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Visualizza Versione Completa : La RAI, l'Informazione ed i Mass-Media



nuvolarossa
12-04-02, 00:44
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

BRACALINI, IN CORSA PER IL TGR
È l´unico Romano amato dalla «Padania»

MILANO
Proprio come aveva dichiarato Davide Caparini, il leghista che dirige le operazioni Rai: «Voi giornalisti non avete fantasia». Colpiti e affondati. Alla direzione dei Tg regionali il candidato è Romano. «Bracalini?». Piero Scaramucci, una vita da giornalista in Rai, un'altra vita come direttore di «Radio Popolare», la voce della sinistra milanese, quasi non ci crede. «Romano Bracalini? Una persona così colta, così razionale, negli Anni 70 uno dei pochi "giornalisti democratici della Rai"...». Il «compagno Scaramucci» qui si ferma e quasi non ci vuol credere. Eppure Romano Bracalini per anni ha scritto articolesse su «La Padania». Amico del neoconsigliere Rai Ettore Albertoni, quello della cravatta sempre verde, un federalista convinto e spinto. Da Mazzini a Cattaneo e infine a Spadolini. E dalla pensione, appena un tre mesi fa, ora alla direzione? Non uno, alla sede Rai di Milano, che ne possa parlar meno che bene. Scaramucci in primis: «Certo - ammette senza rancori - quando ho cominciato a leggere le sue "padanate" mi sono domandato come va il mondo e che sta capitando al vecchio amico». Vecchio, si badi, per dire che Bracalini non è proprio un pivello. O quantomeno non risponderebbe ai requisiti invocati da Umberto Bossi: «Con noi aria fresca in Rai, gente giovane». Bracalini, appunto, ha appena conquistato la pensione. E senza la Lega, senza questa candidatura, si sarebbe dedicato ai suoi libri, alle sue ricerche, alle sue rubriche. In Rai, forse prima o forse dopo le sue articolesse su «la Padania», si era messo in un cantuccio. Inviato speciale per la rubrica «Europa». Cantore appassionato di «Luoghi e Storie», appuntamento fisso, e seguito assai, dall'audience del Tg della Lombardia: Manzoni, Carlo Porta, il dialetto, il risotto... Magari lo fregherà il nome, Romano. Oppure l'età da pensione. O ancora il non aver sfruttato il video. Toccasse davvero a lui questa direzione dei Tg regionali è probabile che la reazione più diffusa sarebbe quella di Scaramucci, ormai antico compagno di scrivania: «Romano Bracalini?». Stupore. Affettuoso stupore. Perchè Bracalini è uno che in corso Sempione, la gloriosa sede Rai di Milano, almeno non ha demeriti. «Non ha nemici», come dicono tutti -e dev'essere un gran merito. Chi ha meno di cinquant'anni non lo ricorda. Eppure era lui, Romano Bracalini con la sue giacche strette e le cravatte larghe a raccontare nel Tg2 di Antonio Ghirelli le peggiori nefandezze degli anni di piombo. Nefandezze a parte era una Rai davvero gloriosa. Il capo Elio Sparano, Bruno Ambrosi, Piera Rolandi, Piero Scaramucci, allo sport Beppe Viola e Adriano De Zan, Paolo Mutti alla cinecamera. E Bracalini in video. Meno video Rai e più libri, da almeno dieci anni. E forse, adesso, di nuovo Rai e una scrivania da direttore. Da Spadolini a Bossi, potrebbero sfotterlo i vecchi amici. E lui, l'impassibile Romano, potrebbe rispondere con i meriti acquisiti. Da giornalista, e da mentore padano. Internet, che a volte non perdona, elenca i suoi meriti, i suoi libri (uno su tutti: «Cattaneo: un federalista per gli italiani») che stanno in ordine alfabetico tra Il Mio progetto di Umberto Bossi e Storie di Lombardi di Gianni Brera. Forse tanti meriti non garbano ai padani veri, ai leghisti, a chi scrive su «La Padania» e ricorda: come mai da almeno un anno Romano Bracalini scrive solo su «Libero» diretto da Vittorio Feltri? Insomma, sicuri che sia uno dei nostri? Si chiama Romano, è un repubblicano, forse massone, non è mai stato a Pontida... «Perchè Romano Bracalini e non Paolo Bassi?».

Giovanni Cerruti
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tratto da LA STAMPA dell'11 Aprile 2002

nuvolarossa
12-04-02, 00:54
colgo l'occasione per ricordare un
bellissimo libro di Romano Bracalini:

Mazzini, il sogno dell'Italia onesta
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collana LE SCIE
editore ARNOLDO MONDADORI
edizione marzo 1993
Lire 35.000 - Euro 18,07
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NUVOLAROSSA website (http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/index-12.html)

nuvolarossa
25-06-02, 18:44
L'autore dello special contestato
Romano Bracalini
dalla fabbrica
ai telegiornali

PIOMBINO.
Romano Bracalini, nato a Campiglia nella parte sud della provincia di Livorno (in paese ha ancora una casa dove trascorre le vacanze e dove sono nati molti suoi libri), milanese di adozione, da poche settimane vicedirettore del Tg3 ha trascorso la sua gioventù a Piombino che lasciò dopo una breve esperienza in fabbrica.
La sua passione era il giornalismo. Inizia a collaborare nella cronaca di qualche giornale della notte, poi entra alla Rai. E' stato il primo volto del Tg2. Inviato per la Rai di Milano per servizi culturali, documentarista, sceneggiatore per la televisione, autore di testi teatrale, una ricca produzione dal 1980 a oggi come storico e saggista Bracalini collabora anche a giornali e riviste. Passa al Tg3 interessandosi sempre più di produzioni televisive e di informazione, programmi culturali, speciali e documentari storici.
Tra gli ultimi suoi libri «L'Italia prima dell'Unità. 1815-1860» e «Il filo di Arianna» un'antologia di analisi storiche apparse su vari giornali (Provincia Pavese, il Giornale, il Giorno, l'Eco di Bergamo, La Notte, Il Sole 24 ore, il Mattino, Historia). Studioso e appassionato di storia italiana dell'Ottocento e Novecento, Bracalini ha lavorato sistematicamente sul tema del mito risorgimentale. Nel suo passato politico anche una candidatura, come indipendente, nelle liste del Partito Repubblicano Italiano

nuvolarossa
06-08-02, 15:49
Sara Bentivegna, Comunicare in politica, Roma, Carocci, 2001, pp. 125 euro 8,26

L’influenza dei media nei processi di comunicazione in politica; il ruolo della televisione, gli effetti “politici” di alcune tipologie di programmi (dai talk show agli spot); il problema delle “regole”, del loro rispetto e controllo. In realtà più che di comunicazione (nel senso dolciano del termine) questo libro tratta di trasmissione, del complesso rapporto tra democrazia e media.

nuvolarossa
10-08-02, 17:46
http://www.press.rai.it/notesapp/relesterne/raiuno.gif
http://www.press.rai.it/notesapp/relesterne/raidue.gif
http://www.press.rai.it/notesapp/relesterne/raitre.gif

nuvolarossa
01-09-02, 10:07
Federico Spantigati, I fondamenti della comunicazione. Come usare l’informazione per centrare gli obiettivi, Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 187, euro 17,56

Il sottotitolo di questo libro spiega la nostra scelta di collocarlo fra i testi di economia. Gli obiettivi di cui si parla sono infatti economici; le tecniche descritte sono quelle del coinvolgimento e della “razionalizzazione”. In noi restano alcuni dubbi: sul piano operativo, metodologico e per quanto concerne la sostanziale identificazione del concetto di comunicazione con la semplice “trasmissione finalizzata”, con l’informazione oscillante tra marketing e pubblicità, riconducibile ad aridi modelli di efficienza e di efficacia. Non sappiamo se questa impostazione sia dovuta alla cultura “dell’età della Destra” che, secondo l’autore, si sta inaugurando e in cui la globalizzazione sarà portatrice di una trasformazione per cui occorrerà “difendere attivamente ogni identità”, contro l’opera diseducativa operata dal consociativismo. Noi auspichiamo che il “nuovo” avanzi senza queste semplificazioni grossolane che, se sul piano teorico appaiono veri e propri semplicismi, sul piano pratico rischiano di produrre danni molto seri a vari livelli.
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tratto da il Pensiero Mazziniano (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
29-10-02, 23:55
Segnalazione dell'amico Agostino Pendola che ci fa notare che sui media italiani nessuno evidenzia questa "magra" figura che fa l'Italia...sulla Liberta' di Stampa
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Rapporto di Reporters sans frontieres sulla Liberta' di Stampa nel Mondo
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International
Reporters Without Borders is publishing the first worldwide press freedom index

The first worldwide index of press freedom has some surprises for Western democracies. The United States ranks below Costa Rica and Italy scores lower than Benin. The five countries with least press freedom are North Korea, China, Burma, Turkmenistan and Bhutan.


Surprises among Western democracies : US below Costa Rica and Italy below Benin

Reporters Without Borders is publishing for the first time a worldwide index of countries according to their respect for press freedom. It also shows that such freedom is under threat everywhere, with the 20 bottom-ranked countries drawn from Asia, Africa, Latin America and Europe. The situation in especially bad in Asia, which contains the four worst offenders - North Korea, China, Burma, Turkmenistan and Bhutan.

The top end of the list shows that rich countries have no monopoly of press freedom. Costa and Benin are examples of how growth of a free press does not just depend on a country's material prosperity.

The index was drawn up by asking journalists, researchers and legal experts to answer 50 questions about the whole range of press freedom violations (such as murders or arrests of journalists, censorship, pressure, state monopolies in various fields, punishment of press law offences and regulation of the media). The final list includes 139 countries. The others were not included in the absence of reliable information.

In the worst-ranked countries, press freedom is a dead letter and independent newspapers do not exist. The only voice heard is of media tightly controlled or monitored by the government. The very few independent journalists are constantly harassed, imprisoned or forced into exile by the authorities. The foreign media is banned or allowed in very small doses, always closely monitored.

Right at the top of the list four countries share first place - Finland, Iceland, Norway and the Netherlands. These northern European states scrupulously respect press freedom in their own countries but also speak up for it elsewhere, for example recently in Eritrea and Zimbabwe. The highest-scoring country outside Europe is Canada, which comes fifth.

Some countries with democratically-elected governments are way down in the index - such as Colombia (114th) and Bangladesh (118th). In these countries, armed rebel movements, militias or political parties constantly endanger the lives of journalists. The state fails to do all it could to protect them and fight the immunity very often enjoyed by those responsible for such violence.


Costa Rica better placed than the United States

The poor ranking of the United States (17th) is mainly because of the number of journalists arrested or imprisoned there. Arrests are often because they refuse to reveal their sources in court. Also, since the 11 September attacks, several journalists have been arrested for crossing security lines at some official buildings.

The highest-ranked country of the South is Costa Rica, in 15th position. This Central American nation is traditionally the continent's best performer in terms of press freedom. In February 2002, it ceased to be one of the 17 Latin American states that still give prison sentences to those found guilty of "insulting" public officials. The murder in July 2001 year of journalist Parmenio Medina was an exception in the history of the Costa Rican media.

Cuba, the last dictatorship in Latin America, came 134th and is the only country in the region where there is no diversity of news and journalists are routinely imprisoned. In Haiti (106th), journalists are targeted by informal militias whose actions are covered by the government.


Italy gets bad marks in Europe

The 15 member-countries of the European Union (EU) all score well except for Italy (40th), where news diversity is under serious threat. Prime minister Silvio Berlusconi is turning up the pressure on the state-owned television stations, has named his henchmen to help run them and continues to combine his job as head of government with being boss of a privately-owned media group. The imprisonment of journalist Stefano Surace, convicted of press offences from 30 years ago, as well as the monitoring of journalists, searches, unjustified legal summonses and confiscation of equipment, are all responsible for the country's low ranking.

France, in 11th place overall, comes only 8th among EU countries because of several disturbing measures endangering the protection of journalists' sources and because of police interrogation of a number of journalists in recent months.

Among those states hoping to join the EU, Turkey (99th) is very poorly placed. Despite the reform efforts of its government, aimed at easing entry into the EU, many journalists are still being given prison sentences and the media is regularly censored. Press freedom is especially under siege in the southeastern part of the country.

Elsewhere in Europe, such as Belarus (124th), Russia (121st) and the former Soviet republics, it is still difficult to work as a journalist and several have been murdered or imprisoned. Grigory Pasko, jailed since December 2001 in the Vladivostok region of Russia, was given a four-year sentence for publishing pictures of the Russian Navy pouring liquid radioactive waste into the Sea of Japan.


The Middle East and Israel's ambivalent position

No Arab country is among the top 50. Lebanon only makes 56th place and the press freedom situation in the region is not encouraging. In Iraq (130th) and Syria (126th), the state uses every means to control the media and stifle any dissenting voice. Iraqi President Saddam Hussein especially has set his country's media the sole task of relaying his regime's propaganda. In Libya (129th) and Tunisia (128th), no criticism of Col Muammar Kadhafi or President Zine el-Abidine Ben Ali is tolerated.

The political weakening of the Palestinian Authority (82nd) means it has made few assaults on press freedom. However, Islamic fundamentalist opposition media have been closed, several attempts made to intimidate and attack local and foreign journalists and many subjects remain taboo. The aim is to convey a united image of the Palestinian people and to conceal aspects such a demonstrations of support for attacks on Israel.

The attitude of Israel (92nd) towards press freedom is ambivalent. Despite strong pressure on state-owned TV and radio, the government respects the local media's freedom of expression. However, in the West Bank and Gaza, Reporters Without Borders has recorded a large number of violations of the International Covenant on Civil and Political Rights which guarantees press freedom and which Israel has signed. Since the start of the Israeli army's incursions into Palestinian towns and cities in March 2002, very many journalists have been roughed up, threatened, arrested, banned from moving around, targeted by gunfire, wounded or injured, had their press cards withdrawn or been deported.


Good and bad examples in Africa

Eritrea (132nd) and Zimbabwe (122nd) are the most repressive countries of sub-Saharan Africa. The entire privately-owned press in Eritrea was banned by the government in September 2001 and 18 journalists are currently imprisoned there. Zimbabwean President Robert Mugabe is notable for his especially harsh attitude to the foreign and opposition media.

At the other end of the spectrum, Benin is in 21st place despite being classified by the UN Development Programme as one of the world 15 poorest countries. Other African states, such as South Africa (26th), Mali (43rd), Namibia (31st) and Senegal (47th), have genuine press freedom too.

Reporters Without Borders defends imprisoned journalists and press freedom throughout the world, as well as the right to inform the public and to be informed, in accordance with Article 19 of the Universal Declaration of Human Rights. Reporters Without Borders has nine national sections (in Austria, Belgium, France, Germany, Italy, Spain, Sweden, Switzerland, and the United Kingdom), representatives in Abidjan, Bangkok, Buenos Aires, Istanbul, Montreal, Moscow, Nairobi, New York, Tokyo and Washington and more than a hundred correspondents worldwide.
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Rank Country Note
1 Finland 0,50
2 Iceland 0,50
3 Norway 0,50
5 Canada 0,75
6 Ireland 1,00
7 Germany 1,50
8 Portugal 1,50
9 Sweden 1,50
10 Denmark 3,00
11 France 3,25
12 Australia 3,50
13 Belgium 3,50
14 Slovenia 4,00
15 Costa Rica 4,25
16 Switzerland 4,25
17 United States 4,75
18 Hong Kong 4,83
19 Greece 5,00
20 Ecuador 5,50
21 Benin 6,00
22 United Kingdom 6,00
23 Uruguay 6,00
24 Chile 6,50
25 Hungary 6,50
26 South Africa 7,50
27 Austria 7,50
28 Japan 7,50
29 Spain 7,75
30 Poland 7,75
31 Namibia 8,00
32 Paraguay 8,50
33 Croatia 8,75
34 El Salvador 8,75
35 Taïwan 9,00
36 Mauritius 9,50
37 Peru 9,50
38 Bulgaria 9,75
39 South Korea 10,50
40 Italy 11,00
41 Czech Republic 11,25
42 Argentina 12,00
43 Bosnia and Herzegovia 12,50
44 Mali 12,50
45 Romania 13,25
46 Cape Verde 13,75
47 Senegal 14,00
48 Bolivia 14,50
49 Nigeria 15,50
50 Panama 15,50
51 Sri Lanka 15,75
52 Uganda 17,00
53 Niger 18,50
54 Brazil 18,75
55 Ivory Coast 19,00
56 Lebanon 19,67
57 Indonesia 20,00
58 Comoros 20,50
59 Gabon 20,50
60 Yugoslavia 20,75
61 Seychelles 20,75
62 Tanzania 21,25
63 Central African Republic 21,50
64 Gambia 22,50
65 Madagascar 22,75
66 Thailand 22,75
67 Bahrain 23,00
68 Ghana 23,00
69 Congo 23,17
70 Mozambique 23,50
71 Cambodia 24,25
72 Burundi 24,50
73 Mongolia 24,50
74 Sierra Leone 24,50
75 Kenya 24,75
76 Mexico 24,75
77 Venezuela 25,00
78 Kuwait 25,50
79 Guinea 26,00
80 India 26,50
81 Zambia 26,75
82 Palestinian National Authority 27,00
83 Guatemala 27,25
84 Malawi 27,67
85 Burkina Faso 27,75
86 Tajikistan 28,25
87 Chad 28,75
88 Cameroun 28,83
89 Morocco 29,00
90 Philippines 29,00
91 Swaziland 29,00
92 Israel 30,00
93 Angola 30,17
94 Guinea-Bissau 30,25
95 Algeria 31,00
96 Djibouti 31,25
97 Togo 31,50
98 Kyrgyzstan 31,75
99 Jordan 33,50
100 Turkey 33,50
101 Azerbaijan 34,50
102 Egypt 34,50
103 Yemen 34,75
104 Afghanistan 35,50
105 Sudan 36,00
106 Haiti 36,50
107 Ethiopia 37,50
106 Rwanda 37,50
109 Liberia 37,75
110 Malaysia 37,83
111 Brunei 38,00
112 Ukraine 40,00
113 Democratic Republic of the Congo 40,75
114 Colombia 40,83
115 Mauritania 41,33
116 Kazakhstan 42,00
117 Equatorial Guinea 42,75
118 Bangladesh 43,75
119 Pakistan 44,67
120 Uzbekistan 45,00
121 Russia 48,00
122 Iran 48,25
123 Zimbabwe 48,25
124 Belarus 52,17
125 Saudi Arabia 62,50
126 Syria 62,83
127 Népal 63,00
128 Tunisia 67,75
129 Lybia 72,50
130 Irak 79,00
131 Viet Nam 81,25
132 Eritrea 83,67
133 Laos 89,00
134 Cuba 90,25
135 Bhutan 90,75
136 Turkmenistan 91,50
137 Burma 96,83
138 China 97,00
139 North Korea 97,50

nuvolarossa
07-11-02, 19:23
Venerdì 8 novembre
alle ore 8.05 (mattina)
Tv LA7
a "Omnibus"
interverrà il Presidente del P.R.I.
on. Giorgio La Malfa

nuvolarossa
13-11-02, 19:38
Mercoledì 13 novembre
h. 20,30
Tv LA7
"Otto e mezzo"
Interverrà il Presidente del P.R.I.
on. Giorgio La Malfa

nuvolarossa
14-11-02, 20:31
Venerdì 15 novembre
h. 12.45 RAITRE
Parteciperà il
sen. Antonio Del Pennino

lucifero
15-11-02, 00:26
Originally posted by nuvolarossa
"Otto e mezzo"
Me lo sono perso. Chi c'era? Di che si parlava?

Anita
15-11-02, 09:54
...

nuvolarossa
15-11-02, 15:40
La Malfa ha esposto con molta semplicita' ed acume le motivazione che rendevano "inopportuna" la visita papale a Montecitorio.....una vera goccia nel deserto come si vedra' poi il giorno dopo....con la marea dei presenzialisti a spellarsi le mani.
Ma dove sono tutti costoro quando c'e da "lavorare"...cioe' discutere e legiferare....ed intervengono i soliti "pianisti"?
Mah, saranno nelle sacrestie a "prendere ordini" !

nuvolarossa
17-11-02, 12:33
Guido Gili, Il problema della manipolazione: peccato originale dei media?, Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 296, euro 21,69

La manipolazione dell’informazione, il ruolo dei media nella democrazia, le forme della manipolazione. Una proposta di analisi su un tema cruciale del mondo contemporaneo.
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tratto da il
Pensiero Mazziniano (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
21-11-02, 19:00
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI57.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
22-11-02, 14:52
Rai/Pri: la strada giusta è la privatizzazione

Il Pri commenta le dimissioni di due consiglieri di amministrazione della Rai rilanciando la privatizzazione dell'azienda come unica strada da seguire.

"Il "forte malessere" dimostrato dalle dimissioni di Zanda e Donzelli, afferma un comunicato del partito, non si risolve "né con la sostituzione dei dimissionari, né invocando le dimissioni dell'intero consiglio d'amministrazione", ma "affrontando una volta per tutte il nodo della Rai".

"Non c'è "altra alternativa" _ affermano i repubblicani _ che accelerare il processo di reale privatizzazione della Rai, senza indugi e senza ricorrere a forme di "public company" che _ conclude il comunicato _ nascondono dietro la privatizzazione formale il controllo sostanziale del potere pubblico".

nuvolarossa
22-11-02, 14:54
Il commento della stampa
alla proposta del Pri
Il comunicato-stampa della segreteria del PRI è stato ripreso dagli articoli che il Giornale e il Foglio dedicano all'argomento. Dalla lettura di quegli articoli, che riportiamo, si evince che la tesi dei repubblicani comincia a farsi strada.

Da "IL FOGLIO":
"A parlare di privatizzare la Rai, lo segnaliamo commossi perché è tesi al Foglio cara, erano ieri solo Arturo Parisi (di quella sinistra che non ha mai visto di buon occhio Donzelli e Zanda in CdA), il radicale Benedetto Della Vedova, il Pri e oggi sul Sole Franco Debenedetti".

Da "IL GIORNALE":
"Un futuro diverso è invece quello auspicato dal partito repubblicano e dai radicali: la vendita della Rai ai privati. I repubblicani sostengono che si debba privatizzare senza ricorrere a forme di "public company" che nascondono dietro la privatizzazione formale il controllo sostanziale del potere pubblico. Benedetto Della Vedova, eurodeputato radicale, aggiunge che solo così si salverebbe l'azienda e si potrebbe depotenziare "l'influenza dell'attuale presidente del Consiglio sulla TV italiana".

Roma, 21 novembre 2002
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tratto dal sito web:
http://www.pri.it

nuvolarossa
22-11-02, 22:37
Rai/Pri: per superare crisi veloce privatizzazione azienda

No Public Company, inconcludente scontro vertici Rai

Puntare velocemente alla privatizzazione, evitando soluzioni come la cosiddetta public company ''che si adombra nel disegno di legge del ministro Gasparri''. E' questa, per il partito repubblicano, la ''strada maestra'' per superare la crisi che sta investendo in questi giorni la Rai. Lo scontro sui vertici dell'azienda, premette una nota diffusa dalla segreteria nazionale del partito, ''e' inopportuno e inconcludente''. Per questo i repubblicani ribadiscono che ''anche in questa vicenda la strada maestra per superare l'attuale crisi e' avviare un'accelerata privatizzazione dell'Ente radiotelevisivo di stato''. A sostegno di questa tesi, sottolineano, si sono schierati ''i radicali con il senatore Della Vedova, Arturo Parisi della Margherita,e il senatore De Benedetti, unica voce nel deserto della sinistra''.
Ma questa linea, ricorda il Pri, ''era stata sostenuta proprio dal presidente del Senato Pera''. Del resto, ricordano ancora i repubblicani, sulla privatizzazione della Rai, ''si e' dichiarata d'accordo la maggior parte dei cittadini con un voto referendario purtroppo mai applicato''. Per la riforma della Rai, concludono,'' non ci si puo' nascondere dietro una finta privatizzazione come la cosiddetta public company, che invece si adombra nel disegno di legge del ministro Gasparri.
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tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)

nuvolarossa
28-11-02, 19:33
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI70.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
05-12-02, 19:22
Giovedì 5 dicembre h. 19.00

RTL 102.5 "Onorevole Dj"

Pier Luigi Diaco
ospita il Presidente del Pri
on. Giorgio La Malfa
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tratto da
http://www.pri.it

nuvolarossa
14-12-02, 20:46
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI83.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

mcandry
15-12-02, 22:44
:lol

nuvolarossa
18-12-02, 19:54
E' possibile privatizzare la Rai

Il presidente del Senato, Marcello Pera, da convinto liberale quale è, ha voluto ricordare, in occasione del tradizionale saluto di fine anno alla stampa, che il problema Rai si risolve con la sua privatizzazione e che fa fatica a credere che spettacoli di intrattenimento possano avere qualcosa a che fare con il servizio pubblico. Un principio talmente ovvio da apparire però minoritario e rivoluzionario in un Paese come il nostro dove la cultura liberale è sempre stata di fatto un'eresia insopportabile.

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo che per i repubblicani non c'è altra soluzione per il problema Rai che procedere seriamente e con speditezza alla sua privatizzazione. Abbiamo anche detto, e vorremmo che il presidente Pera se ne accorgesse, che la via della privatizzazione non è quella indicata nel disegno di legge messo a punto dal ministro Gasparri. Dare corpo ad una public company nella quale ogni soggetto privato non possa detenere più dell'1 per cento del capitale sociale e nella quale la mano pubblica continui a mantenere un sostanziale potere di controllo all'infinito, non è una privatizzazione, ma una mascheratura dello statu quo. Questo va detto con chiarezza.

Peraltro, non ci sembra di abbaiare alla luna, né di essere solitari in questa battaglia. Sarebbe, quindi il caso, che tutti coloro che sentono la necessità di questo atto veramente rivoluzionario riescano a trovare un'occasione di convergenza.

Al riguardo vogliamo ricordare che la commissione cultura della Camera ha all'esame non solo il progetto Gasparri, ma anche altre proposte sulla Rai. Non è un caso che su questa materia si registri una divisione non marginale tra le forze dell'opposizione. Lo statalismo ad oltranza della sinistra diessina e, comunque, di derivazione comunista sì è trincerata dietro il progetto di legge a firma Giulietti, improntato al rigido principio che l'etere è cosa che appartiene al servizio pubblico. Di contro esiste un progetto a firma dell'ex ministro Maccanico, che sembra interessare tutta la Margherita, nel quale si affaccia timidamente la privatizzazione. Vi si prevede, infatti, e se ne regolamenta il processo, la privatizzazione di una rete pubblica.

Bene. Noi proponiamo una semplice modifica alla proposta Maccanico. Che anziché una siano due le reti da privatizzare. Così "aggiornato" il progetto potrebbe diventare la trincea reale di tutti i veri liberali. Vogliamo provarci ?

Roma, 18 dicembre 2002
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tratto dal sito
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nuvolarossa
08-01-03, 22:34
Lettera alla Rai

Spett.le RAI TV,

durante lo svolgimento di una delle fasi finali della trasmissione televisiva "L'Eredità", in onda sulla rete Rai Uno, alle ore 19.30 circa del giorno 27 dicembre 2002, il conduttore Amadeus ha posto al concorrente la domanda che segue:"La foglia di quale rampicante si TROVAVA nel simbolo del Partito Repubblicano Italiano". Al quesito il concorrente ha risposto correttamente l'Edera.

Mi permetto di far notare che il verbo trovare usato nel tempo imperfetto – "TROVAVA" – non è corretto ed induce a credere al vasto pubblico che quotidianamente segue il predetto Quiz a premi o che il simbolo del Partito Repubblicano sia cambiato ovvero che lo stesso Partito non sia più in attività.

Il PRI è l'unico Partito politico in Italia a non aver cambiato e/o modificato in tutto o in parte il proprio simbolo, è attivo su tutto il territorio nazionale con forze giovani e piene di energia, fa parte dello schieramento di maggioranza ed appoggia con propri rappresentanti, eletti nei due rami del Parlamento l'attuale Governo, nonché esponenti nell'Amministrazione dello Stato.

Colgo l'occasione per sottolineare che il simbolo del PRI (Cerchio a sfondo bianco con edera e scritta Partito Repubblicano Italiano), è rimasto inalterato così come i valori laici e liberal-democratici sui quali si fonda e dai quali prendono le mosse tutte le iniziative politiche del Partito, oggi più che mai vivo e dotato di nuove, giovani e vigorose energie, forti della storia, delle tradizioni e del Pensiero Mazziniano attuale come non mai, concretizzato nell'Unione Europea auspicata oltre un secolo e mezzo fa da Giuseppe Mazzini.

Auspico una celere correzione dell'errore ed invio migliori auguri per il prossimo anno 2003.

Giuseppe Calabrese
Consigliere Nazionale PRI
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tratto dal sito
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nuvolarossa
17-02-03, 20:14
Mercoledì
19 febbraio
h. 7.30

Tv LA7

Il Presidente del Pri
on. Giorgio La Malfa

commenterà la Rassegna Stampa


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tratto dal sito web del
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nuvolarossa
17-02-03, 21:56
Martedì 18 febbraio h. 12.30

Tv LA7
Trasmissione "Tribù"
"Rinunceresti all'auto per un'aria più pulita?"

Partecipano:

On. Francesco Nucara Sottosegretario all'Ambiente

On. Pecoraro Scanio Deputato dei Verdi
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tratto dal sito dell’Edera
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mcandry
18-02-03, 13:58
Originally posted by nuvolarossa
Martedì 18 febbraio h. 12.30
Tv LA7
"Rinunceresti all'auto per un'aria più pulita?"
Partecipa
On.Francesco Nucara Sottosegretario all'Ambiente

Certo non si può dire che il segretario del pri sia un buon comunicatore in tv ... a me è sembrato piuttosto legato ...

nuvolarossa
25-02-03, 16:49
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI159.jpg

tratto da
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nuvolarossa
28-02-03, 20:40
SOSTIENE MENTANA. FINCHÉ IL PARLAMENTO SARÀ L'EDITORE DELLA RAI QUESTE COSE ACCADRANNO

Berlusconi indecente, centrosinistra ipocrita

In una conversazione con il Riformista, Enrico Mentana sostiene che «Silvio Berlusconi per decenza avrebbe fatto bene a tenersi fuori da tutta la vicenda del nuovo cda Rai, sarebbe stato più giusto per lui non partecipare, perché fin quando non ci sarà una legge sul conflitto d'interessi il premier resta il fondatore e il maggior azionista del principale concorrente della Rai».
Per il resto, però, il direttore del Tg5 non nasconde che sulla storia della cinquina bruciata dell'altro ieri c'è stata troppa ipocrisia, soprattutto da parte del centrosinistra che grida allo scandalo: «E' vero che la forma diventa sostanza, e questo è un caso, ma vogliamo veramente pensare che in precedenza le scelte venivano fatte solo dai presidenti delle Camere? Vogliamo credere alle favole? La legge che dà questo potere ai presidenti di Camera e Senato esiste dal 1993, un anno prima dell'introduzione del maggioritario che in seguito ha poi reso queste due cariche espressione della sola maggioranza. E' una legge che di fatto rende il Parlamento editore della Rai e fin quando ci sarà la politica non ci sarà mai una Rai realmente indipendente, dotata di strumenti di vera autonomia. Ci vogliamo rendere conto di questa situazione oppure no? Questo è un sistema malato».
E per uscirne, sostiene ancora Mentana, non ci sono che due strade. Una è scontata: «In un sistema sano la soluzione ideale è la privatizzazione». E in quello malato? In questo caso, il direttore del Tg5 fa ricorso a quella che definisce «creatività riformista». Dice Mentana: «Se politica deve essere allora il cda lo nomini qualche Authority o il capo dello Stato, ma non i presidenti delle Camere. So perfettamente che fra i poteri del presidente della Repubblica non rientra quello di nominare il cda Rai, ma allora non parlerei di creatività».
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http://www.ilriformista.it/images/logo_m.gif

nuvolarossa
02-04-03, 23:18
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI193.jpg

tratto da
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nuvolarossa
16-04-03, 22:09
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La direzione di Rai2 a Milano/Del Pennino: "E’ una richiesta avanzata da tempo dagli amministratori cittadini"

...del Sen. Antonio Del Pennino
Segretario Regionale P.R.I.
della Lombardia

L'assegnazione a Milano di un canale della televisione pubblica risponde a una richiesta da anni avanzata dagli amministratori della nostra città, dei più diversi orientamenti politici.

Mi sembra quindi strumentale la polemica di quanti a sinistra tendono oggi a sminuire la rilevanza della decisione di trasferire a Milano la direzione di Rai 2, solo perché essa è da attribuire ad uomini del centro-destra.

Detto questo, va però sottolineato il fatto che il trasferimento della direzione di Rai 2 rappresenta, allo stato, soltanto una indicazione di volontà, che certo di per sè non basta, ma, va integrata con lo spostamento a Milano della produzione della rete.

Ma il trasferimento "sostanziale" della seconda rete Rai a Milano pone diversi ordini di problemi che vanno valutati in modo approfondito.

Non si tratta di un semplice spostamento territoriale: e sarebbe riduttivo e controproducente pensare che esso serva solo a "regionalizzare" le trasmissioni e a dare più voce al localismo.

Una rete televisiva pubblica a Milano deve rispondere a un progetto culturale di respiro europeo, che sia vivificato dalle tradizioni di una realtà che rappresenta il collegamento tra l'Italia e l'Europa.

Milano dispone delle necessarie energie per sviluppare programmi e dibattiti che abbraccino i grandi temi culturali, economici e sociali che caratterizzano l'attuale fase storica.

Poiché, peraltro, è giudizio comune che la vecchia sede di Corso Sempione sia del tutto inadeguata per i nuovi obiettivi che ci si intende prefiggere, si pongono anche problemi di aree e di investimenti.

Da questo punto di vista va quindi considerato come le nuove strutture della Rai si possano collocare nel modo più soddisfacente nel tessuto urbano.

Ora, se vogliamo affrontare seriamente la questione ed evitare che il trasferimento della rete 2 crei ulteriori problemi di congestione per la città, dobbiamo pensare in termini di grande Milano.

Per questo non mi sento di unirmi a quanti ritengono che la nuova sede della Rai debba essere collocata nel recinto della Fiera, quando questa si trasferirà a Rho e Pero.

Mi appare, invece, assai più convincente l'ipotesi di collocare la nuova sede della Rai nelle vaste aree dismesse di Sesto San Giovanni, che sono ben servite dalla linea uno della MM e dalla ferrovia Milano-Como, ma che necessitano di rapidi interventi di riqualificazione già programmati, e dove quindi non si porrebbero problemi di congestione.

Sen. Antonio Del Pennino

Segretario Regionale P.R.I.
della Lombardia

nuvolarossa
18-04-03, 21:09
Domenica 20 aprile
h. 12.00 (replica h. 24.00)
Rai 3 "Telecamere"
Sarà presente il presidente del Pri
on. Giorgio La Malfa

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tratto dal sito web:
http://www.pri.it

nuvolarossa
22-04-03, 12:27
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI225.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
27-05-03, 18:45
Mercoledì 28 maggio h. 07.10 RaiUno

"Uno Mattina"

Parteciperà il presidente del Pri
Giorgio La Malfa


http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI164.JPG (http://www.pri.it)

Texwiller (POL)
28-05-03, 20:35
Purtroppo ho perso l'intervento di questa mattina di G.L.M.
Qualcuno può dirmi come è andato?
Passata la febbre elettorale, non sarebbe il caso di aprire un forum sull'andamento dell'economia?
Personalmente vedo un raffreddamento impressionante sul fronte degli investimenti e credo che GLM sia l'uomo politico più in grado di proporci qualche ricetta.
Abbiamo ora anche il Prof. Gallo a capo dell'Istituto per la Programmazione Industriale.
Sarebbe possibile ottenere anche la sua collaborazione all'interno di questa casa comune repubblicana?
Grazie a Nuvolarossa se ci riesce.
Tex Willer

nuvolarossa
29-05-03, 19:49
Venerdì 30 maggio h. 08.00

Tv "LA7"

Interverrà il presidente del Pri on.
Giorgio La Malfa

tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)

nuvolarossa
28-06-03, 10:54
Angelo Varni (a cura), Storia della comunicazione in Italia: dalle Gazzette a Internet, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 285, euro 19,50
Storici e giornalisti analizzano due secoli di informazione in Italia, attraverso giornali, riviste, stampa locale, radio televisione, internet. L’opera, di vari autori, non trascura il rapporto tra l’informazione e il mondo della scuola, della cultura e della politica.

http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI211.gif (http://www.domusmazziniana.it/ami/)

nuvolarossa
23-07-03, 01:11
Mercoledì 23 luglio h. 11.00

Radio Due
Programma 3131

Parteciperà il presidente del Pri
on. Giorgio La Malfa

tratto dal sito http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
23-07-03, 18:16
3131
...ho ascoltato la trasmissione di stamattina .. ore 11 su Radio 2 ... una trasmissione fresca, giovanile, intelligente .. ben condotta da Pierluigi Diaco simpatico, pungente ... brillante e coinvolgente.
Giorgio La Malfa ha avuto modo di esporre molte delle posizioni attuali del P.R.I. ... intermezzo musicale con Sergio Endrigo ... di nuovo in diretta con telefonate da Latina, Voghera, Torino, Pisa, Foggia e Trieste .... con La Malfa che risponde alle domande dei radioascoltatori ... in modo convincente .. tanto da sentirsi dire da alcuni che saranno felicissimi di iscriversi al P.R.I.
... difficolta' a collegare il buon Bruno Vespa perche' dica in diretta perche' non invita mai GLM a "Porta a Porta" ... su questo giallo ne sapra' di piu' chi si colleghera' domani alle ore 11,00 sempre su .... 3131 e sempre su Radio 2

nuvolarossa
21-08-03, 21:07
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI334.jpg
(http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)
tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
03-10-03, 11:23
http://www.affaritaliani.it/Upload/ai_test_logo.gif
La tv per tutti/ Veltroni fa il verso al Cavaliere e si crea il suo network personale: parte RomaUno. Intanto, le Fiere e la Cina danno il via alla corsa satellitare...

Veltroni fa il verso al Berlusca
Secondo quanto riferisce Dagospia, il sindaco di Roma pensa a un futuro tutto televisivo. Sta per nascere RomaUno, emittente di proprietà dell'avvocato Cerroni, uomo vicinissimo al prode Walter. La tv terrestre - ma sarà anche satellitare e web - avrà quattro tg al giorno, aggiornamenti ogni ora, meteo e approfondimenti.
La composizione della redazione (nove persone in tutto), affidata a Fabio Carosi - ex Messaggero, ex Sta, ex Atac - avrà "tante giovani e belle aspiranti giornaliste": Ileana Linari (ex Teleroma 56, ex Radioincontro, ex Radio Dimensione Suono), Ludovica Sacchet (ex teleradioOstia, ex OstiaOggi), Paola Danese (ex ufficio stampa del XIII municipio e non solo).

http://aggiorna.affaritaliani.it/Upload/veltroni.jpg

In più sono già stati avviati contatti con Simona Tagliaventi (collaboratrice del Messaggero), Andrea Bozzi (ex Teleradiostia, ex Emme 100, ex Ultime Notizie e attuale ufficio stampa dei Verdi alla Regione Lazio), Gianluca Naso (ufficio stampa Atac e uomo di fiducia di Carosi).

E poi c'è il "satellite per tutti". Non è il nome di una nuova rivista per appassionati del genere, ma il trend degli ultimi mesi. Lontani i tempi in cui finire lassù in cielo era visto come un problema grande grande. Ormai, a parte Emilio Fede che vuole tenere il suo Tg4 con i piedi per terra, tutti smaniano per ritagliarsi un angolino di "sky" e si stanno lanciando nel business.

A proposito di... Sky, l'arrivo in Italia di Murdoch ha dato fiducia all'ambiente. Così, alla corsa si sono iscritti persino i partiti politici - da An ai Ds -, che stanno lavorando per mettere a punto al più presto le loro televisioni.

E poi c'è Telefiera, un canale che si inserisce nel settore proponendosi come strumento di comunicazione internazionale mirato alla promozione del sistema fiere Italia e delle sue singole manifestazioni sui mercati esteri.

Il palinsesto della new tv? Ci sarà un Tg tematico di informazione sul mercato fieristico, dei talk show, reportage, inchieste e speciali sulle manifestazioni fieristiche italiane, le loro attivita' all'estero.

Protagonisti dei contenuti del canale saranno anche le Associazioni imprenditoriali di categoria, spesso esse stesse titolari di manifestazioni e comunque espressione importante delle esigenze e delle aspettative delle aziende espositrici.

