PDA

Visualizza Versione Completa : Perché Saddam deve accettare l'ingresso di osservatori e il giudeo Sharon no?



Ichthys
07-04-02, 14:02
Forse perché Yankees ed giudei si stanno divertendo col commercio sottobanco di organi prelevati ai palestinesi? O per quale altro motivo? Come mai l'Iraq viene minacciato se non accetta l'ingresso degli osservatori e Israele può permettersi di imporre i propri tempi alla feccia statunitense?

Palestina libera
$hoah business stop
Forza Arafat
Forza Saddam
Sieg Heil
A Noi
Vincere!

I'm Hate
07-04-02, 14:45
Chissa' perche'....
Saddam deve,sharon no
milosevic processato,sharon no
e cosi' via.....
perche' loro sono al di sopra delle leggi?
Unica spiegazione,e'che ci sia un governo occulto sionista che regge le fila,cosi' come annunciato dai protocolli.
Protocolli che i propagandisti,BUGIARDI E FILOSIONISTI REPUTANO "FALSI"
dei falsi(?) che si avverano?
mah....:rolleyes:

Ichthys
07-04-02, 14:50
O al massimo si può dire che chi li ha inventati per diffamare gli ebrei ci ha azzeccato in pieno... infatti gli ebrei non si stanno certo dando da fare per smentire quel loro comportamento descritto in tali protocolli "falsi"!

I'm Hate
07-04-02, 15:03
Alla fine solo il tempo sara' testimone,molti popoli nel passato esercitavano il loro dominio(nel bene e nel male),where are they now?
E in futuro,magari fra non molto..che ne sara' degli attuali padroni ebreo-americani?

Il Condor
07-04-02, 16:55
Il motivo e' piu' che ovvio. Saddam ha perso una guerra di aggressione contro l'Irak. Sharon sta difendendo Israele da attacchi scatenati dagli arabi contro lo Stato ebraico.

Il Condor
10-04-02, 10:17
Il coinvolgimento di Sharon nei fatti di Sabra e Chatila (che io non disdegno di certo) non e' sicuro. La "pulizia" fu effettuata dai cristiani libanesi (che ne avevano tutti i motivi, visto quello che facevano gli "ospiti" palestinesi in casa loro), non dall'IDF. E' plausibile che questi agissero in accordo con la siria, piuttosto che con Sharon, tanto piu' che il loro capo e' poi diventato un pezzo grosso nel Libano "siriano": e nello stesso Libano controllato dai siriani e' stato eliminato qualche mese fa per impedire che raccontasse la verita'.

Malatestino
10-04-02, 19:40
Avvoltoio tu dici CAZZATE!

Non ne sei convinto?
Dai un'occhiata all'abstract di questo libro scritto da due giornalisti yankees a quanto pare un pò più ficcanaso del solito.

E PIANTALA DI APRIRE LA BOCCA SOLO PER DARE ARIA, IGNORANTE!

Mal




*****

"Amicizie pericolose - storia segreta dei rapporti tra Cia e Mossad dal '48 alla guerra del Golfo"


La subordinazione di Tel Aviv a Washington è realmente nuova o è stata in passato semplicemente oscurata dai miti e dalla propaganda della guerra fredda?

E inoltre, l’alleanza strategica tra Israele e gli Stati Uniti - dopo la caduta del regime sovietico e la scomparsa del cosiddetto pericolo comunista - non si è rinsaldata in modo inquietante proprio di fronte al "pericolo islamico"?

Questi sono alcuni dei grandi interrogativi che vengono avanzati nel saggio Amicizie pericolose - Storia segreta dei rapporti tra Cia e Mossad dal ’48 alla Guerra del Golfo, scritto a quattro mani da Andrew e Leslie Cockburn, pubblicato in Italia dalla Gamberetti Editore e tradotto da Rita Porena.

Consigliamo un po’ a tutti la lettura di questo libro, soprattutto perché - per la prima volta e senza quella stucchevole ipocrisia che spesso trapela dalle drammatiche cronache dal Medio Oriente - due giornalisti statunitensi vanno a ficcare il naso (non solo sulla base di rapporti e documenti riservati, ma avvalendosi di centinaia di interviste a personaggi di primo piano dell’intelligence internazionale) nei retroscena più inconfessabili della storia dello Stato di Israele.

