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Visualizza Versione Completa : Problema "Filioque"



Leonardo (POL)
08-04-02, 11:04
Lo avrete già spiegato un milione di volte, però volevo chiedervi se con pazienza e con parole semplici (o se usate parole difficile mettendo il significato tra parentesi) potete spiegare il problema?

grazie per la pazienza cristiana Leonardo

vescovosilvano
08-04-02, 14:54
Caro Leonardo,
ringrazio della domanda. Infatti questa problematica viene spesso sottovalutata; è invece di estrema importanza. Riporto alcune pagine del mio libro "Attualità del Simbolo - Una lettura ortodossa del Credo Niceno-costantinopolitano" FrancoAngeli - Milano 2001. Mancano tutte le note, anche perchè, avendo ceduto i diritti all'editore non posso riportare testi integrali.
Non esitare a chiedere ulteriori chiarimenti. Se puoi accedere al libro le note aiuteranno molto a capire specie la posizione del grande Pontefice Giovanni VIII.
" Questo articolo del Simbolo - il Filioque (nota mia di ora) sarà infatti al centro dello scisma del Patriarcato Romano dagli altri quattro patriarcati ortodossi nell'XI secolo. Oggi in Occidente si tende a sminuire la portata di questa eresia pneumatologica: "Sul piano teologico il dibattito è stato impoverito perché è stato ridotto ad essere soltanto una disputa di parole; in particolare il Filioque è presentato come il frutto fortunato di un approccio puramente latino ed occiden-tale alla teologia che, dati i postulati, non mette in pericolo la teologia classica dei padri. Si impiega allora il vocabolario vago dei sentimenti e delle emozioni , come fa, ad esempio OLIVIER CLE-MENT quando parla della “grandezza propriamente religiosa del Filioque” e delle “intuizioni originali del Filioquis-mo”. Brevemente, in mancanza di un vocabolario concettuale suffi-cientemente elaborato, l’Oriente, meno speculativo, e l’Occidente, troppo razionalista forse, non si sarebbero capiti.
Si è allora andati alle cause puramente storiche che sembrano presto essere soltanto una serie di casi sfortunati; prevale allo-ra l’interpretazione psicologica a ciascuno si fa un dovere, dopo aver messo tra parentesi tutti i problemi, di trovar scortese la propria parte. Così Clement scrive del patriarca Michele Cerulario : “Il patriarca bizantino Michele Cerulario era uno spirito rozzo, incapace di discernere l’essenziale dall’accessorio e di elevarsi ad una concezione ecumenica della Chiesa”; e CONGAR dice del cardinale Umberto che era “un uomo rigido e combat-tivo” e la sua Bolla di scomunica è un monumento di inimmagina-bile incapacità di comprensione”. A forza di “dialogo”, è la storia che rischia di diventare incomprensibile se si resta sulle alte sfere della “casualità psicologica”.
In realtà l’aspetto storico e l’aspetto teologico sono legati, soprattutto a partire dall’ VIII secolo quando la teologia del Filioque, della redenzione e generalmente il metodo teologico uscito dall’agostinismo appaiono come l’ideologia dei Franchi e dei Germani i cui antenati hanno invaso la romanità occidentale e che hanno avuto bisogno di tre secoli per costituirsi in Stato. Lo “scisma” non è soltanto una rottura, uno strappo nel tessuto cristiano dovuto ad una separazione teologica tra Roma e l’Orien-te, ma piuttosto l’usurpazione della sede ortodossa dell’antica Roma operata dai Germano – Franchi e tendente al rapimento del-l’ultimo Papa Ortodosso (Giovanni VIII, nota nostra) ed alla sua sostituzione con un papa germanico filioquista, Sergio IV."
