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Visualizza Versione Completa : "concilio vaticano secondo": un delitto contro la Fede lungo quarant'anni



Guelfo Nero
12-04-02, 23:58
Iniziamo a postare un poco di buona stampa: la leggerà qualcuno? Speriamo.
Per dare qualche spunto di riflessione sulla situazione attuale della chiesa, posto questo breve testo di un valoroso sacerdote antimodernista francese.
Suggerisco a chi volesse leggersi il testo, di prendersi tempo e calma: la teologia romana è una bevanda dissetante ma dal gusto forte.
un caro saluto

guelfo nero


padre Hervè Belmont
CONCILIO VATICANO SECONDO
ATTENTATO AL CUORE DELLA CHIESA
Traduzione di un estratto dall'originale francese «Brimborions Contribution à la vigilance de la foi»(Bordeaux, 1990, pagg. 51-69) Stampato in proprio con il permesso dell'Autore

Presentazione

«Senza la fede è impossibile piacere a Dio» (Eb 11, 6). Queste parole di San Paolo sembrano dimenticate oggigiorno, persino da coloro che, tuttavia, si definiscono «credenti», ovvero come coloro che hanno la fede. Vero credente, infatti, è solo colui che vive della fede, che decide alla luce della fede tutte le scelte della sua esistenza. E per fede non intendiamo naturalmente un vago sentimento soggettivo, ma quella virtù sovrannaturale che ha per oggetto, come ognuno di noi recita nell’atto di fede, ciò che Dio ha rivelato, e la Santa Chiesa ci propone a credere. Già nel 1969, gli autori del Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, presentato a Paolo VI dai Cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, affermavano: «è evidente che il Novus Ordo non vuole più rappresentare la fede (del Concilio) di Trento. A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno. Il vero cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo in una tragica necessità di opzione». Lo stesso si potrebbe dire di molti insegnamenti del Vaticano II, che contraddicono la dottrina infallibilmente e irreformabilmente definita della Chiesa, alla quale pure «la coscienza cattolica è vincolata in eterno». La fede spinge dunque il cattolico al rifiuto di una dottrina e di una riforma liturgica in opposizione con quanto «Dio ha rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere». Ma se le cose stanno così, che ne è dell’autorità che ha promulgato, in nome dello Spirito Santo, queste nuove dottrine? A questa domanda sono state date molte risposte. La più corrente è quella che Paolo VI ed i suoi successori sono i veri e legittimi Pontefici Romani, Vicarî di Cristo... ai quali bisognerebbe però disobbedire. Già San Paolo avrebbe risposto: «Chi resiste all’autorità, va contro l’ordine di Dio, e quelli che così resistono, si tireranno addosso la condanna» (Rm 13, 3). Non si tratta, quindi, di disobbedire al Papa, proposizione questa che deve far orrore a ogni cattolico degno di questo nome. Occorre un’altra soluzione. La soluzione che propone l’Autore di questo opuscolo, di poche pagine, ma di ardua teologia, è quella detta Tesi di Cassiciacum, e proposta ai cattolici dal teologo domenicano Mons. Michel-Louis Guérard des Lauriers, già docente di teologia alla Pontificia Università del Laterano, a Roma. L’Autore la presenta nel modo più semplice e più pratico possibile; egli cerca, infatti, di dimostrare (e a mio parere ci riesce perfettamente), che avere una posizione chiara sull’autorità di Paolo VI e dei suoi successori, non è facoltativo per i cattolici. Non si tratta, insomma, di una disputa accademica che non interessa il semplice fedele, o che mette la divisione tra i buoni cattolici. Poiché il Papa è la regola prossima della nostra fede, colui che dobbiamo ascoltare e a cui dobbiamo obbedire per essere salvi, non è secondario, per un cattolico, sapere se tale o talaltra persona è, sì o no, il Vicario di Cristo, il Successore di Pietro, colui che tiene le chiavi del Regno dei Cieli ed ha il potere di sciogliere o di legare... è la fede, che noi dobbiamo esercitare quotidianamente, che ci impone di scegliere, e di scegliere alla luce della medesima fede. L’autore di queste pagine, un giovane sacerdote fondatore e direttore di una scuola cattolica nella regione di Bordeaux, ha fatto la sua scelta, che gli è costata l’espulsione dalla Fraternità San Pio X. Al lettore, adesso, il dovere di informarsi per poi scegliere a sua volta, non secondo il proprio vantaggio, ma secondo le esigenze della fede cattolica.
don Francesco Ricossa, rettore dell'«Istituto Mater Boni Consilii».


Introduzione

Il 22 Dicembre 1980, nella sua risposta agli auguri del Sacro Collegio, Giovanni Paolo II affermò: «Il Concilio Vaticano II ha gettato le basi di un rapporto sostanzialmente nuovo tra la Chiesa e il mondo...» (1). Se il rapporto tra la Chiesa ed il mondo è «sostanzialmente nuovo» non è certamente perché quest'ultimo è cambiato tornando a Gesù Cristo, cessando di rinnegarLo e combatterLo; chiunque può facilmente constatarlo. La novità viene dunque da parte della Chiesa, o piuttosto - poiché la Chiesa è la Sposa immacolata, senza ruga né macchia - da parte di coloro che la guidano. Lo scopo di queste note è di mettere in luce questa novità per permetterci di esercitare la fede cattolica, la cui regola prossima (2) è costituita dall'Autorità della Chiesa; ci interesseremo particolarmente ad una delle più importanti innovazioni del Vaticano II: la Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignititas humanæ personæ, alla quale «bisogna continuamente fare riferimento», come dice Giovanni Paolo II nel medesimo discorso (3). La fedeQuando parliamo di fede, intendiamo la fede teologale, virtù divinamente infusa nell'anima di alcuni uomini che, proprio per questo motivo, sono chiamati fedeli. Si tratta della fede cattolica, il cui oggetto è infallibilmente presentato dalla santa Chiesa cattolica romana. La fede è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, che eleva l'intelligenza e determina la volontà affinché il fedele aderisca fermamente e senza timore di errore alla verità divinamente rivelata, al mistero di Dio che si rivela e si esprime in formule intelligibili e vere. La virtù della fede si trova nell'intelligenza umana; il suo atto è un atto dell'intelligenza: un atto che ha un oggetto ben determinato, un contenuto intelligibile. In altri termini, vi sono nella fede due elementi necessari: q uno, esteriore: l'oggetto della fede. è la Rivelazione divina, espressa da Dio con parole umane e trasmessa dalla Chiesa; q l'altro, interiore: la virtù di fede. Questa virtù è un lume divino gratuitamente comunicato che permette all'intelligenza di accedere alla conoscenza soprannaturale dell'oggetto della fede e che gliene dà una certezza propriamente divina. Questi due elementi non sono che una sola cosa perché procedono dall'unica Verità: il Verbo di Dio. Non c'è dunque che una sola fede: la fede cattolica. Al di fuori di essa, quella che impropriamente viene chiamata «fede» non è altro che una credenza umana. Questa fede ha un contenuto oggettivo: le verità rivelate, ed una regola prossima: l'insegnamento del Magistero della Chiesa. La fede non è dunque un sentimento religioso, nè un ricostituente morale, nè la fiducia in Gesù Cristo, e neppure l'adesione alla Sua persona escludendo l'adesione alla verità che Egli rivela. Se la fede può essere, a seconda delle persone, più o meno intensa e forte, il suo oggetto non è però divisibile: negare o dubitare volontariamente della più piccola verità di fede equivale a non credere nella Parola di Dio, e quindi a perdere la fede. è questo l'insegnamento di Leone XIII (1810-1903) (4): «Tale è la natura delle fede che non c'è niente di più impossibile che credere una cosa e rigettarne un'altra. La Chiesa professa, in effetti, che la fede è una «virtù soprannaturale» mediante la quale, sotto l'ispirazione e con il soccorso della grazia di Dio, crediamo che ciò che è stato rivelato da Lui è vero; non lo crediamo a causa della verità intrinseca delle cose vista alla luce naturale della ragione, ma a causa dell'autorità di Dio stesso che si rivela e che non può nè ingannarsi nè ingannarci» (5). Se è dunque chiaro che una proposizione è stata rivelata da Dio, e ciononostante non ci si crede, non si crede assolutamente niente di fede divina.
«Quanta cura»

L'Enciclica Quanta cura di Papa Pio IX (1792-1878), datata 8 dicembre 1864 e consacrata alla condanna degli errori moderni, gode di una particolare autorità. In effetti, il Sommo Pontefice vi manifesta la sua volontà di farne un atto ex cathedra. Ricordiamo innanzitutto quanto definisce il Concilio Vaticano I sull'infallibilità del romano Pontefice: «Insegniamo e definiamo che è un dogma divinamente rivelato che il romano Pontefice, quando parla ex cathedra, ovvero quando, nella sua funzione di pastore e dottore di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce una dottrina sulla fede e sui costumi, che dev'essere tenuta dalla Chiesa universale, egli gode pienamente, grazie all'assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro, di quell'infallibilità di cui il divin Redentore ha voluto che fosse provvista la Sua Chiesa quando definisce una dottrina sulla fede o sui costumi; in conseguenza, queste definizioni del romano Pontefice sono irreformabili in sè stesse e non in virtù del consenso della Chiesa» (6). Dal paragrafo nº 14 dell'Enciclica Quanta cura, risulta evidente che Pio IX qui parla ex cathedra: «Memori del nostro incarico apostolico [...], Noi riproviamo, proscriviamo e condanniamo con la Nostra autorità apostolica tutte e ciascuna le opinioni errate e le dottrine ricordate all'inizio della Nostra lettera; e vogliamo e ordiniamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le tengano certamente come riprovate, proscritte e condannate» (7). Più esattamente Pio IX ha parlato ex cathedra ogni qual volta ha condannato nell'Enciclica degli errori che riguardano la fede o la morale; è proprio allora che questi errori sono stati condannati infallibilmente e lo restano a tutt'oggi. è anche questo il caso della libertà religiosa. Ecco cosa insegna il paragrafo nº 5 dell'Enciclica: «Contro la dottrina della Sacra Scrittura, della Chiesa e dei Santi Padri, affermano senza esitazione: la miglior condizione della società è quella in cui non si riconosce al potere politico il dovere di reprimere con delle pene legali i violatori della religione cattolica, se non nella misura in cui la tranquillità pubblica lo richieda. In conseguenza di questa idea assolutamente falsa del governo sociale, non esitano a favorire questa opinione erronea - non ve ne può essere una più fatale per la Chiesa cattolica e per la salvezza delle anime e che il Nostro predecessore Gregorio XVI definiva un delirio - cioè che la libertà di coscienza e dei culti è un diritto proprio ad ogni uomo, che dev'essere garantito e proclamato in ogni società ben costituita» (8). Papa Pio IX insegna dunque che affermare il diritto alla libertà civile in materia religiosa - quel che è chiamato libertà di coscienza o libertà religiosa - è contrario alla Rivelazione divina. Il Papa insegna questo infallibilmente, ed in conseguenza per mezzo della virtù della fede - alla luce della fede - il fedele sa e crede che l'affermazione del diritto alla libertà religiosa è falso perché contrario alla Rivelazione. Inoltre, Quanta cura non è l'unico atto del Magistero in cui la Chiesa insegna ciò, benché sia l'atto più solenne. Così parla anche Pio XII (1876-1958): «Quel che non corrisponde alla verità e alla legge morale non ha nessun diritto all'esistenza, alla propaganda e all'azione» (9).