Scrive Stefano Chiarini nella prefazione: "I caratteri di questa collaborazione, ma potremmo dire simbiosi, soprattutto nei Paesi del Terzo Mondo, sono analizzati a fondo nel libro dei Cockburn che illumina per la prima volta il lavoro del Mossad in Africa negli anni ’60".

E ancora: "Questo ruolo di delega della Cia al Mossad raggiunse l’apice sotto l’amministrazione Reagan [...] Questo ruolo dei servizi israeliani non sembra costituire una "deviazione", ma piuttosto il frutto del "peccato originale" delle relazioni tra Usa e Israele, modellatesi su quelle tra la Cia e il Mossad e tra i due sistemi di sicurezza".

Per fare un esempio, viene ricostruita senza inutili censure la prima impresa di Ariel Sharon: il massacro di Kibya.

Nel 1952, l’elettorato americano cacciò dalla Casa Bianca i democratici, storici amici di Israele, per installarvi al loro posto il generale Dwight Eisenhower e il Partito repubblicano.

"I conseguenti cambiamenti nella politica mediorientale di Washington" scrivono i Cockburn, "confermarono la giustezza dell’intuizione di Reuven Shiloah (capo del Mossad) sulla necessità per Israele di stabilire un rapporto segreto con la Cia, capace di resistere ai contraccolpi di eventuali cambiamenti nella politica estera ufficiale degli Stati Uniti"?

Negli anni seguenti, infatti, Israele si trovò a trattare con un’amministrazione americana "pericolosamente" disposta a considerare le ragioni di entrambe le parti nel conflitto mediorientale e perfino "di flirtare con il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, il primo leader arabo che costituì un reale problema per i dirigenti israeliani".

Proprio in questa difficile situazione, la dirigenza israeliana cercò di utilizzare il rapporto privilegiato avviato con la Cia "come contrappeso per bilanciare l’ostilità di altri settori dell’amministrazione Usa".

Sharon e la strage di Kibya

Siamo dunque al 1953, all’indomani della morte di Stalin. Mentre i sovietici decidono (o prendono atto) che Israele è ormai entrata nell’orbita occidentale, la nuova amministrazione di Washington è ancora esitante nel mostrarsi grata verso il piccolo alleato.

D’altra parte, la posizione di John Foster Dulles, direttore della Cia, era motivata "unicamente dal suo fanatico anticomunismo e nel 1948, proprio per questo, aveva consigliato al presidente Harry Truman di riconoscere il governo provvisorio israeliano per impedire che lo Stato ebraico finisse definitivamente nella sfera d’influenza sovietica".

Comunque, sia Eisenhower che Dulles dimostrano presto che gli Stati Uniti sono pronti a prendere severe misure contro Tel Aviv qualora lo avessero ritenuto opportuno.

Nel settembre 1953, il segretario di Stato informò l’ambasciatore israeliano a Washington che tutti gli aiuti economici sarebbero stati sospesi immediatamente: "Eisenhower era furioso per il progetto israeliano di deviare a proprio vantaggio le acque del Giordano, in contrasto con un piano delle Nazioni Unite.

In un primo momento la sospensione degli aiuti americani fu tenuta segreta da entrambe le parti, ma un mese più tardi un reparto speciale dell’esercito israeliano, chiamato Unità 101 e comandato da un astro nascente delle forze armate di nome Ariel Sharon, attaccò il villaggio giordano di Kibya, facendo saltare in aria 41 abitazioni ed una scuola: 53 civili, che si erano rifugiati nelle loro case vennero uccisi".

Furibondo per questa paurosa strage, il presidente americano decise allora che la sospensione degli aiuti fosse resa pubblica.

"Otto giorni furono sufficienti" aggiungono i giornalisti americani, "perché gli israeliani abbandonassero il loro progetto idrico sul Giordano e così gli aiuti Usa ripresero. Fu uno dei rari casi in cui un presidente americano aveva usato come leva il sostegno finanziario ad Israele. L’effetto era stato immediato e devastante".

Il massacro di Sabra e Chatila

A ben vedere, il massacro di Kibya del settembre 1953 ha molte (se non troppe) analogie con la l’immane strage di 29 anni dopo nei campi profughi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut.

Il 14 settembre 1982, il presidente libanese Beshir Gemayel (capo della milizia cristiana filo-israeliana delle Forze Libanesi, eletto il 23 agosto, "con l’aiuto di minacce, bustarelle ed elicotteri israeliani che andarono in giro a raccogliere quei membri del Parlamento libanese che altrimenti avrebbero potuto dimenticarsi di compiere il loro dovere, facendo mancare il numero legale") viene ucciso nell’esplosione di una bomba ad alto potenziale piazzata nel suo quartier generale a Beirut.

