PDA

Visualizza Versione Completa : Figli scrocconi, piaga del secolo.



Sir Demos
08-04-02, 00:19
Fenomenologia del trentenne. Adesso che ne ho quasi quaranta, di anni, mi sento finalmente nella condizione di indossare la mia barba finta, e dire apoditticamente la mia sulla generazione che mi segue a ruota. Perché abbiamo di sicuro trasalito tutti, quarantenni e non, alla notizia della sentenza della Cassazione, secondo la quale un padre separato era tenuto a versare l’assegno di mantenimento al pargolo trentaduenne, appunto, laureato, avvocato civilista, a quanto risulta, nonché, a detta del padre medesimo, intestatario di casa e di società finanziaria. Il poveretto – psicologicamente, s’intende, perché economicamente invece se la cava eccome – ha fatto presto sapere di non aver bisogno di quel denaro, di non averlo chiesto e di non volerlo neppure tenere, ma ciò non è bastato a ripulirgli l’immagine, compromessa, a causa di questa singolare vicenda, da un crudele alone di pigrizia ed opportunismo.

Si potrebbe anzi dire che, se per caso suo padre avesse avuto motivi di risentimento, ora potrà considerare l’importo dell’assegno un efficace investimento a danno del prestigio professionale del figlio. Detto ciò, la partita sarebbe chiusa, se non fosse che l’Italia, ma anche la Francia, a quanto pare, ed altri paesi dell’Europa mediterranea (dati Eurstat), pullulano di trentenni, con un lavoro, una fidanzata, o fidanzato, anche decennale, relazioni sociali, hobbies, eccetera da adulto, che tuttavia vivono con i genitori, in uno stato adolescenziale indefinitamente prolungato. Ed è questo che disorienta: la generalizzazione del fenomeno, che sostanzialmente prescinde da eventuali costrizioni economiche, ma anche da altri elementi caratterizzanti il nucleo familiare, come la condizione dei genitori, coniugati, separati, o conviventi, rivelandosi così scelta culturale di fondo, opzione di valore, orizzonte vitale stabile.

E’ quello che il Rapporto Italia di Eurispes definiva, già dall’anno scorso, “aspirazione ad essere figli”, e cioè l’aspirazione dell’individuo, indipendentemente dalla sua età o ruolo all’interno del nucleo familiare, ad essere scopo ultimo della famiglia stessa, destinatario naturale dei vantaggi che da essa derivano, come appunto “il bambino, che giustamente esige le cure parentali”. Con ciò incarnando il contrario esatto della cultura familiare tradizionale, per la quale ogni membro della famiglia investe le proprie migliori risorse a sostegno di essa, e ne fa il proprio primo “fine sociale ed orizzonte etico”. L’attaccamento alla famiglia di questi post-giovanotti, insomma, in quanto fondamentalmente egoistico, sarebbe il segno più rilevante del processo degenerativo al quale la famiglia tradizionale rischia di soccombere. Se così stanno le cose, diventa necessario rivedere lo schema classico secondo il quale si articola di solito ogni analisi sulla famiglia oggi. Gli indicatori di crisi che vengono più spesso presi in considerazione, infatti, sono di solito il numero delle separazioni e dei divorzi, nonché il numero delle convivenze, in rapporto ai matrimoni celebrati, quindi, con riguardo alla dimensione intergenerazionale, il numero dei figli per coppia ed il numero dei componenti il nucleo familiare (inclusi i nonni ed altri parenti anziani).

Di fronte all’allarmante fragilità di ciascuno di questi legami, la prolungata permanenza dei figli entro le mura domestiche è allora considerata quasi un sintomo di ritrovato benessere, un indicatore di speranza nella ripresa della famiglia stessa. Nulla di più ingannevole: nel momento in cui i familiari, e cioè le persone conviventi, qualunque sia il loro grado di parentela reciproca, non sono il fine delle azioni del singolo, ma un mezzo per l’appagamento delle sue necessità, la famiglia ha perso la sua lunga battaglia contro l’individualismo. E, di ciò, il rapace trentenne porta tutta la gloria.