Vaticano II

il 7 dicembre 1965, vigilia della chiusura del Concilio Vaticano II, Paolo VI (1897-1978), in unione con più di 2.300 Vescovi, firmava e promulgava solennemente il Decreto Dignitatis humanæ personæ sulla libertà religiosa: «Tutto l'insieme e ciascuno dei punti che sono stati pubblicati in questa Dichiarazione sono piaciuti ai Padri conciliari. E Noi, in virtù del potere apostolico che abbiamo da Cristo, in unione con i venerabili Padri, Noi li approviamo, confermiamo e decretiamo nello Spirito Santo, e ordiniamo che quel che è stato stabilito in questo Concilio sia promulgato per la gloria di Dio. Roma, in San Pietro, 7 dicembre 1965, io Paolo, Vescovo della Chiesa cattolica» (10). Questo Decreto conciliare definisce così la libertà religiosa: «Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, cosi che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza nè sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la Parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa dev'essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società» (11). Il Concilio insegna dunque che la libertà civile in materia religiosa è un diritto naturale per l'uomo, in modo che il potere politico non ha il diritto di impedire di agire pubblicamente a quelli che agiscono secondo la loro coscienza in materia religiosa. Per l'esercizio di questo diritto il Vaticano II assegna dei limiti che sono enunciati subito dopo (12); si tratta di salvaguardare la pace e la tranquillità pubblica. In altri termini, il Vaticano II insegna che la dignità dell'uomo esige che lo Stato riconosca nelle sue leggi che ogni uomo ha il diritto di professare e di esercitare la propria religione, anche se falsa e contraria alla religione cattolica, nella misura in cui la pace pubblica sia preservata. Questa dignità umana, continua il Concilio, è quella che la Parola di Dio ci rivela. Così, dunque, secondo Dignitatis humanæ personæ, Paolo VI e l'insieme dei Vescovi dichiarano che è rivelata da Dio una dottrina della dignità umana che è il fondamento del diritto alla libertà religiosa in foro esterno e pubblico. Il seguito del Decreto lo conferma: «[...] una tale dottrina sulla libertà affonda le sue radici nella Rivelazione divina, per cui tanto più va rispettata con sacro impegno dai cristiani» (13). «La Chiesa, pertanto, fedele alla verità evangelica, segue la via di Cristo e degli apostoli quando riconosce come rispondente alla dignità dell'uomo e alla Rivelazione di Dio il principio della libertà religiosa e la favorisce» (14).

Il Magistero ordinario e universale

Qual'è la natura dell'assentimento che bisogna dare a questo insegnamento del Concilio Vaticano II? Un atto di fede? Un semplice sentimento interno? Una considerazione rispettosa? Questo si vede a partire dalla natura stessa dell'atto, il quale è precisato dai suoi autori. Dignitatis humanæ è un atto del Magistero ordinario e universale (15). Dobbiamo precisare questa nozione per utilizzarla nel senso in cui la Chiesa la intende, per seguire la prescrizione del Concilio Vaticano I: «Così bisogna sempre conservare per i sacri dogmi il senso che la santa madre Chiesa ha dichiarato una volta, e non è mai permesso di allontanarsene su pretesto o sotto parvenza di un'intelligenza più profonda» (16). L'espressione «Magistero ordinario universale» è utilizzata dal Concilio Vaticano I, e ne troviamo il significato negli interventi e relazioni ufficiali della Deputazione della fede, incaricata di spiegare ai Padri, prima dello scrutinio, il senso esatto di ciò che dovevano definire. La Deputazione fa riferimento alla Lettera apostolica di Pio IX Tuas libenter, del 21 dicembre 1863 (17). «Universale» significa l'insieme della Chiesa docente: il Papa ed i Vescovi subordinati. Il Magistero universale è pertanto il potere d'insegnare della Chiesa esercitato dal Papa e dall'insieme dei Vescovi. Può essere esercitato in maniera straordinaria con un giudizio solenne, o in modo ordinario nell'insegnamento quotidiano della fede, nel quale i Vescovi sono normalmente dispersi. Per quel che riguarda il Concilio Vaticano II, la riunione dei Vescovi del mondo intero dava all'esercizio del Magistero un carattere straordinario piuttosto che ordinario; tuttavia, l'assenza di definizioni solenni e la dichiarazione di Paolo VI (18) fanno classificare gli atti del Vaticano II, e quindi il Decreto sulla libertà religiosa, tra quelli del Magistero ordinario universale. Il Magistero ordinario universale propone infallibilmente l'oggetto della fede, e pertanto ogni fedele deve credere di fede divina tutto ciò che è stato presentato come rivelato. è l'insegnamento di Pio IX in Tuas libenter (19) e del Concilio Vaticano I (20): «Si deve credere di fede divina e cattolica tutto quello che è contenuto nella Parola di Dio scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato sia con un giudizio solenne che con il suo Magistero ordinario e universale». Questo insegnamento è ripreso da Papa Leone XIII, che afferma che questa è proprio la dottrina costante della Chiesa (21). Dunque, non c'è nessun dubbio possibile. Poiché Dignitatis humanæ è un atto del Magistero ordinario e universale, e poiché vi si trova affermata come rivelata da Dio una dignità dell'uomo tale da fondare il diritto alla libertà civile in materia religiosa, ogni fedele e deve compiere un atto di fede, deve cioè credere di fede divina e cattolica questa dottrina: la dignità dell'uomo comporta, esige, implica il diritto alla libertà religiosa. La notificazione del Cardinal Felici, segretario generale del Vaticano II alla 123ª Congregazione generale conferma questa necessità: «Quanto alle altre cose che sono proposte dal Concilio, poiché rappresentano la dottrina del Magistero supremo della Chiesa, tutti e ciascuno dei fedeli devono riceverle ed ammetterle secondo lo spirito del Concilio stesso, quale risulta sia dalla materia in causa, che dal modo di esprimersi, secondo le norme dell'interpretazione teologica» (22). Ora, la materia in causa è già insegnata infallibilmente dalla Chiesa ed è di somma importanza per la salvezza delle anime, ed il modo di esprimersi presenta questo insegnamento come rivelato da Dio. Ogni fedele quindi, deve accettare questa dottrina nella fede. Contro questa conclusione, si potrebbe tentare di far valere che il Vaticano II non enuncia alcun obbligo di credere a questa dignità della persona umana, e che quindi l'atto di fede non è necessario. Questa obiezione non ha alcun valore. La Rivelazione è, in effetti, il motivo formale della fede: è proprio perché la dottrina è rivelata da Dio che il fedele crede, e la certezza della Rivelazione ci è data dall'atto del Magistero. Quest'ultimo non ha dunque per nulla bisogno di menzionare un obbligo di credere: è la natura stessa delle cose che comporta questa necessità (23). Questo è d'altra parte l'insegnamento di Leone XIII: «Ogni volta che la parola di questo Magistero dichiara che tale o tal'altra verità fa parte dell'insieme della dottrina divinamente rivelata, ognuno deve credere con certezza che ciò è vero» (24).

l'impossibile atto di fede

Il fedele deve credere di fede divina che la dignità dell'uomo è tale da fondare il diritto alla libertà religiosa: questa conclusione si deduce ineluttabilmente dall'insegnamento che abbiamo or ora ricordato. Ma questo atto di fede è metafisicamente impossibile. In effetti, il fedele crede già di fede divina che l'affermazione del diritto alla libertà religiosa è contraria alla Rivelazione (25). Nessuno può credere simultaneamente due proposizioni contrarie; nessuno può credere nello stesso tempo che il diritto alla libertà religiosa è contrario alla Rivelazione, e che è fondato in questa Rivelazione. è impossibile anche con tutta la buona volontà: questo dipende dalla natura delle cose. Così dunque è la fede, l'esercizio della fede cattolica che rende impossibile l'assenso all'insegnamento del Vaticano II. Non solo questo assenso è moralmente illecito, ma per di più è impedito per chiunque eserciti rettamente la fede. Trattenuto nell'assenso che dovrebbe dare a Dignitatis humanæ, il fedele ha il dovere immediato di verificare se la contraddizione è veramente reale e non solamente apparente, e se, d'altra parte, Quanta cura e Dignitatis humaæ imperano effettivamente un atto di fede. Egli constaterà nuovamente che Pio IX nega ciò che il Vaticano II afferma (26): la libertà religiosa in foro esterno e pubblico è un diritto naturale ad ogni uomo, in tal modo che l'autorità pubblica non ha il diritto d'impedire la propaganda e l'esercizio pubblico delle false religioni a meno che ciò non sia richiesto dalla pubblica tranquillità. Egli potrà verificare anche che Quanta cura, come pure Dignitatis humanæ, si appellano alla Rivelazione richiedono l'assenso di fede. Allora, credendo già anteriormente e con una certezza divina che è impossibile ed illecito rimettere in causa, l'insegnamento di Pio IX, il fedele rigetterà quello del Vaticano II, vale a dire quello di Paolo VI, da cui il Vaticano II ricava tutta la sua autorità. Tuttavia, se è impossibile aderire all'insegnamento di Dignitatis humanæ in ragione del suo contenuto, la necessità di credere a questo medesimo insegnamento resta, imperativa, in ragione dell'atto del Magistero che lo presenta come rivelato. E così, essendo impedito dalla fede teologale dall'aderire alla dottrina di Paolo VI, il fedele è nel contempo e necessariamente impedito - sempre dalla fede - di aderire all'autorità di Paolo VI e di riconoscerla. Questo richiede alcune spiegazioni. SpiegazioniLa Chiesa cattolica si distingue essenzialmente da ogni altra società per il suo carattere sovrannaturale: essa è il Corpo mistico di Gesù Cristo. In Lei l'Autorità; e come fonte delle altre l'Autorità del Sommo Pontefice; è essenzialmente sovrannaturale (anche se si esercita con dei mezzi naturali). è l'applicazione del principio generale ricordato da Leone XIII: «La Chiesa non è una sorta di cadavere: essa è il Corpo di Cristo animato dalla Sua vita sovrannaturale [...]. Allo stesso modo, il Suo Corpo mistico non è la vera Chiesa che da questo fatto: che le Sue parti visibili derivano la loro forza e la loro vita dai doni sovrannaturali e dagli altri elementi invisibili; ed è da questa unione che risulta la ragione propria e la natura delle parti visibili stesse» (27). L'Autorità del Sommo Pontefice è essenzialmente sovrannaturale: essa è costituita dall'assistenza abituale speciale promessa da Gesù Cristo a San Pietro e ai suoi successori. è dunque nella luce della fede che noi conosciamo l'Autorità pontificia e che vi aderiamo. Facciamo un esempio. Sono nel 1950. è nella luce della fede che io so che Pio XII è il Papa: ciò, mediante una conoscenza che è adeguata solo nell'ordine sovrannaturale, e che suppone la conoscenza naturale del fatto che ognuno può constatare. Senza questa conoscenza sovrannaturale dell'Autorità che ha ricevuto da Cristo, io non potrei credere di fede divina il dogma dell'Assunzione che egli definisce infallibilmente. Che Pio XII sia Papa, è quel che vien chiamato un fatto dogmatico che, in quanto tale, cade sotto la luce della fede. In effetti, benché questo fatto sia contingente, è necessario alla conservazione del deposito rivelato perché costituisce la regola prossima della fede: il Magistero, di cui il Papa è il principio nell'ordine dell'esercizio. Questo significa che è nel medesimo atto di fede semplice che io aderisco al dogma e all'Autorità che lo presenta. Per cui, è nella stessa luce sovrannaturale e nel medesimo atto che io dovrei aderire alla dottrina del Vaticano II sulla libertà religiosa e all'autorità di Paolo VI che la garantisce. Ora, l'abbiamo visto, questa adesione è impossibile in ragione della fede stessa. E dunque, col semplice esercizio della fede e senza formulare nessun giudizio, il fedele è trattenuto ed impedito dall'aderire all'autorità di Paolo VI che egli non può riconoscere; è nella fede che egli vede che costui non è l'Autorità, che non è la regola della fede.

