londra e perfino Washington, dall' altra parte del globo. Una gigantesca colonna di fuoco si alza nel terso cielo azzurro, raggiungendo un' altezza tale da rendere visibile la sua luce accecante agli sbigottiti siberiani distanti centinaia di miglia. Il boato dell'esplosione fu udito fino a 200 chilometri dall' epicentro.

La "cosa" precipitò nella Tunguska Pietrosa, devastando un' area di oltre 2000 chilometri quadrati, sradicando e disintegrando qualsiasi cosa, liberando un vento infuocato e radioattivo che inaridì il territorio. Nella regione vivevano pochissime persone e la devastazione non interessò nessun centro abitato. Per due notti gran parte dell' emisfero boreale fu illuminato da un' aurora rossastra che permise ai londinesi (a 6000 chilometri di distanza) di leggere il giornale di notte senza l' utilizzo di lampade.

Cosa aveva provocato una simile catastrofe?

Le testimonianze dell' evento vennero raccolte solamente dopo circa 15 anni, poichè la Russia dall' inizio del secolo attraversava un delicato momento politico ed il governo aveva altro da preoccuparsi che organizzare spedizioni. Queste testimonianze, fornite da abitanti della zona, parlano di un oggetto di forma sferica o cilindrica, di color rosso o giallo. Non venne notata la scia di fumo caratteristica delle meteoriti ferrose.

A sei minuti dall' esplosione iniziò una tempesta geomagnetica, durata alcune ore, simile ai disturbi magnetici provocati dalla esplosioni nucleari nell' atmosfera, che fu rilevata dall' Osservatorio Magnetico e Meteorologico di Irkutsk .

Nonostante la portata del fenomeno, non ci fu nessuna reazione da parte della scienza, e solo qualche giornale locale riportò la notizia dell' evento, ipotizzando la caduta di un grosso meteorite nella Taiga. L' evento fu così "dimenticato" fino al 1921, quando una spedizione dell' Accademia delle Scienze Russa organizzò una ricerca del presunto punto d' impatto del meteorite.

Giunti sul posto si presentò ai membri della spedizione uno scenario da incubo, risultato di una potenza distruttiva inimmaginabile all' epoca: non vi era più traccia dell 'immensa foresta che avrebbero dovuto trovarvi, ma solamente alberi carbonizzati nell' area di 2000 chilometri quadrati, disposti nella caduta a terra in maniera radiante, come se vi fosse stato un epicentro energetico espanso verso l' esterno. All' epicentro dell' esplosione i ricercatori non rilevarono nessun cratere meteorico, ma notarono che gli alberi al centro del presunto punto d' impatto erano ancora ritti, anche se carbonizzati. Da questo si dedusse successivamente che l 'esplosione era dovuta avvenire a 6-7 chilometri dal suolo.

A capo della spedizione c' era Leonid A. Kulik, del Museo di Meteorologia di Pietroburgo che da allora dedicò anima e corpo al mistero di Tunguska. Kulik era del parere che data la mancanza di un enorme cratere meteorico, l' evento fosse stato causato da uno sciame di meteoriti. Questo non trovò d' accordo alcuni scienziati e la teoria del meteorite cominciò a vacillare e ad avere numerosi punti deboli: primo fra tutti il fatto che non era stato trovato neppure il più piccolo frammento del bolide.

Kulik fece ritorno con una serie di dati fondamentali, ma senza la risposta alla causa del disastro. I risultati suscitarono interesse nel mondo scientifico, così a Kulik furono affidate altre spedizioni, dal 1928 al 1939, alla ricerca di un possibile cratere, ma inutilmente. Le successive indagini, condotte da esperti meteorici e scienziati, pur setacciando la zona a fondo, non rilevarono mai nessun frammento meteorico.