ARI6
08-04-02, 01:10
Originally posted by Sir Demos
Fenomenologia del trentenne. Adesso che ne ho quasi quaranta, di anni, mi sento finalmente nella condizione di indossare la mia barba finta, e dire apoditticamente la mia sulla generazione che mi segue a ruota. Perché abbiamo di sicuro trasalito tutti, quarantenni e non, alla notizia della sentenza della Cassazione, secondo la quale un padre separato era tenuto a versare l’assegno di mantenimento al pargolo trentaduenne, appunto, laureato, avvocato civilista, a quanto risulta, nonché, a detta del padre medesimo, intestatario di casa e di società finanziaria. Il poveretto – psicologicamente, s’intende, perché economicamente invece se la cava eccome – ha fatto presto sapere di non aver bisogno di quel denaro, di non averlo chiesto e di non volerlo neppure tenere, ma ciò non è bastato a ripulirgli l’immagine, compromessa, a causa di questa singolare vicenda, da un crudele alone di pigrizia ed opportunismo.

Si potrebbe anzi dire che, se per caso suo padre avesse avuto motivi di risentimento, ora potrà considerare l’importo dell’assegno un efficace investimento a danno del prestigio professionale del figlio. Detto ciò, la partita sarebbe chiusa, se non fosse che l’Italia, ma anche la Francia, a quanto pare, ed altri paesi dell’Europa mediterranea (dati Eurstat), pullulano di trentenni, con un lavoro, una fidanzata, o fidanzato, anche decennale, relazioni sociali, hobbies, eccetera da adulto, che tuttavia vivono con i genitori, in uno stato adolescenziale indefinitamente prolungato. Ed è questo che disorienta: la generalizzazione del fenomeno, che sostanzialmente prescinde da eventuali costrizioni economiche, ma anche da altri elementi caratterizzanti il nucleo familiare, come la condizione dei genitori, coniugati, separati, o conviventi, rivelandosi così scelta culturale di fondo, opzione di valore, orizzonte vitale stabile.

E’ quello che il Rapporto Italia di Eurispes definiva, già dall’anno scorso, “aspirazione ad essere figli”, e cioè l’aspirazione dell’individuo, indipendentemente dalla sua età o ruolo all’interno del nucleo familiare, ad essere scopo ultimo della famiglia stessa, destinatario naturale dei vantaggi che da essa derivano, come appunto “il bambino, che giustamente esige le cure parentali”. Con ciò incarnando il contrario esatto della cultura familiare tradizionale, per la quale ogni membro della famiglia investe le proprie migliori risorse a sostegno di essa, e ne fa il proprio primo “fine sociale ed orizzonte etico”. L’attaccamento alla famiglia di questi post-giovanotti, insomma, in quanto fondamentalmente egoistico, sarebbe il segno più rilevante del processo degenerativo al quale la famiglia tradizionale rischia di soccombere. Se così stanno le cose, diventa necessario rivedere lo schema classico secondo il quale si articola di solito ogni analisi sulla famiglia oggi. Gli indicatori di crisi che vengono più spesso presi in considerazione, infatti, sono di solito il numero delle separazioni e dei divorzi, nonché il numero delle convivenze, in rapporto ai matrimoni celebrati, quindi, con riguardo alla dimensione intergenerazionale, il numero dei figli per coppia ed il numero dei componenti il nucleo familiare (inclusi i nonni ed altri parenti anziani).

Di fronte all’allarmante fragilità di ciascuno di questi legami, la prolungata permanenza dei figli entro le mura domestiche è allora considerata quasi un sintomo di ritrovato benessere, un indicatore di speranza nella ripresa della famiglia stessa. Nulla di più ingannevole: nel momento in cui i familiari, e cioè le persone conviventi, qualunque sia il loro grado di parentela reciproca, non sono il fine delle azioni del singolo, ma un mezzo per l’appagamento delle sue necessità, la famiglia ha perso la sua lunga battaglia contro l’individualismo. E, di ciò, il rapace trentenne porta tutta la gloria.

Cioè il trentenne scroccone sarebbe sintomo di individualismo?
Permettimi di nutrire seri dubbi...

08-04-02, 13:44
Originally posted by ARI6


Cioè il trentenne scroccone sarebbe sintomo di individualismo?
Permettimi di nutrire seri dubbi...
diciamo che potrebbe andare a lavorare invece di domandare $ ai genitori.
dire che è individualista non mi sembra poi tanto sbagliato, dato che pensa soltanto ai propri cazzi.

ARI6
08-04-02, 14:04
Originally posted by ciciolìn

diciamo che potrebbe andare a lavorare invece di domandare $ ai genitori.
dire che è individualista non mi sembra poi tanto sbagliato, dato che pensa soltanto ai propri cazzi.