Conferme

Illuminato in questo modo dalla fede, e davanti alla gravità di una simile conclusione, il fedele cercherà una conferma di questa verità certa: Paolo VI non era l'Autorità della Chiesa cattolica, era privo dell'Autorità pontificia che il Papa tiene da Cristo. Egli vedrà allora che l'universale riforma liturgica inaugurata dal Vaticano II, in particolare quella del rito della Messa, è infestata dallo spirito dell'eresia: essa non è nè il frutto, nè l'espressione della fede della Chiesa (28). Se è impossibile che una legge generale della Chiesa sia cattiva - ammetterlo condurrebbe a cadere sotto la condanna di Pio VI (1717-1799) e a contraddire l'insegnamento della Chiesa (29) - a maggior ragione è impossibile che un rito della liturgia cattolica meriti di essere rifiutato (30). Questa riforma non può quindi venire dalla Chiesa: la sua promulgazione da parte di Paolo VI è incompatibile con l'assistenza dello Spirito Santo, e quindi col possesso dell'Autorità pontificia. Continuando ad esercitare la fede cattolica, il fedele constaterà che gli atti di Paolo VI - nella loro stessa natura e presi nel loro insieme - non procurano il bene della Chiesa. L'intenzione abituale - non la sua intenzione intima, ma quella immanente agli atti compiuti - che ha manifestato e messo in pratica non è ordinata al bene della Chiesa. Questa assenza d'intenzione di procurare il bene della Chiesa non è compatibile con il possesso dell'Autorità pontificia: a causa di essa, in effetti, il governo abituale di Paolo VI non è quello di Gesù Cristo (31). Ora, secondo l'insegnamento di Pio XII: «Il divin Redentore governa il Suo Corpo mistico visibilmente ed ordinariamente mediante il Suo Vicario in terra» (32). Il fedele si renderà così conto della necessità per conservare la fede cattolica, confessarla integralmente e metterne in pratica le opere, di non obbedire agli atti di Paolo VI e neppure agli atti di coloro che Paolo VI ha nominato e mantiene come loro superiori (33). Ora, è proprio ciò che sarebbe impossibile fare abitualmente (34) in presenza della vera Autorità che non è altro che quella di Gesù Cristo, il quale «è con» («una cum») il Suo Vicario sulla terra. Si tratta, in effetti, di un dogma di fede cattolica definito da Papa Bonifacio VIII (1235 ca.-1303): «Noi dichiariamo, diciamo, definiamo e pronunciamo che la sottomissione al Pontefice Romano è assolutamente necessaria alla salvezza per tutte le creature» (35). Papa Pio XI (1857-1939) insegna a sua volta che nessuno è cattolico senza obbedire abitualmente alla legittima Autorità: «In questa unica Chiesa di Cristo, nessuno si trova, nessuno rimane se, con l'obbedienza, non riconosce ed accetta l'Autorità e il potere di Pietro e dei suoi legittimi successori» (36). Le constatazioni che avrà fatto il fedele esaminando dei fatti pubblici e certi alla luce della fede - non ci dilunghiamo su di essi perché sono già stati analizzati altrove (37) - giungeranno a questa conclusione: non è solo nell'insegnamento sulla libertà religiosa, ma anche sulla riforma liturgica e nell'insieme dei suoi atti, che Paolo VI si manifesta con certezza, una certezza che appartiene all'ordine della fede, come qualcuno che non è l'Autorità suprema della Chiesa cattolica. Ma soprattutto, ed è attualmente la cosa più importante, il fedele applicherà a Giovanni Paolo II lo stesso giudizio che ha portato su Paolo VI. Le ragioni sono ineluttabili: q Giovanni Paolo II non ha rotto con lo stato di scisma (38) introdotto da Paolo VI; egli ha ripetutamente (39) dichiarato di voler continuare l'opera del Vaticano II e di Paolo VI, opera che ha codificato e alla quale ha dato uno statuto giuridico promulgando il Codice di Diritto canonico del 1983 (40). q Succedendo a Paolo VI, Giovanni Paolo II assume la responsabilità dei suoi atti permanenti (41) fintanto che non li ha denunciati: è lui che, oggi, rende obbligatorio con autorità l'insegnamento del Vaticano II e la riforma liturgica. è dunque all'autorità di Giovanni Paolo II che la fede ci impedisce oggi di aderire; è questa stessa autorità che la fede ci obbliga a rigettare. q Infine, in certi punti del suo insegnamento (42), e ancor più nel suo modo di agire (43), Giovanni Paolo II ha ulteriormente allargato il fossato tra la dottrina cattolica e le teorie conciliari. Finché Giovanni Paolo II non rompe con degli insegnamenti e delle leggi che sono incompatibili con l'Autorità pontificia - specialmente la riforma liturgica e la libertà religiosa - la fede, in ragione di questa stessa incompatibilità, non potrà riconoscere la sua autorità e obbligherà a negarla. Non cambiano nulla a questa situazione altri atti che sono o sembrano essere conformi alla Tradizione o alla dottrina cattolica, e che sembrano allentare la morsa che soffoca la fede del popolo cristiano. Poiché questi atti non sono una rottura formale con lo scisma capitale, sono privi di valore giuridico ed al massimo, con non poco ottimismo, possono essere considerati solo come delle preparazioni materiali a questa rottura futura, preparazioni delle quali, tra l'altro, si serve Dio per dare la Sua grazia a qualche anima smarrita.