Tragico il destino di Kulik, morto nel 1942 in un lager nazista. Tre anni dopo il 6 agosto 1945, si comprenderà quale tremenda energia doveva essersi scatenata a Tunguska, quando il bombardiere B-29 "Enola Gay" sganciò il suo carico di morte su Hiroshima. Le aurore generate dall' esplosione, la distruzione radiale, furono analogie che non sfuggirono agli studiosi del dopoguerra, che collegarono i due eventi, sciogliendo il primo nodo. Tunguska come Hiroshima e Nagasaki.

Sulle origini dell' oggetto causa dell' esplosione della Tunguska sono state formulate diverse ipotesi: dal meteorite alla cometa, al mini-buco nero, al frammento di antimateria, all' astronave extraterrestre in avaria esplosa in volo. Di tutte queste teorie, l' unica che forse si può escludere con certezza, basandosi sui risultati delle ricerche finora condotte, è quella del meteorite. Infatti, nonostante tutte le spedizioni successive, non sono stati rilevati elementi che possano far pensare ad un meteorite, per la mancanza di crateri e di frammenti, e di questi ultimi avrebbero dovuto essercene, visto che per produrre una catastrofe simile l 'oggetto precipitato avrebbe dovuto avere una massa considerevole. Lo stesso dicasi per la cometa, essendo paragonabile come struttura ad un meteorite. Inoltre questi oggetti, essendo composti di materia inerte come roccia o metalli, non sarebbero in grado di scatenare un' esplosione nucleare.

Cosa che invece potrebbe benissimo essere prodotta dall' impatto con un buco nero o da un frammento di antimateria (anche se non se ne conoscono a fondo le caratteristiche fisiche di questi oggetti), ma data la loro presunta composizione, sarebbero in grado di scatenare una reazione nucleare.

Come sarebbe in grado di produrre un' esplosione nucleare un' astronave extraterrestre in avaria (ma questa è una teoria molto azzardata).

L' unica cosa certa è che il 30 giugno 1908 sulla tundra siberiana ebbe luogo un evento che solamente molti anni più tardi, dopo la fine della Seconda guerra Mondiale, si riuscì a comprendere in tutta la sua spaventosa potenza.

Il Dipartimento di Fisica dell' Università di Bologna, assieme a ricercatori dell' Istituto di Geologia Marina del CNR di Bologna e dell' Osservatorio Astronomico di Torino hanno organizzato nel 1999 una spedizione scientifica in Tunguska. Il supporto locale sarà fornito da personale e ricercatori dell' Università di Tomsk (Russia), guidati dagli accademici N.V. Vasilyev e G.F. Plechanov e dal prof. G.V. Andreev. Scopo della spedizione è quello di effettuare un' esplorazione sistematica del sito dell' evento di Tunguska, al fine di stabilire la natura del corpo la cui esplosione devastò circa 2000 chilometri quadrati di taiga abbattendo più di 60 milioni di alberi.

Gli obiettivi della spedizione sono:
Studio dei sedimenti del lago Ceko: alla ricerca di microparticelle provenienti dalla disintegrazione del corpo che possono essere state conservate in paludi, resina degli alberi e sedimenti lacustri.
Ricerche magnetometriche, radar e fotografiche: si provvederà ad effettuare un rilevamento topografico dell' area interessata con l' ausilio di un sistema GPS e sarà riesaminato il materiale fotografico del 1938 di L.A. Kulik.
Ricerca di frammenti del corpo cosmico: Secondo alcune teorie esposte alla Conferenza di Bologna del 1996, si può presumere che nell' area a sud-est dell' epicentro siano caduti dei frammenti, di dimensioni non microscopiche, che precipitando prima dell' esplosione, non si sono vaporizzati insieme al corpo cosmico.
Monitoraggio della radiazione ambientale: Si utilizzeranno rivelatori di radiazione ambientale ad altissima efficenza, con cui si effettuerà il monitoraggio, sia in volo, durante tutto il percorso Bologna-Tunguska-Bologna, sia al suolo durante il periodo di permanenza.