Se per te individualismo è pensare solo ai cazzi propri (e poi pensarci come?), allora la tesi di Demos è giusta.
Ma tutti sappiamo che non è così.

Sir Demos
09-04-02, 20:40
Definiscimi allora, in positivo cosa significhi essere Individualisti...

Ciao.

10-04-02, 08:24
Originally posted by ARI6


Se per te individualismo è pensare solo ai cazzi propri (e poi pensarci come?), allora la tesi di Demos è giusta.
Ma tutti sappiamo che non è così.

ma quando scrivi poi rileggi?

ARI6
10-04-02, 13:26
Originally posted by ciciolìn


ma quando scrivi poi rileggi?

Perchè me lo chiedi?

Sir Demos
10-04-02, 13:30
L'uovo e la Gallina...

Ari allora, cosa significa per te l'individualismo?

Ciao.

10-04-02, 13:34
Originally posted by ARI6


Se per te individualismo è pensare solo ai cazzi propri (e poi pensarci come?), allora la tesi di Demos è giusta.
Ma tutti sappiamo che non è così.
rileggi e poi dimmi cosa ne deduci.
cosa è per te l'individualismo e l'egoismo?

ARI6
10-04-02, 13:37
Originally posted by Sir Demos
Definiscimi allora, in positivo cosa significhi essere Individualisti...

Ciao.

Se ti volessi dare una risposta completa, domattina sarei ancora qui.
Ti rispondo citando Mises. Egli, in "Socialismo",scrive:
"Solo l'individuo pensa. Solo l'individuo ragiona. Solo l'individuo agisce."
Ciò significa che non ci si può nascondere dietro concetti collettivi come lo stato o il popolo, perchè essi non hanno senso, proprio perchè dipendono dall'individuo.
La differenza tra individualisti e collettivisti è qui: i primi negano mentre i secondi affermano che le entità collettive trascendano l'individuo.

10-04-02, 13:46
Originally posted by ARI6


Se ti volessi dare una risposta completa, domattina sarei ancora qui.
Ti rispondo citando Mises. Egli, in "Socialismo",scrive:
"Solo l'individuo pensa. Solo l'individuo ragiona. Solo l'individuo agisce."
Ciò significa che non ci si può nascondere dietro concetti collettivi come lo stato o il popolo, perchè essi non hanno senso, proprio perchè dipendono dall'individuo.
La differenza tra individualisti e collettivisti è qui: i primi negano mentre i secondi affermano che le entità collettive trascendano l'individuo.
hai risposto citando un'affremazione, quindi un punto di vista strettamente personale.
allora potrei citarti Marx o i dogmi della religione cattolica per lo stesso motivo.

Sir Demos
10-04-02, 13:50
E' chiaro che il significato di individualista a cui ti riferisci, trascende il significato che può avere un figlio individualista all'interno di una famiglia... L'individualismo sociale è una cosa, altro è il discorso che facevamo riferendosi all'individualismo familiare...

Ciao.

ARI6
10-04-02, 13:51
Originally posted by ciciolìn

hai risposto citando un'affremazione, quindi un punto di vista strettamente personale.
allora potrei citarti Marx o i dogmi della religione cattolica per lo stesso motivo.

Ho citato l'affermazione e l'ho poi brevemente spiegata.
Quello è l'individualismo. La base di ogni dottrina liberale.

ARI6
10-04-02, 13:53
Originally posted by Sir Demos
E' chiaro che il significato di individualista a cui ti riferisci, trascende il significato che può avere un figlio individualista all'interno di una famiglia... L'individualismo sociale è una cosa, altro è il discorso che facevamo riferendosi all'individualismo familiare...

Ciao.

Cos'è l'individualismo familiare? ho l'impressione che tu lo confonda con il dannoso egoismo e con l'opportunismo scroccone.

Sir Demos
10-04-02, 13:54
E noi era di quello che si stava parlando... Cioè quando l'individualismo, sfocia nell'egoismo e nell'opportunismo, cosa sempre più frequente nei soggetti tratteggiati dall'articolo.

Ciao.