Portata della prova

La prova che abbiamo appena spiegato conclude, con una certezza che si fonda sulla fede cattolica, che Paolo VI e Giovanni Paolo II sono sprovvisti dell'Autorità pontificia. Ma questa prova, che si limita all'analisi dei loro atti pubblici e si fonda sull'incompatibilità di questi atti con l'Autorità di Gesù Cristo, non dice nulla sulla loro persona e non può dare alcuna certezza sulla loro appartenenza personale alla Chiesa e sulla loro fede interiore. Come abbiamo ricordato, il papato è un «fatto dogmatico», che pertanto è in relazione con la fede. Ora, è possibile dimostrare alla luce della fede che Giovanni Paolo II è sprovvisto dell'Autorità pontificia, ma è impossibile avere una certezza sufficiente su un eventuale peccato di scisma o di eresia, peccato che farebbe abbandonare la Chiesa. Per avere una tale certezza, occorrerebbe un'ammissione di Giovanni Paolo II (che non ha mai avuto luogo), o un atto dell'Autorità (44) (il che attualmente è impossibile), oppure un'obbligazione di confessare la fede impostagli dai membri della Chiesa docente. Poiché vi è una certezza ecclesiale (45) dell'assenza dell'autorità in Giovanni Paolo II e poiché non vi è - e allo stato attuale delle cose non ci può essere - una certezza ecclesiale della sua esclusione dalla Chiesa, è necessario introdurre la distinzione che abbiamo appena ricordato. Situazione di Giovanni Paolo IIGiovanni Paolo II è papa «materialiter» (materialmente), non è Papa «formaliter» (formalmente) (46). E' papa materialmente, vale a dire che è il soggetto designato, che possiede cioè un'attitudine che nessuno spartisce con lui a ricevere la comunicazione dell'Autorità papale, se non vi mette ostacolo. Egli possiede una realtà giuridica per la quale occupa di diritto la Sede di San Pietro. Non è un anti-papa (47). Giovanni Paolo II non è Papa formalmente; non gode di ciò che fa che il papa sia Papa: l'autorità soprannaturale comunicata da Gesù Cristo, quell'assistenza speciale che gli conferisce i supremi poteri di Magistero, di Santificazione e di Governo. Se bisogna rispondere con un sì o con un no alla domanda: «è Papa»?, bisogna dire che Giovanni Paolo II non è Papa, ma che è il soggetto designato. Non è Papa simpliciter, ma è stato eletto ed accettato da coloro che hanno potere sull'elezione (48). Non avendo rotto con lo stato di scisma, tuttavia egli resta privo dell'autorità pontificia (49). In conseguenza, la testimonianza della fede esige che si eviti ogni atto che comporti in qualsiasi modo il riconoscimento della sua autorità: nominarlo al Canone della Messa o nelle orazioni liturgiche previste per il Sommo Pontefice (50), profittare delle sue leggi o attribuirgli un valore giuridico, ricorrere ai tribunali della Curia, ecc... Ecco come, nell'esercizio quotidiano della fede cattolica e prima ancora di ogni giudizio o ragionamento, ogni fedele può e deve discernere lo stato della Chiesa e la situazione della sua autorità. Per la gloria di Dio e per la propria salvezza regolerà la propria condotta in conseguenza.
Note
(1) Cfr. Osservatore Romano, ed. francese, del 6 gennaio 1981, pag. 7.(2) In teologia, si distingue tra «regola remota» e «regola prossima» della nostra fede. Che cosa dobbiamo credere? Ciò che è stato rivelato da Dio e che è contenuto nella Scrittura e nella Tradizione. Questa è la regola remota. Come facciamo a sapere cosa è stato effettivamente rivelato ed è contenuto quindi nella Scrittura e nella Tradizione? L'Autorità della Chiesa, il Papa. Egli è la regola prossima. In concreto, il credente si rivolge immediatamente all'Autorità della Chiesa per sapere ciò che deve credere (N.d.E.).(3) Cfr. Osservatore Romano, ed. francese, del 6 gennaio 1981, pag. 6.(4) Cfr. Leone XIII, in Insegnementi pontifici, «La Chiesa», nº 573.(5) Cfr. Concilio Vaticano I, sess. III.; Denz. nº 1789.
(6) Cfr. Costituzione Pastor æternus; Denz. nº 1839. Si noti come il carattere ex cathedra di un atto pontificio non dipenda dalla solennità esteriore dell'atto, ma dalla sua natura.
(7) Cfr. Denz. nº 1699.
(8) Cfr. Denz. nn. 1689-1690.
(9) Cfr. Pio XII, Discorso ai giuristi italiani, del 6 dicembre 1953. La nostra intenzione non è qui di spiegare o di giustificare la dottrina cattolica, ma di riconoscere qual'è.
(10) Cfr. Constitutiones, decreta, declarationes del Concilio Vaticano II, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1966, pag. 532.
(11) Cfr. Dignitatis humanæ, nº 2.
(12) Ibid., nº 7.
(13) Ibid., nº 9.
(14) Ibid., nº 12. Il grassetto è nostro.
(15) Sulla natura e l'autorità del Magistero ordinario universale, vedi: Abbé B. Lucien, L'infaillibilité du Magistère ordinaire et universel de l'église, Documents de Catholicité, 1984; Cahiers de Cassiciacum, suppl. nº 5, pagg. 7-8 e 13-19; P. L.-M. de Blignières, L'infallibilità del Magistero ordinario, Madonna de La Salette, Ferrara 1995.
(16) Cfr. Denz., 1800
(17) «Quando non si trattasse che della sottomissione che deve manifestarsi con un atto di fede divina, non si potrebbe restringerla ai soli punti definiti dai decreti dei Concilii ecumenici o dei Pontefici romani e di questa sede apostolica; bisognerebbe ancora estenderla a tutto ciò che è trasmesso, come divinamente rivelato, dal corpo insegnante ordinario di tutta la Chiesa dispersa nel mondo»; (vedi Denz. 1683).
(18) «Dato il carattere pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dei dogmi comportanti la nota d'infallibilità, ma ha munito i suoi insegnamenti dell'autorità del Magistero supremo ordinario» (cfr. Paolo VI, Discorso del 12 gennaio 1996; vedi Documentation Catholique, nº 1466, pag. 420).
(19) Cfr. Denz. 1683.
(20) Cfr. Costituzione Dei Filius, del 24 aprile 1870; Denz. 1792.(21) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum; in Insegnamenti Pontefici, «La Chiesa», nº 574; Testem benevolentiæ, ibid., nº 629.
(22) Cit. in La Documentation catholique, nº 1438, del 16 novembre 1964, pagg. 1633-1634.
(23) è impossibile che il Magistero sottintenda: «è la Parola di Dio, ma non è necessario crederci».
(24) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum; in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 572.
(25) Vedi pagg. 5-6.
(26) Questa contraddizione è evidente alla semplice lettura dei due testi. Contro coloro che la negano, è stata provata e difesa dall'Abbé Bernard Lucien (libro pubblicato da Forts dans la Foi); Lettre à quelques évêques, (pagg. 71-118); La liberté religieuse, examen d'un tentative de justification, réponse au Prieuré Saint-Thomas-d'Aquin, (febbraio 1988, pagg. 9-35); Lecture critique des «Remarques sur la brochure des Abbés Lucien et Belmont» (luglio-agosto 1988).
(27) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 543.
(28) Vedi il nostro studio La réforme liturgique, in Brimborions, Bordeaux 1990, pagg. 31-50.
(29) Cfr. Pio VI, Auctorem fidei, 28 agosto 1794, Denz. 1578; Gregorio XVI, Quo graviora, 4 ottobre 1833, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 169; Leone XIII, Testem benevolentiæ, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 631.
(30) Cfr. Concilio di Trento, Sessione VII; Denz. 856.
(31) Sull'incompatibilità tra l'Autorità e l'assenza d'intenzione di procurare il bene della Chiesa vedi Cahiers de Cassiciacum, nº 1, pagg. 42-64.
(32) Cfr. Pio XII, Mystici Corporis, 29 giugno 1943, in Insegnamenti Pontifici, «la Chiesa», nº 1040.
(33) Non sosteniamo che tutti coloro i quali fanno professione di essere sottomessi a Paolo VI o Giovanni Paolo II hanno disertato la fede cattolica. Ma facciamo notare che - come lo dimostra l'esperienza - quanti conservano la fede lo fanno malgrado questa sottomissione, e non mediante essa, come invece dovrebbe essere. Che lo sappiano o no, essi resistono ad una parte dell'insegnamento conciliare o ne fanno astrazione, ed è grazie a ciò che conservano la fede.
(34) Sette teologi di Venezia, per giustificare la resistenza ad un Breve di Paolo V (17 aprile 1606) affermavano che prima di obbedire ad ogni ordine, anche se proveniente dal Sommo Pontefice, il cristiano deve esaminare innanzitutto se quest'ordine è conveniente, legittimo e obbligatorio. San Roberto Bellarmino rispose loro «Questa proposizione è eretica [...]. La discussione del precetto, quando esso non contiene con evidenza un peccato, è riprovata dai Padri, perché chi discute il precetto, si costituisce giudice del suo superiore» (Auctarium bellarminum, ed. Le Bachelet, nº 872).
(35) Cfr. Bolla Unam Sanctam, 18 novembre 1302, Denz. 469.
(36) Cfr. Mortalium animos, 6 gennaio 1928, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 873.
(37) Vedi ad esempio D. Le Roux, Pietro mi ami tu?, ed. Gotica, Ferrara 1986; La Tradizione cattolica, nº 1, 1992.
(38) Lo scisma capitale - vale a dire quello del capo in quanto tale -non dev'essere confuso con il peccato personale di scisma che separa dalla Chiesa. Vedi Cahiers de Cassiciacum, nn. 3-4, pagg. 73-77.
(39) Molti riferimenti in Jean-Paul II et la doctrine catholique, 1981, e in L'insegnamento di Giovanni Paolo II è cattolico?, (1983) 1995, di Padre L.-M. de Blignières.
(40) La Costituzione apostolica Sacræ disciplinæ leges, del 25 gennaio 1983, che promulaga questo codice, lo ripete più volte e presenta il Codice come il risultato dello spirito del Vaticano II e della novità (questo termine è espressamente utilizzato) del Concilio, soprattutto per quel che concerne l'ecclesiologia.
(41) Sono gli atti dottrinali, o gli atti legislativi il cui effetto non era temporaneo e che pertanto perdurano ancora.
(42) Nuova concezione della Chiesa, falso principio relativo all'Incarnazione. Vedi nota nº 39 e Lettre a qulelques évêques, 1983.(43) Come, ad esempio, gli atti di culto non-cattolico, o la partecipazione a tali atti. Vedi a questo proposito D. Le Roux, op. cit.
(44) L'assenza di un esercizio attuale del Magistero della Chiesa rende difficilmente riconoscibile l'eresia. Questa, infatti, è la negazione di una verità rivelata da Dio conosciuta come tale. Questa conoscenza si compie mediante la proposizione di tale verità rivelata da parte del Magistero della Chiesa. In assenza di una proposizione attuale, nessuno può determinare con certezza che tale persona nega scientemente, con pertinacia, la verità rivelata, a meno che essa non lo ammetta implicitamente o esplicitamente.
(45) Chiamiamo «certezza ecclesiale» una certezza che ha valore nella Chiesa, di cui si può fare atto davanti ad essa («in facie Ecclesiæ»), che è dello stesso ordine della nostra appartenenza alla Chiesa e che pertanto può essere presa in considerazione nell'analisi dello stato della Chiesa e della situazione della sua autorità: l sia perché ci viene da un atto dell'autorità ecclesiastica (che sia magisteriale, legislativo o giurisdizionale); l sia perché ha il suo principio nella fede, esercitata in occasione di fatti pubblici e notori.
(46) Questa distinzione è stata messa in luce ed in opera da Padre M. L. Guérard des Lauriers in Cahiers de Cassiciacum, nº 1, pagg. 7-99. Il suo fondamento è enunciato da San Roberto Bellarmino in De Romano Pontifice, II, 30 (vedi Cahiers de Cassiciacum, nº 2, pag. 83), e dal Cardinale Caietano: «Il papato e Pietro sono in un rapporto di forma a materia» (in De comparatione auctoritatis papæ et concilii, nº 290).(47) Nulla a che fare quindi col sedevacantismo. Per le difficoltà e le conseguenze dell'affermazione della permanenza materiale della gerarchia, soprattutto per quel che concerne la successione apostolica, vedi Abbé B. Lucien, La situation actuelle de l'autorité dans l'église, Documents de catholicité, 1985, pagg. 97-103; l'articolo di don D. Sanborn intitolato De papatu materiali, in Sacerdotium (2899 East Big Deaver Road, Suite 308, Troy, Michigan 48083, 2400 U.S.A.), nº 11 (1994), nº 16 (1996).
(48) Ricordiamo che Papa Pio XII ha stabilito quanto segue: «Nessun Cardinale può in nessuna maniera essere escluso dall'elezione attiva e passiva del Sommo Pontefice sotto il pretesto o per il motivo di qualunque scomunica, sospensione, interdetto o altri impedimenti ecclesiastici. Noi sospendiamo queste censure esclusivamente per l'elezione» (Costituzione Vacante apostolicæ Sedis, 8 dicembre 1945, nº 34).
(49) La domanda che pone il Cardinale decano al soggetto che è stato appena eletto papa riguarda solo l'accettazione dell'elezione (Vacante apostolicæ Sedis, nn. 100-101). La risposta affermativa - quella che dopo Paolo VI ha dato Giovanni Paolo - costituisce il soggetto eletto papa «materialiter», e nello stesso atto Papa «formaliter» se egli ha l'intenzione di procurare il vero bene della Chiesa: l'Autorità gli è allora immediatamente conferita da Gesù Cristo. Poiché Giovanni Paolo II da un lato ha realmente accettato l'elezione e d'altro canto ha manifestato all'eccesso che non aveva questa intenzione (reale, efficace, immanente agli atti) di procurare il bene della Chiesa, è solamente papa «materialiter». Si tratta di una situazione anomala e precaria, che potrà essere risolta solo in tre modi: l dalla morte o dalle dimissioni del soggetto eletto; l dalla conversione del soggetto eletto, nel senso che egli inizi, in maniera stabile e constatabile, a procurare il vero bene della Chiesa, per lo meno denunciando ciò che è incompatibile con l'Autorità pontificia; l dall'azione di quanti hanno potere sull'elezione o di una parte della Chiesa docente che potrebbe costringerlo a professare pubblicamente la fede cattolica e, in caso di rifiuto, potrebbe constatare la sua perdita del pontificato (anche materiale). Quest'ultima ipotesi è, tutto sommato, piuttosto delicata.(50) Il che è ben altra cosa che «rifiutare di pregare per il papa». Non si tratta di rifiutarsi di pregare per qualcuno - il che sarebbe assolutamente contrario alla carità teologale - ma si tratta di testimoniare la fede.;)

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=53731&perpage=20&pagenumber=6

cuoreverde
13-04-02, 15:00
Complimenti per la ricerca. Grazie.
Ti voglio segnalare un'interessante 'quaderno' di Carlo Alberto Agnoli ' Concilio Vaticano II - donde viene e dove ci porta?'
quaderni di Chiesa Viva - ed Civiltà - Brescia 1987 (sac. dr. Luigi Villa).
Ti saluto caramente.

Guelfo Nero
13-04-02, 17:51
PRESENTERò PRESTO QUALCHE BELL'ESTRATTO DAL LIBRO DEL DOTTOR AGNOLI, STUDIOSO DAVVERO INDEFESSO E CULTURALMENTE MOLTO PROLIFICO.

GRAZIE ANCORA
UN AFFETTUOSO SALUTO

GUELFO NERO :)

padus996 (POL)
13-04-02, 18:11
I più vivi complimenti a Guelfo Nero per questa pubblicazione sul forum.
Sinceri e onesti saluti padani.

www.padus996.it
info@padus996.it

nadda
14-04-02, 02:01
Ciao a tutti, scusate l'intrusione ma per facilitare il lavoro di guelfo ed il suo desiderio di regalarci finalmente della buona stampa mi permetto di suggerire, per chi non ne fosse già a conoscenza, un indirizzo cui poter attingere "tesori" di obiettività, carità, verità e reale cristianesimo. Fate una visita allo stupendo
www.holywar.org/italia/txt ed attingete a piene mani la salvezza!
Ciao ed auguri

Bellarmino
14-04-02, 02:40
Grazie per l'ottimo consiglio che seguiremo certamente... :D

nadda
14-04-02, 14:23
Ecco bravi e già che ci siete leggetevi pure questo pezzo di buona stampa: "Movimento tradizionalista cattolico diffonde
su Internet l'ideologia antisemita
Sito pubblica i cognomi
di 10 mila famiglie ebraiche
ROMA - Il delirio antisemita trova il suo spazio anche sull'Internet italiano. Un sito, registrato da tale …………., intestato al Movimento di resistenza popolare - Alternativa cristiana, sezione italiana del norvegese Folkets Motstandsbevegelse - Der kristne alternative, sciorina sulla Rete tutto il peggio del peggio del tradizionalismo cattolico, e non pago di pubblicare tutto il repertorio del razzismo antiebraico mette in rete i cognomi di 9 mila 800 famiglie ebree italiane.
La homepage si apre con una croce che spacca la stella di David. Un'animazione che già dice tutto sul contenuto delle altre pagine. E nella sezione "Giudaismo smascherato" si trovano 1.650 cognomi ebraici italiani, divisi dalla A alla Z e si annota che appartengono a 9 mila 800 famiglie con una spiegazione del perché di così tanti cognomi.
Ma se questa specie di lista di proscrizione è il dato più eclatante, quello che salta immediatamente all'occhio per la sua brutalità, anche le altre sezioni del sito non sono da meno. Basta navigarlo per trovare degli attacchi a Giovanni Paolo II, nominato "rabbino capo" e delle "prove" sul fatto che il nazismo sia in realtà di origine ebraica.
Il concilio Vaticano II è invece, semplicemente, definito "peste modernista" e nella lotta contro la chiesa "modernista" il sito arruola anche padre Pio. Ma ce n'è anche per i Ds, che nel sito è restato Pds, accusato di avere stemmi satanici nel suo simbolo. Insomma, chiunque non sia un tradizionalista cattolico viene attaccato, tutta la modernità viene rigettata in blocco, anche se per diffondere il tradizionalismo si utilizza il simbolo stesso della modernità, Internet.
Holywar, così si firma il moderatore dei forum interni al sito, sostiene che il movimento non ha nulla a che fare con il nazismo però il programma pubblicizzato recità così: "I nemici satanici di Dio e del popolo, rappresentati dal capitalismo di stato marxista, dal capitalismo liberale e dal sionismo in collaborazione con l'ordine massonico internazionale, hanno infiltrato la Chiesa con il disegno di distruggere la Civiltà Cristiana e rimpiazzarla con una filosofia materialista della vita e con il mammonismo. É nostra intenzione, da veri cristiani e seguaci di Nostro Signore Gesù Cristo, dichiarare "Guerra Santa" contro i nemici di Dio e della nostra Chiesa Cristiana". "Repubblica",2001