Dalle Fiere al business che viene dal lontano Oriente. Nascerà nei prossimi mesi - il 10 gennaio 2004 - Eastern channel, canale che si propone di promuovere l'industria e la filiera produttiva italiana in Cina e nei maggiori Paesi dell'Estremo Oriente. Mercati che fanno gola ai nostri imprenditori, visto che, tanto per fare un esempio, le previsioni della Banca Mondiale indicano come entro il 2020 il mercato cinese raggiungera' il prodotto interno lordo degli Stati Uniti.

Nel palinsesto, oltre a news e reportage, sono previste dirette interattive che vedranno come protagonisti dei dibattiti i pià significativi manager italiani e cinesi. Ci saranno inoltre spazi di presentazione di prodotti e industrie del nostro Paese e di formazione per i manager orientali che intendono conoscere al meglio le dinamiche e le strutture produttive. (http://nuvolarossa.ilcannocchiale.it/)

nuvolarossa
08-10-03, 15:03
Il caso Schwarzeneger e' emblematico di come possa essere strumentale l'uso del mezzo mediatico ... ho fatto un esperimento tra i miei amici .... su una cinquantina di persone ... solo tre sapevano il nome e cognome dell'avversario di questo personaggio ...a dimostrazione che la quotidiana presenza in video lo ha enormemente favorito nella vittoria.
Nella societa' attuale dove conta piu' l'apparire che l'essere .... chi va in Tv ... vince ... chi viene oscurato perde ... e' una legge della telecrazia.
Non e' assolutamente importante quello che dice .. quello che fa .. il suo programma .. l'importante e' esserci e ... piano piano ... viene metabolizzato come "verita' biblica ... anche la goffaggine e la stupidita' umana puo' essere contrabbandata per dogma.
Per avere degli esempi (non mi sto a dilungare) .. basta guardare alla sera qualche puntata televisa ... ed avrete la prova di quanto dico...

nuvolarossa
03-12-03, 09:30
tutti ne parlano, ma pochi sanno veramente di cosa si stratta

Cosa cambia con la nuova legge Gasparri, approvata ieri, per il nuovo riordino del sistema televisivo

TETTI ANTITRUST E PUBBLICITA' - L'articolo 15 stabilisce che, fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati, nessuno può conseguire ricavi superiori al 20% delle risorse del Sic (Sistema integrato delle comunicazioni). Il paniere del Sic contiene i ricavi da canone, da pubblicità nazionale e locale, da sponsorizzazioni, da televendite e telepromozioni, dagli investimenti di enti e imprese in altre attività finalizzate alla promozione di propri prodotti e servizi, da provvidenze pubbliche, da convenzioni con soggetti pubblici, da offerte televisive a pagamento, da vendite di beni, servizi e abbonamenti relativi ai procedenti settori. Confermato il limite asimmetrico del 10% per Telecom Italia (unico operatore ad avere piu' del 40% dei ricavi nelle tlc). Chi possiede più di una rete televisiva non potrà acquisire partecipazioni in quotidiani o costituire nuove imprese fino al 31 dicembre 2008. Quanto agli affollamenti pubblicitari, solo gli spot sono soggetti ai limiti orari (18% per le tv commerciali), mentre le altre forme di pubblicità, comprese le telepromozioni, sono soggette solo ai limiti quotidiani (15% per gli spot, elevabile al 20% in caso di telepromozioni e televendite, massimo per un'ora e 12 minuti al giorno). L'articolo 14 stabilisce che l'Authority, nel caso in cui accerti che un'impresa supera il 20% del Sic, adotti un atto di pubblico richiamo. In caso di accertata violazione, procede in base alla legge Maccanico (anche con misure deconcentrative).

RAI - L'articolo 20 ridefinisce i criteri di nomina dei vertici Rai. La tv pubblica avrà un consiglio di amministrazione di nove membri, in carica per tre anni e rieleggibili una sola volta. Fino alla prima fase della privatizzazione, cioè fino all'alienazione del 10% del capitale, sarà la Commissione di Vigilanza a nominare sette membri del Cda (con voto limitato ad uno, cioè 4 alla maggioranza e 3 all'opposizione), mentre gli altri due, tra cui il presidente, saranno invece scelti dal Ministero dell'Economia. La nomina del presidente diventa però efficace con il parere favorevole, a due terzi, della Vigilanza. A regime, i nove membri saranno nominati dall'assemblea dei soci. Il presidente è nominato dal Cda e la sua nomina diventa efficace dopo l'acquisizione del parere favorevole, a maggioranza di due terzi, della Vigilanza. L'elezione degli amministratori avviene mediante voto di lista. Il rappresentante del ministero dell'Economia, fino alla completa privatizzazione, presenta un'autonoma lista di candidati formulata sulla base delle delibere della Vigilanza con voto limitato ad uno. L'articolo 20 entra in vigore il 28 febbraio 2004: entro tale data, quindi, è fissato il rinnovo degli attuali vertici Rai. Quanto alla privatizzazione della tv pubblica, dopo il completamento della fusione tra Rai Spa e Rai Holding entro il 31 dicembre 2002, viene avviata entro il 31 gennaio 2004 attraverso Offerta pubblica di vendita (con tempi, modalità e condizioni stabiliti dal Cipe), con un limite del possesso azionario dell'1%. Il 25% dei proventi del collocamento delle azioni è destinato agli incentivi per l'acquisto e il noleggio dei decoder digitali. Fino al 31 dicembre 2005 sono vietate cessioni di rami d'azienda.

DIGITALE - L'articolo 25 riguarda l'accelerazione e l'agevolazione della conversione alla trasmissione in tecnica digitale: entro il primo gennaio 2004 la Rai deve coprire il 50% del territorio nazionale con due blocchi di diffusione; entro il primo gennaio 2005 il 70% della popolazione. Questo per avvicinarsi alla scadenza della legge 66 del 2001 che prevede il passaggio definitivo alla nuova tecnica di trasmissione entro il 2006. A precise condizioni, viene consentita la proroga delle concessioni analogiche (compresa Retequattro) fino al 2006. Sono previsti inoltre incentivi per l'acquisto dei decoder necessari e l'Autorità per le Comunicazioni vigila sulle varie fasi di passaggio al digitale. L'articolo 24, modificato a Montecitorio, riguarda l'avvio delle trasmissioni radio in digitale.

TV LOCALI - Ogni operatore può avere fino a tre concessioni o autorizzazioni in ogni bacino regionale, e fino a sei per regioni anche non limitrofe. Il limite quotidiano di affollamento pubblicitario sale dal 35% al 40% comprese le televendite. Aumento anche per i blocchi di spot durante i film.

TUTELA MINORI - L'articolo 10 - emendato alla Camera con la norma anti-minori di 14 anni negli spot e nei messaggi pubblicitari - dà forza di legge al codice di autoregolamentazione tv-minori e prevede adeguata pubblicità per le sanzioni inflitte in caso di violazione, sia dall'Autorità, sia dal comitato di applicazione del codice.

nuvolarossa
04-12-03, 20:37
Le innovazioni presenti nella Legge Gasparri sul sistema delle comunicazioni/Approvata la legge, ora si deve lavorare per ottenere dei risultati concreti

Nuove tecnologie e vecchie polemiche

di Riccardo Masini

L'approvazione del Disegno di Legge per il riassetto del sistema televisivo è stato l'episodio finale di un lungo iter legislativo che, come era prevedibile, è stato oggetto di un aspro dibattito. C'è da dire però che le obiezioni nei confronti di questo provvedimento, che ha l'ambizioso obbiettivo di ridefinire l'intero sistema delle comunicazioni del nostro Paese, sono state portate avanti in un'ottica piuttosto limitata, senza cioè rendersi conto della reale portata delle innovazioni prospettate. Vale dunque la pena di focalizzare l'attenzione sugli aspetti di questa legge che risultano più interessanti dal punto di vista delle politiche di modernizzazione tecnologica.

In una recente intervista il Ministro Gasparri ha affermato di sentirsi come un Ministro della Giustizia che abbia riscritto in meno di due anni e mezzo il codice civile e il codice penale. In effetti, è difficile non rimanere colpiti dalla vastità dell'impianto normativo venutosi a formare con il combinato tra questa legge e il nuovo Codice delle Comunicazioni (emanato il Primo Agosto 2003).

In particolare, balzano all'attenzione le norme riguardanti gli incentivi e le scadenze che dovrebbero garantire il passaggio alla televisione digitale terrestre entro il Primo Gennaio 2006 (scadenza fissata dalla legge 66 del 2001), le quali pongono l'Italia all'avanguardia nell'ambito del grande progetto comunitario eEurope per l'ammodernamento dell'Unione. La nuova modalità di trasmissione televisiva costituisce infatti una vera e propria rivoluzione nell'ambito delle tecnologie della comunicazione, e sarebbe più facile elencare ciò che non è in grado di fare piuttosto che quello che può offrire in termini di servizi e prestazioni.

La televisione digitale differisce da quella analogica tradizionale per il fatto che le sue trasmissioni sono composte da dati informatici, non dissimili da quelli che attualmente si scambiano sulla rete Internet. Ciò trasformerà l'attuale "spettatore" televisivo costretto a saltare da un palinsesto all'altro, in un "utente" in grado di scegliere personalmente i programmi che più soddisfano i suoi interessi anche grazie alla moltiplicazione dei canali che possono essere ospitati su di un'unica frequenza. Allo stesso tempo, la possibilità di usare il televisore come un terminale telematico gli permetterà di usufruire di numerosi servizi pubblici che al momento stanno facendo la loro comparsa su Internet.

Considerando che, a differenza del web, la tv digitale mantiene l'accessibilità e la facilità d'uso di un normale apparecchio televisivo appare evidente come una diffusione di massa di tale strumento rappresenti un fattore determinante nel successo dell'e-government, l'applicazione dell'informatica all'attività dell'apparato pubblico. Seguire in tempo reale l'andamento di una pratica istruita presso un ente previdenziale o effettuare il pagamento di un'imposta rimanendo seduti nel salotto di casa non è più fantascienza, ma un futuro possibile a patto di realizzare i supporti tecnologici necessari alla riuscita di questi progetti.

In tutto ciò, alla vigilia di un cambiamento potenzialmente epocale nel modo di concepire la comunicazione e anche nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadini, l'opposizione non sa fare di meglio che gridare allo scandalo costituzionale per le nuove modalità di nomina del CdA della RAI o formulare foschi presagi di un imminente regime. Dispiace constatare come le forze della Sinistra non presentino una propria proposta per incoraggiare e indirizzare il processo di innovazione dell'Italia, ma rimangano ancorate a vecchie logiche di potere sentenziando a priori il fallimento dei progetti più avanzati.

Naturalmente rimangono molte difficoltà da superare per raggiungere questi obbiettivi, e soprattutto resta da vedere se nei prossimi mesi il progetto continuerà ad essere sostenuto con lo stesso impegno con il quale è stato portato avanti finora. Tuttavia si deve apprezzare il fatto che sia stata adottata una visione organica e realistica dell'innovazione tecnologica, nella speranza che si abbia il coraggio e la forza di creare le condizioni economiche e politiche per tradurla in risultati concreti.

Angiolino
07-12-03, 12:21
Penso che qualcuno avrà letto il preoccupante articolo di Ostellino sul Corriere della Sera di sabato 6 dicembre.
Nessuno ha niente da replicare?
Ma "questo NON è il capitalismo, bellezza" verrebbe voglia di dire.
Perchè questa è la distorsione, è la degenerazione del capitalismo.
Il povero Ugo La Malfa si starà rigirando nella tomba, ripensando a quella sua intervista a Ronchey oggi dimenticata proprio da un sedicente liberale (ma anche da tanti repubblicani).
Come si può sostenere che "il grado di legittimità di un'impresa è commisurato al suo successo"?
Come si può attribuire alla logica del regime capitalistico un intreccio fra indubbie capacità imprenditoriali e provate collusioni politiche, ed evasioni fiscali e corruzioni che non hanno nulla a che vedere con il capitalismo?
Io penso che al giudizio di Ostellino abbia fatto velo, questa volta, la Sua amicizia con Giulio Malgara, così come al giudizio di Giulio Malgara ha fatto velo, questa volta, l'amicizia con Silvio Berlusconi.
Un cordiale saluto
Angelo Bruno Protasoni
Via della Liberazione, 78
21013 GALLARATE VA

nuvolarossa
12-12-03, 02:24
Giovedì 11 dicembre h. 20.30

Tv "LA7"

Programma 8 e mezzo
Dibattito sulla Procreazione assistita

Interverrà il senatore Antonio Del Pennino


tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
16-12-03, 14:10
Berlusconi: La Gasparri Non Mina Liberta' Informazione

(AGI) - Strasburgo, 16 dic. - L'esame della legge Gasparri, dopo il rinvio del Capo dello Stato al Parlamento, riprendera' dalla Camera. Infatti, il presidente della Camera Casini, dopo aver letto all'Assemblea il testo del messaggio presidenziale ha deciso di assegnare il provvedimento all'esame delle Commissioni competenti. Al termine della lettura del messaggio numerosi deputati del centro sinistra presenti in Aula hanno applaudito. Casini ha quindi citato alcuni precedenti ed in particolare quello del 1998, secondo i quali, anche per rispetto al Capo dello Stato, sulle comunicazioni presidenziali, in genere, non c'e' alcun dibattito ed ha quindi chiuso la seduta convocando la Camera per domattina alle 9 per la ripresa dell'esame della legge finanziaria. Silvio Berlusconi, al suo arrivo a Strasburgo, non ha voluto commentare ieri sera il rinvio alle Camere della legge Gasparri. Ai giornalisti che gli chiedevano se ora il disegno legge verra' riapprovato nel suo testo attuale, il presidente del Consiglio si e' limitato a rispondere: "Non lo so, adesso vediamo". Ma nelle motivazioni si sostiene che questa legge mina la liberta' di informazione, gli hanno fatto notare i giornalisti: "No, questo no", ha risposto Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha aggiunto tuttavia di avere appreso in anticipo quali fossero le motivazioni per il rinvio alle Camere: "Si', mi erano state anticipate", ha detto ai giornalisti. "Avremmo comunque rispettato le decisioni del Capo dello Stato, ma naturalmente siamo molto lieti non perche' questa decisione corrisponde ad alcune delle obiezioni che aveva mosso l'opposizione, la cultura giuridica, la cultura costituzionale italiana e le autorita' indipendenti ma perche' si tratta di dare affermazione a principi fondamentali della costituzione repubblicana che devono essere tanto piu' radicati in quanto nelle democrazie moderne l'informazione e' il cuore della democrazia". E' invece il commento del capogruppo alla Camera dei Ds Luciano Violante dopo le comunicazioni in aula del Presidente Pier Ferdinando Casini sulla legge Gasparri.

nuvolarossa
19-01-04, 20:12
Martedì 20 gennaio
h. 21.00 RaiTre

Programma "Ballarò"

Sarà presente il presidente del Pri
on. Giorgio La Malfa
(http://utenti.lycos.it/nuvolarossa44/modules/news/)

Texwiller (POL)
21-01-04, 10:40
Bravo Giorgio.
Pietosa l'ABI.

Per Nuvolarossa:
Negli spazi pubblicitari sono passato su RAIUNO, con presentazione di contesse.
Ti risulta che assieme alla disposizione transitoria e finale n. 13 sia stata abolita o modificata anche la n. 14?
Grazie.
Tex Willer

nuvolarossa
21-01-04, 12:09
La disposizione finale e transitoria n.XIV non e' stata abolita .. essa recita:
I titoli nobiliari non sono riconosciuti.
I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922, valgono come parte del nome.
L'Ordine mauriziano è conservato come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.
La legge regola la soppressione della Consulta araldica.
la disposizione transitoria e finale n.XIII non e' stata abolita ... ma e' stata modificata con la dichiarata cessazione degli effetti relativi al primo ed al secondo comma ... il testo originario diceva:

I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive.
Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale.
I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.
.... ho sottolineato i due commi i cui effetti si sono esauriti con l'entrata in vigore della Legge Costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1 ... a far data dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 252 del 26 ottobre 2002 .

Texwiller (POL)
05-02-04, 09:56
Ieri sera, stranamente, su Blob è stato riproposto lo scontro fra Giorgio La Malfa e Bruno Vespa all'indomani delle elezioni del 1992.
Bruno Vespa veniva accusato da Giorgio di essere al servizio di un partito.
Vespa accusava il PRI di avere largamente partecipato alla lottizzazione della RAI.
Da allora i rapporti fra i due si sono chiusi.

Si può ricordare di quale partito era al servizio Vespa e ora al servizio di quale partito è?

Si può sapere quali erano i giornalisti in quota al PRI e che fine hanno fatto ora?

Grazie a chiunque mi sappia rispondere.

Tex Willer

brunik
05-02-04, 10:24
Dai, davvero, l'hanno fatto rivedere?

Io me la ricordo quella scena, l'avevo vista in diretta, una grande litigata con l'uomo-CAF Bruno Vespa.

Erano i tempi del La Malfa giacobino anti-sistema, quello del Partito degli Onesti, quello che andava ogni giorno da Funari a sparare contro il CAF.

Erano le elezioni del 92, tangentopoli era appena iniziata ma lo scontento covava già da anni (chi non si ricorda il referendum Segni, quello che Bettino diceva di andare al mare e invece è stato votato dall'80% degli italiani per fargli dispetto?)

Bei tempi. Ora La Malfa e Bruno Vespa remano dalla stessa parte, per la gloria di Berlusconi il normalizzatore, l'uomo che traccia l'elogio di Craxi e del CAF spazzato via dalle "toghe rosse".

Quante palle che raccontate senza vergognarvi nemmeno un po', POLLISTI.

Se fossi io il Presidente della Rai lo farei un programma revival di Funari, le rimanderei in onda tutte quelle trasmissioni del 91-92, che si ride insieme delle palle POLLISTE.

Texwiller (POL)
05-02-04, 15:21
Per Brunik
Mi dispiace, ma non credo che Giorgio si renda conto che rema nella stessa direzione di Vespa.
Forse stanno invece pensando entrambi se non valga la pena prendere in considerazione l'idea di fare una virata (quando la vedremo fare a Vespa saremo sicuri dei sondaggi favorevoli al centro sinistra).
In ogni caso Vespa continua ad ignorare nei suoi libri (che leggo puntualmente) GLM per l'astio che ha ancora nei suoi confronti.
Credo che invece una risposta più completa al mio quesito per la sua conoscenza del periodo, potrebbe darla Calvin.
In Emilia avevamo all'interno della RAI Carlo Valentini che da molto tempo non fa più politica attiva (almeno ufficialmente).
Gli altri giornalisti a cui si riferiva Vespa chi erano e che fine hanno fatto?
Tex Willer

brunik
05-02-04, 16:01
Corriere della Sera (15 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 8%
La Malfa: il sistema non va piu' (7497 bytes)
Franchi Paolo

Corriere della Sera, domenica, 16 febbraio, 1992
POLITICA INTERNA
Pag. 004

Craxi attacca la Malfa: di tanto in tanto non esita a confondersi con gli sfascisti


le reazioni dell' Avanti ( Ghino di Tacco ) del Popolo e Cirino Pomicino all' intervista data da La Malfa sul Corriere della Sera e la replica di quest' ultimo all' Avanti



Corriere della Sera, sabato, 1 febbraio, 1992
TV
Pag. 066

la gran battaglia di Samarcanda

Manca: " una trasmissione unilaterale " . Veltroni: " controlliamo anche le altre reti " . polemiche e reazioni
Santoro bocciato dal presidente RAI per la puntata sul partito che non c' e' . il programma e' piaciuto a La Malfa



Corriere della sera sabato, 22 febbraio, 1992
VARIE
Pag. 001

La Malfa da Cinecitta' " cambiamo l' Italia "

ROMA . "La confusione e' grande e noi vogliamo dar voce all' Italia civile". Giorgio La Malfa ha aperto ieri la tre giorni della "convention" repubblicana. Nuovo lo scenario: il grande studio 5 di Cinecitta' , dove Fellini e' padrone di casa per avervi girato tutti i suoi film, compreso quel "Prova d' orchestra" in cui si intravede l' immagine di un Paese che va verso la bancarotta democratica. "C' e' bisogno di aria nuova, il sogno di un' Italia pulita", dice Fellini incontrando La Malfa che, commosso, deve fare uno sforzo per trattenere le lacrime. La sala e' gremita, il vertice del partito e' al completo: Spadolini siede in prima fila. E insieme con lui ci sono Visentini, Mammi' , Battaglia, Gualtieri. Macaluso e Tucci a pag. 3


Corriere della Sera (24 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 20%
La Malfa, ceffoni a tutti
Tucci Bruno

Corriere della Sera (29 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 16%
a Milano La Malfa scende in campo contro la Lega (2975 bytes)
Garzonio Marco

kid
05-02-04, 16:21
Vespa apparteneva alla dc. Da allora sostiene i governi quali che sono e le maggioranze quali che sono con equanime parzialità. Ha sostenuto Prodi, ha sostenuto D'Alema, ha sostenuto e sostiene Berlusconi. Le stagioni passano ma Vespa resta.
Carlo Valentini era un dirigente repubblicano ma questo lo ha penalizzato in rai, non lo ha aiutato, finì nel '93 nell'area ds e ora ho notizie che si voglia riavvicinare al partito, ma non ne ho la certezza. Quanto alla lotizzazione per parte nostra noi abbiamo indicato professionisti all'azienda nell'ambito delle competenze che spettavano al terzo partito della coalizione. Per cui un vice direttore al tg2 mazzei e un vice direttore al tg3, Picciotti. Il primo ha lavorato in assoluta autonomia e dal momento della nomina non l'abbiamo più sentito. Si conformò all'ambiente socialista della casa. Piccioti tutelò il partito all'interno del tg3 con dovizia maniacale. Abbiamo poi indicato un direttore al gr1, Livio Zanetti, che non era repubblicano e che mai abbiamo visto e sentito, nè prima, nè dopo. Zanetti veniva dalla Rsi, ma era un eccellente giornalista e riportò in auge il gr1. Abbiamo lottizzato? Per lo meno non gli uscieri e le signorine buonasera e se abbiamo messo un giornalista come richiesto dall'azienda ci siamo preoccupati che avesse il senso del servizio pubblico e non dell'appartenenza al pri. Poi ci sono tutt'ora dei giornalisti repubblicani in rai, io ne conosco uno a rai 3 e uno al tg1, ma che non sono stati appoggiati dal partito e che al più sono stati iscritti alla fgr e sono entrati per concorso. Sul partito degli onesti e Craxi ho già spiegato in altra sede, ma vedo che non si vuole intendere. Noi abbiamo lavorato per un processo politico e non architettato un complotto giudiziario. Rispondo per gli anni della segreteria di Giorgio, ovviamente, del tempo di Spadolini non so. Ovviamente eravamo presenti nel cda con Giovanni Ferrrara, un professore universitario che nemmeno sa cosa vuol dire raccomandazione. Ora comunque sta nei ds, come prigioniero della moglie, mi pare. Poveretto.

brunik
05-02-04, 16:27
Corriere della Sera (15 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 8%
La Malfa: il sistema non va piu' (7497 bytes)
Franchi Paolo

Corriere della Sera, domenica, 16 febbraio, 1992
POLITICA INTERNA
Pag. 004

Craxi attacca la Malfa: di tanto in tanto non esita a confondersi con gli sfascisti


le reazioni dell' Avanti ( Ghino di Tacco ) del Popolo e Cirino Pomicino all' intervista data da La Malfa sul Corriere della Sera e la replica di quest' ultimo all' Avanti



Corriere della Sera, sabato, 1 febbraio, 1992
TV
Pag. 066

la gran battaglia di Samarcanda

Manca: " una trasmissione unilaterale " . Veltroni: " controlliamo anche le altre reti " . polemiche e reazioni
Santoro bocciato dal presidente RAI per la puntata sul partito che non c' e' . il programma e' piaciuto a La Malfa



Corriere della sera sabato, 22 febbraio, 1992
VARIE
Pag. 001

La Malfa da Cinecitta' " cambiamo l' Italia "

ROMA . "La confusione e' grande e noi vogliamo dar voce all' Italia civile". Giorgio La Malfa ha aperto ieri la tre giorni della "convention" repubblicana. Nuovo lo scenario: il grande studio 5 di Cinecitta' , dove Fellini e' padrone di casa per avervi girato tutti i suoi film, compreso quel "Prova d' orchestra" in cui si intravede l' immagine di un Paese che va verso la bancarotta democratica. "C' e' bisogno di aria nuova, il sogno di un' Italia pulita", dice Fellini incontrando La Malfa che, commosso, deve fare uno sforzo per trattenere le lacrime. La sala e' gremita, il vertice del partito e' al completo: Spadolini siede in prima fila. E insieme con lui ci sono Visentini, Mammi' , Battaglia, Gualtieri. Macaluso e Tucci a pag. 3


Corriere della Sera (24 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 20%
La Malfa, ceffoni a tutti
Tucci Bruno

Corriere della Sera (29 febbraio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 16%
a Milano La Malfa scende in campo contro la Lega (2975 bytes)
Garzonio Marco

Corriere della Sera (4 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 2%
fiammata del PRI, cresce la LEGA (5354 bytes)
Fertilio Dario

Corriere della Sera (16 marzo, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 16%
La Malfa: diffamatore? ma cercate dentro la DC (2896 bytes)
Fregonara Gianna

Corriere della Sera (16 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 16%
" un voto al PRI pesa piu' di 10 alla lega " (4149 bytes)
Fregonara Gianna

Corriere della Sera (17 marzo, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 16%
duello DC La Malfa: " stalinista " , " non ci sto " (1746 bytes)


Corriere della Sera (18 marzo, 1992)
Sezione: politica interna - Rilevanza: 16%
Forlani e Craxi: fuoco su La Malfa (5026 bytes)
-

Corriere della Sera (18 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 2%
e all' improvviso i repubblicani si scoprono paladini dei vescovi (4436 bytes)
Fuccaro Lorenzo

Corriere della Sera (20 marzo, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 4%
Gava: La Malfa dopo le elezioni tornera' con noi (6 bytes)


Corriere della Sera (21 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 10%
Forlani: fuori noi, rovina in 6 mesi (9956 bytes)
Merlo Francesco

Corriere della Sera (25 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 8%
PRI e LEGA, la protesta ha due volti (5771 bytes)
Fertilio Dario

Corriere della Sera (27 marzo, 1992)
Sezione: economia - Rilevanza: 16%
e La Malfa in Borsa risfodera la sciabola (2573 bytes)
Bocconi Sergio

Corriere della Sera (28 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 2%
all' Economist piace il voto PRI o leghista (3254 bytes)
Cecchini Marco

Corriere della Sera (29 marzo, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 24%
La Malfa: olio santo alla maggioranza (4797 bytes)
Da Rold Gianluigi

Corriere della Sera (30 marzo, 1992)
Sezione: politica interna - Rilevanza: 10%
Forlani: sfascisti anche MSI, PDS e la Malfa (4816 bytes)

Corriere della Sera (1 aprile, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 14%
La Malfa: i Quattro litigano come i capponi di Renzo (4120 bytes)

Corriere della Sera (4 aprile, 1992)
Sezione: elezioni - Rilevanza: 10%
Martelli duro con La Malfa (4828 bytes)
Proietti Fernando

martedì, 7 aprile, 1992
ELEZIONI
Pag. 001


l' Italia protesta, elezioni terremoto

crolla dovunque la DC, perde il PDS, flette il PSI. la LEGA ora vola. La Malfa manca la vittoria sperata. avanzano PLI e VERDI, successo di RIFONDAZIONE e RETE, MSI fermo. mai un Parlamento tanto frammentato. il voto affonda il quadripartito e non premia le opposizioni tradizionali. governo difficile
elezioni politiche 1992. risultati provvisori


La Malfa litiga con Vespa " ma voi siete lottizzati "

secondo il segretario il PRI e' stato discriminato. la replica del direttore del TG1
elezioni politiche 1992. risultati provvisori. le trasmissioni elettorali




domandina: MA NON ERANO STATE LE TOGHE ROSSE A FAR CROLLARE LA DC?

COM'è CHE ANCHE IL PDS E' CALATO?

COSA AVEVANO TANTO DA PROTESTARE, LA MALFA E L'ITALIA?

brunik
05-02-04, 16:48
Originally posted by calvin
Sul partito degli onesti e Craxi ho già spiegato in altra sede, ma vedo che non si vuole intendere. Noi abbiamo lavorato per un processo politico e non architettato un complotto giudiziario. Questa storia del complotto giudiziario adesso me la spieghi bene una volta per tutte.

E se non sai spiegarmela taci una volta per tutte, perdio, che c'è gente che ci ha lasciato centinaia di milioni in querele perse sull'argomento POLLISTICO.

Chi è che ha mandato i giudici a lavorare per il PDS, Occhetto? Violante?

E quali giudici? Borrelli? Di Pietro? Davigo? Iannini?

E come hanno fatto ad assoldarli, li hanno pagati in denaro o in carriera?

E le direttive sulla gente da colpire come gliele davano, per telefono, per posta, tramite colloqui segeti, tramite intermnediari...?

BASTA, POLLISTI, LE VOSTRE PALLE CI STANNO FIN SOPRA I CAPELLI.

kid
05-02-04, 17:28
e non prevede che i gudici prendessero direttive. I giudici sono stati autonomi e hanno fatto le loro scelte e parlo di quelli che hanno vissuto le principali inchieste giudiziarie indirizzandole a secondo di quello che ritenevano più opportuno. Io nel '93 vengo convocato dal giudice maddalena, ma non in procura a Torino dove ero stato responsabile della campagna elettorale del mio partito, ma a Roma al gruppo repubblicano, previa informazione dell'onorevole Bogi allora segretario reggente del pri, oggi deputato ds. Hai capito bene: il giudice Maddalena che si rifiuta di andare a palazzo chigi per ascoltare il presidente del Consiglio Berlusconi, fa la sua valigetta prende il trenino per incontrarsi privatamente con un oscuro dirigente del pri. La cosa divertente è che egli non mi interroga sulle possibili violazioni alla legge del finanziamento pubblico che posso aver commesso nel mio mandato, ma su un caso relativo allo iacp che implicava a suo dire un senatore del pri torinese e di cui sinceramente io non sapevo un bel nulla. Ma essendo secondo lui a corrente dei fatti, e quindi passibile di reato, mi sarebbe bastato confermare la versione che egli aveva accreditato per uscire pulito dalla faccenda. Essendo molto giovane all'epoca non mi sono intimidito e gli ho detto che avrei collaborato volentieri, ma non su cose di cui non ero a conoscenza. maddalena allora gelido mi disse che gli stavo mentendo, che il mio senatore era un mascalzone e così lo coprivo. Andando avanti su questi toni per un'oretta, ad un certo punto perdo la pazienza e gli chiedo: scusi ma a lei chi glielo ha detto che io sono a conoscenza dei fatti dello iacp? Facciamo un confronto. Lui sbianca e mi mostra una lettera anonima. Allora mi rianimo e gli dico, che noi di lettere anonime al pri ne abbiamo rivcevute tante e che le cestiniamo. La cosa è finita lì. Da questa esperienza sarà difficile che qualcuno mi convinca che non era iniziata la caccia al segretario del mio partito, incoraggiata da una parte del gruppo dirigente che si era già venduta in cambio della sua testa. Perchè vedi i reati alla lege sul finanziamento pubblico aveva ragione Craxi e lo riconosce Amato, li hanno commesso tutti i deputati e tutti i partiti. Però solo alcuni sono finiti nelle maglie della giustizia, magari senza preoccuparsi di distinguere la violazione della legge del finanziamento pubblico, con la corruzione o la concussione! Se si colpiva quel senatore si arrivava a La Malfa e avevano solo sbagliato il conto e cioè che bastava mettere la fregola ad un anello debole della catena come me, a cui si erano fatte offerte rassicuranti per il mio futuro, nel caso collaborassi. Mi dispiace per loro e per te. Se questo è stato il metro delle inchieste della giustiazia povera italia.

brunik
05-02-04, 17:40
e che offerte ti aveva fatto il giudice Maddalena per collaborare?

kid
05-02-04, 17:46
si era limitato a blandirmi nel senso che io sarei rimasto fuori dall'inchiesta come testimone dell'accusa, io che personalmente avevo violato la legge sul finanziamento pubblico, cosa che lui sapeva benissimo e che nemmeno gli interessava, perchè avrebbe coinvolto nomi di Torino piuttosto importanti ed evidentemente il signor giudice tiene alle sue relazioni sociali. Ma guardacaso prima di questo incontro si preparava un consiglio nazionale del partito, da cui si originò la scissione fra progressisti e centristi con Prodi, fra l'altro, dove coloro che sarebbero poi finiti nei progressisti, mi dissero caro ragazzino, ti sei divertito ma adesso il pri è finito e difendere il suo segretario che sarà condannato significa uscire dalla politica attiva. Tu in consiglio nazionale pensa a come votare, se non vuoi tornartene all'università. A pensarci bene, non era un'offerta, era più una minaccia secondo lo stile dei padroni che si erano trovati.

brunik
05-02-04, 17:52
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Ricapitolando: il giudice Maddalena era manovrato da alcuni membri del PRI che volevano far fuori La Malfa, ho capito bene? E per far fuori La Malfa avevano tirato in ballo te con una lettera anonima per farti testimoniare di essere a conoscenza di tangenti a Torino, dico sempre bene?

kid
05-02-04, 18:07
io ti ho raccontato un fatto di cui sono a conoscenza da questo momento - oltre all'onorevole Bogi, il giudice maddalena, io stesso e altri due esponenti del pri di allora di cui preferisco non fare i nomi - anche i forumisti che ci leggono. In base a questo fatto sul quale ho riflettuto per dieci anni mi sono fatto una convinzione, che come tutte le convinzioni è personali: La magistratura si è mossa da sola, autonomamente, con diverse motivazioni, inclusa quella di fare pulizia, ma anche di stabilire i futuri equilibri politici del paese. Alcuni di questi magistrati volevano anche ritagliarsi un ruolo costituzionale, nemmeno politico, altri volevano solo un po' di gloria, altri ancora facevano il loro dovere, pochi per la verità.
E si trovarono di fronte alla scelta di far piombare il paese nel caos, incriminando tutta la classe politica, che significava ricompattarla in breve contro di loro, ti ricorderai la legge di Conso, governo Ciampi, oppure tenere fuori una parte della classe politica per condizionarla, la più debole ovviamente, o anche quella che ritenevano meno perseguibile, per le ragionio più svariate. E questa classe politica fu l'opposizione di destra e di sinistra ed il triangolo istituzionale: capo dello Stato, presidente della Camera e del Senato, con cui trattarano la non ostilità. Ed io questo lo so perchè avevo Spadolini presidente del Senato e vorrei visto che è morto non parlarne. Il resto della classe politica andava distrutta, altrimenti non riesco a capire perchè su dieci inchieste contro la Malfa, una sola lo ha trovato colpevole di finanziamento illegale, i trecento milioni di Sama, e tutte le altre lo hanno prosciolto. Io conosco gli atti e non so ancora capacitarmi che sulla base degli stessi un magistrato per bene avviasse un'inchiesta, come non se ne è mai capacitato Prodi che ha chiamato La Malfa a firmare il patto costituente dell'Ulivo nel '96. la sinistra non ha diretto questa operazione l'ha subita e poi una parte tentò di emanciparsene, D'Alema, un'altra ne è rimasta invischiata e ancora accarezza questa possibilità, senza rendersi conto che quando uno vuole il regime della ghigliottina se ne trova belle e pronta una per il suo collo.

brunik
05-02-04, 18:48
Scusa Calvin ma non ci capisco più niente.

Prima dici che è stato un complotto, poi che i giudici hanno fatto ciascuno per conto loro, poi ancora che invece si erano accordati, tutti quanti, da Torino a Milano a Roma a Napoli, per colpire il centro e lasciar fuori destra e sinistra.

A parte il fatto che la sinistra non è stata lasciata affatto fuori, perchè si contano decine, forse centinaia, di arresti di pidiessini, devi spiegarmi perchè l'avrebbero fatto e come si sarebbero accordati tutti.

Non è mica semplice mettere d'accordo centinaia di giudici di ogni parte d'Italia e non lasciare alcuna traccia, con tutti i pezzi grossi implicati che pagherebbero oro per avere una prova che mi incastri un giudice.
ù
Ebbene, in 10 anni siete solo riusciti a costruire teoremi indimostrabili come questo. Mai una prova, mai un indizio.Accusate centinaia di magistrati di complotto alla costituzione senza mai lo straccio di un indizio. Male, molto male.

Forse la spiegazione è molto più semplice.

Tu vivevi a Roma, forse non te ne sei mai accosto, ma qua al nord quando vedevi un politico in TV gli avresti volentieri spaccato la faccia. Allo stadio la curva dell'ìAtalanta cantava "Lega Lombarda, votiamo Lega Lombarda". Per avere un rimborso all'Ufficio Iva dovevi pagare il 10% al funzionario.

La gente non ce la faceva più, è partita Mani Pulite e la settimana dopo tutte le autostrade erano piene di scritte "Grazie Di Pietro".

Nel 92 qua da me la lega ha preso il 50%.

Quando è stato chiaro che adesso si potevano denunciare i politici, e che il regime stava crollando, è partita la corsa alla denuncia. Tutti hanno denunciato tutti, molti si sonno fatti anche delle vendette personali, molti ne hanno profittato per cercare di colpire i nemici.

Anche io sono stato chiamato dai Carabinieri a testimoniare di presunte tangenti all'Ufficio del Registro. Ho detto che non ne sapevo niente, hanno fatto il verbale, e tanti saluti, la mia tangentopoli è finita lì.

E' in questo clima che si inquadra Il Partito degli Onesti di La Malfa, la crecita impetuosa della Lega, il crollo della DC e del PSI. Quelle che racconta Berlusconi sono palle, grossissime palle, gigantesche poalle, madornali palle.

E' stata la gente a far crollare il pentapartito, mica i giudici. E anche la Malfa era uscito dal governo e tuonava contro il sistema marcio, sbaglio?

E il clima di allora è molto simile al clima che si sta creando ora, occhio. La differenza è che allora c'era una TV molto più libera, c'erano un sacco di trasmissioni politiche con molto seguito (profondo Nord, Samarcanda, Funari), anche Fininvest dava la sua bella mano a soffiare sul fuoco.

Berlusconi nel suo discorso della discesa in campo ha ben chiarito che lui voleva tagliare tutti i legami con la vecchia politica.

Abbiamo visto.

kid
05-02-04, 19:09
non ho mai avuto grandi opinione, sinceramente. Puoi capire dei tifosi dell'atalanta. Ti ho raccontato un fatto molto preciso, non è un complotto? Benissimo. Non ho mica la prova e non ho detto che Maddalena sentì Borrelli che sentì Violante che sentì Occhetto. Ho anche riconosciuto che la magistratura agì liberamente sulla base di fatti certi, la corruzione, la violazione della legge, fatti che si conoscevano nelle procure da dieci anni almeno, pensa al caso La Ganga e sempre a Torino, Biffi. le tangenti erano financo teorizzate in un congresso del psi, da un ministro della repubblica, Signorile nel '77. Certo che hanno coinvolto singoli esponenti dei ds, ma guardacaso la tangente arrivata a botteghe oscure si è persa e anche chi l'ha ricevuta. Però Di Pietro che archiviò l'inchiesta è stato eletto nel mugello. Senti in democrazia ognuno ragiona con la sua testa e poi ne cava le conclusioni che ritiene più opportune, magari viziandole dalla propria sensibilità. A me per esempio colpisce che non finisca in galere un banchiere che un imprenditore accusa di averlo ricattatto per 300 milioni di euro. Un nostro esponente finì dentro un mese perchè un imprenditore disse che gli aveva dato un contributo elettorale, volontariom di cento milioni di lire. Certo il nostro non era difeso dall'avvocato Calvi, tò un senatore ds. Forse un caso.

brunik
05-02-04, 19:36
Ihh, ancora con ste palla del Di Pietro che siccome avrebbe archiviato l'inchiesta su Greganti e poi è stato candidato al Mugello allora dimostra che era al soldo del PDS, non che all'epoca era il personaggio più poopolare d'Italia e perciò molto ambito.

Prima dei DS Di Pietro era stato candidato a Ministro degli Interni da Berlusconi in persona, se avesse accettato significava che Berlusconi è il vero mandante di Mani Pulite, come io ho sempre sospettato?

Di Pietro ha archiviato l'inchiesta solo perchè Greganti si è fatto un certo numero di mesi in carcere senza parlare, addossandosi tutte le respondsabilità.

Cosa doveva fare, Di Pietro, torturarlo con la fiamma ossidrica?


Uhei, qua come garantismo siamo messi male, vero Calvin?Le assoluzioni che valgono sono solo quelle dei pollisti, per te, le altre sono combinate.


E vabbeh, mi tocca ripostarti tutti i casini che ha fatto Di Pietro agli "amici" del PDS, certo che seio una bella crapa anche tu.

C'è una cosa che non mi ha mai spiegato nessuno: com'è che certi giudici "amici" arrestano De Benedetti e lo stesso giorno invece lasciano a piede libero Galliani e Letta.