10-04-02, 13:56
Originally posted by ARI6


Cos'è l'individualismo familiare? ho l'impressione che tu lo confonda con il dannoso egoismo e con l'opportunismo scroccone.
scusami, ma hai letto o no di cosa parla il thread?!
:zg1

ARI6
10-04-02, 14:00
Originally posted by ciciolìn

scusami, ma hai letto o no di cosa parla il thread?!
:zg1

Chi se ne frega. Il termine individualismo viene usato a cazzo di cane e io intervengo per sottolinarlo. Ora potete tornare a discutere sui figli scrocconi, io non ho più nulla da dire.

ARI6
10-04-02, 14:02
Originally posted by Sir Demos
E noi era di quello che si stava parlando... Cioè quando l'individualismo, sfocia nell'egoismo e nell'opportunismo, cosa sempre più frequente nei soggetti tratteggiati dall'articolo.

Ciao.

E quello che dicevo io era il contrario. L'individualismo è la responsabilizzazione dell'individuo. Questi comportamenti nascono chiaramente da una visione anti-individualistica della vita.

Free
10-04-02, 21:38
Non vedo cosa ci sia di male, se dei figli decidono di convivere con i loro genitori e fratelli senza formarsi una propria famiglia è una scelta che va rispettata, è chiaro che nessuno rimane a vita figlio di Papa, la scelta di rimanere nelle quattro mura domestiche è qualcosa di diverso.

ARI6
10-04-02, 21:52
Originally posted by Free
Non vedo cosa ci sia di male, se dei figli decidono di convivere con i loro genitori e fratelli senza formarsi una propria famiglia è una scelta che va rispettata, è chiaro che nessuno rimane a vita figlio di Papa, la scelta di rimanere nelle quattro mura domestiche è qualcosa di diverso.

Se uno si mantiene da solo, niente da ridire.
Chiaro che per tante cose rimane un peso comunque per la famiglia.

Sir Demos
11-04-02, 01:39
Ari dal Garzanti ti cito testualemente la definizione...

Individualista: essere poco sensibile alle esigenze degli altri, essere un egoista.

Sir Demos
11-04-02, 01:42
Il termine individualismo viene usato a cazzo di cane e io intervengo per sottolinarlo

L'ho usata per dimostrarti che il termine individualista, non è poi usato in così malo modo...

Ciao.

ARI6
11-04-02, 01:42
Originally posted by Sir Demos
Ari dal Garzanti ti cito testualemente la definizione...

Individualista: essere poco sensibile alle esigenze degli altri, essere un egoista.

Maledetti linguisti socialisti... :mad:

Felix (POL)
11-04-02, 04:18
Originally posted by Free
Non vedo cosa ci sia di male, se dei figli decidono di convivere con i loro genitori e fratelli senza formarsi una propria famiglia è una scelta che va rispettata, è chiaro che nessuno rimane a vita figlio di Papa, la scelta di rimanere nelle quattro mura domestiche è qualcosa di diverso.

non è comunque un comportamento da incoraggiare o approvare, perchè socialmente dannoso. In quanto tali figli perpetui non si assumono la propria piena responsabilità di cittadini padri di famiglia. E se sono tanti a farlo, il danno alla lunga è visibile, per esempio nei bassissimi indici di natalità....
A scanso di equivoci direi che non è una condizione punibile legalmente, ma sì da stigmatizzare socialmente e contro cui intervenire con mezzi positivi.

saluti

Felix (POL)
11-04-02, 04:21
quote:
--------------------------------------------------------------------------------
Originally posted by Sir Demos
Ari dal Garzanti ti cito testualemente la definizione...

Individualista: essere poco sensibile alle esigenze degli altri, essere un egoista.
--------------------------------------------------------------------------------

ARI6: Maledetti linguisti socialisti...

-----------------------

stavolta concordo con Sir Demos e non con ARI6. Abbiamo bisogno di meno individualismo e di un pizzico di socialismo/solidarismo/comunitarismo in più (non tale però da violare i diritti fondamentali dell'individuo). Siamo letteralmente ammalati cronici di individualismo, purtroppo... :(

11-04-02, 08:25
Originally posted by Free
Non vedo cosa ci sia di male, se dei figli decidono di convivere con i loro genitori e fratelli senza formarsi una propria famiglia è una scelta che va rispettata, ...
il male è che viene meno il senso di responsabilità che l'individuo acquisisce abbandonando la casa paterna.

Sir Demos
13-04-02, 02:24
Maledetti linguisti socialisti...

:D

Sir Demos
13-04-02, 02:27
il male è che viene meno il senso di responsabilità che l'individuo acquisisce abbandonando la casa paterna.

Può essere un punto di vista...:p