Guelfo Nero
14-04-02, 16:01
Credo che tutti quelli che frequentano il forum della tradizione cattolica conoscano, almeno di nome, Holywar, e Nadda in questo caso sembra veramente "cadere dalle nuvole"(uno scandalo farisaico?).
Sensati e cari amici mi suggeriscono di censurarti, caro Nadda: direi di no. Ti censuro quando posti materiale oggettivamente anticattolico, non quando inserisci materiale cattolico.
E' il caso di Holywar: non si tratta del migliore dei siti possibili, lo ammetto, ma contiene anche del buon materiale storico-apologetico, spessissimo aureo, ora argenteo, talvolta bronzeo. Risente un po' del fatto di essere gestito da laici con tutti i limiti che questo può comportare: per guelfo nero infatti "clero è bello, clero è meglio".
Bene hai fatto comunque a segnalarlo ai lettori della tradizione cattolica: una "recensione" come quella di "Repubblica" poi è piuttosto lusinghiera.
La prima traduzione italiana dello scritto di padre Belmont risale al giugno 1996: fu stampata a Ferrara nella collana dedicata alla "Madonna de La Salette" con il titolo un po' meno polemico "L'esercizio quotidiano della fede. La necessità e l'impossibilità di credere all'insegnamento del Concilio Vaticano II" . Ricordo ancora, pur essendo allora molto giovane, la soddisfazione generale per quell'agile ma sostanziale libro.
Era una traduzione molto attesa in Italia: fu veramente una cosa ben fatta. Complimenti ancora al traduttore e agli editori ferraresi.
Se Holywar l'ha inserita tra i suoi "files", va a suo merito, non certo a demerito dell'abbè Belmont.

Buona lettura!

un caro saluto a tutti

guelfo nero



:) :fru :)

Guelfo Nero
14-04-02, 17:37
TRA I "FILES" DI HOLYWAR, SICURAMENTE UNO DEI MIGLIORI, ALDILà DEL TITOLO ALLA "HOLYWAR", è SANTI_SOPPRESSI.HTM CHE APRE IL DOLOROSO QUANTO NECESSARIO CAPITOLO DELL'OMICIDIO RITUALE EBRAICO.
TROPPO PESANTE DA (RI)POSTARE QUI: NE SUGGERISCO LA LETTURA E/O L'APPROFONDIMENTO IN LOCO.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO:) :) :)

Bellarmino
14-04-02, 23:45
Originally posted by nadda
Ecco bravi e già che ci siete leggetevi pure questo pezzo di buona stampa: "Movimento tradizionalista cattolico diffonde
su Internet l'ideologia antisemita
Sito pubblica i cognomi
di 10 mila famiglie ebraiche
ROMA - Il delirio antisemita trova il suo spazio anche sull'Internet italiano. Un sito, registrato da tale …………., intestato al Movimento di resistenza popolare - Alternativa cristiana, sezione italiana del norvegese Folkets Motstandsbevegelse - Der kristne alternative, sciorina sulla Rete tutto il peggio del peggio del tradizionalismo cattolico, e non pago di pubblicare tutto il repertorio del razzismo antiebraico mette in rete i cognomi di 9 mila 800 famiglie ebree italiane.
La homepage si apre con una croce che spacca la stella di David. Un'animazione che già dice tutto sul contenuto delle altre pagine. E nella sezione "Giudaismo smascherato" si trovano 1.650 cognomi ebraici italiani, divisi dalla A alla Z e si annota che appartengono a 9 mila 800 famiglie con una spiegazione del perché di così tanti cognomi.
Ma se questa specie di lista di proscrizione è il dato più eclatante, quello che salta immediatamente all'occhio per la sua brutalità, anche le altre sezioni del sito non sono da meno. Basta navigarlo per trovare degli attacchi a Giovanni Paolo II, nominato "rabbino capo" e delle "prove" sul fatto che il nazismo sia in realtà di origine ebraica.
Il concilio Vaticano II è invece, semplicemente, definito "peste modernista" e nella lotta contro la chiesa "modernista" il sito arruola anche padre Pio. Ma ce n'è anche per i Ds, che nel sito è restato Pds, accusato di avere stemmi satanici nel suo simbolo. Insomma, chiunque non sia un tradizionalista cattolico viene attaccato, tutta la modernità viene rigettata in blocco, anche se per diffondere il tradizionalismo si utilizza il simbolo stesso della modernità, Internet.
Holywar, così si firma il moderatore dei forum interni al sito, sostiene che il movimento non ha nulla a che fare con il nazismo però il programma pubblicizzato recità così: "I nemici satanici di Dio e del popolo, rappresentati dal capitalismo di stato marxista, dal capitalismo liberale e dal sionismo in collaborazione con l'ordine massonico internazionale, hanno infiltrato la Chiesa con il disegno di distruggere la Civiltà Cristiana e rimpiazzarla con una filosofia materialista della vita e con il mammonismo. É nostra intenzione, da veri cristiani e seguaci di Nostro Signore Gesù Cristo, dichiarare "Guerra Santa" contro i nemici di Dio e della nostra Chiesa Cristiana". "Repubblica",2001

Egr. Nadda, migliore pubblicità al sito Holywar non poteva certamente farla.
La esortiamo a segnalarci altri interessanti URL come quello da lei indicato.
Cordialità :p
Bellarmino

pensiero
15-04-02, 00:16
Originally posted by Bellarmino


Egr. Nadda, migliore pubblicità al sito Holywar non poteva certamente farla.
La esortiamo a segnalarci altri interessanti URL come quello da lei indicato.
Cordialità :p
Bellarmino


Acc.ti Bell, hai anche tu le tue belle gatte da pelare eh...
Auguri......ciao caro --------pensiero----------

nadda
15-04-02, 01:33
Caro Bellarmino ti ringrazio, è poca cosa, una semplice spinta al vostro già ben avviato suicidio intellettuale e morale (lasciamo stare il cristianesimo, ormai abbiamo appurato che è solo un pretesto). Cercherò di aiutarvi ancora spulciando tra rimasugli e scampoli di siti nazifascisti camuffati e tra segnalazioni bibliografiche di testi acquistabili on line - non altrove - a firma di autorevolissimi libellisti di profonda ed "ardua" teologia ( nel senso che è arduo sforzarsi di chiamarla teologia). Grazie ancora:D

Guelfo Nero
15-04-02, 08:23
C'è chi ha usato e usa il cattolicesimo per fare politica.
Non è il caso di questo Forum che si occupa solo della difesa a tutto campo delle verità cattoliche, ad maiorem Dei gloriam, anche per l'incremento e il trionfo della Regalità sociale di Nostro Signor Gesù Cristo.
C'è invece chi usa il cristianesimo per far ben altro, vero Nadda?

ciao a tutti

guelfo nero;)


p.s.: Vaglieremo, Nadda, il materiale che invierai e, ove sia buono, lo pubblicheremo. Sursum corda!

nadda
15-04-02, 19:23
"Non è il caso di questo Forum che si occupa solo della difesa a tutto campo delle verità cattoliche, ad maiorem Dei gloriam, anche per l'incremento e il trionfo della Regalità sociale di Nostro Signor Gesù Cristo." Questa è bellissima guelfo!!! Le raccoglierai poi tutte in uno stupidario, spero. Grazie mille.
:D :D :D

cuoreverde
15-04-02, 19:35
I cattolici lettori di settimanali con biglietti omaggio x ingresso x 2 persone in Paradiso sicuramente adorano il Concilio Vatican Incorporated II se non altro per le "nobili figure" che l'hanno aperto e chiuso (il bergamasco ed il mesto bresciano).

Bellarmino (quello del Vaticano I) Tu che hai partecipato al concilio di Trento (sbaglio?) fai tornare su Santa Romana Chiesa la verità e la Tradizione Cattolica che nessuno più ricorda.
Bellarmino (quello di POL) scaccia con le parole -che sai usare a volte come un petalo a volte come una sciabola- i curial-massoni e gli Opus Judei.
....almeno da questo forum.....;)

theophilus
15-04-02, 19:44
Noto la discussione farsi sempre più "alta" in un crescendo irresistibile.
Complimenti!...Mah!




Ciao Cuoreverde

Guelfo Nero
15-04-02, 23:10
caro theophilus,

ti ho inviato un messaggio privato.

guelfo nero:)

Bellarmino
16-04-02, 10:27
Originally posted by nadda
"Non è il caso di questo Forum che si occupa solo della difesa a tutto campo delle verità cattoliche, ad maiorem Dei gloriam, anche per l'incremento e il trionfo della Regalità sociale di Nostro Signor Gesù Cristo." Questa è bellissima guelfo!!! Le raccoglierai poi tutte in uno stupidario, spero. Grazie mille.
:D :D :D

Litanie dell’umiltà

O Gesù! mite ed umile di cuore! Esauditemi.

Dal desiderio di essere stimato - Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere amato - Liberatemi, Gesù,

Dal desiderio di essere decantato - Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere onorato - Liberatemi Gesù.

Dal desiderio di essere lodato - Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere preferito agli altri - Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere consultato - Liberatemi, Gesù,

Dal desiderio di essere approvato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere umiliato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere disprezzato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di soffrire ripulse - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere calunniato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere dimenticato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere preso in ridicolo - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere ingiuriato - Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere sospettato - Liberatemi Gesù.

Che gli altri siano amati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri siano stimati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano crescere nell'opinione del mondo e che io possa diminuire - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere lodati ed io, non curato - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso - Gesù datemi la grazia di desiderarlo!