Eh?

ECCO COME BERLUSCONI CERCO' DI ELIMINARE IL PDS PER VIA GIUDIZIARIA

Corriere della Sera (4 marzo, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
assessore PDS arrestato (811 bytes)

Corriere della Sera (1 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 4%
Milano tangenti, arrestati due del PDS (2016 bytes)

Corriere della Sera (1 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 3%
Quercia e Garofano nella bufera (4738 bytes

Corriere della Sera (1 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 2%
Soave: ex presidente delle Cooperative (1218 bytes

Corriere della Sera (3 maggio, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 7%
e dagli interrogatori tirati in ballo anche DC e PDS (4045 bytes)

Corriere della Sera (7 maggio, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
Ferlini, ascesa e caduta di un bocconiano. con il PDS dai Lavori pubblici all' Ecologia (3295 bytes)

Corriere della Sera (17 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 3%
la Quercia nel ciclone tangenti (2452 bytes)

Corriere della Sera (17 maggio, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 6%
il sabato nero del PDS milanese (5492 bytes)

Corriere della Sera (17 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 7%
la Quercia e' tornata nella bufera (4131 bytes)

Sezione: varie - Rilevanza: 6%
Milano, in casa PDS un altro arrestato (1674 bytes)

Corriere della Sera (22 maggio, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 3%
cade la sesta foglia della Quercia (375 bytes)

Corriere della Sera (28 maggio, 1992)
Sezione: varie - Rilevanza: 2%
" a Cervetti mazzette da 700 milioni " (5491 bytes)

Corriere della Sera (7 luglio, 1992)
Sezione: reati - Rilevanza: 2%
tangentopoli pavese. Inzaghi sotto torchio (1526 bytes)

Corriere della Sera (17 gennaio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
mani pulite, tocca a uomini PDS e PRI (7103 bytes)

Corriere della Sera (18 gennaio, 1993)
Sezione: enti locali - Rilevanza: 20%
Varese, il travaglio del PDS lumbard (8681 bytes)

Corriere della Sera (4 febbraio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 6%
arrestato un sindaco del PDS (1499 bytes

Corriere della Sera (11 febbraio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 8%
in cella Flavio Vicario, assessore ai Trasporti e responsabile immobili del PDS (4416 bytes)

Corriere della Sera (16 febbraio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 6%
esponente pds in manette (790 bytes)

Corriere della Sera (2 marzo, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 10%
arrestato il cassiere del PDS (2995 bytes

Corriere della Sera (3 marzo, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 3%
Greganti per ora tace. interrogatorio la prossima settimana (4443 bytes)

Corriere della Sera (9 marzo, 1993)
Sezione: giustizia. partiti - Rilevanza: 4%
in cinquemila a Milano, dalla Rete al Msi: Di Pietro non tornare indietro (5802 bytes)

Corriere della Sera (23 marzo, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 4%
Busto Arsizio. in prigione il vicesindaco pds (367 bytes)

Corriere della Sera (27 marzo, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 2%
la prima volta di Rifondazione comunista (1956 bytes)

Corriere della Sera (2 aprile, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 10%
ciclone Mani pulite su PDS e USSL (4859 bytes)

Corriere della Sera (4 aprile, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 4%
a Napoli fermato per corruzione e poi rilasciato il segretario provinciale del PDS (839 bytes)

Corriere della Sera (5 aprile, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 7%
la Quercia squassata dal caso Visca (5515 bytes)

Corriere della Sera (8 maggio, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 6%
Mani pulite bussa a Botteghe Oscure (4826 bytes)

Corriere della Sera (12 maggio, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 6%
arrestato l' ex tesoriere del PCI (1210 bytes)

Corriere della Sera (12 maggio, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 9%
panico nel Pds che nega disperatamente (11255 bytes)

Corriere della Sera (14 maggio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
energia, tangenti rosse a Como (5519 bytes)

Corriere della Sera (16 maggio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 7%
Pds, in cella capogruppo alla Regione Lombardia (3913

Corriere della Sera (18 maggio, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 8%
il Pds: c' e' una campagna contro di noi (5163 bytes)

Corriere della Sera (20 maggio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 10%
Occhetto: siamo sotto attacco (5693 bytes)

Corriere della Sera (20 maggio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
il ciclone delle Colombiane sul Pds (4403 bytes)

Corriere della Sera (22 maggio, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 2%
tangentopoli pavese travolge Rifondazione (3332 bytes)

Corriere della Sera (31 maggio, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 2%
libero Greganti, l' ultimo degli irriducibili (6487 bytes)

Corriere della Sera (23 giugno, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 3%
Mani pulite arriva ai vertici Fininvest. una vita con re Silvio: solo lui puo' sgridarlo (9551 bytes)

Corriere della Sera (27 giugno, 1993)
Sezione: scandali - Rilevanza: 3%
sul " compagno G " l' ombra della Stasi (6112 bytes)

Corriere della Sera (19 settembre, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 8%
tangenti, nuova bufera sul PDS (2006 bytes)

Corriere della Sera (20 settembre, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 5%
perquisita la sede del PDS (1695 bytes)

Corriere della Sera (24 settembre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 9%
Di Pietro scopre nuovi conti " rossi " (9277 bytes)

Corriere della Sera (26 settembre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 6%
Tangenti rosse, la resa dei conti (6000 bytes)

Corriere della Sera (5 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 15%
crolla il teorema Greganti, PDS scagionato (12334 bytes)

Corriere della Sera (6 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
Coop, un altro arresto (2453 bytes)

Corriere della Sera (12 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 5%
nel mirino di Di Pietro le grandi " coop " (4432 bytes)

Corriere della Sera (12 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 7%
crolla il mattone coop (2550 bytes)

Corriere della Sera (15 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 8%
Greganti libero, Di Pietro non si ferma (5225 bytes)

Corriere della Sera (20 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 12%
su Stefanini i dodici " dubbi " di Ghitti (10035 bytes)

Corriere della Sera (28 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 3%
e Ghitti non firma gli arresti voluti da Di Pietro: " tocca a Napoli " (4386 bytes)

Corriere della Sera (31 ottobre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 27%
De Benedetti ricercato per corruzione (7313 bytes)

Corriere della Sera (31 ottobre, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 21%
Berlusconi " amareggiato " per l' avversario ma il suo Tg4 si scatena contro il latitante (3322 bytes)

Corriere della Sera (3 novembre, 1993)
Sezione: varie - Rilevanza: 47%
De Benedetti agli arresti domiciliari (9535 bytes)

Corriere della Sera (3 novembre, 1993)
Sezione: reati - Rilevanza: 6%
Letta e Galliani evitano il carcere (4019 bytes)

nuvolarossa
03-04-04, 15:03
PROTESTE

Sgarbi: «Domenica in mi cancella - Non è par condicio, è tv di regime»

«È una tv di regime mossa dal Capo di una Casa senza libertà quella che mi vieta di presentare un libro per paura delle elezioni». E’ lo sfogo di Sgarbi, cancellato come ospite a «Domenica in». «Non è par condicio ma processo alle intenzioni: non avveniva neanche quando al governo c’erano Ulivo e comunisti».

nuvolarossa
14-05-04, 18:51
Elezioni: appuntamenti in televisione

Giorgio La Malfa sara'

su Canale 5 il 16 maggio alle h. 8,00.

Il 19 maggio sarà su Rete 4 e Italia 1
(l'orario varia tra le ore 7,00 e le 8,00)

nuvolarossa
12-11-04, 13:39
...

brunik
12-11-04, 22:02
Amici, il nuovo TG5 non perde mica tempo.

Venerdì 12 Novembre 2004, 20:05

Sme: Su Tg5 Notizia Sul Processo Non Annunciata Nei Titoli

(ASCA) - Roma, 12 nov - La richiesta di condanna a 8 anni per Silvio Berlusconi da parte del Pm milanese, Ilda Boccassini, non e' apparsa nei titoli del Tg5, gia' praticamente ''orfano'' di Enrico Mentana. Terza notizia, invece, insieme a quella del premier che parla di tasse in occasione della messa per i caduti di Nassirya per i titoli del Tg1.

nuvolarossa
26-01-05, 00:44
Venerdì 28 gennaio h. 23,55 Rai uno
Conferenza stampa
del presidente del Pri
Giorgio La Malfa

nuvolarossa
22-03-05, 22:46
Dibattito sui media/Tra forme tradizionali di comunicazione e le nuove frontiere tecnologiche

L'attenzione secolare dell'Edera verso l'editoria

Questo l'intervento che il segretario del Pri, Francesco Nucara ha inviato al convegno dell'Uspi, Unione stampa periodica italiana, a Frascati, Scuderie Aldobrandini, 17 - 18 marzo 2005.

di Francesco Nucara

I Convegni di Frascati promossi dall'U.S.P.I. in collaborazione con la rivista "Il Tuscolo" rappresentano ormai un importante appuntamento nel panorama delle iniziative di studio e di approfondimento delle tematiche della comunicazione.

Personalmente sono lieto di mantenere fede alla consuetudine di parteciparvi perché da questi convegni, a differenza di quanto troppo spesso accade per altre manifestazioni, esco arricchito nella conoscenza di temi di grande impatto civile e culturale, con la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza di confronto e di dialogo con le diverse componenti del mondo dell'informazione, dell'emittenza e dell'editoria. Un'esperienza realmente preziosa, fondamentale per stare al passo con i problemi del nostro tempo e con le istanze della società civile.

Con i lavori di oggi entriamo nel centro nevralgico della comunicazione contemporanea e, insieme, della comunicazione del futuro. La rapidità dell'evoluzione dei mezzi e delle modalità del comunicare ci porta infatti in ambiti che sono in continuo cambiamento, tanto che ci riesce difficile stabilire che cosa è attuale, che cosa è imminente, che cosa è futuribile. Bisogna aver avvertenza di queste caratteristiche del fenomeno, soprattutto da parte di chi è investito della responsabilità di regolare le diverse forme del comunicare con norme giuridiche, per loro natura connotate da un elevato grado di fissità e di programmatica stabilità.

E ciò non solo perché si corre il rischio di varare norme che, nel momento stesso in cui vengono emanate, sono già superate e inadeguate, ma anche e soprattutto perché si va incontro alla concreta possibilità di comprimere e forse addirittura di strozzare il progresso tecnologico e, con esso, gli sviluppi positivi dei quali possono beneficiare potenzialmente i media.

Qualcuno ha sostenuto, soprattutto nei Paesi che sono all'avanguardia nelle innovazioni tecnologiche, che ci si deve, almeno in questa fase storica, astenere dal dettare regole e norme e lasciare che i processi evolutivi trovino spontaneamente i loro equilibri.

È una soluzione estrema, che non condivido affatto, poiché una deregulation selvaggia normalmente rischia di sacrificare non, come si vuol far credere, le sacche di arretratezza, ma – e ciò sarebbe grave e ingiusto – anche le potenzialità positive che hanno però necessità di essere tutelate nelle fasi di decollo e di assestamento.

Un esempio della grande difficoltà che presenta in questa congiuntura l'attività legislativa in materia, è data in maniera lampante dal lungo travaglio che ha subito la direttiva europea sul diritto d'autore nella società dell'informazione: l'invocata urgenza di armonizzare le normative interne degli Stati membri ha spinto il legislatore comunitario a porsi per tempo il problema, ma dopo non pochi anni di lavoro (più di un lustro) la montagna ha partorito il topolino di scarse e marginali norme, che sono ben lontane dall'aver toccato il cuore delle complesse problematiche affrontate.

Come ho già avuto occasione di dire nel mio intervento durante il precedente Convegno di Frascati, io personalmente e il partito che ho l'onore di rappresentare siamo particolarmente sensibili ai problemi della editoria periodica di cultura e di informazione specialistica e locale.

L'attenzione del Partito Repubblicano per l'editoria non è certo una novità, ma è piuttosto un'attenzione secolare, nata con il partito stesso. Si potrebbe tracciare un percorso ideale che i repubblicani hanno intrapreso nella difesa della stampa, nella piena coscienza del suo ruolo fondamentale per la vita culturale, sociale ed economica del nostro Paese.

Basti pensare all'importanza vitale che la stampa ha avuto nella diffusione delle idee repubblicane in epoca mazziniana, o – per avvicinarci al presente – alla battaglia per il risanamento dell'editoria italiana avviata da Giovanni Spadolini negli anni Ottanta per salvaguardare uno dei fondamenti della nostra Costituzione: la libertà e il pluralismo della stampa.

Ed è in particolare alla stampa periodica di cultura e di informazione specialistica e locale che guardiamo come al mezzo che dà voce, in maniera libera e articolata, alle ricchissime e feconde energie presenti in un Paese come il nostro che proprio nella cultura e nelle tradizioni locali offre il meglio di sé.

Ebbene, i processi di trasformazione della comunicazione offrono a questo settore dell'editoria occasioni nuove e preziose per svilupparsi e conquistare spazi di diffusione più ampi.

L'U.S.P.I. può ben documentare quali e quanti siano i piccoli e medi editori che per superare le barriere imposte da un sistema distributivo penalizzante hanno intrapreso o sono pronti a intraprendere la via della pubblicazione on line dei loro prodotti.

Il quadro normativo al quale devono fare riferimento per porre su basi chiare e certe le loro iniziative di trasformazione, si presenta però oggi non poco confuso.

Ovviamente la chiarezza del quadro normativo è solo la prima esigenza da soddisfare, ineludibile, ma del tutto parziale.

L'editoria periodica ha bisogno, dopo tante promesse senza risultati apprezzabili, che lo Stato e le Regioni si facciano carico dei suoi problemi – che sono poi problemi di tutta la società civile - e adottino le misure indispensabili per accompagnare, con gli opportuni sostegni, i suoi sforzi di trasformazione e di ammodernamento.

La stampa periodica svolge un ruolo importantissimo nei tempi moderni.

Questo ruolo lo esercita non tanto per i mezzi di cui dispone ma per la natura stessa della sua missione.

Perché parla e insiste; unisce le virtù dei forti convincimenti a quella delle lunghe consuetudini; parla a tutti e a ciascuno, si rivolge a tutte le classi discute di tutte le questioni.

L'editoria periodica ha pure grandi doveri da compiere perché esercita una grande influenza. La sua missione è grande e proporzionata alla forza che possiede, la sua responsabilità è immensa.

Quest'anno ricorre il bicentenario della morte di Giovanni Mazzini che fu, a mio avviso, un pioniere della stampa periodica cui assegnò un grande valore. Come sostiene Leona Ravenna in un suo libro del 1939 a proposito dell'uso massiccio che Mazzini faceva della stampa periodica: "Che se un senso di stanchezza talvolta si insinua, scorrendo le annate di quei periodici, per il ripetersi di certe iscrizioni, il ribattere di certe idee (…) il merito è proprio questo insistente, instancabile, fermissimo ripetersi di una verità divenuta poi tanto diffusa…"

E, proseguendo, scrive quello che condivido totalmente della stampa periodica, e chiudo con questa bellissima frase : "E' proprio da chiedersi, se non è la caratteristica prima di qualsiasi azione che miri a trasformare una mentalità, e a creare una nuova attitudine di popolo, la ripetizione: la goccia che scava il macigno, il piccone che sgretola la rupe, il buon seme che trova il terreno per fruttificare?".

Questo interrogativo ha bisogno di una adeguata risposta.

nuvolarossa
24-03-05, 17:30
Malgrado il precedente del Molise, il Governatore del Lazio decide di rinunciare a nuovi ricorsi

Una Mussolini badogliana che alza il pugno chiuso
Riscoprire il “Nonno” con il soccorso rosso alla nipote

di Dimitri Buffa

Pugno chiuso destro levato in alto come gli anarchici spagnoli (quelli che combattevano i fascisti nella guerra civile spagnola mentre i comunisti allo stesso tempo sparavano loro nella schiena). Viso raggiante ed esultante a fianco di due neri , ex conoscenze giudiziarie delle impolverate trame nere degli anni ’70 e ’80, Adriano Tilgher e Roberto Fiore, adesso compagni di partito. Alessandra Mussolini si è consegnata così alla cronaca e alla storia patria l’altro ieri dopo che il Consiglio di Stato ha annullato la sospensione della lista di Alternativa sociale dalle elezioni regionali nel Lazio che si terranno i prossimi 3 e 4 aprile.
E mentre il fenomeno politico mediatico del momento assaporava fino a sbronzarsi il proprio quarto d’ora prolungato di celebrità,
i giornali della sinistra, per cui l’anti berlusconismo è un fine da raggiungere con qualunque mezzo, facevano a gara nel riscoprire la statura del “Nonno” (l’ Unità due giorni orsono usava la “N” maiuscola intervistandola).
Con raro sprezzo del ridicolo.
“Repubblica” ieri nell’occhiello ammiccava a origini imporovvisamente rese nobili definendo Alessandra “la nipote del Duce”, anche stavolta usando una maiuscola di troppo. Verrebbe voglia di dire che a 60 anni da piazzale Loreto la sinistra aveva tanta voglia di trasformare una tragedia italiana in una farsa italiota, ma tant’è.
Il personaggio Alessandra dava il meglio di sé nelle dichiarazioni che trasudavano euforia da ultrà calcistico e i quotidiani, dalla “Stampa”, all’ “Unità”, passando per il “Corriere” e appunto la “Repubblica”, davano il peggio evitando accuratamente di evidenziare il carattere fascista e antisemita di almeno una delle tre componenti di Alternativa sociale, cioè il movimento “Forza Nuova” di Roberto Fiore, uno che ha militato in Terza posizione e che si è rifugiato per anni all’estero quando in Italia era indagato per eversione.
Un partitello fatto di nazi skin e razzisti, tipi che si divertono a importunare la gente per strada o a fare cori allo stadio contro “i negri” che giocano nelle squadre di calcio avversarie. Brava gente che inneggiava alla tigre Arkan e alle sue stragi in Bosnia e che ha rovinato anche squadre di calcio come la Lazio provocandole antipatie da parte degli arbitri e multe salatissime dall’Uefa.
Eppure tutto questo, e molto altro ancora, ieri appariva dimenticato come per incanto nei titoli trionfalistici dei giornali politically correct che salutavano la sentenza del Consiglio di stato come la rivoluzione di ottobre. O magari come la marcia su Roma.
La cronaca dell’attesa fatta da casa Mussolini ha raggiunto toni grotteschi nella descrizione delle sguaiataggini e dei veri e propri insulti riservati da Alessandra a quelli che lei ritiene i “veri nemici”. Cioè sostanzialmente Francesco Storace e Ignazio La Russa (da lei ribattezzato La Truffa) al maschile, e Daniela Santanchè, al femminile. Con quest’ultima la contesa verte anche su elementi dell’immaginario femminile attuale, border line con quello dell veline: foto osè da calendario, lunghezza dei tacchi a spillo e via discorrendo.
Alessandra Longo su “Repubblica” a pagina 3 racconta che la festa a casa Mussolini “sembrava un garden party” e che lei “la Ducessa-leonessa” veste “nautical chic” e che le figlie vanno a piedi nude sull’erba. Come nella reclame delle calzature Valleverde.
Anche “Il giornale” di Berlusconi si butta sul pezzo di colore e titola quello di Roberto Scafuri “Sto come una pazza, sono felice”, guarnendo la pagina 4 con una foto in cui Alessandra esulta a braccia al cielo come dopo un gol.
Forse la capriola come Oba Oba Martins non riesce a farla, però.
Il nuovo acquisto del “Corriere della sera” Fabrizio Caccia, ex “Repubblica” pure lui, nel pezzo che apre pagina 2, predilige gli accenti intimistici informando che “lei era appena tornata dal parco, Villa Torlonia, tanto cara a suo nonno Benito..” e che dopo poco arriva la telefonata da Los Angeles, è “zia Sophia” (Loren) che urla al telefono: “Brava Alessandra, te lo sei meritato, brava, brava, continua così..”
Uno si potrebbe immaginare una scena da episodio teatrale di Eduardo de Filippo con le immancabili “vajasse” napoletane che urlano contro un mondo deciso dagli uomini e fatto solo per loro. Ma qui non c’è teatro, piuttosto un nuovo reality all’italiana che si potrebbe intitolare “la nipote del Duce”.
L’amaro commento di Oliviero Diliberto che vorrebbe fare sciogliere Alternativa sociale considerata una sorta di ricostituzione un po’ folkloristica del disciolto partito fascista era relegata in un riquadro, visibile, ma abbastanza isolato dal contesto trionfalistico delal pagina in questione.
Ancora “l’Unità” sottolineava la felicità di Alessandra e la telefonata di zia Sofia, mentre un’altra perla riportata da tutti era il ringraziamento, nome per nome, ai cinque magistrati del Consiglio di Stato da parte della “furia bionda”: “Giuseppe Carboni è il mio amore, Giuseppe Farina ti adorerò sempre, Goffredo Zaccardi pure a te, Gabriele Carlotti grazie, Adolfo Metro, sei un grande”. Chissà che gli interessati non provino appena una punta di imbarazzo per tanto entusiasmo che ricorda quello dei tifosi della Roma per una sentenza favorevole della Disciplinare. Compiaciuta anche l’intervista corsivata del figlio di Nello Ajello, Mario, sul “Messaggero” a pagina 3. La frase storica riguarda “Storhacker”: “gli ho fatto vedere i sorci verdi”.
Da ultimo Mattia Feltri su “la Stampa” a pagina 2 punta tutto sul retroscena rosa, le eterne nemiche Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè. Il tutto si trasforma in una rissa di esuberanze femminili e di forme messe in mostra, in una guerra di stili tra femmine di destra: meglio “casual furente” come Alessandra, o “sophisticated lady”, un po’ viperina, come Daniela? Ai posteri l’ardua sentenza.

nuvolarossa
30-03-05, 21:34
Giovedì 31 marzo h. 08.00
Tv LA7 "Omnibus"
Sarà presente Giorgio La Malfa

brunik
03-04-05, 11:56
Un tranquillo TG di regime
La par condicio reinterpretata dal TG3 Calabria, 31 marzo 2005, ore 19.30

di Francesca Viscone



LEGENDA:
Centrodestra
Centrosinistra
Alternativa sociale

Trovo molto strano che nessuno abbia mai protestato per la campagna elettorale che il TG3 Calabria sta portando avanti, favorendo in modo evidente i candidati di centrodestra. Il 31 marzo il TG3 regionale delle 19.30 è stato aperto dall'inaugurazione dell’Ufficio scolastico regionale di Catanzaro da parte del Presidente della Camera Casini, alla presenza del ministro Gasparri, del sottosegretario Galati e del viceministro Tassone.

Grande lode di Casini alla collaborazione tra enti che ha consentito la realizzazione del progetto. Inutile dire che gli enti menzionati sono entrambi amministrati dalla Cdl: il comune e la provincia di Catanzaro.

Il secondo servizio riguarda il deragliamento del treno Soveria Mannelli-Catanzaro. Ad essere intervistato è ancora il viceministro Tassoneche porta il saluto del governo e del ministro Lunardi.

Terzo servizio: "Berlusconi a Reggio. The day after". Pino Nano ci ricorda che è ancora vivo l'impatto per la visita di Berlusconi a Reggio Calabria e che Fedele lo ringrazia vivamente per l'impegno del governo a favore del Sud (!!!). Quindi segue un'intervista a Loiero, unico politico di centrosinistra ad apparire in tutto il TG.

Quarto servizio: la chiusura della campagna elettorale di Abramo, che “non ha voluto che ci fossero politici” (ma perché lui che cos’è??? Lo avranno mollato???) per poter meglio rispondere alle domande dei giovani.

Quinto servizio breve (servizietto): la chiusura della campagna elettorale di Alessandro Mussolini e di Natino Aloi.

Sesto servizio: presentato dall'assessore regionale ai trasporti, e attualmente anche candidato regionale della Cdl Francesco Stillitani, il filobus (uno solo???) che dovrebbe snellire il traffico nel vibonese. Naturalmente ancora presente (per la terza volta in serata) il viceministro Mario Tassone.

Alla fine, la mostra al Complesso San Giovanni. Senza politici di destra (Non amano l'arte???).

Non protesto solo perché questa è la morte dell'informazione e del giornalismo. Protesto anche e soprattutto per l'assenza di ogni forma di opposizione e di controllo. Protesto perché la sinistra è sempre più letargica e perché si lascia sfuggire troppo spesso la possibilità di esercitare il diritto di critica in difesa della democrazia e dei cittadini.

La Rai è un servizio pubblico e non si può consentire che venga lottizzato a seconda di chi è il vincitore di turno. Non si può consentire che ciò accada in un paese civile. Ma siamo ancora un paese civile???

nuvolarossa
13-04-05, 19:59
Gad Lerner schierato, super partes o politically correct?

di Dimitri Buffa

La letterina dell’amico Gad al Corriere della Sera ha il potere di suscitare tante curiosità in chi deve scrivere per commentarla. La prima, Lerner dice che non avrà mai una tv in cui fare e dire ciò che fa Fede in quella di Berlusconi, “anche perché Prodi non la possiede”. Prodi in passato ha posseduto tutte le tv che voleva con l’unica differenza che non doveva pagare gli stipendi a chi ci lavorava. Al contrario di Berlusconi che mantiene da solo più gente di sinistra nelle proprie reti di quanta non ne mantenga Fassino nei Ds. E quelle quinte colonne nel computo non entrano mai. Poi Lerner chiama il suo “giornalismo di opinione”. Qui è il vero nocciolo della cosa: se sei di sinistra esprimi un tua legittima opinione, se sei berlusconiano o di destra sei solo un servo sciocco.

nuvolarossa
14-04-05, 09:42
La vendita e le bugie digitali

Fininvest vende un ulteriore 16,6 per cento di Mediaset, mantenendone il controllo con il 34 per cento. Dalla prima notizia i tifosi di Berlusconi (quegli “amici” dai quali, com'è noto, spetterebbe alle divinità difenderci) traggono la conclusione che si avvia a soluzione il conflitto d'interessi. Gli avversari, invece, partono dalla seconda per dire che il conflitto resta, e non cambia niente. Per come la vedo io, sbagliano entrambe.

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/politica/berlumediaset/annunc/stor_6083363_14160.jpg

Il tema del conflitto d'interessi, l'ho scritto molte volte, non mi eccita. Quei conflitti sono pericolosi quando sono occulti, quello di Berlusconi è solare. Avrebbe fatto meglio a risolverlo, come aveva promesso, ma non è questione da cui dipendano le sorti del Paese.
Berlusconi oggi vende una quota importante di Mediaset per il principale e dirimente motivo che fa un ottimo affare. Le quotazioni sono ai massimi e di più non potrebbe ottenere. Fininvest mantiene il controllo della società e, al tempo stesso, si ritrova con una massa di liquidità. Un capolavoro. Un capolavoro del sano interesse privato.
Taluno scrive che la vendita si spiega con la prospettiva di una vittoria elettorale delle sinistre, con conseguente modifica della legge Gasparri. Errore, grosso errore. La prospettiva peggiore, per gli interessi di Fininvest, è che la Gasparri non cambi, che resti lì dov'è, provocando un danno inimmaginabile.

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/politica/berlumediaset/berlumediaset/stor_6081379_24580.jpg

La faccio breve: la data del 31 dicembre 2006 per il passaggio al digitale (l'ho sempre sostenuto) è una bufala, un imbroglio, una bugia: il 31 dicembre 2006 non accadrà nulla. Ma cosa succede il primo gennaio 2007?
Quella data sostituisce (ometto i riferimenti legislativi e la citazione delle sentenze, affinché dei tre lettori due non mi abbandonino) il limite ultimo del periodo transitorio, voluto dalla Corte Costituzionale che per questo bocciò la legge Maccanico. Quel limite ultimo era fissato al 30 aprile 2004, fu stiracchiato fino alla fine dell'anno, poi si annunciò l'avvento del digitale e lo si portò alla fine del 2006, così come stabilito in una legge voluta dalla sinistra. Ora salta. Ma cosa delimitava, quel termine ultimo? Delimitava la possibilità di esistere per Rete4 e Rai3 (la prima dovrebbe spegnere il segnale analogico, ovvero l'unico oggi ricevuto dagli italiani, la seconda dovrebbe rinunciare alla pubblicità). Morale: il primo gennaio 2007 si torna al 1984, quando dei pretori (definiti “d'assalto”, il che già inquieta) ordinarono lo spegnimento delle televisioni Fininvest.

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/politica/berlumediaset/reannuncio/dire_6083391_41040.jpg

Questa bomba ad orologeria non l'ha caricata e collocata la sinistra, ma la maggioranza di centro destra. Il fatto che, ai massimi, e prima che tutti si rendano conto di quel che accadrà, si venda, mi pare l'unica cosa ragionevole di quel che osservo.

Davide Giacalone
http//www.davidegiacalone.it

14 aprile 2005
.................................................. ...............................
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3354

brunik
14-04-05, 13:08
Peccato che il Cav. Patacca aveva giurato e spergiurato che della sua aziendina non se ne sarebbe mai più occupato, una volta diventato premier.

Vabbè, tanto ormai danno tutti per scontato che il Pataccone racconti sempre balle, una più una meno cambia poco, ci sarà sempre un Giacalone pronto a dargli ragione e a dire che è un genio perchè sfrutta la sua posizione per fare soldi, mentre il resto del paese va a rotoli nella completa indifferenza del Patacca.

brunik
14-04-05, 13:19
Berlusconi si è appena portato a casa due miliardini freschi freschi con la vendita del 17% di Mediaset: secondo voi li usa per comprarsi una TV al plasma da mettersi in salotto?


Domanda nr. 2: amici, secondo voi di chi sono le mani misteriose che comprano le azioni del Corriere della Sera? Negli ultimi giorni è già passato di mano il 20% del capitale, chi è che c'ha i soldi per comprarsi il 20% del Corriere della Sera? E per quali motivi?

Lo scopriremo solo vivendo.

Giovedì 14 Aprile 2005, 8:49
Rcs sempre sugli scudi, rastrellamento in azione



Rcs non perde una seduta. Il titolo della holding che controlla il Corriere della Sera sale dell'1,18%, scambiando a quota 5,4050 euro. Anche ieri mani misteriose hanno raccolto consistenti pacchetti azionari, con scambi che hanno interessato il 2,7% del capitale. Se nella prima parte della seduta l'effetto sui prezzi è stato modesto, con i realizzi della speculazione che compensavano gli acquisti dei rastrellatori, nel pomeriggio le quotazioni hanno ripreso a volare e dopo aver accumulato un rialzo massimo del 4,5% hanno chiuso in progresso del 3,768% a 5,342 euro. Chi sta comprando? E con quali obiettivi? L'immobiliarista romano, Stefano Ricucci, ieri non ha comprato titoli. E' possibile che l'abbia fatto qualche altro alleato, ma alla Consob non risulta. Considerando che negli ultimi dieci giorni è passato di mano il 20% del capitale, qualche nuovo azionista non dovrebbe tardare ad uscire allo scoperto.

Evergreen
14-04-05, 17:28
...

brunik
14-04-05, 17:33
No, non ne parla nessuno, solo tu.

Adesso il capo degli industriali non si dovrebbere più eleggere tra quelli che hanno le industrie, secondo te?

Guarda che quello è il capo del governo.

nuvolarossa
14-04-05, 21:24
Cessione delle quote Mediaset/Per la sinistra si starebbe creando un danno al Paese

Lettura viziata di un'operazione imprenditoriale

di Mauro Aparo

E' davvero surreale come il confronto politico italiano si vada impoverendo di giorno in giorno: sulla cessione di una quota di Mediaset, il coro della sinistra è pressoché unanime. Eccezion fatta per la posizione di Vincenzo Vita - che di queste cose si intende davvero, e la cui onestà intellettuale non viene offuscata dal calcolo politico - le dichiarazioni sono di quelle che suscitano più di una perplessità. Per Bertinotti Fininvest è un campione nazionale che va difeso, per altri la vendita è fatta e Rupert Murdoch è l'acquirente finale, per D'Alema Fininvest resta un patrimonio del nostro Paese: lui sì che se ne intende .

Dopo anni di denuncia del conflitto d'interessi, accade l'incredibile: Berlusconi diviene l'imprenditore italiano di grande successo al quale va chiesto di far restare italiana la propria azienda. Questa è la sinistra che dovrebbe governare l'Italia? A prescindere dal fatto che la cessione della quota di cui si scrive non intacca in alcun modo il controllo dell'azienda e dei propri processi di gestione; che piuttosto tale cessione consente di ottenere risorse dal mercato con le quali consolidare eventuali strategie di investimento o diversificazione; che tale pratica è assolutamente consueta in tutti i mondi economici che sappiano restare vitali; a prescindere da tutto ciò, non si comprende - se non nella logica dell'infantile "tutti contro Berlusconi" - una tale coerenza di posizioni.

Resta piuttosto il dubbio che si tratti di una manovra anticipata e concertata per schierarsi, nell'imminenza del domani, dalla parte della difesa del presunto interesse pubblico, allorché si dovesse tornare a parlare di privatizzazioni. Non vorremmo che ancora una volta si montasse una sorta di set cinematografico dove le comparse, assieme agli attori e ai deuteragonisti della modernità presunta, ricacciassero indietro lo sforzo di diffondere una cultura dell'impresa che francamente ci appare davvero da aggiornare. C'è da chiedersi quante aziende italiane possano o sappiano rivolgersi al mercato internazionale senza che - come nei più tristi casi recenti - sia soltanto il modo per falsificare delle ricevute bancarie. Dove era la sinistra, dove è la sinistra, sulle questioni di fondo dell'economia italiana? Forse fa più effetto un titolo o una dichiarazione attorno alla Fininvest: però non vorremmo che domani tutto questo si trasformasse in quel piangersi addosso, quasi che un destino cinico e baro abbia colpito il nostro Bel Paese. Non si tratta di difendere l'italianità ma di spingere perché si torni ad investire, si torni a reinvestire gli utili d'impresa, si dia un sistema finanziario che non si limiti alla pura intermediazione, tipico della gran parte del sistema bancario italiano. Chieda la sinistra strumenti di " venture capital", si chieda che Sviluppo Italia non sia un Inviluppo Italia e che nel Sud si investa, che non si debbano attendere anni per un finanziamento, qualora esso sia sostenuto da un progetto sensato.

L'Italia ha bisogno di risorse, ma ha soprattutto bisogno che vengano spese bene, che i tempi dell'amministrazione siano più brevi. L'Italia ha bisogno di mille Berlusconi e di una Confindustria che esprima un proprio ruolo che non sia di pantomima. Si guardi al rinnovato ruolo dell'Ice, al nuovo ruolo impresso alle nostre ambasciate, si guardi a quanto finora realizzato e ci si chieda, piuttosto, se difendere l'italianità delle imprese - peraltro non lesa dalla cessione annunciata di Fininvest - non sia intrinsecamente una cosa ridicola e non sia invece più giusto riconoscere a questo governo di avere avviato riforme che richiedono il tempo non di una, ma almeno due legislature.

Se la sinistra non ha compreso che l'Italia deve semmai impegnarsi a partecipare con diversa grinta ai processi di internazionalizzazione, è meglio che il risultato delle amministrative non si replichi mai nelle elezioni politiche. E' davvero malinconico constatare come si possa dare una lettura così approssimativa, se non addirittura sbagliata, ad un fatto d'impresa che in fondo può avere conseguenze sull'immagine del presidente del Consiglio, ma certo, nella sostanza, lo rende ancor più un imprenditore davvero avveduto, e forse un politico più accorto di quel che la sinistra ritiene egli sia.

La televisione è un'impresa che più di ogni altra viene giudicata dal mercato, dal suo pubblico: se Berlusconi davvero fosse un monopolista illiberale, difficilmente dall'alto della regia dei propri studi avrebbe perduto consensi Forza Italia. Ma domani magari si dirà, allorché vincesse le elezioni, che la sconfitta alle amministrative altro non fu che un'abile manovra mediatico televisiva, realizzata con il concorso del magnate Murdoch, per dimostrare l'estraneità del presidente alle televisioni.

Questo Paese dia di sé una immagine più seria, concentri le proprie risorse in alcuni settori strategici, torni a produrre energia in modo più economico e, soprattutto, torni a credere in se stesso. Pensare che vendendo una quota di Fininvest si intacchi il patrimonio dell'Italia, è davvero fuorviante, surreale, e poco serio.

nuvolarossa
15-04-05, 13:16
Irrompono le “baciatrici” e assaltano La Malfa

ROMA – Tre vichinghe mozzafiato, due bionde e una bruna, armate di minigonna e stivali, hanno stemperato il clima dell'ingresso a Palazzo Chigi dei leader della Cdl per il vertice convocato per decidere il futuro del governo. Le «baciatrici» di «Striscia la notizia» si sono avventate su alcuni dei protagonisti del vertice, cogliendo alla sprovvista chi si attendeva domande politiche e si è trovato invece stampate sulla guancia le impronte rosse delle labbra delle tre ragazze. Con Giorgio La Malfa sono state particolarmente focose, e il regista che le segue le ha poi redarguite: «Saltargli addosso no...». «Ma dai... era contento», si è difesa una delle bionde. Missione fallita invece con Giulio Tremonti, che è riuscito a tenerle a bada, manifestando le sue preferenze televisive: «No, io solo con le Jene in diretta». A farne le spese anche i giornalisti politici, che non sono riusciti a fare neanche una domanda prima dell'inizio del vertice. I cronisti maschi hanno reagito con facce divertite, in contrasto con i commenti ruvidi delle loro colleghe. Probabilmente irritate per non poter svolgere il loro lavoro, ma forse anche un po' motivate da un pizzico di scontento da “concorrenza sleale”.

Texwiller (POL)
15-04-05, 14:58
potresti sempre mettere quest'articolo nel thread Visibilità ecc. non trovi?

La foto che ho visto mi mostra Giorgio un po' guardingo. Vediamo con la ripresa televisiva se ha tenuto alto l'onore dei repubblicani.

Tex Willer

Evergreen
15-04-05, 17:13
Mi sono perso la scena.
Ma me lo vedo il nostro La Malfa, un po' impacciato.
Ma lo hanno baciato anche in bocca?
E la lingua?
Grazie.

nuvolarossa
19-04-05, 12:25
Rai, l’accordo è già sul tappeto Ma Prodi non ci sta: «Stop fino al 2006»

UN PRESIDENTE dell’Udc e un direttore generale di area «azzurra» per viale Mazzini. Follini e Berlusconi avranno pure parlato, tra le altre cose, di questa ipotesi (a lungo accarezzata dai centristi) nel corso del lungo colloquio di ieri poi rimasto in alto mare, ma per la Rai il rischio «blocco», non è affatto scongiurato. Anzi. Dopo che Prodi ha messo il veto sul rinnovo dei vertici Rai in una situazione simile, a meno di non ottenere oltre il presidente di garanzia, anche un direttore generale di garanzia, il servizio pubblico potrebbe rimanere tale e quale anche per un anno. Prodi e i suoi infatti hanno chiesto un direttore «comunista» per farsi dire di no e bloccare tutto. L’Unione non ha alcun interesse a varare una nuova Rai adesso, con la Cdl al governo, e spera di rimandare tutto al 2006. D’altra parte anche la legge Gasparri parla chiaro. Il presidente della Rai verrà proposto dal Tesoro insieme ad un altro consigliere «privato». Ma spetta poi ai due terzi della Vigilanza approvare o no il presidente. Anche se il 10 o il 18 maggio la Vigilanza voterà la sua lista di consiglieri fatta ad hoc, con Veneziani, Petroni, Albertoni e Staderini da una parte e Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni (o Morrione) dall’altra, è facile che il nuovo CdA rimanga così, nel limbo, perché mancherà il «numero» per l’ok al presidente, che secondo accordi sarà sicuramente un centrista. E il CdA non riuscirà ad insediarsi, oppure si insedierà ma rimarrà orfano di presidente. Se Prodi vuole bloccare la Rai, infatti, può solo bloccare l’elezione del presidente, facendo di tutto perché i 4-5 commissari dell’opposizione non votino con la Cdl. I due terzi infatti significano 27 commissari, ma quelli della Cdl sono solo 22. A questo punto, senza nuovo presidente, (che potrebbe essere Leone, lo stesso Staderini o Gnudi) niente nuovo Dg. Quindi tutto come prima. Anche perché restano ancora molti altri nodi al pettine del presidente della Vigilanza Petruccioli, che a fine settimana si recherà a Palermo per visitare la sede da dove verrà trasmessa RaiMed. Prima di tutto, gli ex aequo possibili con lavotazione e l’ipotesi di far entrare un altro consigliere «laico», magari del Nuovo Psi di De Michelis, al posto del consigliere che apparterrà alla stessa area del presidente. In sintesi: se Staderini dovesse diventare presidente, all’Udc non potrebbe spettare un consigliere e allora ecco che rimarrebbe la poltrona «libera» per il socialista di turno. Giu. Cer.

nuvolarossa
21-04-05, 11:51
Niente diretta Rai: è polemica

ROMA Dov'era la Rai mentre il premier Berlusconi parlava al Senato? Opposizione e Usigrai criticano la mancata diretta dell'intervento del Presidente del Consiglio, che ha aperto la strada alla crisi di governo, da parte delle reti del servizio pubblico. Ma l'azienda si difende: nè Palazzo Madama nè i direttori dei tg hanno chiesto la diretta del discorso di Berlusconi, trasmesso comunque da Radiorai. « Ancora una volta gli spettatori hanno dovuto rivolgersi a La 7, sempre pi ù efficiente nel ruolo di supplente del servizio pubblico » , accusa Roberto Natale, segretario dell'Usigrai. A replicare per la Cdl è Michele Bonatesta di An, che bolla come « pretestuose » le critiche. Anche Viale Mazzini si difende: in assenza di richieste diverse, abbiamo trasmesso il discorso in diretta alla radio e successivamente i commenti e il comunicato del Quirinale.

brunik
21-04-05, 12:11
Amici, tre ore di diretta a capodanno quando c'era da vantare meriti inesistenti, manco 10 minuti liberi per far sapere agli italiani che il Governo Berlusconi è caduto.