Con la speranza di dare una risposta certa e definitiva ad una delle più misteriose catastrofi che il genere umano ricordi.

(Per visualizzare l'intervendo completo delle immagini cliccare qui (http://web.genie.it/utenti/m/mysteryworld/tunguska.html))

Tomás de Torquemada
07-09-02, 01:19
Dal sito http://www.castfvg.it/

Una soluzione per l'evento Tunguska
di Luigi Foschini

http://www.castfvg.it/articoli/asteroid/tunguska.htm

Tomás de Torquemada
07-09-02, 01:19
Dal sito http://www.castfvg.it/

Una soluzione per l'evento Tunguska
di Luigi Foschini

http://www.castfvg.it/articoli/asteroid/tunguska.htm

Tomás de Torquemada
11-03-03, 01:56
Dal sito http://www.kwlibri.kataweb.it/

E le stelle (non) stanno a guardare
Il 30 giugno 1908 una spettacolare esplosione squarcia il cielo siberiano, presso Tunguska. Per scoprire la verità lo scorso anno una spedizione italiana è tornata sul luogo del disastro. E se fosse accaduto a Roma?
di Federico Di Trocchio

Nell’estate del 1908 si verificarono in tutta Europa una serie di strani fenomeni che interessarono un’area incredibilmente estesa: dalla Russia fino all’Inghilterra. Fu notata per alcuni giorni un’insolita luminescenza notturna, le nubi assunsero colori argentati, i sismografi di un’area che andava dal Caucaso alla Gran Bretagna registrarono scosse di terremoto della durata di circa due minuti intervallate nello spazio di un’ora, e furono registrate interferenze nel campo magnetico terrestre. Nessuno riusciva a spiegare a che cosa fossero dovuti e quale fosse la natura fisica di quegli strani effetti.

Contemporaneamente vari giornali siberiani riferirono che alla fine di giugno in vari luoghi era stato avvertito un forte boato ed era stato visto un misterioso oggetto luminoso attraversare il cielo seguito da una paurosa lingua di fuoco. Uno di essi riferiva che il macchinista della “Transiberiana” era stato costretto a fermare il treno, impaurito dal tremolio dei binari e molti contadini dichiararono ai giornali che «cavalli e mucche sembravano impazziti e si aveva l’impressione che da un minuto all’altro la terra stessa si sarebbe aperta per inghiottire tutto». Si trattava però di brevi trafiletti che non attirarono l’attenzione della stampa internazionale e furono presto dimenticati. Nessuno stabilì un rapporto tra i due eventi e dopo due mesi non si parlò più né degli strani fenomeni che avevano turbato i cieli e la terra in tutta Europa né di quello che era accaduto in Siberia. Solo un antropologo russo si occupò di registrare, tra il 1912 e il 1914, le curiose storie riferite con toni mitici dalle popolazioni che erano state testimoni della catastrofe siberiana.

Finché nel 1921 Leonid Kulik, geologo di San Pietroburgo, dopo essersi imbattuto in un ritaglio di giornale relativo a quell’incidente, cominciò, tra l’indifferenza e anzi l’ostilità del mondo scientifico, a cercare di capire che cosa fosse realmente accaduto. Si convinse che quel 30 giugno 1908 un meteorite era caduto a Tunguska, in Siberia, in una zona fortunatamente desertica dove erano però ancora ben visibili le tracce della distruzione di 2000 chilometri quadrati di foresta. Lavorando in condizioni estreme e con scarsissimi finanziamenti Kulik compì sul luogo ben tre spedizioni accumulando dati su dati e raccogliendo una preziosa documentazione fotografica, senza tuttavia trovare traccia del cratere né dei frammenti del meteorite che avrebbero fornito la prova provata della fondatezza della sua ipotesi. Morì in un campo di concentramento tedesco nell’aprile del 1942 senza essere riuscito a convincere la comunità scientifica.