Servo di Dio card. R. Merry del Val

Caro Nadda,
ogni tuo postato, contenente offese e invettive alle nostre persone, lo porteremo davanti al Signore, e adorandolo diremo: "è poca cosa, Signore, ma ho sopportato le ingiurie e le offese in nome dell'amore che porto per Te e per la Tua Chiesa".
Grazie Nadda, che tu sia benedetto.
Bellarmino

nadda
16-04-02, 14:50
Anche questa non è affatto male!!! Grazie del contributo Bellarmino!!:D :D :D

Guelfo Nero
16-04-02, 22:23
CARI AMICI FORUMISTI,

RINGRAZIO BELLARMINO PER AVER POSTATO LE LITANIE DELL'UMILTà SCRITTE DAL S.E.R. CARDINALE MERRY DEL VAL (+1930), SEGRETARIO DI STATO DI SAN PIO X, UNA DELLE TRE "TORRI" (INSIEME AL CARDINAL VIVES Y TUTO E AL CARDINAL GAETANO DE LAI) DELLA LOTTA ANTIMODERNISTICA DURANTE QUEL PROVVIDO PONTIFICATO.
NON TUTTI RICORDANO CHE IL SERVO DI DIO SI IMPEGNò MOLTO, DOPO LA MORTE DI SAN PIO X, PER ARGINARE I CONATI ANTI-ANTI MODERNISTICI CHE ATTRAVERSARONO CON VEEMENTE SLANCIO IL PONTIFICATO DI S.S. BENEDETTO XV E NEL CONCLAVE DEL 1922 SOSTENNE CON VIGORE LA CANDIDATURA DI S.E.R. IL CARDINAL PIETRO LA FONTAINE, PATRIARCA DI VENEZIA, GIA' ATTIVISSIMO INQUISITORE DEL SANTO UFFIZIO, CHE PURTROPPO NON RISULTò ELETTO.
ALLA SCUOLA DEL CARDINAL MERRY DEL VAL, SI FORMò IL "PASTOR ANGELICUS", ALLORA GIOVANE MONSIGNOR EUGENIO PACELLI, CHE FU ESALTATO ALLA GLORIA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO NEL 1939.
IL CARDINAL MERRY DEL VAL, DISCENDENTE DI SAN DOMENICHINO DEL VAL, PIO BAMBINO MARTIRIZZATO DAGLI EBREI NEL 1182 A SARAGOZZA, EBBE UNA NOTEVOLE PARTE, PUR MOLTO GIOVANE, NELLA PROMULGAZIONE DELLA BOLLA "APOSTOLICAE CURAE" DI S.S. LEONE XIII CHE DICHIARò "IN AETERNUM" INVALIDE DA SEMPRE LE "ORDINAZIONI" ANGLICANE, FACENDO CESSARE DI FATTO (DI DIRITTO NON ERA MAI ESISTITA) LA SEDICENTE "CHIESA" ANGLICANA CHE DIVENNE UNA DELLE TANTE SETTE PROTESTANTI.
UN PRETE, UN VESCOVO, UN CARDINALE ESEMPLARE SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA: ALLA NOBILTà DELLA CASATA SAPEVA UNIRE SODA PREPARAZIONE TEOLOGICA, FINEZZA DI TRATTO, CARITà VERSO TUTTI, FERMEZZA INESORABILE NELLA DIFESA DELLA FEDE.
IL TREMEBONDO E MODERNIZZANTE CARDINAL FERRARI, ARCIVESCOVO DI MILANO, CHE TENTò IN VARI MODI DI INCEPPARE LA "RIPULITURA" ANTIMODERNISTICA DELLA SUA DIOCESI, EBBE A PROVARE SULLA SUA PELLE QUELLA "FERMEZZA INESORABILE".
APPARE PROBABILE, QUANDO LA SEDE APOSTOLICA SARà RIOCCUPATA AUTORITATIVAMENTE, LA RIAPERTURA DEL SUO PROCESSO DI BEATIFICAZIONE.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO:)

http://www.fiu.edu/~mirandas/tn_merry_gif.jpg

S.E.R. RAPHAEL MERRY DEL VAL, SEGRETARIO DI STATO

Guelfo Nero
16-04-02, 23:20
AVETE LETTO NEL TESTO, SOPRA RIPORTATO, DI PADRE BELMONT DELLE GRAVI ERESIE CONTENUTE NEL DOCUMENTO SULLA LIBERTà RELIGIOSA "DIGNITATIS HUMANAE" "PROMULGATO" DAL TRISTO PAOLO VI IL 7 DICEMBRE 1965.
TRA TUTTI la "dignitatis humanae", a mio avviso, fu il DOCUMENTO PIù SQUALLIDO USCITO DA QUEL "CONCILIABOLO": NE RIPARLEREMO AMPIAMENTE.
ORA PERò, PER RIFARCI UN PO' IL PALATO DOPO TANTE SOZZURE, VI RIPORTO I SUGGERIMENTI CHE L'EMINENTISSIMO CARDINAL RUFFINI, ARCIVESCOVO DI PALERMO, DIEDE IN UNA LETTERA DELL' 11 FEBBRAIO 1960, PER L'ALLORA PREPARANDO "CONCILIO VATICANO SECONDO".
TUTTI I VESCOVI DI ALLORA, RICHIESTI DALLA SEGRETERIA DI STATO, SCRISSERO I LORO "DESIDERATA" PER IL CONCILIO: ALCUNI (POCHI)MOSTRAVANO GIà DI ESSERE PARTE DEL COMPLOTTO INNOVATORE, ALTRI CON MAGGIORE O MINORE LUCIDITà CHIEDEVANO SOLO AGGIUSTAMENTI DI NORMALE AMMINISTRAZIONE, ALTRI CON MAGGIORE LUNGIMIRANZA CHIEDEVANO UN ACCURATO SISTEMA DI CONDANNE A "ventaglio" E DI DEFINIZIONI DOGMATICHE PER COMPLETARE NATURALMENTE IL PERCORSO DEL CONCILIO VATICANO INTERROTTO BRUSCAMENTE IL 20 SETTEMBRE 1870.

LEGGIAMO I "DESIDERATA" DEL BRAVO CARDINAL RUFFINI (A TUTT'OGGI ULTIMO ARCIVESCOVO DI PALERMO, data la vacanza della sede arcivescovile a partire dal 1965).

http://www.fiu.edu/~mirandas/tn_ruffini_gif.jpg



"1 ESTRARRE DAL MODERNISMO BIBLICO-DOMMATICO-DISCIPLINARE, GIà RIPROVATO DAI SOMMI PONTEFICI IN VARI DOCUMENTI, GLI ERRORI PRINCIPALI PER CONDANNARLI RECISAMENTE. IN QUESTI ULTIMI TEMPI SONO CORSE ANCHE NEI LIBRI SCRITTI DA CATTOLICI E IN ALCUNE DELLE NOSTRE SCUOLE, TEORIE ASSAI SOSPETTE E TEMERARIE, PER NON DIR PEGGIO: PER ES. CIRCA L'ISPIRAZIONE, LA STORICITà, L'INERRANZA DEI LIBRI SACRI.
RICHIAMARE LA Pontificia COMMISSIONE BIBLICA ALLA SAI FINALITà ORIGINALE CHE NON è QUELLA DI PROMUOVERE RICERCHE O DI APPOGGIARE LE NUOVE OPINIONI, ANCHE ARDITE... MA DI VIGILARE PERCHè IL SACRO PATRIMONIO DEI LIBRI ISPIRATI NON VENGA COMUNQUE LESO.
2 chiarire bene quale sia l'autorità dei ss. Padri nelle questioni attinenti alla Fede, e quando il loro insegnamento sia da seguirsi (contro i "falsi tradizionalismi" n.d.r.)
3 Obbligare le Curie diocesane ad usare tempestivamente la censura per tutte le pubblicazioni locali che tocchino questioni riguardanti-direttamente o indirettamente- la Religione e la morale.
4 Costituire nella Chiesa un organismo che diriga-per il mondo cattolico (almeno n.d.r.)- la cultura, la stampa, la propaganda.
NOn basta riprovare o condannare ciò che è apertamente faslo, occorre indicare quel che si deve ritenere teoricamente e quel che si deve praticare per essere conformi alla dottrina della Chiesa.
[...]
6 (Ribadire) quali siano i diritti inalienabili della Santa Chiesa, qualunque sia la forma di governo.
7 Sanzionare i diritti della Chiesa nel campo dell'insegnamento e il compito dei vescovi a riguardo: fissare l'obbligatorietà dell'istruzione religiosa e stabilire a chi spetti l'educazione dei fanciulli.
8 Inserire le norme minime essenziali per favorire il ritorno alla (vera) Chiesa delle cristianità separate d'Oriente.
9 Riaffermare il valore ascetico e pastorale del celibato ecclesiastico, onde stroncare ogni velleità contraria.
[...]
11 Unificare la disciplina ecclesiastica, stabilendo norme che tutti debbano seguire, salvo casi particolari a giudizio del Vescovo.
Per esempio a Roma e in Sicilia c'è la sospensione a divinis per i sacerdoti che osassero entrare in cinema o in teatro mentre a Praga e a Monaco ho visto (con questi occhi) che i preti si recano liberamente ai divertimenti pubblici.
12 Definire quale sia la natura della vocazione sacerdotale, quali i segni e quali in merito i diritti (notevoli n.d.r.) del Vescovo
13 Stabilire (contro i sistemi errati) norme fondamentali di formazione dei seminaristi.
[...]
15 Prescrivere nelle scuole di teologia l'uso della lingua latina che è "sermo catholicus" come lo chiamava Pio XI.
[...]
19 Mettere in maggiore rilievo l'autorità e la dignità del Vescovo (vero principe della sua diocesi n.d.r.) che -SUBORDINATAMENTE AL PAPA- è MAGISTER, mentre TUTTI gli altri costituiscono la Chiesa discente
20-25 s.e.r. il cardinal Ruffini chiede che anche gli ordini religiosi passino, salve le loro Costituzioni, direttamente alle dipendenze del vescovo del luogo: la stessa cosa valga per tutte le organizzazioni cattoliche.
26 s.e.r. il cardinal Ruffini chiede un deciso aumento delle indulgenze per le attività catechistiche e di Apostolato e una maggiore regolamentazione delle indulgenze legate alle piccole giaculatorie.
[...]
28 Proibire nelle Chiese e nella liturgia tutte le forme d'arte che non solo contraddicono alle sacre tradizioni ma ripugnano altresì al senso comune dei fedeli (l'arte degenerata n.d.r)
29 Precisare (e definire contro i vari errori del liberalismo e del socialismo n.d.r.) che cosa s'intenda per libertà individuale, familiare e sociale...
30 Stabilire quale sia il compito dei laici nell'apostolato e quale azione sociale sia da evitarsi dai sacerdoti, dissipando l'equivoco cui dà facilemente luogo il termine "politica".
Oggigiorno la politica entra in tutti i settori, dove la RELIGIONE e la MORALE avrebbero SEMPRE una parola da dire. (a favore quindi di un deciso interventismo clericale o laico-clericale nella società n.d.r.).
E' inutile notare quanto sia stato diverso l'esito del "Vaticano 2" (diametralmente opposto, anche quando sembra vagamente affine, alle tematiche proposte dal cardinal Ruffini).

Vero mistero d'iniquità.

un caro saluto

Guelfo Nero :) :) :)

Guelfo Nero
18-04-02, 12:00
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SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL CARDINALE CLEMENTE MICARA (UNO DEI PIù DISTINTI CARDINALI CREATI DA S.S. PIO XII), VESCOVO DI VELLETRI, ESPRESSE IN UNA LETTERA DEL 26 FEBBRAIO 1960 ALLA SEGRETERIA DI STATO LE SUE ASPETTATIVE PER IL VATICANO II.