E IO QUESTI BANANAS LECCACULI LI PAGO PURE CON LE MIE TASSE.

nuvolarossa
21-04-05, 12:21
Niente diretta per la crisi. A che serve la Rai?

di Sergio Menicucci

Niente diretta del discorso del premier Berlusconi al Senato. Niente Tg1. Non c’era neppure il Tg2 e tanto meno il Tg3. Mancavano anche le camere della testata per i servizi parlamentari. Alle 15,30 tutti coloro che erano interessati a conoscere cosa avrebbe detto il presidente del Consiglio dopo giornate di tensione nella Casa delle libertà sono rimasti delusi. Non si sono potuti collegare neppure con alcuna delle tre reti Mediaset. Niente diretta di Italia uno, niente Fede con Rete 4 sempre pronto a seguire il Cavaliere. Niente Tg5 di Carlo Rossella. Dopo un’affannosa ricerca di zapping con il telecomando il cittadino interessato alle sorti del governo ha avuto la fortuna di imbattersi con la diretta de La 7. Tecnicamente meno perfetta ma almeno sensibile alla portata dell’evento. Perché Berlusconi è stato oscurato da Rai e Mediaset?
Chi ha deciso che la dichiarazione di dimissioni del Premier non aveva rilievo giornalistico? A cosa serve alla Rai avere una struttura che si chiama “servizi parlamentari” se poi al momento più cruciale della vita del Parlamento ignora l’evento? Quella di ieri pomeriggio resta una cattiva pagina di giornalismo televisivo.

nuvolarossa
29-04-05, 12:14
Berlusconi e il conservatorismo della sinistra

di Francesco Pullia

Ha fatto bene Berlusconi a rinfacciare alla sinistra, a questa sinistra conservatrice, reazionaria, priva di programma, che trova il proprio legante nell’astio e nel risentimento, nonché in una fitta rete di vassallaggio cooperativistico e corporativo, di essere la reale detentrice del potere culturale, giornalistico, mediatico. Non è una novità che nel nostro Paese non ci sia molto spazio per scrittori e giornalisti che non risultano e non vogliono essere inquadrati, incasellati, pedissequamente organici ad orientamenti marxisti o cattocomunisti. La storia di questo dopoguerra dovrebbe insegnare qualcosa, con intellettuali “impegnati”, cioè appartenenti ad aree interne o limitrofe all’ex Pci, inseriti in ruoli chiave nel mondo editoriale. Si pensi al potere decisionale avuto, ad esempio, da un Italo Calvino, ben manifestato e documentato dalle lettere all’attrice Elsa de Giorgi, oppure agli attacchi scomposti, furibondi, lanciati dal Gruppo 63 all’indirizzo di Carlo Cassola, di Giorgio Bassani, della letteratura ingiustamente e disonestamente etichettata “d’evasione”, accusata di guardare ai fatti con un’ottica diversa da quella, irreggimentata, dell’ipocrita, becero, filo operaismo. In realtà i cosiddetti “impegnati” sono stati coloro che per primi hanno considerato la vita con aria snobistica, di sufficienza. Bisognerebbe riscrivere davvero una storia della letteratura e del pensiero in Italia dal 1945 ai giorni nostri, senza accettare come oro colato le versioni ideologiche e ideologizzate di critici ascesi nel corso del tempo ai vertici della Rai o divenuti veri e propri baroni universitari. E in questa storia si dovrebbero ricollocare scrittori vituperati o ignorati (Giuseppe Berto), condannati all’autodistruzione (Luciano Bianciardi), quando non addirittura all’esilio (Carlo Coccioli). Chi parla più di Furio Jesi o dello stesso Elèmire Zolla? Chi ha più memoria di Sergio Quinzio? E, tra gli stessi amanti dell’avanguardia, chi si è preso la briga di riconsiderare le opere di Antonio Pizzuto, autore i cui libri non si trovano più neanche tra i remainders? E, allora, è stato avventato quanto ha asserito Berlusconi o non ha, piuttosto, un suo fondamento di verità? Per non parlare, poi, delle illusioni vendute a caro prezzo da corsi e scuole di giornalismo che fungono da paravento per l’immissione di gente con le spalle ben coperte. Il nostro augurio è che le gravi e motivate affermazioni fatte dal presidente del Consiglio possano scuotere il mondo intorpidito e assoldato degli “intellettuali di carriera” e che ne scaturisca un dibattito dagli esiti benefici.

brunik
29-04-05, 14:11
Originally posted by nuvolarossa
Berlusconi e il conservatorismo della sinistra

di Francesco Pullia

Ha fatto bene Berlusconi

Minchia, per l'Opinione di Arturo qualsiasi cosa faccia Berlusconi è sempre fatto bene, qualsiasi cosa fa la sinistra è sempre fatto male. Piuttosto manichei, ste laici della società moderna del giorno d'oggi.

L'avete notato anche voi? A chi daranno ragione questi bananas qua che si sentono servi di natura quando il Berlusconi sarà scappato alle Bahamas?

:lol :lol

ONE MORE YEAR

Evergreen
29-04-05, 17:14
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

A volte mi domando, ma questi scioperati brontoloni come te, quando non ci sara' piu' Berlusconi, con chi si danneranno l'anima?
Grazie.

nuvolarossa
06-05-05, 10:35
Agcom, il papocchio bipartisan

Si è trovata un'intesa fra maggioranza ed opposizione, un equilibrio, come s'usa dire da qualche tempo, bipartisan, e da qui parte la nuova Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Non me ne rallegro, giacché, come si vedrà presto, le soluzioni trovate non solo non rispettano lo spirito della legge istitutiva dell'Autorità, ma non sono idonee a farle giocare l'importante ruolo che le compete, nell'immediato futuro.

http://www.agcom.it/img/_telec.gif

Cerco di motivare questo giudizio negativo, premettendo solo che non vi è nulla di personale, nel senso che ciascuno dei componenti merita stima e rispetto. Non sono le loro personalità ad essere in discussione.
Il nuovo presidente è stato, fino alla nomina, presidente del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Il che significa che alla presidenza dell'Agcom è finito il suo giudice naturale di ieri. E significa che il giudice naturale di oggi è un ex collega (sottoposto) del neo nominato. Nessuna legge proibisce che questo accada, ma non v'è chi non veda, fra i dotati di moderazione e buon senso, che la faccenda stride, e non poco. Può ben darsi, anzi, è sicuro, che l'Agcom abbia necessità di una iniezione di competenze giuridico amministrative, ma possibile che, in Italia, non vi sia altro soggetto capace che colui il quale giudicava gli atti amministrativi dell'Agcom?
Nel nuovo consiglio dell'Autorità siedono, su nove componenti, ben cinque (ex) parlamentari. Tralasciando ogni umana tentazione di trovar sistemazione definitiva (sette anni) fuori dai morosi e dalle incertezze della politica, è comunque evidente che nella biografia di queste cinque persone è iscritta la (sana) propensione allo schierarsi ed all'essere di parte, che non è la stessa cosa di far gli arbitri. Quei cinque hanno combattuto, con tesi diverse e talora opposte, dure battaglie affinché nelle leggi che regolano il mondo della comunicazione vi sia scritta una cosa anziché un'altra, adesso che sono “garanti” come si fa a credere che spoglieranno l'abito dei combattenti per vestire il pensoso manto del super partes?
Fra i parlamentari oggi garanti ve ne sono alcuni che sono stati membri di governi. Il che rende ancora più fulgida ed importante la loro funzione politica, ma ancor meno praticabile l'odierna imparzialità. Uno di loro, in particolare, è stato sottosegretario al ministero delle Comunicazioni, ed in quella funzione, più che giustamente, ha sostenuto la nuova legge che regola il mercato unico dell'editoria, e si è pubblicamente esposto, con coraggio e convinzione, sostenendo che la scelta a favore del sistema di trasmissione digitale terrestre, per le televisioni, era giusta e che, certissimamente, sarebbe stata rispetta la data del 31 dicembre 2006 per lo spegnimento definitivo del segnale analogico. Da quel passaggio discendono molte, importantissime conseguenze. Ma noi sappiamo, con la stessa assoluta certezza del sottosegretario di ieri, che quella data non verrà rispettata (accetto scommesse di ogni tipo, sebbene tema di essere accusato di circonvenzione d'incapace). Da quel non rispetto deriveranno conseguenze drammatiche. A chi spetta verificare tale impossibilità e trarne le conseguenze del caso? A quella stessa Autorità dove il sottosegretario di ieri oggi siede. E' una scelta saggia, questa? Non credo proprio.
Infine, nel nuovo consiglio siede colui che è stato, fino alla nomina, direttore generale della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali). La Fieg è una lobby, sia detto non solo con rispetto, ma con ammirazione. Esiste per difendere gli interessi degli editori di giornali. E va benissimo così, perché la democrazia non è tale senza la rappresentanza e la difesa degli interessi. La democrazia è monca, quindi imperfetta, senza le lobbies, naturalmente trasparenti e non occulte. E la Fieg è una lobby trasparente. Perfetto. Ma che ci fa un rappresentante della lobby nel comitato dei garanti?
Ecco, ho detto ed ho finito. Di queste cose non gliene importa niente a nessuno e, comunque, resta da festeggiare l'intesa bipartisan. A dispetto di una conflittualità incessante e spesso stucchevole, per fare questa roba si sono messi d'accordo. Vado a festeggiare.

Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it

6 maggio 2005
.................................................. ..........
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3639

nuvolarossa
10-05-05, 13:19
Dopo la Rai dei professori arriva la Rai dei giornalisti

di Sergio Menicucci

Ad abbattere i muri dell’ostilità ci stanno provando Gianni Letta e Romano Prodi. D’altra parte i due palazzi stanno anche vicini. Nel cuore della Roma politica. Palazzo Chigi da una parte per il plenipotenziario del leader Berlusconi e piazza Santi Apostoli per il leader dell’Unione. Complessa tessitura. Si lavora sui criteri, sui nomi, sulle accoppiate. Un parto quadrigemino. Si tratta di far nascere i vertici della Rai e a seguire quelli dell’Enel e delle Poste (le assemblee sono fissate per il 25 maggio) e dell’Eni (assemblea il 26 giugno). Ci sono poi altri tre appuntamenti da onorare. La nomina del quinto commissario della Consob (in pole position Alessandro Luciano), la conferma dell’attuale amministratore delegato di Sviluppo Italia (Massimo Caputi) e la nomina del Parlamento di due membri della Corte Costituzionale. Un risiko da 50 poltrone.
Gli obiettivi, per ora, sono concentrati soprattutto sui media che, come ha detto il Papa Benedetto XVI, costituiscono una straordinaria risorsa e se usati bene possono abbattere i muri dell’ostilità. Tutto dipende però dal modo in cui vengono usati. Possono favorire la solidarietà e il dialogo oppure al contrario alimentare il pregiudizio e il disprezzo tra gli individui e i popoli. Possono contribuire a diffondere la pace o fomentare la violenza. Parole sagge e importanti.
Ma la politica quali pressione esercita sui media? L’accusa della sinistra di un Berlusconi “pigliatutto” ormai non regge più, perché tesi propagandistica. Ora si tratta. In concreto tutti scendono in campo. Dai De Benedetti ai Romiti, dai Rifferser ai Caltalgirone. Con al centro la Confindustria e le sue ramificazioni. Ai tradizionali amici del presidente Luca Cordero di Montezemolo i direttori del “Corriere della sera” Paolo Mieli, della Stampa Marcello Sorgi, del “Sole 24 Ore” Ferruccio De Bortoli si sarebbero aggiunti altri due big del giornalismo. Secondo “Dagospia” appena smaltita la delusione Ferrari nel gran premio del Canada il presidente Montezemolo sarebbe stato visto passeggiare a piazza Cuba ai Parioli con il direttore del Tg1 Clemente Mimun (amereggiato per la sconfitta della Lazio) e l’ex direttore del Tg5 Enrico Mentana (unico calcisticamente felice per la vittoria dell’Inter). Grandi manovre o coincidenza?
Certamente grandi e complesse manovre per il vertice di viale Mazzini. E’ questione di ore ma la soluzione si avvicina dopo tanta bagarre sul futuro dell’azienda del servizio pubblico. L’assemblea per il bilancio è fissata per il 10 in prima convocazione e per il 18 in seconda.
E’ ormai certo che si passerà dalla “Rai dei professori” alla “Rai dei giornalisti”. Vediamo le ipotesi più concrete che si stanno definendo.Giornalisti e politici per la sinistra. In primo luogo Claudio Petruccioli, redattore dell’Unità e giornalista come Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Da San Macuto dovrebbe passare al settimo piano di viale Mazzini per occupare il posto di Lucia Annunziata, dimessasi nel maggio del 2004, nominata da Casini e Pera con il ruolo di “presidente di garanzia”. Giornalista di sinistra e politico anche Carlo Rognoni, direttore dell’Espresso e dell’Europeo. Giornalista e politico Alessandro Curzi, ex Paese sera, Unità, Tg3, Liberazione, tornato d’attualità anche per gli apprezzamenti sulla svolta di Achille Occhetto. Giornalista ma con ampie prospettive politiche il palermitano Nino Rizzo Nervo, direttore del Tg3 e ora di Europa, il quotidiano della Margherita
E nella Casa delle libertà? Uscito di scena il giornalista-scrittore Marcello Veneziani entra per An l’intellettuale-scrittore-giornalista Gennaro Malgieri, direttore del Secolo ed ora dell’Indipendente. A rappresentare il giornalista Marco Follini (aspettativa Rai) probabilmente il giornalista del Tg1 Alfredo Meocci, proveniente dall’Autorithy, che potrebbe diventare Direttore generale, altrimenti entrerebbe in Cda il pubblicista Pippo Giani. Molti però vorrebbero come responsabile della gestione aziendale l’interno Giancarlo Leone (moderato, figlio del presidente della Repubblica Giovanni Leone).
Forza Italia e la Lega si affiderebbero ad esperti della comunicazione come Alessio Gorla (in panchina anche come vicedirettore generale), Angelo Maria Petroni, e Antonio Marano. Ma i forzisti potrebbe anche scegliere un giornalista di area, grande conoscitore di problemi politici, con esperienza televisiva (d’altra parte Letta, Bonaiuti, Tajani e Bertucci sono giornalisti impegnati in politica).
Con il giudice Antonio Calabrò (capo della segreteria tecnico-giuridica di Aldo Moro a palazzo Chigi dal 1963 al 1968) all’Authority per le comunicazioni, con Antonio Catricalà all’Antitrust e con Francesco Pizzetti garante della Privacy l’asse Berlusconi-Prodi ha già portato avanti un assetto istituzionale bipartisan. D’altra parte anche altri due personaggi (Piero Gnudi all’Enel e Vittorio Mincato all’Eni, vicini all’Unione di Prodi) dovrebbero essere confermati dal governo di centrodestra ai vertici delle due importanti aziende pubbliche dell’energia.
Una serie di intrecci pubblico-privato, destra-sinistra. E per la carta stampata cosa c’è dietro l’angolo? Sicuramente una vasta ristrutturazione a partire dalla Stampa di Torino e dal full color del Corriere della sera, oltre alle nuove iniziative di Riffeser.
Poi attraverso il disegno di legge Bonaiuti sull’editoria una serie di incentivazioni e finanziamenti agevolati con abbattimento di Irap, bonus carta e fondo per la ristrutturazione.

brunik
10-05-05, 13:26
Cheppale con sta Opinione delle Libertà, guarda Nuvolarossa che questi fessi qua non sono mica il padreterno, e se vogliamo leggere l'Opinione mica andiamo sul forum repubblicano.

Siete repubblicani o discepoli di Arturo?

nuvolarossa
12-05-05, 10:01
La Rai s’è già buttata tutta a sinistra

Nei tre mesi pre-voto largo a Prodi & C. Ridimensionati gli spazi in video per Berlusconi e alleati

Il trend non riguarda solo RaiTre, ma anche Uno e Due. E non solo i tg, ma persino le trasmissioni di costume

di LUCIANO MARESCALCO COSÌ, a naso, già dall’inizio dell’anno i più scafati dirigenti di viale Mazzini avevano subodorato che qualcosa stava cambiando. E in effetti mentre la stella berlusconiana iniziava a calare, su «mamma Rai» si allungava l’ombra lunga del centrosinistra e del prevedibile spoil system nei posti di comando. Un meccanismo che l’esercito dei fiutatori di vento della Rai conosce bene e dal quale ci si salva, negli anni, solo avviando una serie di manovre di galleggiamento. Così, con le Regionali di primavera alle porte, capistruttura, direttori e funzionari iniziavano le piccole sterzate salva-poltrona: taglia qui, aggiungi lì, metti Fassino, togli Schifani, sfuma La Russa, piazza Castagnetti, stringi su Prodi. La volata filo-ulivista per le Regionali era iniziata a gennaio, un lento e inarrestabile crescendo di ospitate, interviste e cronache politiche nelle quali Fassino, Prodi e Rutelli iniziavano a farla da padroni, spesso intervallati solo da frequenti resoconti critici su Berlusconi, monitorato giorno per giorno, sviscerato e tenuto lì, sul piccolo schermo, talvolta solo per consentire ai leader del Centrosinistra di affondare i colpi. La lenta marcia a braccetto dell’Unione e della Rai che fiutava il vento di centrosinistra ha così fatto registrare, nel primo trimstre del 2005, livelli record di attenzione fotografati dalle rilevazioni mensili dell’Osservatorio di Pavia. E i dati sono lì a testimoniarlo, su tutte e tre le reti del servizio pubblico. In primis, su Rai 3, ma il dato, per quanto clamoroso, è anche forse il più prevedibile: a gennaio, sulla rete dell’ex Telekabul, quasi il 40% degli spazi andava a Ulivo e Rifondazione nei tg di prima serata contro il 13,2 della Cdl e il 24 del governo. Ma a febbraio il ritmo cresceva, il centrosinistra balzava al 42,5% nei tempi di presenza sul Tg3, la Cdl crollava al 10%, il governo restava fermo al 25. E a marzo quel clamoroso squilibrio nella terza rete della tv di Stato veniva confermato, proprio nella fase in cui iniziava il conto alla rovescia per le Regionali: l’Unione restava al 41,7%, a distanza abissale dal tempo messo a disposizione delle forze di maggioranza, con un lieve recupero di spazi solo per il governo. Ma per valutare il fenomeno dei fiutatori di vento è sicuramente più significativo il dato complessivo sulla presenza delle forze politiche su tutti e tre i telegiornali pubblici. Secondo l’Osservatorio di Pavia, infatti, il dato complessivo sulla fascia informativa del «prime time» (compresiva dunque anche dei due tg considerati filogovernativi) vedeva spiccare ancora l’Unione nei due mesi che hanno preceduto il voto per le Regionali, salvo invertire la tendenza a marzo, dove il governo tornava leggermente in vantaggio, ma a scapito degli spazi concessi alle forze della maggioranza, con meno della metà del tempo concesso all’opposizione. Ma il dato forse più interessante del traino che l’informazione della Rai ha fatto alla vittoria dell’Unione nella tornata elettorale di aprile, arriva dalla lettura delle percentuali di tempo dedicato dalle varie trasmissioni giornalistiche (da Porta a Porta, a Punto e a Capo, a Batti e Ribatti, fino a Primo Piano e Ballarò di Rai 3) ai diversi schieramenti politici. Anche qui, a partire dal mese di gennaio, la Rai di Berlusconi svoltava sull’Unione (allora Ulivo più Rifondazione) regalandogli spazi per il 47% del totale, contro il 22,1 del governo e il 22,5 della Cdl. Ma è a fabbraio che si raggiungeva il top, con il centrosinistra al 57%, l’esecutivo al 20,3 e la maggioranza al 21,2. Infine, a marzo, l’alleanza di Prodi toccava quota 44,5% di spazio tv, lasciando il governo a 35 e i Centrodestra al 18. Un abisso, che dimostra come la fine dell’era Biagi-Santoro e l’inizio di quella Vespa-Floris-Masotti-Berti non abbia cambiato granché nell’informazione targata Rai. E i dati dimostrano che rispetto alle trasmissioni di intrattenimento politico, non è solo l’ex Telekabul a far pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’Unione. Anzi, il vento cambia anche su Rai 1 e Rai 2, dove il centrosinistra, nel solo mese di marzo, ha occupato rispettivamente il 43,9% e il 42,3% degli spazi, contro il 41% di tempo concesso dalla rete ammiraglia al governo e il 28,2 attribuitogli dalla seconda rete. Un discorso a parte merita, ovviamente, la terza rete, che fa segnare a marzo un 53,3% per l’opposizione, contro il 30,7 e il 15 di governo e maggioranza. E in ogni caso la somma degli spazi concessi dalle trasmissioni giornalistiche a governo e maggioranza resta sempre e comunque ben al di sotto di quel 66% che l’ex presidente ulivista, Roberto Zaccaria, aveva considerato come il tetto legittimo di ripartizione degli spazi televisivi per chi ha le redini del Paese e per le forze politiche di maggioranza (la regola dei tre terzi: un pterzo all’opposizione, uno alla maggioranza, uno al governo). E che dire dell’informazione più frivola, meno impegnativa, diciamo così, da Costume e società a Mizar, da Punto Donna ad Ambiente Italia? Be’, anche qui l’ondata prodista non ha risparmiato nessuno: basti pensare che l’Unione passa dal 41% di spazi occupati a febbraio al 45% di marzo.

nuvolarossa
29-09-05, 11:42
Prodi protesta ma è il più intervistato
I dati dell’Osservatorio di Pavia mostrano il progressivo aumento dello spazio destinato all’Unione
Oggi al Cda della Rai la relazione di Petruccioli sull’informazione politica. Il Professore non si sente rappresentato da nessuno

di GIULIA CERASOLI

HA RAGIONE il presidente della Rai Claudio Petruccioli nel chiedere a Romano Prodi di essere «più chiaro e preciso» quando accusa la Rai di «non essere imparziale». Infatti il candidato leader del centrosinistra probabilmente non ha dato nemmeno un’occhiata ai dati dell’Osservatorio di Pavia di quest’anno e in particolare a quelli degli ultimi quattro mesi, dove risulta chiaramente che il centrosinistra prende sempre più spazio nell’informazione di viale Mazzini in generale, nei telegiornali Rai e anche nelle rubriche che ospitano i vari protagonisti della politica. Se c’è un momento in cui i temi politici del centrosinistra sono spiattellati a tappeto su tutti i programmi di informazione e in cui Prodi ci viene somministrato in tutte le salse (in bicletta, sul tir, abbracciato a Rutelli alla festa della Margherita e a Fassino a quella dell’Unità o in famiglia) è proprio adesso che la campagna elettorale sta per entrare nel vivo. Insomma, Prodi ha toppato accusando le Tv di «oscurarlo» e oggi Petruccioli porterà in Consiglio di Amministrazione una relazione dettagliata sul monitoraggio politico dell’azienda dalla quale si evince che la Rai, soprattutto negli ultimi mesi, si è comportata in maniera molto equilibrata. Anzi, lo spazio guadagnato dall’Unione è sempre aumentato, da maggio ad oggi, sia nei telegiornali che nelle rubriche d’informazione, come si può vedere anche nel grafico qui sopra, che mostra i dati di Pavia dell’informazione Rai per Governo, Unione e Cdl. Da maggio ad agosto, infatti l’Unione è salita dal 39% al 58%, mentre per quanto riguarda i Tg dal 32,4% è arrivata al 35%. Non solo, ma anche osservando i dati delle rubriche nazionali a cura delle testate giornalistiche si può notare che l’Unione da maggio ad agosto è diventata sempre più protagonista: con il 45,7% a maggio, il 46,3% a giugno, il 54,3% a luglio fino al 62,7% di agosto. E non è finita. Prodi che nei primi mesi, figurava sempre molto indietro nella classifica dei più «presenti» nei Tg e nei contenitori d’informazione, adesso figura in pole position davanti a Fini e Berlusconi, con anche Rutelli a grande distanza. Nel mese di agosto infatti, sempre secondo i dati dell'Osservatorio di Pavia, anche se Berlusconi si è confermato il più visibile nei Tg con 129 minuti di «tempo totale» di attenzione, contro i 63 di Prodi, il più intervistato è stato però il leader dell'Unione che ha avuto 14 minuti di «tempo di presenza», di cui otto minuti nei tre notiziari del prime-time. Berlusconi ha potuto parlare in viva voce nei Tg nell'intera giornata per otto minuti. Ma nel prime-time, solo per due. Il Professore però, nonostante l’Unione sia sovraesposta e il suo volto tra i più visti, si sente trascurato, anzi quasi «discriminato» da una Rai «parziale» e quindi «faziosa». Forse il problema è un altro. Prodi non riesce a digerire il fatto di non essere assolutamente rappresentato a viale Mazzini, dove neppure il portiere è prodiano. E cerca disperatamente una giustificazione per una futura «okkupazione» del Cavallo. Tra l’altro il Professore è (secondo il Velino) anche l’unico candidato alle preimarie del centrosinistra veramente «presente» in Tv. Stando sempre ai dati dell'Osservatorio di Pavia, da sabato 3 a venerdì 16 settembre, tutti i programmi del servizio pubblico hanno dedicato a Prodi 6.122 secondi di «tempo totale». Al secondo posto si piazza Antonio Di Pietro con 1.591 secondi. Terzo in questa speciale classifica il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio con 1.344 secondi . Per Fausto Bertinotti, invece - il principale avversario di Prodi - solo il quarto posto e 995 secondi (poco oltre 16 minuti).

nuvolarossa
30-09-05, 18:45
Venerdì 30 settembre h. 23,00
Canale5 "Matrix"
Interverrà il segretario nazionale
del Pri Francesco Nucara

nuvolarossa
04-10-05, 14:34
Il pluralismo e la Terza università dello scandalo

di Arturo Diaconale

Lo scandalo non è che “MicroMega” organizzi un convegno dal titolo “Libera stampa in libero stato” per mettere sotto accusa il presidente della Rai Claudio Petruccioli, colpevole di non essere Nanni Moretti. E Giovanni Floris, colpevole di non essere Michele Santoro. Lo scandalo non è neppure che nel convegno trasformato in udienza processuale il ruolo di Pubblici ministeri sia stato assegnato da Paolo Flores D’Arcais a Sabina Guzzanti, a Marco Travaglio ed a Norma Rangieri. E lo scandalo, infine, non è neppure che visto il clima da giudizio sommario nei confronti del Presidente e di alcuni colleghi i consiglieri d’Amministrazione della Rai presenti e partecipanti, cioè Sandro Curzi e Nino Rizzo Nervo, non abbiano seguito l’esempio di Enrico Mentana, che si è rifiutato di partecipare al rito del giustizialismo mediatico, ed abbiano accettato di passare sul banco degli imputati. Lo scandalo è un altro. Ed è composto da due aspetti precisi.
Il primo riguarda il tema del dibattito. Nulla da dire se il convegno fosse stato dedicato al modo settario e fazioso con cui girotondi e tardo-giustizialisti interpretano la libertà di stampa sancita dalla Costituzione. “MicroMega”, il suo direttore ed i suoi collaboratori hanno tutto il diritto di processare ed insultare chi vogliono. In particolare quelli della sinistra riformista che non credono al potere salvifico della ghigliottina mediatica e del manganello intellettuale. Il guaio, però, è che il convegno era dedicato al tema della “Libera stampa in libero stato”. Ed averlo trasformato in un processo condotto dalla componente mediatica della sinistra massimalista contro la componente mediatica più moderata (anche il vecchio bolscevico Curzi è stato aggredito in quanto pericoloso menscevico) è l’ennesima conferma che per la sinistra, in tutte le sue diverse componenti, l’unico pluralismo concepibile è quello esistente all’interno della propria area. Lo scandalo, dunque, è che il convegno di Roma dimostra ancora una volta l’inguaribile tendenza della sinistra a negare il pluralismo ed a considerare titolari di diritti di libertà solo quelli che sono collocati dalla propria parte. Di più, il convegno di “MicroMega” anticipa perfettamente ciò che avverrebbe se il centro sinistra vincesse le elezioni. La libertà di stampa ed il pluralismo diventerebbero merce scambiabile solo all’interno del circuito della sinistra. Gli esterni si dovrebbero accontentare di guardare. Ovviamente in silenzio. Ma se questo è il primo aspetto dello scandalo, il secondo, ancora più grave, è che l’esempio e l’anticipazione di pluralismo negato e di libertà di stampa distorta è avvenuta nell’aula magna dell’università Roma Tre. Cioè in un edificio pubblico e non privato, aperto a tutti gli studenti e non riservato solo ai girotondini ed ai giustizialisti, destinato ad essere sede di cultura e non di fazione. Il rettore dell’università, Guido Fabiani, conosceva le modalità ed il significato del convegno? Si presume di sì. Ma ha comunque deciso di permettere che l’aula magna della propria università venisse trasformata nello spiazzo dove consumare un rito tribale di giustizialismo mediatico. Lo scandalo è che un personaggio del genere faccia il rettore. La tragedia è che i nostri studenti vengano educati da simili “cattivi maestri”.

nuvolarossa
10-10-05, 15:03
Occhio a sinistra
Un omeopatico assaggio dell’informazione se vincessero i compagni

di Odoardo Reggiani

“Peggio del centrodestra c’è solo il centrosinistra”. Sarà anche una battuta abusata, ma più ci avviciniamo all’occhio del ciclone della campagna elettorale, quell’aforisma esprime una incontestabile verità. I compagni stanno perdendo la testa. Non solo il perfido Berlusconi costringe le Regioni ed i Comuni a spegnere i lampioni stradali, sospendere l’assistenza domiciliare agli anziani, smorzare il riscaldamento negli asili nido, ridurre drasticamente i trasporti pubblici eccetera a causa dei tagli “selettivi e infami” imposti dalla sua finanziaria, come ha gridato il professor Prodi attingendo al truculento linguaggio brigatista, ma odia talmente i comunisti da mandare un arbitro ad espellere il compagno Cristiano Lucarelli, bomber del Livorno, causando la sconfitta della squadra più rossa d’Italia nel derby con la Fiorentina. Così ci raccontava il compagno Bernagozzi Antonio dopo aver letto sulla Stampa di lunedì scorso il commento di un esponente diessino sulla partita di Firenze.

Siamo alla pura isteria. Il Mortadella, terrorizzato dall’ipotesi di riforma elettorale che manderebbe all’aria tutti i suoi piani, ha precettato le milizie no-global, girotondine, cigielline eccetera per opporsi “con ogni mezzo” alle riforme in approvazione da un parlamento democraticamente eletto. È così che ragionano lorsignori ed è bene che ci sia una diretta Tv a reti unificate della “marcetta su Roma” (la definizione è di Renato Farina) organizzata dal professore bolognese. Gioverà a scuotere quell’enorme massa di elettori moderati che da quattro anni ormai disertano le urne pensando che i comunisti e i loro metodi siano soltanto una fissazione del Cavaliere. Se l’Unione rossa vincerà le elezioni, l’armata dei Prodi boys, che oggi allieta la capitale nelle strade e nelle piazze, la troveremo dentro i palazzi a muovere le leve del potere. Via la Bossi-Fini, via la legge Biagi, avanti con una raffica di tasse, zapaterizzazione del diritto familiare, via subito i nostri soldati dall’Iraq, cancellazione del concordato con la Santa Sede, nessun contributo alle scuole non statali e via sovietizzando. Film dell’orrore? No, purtroppo.

Solo una sintetica enunciazione del programma più volte espresso nei talk show, nelle interviste e nelle feste di partito dall’ala più radicale della coalizione prodiana. E se Bertinotti alle primarie dovesse raggiungere e superare il 22 percento di cui è accreditato dagli ultimi sondaggi, state pur certi che il progetto sopra accennato sarà solo un assaggino di quello reale. Senza considerare l’esempio di unità che i soci dell’Unione offrono quotidianamente per farci capire in quali condizioni governerebbero il paese. Boselli chiama Pannella, ma il sindaco di Ceppaloni manda a dire che se entrano i radicali uscirà l’Udeur. Bobo Craxi vuole traslocare la sua porzione di reduci socialisti nel fronte prodian-fassiniano, ma Di Pietro non ne vuole sapere: o Gianni De Michelis o l’Italia dei Valori. Vannino Chiti, pezzo grosso dei Ds, accenna a rilanciare l’idea del listone ulivista quale antidoto alla riforma proporzionale che spiazzerebbe completamente il professore bolognese, ma Mastella non è d’accordo e minaccia di andarsene per i fatti suoi. E poi il referendum sulla fecondazione assistita che ha avuto l’esito che sappiamo, rivelando l’influenza ancora esercitata dalla Chiesa cattolica nelle coscienze degli italiani allorché sono in gioco valori etici e morali.

Il segretario Ds Fassino ha fatto outing sul suo essere credente e cattolico lasciando allibiti tutti i suoi compagni comunisti torinesi che lo conoscono da sempre perché di quella conversione nessuno si era mai accorto. Neppure le due mogli, sposate rigorosamente in municipio, che hanno ricordato come la domenica il compagno Piero non andava a messa ma a fare comizi o riunioni nelle sezioni del Pci. A fare chiarezza è intervenuta Mercedes Bresso, governatora diessina del Piemonte, la quale, in polemica con la curia torinese che era intervenuta sulla questione della pillola abortiva la cui sperimentazione in un ospedale di Torino è stata bloccata dal ministero della salute, ha dichiarato, intervistata dalla Stampa: “Se mai decidessi di convertirmi, ma lo escludo, non abbraccerei certo la religione cattolica. Diventerei valdese.

Loro hanno il senso della differenza tra fede e morale religiosa e il ruolo dello Stato”. Il compagno Bernagozzi, convinto fino a ieri che i valdesi fossero i produttori delle pastiglie valda, è andato subito in sezione a chiedere lumi. “Almeno prima eravamo tutti atei. Adesso dovremo fare le primarie anche sulle religioni accettate nell’Unione!” ha sbottato dopo aver letto la notizia della Bresso. Andiamo avanti. Cinque migranti marocchini sono stati uccisi dai militari mentre a centinaia cercavano di entrare clandestinamente nella enclave spagnola di Ceuta. Per Liberazione quei poveracci sono morti “nella calca” e per l’Unità la decisione di mandare l’esercito e di sparare non è stata presa da Zapatero ma da “Madrid”. Ma è solo un omeopatico assaggio dell’informazione che ci propineranno se dovessero vincere le elezioni.

nuvolarossa
11-10-05, 14:38
Via dalla diretta anche i pochi che hanno diritto di protestare. Solo uno spot per il Professore

di GIULIA CERASOLI

CENSURATI. Tagliati. Cancellati. Tutti meno lui, il Professore. Che per il suo one man show in diretta Tv ha potuto contare su uno speciale «Primo piano» del Tg3 più ossequioso e monotematico di Emilio Fede quando si mette in testa di mandare gli interventi del premier in versione integrale. La telecronaca di RaiTre sulla manifestazione dell’Unione in Piazza del Popolo si è infatti risolta esclusivamente nella messa in onda del comizio di Prodi, con qualche panoramica della piazza. Insomma, RaiTre peggio di Rete4. Solo uno spottone per il Professore e nessuno spazio per gli altri partecipanti. E non solo per quei leader del centrosinistra, presenti in massa (annoiati e con i musi lunghi, come semplici figuranti alla recita di un altro) accanto a Prodi e costretti al silenzio «per contratto». Ma anche chi ha preso la parola prima del Professore, come l’attrice Mariangela Melato, che ha voluto lanciare il suo allarme sui tagli allo spettacolo e, soprattutto, il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, presidente dell’Anci, che ha parlato a lungo dal palco su Finanziaria e Comuni, è stato cancellato. Oscurato e ignorato. Per dare risalto solo al Professore, affinché soprattutto in Tv (quella stessa Tv che i prodiani accusano di imparzialità politica) risultasse il protagonista assoluto dell’evento. Senza comprimari che potessero in qualche modo distogliere l’attenzione dal lungo monologo del candidato premier. Quando la diretta di RaiTre, condotta da Giuliano Giubilei, parte c’è proprio il sindaco di Firenze a parlare dal palco di Piazza del Popolo. La piazza lo ascolta, ma dalla Tv non arriva nemmeno una parola di quanto dice. Giubilei infatti lo ignora e la cronista dalla piazza, Bianca Berlinguer, liquida velocemente la presenza del sindaco fiorentino e passa subito a descrivere la folla e l’attesa per Prodi. Dallo studio Giubilei presenta velocemente gli ospiti giornalisti: uno di «destra», il nostro direttore Franco Bechis, e uno di «sinistra» il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini. Poi la linea va ai servizi dalla stazione Termini e alla fermata dei pullman che portano da tutta Italia molti pensionati e militanti in gita a Roma, con discorso prodiano e visita ai Fori Imperiali, tutto incluso. Quindi è la volta di Roberto Toppetta, altro collega del Tg3 in diretta dalla piazza, che continua a ignorare il discorso di Domenici (che intanto si sgola in sottofondo) e si chiede invece se Prodi risponderà o no al leader di Confindustria Montezemolo e alla sua ultima uscita sulla legge elettorale. Stacco. Si torna in studio e dopo un rapidissimo commentino sulla piazza assolata e colorata da parte dei due opinionisti di rango, si torna a parlare di Prodi e di quelle «100 mila persone» accorse, secondo RaiTre, solo per ascoltarlo e non per partecipare ad una manifestazione di protesta dell’Unione contro la Finanziaria. A questo punto la Berlinguer si rimette la giacchetta e sottolinea che «è la prima volta che il Professore parla da leader dell’Unione pubblicamente». Ma si dimentica di aggiungere che per far questo ha dovuto zittire tutti gli altri, a cominciare dal suo avversario principale, Bertinotti, fino al sindaco di Firenze. Scatta il monologo. A parte qualche ripresa della piazza, con tanto di palloncini e cartelli anti-Berlusconi ben messi in primo piano, Prodi si vede e si sente per tre quarti d’ora. La telecamera di RaiTre ogni tanto cade sull’espressione interrogativa di Rutelli e sugli sbadigli di Fassino, ma poi si allontana subito quando il leader della Quercia guarda sconsolato l’orologio. E non si sofferma per niente su Bertinotti che per ingannare il tempo si accende un sigaro. «Che bello spot, mi pare che di Finanziaria e legge elettorale però si sia parlato ben poco», non può fare a meno di commentare Bechis alla fine della estenuante performance prodiana che ha quasi atterrato lo stesso Giubilei (il quale a differenza di Fede però manca di autoironia). E anche chi dovrebbe difendere Prodi non ci riesce: «Certo, a parte le sfumature ideologiche e demagogiche di Prodi, l’aspetto spottistico ci sta tutto», sottolinea Giannini e aggiunge: «Di fatto Prodi apre la campagna elettorale, ma porta pochi elementi per spiegare in che modo governerà il Paese...».

brunik
02-11-05, 13:40
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nuvolarossa
02-11-05, 13:58
Ma l’Adriano fa male o bene al Cav?

di Paolo Pillitteri

Intanto, perché un sì grande parlare di Adriano Celentano? Perché questo diluvio di interventi politici l’un contro l’altro armato? E che dire dei numerosi saggi sociologici? E delle interminabili serate da Vespa, parallele a “Rockpolitik” manco si trattasse di uno tsunami, di un crollo in Borsa degno del ’29, della elezione di un Papa? Già, perché il Celentano fa tanto parlare di sé da giovedì a giovedì, e per fortuna, direbbe una nostra amica, che sono solo quattro puntate… Limitiamoci a considerazioni sostanzialmente politiche perché questo è, appunto, un quotidiano squisitamente politico, rinviando le considerazioni per dir così estetiche che, pure, hanno un peso specifico poiché, se la trasmissione di Celentano ha un’audience stratosferica (oltre i 12 milioni di telespettatori), significa che possiede un suo stile, un mood, una qualità visiva e spettacolare, una sua indubbia classicità, diversa da altri programmi, dai soliti reality, dalla non poca Tv trash di Rai e Mediaset.