L’attentato era stato commissionato dai siriani. Due giorni dopo, i miliziani delle Forze Libanesi fanno irruzione nei campi profughi di Sabra e Chatila, dai quali pochi giorni prima erano stati evacuati circa ottomila combattenti dell’Olp che vi si erano asserragliati.

Nello stesso momento, l’esercito israeliano - penetrato in Libano nell’ambito dell’operazione "Pace in Galilea" - aveva invaso il settore musulmano di Beirut "per mantenere l’ordine".

Nel giro di 48 ore (il raid durò dal 16 al 18 settembre) furono massacrati circa 1.500 innocenti residenti nei campi, soprattutto donne, bambini e persone anziane (la cifra esatta tuttavia non si è mai saputa).

La strage viene scoperta ufficialmente soltanto il 18 settembre e, il giorno dopo, le sconvolgenti immagini di corpi trucidati e ammucchiati faranno il giro del mondo.

"La strage fu compiuta sotto gli occhi dei soldati israeliani che appositamente illuminarono la scena della mattanza con dei potenti bengala.

Il giorno dopo l’inizio della carneficina" commentano gli autori di Amicizie pericolose, "il capo di Stato Maggiore, Rafael Eitan (ora esponente della destra), si congratulò con i comandanti falangisti per aver "eseguito un ottimo lavoro", offrì loro in prestito un bulldozer particolarmente adatto allo scavo di fosse comuni e li autorizzò a rimanere nei campi per altre dodici ore".

A Langley sapevano tutto

Secondo un’inchiesta condotta nel settembre di quell’anno da due giornalisti americani, Colin Campbell del New York Times e Loren Jenkins della Washington Post, emerse che le personalità falangiste e libanesi ebbero contatti nei giorni precedenti l’eccidio con autorità militari israeliane (l’allora ministro della Difesa Ariel Sharon, il capo di Stato Maggiore Rafael Eytan ed il generale Amir Drori, comandante delle truppe di occupazione in Libano) e con elementi dei servizi strategici statunitensi (Cia).

A guidare l’assalto nei campi di Sabra e Chatila fu Elia Hobeika, l’allora 28enne capo dei servizi segreti della milizia libanese, responsabile dei contatti con il Mossad e con la Cia, nonché intimo amico e compagno di fede di Beshir Gemayel.

A compiere materialmente il massacro furono reparti della milizia militare libanese di Dib Anastas, dei Berretti Neri di Joseph Edde, dei corpi speciali di Hobeika, delle truppe regolari libanesi dislocate a sud di Beirut e anche un gruppo di miliziani del maggiore Saad Haddad, definito dai due giornalisti il "delegato della Cia".

Ebbene, secondo la ricostruzione avanzata da Campbell e Jenkins, prima della sua elezione Gemayel, che per lungo tempo era stato prudenzialmente evitato al Dipartimento di Stato, cominciò ad incontrarsi con alti dirigenti dell’amministrazione di Ronald Reagan durante una sua visita negli Usa nell’agosto del 1981. Gemayel, Hobeika e almeno un altro consigliere dei defunto leader libanese ebbero in seguito regolari contatti con funzionari dell’amministrazione americana e personale dell’Agenzia.

Nel 1983, una commissione d’inchiesta, istituita dalle autorità israeliane (i cui militari avevano accerchiato i campi di Sabra e Chatila), giunse alla conclusione che il diretto responsabile dei massacri era stato Elia Hobeika, nemico giurato dei palestinesi sin dall’inizio della guerra civile in Libano (1975-1990).

La stessa commissione stabilì inoltre che "indirettamente" responsabile fu inoltre l’allora titolare della Difesa Ariel Sharon, attuale premier israeliano, che in seguito a tale giudizio si dimise dalla carica di ministro, ma non dal governo.

"La strage di Sabra e Chatila" ha spiegato il professor Salim Tamari dell’Università di Bir Zeit, uno dei massimi esperti palestinesi della questione dei profughi, "rimarrà sempre nella memoria collettiva dei palestinesi, sarà scritta nel codice genetico delle generazioni future.

I palestinesi tendono ad associare quella strage soprattutto al nome del premier israeliano Sharon che invase il Libano, circondò i campi profughi e costrinse il presidente Yasser Arafat a lasciare Beirut".