Il problema del Filioque, nato originariamente come una ques-tione canonica, riguardante l'intangibilità del Simbolo dei 150 Padri è divenuto ben presto un problema completamente dogmatico quando la chiesa romana nel Concilio Lateranense IV del 1215 e successivamente nel Concilio di Lione del 1274 definì come dottri-na rivelata la doppia processione dello Spirito "ex Patre Filio-que". Così il Concilio di Lione esplicitamente contro i Greci:" Con fede e devota professione diciamo che lo Spirito Santo procede eternamente dal Padre e dal Figlio, non tuttavia come da due prin-cipi ma come da un unico principio (tamquam ab unico principio), non con due spirazioni ma con un'unica spirazione: Questo profes-sò, predicò ed insegnò la sacrosanta romana Chiesa, madre e maes-tra di tutti i fedeli… e con l'approvazione del sacro Concilio condanniamo e riproviamo tutti coloro che hanno presunto di negare che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio sia quelli che hanno temerariamente asserito che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da due principi e non come da uno solo"
La dottrina del Santo Spirito, come abbiamo viso, è per i Santi Padri, il completamento ed il coronamento di tutta la dottrina della Santa Triade: Questo significa che questo aspetto della processione della Terza Ipostasi è un aspetto primario della fede della Chiesa e non può essere in alcun caso sottoposto a tentativi riduzionistici. La Chiesa latina che non ha sviluppato alcuna originale pneumatologia dopo l'epoca patristica, talora non riesce nemmeno a percepire l'importanza del problema che riguarda la visione stessa che si ha del Dio Triuno. La Chiesa Anglicana e le Chiese riformate talora hanno eliminato l'aggiunta per motivi storici o "ecumenici" ma senza rendersi in realtà conto della portata della cosa. Infatti la dottrina Trinitaria delle comunità protestanti attuali, a messo che esista, è ben povera cosa : un esempio può darcene un'idea. Quando il giovane C.G.JUNG, il grande psicologo svizzero, frequentava, da ragazzo, il catechismo tenuto dal padre, pastore calvinista, resta attonito quando questi, giunto al capitolo sulla Trinità decide di saltarlo a piè pari Non meraviglia quindi che quando noi Ortodossi insistiamo su questo problema si sia tacciati di pignoleria e fanatismo.
C. LAMPRYLLOS, nella sua opera magistrale , traccia con rigore ed acume sia storico che teologico, le vicende legate all'aggiunta del Filioque. Si deve parlare di "mistificazione fatale" perché l'aggiunta, nata nella Spagna visigotica fu, all'inizio, in buona fede e quando i vescovi riuniti a Toledo professarono la fede recitando il simbolo interpolato credevano realmente che quello fosse il Simbolo dei 15° Padri e l'ignoranza teologica impedì loro di vedere le infauste conseguenze dell'aggiunta stessa.
Se ne resero invece conto – benissimo – i Franchi Carolingi che individuarono in essa uno strumento prezioso per favorire la definitiva rottura tra la Vecchia e la Nuova Roma, infrangendo così la millenaria unità romano-cristiana che si era – sic et simpliciter – identificata con l'impero dell'isapostolo san Costantino del quali gli imperatori ortodossi che sedevano a Cos-tantinopoli erano i legittimi successori. Si assiste anche all' ultimo sforzo dei papi ortodossi della vecchia Roma di impedire l'aggiunta – e la frattura della cristianità – la cui resistenza sarà piegata con una successiva barbarizzazione della sede romana dell'occidente. Così il problema dell'aggiunta, quello della nascita di un impero barbaro pseudo-Romano in Occidente ad opera di Carlo Magno e quello della barbarizzazione dell'episcopato ro-mano d'occidente, Roma in primis, sono eventi tra di loro stret-tamente connessi. .
Papa Leone III , per altri versi dalla condotta discutibi-le , in un Sinodo convocato a Roma condannò l'aggiunta e fece collocare, come già ho accennato, ai lati della Confessione di San Pietro due scudi d'argento col Simbolo dei 150 Padri in greco ed in latino e la scritta : HAEC LEO POSUI AMORE ET CAUTELA ORTHODOXAE FIDEI – tade Leon eqemen di agaph te kai profulaken orqodoxou pisteoV "