Il gran parlare deriva, innanzitutto, dal ruolo centrale che occupa la Tv da noi e a partire dai ’90, da quando cioè la Politica e i partiti sono stati messi da parte. Attenzione: non si dia la colpa al Cavaliere di avere imposto la politica spettacolo per interessi politici e personali, il famoso conflitto d’interessi. Il fatto è che, prima e dopo la discesa in campo di Berlusconi, la politica via Tv, la politica spettacolo, gli show e le piazze elettroniche di Santoro, di Funari, Lerner, Deaglio, Telekabul e poi di Costanzo e Vespa e così via, era stata imposta alla “ggente” spacciandola per “cosa sua” e non più degli aborriti partiti. In fondo, anche Celentano con il suo “Svalutation” del 1992 fece irruzione dentro questa neotelevisione a sfondo politico e, come si sarebbe detto una volta, con venature fortemente qualunquistiche. Era e in parte ancora è, come in questo “Rockpolitik”, la televisione apparentemente al servizio dello spettatore ma, in realtà, appaltata e gestita dal carisma del protagonista divenuto lui stesso il mediatore, il plasmatore, il suggeritore, l’interprete e al tempo stesso il risolutore dei problemi.

Il fatto che Celentano sia anche il nostro più grande cantante - secondo Paolo Conte è l’unico che potrebbe cantare qualsiasi cosa, come l’elenco telefonico - per di più assai parco nel mostrarsi in video, spiega il suo successo popolare. Successo accentuato dalle venature satiriche, parodistiche, critiche, politicizzanti, insomma antiberlusconiane, di questo “Rockpolitik” che con la puntata con Roberto Benigni ha fatto il pieno d’ascolti. Intanto perché Benigni, oltre che al cinema, è una star e ha un suo pubblico, sia a sinistra che a destra, poi perché i due, scrivendo satiricamente a Silviuccio, si sono ispirati ad un classico di tutti i tempi, la coppia Totò e Peppino nella mitica lettera alla sciantosa, e ancora, perché il celentanismo è la malattia infantile della politica che non c’è. Infine, c’è che il gran parlare, le paginate sui media di ogni colore, i dibattiti in Tv ecc. si autoalimentano per le trappole che scattano ad ogni presa di posizione pro e contro, a cominciare da quelle che lo attaccano per leso berlusconismo o lo difendono per l’opposto, creando l’eterna contrapposizione fra Guelfi e Ghibellini.

Si discuterà a lungo se “Rockpolitik” porti via o aggiunga consensi a chi governa e se il Cavaliere ne esca bene o male. Certo, le simpatie della trasmissione, non foss’altro che per la presenza fra gli autori di Carlo Freccero, “epurato” come Santoro, Luttazzi ecc., sono inequivocabilmente a senso unico. Ma, da che mondo è mondo, nessuna Tv ha fatto vincere o perdere un leader, uno schieramento, un governo. La riprova sta proprio nella parabola berlusconiana. Di ieri, di oggi. E di domani. Scommettiamo?

brunik
02-11-05, 14:03
http://img469.imageshack.us/img469/7171/a3dz.gif

FA MOLTO MALE AL CAV., AMICI, PARE ABBIA SPOSTATO UN ALTRO 2%.

BLOCCATELO FINCHE' SIETE IN TEMPO

brunik
02-11-05, 14:04
La riprova sta proprio nella parabola berlusconiana. Di ieri, di oggi. E di domani. Scommettiamo?

Accetto la scommessa, Pilli.

http://brunik.altervista.org/elezioni/2005prop.gif

nuvolarossa
02-11-05, 14:13
Prove generali per la guerra civile elettorale

di Odoardo Reggiani

Avete visto cosa è successo a Roma contro la riforma Moratti e a Bologna contro Cofferati che vorrebbe ristabilire un minimo di legalità nel capoluogo emiliano? Era prevedibile, ma il bello, anzi, il brutto, si vedrà man mano che entreremo nell’occhio del ciclone di una campagna elettorale che sarà, siatene certi, al calor bianco. A dire la verità qualche anticipo di bruttura lorsignori ce l’hanno già propinato. Ad esempio la faccia di Michele Santoro. Più che una faccia, quella che ci è toccato di vedere nella comparsata televisiva da Celentano è stato un ghigno livoroso e sprezzante che in sinergia con il coup de théatre delle dimissioni da deputato europeo ha irritato financo i suoi fans dell’Unità. Figuriamoci chi, come noi, pur ritenendo un errore il famoso “editto di Sofia” che ne ha fatto gratuitamente un martire, non ha certo sentito la sua mancanza durante l’“esilio”.

Anche perché la panchina dei compagni in Rai è fornitissima e talvolta i rincalzi hanno superato e continuano a superare in faziosità il titolare. Siamo solo all’inizio. Gli ingredienti di qualcosa di simile ad una guerra civile ci sono tutti, a cominciare dalla gestazione: insulti, criminalizzazione sistematica dell’avversario, travisamento truffaldino dei fatti, violenze e disordini di piazza. I toni del confronto fra Chirac e Jospin, fra Bush e Kerry, fra Schroeder e la Merkel o fra Blair e Howard non hanno neppure sfiorato la scellerataggine e la malafede raggiunte dalla propaganda delle sinistre contro Berlusconi. Quando si arroventa il clima politico con proclami melodrammatici (Prodi al Corriere: Se non vinco io l’Italia è finita) e mobilitazioni in difesa della libertà, della democrazia e della Costituzione calpestate da un governo reazionario, finisce sempre che qualche esaltato o gruppo di esaltati ci creda davvero e passi alle vie di fatto: il lancio di un cavalletto, la spedizione di un plico esplosivo, una bombetta artigianale casualmente deposta da qualche parte, un agguato per strada e simili bagattelle rivoluzionarie.

La storia recente ci è testimone. Esageriamo? Magari! Ma torniamo a Celentano. Dite voi come si fa ad occupare per tre ore uno spazio televisivo nella più importante rete pubblica nazionale e dire quello che si vuole, sparando poi a zero contro il bieco dittatore che controllerebbe quello stesso mezzo impedendo la libera circolazione delle idee, senza essere minimamente sfiorati dal dubbio di sostenere una colossale baggianata. E senza il minimo senso di vergogna per il trattamento riservato all’intelligenza degli italiani. Che una intera rete della Rai sia da sempre occupata dalla sinistra; che i presidenti del CdA e della commissione di controllo siano entrambi uomini della sinistra; che la grande maggioranza dei giornalisti Rai siano di sinistra, dimostrandolo palesemente anche con la partecipazione alle manifestazioni antigovernative di piazza; che la sinistra usi tranquillamente trasmissioni di approfondimento e di varietà come clave antiberlusconiane; che quasi tutta la stampa nazionale fiancheggi la sinistra; che le reti di Mediaset, ad eccezione del Tg4 di Emilio Fede, non facciano sconti al loro proprietario, a lorsignori non basta e sproloquiano di dittatura incombente, di liste di proscrizione e simili idiozie.

Se poi Berlusconi accenna appena a questa sacrosanta verità, ecco partire gli attacchi concentrici dell’intellighenzia rossa contro le strumentalizzazioni volte a reprimere la libertà di satira, di espressione e via farneticando. Dite voi con quale faccia D’Alema, intervenendo sul caso Celentano, ha potuto sostenere che “la satira deve essere libera” dimenticando che quando era alla guida del governo querelò Forattini per una semplice vignetta chiedendogli tre miliardi di danni. Se costoro al posto della faccia e della coscienza non avessero un altro organo che preferiamo non nominare ci sarebbe veramente da preoccuparsi per il futuro del nostro paese. Intanto a Siena gli studenti “bella ciao” dopo aver tentato qualche tempo fa di impedire al presidente dei vescovi, cardinale Ruini, di parlare ad un convegno su Giovanni Paolo II ci hanno riprovato l’altro giorno con il Presidente del Senato recatosi nella città del palio per intervenire alla presentazione di un libro del cardinale Ratzinger.

Prima hanno occupato l’università impedendo che la manifestazione avvenisse nell’aula magna, poi hanno aggredito Marcello Pera nella sede successivamente allestita con bordate di fischi e slogan obbligandolo ad ascoltare un loro farneticante proclama contro la riforma universitaria del ministro Moratti. La libertà di espressione come l’intendono i compagni è quella. È la “Marx condicio”. Che però gli italiani non accetteranno mai. Infatti quel 35-40% di elettori assenteisti per nausea, si sveglieranno, andranno a votare e non voteranno certo per Prodi e compagni. Dobbiamo perciò dar ragione al Presidente emerito Cossiga e gridare: grazie Celentano, grazie Santoro, grazie giullari della sinistra, grazie Rai. Senza di voi il centrodestra non riuscirebbe mai a vincere.

nuvolarossa
21-11-05, 14:36
La battaglia perduta sulla comunicazione

di Arturo Diaconale

Abocce ormai ferme è più facile tirare conclusioni non contingenti. La verità sulla legge ex Cirielli è semplice ed amara al tempo stesso. Non l’hanno spuntata Carlo Azeglio Ciampi o l’Udc nel far trionfare l’emendamento anti-Previti. Più semplicemente, ma anche più drammaticamente, la verità è che a vincere è stata la “fabbrica del consenso” della sinistra, quella che dall’indomani della vittoria del centro destra nel 2001 ha portato avanti la campagna secondo cui qualsiasi legge sui temi di giustizia fosse stata approvata dalla maggioranza, sarebbe stata una legge ad-personam. Ad uso e consumo di Silvio Berlusconi e qualche suo amico.

Questa campagna non nasceva dal caso. Era la risposta alla tesi portata avanti con insistenza dal centro destra durante gli anni dei governi dell’Ulivo secondo cui la rivoluzione giudiziaria che aveva liquidato la Prima Repubblica e la successiva persecuzione giudiziaria nei confronti del Cavaliere e dei partiti dell’area moderata, erano stati il frutto di un vero e proprio colpo di stato ad opera di magistrati e giornalisti ideologizzati. Come contrastare la tesi del golpe mediatico-giudiziario a vantaggio della sinistra, se non con la tesi che il centro destra non era interessato a migliorare la giustizia italiana ma solo a piegarla agli interessi personali del Presidente del Consiglio e dei suoi collaboratori?

La “fabbrica del consenso” si è messa in moto all’indomani della vittoria elettorale della Casa delle Libertà. E, giorno dopo giorno, ha incominciato a macinare una comunicazione diretta, a cancellare la tesi del colpo di stato, che pure si era radicata profondamente nella coscienza dei cittadini, ed a sostituirla con la tesi delle leggi ad-personam. Il risultato è che, a distanza di quattro anni e mezzo, i pochi che ancora denunciano i ripetuti golpe giudiziari degli anni ’90, vengono ignorati. O, peggio, sbeffeggiati. Ed il pensiero unico dominante è che se si vara una legge per consentire a tutti i cittadini di essere giudicati entro uno spazio di tempo civile, il provvedimento non è diretto ad eliminare una delle infinite storture del nostro sistema giudiziario ma solo a favorire il Premier, Cesare Previti e qualche altro esponente del centro destra.

Non a caso, all’indomani della correzione della legge ex Cirielli con l’emendamento Udc che esclude qualsiasi possibilità di beneficio per l’ex Ministro della Difesa, il segretario dei Ds Piero Fassino è tornato a tuonare contro la legge ad personam. Ne deriva che per la CdL, tutta intera, quella che risulta persa non è la battaglia sulla giustizia ma quella sulla comunicazione. Gli intossicatori della fabbrica del consenso hanno avuto ancora una volta la meglio. Non per capacità ma, bisogna riconoscerlo, per colpevole evanescenza degli avversari!

nuvolarossa
30-11-05, 14:24
Le marce indietro del presidente della Camera e i giornali di sinistra che fabbricano illusioni

di Ferruccio Formentini

E’ proprio vero di questi tempi non si sa più a cosa credere. Dice Casini: “Gli italiani sono stanchi di illusionismi e illusionisti”. E i quotidiani immediatamente si esibiscono nella danza delle ombre cinesi. Corriere della Sera: “Casini lancia la sfida a Berlusconi”. La Repubblica: “Casini: basta illusionisti. Polemica a distanza tra il presidente della Camera e Berlusconi”. La Stampa: “Casini lancia la sfida a Berlusconi”. Il Messaggero: “Casini al premier: basta illusionismi”. L’Unità: “Italiani stanchi dell’illusionista. Adesso lo dice anche Casini”. Casini precisa: “Non mi è mai passato neppure dall’anticamera del cervello di attaccare Berlusconi”. E l’Unità acida replica: “Berlusconi – Casini la farsa degli illusionisti.” Sarà un’impressione ma a nostro avviso più che la farsa degli illusionisti è la farsa dell’informazione.

nuvolarossa
08-03-06, 21:16
"Corriere" schierato
Il sostegno di Mieli a coloro che bruciano la bandiera d'Israele

Siamo rimasti sorpresi non tanto del fatto che il "Corriere della Sera" abbia dichiarato, attraverso il suo direttore Paolo Mieli, una preferenza politica per il centrosinistra, quanto dell'ampio anticipo rispetto alla data del voto. I grandi quotidiani americani, che hanno questa usanza, in genere si schierano a fine campagna elettorale, non all'inizio della stessa. Tanto che non si può escludere che da qui ad un mese il giudizio di Mieli possa arricchirsi di ulteriori valutazioni, che ovviamente leggeremo con la stessa attenzione. Nel merito, oggi Mieli giudica deludente il quinquennio berlusconiano: "il governo ha dato l'impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle proprie controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del presidente del consiglio che non a quelle del Paese". Osserviamo che "dare l'impressione", non significa "aver fatto davvero". Sarebbe molto grave aver preposto gli interessi della coalizione e quelli del premier a quelli del Paese, ma averne solo dato l'impressione, è una considerazione che non ci dice nulla sul merito della questione a cui ci si riferisce. Forse Mieli, persona garbata, non vuole lanciare un'accusa diretta a questa maggioranza ma, vista la gravità di tale accusa, essa andrebbe formulata pienamente o pienamente ritirata. Resta ferma invece la delusione di Mieli, ed egli avrà le sue ragioni forti, ma ha anche la decenza di riconoscere che le "colpe" che hanno scatenato la sua delusione, non sono tutte "imputabili all'esecutivo". Il che significa concedere almeno il beneficio delle attenuanti generiche.

http://img305.imageshack.us/img305/1580/mielipaolo8gs.jpg

Mieli ha invece ragione quando sostiene che l'alternanza fa bene ad un paese, e quindi nel ritenere più che auspicabile che essa si verifichi. Solo che per soddisfare davvero questo argomento, occorrerebbe che la maggioranza alternativa sapesse per lo meno garantire la stabilità che è stata data al paese nel corso di questa legislatura. Su questo Mieli non si esprime, eppure abbiamo ragione di credere che egli comprenda come questa sia una questione rilevante, così come i dubbi sulla supposta stabilità del centrosinistra, siano pertinenti.

Allora veniamo a questo futuro governo di centrosinistra. Mieli si dice convinto che "Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento". Quale modo, caro Mieli? Noi per la verità non vediamo proprio nessun modo, se non quello di andare dalla Cgil e dire che hanno ragione e poi scrivere a stretto giro di spazio temporale, e sullo stesso "Corriere della Sera", che invece ha ragione la Confindustria, omettendo il dettaglio, irrilevante, che Confindustria e Cgil fra loro d'accordo non sono.

Non abbiamo obiezioni sul giudizio lusinghiero che Mieli dà su Rutelli. Ma, con tutto il rispetto per quello dato su Fassino, colpisce che proprio il direttore del "Corriere della Sera" non si senta in dovere per lo meno di chiedere al leader dei Ds una qualche assicurazione futura sul rapporto fra politica ed affari. Sarebbe sgradevole vedere una nuova campagna del "Corriere" contro le opa degli amici dei Ds, ritenute irregolari, proprio mentre i Ds sono al governo.

Quanto a Pannella e alla Rosa nel pugno, è vero che rappresentano una novità rilevante della campagna elettorale. Semmai dubitiamo del loro "laicismo temperato", visti i toni assunti verso la chiesa in queste settimane, ma soprattutto ci sembra che la campagna contro il "cattocomunismo", rispolverata per l'occasione da Ugo Intini, sollevi per lo meno un qualche problema di ordine politico all'Ulivo di Prodi, Rutelli e Fassino.

Dulcis in fundo, Bertinotti, che ha fatto quello che i Ds non hanno fatto - la battaglia contro le scalate bancarie - ed ha portato i suoi "alle sponde della non violenza". Mieli, ci perdoni, ma dimentica Caruso, che sta ancora in alto mare. Per inciso Mieli dimentica anche Diliberto e Pecoraro Scanio, Di Pietro e quant'altro. E' una dimenticanza casuale questa, oppure il suggerimento di limitare il profilo politico del centrosinistra alle sole forze citate dall'articolo, pena un distacco del "Corriere della Sera" da tale compagine? Un dubbio che potremo risolvere solo nelle prossime settimane. La sorpresa è poi che Mieli auspica che vincano coloro fra i quali vi sono quelli che bruciano le bandiere di Israele.

Roma, 8 marzo 2006

nuvolarossa
10-03-06, 11:21
http://img117.imageshack.us/img117/2246/senzanome0eh.png

nuvolarossa
10-03-06, 13:33
http://www.opinione.it/vignette/2006_52_B.jpg

nuvolarossa
10-03-06, 14:17
Lunedi 20 marzo e il 3 aprile Berlusconi-Prodi, oggi a Matrix il premier si allena con Diliberto
Il confronto dei portavoce Bonaiuti e Sircana. I dettagli concordati in Rai con il dg Meocci

di Sergio Menicucci

Il primo faccia a faccia televisivo tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi si farà lunedì 20 marzo alle ore 21 sulla Reteuno per la durata di un’ora e quindici minuti. Mancano ancora l’arbitro (conduttore Rai. Vespa è in pole position per il primo e Angela Buttiglione per il secondo) e i nomi dei due giornalisti che faranno le domande ai due leader (sorteggiati in una rosa di sei giornalisti indicati dai due schieramenti). Il secondo confronto, sempre su Raiuno, si terrà il 3 aprile. In questo arco di tempo si dovranno anche tenere gli altri tre confronti televisivi tra i leader della Casa delle libertà (Fini, Casini e Calderoli o Castelli) e quelli dell’Unione (Fassino, Rutelli e Bertinotti). Spetterà ai due portavoce Paolo Bonaiuti e Silvio Sircana, d’intesa con il direttore generale della Rai Meocci, mettere a punto i dettagli tecnici del duello televisivo che resta sotto la vigilanza della Commissione parlamentare presieduta da Paolo Gentiloni della Margherita mentre fino al venerdì precedente le elezioni del 9 aprile andranno avanti le tribune elettorali a cura della Testata per i servizi parlamentari diretta da Anna La Rosa. Romano Prodi a quel punto non ha avuto più alcun pretesto per sfuggire al confronto. Le tante obiezioni avanzate erano tutte dirette ad ottenere qualche vantaggio ed anche a ritardare il confronto che oltre ai temi del programma investirà la personalità dei due leader e la loro simpatia presso i telespettatori. La carica del Cavaliere contro il Professore si è fatta in queste ultime settimane sempre più incalzante. E le primitive certezze del centrosinistra si sono sfaldate.

L’ultimo sondaggio della società PSB indica la Casa delle libertà in vantaggio sull’Unione: i consensi sono del 48,8 per cento contro il 48,3. A dimostrazione di una netta ripresa e di un’inversione di tendenza. La vittoria del centrosinistra non è data più tanto per certa. Da qui deriva la chiamata alle armi del popolo di sinistra da parte dello scrittore Umberto Eco e questa incertezza è alla base anche della scelta del direttore Paolo Mieli che ha portato il “Corriere della sera” a scegliere per la prima volta una parte in causa e cioè il centrosinistra. A questo punto della campagna elettorale ci si domanda se i dibattiti televisivi possono spostare voti e in che quantità. I confronti possono comunque contribuire a fare chiarezza su alcuni dati di fondo. Il centrosinistra parla di “degrado” del Paese. Ma viene smentito dai dati della Banca centrale europea che ha pubblicato i risultati delle ultime indagini secondo le quali “grazie al miglioramento dell’attività economica i dati fanno ben sperare in un rafforzamento della crescita nel breve periodo. Sarà in Europa tra il + 1,7 e 2,5 % nel 2006 e tra il + 1,5 e il 2,5 % nel 2007 mentre l’inflazione resterà stazionaria intorno al due per cento”. Italia, Grecia, Germania e Portogallo dovranno comunque continuare i processi di risanamento. Riportare il dibattito alla realtà e non alla propaganda, aiutare i cittadini, soprattutto quelli ancora incerti o astensionisti per vocazione, a scegliere. Intanto il primo vero “assaggio” è oggi a “Matrix” su Canale 5 quando Enrico Mentana avrà come ospiti il premier Berlusconi e il leader del partito comunista Oliviero Diliberto.

McFly
12-03-06, 22:21
http://pasquale1.wordpress.com/2006/03/12/berlusconi-lucia-annunziata/

la_pergola2000
13-03-06, 01:39
ma dovresti dibattere qualche volta.

nuvolarossa
13-03-06, 19:43
ELEZIONI/ VOCE REPUBBLICANA: CASO ANNUNZIATA, DISMETTERE RAI
"Ma regime mediatico in Italia non c'è"

Roma, 13 mar. (Apcom) - "La libertà di informazione è salva, forse è perfino aumentata. Soprattutto se ci si ricorda delle interviste alla Rai che i presidenti del consiglio del passato. L'Annunziata ha la schiena dritta, ergo il regime mediatico in Italia non c'è stato". Così il quotidiano del Pri, La Voce Repubblicana, commenta lo scontro tra il premier e la conduttrice della trasmissione su Rai3.

"Il Corriere della Sera sostiene l'opposizione, la Rai ha Celentano e l'Annunziata, oltre a Cornacchione - si legge ancora nell'articolo -. E se pensiamo a Mediaset, dobbiamo annotare che quando Diliberto fa capolino dal Matrix di Mentana, riceve una ovazione della platea nemmeno fosse Stalin che si affaccia sulla Piazza Rossa. A conti fatti il controllo mediatico del premier si limita al Giornale e al tg4 di Emilio Fede. Anche Umberto Eco, può sopravvivere". "Quanto al caso Annunziata - prosegue il giornale del Pri -, ci ricordiamo un atteggiamento compiacente e ossequioso della conduttrice tenuto verso personaggi come Tony Negri, liberi di esprimersi come meglio ritenevano sui problemi dell'universo mondo. Anche se la Rai dovrebbe essere un'azienda di Stato, è evidente che quella mezz'ora è di proprietà esclusiva della signora Annunziata. E visto che non ci sono regole, se non quelle fissate dalla padrona di casa, gli ospiti se non gradiscono fanno benissimo ad andarsene".

"Non ci deve essere una Rai sottomessa - conclude La Voce Repubblicana -, ma non ci deve essere nemmeno un'azienda pregiudizialmente ostile nei confronti del governo, e visto che non vi sono le garanzie né per una cosa né per l'altra, è ora di puntare diritti alla dismissione dell'Azienda di Stato".

nuvolarossa
13-03-06, 20:39
Elezioni/tv: Nucara, un giornalista non si fa abbandonare

Ammette di non aver ancora avuto modo di vedere l'intervista di Lucia Annunziata a Silvio Berlusconi di ieri finita in polemica, ma Francesco Nucara, segretario nazionale del Partito repubblicano e vice ministro all'Ambiente, di una cosa pare certo.

"Un giornalista- osserva- non si fa abbandonare dal proprio intervistato". In situazioni come quella andata in onda ieri sulle reti Rai, aggiunge il parlamentare, oggi a Bologna per presentare la lista dei candidati del Pri al Senato in Emilia-Romagna, "c'e' qualcosa che non funziona nell'intervistato e nell'intervistatore". Un politico deve saper fronteggiare l'insistenza dei cronisti, ma, sottolinea il leader repubblicano in solidarieta' con il premier, "Non gli si puo' impedire di dire qualcosa di interessante per il pubblico".

Bologna, 13 marzo 2006 (DIRE)

nuvolarossa
14-03-06, 13:50
DUELLO TV: RAI, OK A DIRETTA SU ALTRE TELEVISIONI

Sale la febbre per il primo 'faccia a faccia' Berlusconi-Prodi di questa sera su Raiuno e cobntestualmente l'interesse delle tv nazionali e straniere che chiedono di poter trasmettere in diretta il confronto tv. Proprio per questo da Viale Mazzini, informa una nota Rai, e' stato dato il via libera. "A fronte delle numerose richieste rivolte alla RAI per la ritrasmissione delle conferenze-dibattito stabilite dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza - si legge -, si ricorda che in base alle disposizioni in materia la RAI e' tenuta a consentirne la trasmissione, anche in contemporanea, alle emittenti private che lo richiedono purche' si impegnino a trasmettere integralmente il ciclo delle conferenze-dibattito previste". Fino ad ora hanno fatto richiesta ed ottenuto l'autotrazione la Cnn, la Tve (emittente spagnola), la Tsi (tv svizzera italiana), la Public Senat (canale parlamentare francese) e, per l'Italia Sky-tg24 e La7. (AGI)

nuvolarossa
14-03-06, 19:48
http://img517.imageshack.us/img517/3752/326145tx.jpg

nuvolarossa
16-03-06, 09:48
INFORMAZIONE & TV Dopo la reprimenda del presidente Petruccioli, anche il Cda di Viale Mazzini mette sotto accusa la giornalista per lo scontro con il premier
La Rai contesta l'Annunziata: violata la par condicio
Il direttore generale Meocci: prenderò tutti i provvedimenti previsti dalla legge. Concordi tutti i consiglieri di amministrazione

ROMA - Dopo il presidente della Rai, Petruccioli, anche il Cda di Viale Mazzini boccia Lucia Annunziata, protagonista con Berlusconi di una trasmissione elettorale durante la quale il premier ha interrotto l'intervista lasciando lo studio.

Durante la riunione del Cda, il direttore generale Alfredo Meocci ha avuto parole pesanti contro la giornalista: «Considerato l'andamento della puntata del 12 marzo 2006 della trasmissione "In mezz'ora" condotta da Lucia Annunziata - ha attaccato il direttore generale - si ravvisa che, per una concomitanza di fattori, non c'è stato l'adeguato rispetto della prescrizione secondo cui dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino a chiusura delle operazioni di voto, nel corso di qualunque trasmissione, è vietato a registi e conduttori manifestare anche in forma indiretta proprie preferenze politiche». Chiaro riferimento alla vicinanza al centrosinistra dichiara dall'Annunziata.

Pe Meocci è manca anche «l'adeguato rispetto» della «prescrizione secondo le quali, in periodo elettorale, i direttori responsabili dei programmi di approfondimento, i loro conduttori e registi curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire specifici orientamenti politici ai conduttori o alle testate». Quindi la conclusione che non fa presagire nulla di buono per giornalista, ex presidente della Rai: «Comunico che prenderò tutti i provvedimenti previsti dalla normativa in vigore a tutela della "par condicio", per garantire che nelle ulteriori puntate, di questa come di ogni altra trasmissione e nei notiziari televisivi e radiofonici, venga rispettata nel modo più rigoroso la legge del 2000 ed i relativi regolamenti, e si proceda, ove necessario, al ristabilimento dell'equilibrio, anche a tutela dell'Azienda e del suo Cda». Infine, Meocci hanno incassato «la presa d'atto positiva di questo impegno» dell'intero organismo.

Il caso Annunziata-Berlusconi è arrivato anche sul tavolo della Commissione Servizi e Prodotti dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che si occuperà della vicenda domani. All'ordine del giorno della riunione, infatti, c'è la valutazione delle eventuali violazioni della par condicio nella puntata della trasmissione. La Commissione prenderà in esame anche i dati del monitoraggio sulla par condicio relativi in particolare al Tg2 e al Tg4 tra l'11 febbraio e il 13 marzo, nonché alla puntata di "Omnibus" trasmessa su La7 il 13 marzo e, più in generale, chiarimenti interpretativi sulla disciplina della parità di accesso nelle trasmissioni di approfondimento informativo. Tema centrale della puntata di "Omnibus", condotta da Rula Jebreal, è stato il discusso editoriale di Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, a favore del centrosinistra.

kid
16-03-06, 16:57
Si parlera' delle politiche del mezzogiorno, domani a ''Radio anch'io'' alle 9.06 su Rai Radiouno. Al dibattito,condotto da Stefano Mensurati,interverranno l'on. Giorgio La Malfa, ministro per le Politiche Comunitarie.

nuvolarossa
17-03-06, 09:54
http://img104.imageshack.us/img104/5677/sovietallavaccinara6za.png

la_pergola2000
17-03-06, 14:12
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Ultime notizie oggi all'assemblea degli industriali veneti ci sarà Romano Prodi domani i giornali daranno ampia notizia dell'intervento del leader del cs, si fa per dire,
Sabato ci sarà Berlusconi, domenica i giornali non potranno dare notitizie perchè non ci saranno, solo il Giornale e Libero probabilmente.
Serventi Longhi il miglior segretario del sindacato giornalisti ha colto il tempo dello sciopero per il rinnovo del contratto.

nuvolarossa
17-03-06, 14:33
...

nuvolarossa
20-03-06, 19:45
http://www.opinione.it/vignette/2006_60_B.jpg

nuvolarossa
21-03-06, 14:26
Lo sciopero per oscurare Berlusconi diventa un boomerang. E il tormentone su Diego Della Valle è ormai stracult

di Ferruccio Formentini

Dopo la magistratura, i quotidiani con i direttori, molte antenne tv, comici e opinionisti, Cgil, Scalfaro, miliardari, anche il sindacato dei giornalisti si mobilita per imbavagliare il Cavaliere. Incontro con gli industriali? Pronti! Sciopero dei giornalisti della carta stampata. Ma che t’inventa quel diavolo di un Cavaliere che cento ne pensa e mille ne fa? Il colpo della strega! Prima manda sul palco Tremonti che prepara la sala, poi inatteso entra personalmente in scena e pur dolorante martella Prodi, opposizione, media e imprenditori cattocomunisti al caviale. Manda in visibilio i presenti e Della Valle neppure può replicare subissato dai fischi. Colmo dei colmi, l’indomani Corriere della Sera, Repubblica e Stampa non erano in edicola e hanno dovuto attendere 24 ore prima di dire peste e corna del premier. Tre piccioni con una fava.

nuvolarossa
03-04-06, 22:52
Sfida tv/Nucara: Berlusconi sia quello di Vicenza
Cosi' convince indecisi, Unione e' nel pallone

''Silvio Berlusconi, che vedo in piena forma, deve convincere il 29% degli elettori indecisi ad andare a votare perche' se lo fanno sceglieranno la Casa delle Liberta', non certo la sinistra''. Su questo per Francesco Nucara si gioca la sfida di questa sera in Tv.

''Berlusconi deve essere quello che e' sempre stato - ha spiegato il segretario dei Repubblicani, in una manifestazione elettorale a Cagliari- deve essere quello di Vicenza e dire quello che pensa. Deve far capire agli italiani a che cosa altrimenti vanno incontro. I cittadini - ha concluso Nucara - sono spaventati e l'Unione e' nel pallone, lo si evince dal nervosismo di Prodi, Fassino e Rutelli''.

Cagliari, 3 aprile 2006 (ANSA)

nuvolarossa
05-04-06, 18:46
http://www.ilcannocchiale.it/blogs/bloggerarchimg/nuvolarossa/VoceTestata.JPG

"Siamo arrivati ad una condizione insopportabile per la vita democratica. Il candidato premier dell’opposizione si rifiuta di andare nelle televisioni di mediaset e dunque di concerto il presidente del consiglio non vi può intervenire causa una legge priva di qualunque senso se non quella di essere illiberale. Il confronto elettorale lo decide il professor Prodi che si è giustamente definito una minaccia per la democrazia. Lui scherzava, noi parliamo sul serio. Considerando gli amici che possiede nelle televisioni di Berlusconi, il professor Prodi non dovrebbe avere tanti timori nel presentarcisi, come del resto hanno fatto e continuano a fare tutti gli esponenti del centrosinistra che si sono persino portate le tate, nel caso ne avessero avuto bisogno. Ma gli italiani anno il diritto di assistere ad ogni possibile confronto televisivo che si può offrire loro? O non hanno diritto di ascoltare chi ha delle cose loro da dire in campagna elettorale.
Se il professor Prodi non vuole andare in televisione saranno fatti suoi. Ma che non si possa ascoltare il presidente del Consiglio è qualcosa di inqualificabile. Ci si rende del livello a cui si è decaduti? Ed è forse responsabilità di mediaset e della sua proprietà che fanno una televisione aperta a tutti? Per la verità noi ci siamo sempre andati poco, o nulla, ma non importa. Purchè si possa avere uno spazio nel quale si confrontano democraticamente gli schieramenti. La sinistra che si definisce progressista e riformista ha contribuito a limitare gli spazi di dibattito politico nel paese e invece di invitare Prodi al confronto, lo sostiene nella sua scelta. Più comprensibile Prodi che ha una tradizione di controllo di Stato unico e monopolista della televisione di Stato. Ma speravamo che almeno la sinistra avesse accettato il principio di concorrenza.
Non è così. E hanno iniziato fin da ora, dall’opposizione a limitare la libertà di espressione.
Vogliamo sperare che coloro che nella maggioranza non hanno saputo valutare adeguatamente questo problema si rendano conto per lo meno oggi dei danni che ne potranno derivare. Finiremo con l’avere Prodi o chi per lui a monopolizzare l’unica televisione di stato in maniera castrista. D’altra parte all’opposizione ci sono anche i sostenitori del fulgido sistema cubano, un futuro esempio per tutti noi, altro che gli Stati Uniti d’America!

nuvolarossa
05-04-06, 21:44
Elezioni/Nucara: da Unione uso pretestuoso par condicio
Hanno paura che Berlusconi dica come stanno cose, vogliono regime

''E'' insopportabile l'uso pretestuoso della par condicio da parte del centrosinistra per imporre un bavaglio al premier, costretto a limitare le sue presenze televisive''. E' quanto afferma il segretario del Pri Francesco Nucara.

''E' evidente - rileva - che hanno paura di Berlusconi perche' dice agli italiani le cose come stanno veramente, ed e' altrettanto evidente che il centrosinistra vuole imporre un regime mediatico''.

Roma, 5 aprile 2006 (ANSA)

nuvolarossa
06-04-06, 18:28
http://img82.imageshack.us/img82/7395/magoni8dn.jpg

nuvolarossa
07-04-06, 10:15
http://img155.imageshack.us/img155/3058/privatizzare7hs.jpg

nuvolarossa
11-04-06, 12:10
Carlo Bassi commenta i risultati a Telelombardia

Stasera, MARTEDI 11 APRILE, alle ore 23.00 Carlo Bassi sarà ospite della
trasmissione "A Conti Fatti" in diretta su Telelombardia.
Al centro del dibattito, i risultati elettorali e le ricadute sul sistema
economico produttivo del Paese.

La Sezione Giovanni Spadolini, Milano

--
Partito Repubblicano Italiano
Sezione Giovanni Spadolini
Milano
tel: 02-314522 - info@pri-mi.it

nuvolarossa
26-04-06, 12:19
Telebertinotti


Fausto Bertinotti mangia pane e politica da tempo immemorabile, quindi a me, con la sua uscita sul dimagrimento di Mediaset, non la dà a bere. Chi conosce la storia politica del mercato televisivo (ed un giorno si dovrà raccontarla, tutta tutta e bene bene) sa che c'è una formula magica della onservazione e dell'immobilismo, sa che basta pronunciare quella formula perché nulla cambi, chiunque sia al governo, e la formula recita: non si tocca e non si privatizza la Rai.

http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/politica/dopo-elezioni-2006-1/dopo-elezioni-2006-1/stor_736159_30030.jpg

Bertinotti l'ha scandita sillabando, a beneficio dei sordi, pertanto, chi vuole intendere intenda.
La Rai è il totem della comunicazione televisiva, retta e governata dai politici, con una vocazione al servizio pubblico pari all'assenza di lottizzazione. Attorno al totem monopolista si costruì il duopolio. Il duopolio, a sua volta, dopo i fallimenti di Rusconi e Mondadori era l'unica alternativa al monopolio. Basterebbe non dico demolire, ma anche solo aggiornare e diversificare il totem perché il resto del mercato ne sarebbe influenzato, e migliorato. Invece no, come anche Bertinotti ripete, la dottrina della sinistra, accompagnata dalla dottrina della (fu) democrazia cristiana e dello stesso (fu) partito socialista, stabilisce che la Rai non si tocca, semmai s'ingrandisce. E, con questo, non cambia niente (salvo il defluire dell'audience, per libera scelta dei cittadini, verso l'unico digitale non privo di senso, vale a dire quello satellitare o via cavo).
Ma, allora, perché Bertinotti ha parlato, facendo la faccia dell'arme? Lo ha fatto perché ha vinto le elezioni, ha vinto la partita politica che lo porterà ad essere la terza carica dello Stato, ma gli resta ancora da spiegare agli altri compagni in cosa consista il valore di “progresso verso l'avvenire”, sia della vittoria che della poltrona. Gli tocca mostrarsi estremista, senza esserlo proprio per niente. Così, approfittando di un programma elettorale dove, in materia televisiva, non c'è scritto un piffero, ma in modo assai esteso, s'è buttato sull'osso e lo porta orgogliosamente in bocca. Avrà tempo per posarlo, ma solo dopo l'incasso. Potrà, però, togliersi, in futuro, uno sfizio: quando qualcuno metterà mano alla legge sull'emittenza (mettiamo Gentiloni), proponendo qualche riforma che sblocchi la situazione senza provocare cataclismi, il presidente della Camera potrà dire di non volersi immischiare, ma di giudicare troppo moderate e prudenti quelle proposte.
Così, come spesso in questo Paese, i riformisti saranno fregati dagli estremisti che primeggiano nell'arte della conservazione e dell'immobilismo. Già, perché Telebertinotti somiglia terribilmente alla Rai fanfaniana di Bernabei, né Castro e Mao sono mai state delle grandi scuole, in quanto a libertà e concorrenza nell'informazione.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/8570

nuvolarossa
28-04-06, 13:33
Adesso i giornali mostrano ottimismo per l’Italia. Arrivano i primi miracoli del governo Prodi

di Ferruccio Formentini

A leggere quello che scrivono oggi certi quotidiani e settimanali c’è da domandarsi in quanti hanno meritato il trofeo di “grandi caccia balle”. Per tre anni CorSera, Repubblica, Stampa, Messaggero, Espresso - tanto per fare qualche nome ma non solo loro - hanno descritto in questi anni l’Italia come un paese immiserito dove torme di cittadini infelici e disperati, a causa di un governo incapace, non avevano i soldi per fronteggiare la quarta settimana del mese, per comperare il latte ai neonati, le scarpine a piccini smunti e non potevano mai permettersi uno svago. Da circa quindici giorni l’Italia è tornata ad essere un grande paese dove cittadini fiduciosi, sereni felici e con grana sufficiente, affollano spensierati e con diletto spiagge, montagne, ristoranti, cinema ecc. ecc.. Delle due l’una: le balle o le raccontavano ieri o le sparano oggi.

nuvolarossa
20-06-06, 19:23
An e la Rai
Difficile criticare quando si ripetono gli stessi errori

Abbiamo maturato in questi anni di collaborazione al governo con Alleanza nazionale un rapporto molto complesso, alternando momenti di sintonia ad altri di divergenza. La stessa Alleanza nazionale offre una certa articolazione interna che pone inevitabilmente momenti di maggiore intesa a momenti di maggior dissenso. Ma è certo che abbiamo apprezzato, e molto, l'impegno del presidente Fini, non solo per la sua evoluzione politica, che è avvenuta con coerenza, con piglio e con determinazione, ma anche e soprattutto il tratto caratteristico della sua politica estera, atlantica e vicina ad Israele, senza ambiguità, in momenti oggettivamente molto difficili e storicamente rilevanti. Non vorremmo che fosse questo suo ruolo il vero imputato nelle accuse che si leggono oggi contro alcuni esponenti, non di grande rilievo per la verità, del suo partito.

http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/cronaca/vittorio-emanuele-3/vittorio-emanuele-saluzzi/stor_8349500_19240.jpg

Conoscendo i principi sommari con cui sono stati criminalizzati altri partiti politici in Italia, vorremmo evitare che si trascinasse nella gogna giudiziaria l'esperienza di Alleanza nazionale che è stata, per quanti difetti potesse avere, positiva. Non è facile emanciparsi con coraggio e con dignità dalle maglie della propria storia, e non sempre avviene con linearità e coerenza. An lo ha fatto, e questo è un merito che va riconosciuto.