All’epoca sembrava infatti più probabile l’ipotesi avanzata nel 1930 dall’inglese Francis Whipple, il quale pensava che si fosse trattato del nucleo di una piccola cometa di circa 40 metri di diametro e trentamila tonnellate di peso. Questa ipotesi, per quanto modificata, è quella che attualmente va per la maggiore tra gli scienziati russi, mentre quelli occidentali sono in genere favorevoli all’ipotesi del meteorite. Ma ancora oggi non esiste tra gli scienziati un consenso generale e in pratica non sappiamo che cosa sia realmente avvenuto a Tunguska quel 30 giugno 1908 né possiamo spiegare i fenomeni (sicuramente correlati) che turbarono l’Europa. Sono state avanzate infatti anche altre ipotesi, più o meno attendibili, che tirano in ballo l’esplosione di un’astronave extraterrestre, un minuscolo buco nero o un frammento di antimateria. Ma il problema rimane sostanzialmente insoluto.

Tra gli scienziati che si sono dati da fare per chiarire il mistero c’è anche una équipe dell’Università di Bologna guidata dal fisico nucleare Giuseppe Longo, figlio del dirigente comunista Luigi Longo, il quale ha il vantaggio non indifferente di avere il russo come sua seconda lingua (ha studiato fisica a Mosca ed ha lavorato nei laboratori di Dubna con Bruno Pontecorvo) e di poter agevolmente mettere a confronto gli studi occidentali con quelli russi. Una prima spedizione a Tunguska venne effettuata dal gruppo bolognese nel 1991 e portò dati a conforto dell’ipotesi più diffusa in occidente, giungendo alla conclusione che molto probabilmente su Tunguska era caduto un asteroide roccioso di circa 100 metri di diametro.

Nel 1999 è stata però compiuta una seconda spedizione, quella raccontata nel libro appunto, che ha raccolto nuovi più precisi dati, non ancora del tutto analizzati, che potrebbero far pensare che il disastro fu provocato dall’esplosione di una nube di metano fuoriuscita dal terreno innescata dal contatto con un asteroide molto più piccolo di quanto finora si supponesse. Ma si tratta ancora una volta di una ipotesi; e su di essa Longo si pronuncia solo con estrema cautela, sottolineando che richiederà altre indagini prima di essere accettata definitivamente. Né Riccobono ha ceduto alla tentazione di "montare la notizia"; ha preferito ricostruire la storia di Tunguska, presentare da vicino un gruppo di ricercatori al lavoro e dare al grande pubblico la percezione dell’importanza dei loro studi con la storia parallela e fantascientifica del disastro provocato da un meteorite come quello di Tunguska piombato su Roma invece che in una zona desertica. Ma in sostanza nulla di fatto: il mistero rimane.

La peculiarità di questo libro e della ricerca che esso racconta è proprio quella di non proporre una soluzione. Ma quello che potrebbe sembrare un difetto diventa in realtà un pregio di valore inestimabile in quest’epoca di diffusione intempestiva e spettacolarizzata di notizie scientifiche attraverso i media, e di asservimento del giornalismo scientifico a "fonti" di informazione (come i potenti uffici stampa della NASA) più interessati a garantire, come che sia, la continuità dei finanziamenti che non l’oggettività e la serietà dell’impresa scientifica. Dimostra che ci sono ancora scienziati come Longo che non si lasciano tentare dalla moda dilagante e interessata di anticipare risultati (magari provvisori, dubbi o addirittura manipolati) ai giornali e alle televisioni, e che esistono ancora giornalisti come Nanni Riccobono capaci di interessarsi a ricerche che non promettono la illusoria spettacolarità dalla quale tutti sembrano essere oggi sedotti. Speriamo anche che ci siano ancora lettori in grado di apprezzarlo.

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Nanni Riccobono, “Tunguska”, Rizzoli, pp.241, lire 28 mila.