Dopo un periodo in cui a Roma ed in occidente si assisteva all'agonia della romanità così come della cattolicità ortodossa che vedeva la dominazione incontrastata degli imperatori barbari usurpatori del titolo sacro dell'"Imperator Romanorum", oppure, come si soleva dire tra i greci - "BasileuV twn Romewn", ed in cui sulla cattedra della Vecchia Roma sale quel Nicola I (eletto nell'858 che apparteneva al partito favorevole ai nuovi padroni) e che possiamo dire essere il più grande responsabile della tragedia dello scisma, ancora un rigurgito di ortodossia, quasi come le ultime forze vitali del morente, doveva investire la sede della Vecchia Roma. Dopo la morte di Nicola I (867) ed il breve pontificato di Adriano II (867 –872) sale alla cattedra della Vec-chia Roma Giovanni VIII (872-882). Apparteneva al partito romano ed anticarolingio ed anche se aveva ben chiaro il necessario at-teggiamento di indulgenza economica che si rendeva necessario ver-so un episcopato barbaro nascente ed anche presuntuoso perché dal-la parte "dei vincitori", era un ortodosso intransigente. Non era disposto, pur nel groviglio della politica di quegli anni, a sven-dere la fede dei Padri. Giovanni VIII che la storiografia oc-cidentale ha lasciato per molto tempo da parte – e ciò in parte a causa della falsificazione delle fonti, ormai ammessa dalla gene-ralità degli storici -, fu l'ultimo grande papa della Romanità , della statura di un San Leone Magno e di un San Gregorio Magno. Gerarca attento e prudente, cercò per quanto gli fu possibile di muovere la politica torbida di quegli anni a favore della Chiesa e dell'ortodossia. Umanamente non riuscì , ma per l'ultima volta dalla cattedra della vecchia Roma risuonò la parola di un vescovo Ortodosso: depose, scomunicò e anatematizzò i vescovi “nicolaiti” che avevano aggiunto il Filioque; Scelse, come un minor male, un candidato all’impero tra i carolingi, il re di “Francia” Carlo il Calvo che era il più moderato e il più lontano dall’Italia e gli impose l'accettazione di un impegno che avrebbe liberato le elezioni dei papi dalla presenza dei legati imperiali. Tentava Così di preservare Roma da un nuovo Nicola imposto dal partito germanofilo. Facilitò per quanto gli fu possibile l'Imperatore di Costantinopoli Basilio I di avanzare in modo decisivo in Italia e di liberare, almeno momentaneamente, i romani della regione ; dal-l’altra parte i legati di Giovanni VIII poterono assistere e riconoscere le decisioni del Concilio dell’879 presieduto da San Fozio, di nuovo in possesso del suo trono patriarcale.
A questo concilio tutti patriarchi furono rappresentati e San Fozio fu riconosciuto da tutto il mondo quale Patriarca della Nuo-va Roma. Così colava a picco tutta l’opera di Nicola I. L’inalte-rabilità del Simbolo della fede e la condanna di ogni aggiunta furono proclamate ufficialmente benché Giovanni VIII avesse doman-dato che i franchi non fossero nominati e ciò per prudenza (economia). I legati della Chiesa di Roma chiamarono l’aggiunta del Filioque un “inqualificabile insulto ai Padri”, Giovanni VIII scrisse una lettera a San Fozio nella quale condannava in termini fermi, i germano–franchi (pur senza nominarli) e – con parole di fuoco - l’aggiunta del Filioque : “Il Simbolo sacro noi lo con-serviamo inalterato tale e quale ci è stato trasmesso dal princi-pio: noi lo custodiamo senza niente aggiungervi e senza niente to-gliervi, salendo bene il tremendo castigo che è riservato (da Dio) a chi osasse una tale cosa. Per rassicurarti riguardo a quell'ar-ticolo (il Filioque) che oggi genera scandalo nelle Chiesa, non ammettiamo in alcun modo l'aggiunta in questione, ma quelli che per primi hanno avuto l'audacia di inserirla noi li riguardiamo come dei trasgressori della Parola di Dio, dei corruttori della dottrina di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Padri. Noi li met-tiamo dalla parte di Giuda, poiché essi hanno lacerato le membra del Cristo”. Questo concilio dell’879 che riconobbe l’ecumenicità del VII Concilio ebbe tutti i caratteri di un Concilio Ecumenico ed alcuni eminenti teologi della Chiesa Ortodossa lo riconoscono ormai come l’VIII Ecumenico. In ogni caso una cosa è certa: il Concilio dell'879/80 fu l'ultima espressione della fede cattolica ed ortodossa comune all'Oriente ed all'Occidente dove per l'ultima volta i santi Gerarchi della vecchia e della nuova Roma Giovanni e Fozio professarono insieme e sancirono insieme negli atti solenni del Sinodo la fede dell'Unica Santa Cattolica ed Apostolica Chie-sa. In una solenne sessione pubblica alla presenza della Famiglia Imperiale fu proclamato il Simbolo Niceno-Costantinopolitano a cui fece seguito la proclamazione di un decreto anatematizzante chiun-que avesse voluto modificarlo. A questo Sacro Concilio, anziché alle vane chiacchiere sdolcinatezze e diplomazie terrene dovrebbe-ro guardare coloro che veramente e sinceramente hanno a cuore la riunificazione dell'Occidente alla Santa Chiesa.