Ci possono poi essere errori e responsabilità personali che non possono ricadere sul partito, ed è necessario preservare il partito dagli stessi. Per questo non pensiamo affatto che vi sia un problema di credibilità del progetto politico della destra italiana - come pure scrive un quotidiano romano - ma siamo anche convinti che serva, ciononostante, "un gesto esemplare". Che deve essere di natura politica e concerne innanzitutto il problema dei rapporti di quel partito con l'azienda televisiva di Stato. Da quello che emerge nelle cronache, la situazione della Rai è inaccettabile e ci dispiace per An perché, anche se sarebbe ridicolo attribuire a quel partito l'esclusiva responsabilità della stessa, non si possono criticare gestioni passate per poi comportarsi alla stessa stregua, o peggio. Ad An, allora, chiediamo un passo per quella che in queste condizioni ci sembra l'unica soluzione possibile: un impegno per la privatizzazione dell'azienda che, allo stato dei fatti, è ormai diventata ingestibile dalla mano pubblica.

Roma, 20 giugno 2006

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Darwin/LogoPri.gif

nuvolarossa
22-06-06, 14:15
Cappon, un uomo di compromesso alla Rai

Romano Prodi incassa la prima sconfitta nella partita aperta per la lottizzazione dal centro sinistra a viale Mazzini con la nomina di Claudio Cappon a direttore generale. Il suo candidato, Antonello Perricone, racimola solo 5 voti e altri quattro consiglieri del cda lo bocciano. Gongola l’ex ministro delle telecomunicazioni Maurizio Gasparri che dichiara che la sua legge “ha frenato gli appettiti lottizzatori del premier”

tratto da L'Opinione 22 giugno 2006

nuvolarossa
22-06-06, 18:52
Amore per Prodi

Aveva un candidato alla Rai, gli han votato contro all'unanimità.

Roma, 22 giugno 2006

tratto da "I Corsivi del Diavoletto"
http://www.pri.it/archiviodiavoletto.htm

nuvolarossa
06-09-06, 18:46
RAI/ VOCE REPUBBLICANA: UNIONE INVITI PETRUCCIOLI A DIMETTERSI
Governo ama apologia di se stesso e non vuole ascoltare critiche

Roma, 6 set. (Apcom) - Se la maggioranza vuole mandare a casa qualcuno della Rai potrebbero invitare il presidente "Petruccioli a dimettersi e nominare un presidente dell'opposizione, tanto per cominciare". E' la proposta lanciata da Voce Repubblicana, organo del Pri, che aggiunge: "E meno male che Romano Prodi in campagna elettorale aveva scritto un forbito articolo sul 'Corriere della Sera' per spiegare come in fondo egli fosse favorevole alla privatizzazione dell'Ente di Stato".

"Ora che avrebbe il potere di rilanciare un tale piano - scrive la Voce Repubblicana - si concede amene battute per le quali appare come impotente ad alcunché. Eppure tutto si tiene: un governo che ama l'apologia di se stesso non ha desiderio di ascoltare nessuna voce critica. E' già abbastanza impegnato a sedare i contrasti che sussistono al suo interno e non può permettersi di perdere altro tempo in polemiche, e tanto meno di confrontarsi con verità sgradevoli".

tratto da http://notizie.alice.it/home/index.html

nuvolarossa
06-09-06, 23:42
L'appetito vien mangiando

http://img513.imageshack.us/img513/3959/6agostonuvolarossa2006to0.jpg

nuvolarossa
09-09-06, 21:16
Con le mani nella marmellata

http://img218.imageshack.us/img218/7682/9settembre2006nuvolarossage7.jpg

nuvolarossa
09-09-06, 21:46
Le ingerenze non richieste di Massimo D’Alema

di Ferruccio Formentini

Le liste di proscrizione per la Rai non sono più sussurrate, trasmesse con pizzini o suggerite casualmente durante le chiacchierate all’estero. Ora vengono gridate al Paese, meglio se dai microfoni della Rai medesima. E quello che ha fatto il ministro degli Esteri nei confronti dei direttori dei Tg Uno e Due. Quelli dei Tg Tre e Rai News, da sempre roba cattocomunista, sono stati ovviamente risparmiati. D’Alema ha anche spiegato che se per ora Mimun e Mazza sono rimasti al loro posto è solo perché quelli che ci governano “sono stati troppo buoni, distratti da cose più significative come la politica estera”. Sarà! Ma agli occhi dei cittadini quando il bravo Ministro si occupa della politica estera fa solo il proprio lavoro, per il quale è anche remunerato. Quando invece si preoccupa delle nomine Rai commette una gratuita ingerenza non richiesta.

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
11-09-06, 17:45
http://www.opinione.it/vignette/2006_191_B.jpg

nuvolarossa
11-09-06, 17:49
L’epurazione con i cingolati di D’Alema
In Rai la sinistra non fa prigionieri

di Romano Bracalini

Vieni avanti cretino! D’Alema, ras di Gallipoli, ha ormai fagocitato Don Pirlone. Strologa su tutto, dall’Iran che è “un grande paese” alla pepata di cozze, e figuriamoci se nell’ultima tornata di lottizzazione si sottraeva all’obbligo censorio di “normalizzare” la Rai e di riportarla ai nefasti di un tempo senza risparmio di scalpi da ammucchiare. L’epurazione, sconosciuta nei paesi di democrazia liberale, ha il suo corrispettivo nelle purge staliniane e nell’olio di ricino delle camicie nere; e non meraviglia che questa misura di tribunale speciale sia rimasta nel Dna della sinistra comunista. È un suo campo riconosciuto di competenza. Nel 1944 Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia nel governo Bonomi, venne messo a capo dell’inquisizione antifascista che doveva giudicare i crimini fascisti e sospendere da ogni funzione pubblica i caporioni. Togliatti, forte dell’esperienza staliniana, si mise all’opera ma dovette ben presto desistere quando si accorse che gran parte dei fascisti di peso erano transitati nel suo partito. L’epurazione si dimostrò una buffonata, come in fondo è giusto succeda in un paese che predilige la farsa alla tragedia.

Così il 5 febbraio 1945 l’Alto Commissario aggiunto per l’epurazione, il comunista Ruggero Greco, denunciò Gugliemo Giannini, direttore dell’Uomo Qualunque, alla commissione per la revisione dell’albo dei giornalisti e, esattamente come avrebbe fatto il Minculpop fascista, ne propose “democraticamente” la sospensione dall’esercizio della professione. Invece i Delio Cantimori, i Davide Lajolo che erano stati i cantori del fascismo più sfrontato e bieco sfuggirono alla tagliola delle epurazioni prendendo la tessera del PCI che di colpo li emendò da ogni colpa restituendogli l’onore, la stima e il decoro. Miracoli della fede. In Rai succederà lo stesso, succede sempre ad ogni cambio di regime. Giornalisti e funzionari, o giornalisti funzionari, gratificati dal centro-destra faranno ammenda e saranno nuovamente ammessi alla corte dei nuovi padroni. Per quanto tempo non si sa, si naviga a vista. Ha ragione D’Alema al quale non fa difetto una certa efferata ironia macerata nel disprezzo e nel cattivo umore. Il centro-sinistra è stato troppo buono se dopo cento giorni di governo alla guida del Tg1 e al Tg2 ci sono ancora Minum e Mazza. Mentre la rivoluzione esige le teste sulle picche.

Ma la memoria latita. La “pulizia etnica” di cui parla D’Alema è un metodo che appartiene al suo bagaglio di dottrina, perché a noi pare invece di ricordare che sotto il governo passato alla presidenza della Rai fosse stato nominato Petruccioli, comunista, già direttore dell’Unità, e prima di lui l’Annunziata, stessa milizia, e che il Tg3 e Raitre fossero stati appaltati alla sinistra. Anzi Telekabul è il solo Tg che da secoli non cambia di mano, feudo incontrastato della sinistra che è tornata, come fa sempre, a fare l’apologia della Rai “libera dall’influenza dei partiti” e, per i grulli che ci credono, ad esaltare la professionalità come il solo criterio che deve orientare le nomine. Gli esempi non mancano. Antonino Di Bella venne scelto come corrispondente da New York perché sapeva l’inglese dal direttore Curzi che non sapeva l’inglese e nemmeno eccelleva in italiano. Poi lo stesso Di Bella ne divenne direttore per meriti che non assomigliano a quelli proclamati dal soviet dell’infomarzione “democratica” gestita dall’Usigrai, il sindacato di partito. Per le nuove nomine sono circolati i primi nomi dati in pasto alla stampa e che di colpo sono invecchiati.

Gianni Riotta indipendente notorio è già in ribasso perché i partiti della maggioranza che non dovrebbero influenzare le scelte dei candidati sono in disaccordo sulle scelte dei candidati medesimi che non dovrebbero dipendere dai partiti. Don Pirlone ha detto che non vuole occuparsi della Rai, tanto per rafforzare il concetto che i partiti non dovrebbero occuparsene, e allora è subentrato il ministro degli Esteri che smentendo il premier invece se ne vuole occupare quando forse non sarebbe compito suo. Ma ormai siamo alla sovrapposizione di poteri. Visco che ruba la scena a Padoa Schioppa, Di Pietro che si accapiglia con Mastella e tutti e due la fanno fuori del vaso. L’impressione è ormai quella di un Prodi che, come i re savoiardi, regna ma non governa.
E così Riotta, eterno secondo, è già sul viale del tramonto perché non sarebbe gradito a quelli della Margherita che non vogliono influenzare le scelte ma non gradiscono la scelta di Riotta e invece pare che gradiscano Mentana, un direttore per tutte le stagioni. Martedì si riunirà il consiglio di amministrazione Rai e correrà il sangue. Intanto prosegue la stagione delle feste di partito. Dopo Telese, sagra dell’Udeur, festa dell’Unità a Pesaro e in questo scorcio d’estate, dove tutti vanno da tutti, Casini va a Pesaro e davanti ai compagni che non vogliono sentire altro, squittisce: “Non vogliamo morire berlusconiani”. Ma i Casini non li avevano chiusi?

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
14-09-06, 14:56
http://img222.imageshack.us/img222/986/14agostonuvolarossa2006gg0.jpg

nuvolarossa
15-09-06, 10:47
Glasnost a sinistra

http://img221.imageshack.us/img221/5706/20060907001oi2.jpg

La-lettera22
15-09-06, 18:54
Salve :-:-01#19

piombo nel vs. forum dopo una lettura zapping tra i post e messaggi di vario genere su questo come su altri forum (si chiamano così vero?). Leggo messaggi, ironici, seri, polemici, inutili, sbrodolanti parole e sintetici all'inverosimile... la dialettica non vi manca mai.

Quindi Vi butto sulla tastiera del Vs. PC una provocazione: "cosa significa oggi servizio pubblico radio televisivo per un repubblicano d.o.c. ???"

mi raccomando Sintesi !!!

:-00#09

nuvolarossa
15-09-06, 19:08
La-lettera22, il tuo post e' stato reindirizzato su questo thread, dedicato allo stesso argomento da te sollevato ...

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=4524945#post4524945

nuvolarossa
15-09-06, 21:37
La Rai-Tv pubblica ... mi ricorda il Duce Mussolini ed i suoi proclami da Piazza Venezia ...

La-lettera22, posto alcune mie brevi considerazioni sul servizio pubblico radiotelevisivo: Lo Stato, secondo me, deve "garantire" pluralismo nell'informazione e nello spettacolo ... e questo lo si puo' assolvere semplicemente facendo delle buone leggi ... ma per quanto riguarda l'essere direttamente "produttore" di informazioni e di spettacolo ... a me sembra una grande bischerata ... e lo si vede chiaramente da quanto sta succedendo in questi giorni.
Piu' che pensare al "pluralismo" ... chi detiene il potere ... pensa solo ad occupare posizioni di previlegio per avere poi la possibilita' di veicolare in modo fazioso solo le proprie idee e quelle degli amici ... cioe' proprio il contrario di quello che deve essere una garanzia di pluralismo.
Allora diventa pressante la necessita' che lo Stato dismetta la Rai e la ceda a privati ... e in giro per l'Italia ce ne sono di bravi e che sanno fare bene il loro mestiere ... tra l'altro senza nemmeno fare pagare un centesimo agli utenti.
Una Res Publica che pretenda di continuare a propinarci le sue veline serali non assomiglia per nulla alla Res Publica idealizzata da chi ha una sana coscenza Repubblicana.
L'interesse generale sta nell'essere garantiti che tutti possano accedere nei vari campi della vita sociale ... non sta certamente nell'invasione dello Stato in campi che non siano strategici ed indispensabili al bene comune.
La presenza dello Stato e' stata necessaria negli anni 50 per lo sviluppo di quel tipo di tecnologia radio-televisiva che altrimenti non avrebbe avuto modo di decollare ... ma ora ... a distanza di oltre 50 anni dalla nascita dell'italica Tv ... c'e tutto un mercato capace di camminare con le proprie gambe.
Mi torna a mente quando Ugo La Malfa si opponeva alla nascita della Tv a colori ... non era certamente un oscurantista ... ma un vero Repubblicano che pensava ad utilizzare meglio i notevoli capitali che sarebbero occorsi ... che di cose piu' necessarie il Paese aveva bisogno ... infrastrutture, ad esempio, di cui ancora oggi siamo privi ... e vaticinava che senza risolvere i problemi infrastrutturali ... ci saremmo avvicinati sempre di piu' alla sponda africana ...
Ecco ... io la penso cosi' ... che lo Stato faccia lo Stato ... e che gli spettacoli ... li lasci fare a chi e' del mestiere ... magari con cio' facendo ... favorirebbe anche una miglior concorrenza tra i privati che gia' ci sono ... dando cosi' anche un (reale) contributo ... a superare i conflitti di interesse che sminuiscono di importanza solo in presenza di un "mercato" piu' ampio e piu' trasparente ...

nuvolarossa
28-09-06, 21:21
Finanziaria/Nucara: sciopero giornalisti garantisce silenzio su manovra

''E' davvero una formidabile coincidenza quella tra lo sciopero dei giornalisti previsto il 29 e 30 e la presentazione della Finanziaria. In questa maniera sulle fortissime divergenze all'interno dell'Unione cala un pietoso silenzio, anche se non bastera' a soffocare il clamorosi dissapori''.Lo afferma Francesco Nucara, segretario del Pri.

''Gia' il ministro della Giustizia e segretario dell'Udeur Mastella -aggiunge- ha minacciato di non votarla, nemmeno con il voto di fiducia. Capiamo bene le ragioni di Mastella, con la piccola differenza che noi siamo all'opposizione e lui nella maggioranza''.

Roma, 28 settembre 2006 (Adnkronos)

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

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nuvolarossa
12-10-06, 21:19
Tv/Nucara: con sinistra al governo pluralismo diminuisce

"Berlusconi dovrebbe essere contento. Ci aspettavamo l'oscuramento delle reti Mediaset, la gogna pubblica per i suoi dipendenti e magari un sermone di Prodi a reti unificate programmato per tutta la settimana". Il segretario del Pri Francesco Nucara commenta cosi' il ddl di riforma in materia di servizio televisivo approvato oggi dal consiglio dei ministri.

"Meno contenti - aggiunge - invece dovrebbero essere gli italiani, perché, come è evidente, con le sinistre al governo il tasso di pluralismo democratico diminuisce. Ci auguriamo che nella maggioranza vi sia qualche forza politica responsabile che sappia giudicare con serenità questo problema".

Roma, 12 ottobre 2006 (Apcom)

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
13-10-06, 09:20
Dopo la Telecom e l'Alitalia ... la Televisione

http://img222.imageshack.us/img222/6290/rapinach1.jpg

brunik
13-10-06, 13:13
BERLUSCONI ALLA CARICA: NON C'E' PIU' DEMOCRAZIA, VIA I COMUNISTI
In Molise per le Regionali: "Primo test su governo Prodi"
12-10-2006 21:06
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Campobasso, 12 ott. (Apcom) - La riscossa di Silvio Berlusconi contro il governo Prodi, oggi reo di aver "aggredito le mie proprietà e le mie aziende", comincia dal Molise. Dalla regione che tra venti giorni (5-6 novembre) sarà teatro della prima tornata elettorale dopo le elezioni "taroccate" che hanno portato il centrosinistra al governo.

"Voi avete una grande, grande responsabilità - ha detto l'ex premier davanti a oltre cinquemila persone riunite in piazza della Prefettura a Campobasso - quella di essere i primi a votare contro questo governo che come un rasoio taglia i vostri risparmi", che "non ha una maggioranza legittima in Parlamento", che "ha aperto la via fiscale al regime".

La giornata molisana di Silvio Berlusconi è tutto un fuoco di fila contro il governo. Che il Cavaliere è in grande forma lo si capisce di buon mattino quando, incontrando i cronisti al Centrum Hotel, dice la sua sul provvedimento che il Consiglio dei ministri riunito proprio in quel momento si appresta a varare per modificare la legge Gasparri e mandare Rete 4 sul satellite: "Non ci credo - dice l'ex premier - sarebbe un atto di banditismo". Poi, a ddl Gentiloni approvato, prima di salire sul palco per il comizio elettorale a sostegno del candidato della Cdl alle Regionali Michele Iorio, Berlusconi non si tiene più e spara: "Oggi difficilmente possiamo considerarci una democrazia: una democrazia infatti non è tale quando la parte che va al governo attacca l'altra parte nel suo leader aggredendo la sua proprietà privata e la sua azienda".

Dal palco Berlusconi rispolvera tutti i suoi 'must'. Prima di tutto il credo laico rimodulato sul governo Prodi: "Chi è bugiardo, io o Prodi?", chiede alla folla che in un tripudio di bandiere tricolore risponde: "Prodi". Poi agita lo spettro del comunismo, che "era, è e resterà sempre l'impresa più criminale della storia. I signori del governo ancora affondano le loro decisioni nelle teorie che il comunismo ha portato avanti. Noi non vogliamo fare la fine dei Paesi dove il comunismo ha portato solo terrore, miseria e morte. Battiamoci tutti per mantenere la piena e concreta libertà".

Quindi, l'investitura finale al popolo molisano, chiamato per primo a scegliere "tra l'Italia della libertà e l'Italia delle tasse": "Siete missionari di libertà. Andate a casa e telefonate ai vostri ex fidanzati e alle vostre ex fidanzate per coinvolgerli in questa battaglia. Battiamoci tutti per mandare a casa Prodi". Quindi, sulle note di 'Azzurra libertà', Berlusconi si concede un lunghissimo bagno di folla, poi risale sul palco e promette che tornerà in Molise per chiudere la campagna elettorale.

http://brunik.altervista.org/foto/intoccabili.jpg

TV/ TAJANI: LEGGE GOVERNO LIBERTICIDA, RIDUCE IL PLURALISMO
13-10-2006 11:55
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Roma, 13 ott.(Apcom) - "Queste sono leggi liberticide che riducono lo spazio del pluralismo nel nostro Paese" e comunque la riforma tv di Gentiloni "non va certamente in direzione delle scelte Ue perche' l'Europa chiede pluralismo mentre questa riforma non agevola la concorrenza ma si limita a danneggiare gravemente un'azienda italiana competitiva sul mercato internazionale, che da' lavoro a migliaia di dipendenti. Lo dice, conversando alla Camera, il presidente degli europarlamentari Fi Antonio Tajani.

TV/ RONCHI: ARROGANZA GOVERNO PRODI UCCIDE IL MERCATO
"Il ddl Gentiloni va cambiato profondamente in Parlamento"
13-10-2006 11:37
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Roma, 13 ott. (Apcom) - La riforma Gentiloni dell'emittenza approvata dal governo "è un provvedimento sbagliato che uccide il mercato e va contro la normativa europea. Dovra' essere profondamente cambiato. An in Parlamento fara' la sua parte. Non si può governare a colpi di scure". Lo dice, conversando a Montecitorio, il portavoce di An Andrea Ronchi.

"Il dialogo - aggiunge - è sempre necessario quando si deve discutere una legge così importante in Parlamento, ma va sottolineata l'arroganza di un governo che dalle professioni al mercato colpisce solo in nome di un furore ideologico e di classe".

TV/ BERTOLINI: GOVERNO INCIVILE VUOLE INTIMIDIRE BERLUSCONI
"Prodi lo vuole ferire e perseguitare"
13-10-2006 11:12
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Roma, 13 ott. (Apcom) - "Il governo Prodi vuole ferire ed intimidire il Presidente Berlusconi, perseguitando le sue aziende. Un esecutivo che si accanisce contro una persona. E' incivile. Professore e compagni vogliono ricattare politicamente il leader dell'opposizione, calpestando le regole della democrazia. Non ci riusciranno". Lo afferma la parlamentare Fi Isabella Bertolini, all'indomani del varo della legge Gentiloni sulle tv.

"L'Unione - prosegue - litiga su tutto, ma è unita solo quando si tratta di colpire Berlusconi. Ma che razza di gente è questa? Sono estorsori politici. Una delle grandi vergogne d'Italia. Il DDL liberticida di Gentiloni non passerà. Ma se l'accanimento di regime dovesse diventare sciaguratamente realtà promuoveremo un referendum abrogativo. Gli italiani saranno, come sono stati, con Berlusconi, contro i livori e le vendette di Prodi e compagni".

TV/ BONAIUTI: DECRETO GENTILONI BASTONATA A GAMBE OPPOSIZIONE
"Questo è solo un modo per distogliere attenzione da temi veri"
13-10-2006 10:56
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Roma, 13 ott. (Apcom) - "Non c'è alcun dovere costituzionale da assolvere in questo momento. Qui è in gioco solo un provvedimento esclusivamente politico. Questa mossa non è tecnica, ma strategica. Il governo Prodi in questo modo distoglie l'attenzione dalla Finanziaria e colpisce con una bastonata alle gambe del maggiore e più pericoloso esponente dell'opposizione". Ha detto così Paolo Bonaiuti, di Forza Italia, portavoce di Silvio Berlusconi, intervenendo alla trasmissione di Repubblica radio, sul decreto Gentiloni approvato ieri dal consiglio dei ministri.

Secondo l'esponente del centrodestra la scelta di "rilanciare" in questi giorni il tema del riassetto del mercato televisivo permette di "distrarre gli italiani" dalla Finanziaria e dalla "scombicchierata maggioranza di governo, che sta insieme e ritrova unità, solo in nome dell'antiberlusconismo". In ogni caso, comunque, gli "italiani non hanno l'anello" al naso e capiranno che quanto è "posto con tanto rilievo all'attenzione di tutti" è solo una "presa in giro".

TV/ GRILLO: DDL GENTILONI TOGLIE A TUTTI TELEVISIONE GRATUITA
"Per dare più spazio alla tv dei ricchi (Sky)"
13-10-2006 10:55
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Roma, 13 ott. (Apcom) - "Il Governo si ripete: dopo aver tenuto a battesimo una Finanziaria che renderà tutti più poveri, Prodi & C., con il varo della riforma della legge sulla TV, hanno scelto di togliere a tutti la "tv gratuita", così da dare più spazio alla tv dei ricchi (SKY)". Lo afferma il senatore Luigi Grillo, capogruppo di Forza Italia nella Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato.

"Non altrimenti - prosegue Grillo - si deve leggere l'esproprio, contenuto nel disegno di legge che dispone una nuova disciplina del settore televisivo, che impone ad una rete Rai e ad una rete Mediaset di andare sul digitale".

"Si conferma così la volontà politica di colpire, con strumenti mai usati prima d'ora, nella storia della nostra repubblica, aziende italiane che hanno la sola colpa di avere investito cospicue risorse per conquistare posizioni di avanguardia in un settore strategico della comunicazione", conclude l'esponente di Forza Italia.


TV/ PIONATI: SARA' SCONTRO SE SI COLPISCE AZIENDA COME MEDIASET
"E' di interesse nazionale. Pronti a confronto su pluralismo"
12-10-2006 19:31
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Se si tratta di migliorare pluralismo e competitività del sistema radiotelevisivo, accettando modifiche e proposte, l'Udc è pronta al confronto. Sarà scontro, invece, se si cercherà di colpire un'azienda di interesse nazionale come Mediaset". Lo afferma il responsabile Comunicazione dell'Udc Francesco Pionati, commentando il ddl Gentiloni approvato oggi in Consiglio dei ministri.


TV/ AN VARA COMITATO LAVORO SU DDL GENTILONI, LO PRESIEDE FINI
Ne fanno parte Gasparri, Landolfi, Ronchi, Moffa e Butti
12-10-2006 18:24
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Roma, 12 ott. (Apcom) - Per seguire l'iter istituzionale del ddl Gentiloni, Alleanza nazionale ha costituito oggi un comitato di lavoro, guidato dal presidente del partito, Gianfranco Fini, e composto dai parlamentari Alessio Butti, Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Silvano Moffa e Andrea Ronchi. Lo si legge in una nota di Alleanza nazionale.

TV/ CICCHITTO: DA GOVERNO LEGGE AD PERSONAM CONTRO BERLUSCONI
"Spirito vendicativo Prodi è ben noto non solo ai suoi nemici"
12-10-2006 17:46
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Ci troviamo di fronte ad una legge ad personam volta a realizzare una vendetta politica e a tenere bloccata la dialettica politica (parlamentare) su uno scontro tutto concentrato su Mediaset e su Berlusconi, visto che questa concezione troglodita della lotta politica è l'unico elemento che unifica una parte cospicua del centrosinistra". E' quanto afferma il vice coordinatore di Forza Italia, on. Fabrizio Cicchitto commentando il ddl approvato oggi dal governo sulle televisioni.

"Per il resto, il forsennato spirito vendicativo di Prodi - conclude Cicchitto - è ben noto non solo ai suoi nemici ma anche ai suoi amici. Oggi con Prodi abbiamo 'la meschinità al potere'".

TV/ BUTTI: DDL GENTILONI PUNITIVO E DISORGANICO, FRETTA SOSPETTA
"Dov'è il timore per un duopolio che nei fatti non esiste più?"
12-10-2006 17:46
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Registriamo una fretta sospetta da parte del governo nell'approvazione di un provvedimento che dalle prime valutazioni non posso che definire punitivo ed irrazionale, oltre che disorganico". Lo afferma il responsabile Informazione di An Alessio Butti. "Disorganico - spiega - in quanto con la pretesa di intervenire su una legge di riordino del sistema che era la Gasparri, Gentiloni evita di parlare di Rai, del suo futuro strutturale e della composizione del suo vertice. Punitivo perché, sottraendo di fatto una rete sia a Mediaset che alla Rai per spedirle, almeno così sembra, sul digitale entro il 2008, comporterà un forte handicap economico alle due aziende e le condannerà al nanismo nel confronto con i broadcaster europei".

"Inoltre - prosegue Butti - le nuove norme sulla pubblicità, che per altro contrastano con quelle europee, unitamente alla digitalizzazione di una rete Rai e una rete Mediaset comporterà con ogni probabilità un forte problema nazionale. Di fatto, con il rinvio al 2012 del digitale, e prevedendo un sostanziale esproprio, si vanno a colpire aziende che hanno investito ingentissime risorse sulla sperimentazione".

Butti è convinto che "il governo Prodi si sia fatto cogliere da un'autentica ossessione per la tv tanto da operare in termini di vendetta rispetto alla Gasparri; e continuando a parlare di duopolio ignorano la verità e cioè che tra qualche anno il mercato televisivo sarà equamente distribuito tra Rai, Mediaset e Sky. A questi tre si aggiungeranno La7 e Mtv e a tutti quanti si sono già aggiunti i canali che operano in digitale. A ciò va aggiuntta la Tv su internet, i servizi su banda larga e le locali che attraverso la legge Gasparri hanno già dato vita a syndacation che operano in nazionale. Si può sapere dov'è il timore per un duopolio che nei fatti non esiste più?".

TV: DE GREGORIO, ASSASSINATA RETE CHE DA' OCCUPAZIONE
12-10-2006 17:36
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(ASCA) - Roma, 12 ott - ''Il tentativo del Governo di utilizzare la legge sull'emittenza per interrompere con un atto di protervia la strada del dialogo e della condivisione rischia di penalizzare ogni possibilita' che nelle aule parlamentari si continui a respirare quel clima di larghe intese sui temi fondamentali della politica che finora ha portato importanti risultati per la prospettiva di rinascita del Paese''. Lo ha detto in una nota Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato e leader nazionale del movimento politico ''Italiani nel mondo'' riferendosi alla riforma Gentiloni. ''Togliere a Mediaset una rete vuol dire utilizzare ancora una volta il metodo della pistola puntata contro il capo dell'opposizione, frutto di una stagione di rappresaglie che apparentemente nulla hanno a che vedere con la logica degli schieramenti, ma che in realta' alimentano l'odio e l'incomprensione. Esprimo solidarieta' a Mediaset e mi auguro - ha continuato De Gregorio - che si riesca a fermare l'assassinio di una emittente televisiva che assicura lavoro a migliaia di persone''.

Tv,Mediaset: legge contro l'azienda
'Disegno senza respiro ispirato a prospettiva retrograda'
12-10-2006 16:42
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(ANSA)- ROMA, 12 OTT - 'Per anni sono state criticate leggi definite ad personam, oggi il governo ne ha presentata una contro un'azienda': cosi' Mediaset. Il gruppo, nel commentare il ddl Gentiloni varato dal Consiglio dei ministri, sottolinea che 'si tratta di un disegno senza respiro di sviluppo basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda'. 'Confidiamo che il dibattito parlamentare - conclude Mediaset - restituisca credibilita' alla proposta'.

TV/GALLI(LEGA):INOPPORTUNA E SOSPETTA ACCELERAZIONE DI GENTILONI
"Una forzatura sui tempi per 'punire' Berlusconi"
12-10-2006 16:13
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Ci pare assolutamente inopportuna e anche abbastanza sospetta questa accelerazione da parte del ministro Gentiloni, ma di tutta la maggioranza, nel voler anticipare il passaggio al digitale da parte di una rete Rai e soprattutto di una rete Mediaset". Dario Galli, vicepresidente dei senatori della Lega e membro della commissione Vigilanza Rai interviene sul provvedimento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.

"A nostro avviso - sottolinea Galli - la legislazione vigente dava a tutti la possibilita' di gestire in tempo ragionevole il passaggio alle nuove tecnologie. L'impressione e' che questa 'forzatura' rientri nella logica di ''punizione'' di tutto quello che appartiene al mondo dell' opposizione da una parte e dall' altra - continua il parlamentare del Carroccio - della volonta' di appropriazione completa del mezzo televisivo da parte dell' attuale maggioranza''. Dopo aver rilevato come con questo provvedimento si andra' a finire come con tutti gli altri provvedimenti che questo governo ha preso e sta prendendo ''la sollevazione popolare'', Galli conclude: ''crediamo che i cittadini italiani non abbiano nessuna intenzione di vedersi propinare nel giro di poco tempo 6 ''Anno Zero'' su 6 reti nazionali con 24 giornalisti comunisti a condurre trasmissioni''.

TV/ NUCARA: CON SINISTRE AL GOVERNO PLURALISMO DIMINUISCE
"Berlusconi dovrebbe essere contento.."
12-10-2006 16:04
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Berlusconi dovrebbe essere contento. Ci aspettavamo l'oscuramento delle reti Mediaset, la gogna pubblica per i suoi dipendenti e magari un sermone di Prodi a reti unificate programmato per tutta la settimana". Il segretario del Pri Francesco Nucara commenta cosi' il ddl di riforma in materia di servizio televisivo approvato oggi dal consiglio dei ministri.

"Meno contenti - aggiunge - invece dovrebbero essere gli italiani, perché, come è evidente, con le sinistre al governo il tasso di pluralismo democratico diminuisce. Ci auguriamo che nella maggioranza vi sia qualche forza politica responsabile che sappia giudicare con serenità questo problema".

TV/ BONDI: ORA NON BASTA PIU' UN'OPPOSIZIONE POLITICA A PRODI"Nelle prossime ore iniziative non violente a difesa democrazia"
12-10-2006 15:55
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Tutti gli appelli al rispetto del dato elettorale e del confronto sono vani. Anche oggi è prevalsa la linea di Prodi di colpire il leader dell'opposizione e, attraverso di lui, una grande azienda quotata in borsa e con migliaia di lavoratori". Lo dice il coordinatore di Fi, Sandro Bondi commentando il via libera del governo al ddl Gentiloni.

"A questo punto, di fronte all'arbitrarietà e al proposito vendicativo da parte del governo contro il leader dell'opposizione ed ex presidente del Consiglio - annuncia Bondi - non basta più l'iniziativa politica, per quanto necessaria, ma è inevitabile ricorrere a testimonianze morali e politiche non violente per segnalare al popolo italiano il rischio che corrono la libertà e la democrazia. Per quanto mi riguarda annuncerò nelle prossime ore le iniziative che personalmente riterrò necessarie".




TV/ MEDIASET: DA GOVERNO LEGGE CHE E' SOLO UNA VENDETTA POLITICA
"Disegno senza respiro di sviluppo, prospettiva retrograda"
12-10-2006 15:41
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Milano, 12 ott. (Apcom) - "Per anni sono state criticate leggi definite 'ad personam', oggi il governo ne ha presentata una 'contro un'azienda' che appare tagliata su misura come vendetta politica". Lo si legge in una nota di Mediaset dopo l'approvazione da parte del cdm del Ddl Gentiloni.

L'azienda di Cologno Monzese giudica duramente il ddl che definisce "un disegno senza respiro di sviluppo, basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda. E tutto questo è ancora più nocivo in una fase di mercato - prosegue la nota - in cui i media mondiali sono scossi da un profondo e repentino cambiamento. Confidiamo che il dibattito parlamentare restituisca credibilità alla proposta".


TV/ GASPARRI: LA LEGGE-VENDETTA DEL GOVERNO NON SARA' APPROVATA
Pluralismo garantito da modernizzazione avviata da mia riforma
12-10-2006 15:04
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Non bisogna confondere l'annuncio di riforma con una riforma approvata. In Parlamento sarà ben difficile che il testo presentato dal governo in materia radiotelevisiva sarà approvato". E' quanto afferma in una nota Maurizio Gasparri di Alleanza nazionale, commentando il varo del ddl Gentiloni da parte del Consiglio dei ministri.

"In secondo luogo - aggiunge l'ex ministro delle Comunicazioni - siamo chiaramente di fronte ad una legge-vendetta che impone tetti pubblicitari diversi da quelli consentiti dall'Unione europea ed ampiamente rispettati dalle leggi vigenti e propone non lo sviluppo e la modernizzazione del settore, ma il danno delle imprese pubbliche e private che operano in Italia. Di fatto danneggiando le aziende televisive italiane si favorisce la colonizzazione del nostro sistema-paese".

Secondo Gasparri "è chiaro che questa legge vuole distruggere ricchezza e attuare una vendetta politica. Non ci si poteva aspettare nulla di diverso da questo governo. Vedremo se le parti riguardanti lo sviluppo delle nuove tecnologie, che io ho introdotto in Italia, troveranno un impegno sincero e coerente. C'è da dubitarne".

"La scelta politica contenuta in questo disegno di legge è chiara - afferma Gasparri - e quindi sarà doveroso contrastarla in Parlamento per difendere l'autentica libertà di espressione. E' il processo di modernizzazione che ho avviato che può garantire pluralismo, non un atteggiamento di ritorsione politica che contrasta con le direttive europee e con gli orientamenti che in materia di pubblicità l'Ue ha espresso anche in questi giorni".

"In ogni caso il dato di fatto è che questa riforma così come viene presentata non andrà da nessuna parte. Lo sanno bene anche a Palazzo Chigi. Ne prenderanno atto nei prossimi mesi in Parlamento", conclude Gasparri.

TV/ LANDOLFI: DA GENTILONI LEGGE CONTRA PERSONAMIl duopolio non c'è più, maggioranza ossessionata
12-10-2006 15:02
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "Una legge contra personam". Così il presidente della commissione di vigilanza Rai Mario Landolfi, interpellato da Radio Radicale, giudica il ddl Gentiloni sulla riforma Tv varato oggi dal consiglio dei ministri.

"Siamo in presenza - dice Landolfi - di una controriforma rispetto alla legge Gasparri che invece ha recepito il dato della modernità e della convergenza. Con il ddl Gentiloni si fanno invece dei passi indietro. La maggioranza di governo è ancora ossessionata dal duopolio mentre gli studi più recenti ci dicono che nel 2008 le famiglie con la televisione tradizionale scenderanno da 14 milioni a 9 milioni, altri 5 milioni di italiani quindi si doteranno di una piattaforma digitale satellitare o terrestre e il mercato dei ricavi televisivi sarà distribuito per il 33% a Mediaset, 31% alla Rai e 29% a Sky. Non c'è più quindi un duopolio".

"Oggi - conclude Landolfi - si fa una legge contra personam, si perde di vista quello che è invece lo sviluppo tecnologico e i reali interessi del Paese".

TV/ BERTOLINI:UNIONE CONTRO MEDIASET, E' CRIMINALITA' POLITICA
Vogliono espropriarne una rete, riforma arma contro Berlusconi
12-10-2006 14:48
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "L'Unione ha come obiettivo quello di espropriare una rete Mediaset. Siamo davanti ad una precisa volontà di criminalità politica. Una vergogna nazionale. La sedicente riforma Gentiloni sarebbe solo un'arma impropria di regime contro Silvio Berlusconi". Lo afferma Isabella Bertolini, deputata di FI.

"Il governo Prodi e la maggioranza - aggiunge - vogliono intimidire il leader dell'opposizione, colpendo le sue aziende. Roba da plumbeo regime sovietico, non degna di un Paese civile. La sinistra usa il ricatto per tentare di intimidire il presidente Berlusconi che ha avuto la fiducia di più della metà degli italiani. Non ci riusciranno. Difenderemo a tutti i costi, con tutte le forze e in tutte le sedi la libera informazione, lo stato di diritto,la democrazia, la libertà".

TV/ ROMANI: RIFORMA PUNITIVA CHE IMPEDISCE CRESCITAMortifica la televisione di tutti, quella generalista
12-10-2006 14:42
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Roma, 12 ott. (Apcom) - "La tanto annunciata riforma del sistema radiotelevisivo presentata da Gentiloni si è finalmente rivelata per quello che tutti temevamo: una riforma mancata che impedisce la crescita, ritarda il futuro e il progresso tecnologico e toglie a tutti per privilegiare solo qualcuno". Così l'on. Paolo Romani, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera, commenta a caldo il provvedimento approvato dal consiglio dei Ministri.

"Una riforma mancata che impedisce lo sviluppo del settore perché con l'unica intenzione di penalizzare, ridurre, togliere ad alcuni non avverrà, come si vuole far credere alcuna redistribuzione delle risorse. Una riforma che ritarda il futuro con il rinvio al 2012 del digitale e prevede solo meccanismi di autentico esproprio, annullando - afferma ancora - di fatto tutti gli investimenti di quelle aziende che hanno costruito in questi anni la premessa per una leadership italiana sulle nuove tecnologie. Ma, soprattutto, è una riforma che penalizza e mortifica la televisione di tutti, quella generalista per privilegiare la televisione di pochi".

"Come ormai l'Unione ci ha abituato in questo suo devastante inizio di governo, si vuole ancora una volta togliere qualcosa a tutti i cittadini, si vuole, anche attraverso la televisione, - conclude Romani - rendere tutti più poveri per favorire solo qualcuno, più amico degli altri, proprio chi offre la televisione per i ricchi".

brunik
13-10-06, 13:14
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

e Giacalone che ne dice? Sono curioso.

nuvolarossa
15-10-06, 09:11
...

nuvolarossa
16-10-06, 18:08
Libertà vo cercando. (Ma non nell’ex Paradiso)
La lista nera dei paesi dove la libertà di stampa è incarcerata

di Romano Bracalini

Nella Russia di Putin ammazzano una giornalista scomoda e il Manifesto e Liberazione, reduci dalla medesima cultura leninista dell’ex colonnello del KGB, si indignano non avendolo mai fatto prima quando il comunismo sovietico mandava a morte i dissidenti, perseguitava gli scrittori e riempiva i gulag di “nemici del popolo” e loro zitti. I comunisti redivivi scoprono con l’ingenuità degli spiriti candidi che in Russia non c’è democrazia, ma avevano qualche difficoltà ad ammettere che non ce ne fosse nemmeno prima. Deplorano i metodi di Putin, il quale non fa che applicare le regole dell’antica scuola comunista, in un rinnovato sistema di dittatura basato sull’illecito arricchimento (droga, prostituzione, contrabbando) di una oligarchia famelica, rozza e ignorante. Prima dominava il partito ed oggi la malavita legalizzata. In fondo la differenza è minima. In Russia la criminalità dilaga, mentre in Unione Sovietica la criminalità era gestita direttamente dallo stato. Ottant’anni di comunismo quale retaggio di libertà possono lasciare? Può Putin, allevato e ingrassato nel regime, rifarsi il trucco da un momento all’altro? La Russia è un paese senza democrazia, diciamo un paese totalitario senza comunismo, o con un comunismo camuffato. Non c’è libertà di stampa nella Russia d’oggi (né diritti civili), esattamente come non c’era libertà di stampa (né diritti civili) in URSS. E, del pari, non c’è libertà di stampa in Ucraina, in Cecenia,nel Caucaso, nelle repubbliche dell’Asia centrale, essendo paesi un tempo aggregati all’Impero moscovita.