SCRIVEVA COSì: "IL SOMMO PONTEFICE PIO XII DI VENERATA MEMORIA NELLA SUA IMMORTALE ENCICLICA "HUMANI GENERIS" HA SEGNALATO I GRAVI ERRORI CHE SERPEGGIANO "TRA ALCUNI NOSTRI FIGLI CHE SONO INGANNATI DA UN INCAUSTO ZELO PER LE ANIME E DA UN "SCIENZA" DI FALSO NOME" (VEDI ACTA APOSTOLICAE SEDIS, VOL. 42, P. 571).
"(VANNO CONDANNATI) COSì NEL CAMPO FILOSOFICO:
-L'EVOLUZIONISMO, SPECIALMENTE QUALE LO INSEGNA THEILLARD DE CHARDIN;
-l'esistenzialismo, non solo quello ateo, ma anche quello detto "cristiano" che non risulta conciliabile con la filosofia perenne (sana n.d.r.);
-il materialismo marxista e la sua impossibile coesistenza e collaborazione col cattolicesimo, anche sul campo assistenziale e caritative;
-il progressismo detto "cattolico" di alcuni cattolici a tendenze filomarxiste;
-il liberalismo e il capitalismo esagerato, che impedisce la integra applicazione della dottrina sociale cattolica e favorisce la reazione comunista;
Nel campo ecclesiologico:
-Rapporti tra Chiesa e Stato: Tendenze laiciste che spingono eccessivamente la separazione dei due poteri, nè parlano abbastanza di subordinazione e di collaborazione dell'autorità civile alla religiosa nei problemi di ordine misto;
-Rapporti tra clero e laicato; tendenze autonomiste eccessive del laicato rispetto al clero, con pretesa critica anche pubblica e del clero rispetto alla Gerarchia. Pretesa indipendenza dei laici nella soluzione delle questioni sociali, politiche ed anche morali, sia individuali che famigliari, senza la sottomissione ad una positiva direzione da parte della Chiesa docente (Maritain e "l'Esprit"[empia rivista francese degli anni '50])
Nel campo teologico dommatico:
-Idee non chiare e talvolta errate sul Corpo Mistico. Si distingue ancora da taluni tra "anima" e "corpo" della Chiesa, quasi fosse possibile e sufficiente alla salvezza appartenere esclusivamente all' "anima", senza appartenere, almeno virtualiter, cioè con desiderio, ALMENO implicito, al "corpo" della Chiesa e quindi con l'obbligo di far parte anche esternamente della Chiesa Cattolica Romana, non appena riconosciuta come l'unica Chiesa di Cristo (vedasi Enciclica "Mystici Corporis" di S.S. Pio XII)
-Eccessiva stima delle attività esterne d'apostolato (troppo sport organizzato da sacerdoti) in confronto con la pratica dei Sacramenti, la cui frequenza è da raccomandarsi particolarmente ai giovani e a quanti sono impegnati nelle attivitò esteriori; della preghiera e della cultura religiosa; della pratica delle virtù cristiane, non esclusive quelle più umili ed APPARENTEMENTE passive: umiltà, purezza, pazienza.
Conseguenti pericoli (da condannare) dell'attivismo e del naturalismo...
Nel campo morale e sociale
Opportunità di richiamare l'attenzione e di confermare, completandoli, gli insegnamenti di PIo XII su vari problemi morali, sociali e politici...
Necessità di un'estreme sorveglianza e di maggiore utilizzazione delle scoperte moderme: radio, cinematografo, televisione (INTERNET N.D.R.) per la divulgazione e la DIFESA della verità cattolica.
[...] Necessità di richiamare il clero, specialmente quello addetto al ministero, agli obblighi della degna celebrazione della S. Messa; preparazione e azione di grazie; confessione settimanale, meditazione giornaliera, Santo Rosario, studio sacro (vedasi Enciclica Haerent Animo di San Pio X, Ad catholici sacerdotii di Pio XI, l'Esortazione Menti nostrae di Pio XII)
Opportunità di richiamare il clero secolare e regolare alla retta concezione dell'obbedienza soprannaturale, contro lo spirito di aperta cririca della Gerarchia; contro la mancanza di fede nell'assistenza dello Spirito Santo, di cui è assicurata la Gerarchia [quella vera N.D.R], non soltanto nell'esercizio del potere d'ordine (amministrazione dei Sacramenti) ma anche dei poteri di magistero e di governo, in tutte le questioni, direttamente attinenti, alla fede e alla morale.
Ciò per evitare gli errori del razionalismo, dello pseudo-naturalismo o falso misticismo. con appello a speciali carismi o missioni, non CONTROLLABILI dalla Suprema Potestà o dai Vescovi.
[...]
Opportunità di vigilare affinchè l'insegnamento ecclesiastico, specialmente nelle Università Pontificie e nelle Facoltà [cattoliche] sia impartito con maggiore attenzione all'insegnamento del Magistero vivo della Chiesa, regola prossima ed universale di verità, anche per quanto riguarda l'interpretazione delle fonti della Rivelazione: Sacra Scrittura e tradizione orale; dottrina dei Padri e dei Teologi; luoghi ausiliari: storia e filosofia.
Tale maggiore attenzione dovrebbe far evitare lo scolasticismo, ossia l'indugio in questioni non più vive e attuali [UN ESEMPIO PER TUTTI: IERI L'OBSOLETA E SUPERATA FILOSOFIA DI DUNS SCOTO, OGGI LO SCIOCCHEZZAIO ROSMINIANO E DI TUTTO L"IDEALISMO CRISTIANO"] e il razionalismo ossia la fiducia eccessiva nei mezzi di ricerca accademici (vedasi Discorso di PIo XII ai Professori e agli alunni
dell'Università Gregoriana nel 1953 e Discorso ai Professori e agli alunni del Pontificio Ateneo Angelicum nel 1958)
[...] Tra le principali difficoltà per un ritorno dei dissidenti alla Chiesa di Roma si possono annoverare:
-Ignoranza della vera dottrina della Chiesa Cattolica sulle questioni dogmatiche e sul primato di PIETRO e dei suoi Successori;
-Timore che, unendosi a Roma, gli orientali perdano la giusta autonomia e le loro buone tradizioni [dato che alla cattive dovranno rinunciare n.d.r.]
-Spirito di falso irenismo ecumenico, esistente tra i promotori del movimento e gli "ortodossi".
Si fanno persuasione di avere la vera fede cristiana, pur non riconoscendo il magistero della Chiesa. credono di essere membri di una stessa "chiesa cattolica", comprendenti tutte le confessioni "cristiane", di far parte di un unico "corpo mistico" di cui Cristo sia il solo Capo, universale ed indivisbile, con esclusione di un capo visibile ed unico e di un solo Pastore supremo (vedi condanna di questa teoria nella "Mystici Corporis" di Pio XII)
-Dimenticanza che la proposizione del Magistero Infallibile, essendo conditio sine qua non e la regola prossima della fede cattolica, è necessaria per tutti, affinchè si abbia la certezza soprannaturale di possedere tutta la verità [cattolicesimo integrale n.d.r.] rivelata da Gesù Cristo, senza errori o deficienze.
Non é vero ed è contro le divine promesse di Gesù Cristo che "tutte le confessioni possiedono le verità indispensabili alla salvezza e che tutte hanno errori".
L'unica Chiesa in possesso di tutta la verità senza errori cioè l'unica Chiesa di Cristo (e l'unica di cui sia possibile accertarlo con segni esterni ed interni) è la Chiesa Cattolica".
Così chiudeva l'Eminentissimo Micara, vescovo di Velletri.
Così chiudo anch'io.
Mi scuso per aver postato ad un ora così strana: ho usato un computer "d'emergenza" fuori casa.
Alla prossima volta

Guelfo nero
;)

Guelfo Nero
21-04-02, 00:42
CARI AMICI,

OGGI AGGIORNEREMO CON NUOVA DOCUMENTAZIONE QUESTO THREAD.
VI LASCIO PER AUGURARVI UNA BELLA E (SANTA) DOMENICA UN FORTE APPELLO CHE DON ALESSANDRO CAVALLANTI, DIRETTORE DE "L'UNITà CATTOLICA" E ALFIERE DELLA CAMPAGNA ANTIMODERNISTICA IN ITALIA, SCRISSE A CONCLUSIONE DI UN SUO LIBRO DEL 1908.
SONO PAROLE CHE HANNO QUASI CENT'ANNI MA SEMBRANO SCRITTE IERI.

UN ABBRACCIO

GUELFO NERO:) :) :)

"I CATTOLICI VERI, PAPALI, DEVONO MUOVERE UNA GUERRA
SPIETATA, SENZA TRANSAZIONI DI SORTA, CON TENACIA E
PERSEVERANZA AL MODERNISMO, SINTESI DI TUTTE LE ERESIE.
ESSO HA ALZATO DI NUOVO IL CAPO E NOI DOBBIAMO STARE
SULLA BRECCIA OGGI, PIU' CHE IERI, FRANCHI, IMPAVIDI,
FORTI, FINO A CHE IL MODERNISMO SIA PIENAMENTE
SMASCHERATO NELLE NUOVE TATTICHE ED ARTI: NOI DOBBIAMO
VOLERE CHE LE DOTTRINE DELLA CHIESA CATTOLICA ABBIANO IL
LORO COMPLETO TRIONFO.
E' L'ORA DELLA RISCOSSA: E' L'ORA DI MUOVERSI, DI
AGITARSI: NOI ABBIAMO FATTO IL NOSTRO DOVERE GRIDANDO
L'ALLARME, AGLI AMICI L'AIUTARCI NEL CONTINUARE LA
LOTTA PRO ECCLESIA ET PONTEFICE."

DON ALESSANDRO CAVALLANTI
DIRETTORE DE "L' UNITà CATTOLICA"

Guelfo Nero
22-04-02, 00:08
TRA I VARI ISTITUTI RELIGIOSI INTERPELLATI DALLA SEGRETERIA DI STATO PER FORNIRE "PIATTAFORME TEOLOGICHE" AL "VATICANO II" VI FURONO ANCHE LE UNIVERSITà PONTIFICIE: FURONO QUASI TUTTE ALL'ALTEZZA, TRANNE IL PONTIFICIO ISTITUTO "BIBLICO"DI ROMA GIà AMPIAMENTE INFETTO E POCHE ALTRE.
QUI DI SEGUITO INSERISCO LA MIA TRADUZIONE DELL'INTERVENTO DEL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANO SUL DECADIMENTO MORALE DEI POPOLI CATTOLICI, ALLORA APPENA AGLI INIZI.
L'ATENEO ANTONIANO PROPONE CHE IL "VATICANO II" FORMULI UN AMPIO “SILLABO” DI CONDANNA DI TUTTI GLI ERRORI E LE ERESIE DEL NOVECENTO.
è UN DOCUMENTO RICCO E PARTICOLARMENTE FECONDO.

"Tra tutti gli errori che manifestano aspetti teorici e pratici, nella Chiesa oggi, produce i maggiori danni quella che viene chiamata dallo stesso Sommo Pontefice Pio XII "la nuova morale".
[...] vi sono alcuni chiari documenti del Magistero Ecclesiastico che devono essere tenuti ben presenti, soppessando questo nuovo errore.
[...] Papa Pio XI nell'enciclica "Ubi arcanum" ai numeri 23 e 24, dove parla di modernismo mirale, giuridico e sociale afferma: "Se non che quelle stesse sociali vicende che crearono ed accrebbero la necessità della accennata cooperazione del clero e del laicato, hanno pure creato pericoli nuovi e più gravi: sono idee non rette e non sani sentimenti...gli stessi alunni del Santuario non ne sono immuni...
Molti sono infatti quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull'autorità sociale, sul diritto di proprietà, sui rapporti tra capitale e lavoro, sui diritti degli operai, sulle relazioni tra Chiesa e Stato, fra religione e patria, fra classe e classe, fra nazione e nazione, sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell'Episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono, e quel che è peggio, operano come se non fossero più da seguire, o non con il rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifici".
Così Pio XII nei discorsi del 23 marzo 1952 e 18 aprile 1952 (acta apostolicae sedis 34 (1952) pp. 270-278, 413-419.
Così il Santo Uffizio nell'Istruzione del 2 febbraio 1956 contro "l'etica della situazione".
[...] Se guardiamo con attenzione alle parole del Sommo Pontefice, possiamo descrivere la "morale nuova" nel seguente modo: è il tentativo di innovare la morale cattolica, sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista dei casi concreti, sia dal punto di vista della pastorale[...]
-Per quanto riguarda i principi, la "nuova morale" vuole l'indipendenza dell'ordine morale soggettivo da quello oggettivo. pretende che in concreto non si diano azioni intrinsecamente cattive (per tutti e per sempre), che la coscienza individuale sia la norma misurante e non come in realtà è, misurata della moralità e che non si debba dare la necessaria dipendenza dall'autorità della Chiesa per formarsi un giudizio sulle proprie azioni.
-Per quanto riguarda i singoli casi: poichè non si darebbero azioni intrinsecamente cattive in concreto, quei casi che nella tradizionale casuistica cattolica vengano definiti, sempre e per tutti, illeciti, possono talvolta essere leciti ed in alcuni casi giustificati.
perciò si afferma, in base a considerazioni della propria "coscienza", la liceità morale dell'aborto, della perdita della fede cattolica, dell'onanismo coniugale, delle relazioni carnali tra i fidanzati, del vizio solitario presso i giovani...
(come dice il Papa Pio XII).
-Per quanto riguarda la pastorale vogliono nuovi metodi, quasi che la Chiesa avesse errato per secoli in relazione a questo problema. Oppongono la morale "evangelica" e una morale “d’amore” alla morale cattolica di oggi.
Pretendono che non sia lecito esporre i precetti della legge divna in forma negativa: ma solo in forma positiva. Alcuni addirittura pretendono che il sacerdote sia da ritenersi inetto e inidoneo alla cura delle anime, se non conosca a fondo le scienze moderne della psicologia e della (cosiddetta n.d.r.) psicanalisi.