Il pontificato di GIOVANNI VIII segna dunque un momento deci-sivo e mal conosciuto della storia dello “scisma”, perché rappre-senta l’ultima grande resistenza dei romani dell’antica Roma e dell’Occidente nei confronti della spinta germano-franca contro il trono ortodosso di Roma.
Come visse così Giovanni VIII morì, da Testimone, da Martire. I barbari Carolingi infatti non potevano tollerare dopo l'accondi-scendenza di Nicola I e di Adriano II il paziente nei modi, ma intransigente sulla fede ortodossa, Giovanni VIII: quando il re Carlo il Grosso invase Roma lo fece avvelenare e poiché il veleno tardava a fare il suo effetto lo fece finire a colpi di scure ( o di martello,secondo un'altra versione).
Non si può dire però conclusa la questione dell'aggiunta. Il periodo che va dalla morte di Giovanni VIII all’inizio del secolo IX è sistematicamente rappresentato in Occidente come un periodo di corruzione e di anarchia a causa del ruolo che in quest’epoca hanno avuto i laici nella scelta dei papi. I soli papi che trovano grazia agli occhi degli storici occidentali , sono quelli rivolti verso i regni sorti dai carolingi. In realtà questo periodo è presentato come un periodo particolarmente turbolento perché i romani dell’antica Roma conservavano un controllo relativo sulla loro Chiesa.Agli sforzi per tenere questo controllo occorre ren-dere giustizia storica, visto che il punto di vista latino infetta tutta la storiografia sull'argomento.Come scrive G. ROMANIDIS : “Per due secoli, dagli anni tra il 784 e l’809, quando i Franchi con-dannarono il VII Concilio Ecumenico, fino al 1019 o 1014 quando il Filioque fu definitivamente introdotto nel simbolo a Roma, gli Or-todossi Latini lottarono duramente in Italia per conservare la Fe-de del VII e dell’VIII Concilio Ecumenico”. Effettivamente fino all’inizio del secolo XI il Filioque non fu mai aggiunto al Credo che si cantava nella Chiesa Romana (era ormai invece uso diffuso al nord) e, finché Roma riconobbe il VII e l’VIII Concilio Ecume-nico, la comunione non fu formalmente rotta fra le sedi orientali e la Vecchia Roma. Durante questo periodo i Franchi che temevano una rivolta di tutti i Romani dell’Occidente non osarono attentare direttamente al Patriarca dell’antica Roma. Quando però l’impero germanico fu ristabilito, l’ultimo Papa Ortodosso Giovanni XVIII(1004-1009) fu deportato in un monastero dell’Italia meridionale e Sergio IV che doveva il suo trono all’Imperatore tedesco Enrico II, professò il Filioque nella lettera di intro-nizzazione che indirizzò al Patriarca di Costantinopoli Sergio II. Quest’ultimo, per decisione conciliare, cancellò allora il nome del papa dai dittici della Grande Chiesa e non vi fu mai rimesso. A Roma il Filioque fu ufficialmente aggiunto dal papa Benedetto VIII (Teofilatto, conte di Tuscolo, 1012-1024) che era nipote dell’Imperatore tedesco e totalmente creatura dell'Impero Germanico che non voleva si ripetessero resistenze come quella avvenuta sot-to Giovanni XVIII. Ancora una volta il clero ed il popolo reagi-rono ma dovettero questa volta inchinarsi di fronte all’autorità di Benedetto VIII perché fu durante l’incoronazione di Enrico II di Germania che il Credo fu cantato in San Pietro con l’aggiun-ta . Sopra una questione pneumatologica si era rotta l'unità del-l'Occidente dalla Santa Chiesa Cattolica, segno indicativo che la Grazia del Santo Spirito abbandonava quella che si stava sempre più trasformando nella struttura di un potere mondano e non più in un veicolo di salvezza.