In Birmania, in Cina, in Iran i giornalisti e gli scrittori finiscono in galera, quando non fanno una fine peggiore appesi a un distributore (la benzina costa poco e anche la vita), senza che il mondo ne sappia nulla. Si finisce in galera in Turchia, in Eritrea, la nostra più antica colonia d’Africa che riabilita Graziani, in Libia, dove Gheddafi riabilita Balbo, in Siria, in Arabia Saudita. In Marocco, dopo l’avvento al trono di re Mohammed VI, sono state abolite le residue libertà introdotte dal padre re Hassan II che tentava di modernizzare il paese sul modello europeo. In Marocco, “paese arabo moderato”, i reati di stampa sono i primi ad essere perseguiti. Come il Codice Rocco fascista, la legge marocchina tutela l’intangibilità del sovrano e il direttore di una rivista satirica è stato recentemente condannato per “oltraggio alla persona del re”. Ridere del potere in un paese arabo equivarrebbe alla pretesa di aprire una salumeria a Teheran. Al penultimo posto della lista nera troviamo Cuba, di cui il canuto ministro comunista Bianchi ha recentemente tessuto un pubblico elogio dando al contempo una definizione di se stesso. “Ogni paese ha il governo che si merita”, diceva il vecchio De Maistre. Il fatto è - senza che il Manifesto e Liberazione se ne siano accorti -, che la caduta del comunismo, nella gran parte dei paesi che l’hanno subìto, non ha favorito la libertà ma, al contrario, ha prodotto nuove forme di dittatura: un regime autocratico in Russia, una forma di nazional-comunismo in Cina, in Corea del Nord, in Vietnam e a Cuba, autoritarismi ispirati a un populismo pre-colombiano in America Centro-Meridionale, regimi tribali in Africa, dittature islamo-fasciste in Medio Oriente, in Nordafrica, nell’Africa subsahariana e nell’Asia sud-orientale.

Nemmeno l’Italia brilla per rispetto della libertà di stampa. E come potrebbe? L’eredità del fascismo e una lunga tradizione di servitù e soggezione hanno lasciato traccia nella propensione a servire il potere e a farsene docile strumento. L’Italia sarebbe al 53° posto, ovvero nelle ultime posizioni rispetto alla media dei paesi della UE. Siamo lontani dalle dittature afro-asiatiche, ma egualmente distanti dai grandi paesi di tradizione liberale in cui la stampa, non ideologizzata e conformista come in Italia, gode di più ampie libertà. Ma la libertà, per definizione, non viene concessa; si deve conquistare. Sono i giornalisti che dovrebbero rivendicare questo basilare principio di democrazia e non lo fanno; non lo fanno perché non è mestiere del giornalista italiano di essere libero. Occorre il referente, il protettore. Quello che paga. L’Italia è sempre stato un paese a libertà vigilata, a mezza strada tra l’Europa e il Medio Oriente. Di conseguenza ha la stampa che si merita. Dove può accadere, se non nel paese del ministro Bianchi, di Diliberto e di due partiti comunisti che ostentano ancora la falce e il martello, che un organismo inutile e pleonastico come il garante della privacy censuri una trasmissione televisiva perché dileggia la classe politica e non succeda nulla?

tratto da http://www.opinione.it/

nuvolarossa
17-10-06, 16:34
http://www.opinione.it/vignette/2006_222_B.jpg

nuvolarossa
18-10-06, 19:16
Televisioni e non solo
Le scelte personali del premier mettono a rischio la democrazia

Forse non è da sottovalutare il timore che Augusto Minzolini attribuisce a Silvio Berlusconi dopo il ddl Gentiloni: "Il Caimano" esiste davvero, ma non è il padrone di Mediaset. Berlusconi pensa al magnate australiano Rupert Murdoch, che di soppiatto sta dilagando nel satellitare televisivo senza che il governo mostri preoccupazione alcuna, anzi incoraggiandolo.

Bisogna essere dunque amici di Prodi per poter avere accesso alle risorse di questo Paese? Ce lo chiediamo dopo la questione del rifiuto della fusione Albertis - Autostrade italiane e soprattutto dopo il caso Telecom.

http://studio.dsonline.it/imgarch/prodibertinotti_icona1869_ico.jpg

La suprema indifferenza con la quale il premier ha liquidato l'affare Rovati è qualcosa di inaccettabile per uno Stato democratico, e questo coincide con la parzialità della visione nelle questioni finanziarie che riguardano il Paese, da cui non si evince una strategia che prescinda dalle simpatie del presidente del Consiglio, dalle sue idee sulla "riforma del capitalismo", dal suo desiderio di mettere nell'angolo eventuali oppositori. Inclusi coloro che fanno parte della sua stessa maggioranza.

Il segretario del Pri denunciò a suo tempo un asse fra il Professore e Bertinotti. Non sappiamo quanto convenga alla sinistra radicale contrastare il potere di Berlusconi nell'analogico per trovarsi poi un Murdoch dominante nel satellitare, che tra l'altro rappresenta il settore futuro di sviluppo della televisione.

Ma capiamo bene che vi siano ambienti della maggioranza preoccupati da questi segnali - non certo ultimo l'ipotesi di porre la fiducia sulla Finanziaria - che comportano un problema effettivo per la vita democratica del Paese, visto che il presidente del Consiglio non risponde del suo operato a nessuno e considera come un vincolo estremo alla sua leadership di governo l'esistenza stessa della maggioranza.

Come abbiamo trovato un'intesa sugli aspetti economici con una personalità quale Nicola Rossi, crediamo di poter trovare modo di intenderci con molti altri settori della coalizione: ed il nostro appello, a loro rivolto, è quello di venire allo scoperto. E' vero che vi è un problema relativo allo sviluppo del Paese e alle sue prospettive economiche, ma andando avanti di questo passo si mette a rischio l'intero sistema democratico. E ci sembra che anche dalla minoranza del Pri vi sia una testimonianza di sensibilità verso tale pericolo.

Roma, 18 ottobre 2006

http://www.nuvolarossa.org/images/library/barra.jpg

tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it

nuvolarossa
20-10-06, 19:08
Ddl Gentiloni, ovvero una serie di provvedimenti rivolti al passato/Un disegno di legge che non tiene minimamente in conto le nuove modalità dell'utenza odierna
Parlare di televisioni per dimenticare la Finanziaria

Il disegno di legge a firma del Governo su proposta del Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che tante polemiche sta sollevando, affronta il problema del riassetto della TV italiana in maniera del tutto errata e non tenendo conto di quella che è la realtà attuale del sistema televisivo. Per questo appare piuttosto come il tentativo, riuscito, di giungere ad una pluralità di obiettivi che nulla hanno a che fare con il riassetto televisivo. Per raggiungere fini politici si è scelto un settore estremamente politicizzato: la TV.

Il primo obiettivo è quello di ricompattare la coalizione di governo che, specie nelle ultime settimane, aveva dato gravissimi e sempre crescenti segnali di disgregazione.

Il secondo è quello di spostare l'attenzione proprio dalla finanziaria, sottoposta a quotidiani attacchi da parte di settori della stessa maggioranza di governo e dall'intera opinione pubblica, tanto da far precipitare nei sondaggi i consensi intorno all'Esecutivo.

Insomma, che la situazione sia grave ma non seria lo dimostra il contenuto del disegno di legge: tutto incentrato su problemi ormai datati che nel tentativo di tener conto delle moderne tecnologie, fotografa invece, ed ancora una volta, la situazione italiana proponendo modifiche che non modificheranno nei fatti alcunché.

Tutti sanno, infatti, che la vera anomalia non è semplicemente riconducibile al possesso da parte di un unico soggetto privato di tre emittenti commerciali, bensì la gestione da parte di un soggetto pubblico di tre emittenti che non fanno solo servizio pubblico ma anche tv commerciale e per il quale i contribuenti pagano una tassa (il canone). Inoltre, la tv pubblica quale spazio per tutti a garanzia del pluralismo è teoria ampiamente superata. La tv pubblica è diventata semplicemente un terreno di ingerenze e vere lottizzazioni politiche, come del resto tanti altri settori del nostro Paese.

Ed allora perché non provare a risolvere veramente i problemi del sistema televisivo italiano affrontando il nodo gordiano della privatizzazione della Rai invece di abbandonarsi alla "caciara" politica delle solite polemiche tutte incentrate sul duopolio Rai-Mediaset. Tale duopolio che regna nel sistema analogico di trasmissione è già in disfacimento nel sistema satellitare, dove l'offerta è praticamente infinita.

Non si è tenuto conto che la televisione ormai non è più quella di inizio anni Novanta. Il futuro è altro rispetto al dibattito che noi conduciamo in Italia tutto incentrato intorno ad una tecnologia obsoleta come l'analogico. Già adesso il mondo televisivo vuol dire digitale e canali satellitari, pay per view e canali tematici, ecc. Moltissimi hanno la parabola ed accedono, già oggi, ad un'offerta televisiva illimitata, e circa una famiglia su quattro ha un abbonamento Sky (poco meno di quattro milioni di abbonati a Luglio 2006), mentre sono in costante aumento le parabole condominiali. La scelta di programmi in questa prospettiva è aumentata a dismisura ed il telecomando, quale potere del tele-consumatore, è vero strumento di dominio. La raccolta pubblicitaria, poi, non è più un problema o un ostacolo che impedisce l'ingresso di nuovi soggetti. La pubblicità è una risorsa, che con l'aumento dei soggetti televisivi va a premiare quei canali che trasmettono programmi di qualità o quelli che veramente riscuotono gradimento nel pubblico. Insomma, già oggi la tecnologia satellitare fa questo. Milioni sono le famiglie che non guardano più la televisione dai canali analogici. Milioni sono le famiglie che non guardano più i programmi Rai e quelli Mediaset, ma altro.

In questo contesto non vi è spazio alcuno per il canone, per l'auditel così com'è concepito, né per una televisione gestita dallo Stato quale unico garante di servizio pubblico di qualità. Del resto, quest'ultimo assioma è ampiamente superato e confutato. Infatti, se per servizio pubblico televisivo si intende quello caratterizzato da spazi dedicati alla cultura, all'approfondimento, alla formazione e all'informazione, ebbene questo è spesso ed egregiamente garantito anche dalle tv private.

Ed anche la nostra denuncia circa la scarsa qualità dei programmi e dell'offerta televisiva, condotta alcuni giorni fa sulle colonne di questo giornale, andrebbe a questo punto indirizzata meglio, perché in un contesto tecnologico avanzato e diffuso lo spettatore può sempre scegliere di vedere altro.

Insomma, se il sistema analogico di trasmissione sta segnando il passo, viene da chiedersi come sia possibile affrontare queste problematiche attraverso vecchi schemi. Il dubbio è che non si vogliano affrontare e risolvere veramente i problemi dell'assetto televisivo. Questo vorrebbe significare, da una parte, la privatizzazione della Rai, che di fatto è già tv commerciale, e la cancellazione del canone, e, dall'altra, incentivare lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie in grado di ampliare la scelta televisiva da parte degli utenti. Ma vi è un ulteriore elemento che non viene toccato dal disegno di legge e dal dibattito sullo stesso: la rete internet. La Rete è già fonte di informazione infinita, di accesso infinito, di comunicazione infinita. Un disegno di legge lungimirante sul riassetto tv non può non tenere conto di quello che è non più un fenomeno ma una piacevolissima (per noi utenti) realtà. Attraverso internet corrono immagini, filmati, musica, notizie, informazioni, opinioni, ecc. ecc.. Internet sta rivoluzionando il nostro modo di vivere. Gli unici che non se ne stanno accorgendo, se non in misura limitata, sono i politici italiani. I nostri politici non riescono a capire quali siano le enormi potenzialità della Rete Internet, verso quale direzione sta andando il mondo delle comunicazioni, perché gli uomini più ricchi della terra sono dei giovani intorno ai trent'anni. Come è possibile che non ci si renda conto che il futuro è altro? Sembra impossibile.

Inoltre, in molti, e tra questi anche noi, si chiedono a chi convenga investire su una televisione analogica nel 2009 (data di entrata in vigore del disegno di legge Gentiloni, quando e se diverrà legge) quando tre anni dopo, il 2012, si dovrebbe passare tutti al digitale. Mah?!

Come dice il saggio: "L'uomo che non sa è sospettoso!". E stando così le cose, purtroppo, il sospetto che il dibattito sia strumentale è più che legittimo.

Solo che le domande, a questo punto, si fanno più "maliziose". Cosa si nasconde dietro questo disegno di legge? Solo gli obiettivi politici evidenti o vi è qualcosa d'altro che sfugge? Si creerà un nuovo soggetto televisivo, un terzo polo tv, che gestisca le due reti analogiche nazionali? O due ulteriori e diversi soggetti? E a chi verrebbero assegnate le frequenze? È in gioco una partita ben più grande che tocca tutti i settori delle comunicazioni? Qual è l'obiettivo finale? Quale strategia si nasconde dietro questo inizio d'autunno, in cui il settore delle comunicazioni sembra in gran subbuglio?

E pensare che problemi più gravi sono tutti lì ad attendere!

Giovanni Postorino

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
27-02-07, 19:48
Martedì 27 febbraio ore 21.00 RaiTre

Durante la trasmissione "Ballarò" verrà trasmessa un'intervista al sen. Antonio Del Pennino

tratto da http://www.pri.it

kid
01-03-07, 18:15
il primo piano della voce di domani

Se il ministro del Tesoro fosse davvero “amareggiato”, come egli stesso ha detto, rispondendo ad una lettera di precari calabresi esterrefatti per i cachet del Festival di Sanremo, avrebbe fatto valere il suo titolo d’azionista della Rai, per il quale le decisioni sui compensi saranno pure autonome, ma non insindacabili. Da parte nostra non avremmo niente da eccepire sui guadagni dei conduttori del festival se questi fossero in grado si assicurare con la loro presenza sponsor alla trasmissione tali da giustificare onorari tanto elevati. Il fatto che il ministro del Tesoro sia in disaccordo sulle spese e non prenda nemmeno in considerazione l’ipotesi di un qualche guadagno pubblicitario, lascia pensare che la Rai sperperi i denari dello Stato senza nessuna autentica ragione.

kid
01-03-07, 18:18
e un articolo di quella di oggi


il discorso oscurato

Sinceramente eravamo rimasti abbastanza sorpresi dal fatto che la Rai non mandasse in onda la diretta dell’intervento di Prodi al Senato nel giorno della fiducia - cosa che invece ha fatto La Sette. E ne siamo stati anche contrariati, perché La Sette, più che ascoltare Prodi, lo faceva commentare in diretta dei suoi ospiti. Sotto un profilo professionale, ci perdonino i colleghi de La Sette, abbiamo trovato molto singolare il commento politico mentre si svolgeva l’intervento del presidente del Consiglio, se non altro perché impediva di sentire cosa Prodi dicesse successivamente. E visto che è buona usanza giornalistica ascoltare tutto prima e commentare dopo, ci siamo chiesti se mai la scelta dei colleghi de La Sette di interrompere Prodi - per ascoltare l’onorevole Andrea Ronchi - non dipendesse dal semplice fatto che Prodi annoiasse i telespettatori. La Sette è pur sempre una televisione commerciale, per la quale l’audience è tutto, e se il programma che manda in onda deprime i suoi utenti, bisogna pur inventarsi qualcosa. Fino a quel momento avevamo pensato in fondo che la Rai avesse fatto una sua scelta aziendale, discutibile, ma legittima: della fiducia di Prodi non ce ne importa un bel niente, siamo concentrati su Sanremo. E’ vero che, al contrario de La Sette, la Rai rappresenta il servizio pubblico e forse avrebbe il dovere di un occhio di riguardo per la completezza dell’informazione politica, ma c’è pur sempre il satellite. Prodi va sul satellite, il servizio pubblico è salvo, e le antenne tv si concentreranno sulla Hunziker, che in effetti è un belvedere. Possiamo discuterne finché ci pare, ma è pur sempre una linea, e tutto sommato di una certa logica. Poi abbiamo letto le dichiarazioni del presidente della Rai, Claudio Petruccioli, e del consigliere d’amministrazione Sandro Curzi, uomini che fanno parte della stessa maggioranza e che oltretutto provengono anche dalla stessa militanza partitica, per lo meno fino ad un certo periodo. Il Presidente della Rai dice che non si era accorto della mancata diretta televisiva e che di questo era molto dispiaciuto. Il consigliere Curzi dice invece che se ne era accorto, eccome, e questo lo aveva indignato.
Allora, scusate, ma le cose non tornano. Perché a cosa pensa il presidente della Rai, se non al palinsesto? E come può ignorare il problema di trasmettere o non trasmettere la richiesta della fiducia al governo? Insomma, Sanremo sarà importante - emendano la Finanziaria per pagare le parcelle - ma anche la crisi di governo non è proprio una bazzecola! E il consigliere d’amministrazione Curzi, cosa lamenta? Non doveva forse lui, che era così attento, avvisare la Rai del buco che stava per prendere? Mica doveva telefonare al centralinista, visto che il cellulare del presidente Petruccioli lo saprà pure a memoria! Sinceramente: il presidente che non sa, il consigliere che si lamenta… sembra di stare in una sceneggiata napoletana, tipo quelle che mandano in onda su Rai tre da più di un decennio dopo il Tg delle 19,00. E’ più facile pensare che abbiano scelto di non mandare in onda Prodi, e l’abbiano fatto per carità di patria.
Prodi sarà pure bravissimo, ma in televisione non rende, ed un suo discorso indispone financo i suoi sostenitori più accaniti, figurarsi quello tutto paludato tenuto martedì al Senato. I telespettatori si sarebbero disperati per l’arrivo di un ambasciatore marziano a Palazza Madama. Insomma, nella nostra malevola interpretazione, il servizio pubblico in verità avrebbe reso un servizio a Prodi, oscurandolo. Interpretazione malevola, certo, ma sempre meglio che pensare ad un presidente della Rai, navigato ed esperto come Petruccioli, e un membro del Cda, autorevole come Curzi, incapaci di adempiere ai loro doveri. Li conosciamo e dunque tendiamo ad escluderlo. Resta Sanremo. Godetevela.

la_pergola2000
02-03-07, 23:00
il tono trionfale dei telegiornali di riotta sulle votazioni in parlamento fa il paio con il tono trionfale sul festival di San Scemo, mentre nei giornali infuriano le polemiche, il tg uno con il Mollicone sta dcendo tutto va ben madama la marchesa.

L'indipendente Riotta ha colpito ancora.


Da oggi in poi tre ministri per telegiornale.

la_pergola2000
03-03-07, 15:35
C. V. D. come volevasi dimostrare

IL tg uno delle 1.30 con la solita carrellata di esponenti della maggioranza c'è un timido intervento di matteoli an, Riotta riconosce come unica opposizione Alleanza Nazionale. ignorando il partito che ha il 25% di voti ,anche Casini ha una citazione.

Dulcis in fundo Riotta è riuscito a riprendere Prodi nella sua Bologna il fine settimana.

Riotta in corsa per il premio Appelius

nuvolarossa
06-05-07, 09:55
E l’ulivista Debenedetti scrive un libro per demolire la legge Gentiloni sulla tv

Definire in «posizione dominante» le imprese che superano la soglia del 45% dei ricavi pubblicitari complessivi del settore televisivo non è coerente con la normativa comunitaria. Punto. Non potrebbe essere più secca la bocciatura che Philip Lowe, direttore generale della Concorrenza della Commissione Europea, fa del disegno di legge 1825 del ministro Paolo Gentiloni. Un mese prima alla medesima conclusione era arrivato un interessante saggio di Franco Debenedetti: «quarantacinque per cento», appunto. Stabilire in modo rigido, con una soglia numerica, la posizione dominante, senza lasciare alle Autorità indipendenti la facoltà di decidere caso per caso le condizioni e le modalità per applicare tale qualifica, viola le procedure di garanzia a difesa del mercato che si sono consolidate nel diritto comunitario.
La legge Gentiloni contiene una prescrizione netta: avere più del 45% dei ricavi pubblicitari del settore televisivo costituisce posizione dominante vietata, e pertanto deve essere sanzionata dall'Autorità Garante delle Comunicazioni, usando il potere che la legge gli conferisce di imporre sanzioni micidiali.
I ricavi di Mediaset derivano al 100% da pubblicità, quelli della Rai per metà (approssimando un po’ brutalmente) dal canone e per metà dalla pubblicità. Dunque se ci fossero solo Mediaset e Rai, per avere una perfetta parità, senza che nessuno domini sull'altro, Mediaset dovrebbe avere ricavi pari al 75% del totale (in realtà ne ha il 65% circa). La legge Gentiloni impone dunque a un'impresa privata, quotata, che non ha violato nessuna legge dello Stato, l'amputazione di un 25% del suo fatturato. A chi glielo faceva notare, Romano Prodi aveva risposto ridacchiando che il 45% gli sembrava perfino tanto!
Il fatto non ha precedenti. Ci sono casi in cui l'Antitrust ordina la separazione di attività (è successo all'americana AT&T) o di prodotti ( è successo a Microsoft), ma il concetto stesso di dire a un’azienda di vendere di meno è aberrante in un’economia basata sulla concorrenza. Il disegno di legge Gentiloni prevede anche altre cose, il passaggio al digitale di una rete ciascuna per Rai e Mediaset e sposta dal 2007 previsto dalla Gasparri al 2012 la data per il passaggio definitivo al digitale terrestre. Ma è quest'obbligo a ridurre il proprio fatturato che ha colpito fin dall'inizio gli analisti.
Franco Debenedetti, per tre legislature senatore dell'Ulivo, e ora editorialista per il Sole24Ore, ha pubblicato da Rubbettino un libretto, in libreria dai primi giorni di aprile, che prende in esame proprio questo aspetto della legge Gentiloni e che si intitola «Quarantacinque percento». Sottotitolo: «una critica liberale al progetto Gentiloni sulla Tv». Dapprima esamina e smonta una per una le ragioni che il legislatore adduce per giustificare il suo proposito a dir poco illiberale. Poi dimostra perché il prendere in esame ai fini antitrust il solo mercato della pubblicità televisiva, rivela una concezione vecchia e superata da un decennio, che conduce a risultati fuorvianti. Infine calcola il danno che la norma arrecherebbe sia alle imprese che usano la pubblicità per le proprie strategie di marketing, sia ai consumatori.
Al libretto è allegata una mappa di tutti i canali digitali che si ricevono in Italia: ne escono ridicolizzati quanti sostengono che in Italia non ci sia pluralismo televisivo.
Un mese dopo che il «quarantacinque percento» di Debenedetti era sugli scaffali delle librerie, è arrivata sul tavolo delle redazioni dei giornali la bocciatura di Bruxelles. Toni diversi, naturalmente, diplomatico quello di Lowe, appassionato quello di Debenedetti: ma la sostanza è la stessa.

Domenica 5 maggio 2007 tratto da http://www.ilgiornale.it/

nuvolarossa
16-05-07, 15:16
Il cavallo della Rai scalpita

http://www.nuvolarossa.org/modules/xgallery/cache/albums/01-Album-di-Gattona/Endemol.jpg

nuvolarossa
17-05-07, 20:07
Rai nella tempesta
Il sospetto di volere fare man bassa dell'Azienda di Stato

Aveva scritto bene il professor Prodi, prima di vincere le elezioni l'anno scorso - in un articolo sul "Corriere della Sera" - che la Rai andava privatizzata. Ovviamente, una volta presidente del Consiglio, questa felice intuizione del professor Prodi si aggiunge all'insieme di desiderata e di progetti che il suo governo mai potrà realizzare. Si tratti dei Dico, della legge sul conflitto d'interessi, della riforma delle pensioni o di altri capitoli del libro dei sogni del premier che resteranno nel cassetto. In alcuni casi, potremmo dire: grazie al cielo. Per la privatizzazione della Rai non ci siamo mai fatti illusioni, ma certo sarebbe stato il caso, se non altro per evitare lo spettacolo deleterio di questi giorni.

Il ministro dell'Economia, sia chiaro, ha tutte le ragioni a sostegno delle tesi che ha portato in commissione di Vigilanza. Se non si sente rappresentato dal membro del Cda nominato dal suo dicastero, è comprensibile che ne voglia le dimissioni. Ma quando Padoa - Schioppa dice che, a fronte della situazione gestionale, l'intero Cda dovrebbe andare a casa, ecco che egli evidenzia una piaga profonda che non si sana certo con la sola sfiducia e la richiesta di dimissioni al consigliere Petroni. Oltretutto, dobbiamo aggiungere che l'analisi compiuta dal ministro è di tale portata da mettere in questione l'insieme politico della gestione della Rai, e in grado dunque di far tornare alla luce il fantasma della privatizzazione lanciato a suo tempo dal presidente Prodi.

Non vorremmo che, invece di privatizzare la Rai, il premier voglia irreggimentarla nella difesa a spada tratta del sul governo, con tutti che si debbono allineare, pena la minaccia di finire in cassa integrazione. Questo è un dubbio che è stato alimentato dagli alleati minori del presidente del Consiglio e che noi ci limitiamo a riportare, trovandolo degno di una qualche attenzione.

Ovviamente, se si vuole evitare un tale pesante e fastidioso sospetto sulla situazione sempre più critica della radio - televisione di Stato, occorrerebbe per lo meno comportarsi come fece il passato governo, che mise a disponibilità dell'opposizione la presidenza della Rai. Questo non significherebbe la privatizzazione, non sarebbe una garanzia per il risanamento, ma almeno fugherebbe i sospetti di voler far man bassa dell'azienda di Stato.

Roma, 17 maggio 2007

tratto da http://www.pri.it

nuvolarossa
18-05-07, 17:31
e Giacalone che ne dice? Sono curioso.Cosa ne dici te del fatto che ... di ben 280 pagine di programma (prima delle elezioni politiche 2006) e' stato fatto un bignamino di 12 punti da Gennaio 2007 ... di cui i tuoi compagni di merende dell'Unione non hanno rispettato che solo il punto inerente la "presa" della bastiglia della Rai ... e di tutti gli altri punti ... zero doppio zero ... come la farina di semolino ....
Perche' non mi fai la solita immaginetta con i 12 punti ... spuntati ?

nuvolarossa
11-09-07, 20:39
Sotto assedio
Un chiarimento sarebbe opportuno

Noi ricordiamo sempre Fabiano Fabiani come un eccezionale direttore del TG1, quando la Rai era dominante nel sistema dell'informazione televisiva italiana senza nessun rivale. Fabiani era il migliore talento giornalistico sulla piazza. Non c'è dubbio che le sue qualità intellettuali e professionali furono poi valorizzate in altri incarichi prestigiosi che egli ha poi ricoperto nella sua carriera con considerevoli successi.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200709images/fabiani01G.jpg

(Fabiano Fabiani)

Saperlo ora nel Consiglio d'Amministrazione della Rai non può non far pensare che sia la persona giusta al posto giusto per competenza ed autorevolezza. Tutte le qualità di Fabiani, che pure non sono poche, non riescono però a celare l'impressione che le sue relazioni d'amicizia con Prodi e la sua chiara e manifesta appartenenza politica abbiano avuto un peso ancora più determinante in questa vicenda. Per cui, una nomina sicuramente felice per quello che concerne il personaggio, si accompagna tuttavia all'idea di una occupazione sistematica delle casematte dello Stato. A conferma della situazione di assedio in cui si trova Palazzo Chigi. Un assedio che non è solo dato da sondaggi secondo i quali meno del 30% degli italiani sosterrebbe il governo. Non è ovviamente un dettaglio insignificante una simile stima elettorale, ma si potrebbe pur sempre rimontare. Quello che davvero è sintomatico è lo stato dell'alleanza, che dimostra come l'assedio, oltre che all'esterno di Palazzo Chigi, sia anche all'interno.

Questo si è visto dopo l'intervista del sindaco di Roma, Veltroni, che sentendosi in dovere di specificare come la sua candidatura alla guida del Partito democratico non significasse automaticamente la sostituzione del premier, si attirò gli strali di Parisi. Ma si è visto anche precedentemente, quando Rutelli, che pure è vicepremier, prima chiese una svolta nel governo, poi disse che servivano alleanze di "nuovo conio", andando alle corte con Rifondazione.

Ed è cosa di tutti i giorni ormai la querelle sul Partito democratico portata avanti dalla sinistra radicale: e meno male che il Partito democratico doveva rafforzare il governo! Se tutto questo non bastasse, il segretario dei Ds ha chiesto a Venezia, durante una festa dell'Unità, un "riassestamento" del governo. Ora, che cosa voglia dire riassestamento, davvero non lo comprendiamo, tant'è che abbiamo pensato che Fassino chiedesse il rimpasto, cosa che poi lo stesso Fassino si è affrettato a negare. E visto che escludiamo che Fassino parlasse di riassestamento del governo per motivi di ordine personale, vorremmo capire quali problemi e di che natura veda Fassino, tanto da proporre un riassestamento, perché magari non ci sarà la crisi, ma certo esiste qualche problema.

Notiamo anche che almeno due ministri della Repubblica hanno espresso la loro solidarietà ad un comico che ha attaccato con epiteti volgari ed argomenti di merito il ministro degli Interni, e non capiamo come poi tutti possano restare pacificamente nello stesso gabinetto. A questa situazione confusa e precaria, Prodi risponde elevando le barricate, consolidando le retrovie e richiamando in servizio permanente effettivo quell'ottima persona che è Fabiani.

Può darsi anche che in questo modo egli si senta più sicuro, e possiamo anche capire che si chieda cosa diamine pretendano da lui alleati tanto volitivi. Ma il problema è se il paese si senta più sicuro, e cioè se l'azione del governo e della maggioranza siano tali da dare un'effettiva sicurezza: e questo non pare avvenga, né sul versante economico né tanto meno sul versante dell'ordine pubblico. Ed è sintomatico a questo punto che il presidente della Camera si senta in dovere di parlare di vuoto. Il vuoto è quello che il governo si sta facendo attorno, è alla base del malcontento degli alleati e del clima di "chi va là" che si respira alla presidenza del Consiglio.

Visto che sembrerebbero comunque avere intenzione di andare avanti grazie al voto di Rita Montalcini, determinante per la maggioranza al Senato, forse per lo meno un chiarimento sulle loro intenzioni politiche, fra "nuovo conio" e "riassestamento", sarebbe opportuno. E ci chiediamo se lo stesso Capo dello Stato, con la discrezione che gli riconosciamo, non possa intraprendere i passi necessari per avere un accertamento delle condizioni in cui si trova la maggioranza, sempre che essa sia ancora tale: perché non sappiamo cosa ne pensiate voi, ma noi, da quello che leggiamo ogni giorno sui giornali, tendiamo a credere che essa non esista già più.

Roma, 11 settembre 2007

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
17-09-07, 20:18
Rai/Nucara: gattopardismo di lunga lena

"La proposta di Veltroni di abolire il Cda della Rai ha avuto il solo effetto immediato di coprire l'unica voce seria e utile che era venuta dalle file del centrosinistra quale quella del ministro Guardasigilli". Lo afferma il segretario del Pri, Francesco Nucara, che osserva: "Mastella aveva chiesto che la presidenza della Rai venisse affidata all'opposizione, così come era avvenuto nella passata legislatura".

"Se il centrosinistra avesse scelto la strada indicata da Mastella - osserva Nucara - avrebbe potuto anche trovare un dialogo utile con l'opposizione sulle riforme, oltre a dare un segnale al paese di non essere abbarbicato a tutti i luoghi del potere. Scegliendo invece Veltroni come ha scelto, il centrosinistra dimostra soltanto un gattopardismo di lunga lena duro a morire".

tratto da http://www.pri.it/17%20Settembre%202007%20Internet/NucRaiCda.htm

nuvolarossa
17-09-07, 21:02
Lottizzazione continua
Riformismo a chiacchiere buono per impedire un vero cambiamento

Di fronte alle questioni sollevate sul Cda della Rai, dopo la nomina di Fabiano Fabiani, il ministro di Grazia e Giustizia aveva avanzato una proposta molto seria e degna di considerazione: quella di affidare la presidenza dell'Azienda all'opposizione.

http://www.firenzemedia.com/rai-iniprog.jpg

Nella passata legislatura, con un presidente del Consiglio accusato o sospettato di conflitto di interessi, il governo aveva comunque avuto la buona creanza di indicare come presidente della Rai un esponente dell'opposizione. Buona creanza che il centrosinistra non ha a sua volta avuto, arrivando anche a rimuovere i consiglieri sgraditi in favore di quelli amici. Se la maggioranza avesse seguito il consiglio del suo Guardasigilli, forse si sarebbe evitato l'impasse degli ultimi giorni sulle riforme ed il conseguente ulteriore irrigidimento dei rapporti politici.

Il presidente della Repubblica invita sempre al dialogo fra le parti, ed ha ragione: ma anch'egli si accorgerà che se il dialogo si svolge costantemente fra un uomo in poltrona e l'altro sullo sgabello è difficile trovare una qualche cordialità. Quindi, dopo aver sentito le parole di Mastella, abbiamo sperato che si aprisse uno spiraglio concreto da parte del governo. Invece, nel giro di poche ore, si è scoperto che il governo è d'accordo con l'idea di Veltroni di abolire un Consiglio di amministrazione lottizzato. Veltroni vorrebbe un amministratore unico in modo da lasciare che l'azienda lavori libera da lacci e lacciuoli.

Ora che si è così soffocata la proposta Mastella, avremmo anche voluto entrare nel merito di quella Veltroni. Però abbiamo notato che c'è già chi si chiede, come Riccardo Barenghi sulla "Stampa", perché mai Veltroni non l'ha fatta "vent'anni fa, quando era responsabile informazione del Pci, o dieci anni fa, quando era vicepremier e la Rai di allora fu lottizzata a sua immagine e somiglianza". E allora, prima di addentrarci sulle questioni di merito, rispondiamo a Barenghi sul metodo: proprio perché adesso Veltroni non ha nessun potere, e dunque non può realizzare un bel niente, egli può fare tranquillamente le proposte più avanzate, o che tali possono apparire. Lo stesso fece anche Prodi, che è più rivoluzionario di Veltroni, quando in campagna elettorale propose addirittura la privatizzazione della Rai. Poi, una volta presidente del Consiglio, guarda un po', ci ha ripensato. Solo gli imbecilli non cambiano mai idea!

Roma, 17 settembre 2007

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

jmimmo82
17-09-07, 21:43
La presenza di un amministratore unico in sostituzione del CDA lottizzato farebbe della Rai una televisione più marcatamente filogovernativa, andando ad indebolire il ruolo e la credibilità del servizio pubblico, così definito perché di tutti e non solo di una parte del paese.

nuvolarossa
02-10-07, 09:51
La Gentiloni non c'è più

La proposta del ministro Gentiloni, per la riforma televisiva, non esiste più. Le cose sono andate come previsto e qui descritto con largo anticipo: il meccanismo delle date era irreale e, al di là di ogni altra considerazione, quella non sarebbe mai divenuta legge. La lapide sarà posta dalla finanziaria, che commette l'ennesimo errore fissando al 2012 il definitivo passaggio al digitale. Amen.

http://www.radio.rai.it/radiorai/online/ev_images/cituomini.jpg

La legge Gasparri, voluta dal centro destra, contiene l'irrealistica affermazione, copiata da una legge del centro sinistra, che al digitale si sarebbe giunti nel 2006. Ridicolo ed impossibile. Difatti è passato e non è successo nulla, ma proprio nulla. La proposta di Gentiloni prevedeva il trasloco di una rete Rai ed una Mediaset entro il 2008, ed il passaggio definitivo, di tutti, nel 2012. Fantasticherie. Il 2008 è domani mattina e della legge non si vede neanche l'ombra. Allora i prodi governanti decidono d'inserire un codicillo in finanziaria e di far marameo al Parlamento fissando in quella sede la data del 2012. Che, però, senza una legge alle spalle non significa niente e non sarà rispettata. In condizioni normali il Presidente della Repubblica dovrebbe far notare l'incoerenza tematica e l'inappropriatezza strumentale di quell'articolo. Ma lasciamo perdere.
La stessa finanziaria aumenta della metà il finanziamento dello switch off che non ci sarà. Altri 60 milioni buttati. In epoca berlusconiana dicevano che quei contributi erano un inammissibile favoritismo. A me sembrò sempre uno spreco. Ma ora, perché continuano? E' insensato incaponirsi a scaricare sull'idealizzazione del digitale (che è solo una tecnologia) l'incapacità e la responsabilità politica di avere malgovernato l'etere televisivo. E' stupido intestardirsi a fissare date che sono morte ancor prima di nascere. E Paolo Gentiloni, il cui noviziato è finito da tempo, farebbe bene a raccontare la verità dei fatti, senza reclamare capricciosamente la discussione di un testo che, tanto, sa benissimo non essere approvabile. Per dirne una: se si lasciassero intatti i meccanismi interni, il passaggio al digitale dovrebbe essere previsto nel 2015.
Il centro sinistra di oggi fa corbellerie che renderanno domani necessario un decreto legge. Poi lo giudicherà scandaloso. Viviamo nel passato, e nell'inutilità.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/13640

nuvolarossa
08-10-07, 10:18
Prodi salva Mediaset dalla Gasparri?

L'idea che Prodi stia salvando Mediaset dalla legge Gasparri è così surrealmente divertente da meritare attenzione. C'è del vero, ma per apprezzarlo si devono conoscere le puntate precedenti di questo polpettone (avvelenato) televisivo. La faccio breve. L'ultima legge antitrust seria, nel campo televisivo, risale al 1990, e porta il nome dell'allora ministro Mammì. Rendeva impossibile l'espansione di Fininvest (non era ancora nata Mediaset) e le costò qualche dolorosa amputazione. Com'è sempre capitato, però, ad affossarla fu la sinistra.

http://www.televisionando.it/img/mediaset.jpg

Poi venne la legge Maccanico (maggioranza di sinistra), che introduceva il concetto di mercato unico dell'informazione e lavorava sulle percentuali, ma la Corte Costituzionale ebbe da ridire ed una delle tre reti Mediaset divenne a rischio trasloco sul satellite. La stessa sinistra, con una legge del 2001, stabilì che entro il 2006 tutte le televisioni sarebbero state digitali, tutte avrebbero usato la tecnologia del digitale terrestre. E qui comincia la comica.
La legge Gasparri, voluta dal centro destra durante il governo Berlusconi, riprese dalla Maccanico il concetto del mercato unico ragionando, analogamente, per percentuali, e riprese pure la data del 2006. Previde, anche se nessuno l'ha letta e nessuno se ne ricorda, un antitrust per il settore analogico, ovvero per le televisioni che ancora oggi tutti vediamo, ma con sullo sfondo quel ravvicinato ed epocale passaggio al digitale. D'epocale, però, c'era solo la bufala, perché, come largamente previsto, entro il 2006 non successe un bel niente, o, meglio, si prorogò al 2008. E qui arrivano Prodi e Gentiloni.
Nel disegno di legge di quest'ultimo il passaggio definitivo è spostato al 2012, ma entro il 2009 avrebbero dovuto traslocare Rete 4 e Rai 3. Le date sono sempre delle bufale, perché, semplicemente, non ci sarà mai una data entro la quale tutte le tv saranno sul digitale terrestre. Mai. Un giorno, lontano, si spegnerà il segnale analogico, lasciando il mercato a molte forme di trasmissione digitale. Comunque, la Gentiloni non è divenuta legge e non è previsto che accada, ma se, oggi, si dovesse rispettarne il meccanismo interno, la data finale dovrebbe essere il 2015. Domanda: perché, nella finanziaria, hanno inserito la proroga di tutto, senza riforma, al 2012?
Risposta: a. perché è abbastanza lontano da essere sicuri che nessuno dei presenti se ne occuperà; b. perché altrimenti il primo gennaio 2008 potrebbero tornare a gola le non digerite sentenze costituzionali ed al governo di sinistra toccherebbe fare un decreto per salvare le televisioni la cui proprietà fa capo al leader dell'opposizione. Il tutto perché la legge del 2001 era sbagliata, la Maccanico era debole, e la Gasparri non ha risolto nulla. Ed ora ridete con comodo.
Ma cercate di non farvi prendere in giro. Secondo Gentiloni sono ben spesi altri 60 milioni per finanziare l'acquisto di decoder e televisori predisposti al digitale. Inoltre sostiene che entro la fine del 2008 non si distribuiranno più televisori analogici ed entro la metà del 2009 ne cesserà la vendita. Però dopo due anni si spegne il segnale. Bisogna avere l'anello al naso ed il televisore al collo, per crederci. Dietro tutto questo c'è un grande inciucio? Ma no, c'è solo un gran pastrocchio, dove ipocrisia ed incapacità si sono messe a braccetto e danzano sul telecomando dei cittadini. Che tendono a non interessarsene, continuando a guardare la televisione.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/13703

nuvolarossa
23-11-07, 11:31
Caldarola: "Veleni per far saltare il dialogo di Walter"

di Luca Telese

venerdì 23 novembre 2007, 07:00 - Roma - «Ci sono due cose inaccettabili in questa storia. Il complottismo e la strumentalità. Qualcuno sta cercando di fare pressioni su Walter, perché salti la stagione del dialogo». Peppino Caldarola, deputato del Pd, ex direttore dell’Unità, veltroniano di ferro, non ha dubbi. Walter, ovviamente, è Veltroni. E il tentativo di affondare il dialogo è la vicenda delle intercettazioni dei dirigenti Rai e Mediaset. Caldarola non ha dubbi: «Per quel che riguarda il rilievo penale tutta questa storia va analizzata con una bella borsa di ghiaccio sulla testa. Ma per quel che riguarda gli effetti politici, c’è il bisogno, anzi il dovere, di intervenire subito, per fermare questa ennesima fuga di veleni».