Hobeika, il testimone scomodo

La mattina del 24 gennaio di quest’anno, Elie Hobeika, 45 anni, definito di volta in volta uno dei "signori della guerra" o "ufficiale di collegamento" tra la Falange Libanese e l’esercito israeliano durante il conflitto civile in Libano, muore in un attentato presso la sua abitazione nel quartiere Hazmiyeh alla periferia est (cristiana) di Beirut.

L’esplosione dell’autobomba causa la morte di tre guardie del corpo e di un passante. Meno di 36 ore prima di saltare in aria con la sua Jaguar blindata, Hobeika aveva avuto martedì 22 gennaio un incontro "confidenziale" con due senatori belgi e si era detto pronto a fare "rivelazioni" sui massacri di Sabra e Chatila al processo che potrebbe svolgersi a Bruxelles contro il Primo ministro israeliano Sharon.

La notizia è stata riferita da due parlamentari belgi, il verde Josy Dubiè, presidente della Commissione Giustizia del Senato, e il regionalista Vincent Van Quickeborne.

I senatori (aderenti al "Comitato Sabra e Chatila" belga, fondato in appoggio alla causa palestinese, avviata l’anno scorso dopo una denuncia in base alla legge del 1993, che assegna competenza universale ai Tribunali belgi per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi ovunque nel mondo) erano in Libano in missione privata per raccogliere nuovi elementi sui massacri del 1982. In quell’occasione, aveva insistito per aver un colloquio riservato con Hobeika.

L’ultima udienza avanti al Tribunale di Bruxelles nella procedura preliminare contro Sharon ed altri si è svolta il giorno prima dell’attentato ad Hobeika: il 23 gennaio.

L’udienza è stata dedicata alle arringhe dei difensori del premier israeliano e dello Stato di Israele. La Corte si è poi chiusa in camera di consiglio per pronunciarsi sull’ammissibilità del ricorso presentato dai palestinesi (tre denunce sono state sporte anche da Arafat). Il procedimento è stato aggiornato al 6 marzo.

Con un passato da impiegato di banca, il cristiano-maronita Hobeika si unì al partito della Falange (Kataeb, di destra) e combatté in quella milizia contro i palestinesi, i libanesi musulmani e gli altri gruppi della sinistra libanese appoggiati dalla Siria, dalla Libia e dall’Iran.

Il 9 maggio del 1985, all’età di 28 anni, prese il posto di Samir Geagea, dimissionario, come capo di Stato maggiore delle Fl (Forze libanesi), venendo a capo del Comitato esecutivo dell’organizzazione, ma nel gennaio dell’anno seguente (dopo essere passato dalla parte dell’ex nemico siriano ed aver firmato un accordo di "pacificazione nazionale" con i suoi ex rivali libanesi, sciiti e drusi) fu costretto all’esilio in Francia.

Rientrato in Libano l’anno seguente, stabilì il suo quartier generale nella cittadina di Zahle, nella valle della Bekaa, dove il 15 settembre 1987, sfuggì ad un attentato che fece un morto e circa trenta feriti.

Dopo la fine della guerra, nel 1990, fu nominato ministro senza portafogli nel governo di Omar Karami. Il 6 giugno 1991, fu uno dei 40 deputati di nomina governativa che entrarono a far parte del Parlamento libanese.

Nel 1992, fu eletto deputato e lo stesso anno fu nominato ministro per gli Affari sociali nel primo governo del premier Rafic Hariri. Rieletto nel 1996, fu nominato ministro per le risorse idriche ed elettriche (comparto strategico in quell’area), carica che ha ricoperto sino alla fine del 1999.

Non rieletto nel 2000, dopo aver perso la poltrona sia di ministro che di deputato, Hobeika negli ultimi tempi manteneva un profilo più basso, defilato, dedicandosi allo sci e alle immersioni subacquee.

L’ex signore della guerra, poche ore prima di essere eliminato (era la prova vivente del coinvolgimento del governo di Tel Aviv nelle carneficine del 1982) confessò di "sentirsi minacciato".

Il Condor
11-04-02, 09:20
Non mi dici nulla di nuovo, a parte il fatto che i siriani uccisero il presidente libanese, ma anche questa informazione e' ininfluente perche' il mio odio contro quel paese e' gia' al massimo, qualunque cosa faccia non puo' farlo aumentare.

Che i pedofili e i verdi belgi stiano dalla parte degli arabi e la CIA dalla parte di Israele lo sanno tutti.