Leonardo (POL)
08-04-02, 15:14
Scusi caro Padre la ringrazio per l'enorme quantità di argomenti storici, però io intendevo il significato dell'aggiunta anche in parole povere altrimenti non riesco a capire la differenza, cioè con quell'aggiunta cosa è cambiato, lo Spirito Santo viene solo dal Padre o anche dal Figlio o è la Terza persona della Trinità?

Scusi in anticipo se ho detto delle stupidaggini

Leonardo

vescovosilvano
08-04-02, 15:41
Nel Vangelo di San Giovanni sai legge, da oparte di Ges¨´:
"Giovanni 15:26 Ma quando sar§Ñ venuto il Consolatore che io vi mander¨° da parte del Padre, lo Spirito della verit§Ñ che procede dal Padre, egli testimonier§Ñ di me;".
fedeli a queste parole del Signore i Concili di Nicea e Costantinopoli scrissero nel Credo: E nello Spirito Santo Signore e datore di vita che procede dal Padre, e che col Padre ed il Figlio ¨¨ insieme adorato e glorificato.
Quindi lo Spirito Santo procede dal Padre come anche il Figlio procede dal Padre, ed insieme al Padre, costituendo Dio Triade, cono insieme adorati e glorificati.
Il Padre ¨¨ infatti la sorgente della Trinit¨¤. San Ireneo di Lione scrive che il Figlio ed il Santo Spirito sono "le due Mani del Padre": infatti attraverso il Figlio il Padre ha operato la creazione:"Giovanni 1:1-5: Nel principio era la Parola (il Verbo, il Figlio), la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.
Ogni cosa ¨¨ stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte ¨¨stata fatta.
In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.".
Ed ha operato la redenzione:
"Efesini 1:7 In lui (il Figlio, Cristo) abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia".
Il Swanto Spirito partecipa all'opera della Creazione portandola a perfezione: infatti egli ¨¨ colui da cui promana la bellezza dell'ordine creato.
Porta a compimento anche l'opera della Redenzione perch¨¨, come abbiamo visto sopra ¨¨ "il Consolatore che io vi mander¨° da parte del Padre, lo Spirito della verit§Ñ che procede dal Padre, egli testimonier§Ñ di me;".Ricordando nel cuore della Chiesa l'opera salvifica di Cristo e realizzandola mediante i Santi Sacramenti, lo Spirito Santo la continua fino alla fine del mondo.
Facendo provenire lo Spirito Santo dal Padre solo indirettamnente, cio¨¨ attraverso il Figlio, se ne fa una specie di "Dio minore", rompendo cos¨¬ l'equilibri all'nterno del mistero Trinitario.
E' da questa rottura di equilibrio che deriva il fatto che la chiesa cattolico-romana d¨¤ una importanza eccessiva agli aspetti istituzionali, visibili, incarnati, specco dimenticando quelli pi¨´ spirituali, mistici... basta vedere cosa le sta succedendo ora che sta per trasformarsi in una specie di istituzione caritativo-sociale, o in un Ente per la pace nel mondo....
Privilegiando poi il Figlio, all'nterno di questo equilibrio, si rafforza l'idea che il Figlio, salito al cielo, abbia bisogno di un Vicario sulla terra, il Papa. Se invece si afferma che lo Spirito del Padre guida la Chiesa dall'interno alla fedelt¨¤ a Cristo, ¨¨ lui che la regge con la forza di Dio, e non c'¨¨ bisogno di nessun capo terreno, perch¨¨ la Chiesa ¨¨ retta dallo Spirito Celeste che procede dal padre, comne il Figlio che la ha fondata.

Leonardo (POL)
09-04-02, 16:54
Non so chi l'ha scritto questo materiale del sito di Italia Ortodossa ma dire che questo mistero divino è semplice mi fa sentire ancora più ignorante, perchè non l'ho ben capito. L'unica cosa che mi consola è che anche quando Gesù parla dello Spirito Santo è misterioso e lo è anche quando parla della sua Unione con il Padre, misterioso e profondo. Spero prima o poi di arrivarci.

Grazie comunque Leonardo