Tomás de Torquemada
11-03-03, 01:59
Dal sito http://www.kwlibri.kataweb.it/

Prologo da "Tunguska”di Nanni Riccobono, Rizzoli, pp.241, lire 28 mila

Minacciava di essere la storia del secolo. Un lampo luminoso si era acceso nel cielo italiano. C’erano stati strani suoni in ogni casa. Suoni vibranti, che erano andati avanti per circa trenta minuti. Poi, si era sentito un gran botto. I quadri alle pareti e i vetri delle finestre e i ninnoli sugli scaffali si erano messi a ballare. Dopo il primo rumore forte c’erano stati dei crepitii sotterranei, come se il gigante della montagna stesse schiarendosi la gola. Chi era già in strada, subito prima del botto, era stato abbagliato da una fortissima luce improvvisa, molto più intensa di quella del sole. Poi niente più. L’aria era strana, spessa e più grigia del consueto grigiore milanese. Nello stesso tempo quel grigiume era intriso di un bagliore sinistro.

Enza Cantorini, inviata della “Notizia”, era stata svegliata dal suo direttore alle sette di mattina. Mica capita tutti i giorni che a chiamare sia il direttore. Perciò Enza, che aveva il sonno pesante e non aveva sentito botti, né avvertito giganti in crisi respiratoria, né fatto caso a eventuali scosse sismiche, si era subito allarmata...

Il direttore aveva aperto la conversazione con una straordinaria, bizzarra affermazione: sembrava, aveva detto, che Roma non ci fosse più. Oppure che a Roma non ci fosse più nessuno.

C’era stato questo botto. Dopo il botto e tutto il resto, l’intera Milano (e probabilmente ogni singola città italiana) si era attaccata al telefono per cercare la protezione civile, i vigili del fuoco, i carabinieri e chiunque fosse in grado di fornire notizie sull’accaduto. Solo che anche la protezione civile cercava la protezione civile. I carabinieri cercavano la polizia. Gli insegnanti il ministero della pubblica istruzione. E via di seguito. Inoltre, l’intera rete telefonica nazionale dava segni di squilibrio, proseguì il direttore.

Se vieni svegliato da qualcosa che sembra una forte scossa di terremoto, eppure l’osservatorio geofisico della tua zona ti dice che quello che leggono i suoi strumenti semmai l’epicentro è a seicento chilometri più a sud, che fai? Cerchi l’autorità. L’autorità cerca la sua autorità, cioè il centro delle delle direzioni operative, oltre che delle decisioni politiche. Solo che a Roma non c’era nessuno. L’Istituto nazionale di geofisica della capitale non rispondeva. Eppure lì i ricercatori facevano i turni di ventiquattro ore. Neanche la questura centrale rispondeva. Idem per tutti gli altri. il verbo è sbagliato. Rispondere presume lo squillo lungo. Nessun numero di telefono preceduto dal prefisso 06 squillava. Muti tutti. Azzittiti.

Cantorini, automaticamente, chiese: i cellulari?

Niente cellulari.

Cantorini, formulò al suo direttore la domanda: parto per Roma con il primo aereo?

«No. Qui sul nostro terrazzo c’è l’elicottero dell’editore. Ci vediamo tra cinque minuti. Ok?»

Ok.

Cantorini pensò: «Il bastardo è impazzito, potrebbe almeno prepararmi il caffè». Quando finalmente incominciò a svegliarsi, del caffè si dimenticò del tutto...

Silvia
18-08-04, 17:20
Scienziati della fondazione statale russa 'Tunguska' per lo Studio dei Fenomeni Spaziali affermano di aver scoperto in Siberia quelli che appaiono come i resti di un misterioso apparato di origine probabilmente aliena, forse un'astronave andatasi a schiantare quasi un secolo fa in un'area estremamente remota prossima al corso della Tunguska, il fiume che dà il nome all'ente di ricerca.