Onorevole Caldarola, come mai tanta nettezza, assolutamente controcorrente fra i dirigenti della sua coalizione?

«Essendo cresciuto in una redazione, mi ricordo bene che sia ai tempi del terrorismo sia durante quelli di Mani pulite, le concertazioni ci furono, eccome».

Hanno detto che si tratta di un tentativo di inciucio. Che ne dice?

«Lo ripeto, ci vuole prudenza. Può esistere anche una concertazione che non sia anticoncorrenziale. Non trovo stupefacente che qualcuno, anche in ottima fede, lo abbia fatto. E voglio aggiungere una cosa... ».

Una rivelazione?

«Nel periodo in cui ero nel gruppo di comando dell’Unità ai tempi di Veltroni direttore, noi non solo ci consultavamo con gli altri giornali - era durante la stagione di Tangentopoli -, ma addirittura facevamo da tramite fra Repubblica e il Corriere che non si parlavano».

È un’autoccusa o un’autoapologia?

«Non do giudizi di merito, forse in alcuni casi è stato un errore, perché bisogna sempre cercare di avere l’esclusiva, ma di sicuro nessuno allora gridò allo scandalo».

Forse adesso...

«Non sto rivelando segreti di Stato, fra gli addetti ai lavori era ben noto».

Insomma lei si è consultato?

(sorriso) «Ebbene sì, mi sono consultato».

Torniamo al merito. Per lei il problema è politico.

«Sì, ci sono almeno due cose che mi stupiscono in questa storia. La prima è l’idea ricorrente e grottesca che ci sia una regia in questa consultazione».

Ovvero Berlusconi.

«Sì, un signore chiuso in una stanza a fare il burattinaio della storia italiana, a decidere i dettagli dei programmi o i titoli dei giornali. Insomma un golpista!».

E lei non ci crede?

«Ma va’ là! È una visione grottesca».

La seconda cosa che non accetta?

«Il tentativo di condizionare Veltroni, traendo una morale di questo tipo: con questi non si può parlare perché sono quelli che tramavano contro la libertà e la democrazia».

E lei nemmeno su questo è d’accordo?

«Ovviamente no. Primo perché non penso che esista il burattinaio, secondo perché la pacificazione quando si fa, si fa con eserciti che sono stati in guerra. Non puoi fare la pace se contemporaneamente vuoi tirare fuori gli scheletri dall’armadio del tuo interlocutore».

Le viene in mente un esempio?

«Sì, un generale israeliano che sa fare la guerra, ma che quando decide che vuole fare la pace, arriva fino in fondo. Certo Rabin non guardava alla storia di Arafat quando gli ha stretto la mano».

Insomma, anche lei dice che c’è una regia?

«No, non voglio dire che necessariamente queste carte siano state tirate fuori dagli archivi per un uso politico. Quando però sono nell’agone politico, qualcuno cerca di farne un uso politico».

Perché?

«Perché molti, anche nel centrosinistra, non resistono alla tentazione di dare una lettura complottistica della storia italiana. È un vecchio vizio».

Ma lei di questa inchiesta che idea si è fatto?

«Per ora sono dei brogliacci che riassumono il senso di alcune intercettazioni. Vedremo cosa diranno le inchieste, ma la cosa che si può sicuramente affermare fin d’ora è che questi veleni non possono essere usati politicamente per condizionare Veltroni, per bruciare, prima che fruttifichi, il seme di una svolta politica, un dialogo che finalmente si apre. E che io spero possa regalare una nuova stagione all’Italia».

tratto da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=222456

nuvolarossa
11-01-08, 20:18
Giornalisti, Nucara: Violante ministro Minculpop?

Il segretario del Pri Francesco Nucara ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Se i problemi del nostro Paese sono gravi, la responsabilità non è certo dei giornalisti, ma di una classe politica di incapaci. Dispiace che l'onorevole Violante, che ha avuto ed ha un ruolo istituzionale di garanzia, si comporti come il ministro del Minculpop di tragica memoria. C'è da chiedersi, ed è una domanda seria e grave, se dopo i direttori dei Tg Violante convocherà i direttori di agenzie giornalistiche, di quotidiani e settimanali per indirizzare un'informazione che dovrebbe far apparire un'Italia che non c'è. I giornalisti - ha concluso Nucara - hanno il dovere-diritto sacrosanto di raccontare la verità senza mettere la polvere sotto il tappeto".

tratto da http://www.pri.it/11%20Gennaio%202008/NucViolanteGiornalisti.htm

nuvolarossa
14-01-08, 13:19
Istituzioni e televisioni

Secondo alcuni giornali Berlusconi avrebbe detto: se varate la riforma Gentiloni, relativa alle televisioni, vi scordate il dialogo sulle riforme istituzionali. Lo stesso Berlusconi interviene a sostenere: mai detto, fra le due cose non c’è legame. C’è e non c’è, sia per questioni di forma che di sostanza.
Il disegno di legge Gentiloni, sui cui errori ci siamo soffermati altre volte, è stato presentato dal governo. Il dialogo sulle riforme istituzionali, con il governo, non c’è e non ci può essere.

http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200712images/berlusconi04H.jpg

Sia perché quelle riforme sono di competenza parlamentare e non governativa, sia perché Prodi ed il suo governo sono un ostacolo per realizzarle. Quindi, da questo punto di vista, mettere sullo stesso piano le due materie sarebbe un doppio errore.
Ma la lunga e complessa materia televisiva ha un sicuro significato istituzionale, che sarebbe ipocrita nascondere. Il monopolio Rai non è stato abbattuto dal legislatore, ma dalla realtà del mercato e (successivamente) dalle sentenze della Corte Costituzionale. Il Parlamento arrivò tardi ed in misura largamente insufficiente, tanto che le storture creatisi durante il lungo periodo di latitanza legislativa non si sono più cancellate. Quando poi, nel 1990, si riuscì, finalmente, a varare una legge seria, che prometteva di mettere ordine in quel settore, si provvide immediatamente, complice una magistratura che fece malissimo il suo mestiere, a renderla lettera morta. La promessa di ordine non fu mantenuta non perché la legge non lo prevedeva, ma perché la legge non fu mai applicata. Il tutto nel silenzio delle così dette autorità di garanzia.
Da quel momento si va avanti a botte di proroghe e rimedi, con il grottesco che la stessa sinistra che accusava di tiepidezza le norme antitrust previste dalla legge 223 provvede, di tanto in tanto, a raffreddarle. Con l’assurdo di quella stessa sinistra che volle combattere l’invadenza della pubblicità e, poi, ne ha ampliato gli spazi. Il tutto con le anime belle che, in materia, preferiscono non saper né leggere né scrivere.
In questo bel catino di non governo, inoltre, galleggia da tempo la barca del principale protagonista privato (e non solo) della televisione italiana che è divenuto capo del più grande partito e due volte presidente del consiglio. Il che è del tutto legittimo, salvo il fatto che non v’è chi non veda i problemi posti dal fatto che l’altra metà del mercato è occupata dalle televisioni di Stato, quindi da un editore ovviamente ed irrimediabilmente dipendente dalla politica.
Per questa via il problema, quindi, è anche istituzionale, nel senso che rappresenta un ulteriore fallimento tanto della capacità e responsabilità di governo quanto della legalità, con una giustizia che quando ha ritenuto d’intervenire lo ha fatto avendo torto e deformando ancora di più una realtà che, certo, non ne sentiva il bisogno.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/14774

nuvolarossa
01-02-08, 20:28
Il piccolo schermo nuova gogna

di Poirot

Nel medioevo, quale strumento punitivo nonché di tortura, veniva utilizzato lo strumento della gogna. Diverse erano le forme: un collare di ferro fissato ad una colonna, due assi di legno con dei fori dove inserire la testa e gli arti, ma comunque l’obiettivo era quello di porre alla berlina colui che si era macchiato di un certo crimine appendendogli, alle volte, anche un cartello al collo con su scritto il tipo di reato per cui veniva condannato.

Ovviamente oggi l’uso di questo strumento è vietato: il divieto risale al secolo XIX.
Qualora venisse di nuovo applicato, tutti lo considereremmo uno strumento contrario al rispetto della dignità umana.
Tuttavia oggi c’è una diversa gogna che viene utilizzata con una naturalezza che lascia sconcertati chi come noi è sostenitore e difensore dello Stato di diritto, non giustizialista bensì garantista.
Stiamo parlando della gogna mediatica cui spessissimo si è costretti ad assistere guardando le immagini e ascoltando le parole in una qualsiasi serata passata davanti alla televisione.
Altro che “cattiva maestra televisione”! La TV assurge a ruolo di strumento di pena non solo per il reo ma anche per gli indagati o gli inquisiti, assumendo in tal modo i connotati veri e propri della tortura. E a quel punto nulla valgono le parole della nostra Costituzione: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva./Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Dal caso di Perugia al caso di Annamaria Franzoni, dal caso di Garlasco alla storica vicenda di Enzo Tortora, alle innumerevoli vicende di Tangentopoli, si assistite in TV ad un processo parallelo con una giuria emotivamente indirizzata da giornalisti che non sanno fare il loro mestiere, che è quello di riportare i fatti di cronaca senza accanimento o sciacallaggio, con sobrietà e con senso di umanità. Ed è soprattutto quando non ci sono dubbi sulla colpevolezza e la sentenza penale diventa definitiva che ci sconcerta la gogna mediatica. Perché riservare al condannato, oltre alla pena da scontare comminata nel nome del popolo italiano, la berlina del pubblico ludibrio?
E poi ci si sorprende se al processo per la strage di Erba si fa la fila con i ticket per assistervi?! Ecco, allora sì che è una cattiva maestra la televisione.
Spesso qualcuno si rifugia nella difesa del pluralismo, che però ci convince poco: l’ultimo rifugio di certe canaglie è proprio il principio del pluralismo, che per il modo in cui agiscono è destinato a morire.
Salutiamo, quindi, come una forma di giustizia l’intervento di oggi del Garante delle Comunicazioni che ha ripreso la RAI per certe trasmissioni che altro non sono se non processi mediatici. In queste trasmissioni, guidati da un giudice-conduttore, gli ammiccanti reporter d’assalto con i loro servizi si lanciano alla ricerca delle prove intervistando chiunque, anche dei passanti del tutto inconsapevoli, con domande ad effetto e doppi sensi. Il giudice-conduttore arriva, poi, ad ammette a mezzo di prova intercettazioni avute chissà come, testimonianze di parte senza possibilità di controinterrogatorio o testi a confutazione, che se in un normale processo in una normale aula di tribunale per essere ammesse tali prove sottostanno a precisi requisiti e ad una rigida tempistica, nell’aula del tribunale televisivo sono semplicemente divulgate, lanciate verso una giuria inerme, che si indigna e si sconcerta. Finché alla fine il pubblico, divenuto depensante e assuefatto, non emette l’inevitabile verdetto: Colpevole! Vergogna!
Ma come, lottiamo per abolire la pena di morte, proprio per tutelare la vita dei condannati, anche dei rei di fatti efferati, e poi abbandoniamo in pasto al pubblico ludibrio gente solo perché sottoposta ad indagine, imputata o anche condannata a scontare una pena ritenuta giusta dai principi del nostro ordinamento? Non tradiamo così questi principi e noi stessi? Ma ci si rende conto che il pubblico ludibrio è una condanna superiore alla pena di morte? Qualcuno per la vergogna non ha retto giungendo all’estremo atto del togliersi la vita.
Insomma, c’è qualcosa che non va! Ma non nella TV, in chi pretende di farla! Ci chiediamo: sarà il caso di rispolverare quella proposta di Popper di una patente per fare TV?

Poirot

tratto da http://www.fgr-italia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=280&Itemid=1

G. Simoncelli
02-02-08, 09:36
Dopo la sentenza della corte di giustizia europea, vediamo che fine farà la Gasparri!

nuvolarossa
22-07-08, 10:09
Scandaloso silenzio sulla vittoria di Berlusconi a Napoli
Scritto da Carlo Panella
lunedì 21 luglio 2008

Ha quasi dell'incredibile l'atteggiamento della quasi totalità della stampa nazionale a fronte della clamorosa capacità dimostrata da Berlusconi di risolvere in 58 giorni il problema dei rifiuti a Napoli. Notizia in prima per un giorno, poi basta. Pure, quei rifiuti erano il frutto di 14 anni di amministrazioni di sinistra. Pure, Prodi non ce l'aveva fatta. Pure, l'impresa pareva a tutti impossibile.
Ma Berlusconi ce l'ha fatta, ha fatto l'impossibile. Il grave, il drammatico è che era indspensabile non certo che tutta la stampa nazionale rendesse omaggio al vincitore -figurarsi!- ma che scatenasse le sue firme migliori per capire, scavare, analizzare il modo in cui una spaventosa emergenza sociale dalle dimensioni ciclopiche è stata domata in un batter d'occhio. Su questo, silenzio. Silenzio anche dal mondo intelettuale, dai professoroni, dai politologi che ogni giorno pure ci spiegano da questi giornali come radrizzare l'Italia e il mondo.
La spiegazione di questi colpevoli e vili silenzi è semplice: Berlusconi ha domato i rifiuti a Napoli eliminando ogni influenza della magistratura -con la Superprocura- e obbligando così i magistrati -che avevano contribuito al debordare dei rifiuti- a essere subordinati alle scelte politiche; poi Berlusconi ha costretto i sindaci, dichiarando le discariche ''di interesse strategico nazionale'' a smettere con le loro manfrine localistiche e a sedersi a serii tavoli delle trattative (il bello del miracolo è che è stato pienamente partecipato) e infine Berlusconi ha fato capire con le cattive alla Camorra che non doveva azzardarsi a muoversi più, perché l'avrebbe stesa.
Decisionismo, dunque, ma ben mirato, proprio contro quei protagonisti della società meridionale che avevano creato l'esplosione dello scandalo.
Nessuno ne parla, dunque, ed è l'ennesima occasione persa dalla stampa e dall'intellighentjia italiane per dare un segno di intelligenza e vitalità.
Si meritano solo Bassolino, loro vero modello di vita.

Carlo Panella

tratto da http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22461

nuvolarossa
29-07-08, 19:01
L'appello del Quirinale
Punto di riferimento per un Paese che tende a sbandare spesso

Il Capo dello Stato si è dimostrato ancora una volta un punto di riferimento istituzionale indispensabile per un Paese e per una classe politica che tendono a sbandare, troppo spesso, in modo confusionario.

L'appello alla riflessione che Giorgio Napolitano ha rivolto nel suo discorso alla cerimonia del Ventaglio, merita tutto il nostro apprezzamento.

L'opposizione farebbe bene a indicare un presidente per la commissione di Vigilanza che dimostri i necessari requisiti di equilibrio e di imparzialità, così come la maggioranza di governo dovrebbe ripensare ad una norma della Finanziaria sul precariato, norma a rischio di incostituzionalità. Sarebbero questi i primi passi necessari per ricostruire un clima che del resto è già stato gravemente compromesso. Dispiacerebbe se il Capo dello Stato restasse solo in questo suo sforzo di equilibrio volto ai fini di una maggiore responsabilizzazione a livello nazionale. Una strada, per la verità, che i repubblicani indicarono sin dal 2001, vista la necessità di affrontare problemi rilevanti del Paese contando su un ampio schieramento di forze.

E la scelta bipartitico - bipolare non poteva risultare più sbagliata in questa fase, dove sarebbe necessario collaborare per trovare soluzioni percorribili. La norma sui precari di cui si discute è sufficientemente esplicativa dello stato di confusione a cui occorrerebbe porre rimedio: l'opposizione non l'ha contestata al momento della sua presentazione, ma i ministri Sacconi e Brunetta ne hanno preso le distanze appena è stata contestata. E' in questi margini che si dovrebbe aprire uno spazio di collaborazione fra i due schieramenti. Dispiace invece che il leader dell'opposizione ignori il messaggio del Capo dello Stato e punti all'autunno caldo, incalzato dall'"Unità" e a braccetto con Di Pietro. Evidentemente l'esperienza politica maturata da Giorgio Napolitano non è compresa in primo luogo da quelle forze e da quegli organi di stampa che pure dovrebbero essergli più affini.

In presenza di una crisi grave come quella italiana, cercando di acuire lo scontro invece che di trovare i punti di confronto, si finisce con il mettere in ginocchio il paese. I rapporti fra maggioranza ed opposizione si sono inaspriti sul terreno della Giustizia, dove pure il governo ha ragione. E anche la vicenda che ha coinvolto il governatore della regione Abruzzo dovrebbe indurre alla riflessione i vertici nazionali del Pd.

Non ci eravamo mai accorti di un arresto tanto eclatante di un esponente politico, accompagnato da vizi accusatori altrettanto eclatanti, come l'accusa rivolta a Del Turco di aver voluto corrompere dei senatori di un partito. Che però non aveva senatori! Se non c'è la malafede da parte delle toghe, c'è allora una incompetenza che mette i brividi, e i primi a farne le spese sono proprio gli esponenti del Pd visto, tutto sommato, che Berlusconi si difende meglio.

Fortunatamente siamo prossimi alle ferie e chissà che si abbia più tempo per meditare sull'azione svolta dal Capo dello Stato in questi ultimi mesi e sui suoi messaggi. Qualcuno pensa già a rilanciare l'ennesimo "autunno caldo". Visti i precedenti, gli consiglieremmo, invece, un po' di fresco.

Roma, 29 luglio 2008

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/16701

nuvolarossa
19-10-08, 11:40
Televisioni, la soluzione che non risolve

di Davide Giacalone

Molti giudicheranno astruso, ed anche noioso, il tema, decidendo di non leggermi. Invece questo capitolo di surrealtà televisiva ha anche aspetti divertenti, comunque indicativi di come vanno le cose nella nostra Italia. Mi riferisco alla storia di Europa 7, l’emittente televisiva cui il governo del 1999, con decisione irrazionale, assegnò una concessione televisiva nazionale. L’irrazionalità non si riferisce alla natura dell’emittente o dell’editore, naturalmente, ma al fatto che non aveva le frequenze per trasmettere ed il governo non era in grado di fornirle. Tutte quelle concessioni, nessuna esclusa, mancano del requisito di regolarità, perché prive di frequenze, ma chi le aveva poté continuare a trasmettere, mentre a chi ne difettava non restava che incorniciare il pezzo di carta.
Europa 7, giustamente, non si è rassegnata e s’è sentita dar ragione in più di un giudizio. Ora pende il Consiglio di Stato (prossimo dicembre) ed il governo è nei guai. Dice di non potere assegnare frequenze pianificate, ma omette di aggiungere il perché: non sono mai state pianificate. O, meglio, lo furono, ma poi decisero di buttare tutto a mare e continuare a campare nel caos. Confusione che si trova anche in molti commenti, che ritengono Europa 7 antagonista di Rete 4, quando, invece, vince le cause contro lo Stato, che è il vero inadempiente. Ecco il grottesco: tutti i canali che vediamo sullo schermo emettono in modo legittimo, ma la cosa è incompatibile con il legittimo diritto di chi ne è rimasto fuori. Roba da manicomio.
Sperano di avere trovato un rimedio: approfittare della ricanalizzazione, richiesta dalla conferenza di Ginevra, per assegnare ad Europa 7 un canale vicino a quello di Rai 1, che si restringerà senza perdere nulla. Il guaio è che nello scombiccherato sistema italiano da quelle parti si trova la radiofonia digitale, Dab, che non ha spazio dove legittimamente gli spetta perché colà si trova, irregolarmente, Rai 2. Così si moltiplicheranno i torti e l’edifico sarà sempre più pericolante.
Da anni il legislatore, d’ambo le parti politiche, spera di risolvere la faccenda dicendo che si passerà tutti al digitale, solo che non azzecca neanche una delle date entro le quali ciò dovrebbe avvenire. Con tanti saluti al diritto, alla libertà d’impresa ed al pluralismo.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/17136

nuvolarossa
20-10-08, 17:20
Che tempo che fa
Il capo dell'opposizione in prima serata tv senza contraddittorio

L'onorevole Veltroni, ospite di "Che tempo che fa" - dove ha potuto svolgere un soliloquio per oltre trenta minuti fra gli olé e gli applausi del pubblico - si sarà accorto che in fondo l'Italia non è ancora un regime dove la vita democratica è compressa.

Altrimenti al leader dell'opposizione non sarebbe consentita una simile passerella. Tale che Veltroni, senza preoccuparsi di par condicio, ha persino sfidato la maggioranza a non lamentarsi del suo personale monopolio televisivo domenicale. Benissimo, nessuno si lamenta: è un piacere ascoltare Veltroni che si fa le domande e si dà le risposte. Per carità, Fabio Fazio è un professionista eccellente, che si è anche preoccupato di non farsi trascinare nella visione del mondo del suo interlocutore con abilità. Ma pure qualche imbarazzo lo ha lasciato trasparire.

E poiché noi crediamo al rispetto delle regole e non amiamo gli ammiccamenti un po' arroganti dell'onorevole Veltroni rivolti alla controparte (del tipo: incassate e non vi lamentate), desideriamo far notare che la par condicio nel dibattito politico va rispettata anche a distanza. E che dunque per replicare a Veltroni non si può invitare la terza carica dello Stato, come ha annunciato lo stesso Fazio in trasmissione, perché essa rappresenta le istituzioni del Paese e non una parte politica. Per cui, semmai, si dovrebbe invitare il leader della maggioranza di governo o chi per lui.

E restiamo contrari, contrarissimi, alla presenza dei politici nei talk show: crediamo che la Rai oramai si dovrebbe porre un problema di regolamentazione delle apparizioni delle personalità politiche, non potendo continuare a procedere a ruota libera. Una volta c'era "Tribuna politica" e non accadeva che l'onorevole Berlinguer e l'onorevole Almirante si presentassero a "Canzonissima" una settimana ciascuno. Se "Che tempo che fa" diventa un luogo di propaganda politica senza contraddittorio, si stabilisca allora un criterio sufficientemente rappresentativo: altrimenti il regime che Veltroni dice di aborrire, viene imposto di fatto con la sua sola presenza. La nostra preoccupazione nasce dal fatto che la stessa Agicom venerdì scorso ha lamentato l'assenza di parametri equilibrati nei servizi politici parlamentari dei telegiornali della televisione di Stato. E citiamo l'autorità garante perché non abbiamo più il fiato per lamentarci. Questo per quando riguarda la questione delle procedure formali: la vita democratica si difende con regole valide per tutti e non con trasmissioni amiche.

Veniamo poi ai contenuti dell'intervista, che pure sono interessanti. Il leader del Pd ha sostanzialmente rivendicato il suo diritto alla manifestazione pacifica di piazza e contemporaneamente ha dichiarato di considerare l'alleanza con Di Pietro finita all'indomani dell'insediamento delle Camere, quando l'Italia dei Valori ha fatto gruppo parlamentare a parte. Notiamo solo che è difficile parlare di alleanza finita quando poi ci si prepara a fronteggiare insieme le amministrative in tutta Italia. Così come è singolare accusare Veltroni di "collaborazionismo" – un termine usato per tacciare popolazioni e governi di essere filonazisti - per poi candidarsi a governare insieme le principali amministrazioni italiane.

A vedere tale situazione c'è da credere sì ad un vulnus nella vita democratica, ma all'interno dell'opposizione. Quanto alla manifestazione contro il governo non c'è niente di eclatante se non il fatto che cade quando l'esecutivo fronteggia una crisi finanziaria delicatissima, tale da richiedere un contributo da una forza che si vorrebbe riformatrice e che invece si comporta esattamente come quelle massimaliste.

Roma, 20 ottobre 2008

tratto da http://www.pri.it/new/

nuvolarossa
14-11-08, 13:10
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Vigilanza Rai, Villari al timone

Blitz del Pdl. Il senatore democratico: Mi rimetterò alle decisioni del partito

E' Riccardo Villari il nuovo presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Il senatore del Pd ha battuto Leoluca Orlando, candidato dell'opposizione, ottenendo 23 voti. A votarlo 21 commissari della maggioranza ma anche due membri dell'opposizione, visto che in totale gli esponenti del Pd e della Lega in Vigilanza sono 22 e che uno era assente. Ad Orlando sono andati 13 voti. Eletto con i voti della maggioranza, il senatore del Pd annuncia che, dopo aver incontrato i vertici istituzionali, si rimetterà alle decisioni del suo partito.

Angela Milanese

E' stato eletto a sorpresa ieri pomeriggio grazie a un blitz del Pdl. Riccardo Villari, senatore campano del Pd, si è ritrovato a ricoprire la poltrona più alta della Commissione di Vigilanza Rai grazie ai voti della maggioranza, che ha rotto gli indugi e messo in atto quanto aveva annunciato: "Se il Pd non cambia candidato, eleggeremo noi uno diverso da Leoluca Orlando, e sarà comunque uno dell'opposizione". Detto, fatto. Su Villari sono confluiti 23 voti, e cioè tutti i 21 dei rappresentanti del Pdl presenti a Palazzo San Macuto (mancava un solo parlamentare della maggioranza), cui si sono aggiunti due voti arrivati sicuramente dalla minoranza. Per Orlando hanno invece votato in appena 13, una scheda è risultata nulla, e mancavano due parlamentari del Pd. " stata così rotta la prassi che vuole l'opposizione proporre e far eleggere un proprio candidato: il Pdl ha lasciato che la carica del vertice della Vigilanza restasse all'opposizione ma il presidente se l'è scelto da sè. Immediate le reazioni politiche. E mentre Villari annuncia che è sua intenzione fare un percorso istituzionale, attraverso incontri con il capo dello Stato e con i presidenti di Camera e Senato (ieri ha già sentito a telefono Renato Schifani) e quindi "all'interno del gruppo politico si prenderanno le determinazioni finali", dal Pd arrivano critiche all'atteggiamento del Pdl.
Il segretario Walter Veltroni, e via via gli altri esponenti di spicco dell'opposizione, parlano di dimissioni pressochè certe di Villari, il quale però nel sottolineare che "non ho chiesto nulla, non mi sono proposto ma altri mi hanno individuato", decide di seguire, almeno per ora, un'altra strada. Dalla maggioranza, invece, vengono inviti a procedere con i lavori della commissione.
Si accusa la minoranza di compiere un "atto di regime" nel momento in cui si "costringe" Villari alle dimissioni. Per il Pdl, visto che adesso c'è un presidente regolarmente eletto, la Vigilanza può procedere nei suoi compiti, tra i quali spicca quello di provvedere alla nomina di gran parte dei componenti del prossimo Cda dell'azienda di viale Mazzini, che rappresenterà sicuramente un nuovo terreno di forte scontro politico tra le parti.

tratto da http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=550927&KeyW=

nuvolarossa
14-11-08, 18:31
Blitz in Vigilanza
I ritardi dell'opposizione il colpo di mano della maggioranza

E' una vicenda complessa e sgradevole quella che ha portato all'elezione a sorpresa dell'onorevole Villari alla presidenza della Commissione di Vigilanza Rai. Sulla base di quanto è successo c'è da credere che non sarà facile risolverla in modo diverso. Il leader del Pd Veltroni - per non parlare dell'onorevole Di Pietro che ha definito il presidente del Consiglio come un "Videla" - ha detto che il fatto è di una gravità eccezionale sotto il profilo della prassi istituzionale. Ha ragione, certo, ma forse ha qualche responsabilità nella vicenda. La maggioranza ha sbloccato settimane fa la questione del giudice della Corte Costituzionale, cambiando un candidato inviso all'opposizione. Perché mai allora, alla Vigilanza Rai, l'opposizione doveva imporre per forza un presidente che ha già accusato il governo di essere degno della giunta dei generali argentini degli anni ‘70?

L'opposizione ha le sue prerogative ed esse sono tali da lasciare a questa la scelta dei presidenti delle commissioni parlamentari di sua spettanza. Ma ciò richiede un uso del buon senso e non della provocazione: perché con la provocazione si fanno danni e nient'altro. E' vero che Casini e Veltroni, accortisi di come la situazione si stesse ingarbugliando fino a sfuggire loro di mano, avevano chiesto a Orlando un passo indietro. Ma era troppo tardi perché, pur decidendo che la presidenza spettasse ad un esponente dell'Idv, occorreva ricercarne uno capace delle necessarie doti di equilibrio che servono per esercitare quella funzione.

Se davvero c'era qualcuno dell'Idv in grado di svolgerle, andava individuato subito al posto dell'ex sindaco di Palermo. Tanto che alla fine il candidato lo hanno scelto i membri del centrodestra nella persona di Villari. E qualcuno nell'opposizione è perfino convenuto su questa scelta.

Insomma, un'altra botta terribile alla credibilità di Veltroni, che pure ha subito precisato che Villari si dimetterà. Ma intanto Villari resta lì oggi e crediamo che, quando torneremo a scrivere questo giornale lunedì prossimo, Villari sarà ancora al suo posto. Un caso di questo genere, oltretutto, è destinato a lasciare il segno. Perché, se anche l'opposizione fosse domani capace di presentare un candidato alla presidenza della Vigilanza dotato delle qualità richieste, la maggioranza, per il solo gusto di infierire, potrebbe cambiarlo. Inoltre bisogna trovare chi sia disponibile a sostenere tale cambiamento dentro le file stesse dell'opposizione!

Senza nemmeno bisogno di evocare il fantasma del trasformismo, capiamo bene tutti di cosa si stia parlando. Magari, in futuro, varrebbe la pena di non dire subito di "no" al dialogo o di irrigidirsi drasticamente quando si è minoranza in Parlamento e nelle Commissioni parlamentari. Per non pagare poi un prezzo tanto elevato. Se poi vogliamo essere certi che una situazione deteriorata non si manifesti di nuovo, allora occorrerebbe privatizzare la Rai, tagliare la testa al toro e lasciare le corna a qualche imprenditore privato. Più o meno come è accaduto con Cai ed Alitalia. Anche perché oramai il servizio pubblico, di "pubblico" e di "servizio" offre sempre di meno, per non dire più niente.

Roma, 14 novembre 2008

tratto da http://www.pri.it/new/

nuvolarossa
18-11-08, 19:53
Un brutto pasticcio
L'ultimo paradosso del bipartitismo maggioritario italiano

E' vero che alla Rai si festeggia per avere bruciato solo 25 milioni di euro, contro i cento abituali del bilancio annuale, ma la vicenda della presidenza della Vigilanza resta comunque poco edificante. Per mesi incapaci di trovare un accordo, una volta che è stato finalmente eletto un esponente dell'opposizione, si grida al golpe. Ancora martedì mattina l'ex ministro Gentiloni era sul canale satellitare della televisione pubblica a lamentare che se qualcuno non ritiene l'Italia dei Valori degna di stare in Parlamento avrebbe dovuto dirlo chiaramente. Forse si riferiva al suo collega di partito, La Torre, conosciuto per il rito dalemiano e pure ripreso dalle telecamere a fare il suggeritore del capo gruppo alla Camera del Pdl mentre si scontrava con il suo omologo dipietrista. Sono i paradossi del bipartitismo bipolare, dove esponenti dell'opposizione sostengono quelli della maggioranza contro i loro alleati, e la maggioranza vota esponenti dell'opposizione per dividerla. E chi ha ascoltato le urla intercorse tra Villari e Veltroni durante il loro colloquio è convinto che la maggioranza abbia raggiunto il suo scopo. Ma a parte il gusto di sottolineare le difficoltà in cui si ritrova Veltroni, come fa anche per altro verso con un editoriale del "Corriere della Sera" Ernesto Galli della Loggia, ci chiediamo se il danno al tessuto istituzionale procurato da questa vicenda non abbia un costo molto alto. Ora è facile dire che la maggioranza, votando un esponente dell'opposizione contro le indicazioni di questa, ha creato il vulnus. Ma sarebbe altrettanto facile ritenere che l'opposizione, scegliendo un personaggio come Orlando, volesse mettere un dito nell'occhio della maggioranza. Orlando, che non perdeva occasione per paragonare il governo Berlusconi alla giunta Videla, forse non aveva sufficienti doti di equilibrio per svolgere le funzioni di presidente della Vigilanza.

E poi vogliamo usare anche noi il suggerimento offerto generosamente dall'onorevole La Torre e ripreso dalle telecamere: il caso Pecorella. La maggioranza ha dato prova di buona volontà cambiando in corsa il candidato alla Corte Costituzionale per venire incontro alle richieste dell'opposizione; eppure Pecorella era persona competente e di valore che avrebbe più che ben figurato alla Consulta. L'opposizione ha incassato e rilanciato e l'onorevole Gentiloni, come abbiamo visto dalla sua intervista alla Rai, non vuole nemmeno rivangare il passato. Con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti. Tanto più che il passato lo rinvanga l'onorevole La Torre, e con esiti grotteschi per il Pd. Non escludiamo a questo punto che il dominus della situazione possa diventare proprio l'onorevole Di Pietro, scegliendo di ritirare la candidatura Orlando e giocando a sorpresa la carta del moderatismo, che ha sfilato di mano al suo alleato Veltroni, E' il leader del Pd accusato di essere rifluito sulle posizioni radicali? Bene, ora Di Pietro può mostrare il volto rassicurante di chi ha assicurato e difeso la giustizia in nome dei cittadini, spingendo definitivamente Veltroni fuori gioco. Se invece si ostinerà su Orlando, l'ex magistrato sprecherà la straordinaria occasione che gli è stata offerta, visto che Veltroni proprio non riesce ad attestarsi su un saldo fronte riformista; e pure aveva inaugurato la sua leadership con l'idea di mettere ai margini la sinistra radicale.

Roma, 18 novembre

tratto da http://www.pri.it/new/

nuvolarossa
21-11-08, 18:06
Un caso emblematico
Il paradosso del bipartitismo perfetto

Può darsi che il caso Villari si risolva in fretta e che, dopo gli appelli dei presidenti delle Camere, la presa di posizione del Pd e dello stesso premier, l'interessato lasci la presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai. Tuttavia l'impressione che il caso ha suscitato sembra emblematica di una crisi politica profonda, oltretutto non ancora pienamente decifrata.

Tale crisi nascerebbe - lo hanno detto alcuni esponenti del Pd - dal radicato gusto della stessa opposizione per lo scontro frontale. Ecco dunque che in Commissione di Vigilanza della Rai, contando sulla forza della tradizione, il partito dello scontro era convinto di poter piegare a suo piacimento la forza dei numeri avversi. Così, invece di sondare gli umori della maggioranza, ha pensato di provocarla con la candidatura più sgradevole, quella di Leoluca Orlando. Eppure non è necessario disporre di una grande intelligenza per comprendere quanto fosse difficile per la maggioranza votare per un candidato che non smette di insultarla, arrivando persino a scomodare le somiglianze con le giunte militari argentine degli anni '70. Così, alla fine, uno scontro all'arma bianca voluto dall'opposizione sul nome di Orlando non ha portato da nessuna parte. Ben altra cosa sarebbe stato avanzare una proposta condivisa su una personalità di chiaro profilo professionale come quella di Zavoli. Ma ora, quando pure ci si è messi d'accordo, questa già appare una soluzione in netto ritardo.

Possiamo anche pensare ad un dramma tutto interno all'opposizione: nel senso che, scelta una linea e poi avendola cambiata in corsa, non si riesce a portare a casa alcun risultato. E, peggio: si viene accusati di usare metodi stalinisti nei confronti dei dissenzienti. Villari, regolarmente eletto, viene espulso dal Pd perché non si dimette.

Ma il governo, che potrebbe essere tentato di ridere di questa farsa, dovrebbe invece nutrire ragioni di preoccupazione. Prima di tutto perché la paralisi istituzionale della Vigilanza è il chiaro riflesso di una situazione tutt'altro che pacifica in Rai. Per fare un esempio, basti pensare che, solo pochi giorni fa, il premier in persona ha invitato un comune cittadino a non pagare il canone. E vi sono motivi più squisitamente politici, come l'accusa di trasformismo che insegue il centrodestra. A suo tempo ci fu il caso De Gregorio, ora quello Villari.

Il sospetto di voler corrompere la parte avversa, anche quando è puramente strumentale, non fa bene ai principi della democrazia bipolare e dell'alternanza: uno dei due poli è infatti sospettato di fare un gioco sporco. Anche se sappiamo che le cose sono in realtà molto più complesse. Un altro esempio: non avevamo mai visto un deputato dell'opposizione suggerire in diretta televisiva le battute al capogruppo del partito di maggioranza a Montecitorio, e oltretutto in difesa delle ragioni del governo. Eppure è successo, in maniera incontrovertibile, negli studi de "La 7". In questo caso non ci sarebbe corruzione, ma "intelligenza" con il nemico.

Paradossalmente la cosa è più grave: se nel bipartitismo perfetto, correnti dello stesso partito confliggono fra loro e concordano invece con le tesi di quello avverso, ecco che il bipartitismo perfetto si rivela non essere affatto tale.

Roma, 21 novembre 2008

tratto da http://www.pri.it/new/

nuvolarossa
28-11-08, 11:59
Roberto Saviano Presidente della Rai

di Stefano Corradino

Quale destino per l'azienda di viale Mazzini? Villari o non Villari nei prossimi giorni si discuterà il futuro del servizio pubblico. Villari o non Villari (ma il centro destra ha ben chiarito che non intende sfiduciarlo, usando il doppiogiochismo del dissenso a parole e del consenso nei fatti) nelle prossime settimane si nomineranno gli organismi diLigenti. Magari. Dirigenti. A partire dalla nomina del futuro presidente. Circolano già numerosi i nomi dei possibili candidati. Manager, imprenditori, accademici, ex politici di professione. Giuseppe Giulietti ha indicato un nome questa mattina: quello di Roberto Saviano. Lo ha fatto, coincidenza, proprio nel giorno in cui l'autore di "Gomorra", intervistato da Le Figaro spiegava che l'Fbi gli ha appena assicurato che in Usa ci sono programmi particolari di protezione senza vivere sempre sotto scorta..." Il giornalista campano si prepara quindi a partire...

Dicevamo. Saviano Presidente della Rai. Non è una provocazione. E' un'indicazione forte.
"Saviano - ha affermato Giulietti - è giovane, conosce bene la comunicazione, ed è costretto a scappare perche' in Italia non e' garantito. Ha avuto la solidarieta' di tutto e di tutti. Qualcuno avra' il coraggio di investire su una persona libera?"
Uno che ha avuto il coraggio di opporsi ai signori della camorra potra' opporsi anche ai signori degli appalti...
Saviano forse rifiuterebbe questa proposta. Probabilmente non gli interessa. Ma qualcuno glie lo ha chiesto? Qualcuno ha pensato di proporre ad un giovane di qualità e con grande passione civile di occuparsi dell'informazione televisiva italiana, e di preoccuparsi per il suo declino? E se non va bene il nome di Saviano ce ne propongono un altro che abbia queste caratteristiche?
Saviano o non Saviano qualcuno ha in testa di uscire dalla gabbia delle tradizionali candidature sponsorizzate dai partiti e proporre una figura di rottura?

La redazione di Articolo21 lancia la sfida. Oltre a raccogliere l'appello di Giulietti lanciamo sul sito un forum e raccoglieremo i suggerimenti dei lettori per la principale carica della Rai. Una sorta di primarie tra i cittadini/telespettatori. Se all'azionista di un'azienda concorrente (nonchè premier) viene riconosciuto il diritto di decidere le sorti del servizio pubblico, i cittadini che pagano il pagano, e quindi della Rai sono anch'essi azionisti, dovrebbero essere quantomeno ascoltati.

corradino@articolo21.info

tratto da http://www.articolo21.info/7727/notizia/roberto-saviano-presidente-della-rai.html

nuvolarossa
03-12-08, 19:41
"Stampa e Corriere", Nucara: dispiace attacco premier a testate indipendenti

"Ci dispiace molto che il presidente del Consiglio abbia polemizzato duramente con i direttori di due testate indipendenti della libera informazione. Vogliamo sperare che presto il capo dell´esecutivo corregga formalmente questa sua impostazione". Lo ha dichiarato il segretario del Pri Francesco Nucara.

tratto da http://www.pri.it/new/3%20Dicembre%202008/NucaraStampaCorriere.htm