Lo ha riferito l'agenzia di stampa indipendente 'Interfax'. In quella stessa zona in effetti il 30 giugno 1908 si verificò un'immane esplosione le cui cause non sono mai state accertate con sicurezza. Si tratta di uno dei principali enigmi scientifici del '900 tuttora irrisolti.

Gli esperti sostengono di aver trovato nel medesimo sito una roccia dal peso di 50 chilogrammi, anch'essa apparentemente extra-terrestre; campioni sono stati inviati ai laboratori di Krasnoyarsk per le analisi del caso.

L'esplosione della Tunguska è sempre stata attribuita in via d'ipotesi alla caduta di un gigantesco meteorite; l'eco della deflagrazione seguita al presunto impatto fu sentita all'epoca a diverse centinaia di chilometri di distanza, e risultarono devastati oltre 2.000 chilometri quadrati di taiga, la foresta siberiana.


Il 30 giugno 1908, alle ore 7,17, un oggetto infuocato saetta nel cielo sereno della Siberia. Il desolato Altopiano Centrale trema per la gigantesca esplosione provocata dall' impatto della misteriosa "cosa". All' esplosione termica iniziale seguono violentissime onde d' urto, una tempesta infuocata ed una pioggia nera che contamina il territorio per centinaia di miglia.

La scossa sismica che ne deriva è registrata negli osservatori di Mosca, Parigi, Londra e perfino Washington, dall' altra parte del globo. Una gigantesca colonna di fuoco si alza nel terso cielo azzurro, raggiungendo un' altezza tale da rendere visibile la sua luce accecante agli sbigottiti siberiani distanti centinaia di miglia. Il boato dell'esplosione viene udito fino a 200 chilometri dall' epicentro.


La "cosa" precipitò nella Tunguska Pietrosa, devastando un' area di oltre 2000 chilometri quadrati, sradicando e disintegrando qualsiasi cosa, liberando un vento infuocato e radioattivo che inaridì il territorio.

Le testimonianze dell' evento vennero raccolte solamente dopo circa 15 anni, poichè la Russia dall' inizio del secolo attraversava un delicato momento politico ed il governo aveva altro da preoccuparsi che organizzare spedizioni. Queste testimonianze, fornite da abitanti della zona, parlano di un oggetto di forma sferica o cilindrica, di color rosso o giallo. Non venne notata la scia di fumo caratteristica delle meteoriti ferrose.

A sei minuti dall' esplosione iniziò una tempesta geomagnetica, durata alcune ore, simile ai disturbi magnetici provocati dalla esplosioni nucleari nell' atmosfera, che fu rilevata dall' Osservatorio Magnetico e Meteorologico di Irkutsk. Nonostante la portata del fenomeno, non ci fu nessuna reazione da parte della scienza, e solo qualche giornale locale riportò la notizia dell' evento, ipotizzando la caduta di un grosso meteorite nella Taiga.

L' evento fu così "dimenticato" fino al 1921, quando una spedizione dell' Accademia delle Scienze Russa organizzò una ricerca del presunto punto d' impatto del meteorite. Giunti sul posto si presentò ai membri della spedizione uno scenario da incubo, risultato di una potenza distruttiva inimmaginabile all' epoca: non vi era più traccia dell 'immensa foresta che avrebbero dovuto trovarvi, ma solamente alberi carbonizzati nell' area di 2000 chilometri quadrati, disposti nella caduta a terra in maniera radiante, come se vi fosse stato un epicentro energetico espanso verso l' esterno.

All' epicentro dell' esplosione i ricercatori non rilevarono nessun cratere meteorico, ma notarono che gli alberi al centro del presunto punto d' impatto erano ancora ritti, anche se carbonizzati. Da questo si dedusse successivamente che l'esplosione era dovuta avvenire a 6-7 chilometri dal suolo.

Fonte: www.rai.it - 12 agosto 2004(http://www.rai.it/news/articolonews/0,9217,84421,00.html)

http://astro.nmsu.edu/~aklypin/ast110/WebSite/images/tunguska.gif