Origini della “nuova morale”

Già Abelardo e la sua scuola pretendeva che la moralità dipendesse unicamente dall’intenzione di chi agisce e non dall’oggetto. Sarebbe lungo aggiungere testi: ci sono vasti studi sull’argomento.
Possiamo poi indicare alcuni come fonti remote e prossime di questa “morale”:
-I filosofi moderni (kantiani ed esistenzialisti: Kant, (il mesto n.d.r.) Kierkegaard, Unamuno. Sartre, Griesebach, Husserl, Max Scheler....
-[...] l’influsso dei teologi protestanti (il miserabile n.d.r.) Barth, Brunner;
-Alcuni autori cattolici (si nominano solo quelli già condannati dal Santo Offizio all’Indice dei libri proibiti: Ernest Michel, Hesnard, Marc Oraison).
[…]
Espressioni e manifestazioni della “morale nuova” si hanno:
nella vita individuale, famigliare e sociale: ad esempio, il numero elevato di cattolici che votano per i comunisti, nonostante le proibizioni del magistero. Essi credono di poter formare la propria coscienza innanzi a Dio, indipendentemente dalla voce del Magistero. Pur non negando teoricamente Dio e la Chiesa, praticamente seguono i dettami della “morale nuova”.
Espressioni connesse con questa “morale nuova” sembrano poter essere quelle associazioni che direttamente vogliono un mondo moralmente migliore ma indipendentemente dal Magistero della Chiesa: associazioni indifferentiste e indipendenti come il Rotary Club, di origine protestantica”.

I professori del Pontificio Ateneo Antoniano continuano, proponendo una CONDANNA precisa della “morale nuova” e di chi ritiene che l’insegnamento, anche in forma negativa, non sia l’insegnamento di Cristo. Aggiungono poi che è necessaria una forte messa a punto del valore delle Encicliche e dei Discorsi Pontifici: sembra qui adombrata la richiesta di procedere alla proclamazione in sede conciliare, dell’infallibilità del Magistero ordinario Pontificio (già verità teologicamente certa, prossima al grado di verità di fede cattolica n.d.r.).
Dopo alcune questioni minori, riguardo la necessita di un continuo aggiornamento casuistico dei sacerdoti, l’Ateneo Antoniano propone un elenco di errori, connessi a vario titolo con la “morale nuova” da condannare in un nuovo Sillabo:
1 Umanesimo ateo o agnostico;
2 Naturalismo (secondo la “Quanta Cura” e il Syllabus di Papa Pio IX, le encicliche “Libertas”, “Inimica Vis”, “Immortale Dei” di Papa Leone XIII, “Casti connubii” e “Divini illius Magisteri” di Papa Pio Xi);
3 Razionalismo conoscitivo e morale;
4 Indifferentismo religioso e morale (secondo la “Mirari Vos” di Papa Gregorio XVI e altri documenti fino a Pio XII);
5 Agnosticismo religioso e morale (secondo, tra gli altri, la “Quadragesimo anno” di Papa Pio XI);
6 Supernaturalismo (secondo il discorso di Papa Pio XII del 3 settembre 1952);
7 Spiritualismo (secondo il discorso di Papa Pio XII dell’ 11 settembre 1947);
8 Americanismo (secondo la lettera di Papa Leone XIII al cardinale Gibbons);
9 Laicismo (secondo l’Enciclica “Quas primas” di Papa Pio XI);
10 Esistenzialismo (secondo svariati discorsi di Papa Pio XII);
11 Attualismo etico, soggettivismo etico, modernismo etico;
12 Psicologismo (secondo svariati discorsi di Papa Pio XII;
13 Pedagogismo (secondo la “Divini illius Magisteri” di Papa Pio XI);
14 Odio Razziale (secondo lo spirito della “Mit Brennender Sorge” e altri discorsi di Papa Pio XI);
15 Eugenismo (secondo la “Casti connubi” di Papa Pio XI e il discorso di Papa Pio XII del 20 settembre 1949);
16 Femminismo;
17 Nudismo e società nudistiche;
18 Comunismo, Marxismo, Collettivismo (qui il numero è troppo elevato: cito solo la «Divini Redemptoris” di Papa Pio XI);
19 Socialismo (secondo le Encicliche “Noscitis et nobiscum” di Papa Pio IX, “Quod apostolici muneris” di Papa Leone XIII, “Il fermo proposito” di San Pio X, lettera “Libenter admodum” di Benedetto XV etc. etc.);
20 Totalitasmo e Statolatria assolutistica;
21 Liberalismo (secondo il Magistero di tutti i Papi a partire da Pio IX);
22 Spiritismo e relative pratiche (secondo l’Enciclica “Supremae” di Papa Pio IX);
23 Teosofismo (secondo il decreto di Santo Offizio del 24 aprile 1917);
24 Irenismo morale (secondo i discorsi di Papa Pio XII);
25 Falso misticismo (secondo l’Enciclica “Mystici Corporis” di Papa Pio XII: basta finte “madonne” carismatiche, stile Medjugorie n.d.r.);
26 Interiorismo (secondo i discorsi di Papa Pio XII).

Come vedete il Pontificio Ateneo Antoniano aveva fatto la sua parte…poi passò il tornado roncalliano: rimasero le macerie.

Un carissimo saluto e alla prossima

Guelfo Nero
;)

Guelfo Nero
25-04-02, 20:37
TRA I VARI SUGGERIMENTI DELL'UNIVERSITà PAPALI PER IL VATICANO II
SI SEGNALARONO QUELLI DELLA PONTIFICIA UNIVERSITà LATERANENSE (NON ANCORA "BONIFICATA" DAL "REPULISTI" DI PAOLO VI CHE NEL 1969 CACCIò UN BUON NUMERO DI DOCENTI ANTIMODERNISTI).
TRA QUESTI SUGGERIMENTI ("VOTA" IN TERMINE TECNICO) MI PIACE RIPORTARVI QUELLO SCRITTO DA MONSIGNOR FRANCESCO SPADAFORA CHE PROPOSE, CONTRO IL PROTEIFORME MODERNISMO BIBLICO ALLORA GIà DEFLAGRANTE, LA PROCLAMAZIONE DOGMATICA DELL'ASSOLUTA INERRANZA DELLA SACRA SCRITTURA, GIà PATRIMONIO DEL DEPOSITO DELLA FEDE.

ECCO UN DOGMA CHE UN VERO CONCILIO ECUMENICO AVREBBE POTUTO PROCLAMARE(E FORSE UN GIORNO PROCLAMERà: DIO LO VOGLIA!).

"L'immunità della Sacra Scrittura dall'errore è nell'aperta professione di fede della Chiesa (è una verità di fede divina n.d.r.), essa appartiene ai fondamenti stessi della fede: però non è stata ancora esplicitamente e solennemente definita. La Chiesa già difende e propugna questa verità già nel suo magistero ordinario e universale: Leone XIII nell'Enciclica "Providentissimus", Benedetto XV nell'Enciclica "Spiritus Paraclitus", Pio XII nell'Enciclica "Divino Afflante Spiritu".
I Padri e i Dottori della Chiesa, unanimi proclamano questa verità[...]: "Nella Sacra Scrittura, tramandataci dallo Spirito Santo, non puo nascondersi il falso" (San tommaso, De potentia, q. IV, a. 1, ad 6um); "Bisogna esser certi di questo che tutto ciò che è contenuto nella Sacra Scrittura è vero; chi avesse un'opinione contraria, sarebbe eretico" (San Tommaso, Quodl. 12, q. 17 a. 26).
[...]
Dal momento che alcuni autori cattolici rinnovando l'errore di monsignor D'Hulst (cattolico monarchico-liberale, uno dei padri del "modernismo biblico" morto nel 1896), sembrano negare l'assoluta inerranza, attribuendola soltanto all'elemento religioso e primario della Sacra Scrittura, sembra utilissimo e necessario definire esplicitamente e solennemente la dottrina dell'inerranza assoluta (inerranza di fatto e di diritto).
Alcuni documenti ecclesiastici sull'inerranza:
Giovanni XXII (magnifico pontefice avignonese n.d.r.), nella costituzione "Cum inter nonnullos" del 13 novembre 1323 sulla controversia riguardo la povertà apostolica dichiara eretica qualunque asserzione che contraddica la Sacra Scrittura;
Leone XIII nella "Provvidentissimus" del 18 novembre 1893 afferma. "E' pessima cosa restringere l'ispirazione divina a solo alcune parti della Sacra Scrittura o concedere che il Sacro autore stesso abbia errato [...]".
Come è chiaro, qui Sua Santità parla di inerranza di diritto: è impossibile che la Sacra Scrittura, divinamente ispirata, contenga errore; poichè tutta la S. Scrittura ha come autore Dio, segue necessariamente che essa sia parola di Dio in tutte le sue singole parti e per conseguenza immune da ogni errore.
Questa è l'antica e costante fede della Chiesa: coloro che ritengono nei luoghi autentici dei Libri Sacri possa essere contenuto qualcosa di falso, palesemente sovvertono la Sacra Scrittura e rendono Dio l’autore stesso dell’errore”.

Monsignor Spadafora riporta un ampio stralcio di una lettera di Sant’Agostino a San Gerolamo (Ep. 82, 3; CSEL, 342, 354; Patrologia latina 33, 277) che riafferma la stessa verità.

“Tra le proposizioni, condannate dal decreto “Lamentabili” di san Pio X (3 luglio 1907) leggiamo questa: -L’ispirazione divina non si estende a tutta la Sacra Scrittura cosicché tutte le sue parti siano immuni dall’errore-.
Il santo Pontefice nell’ Enciclica “Pascendi” dell’8 settembre 1907, riaffermava la fede nell’inerranza assoluta della Sacra Scrittura.
Non parlava diversamente Benedetto XV nella “Spiritus Paraclitus” del 15 settembre 1920: “San Gerolamo insegna che con la divina ispirazione dei Sacri Libri e la loro somma autorità è intimamente e necessariamente connessa la mancanza di qualsivoglia errore e sbaglio; il che, come fu recepito e trasmesso dai Padri, veniva insegnato in tutte le scuole teologiche occidentali e orientali come fondamento e legge dell’interpretazione cattolica. “La Scrittura non può mentire, è indegno ammettere anche un solo errore di nome nelle Sue parole”.
Poiché alcuni cattolici, sulle tracce di Monsignor D’Hulst, ammettevano l’inerranza solo per le cose riguardanti fede e costumi, il Papa aggiungeva: “Secondo questi precetti e limiti non si può accettare l’opinione di quei contemporanei che, inserita una suddivisione tra elemento primario-religioso ed elemento secondario-profano, pur ammettendo la divina ispirazione per tutte le singole parole della Scrittura, limitano l’immunità e l’assoluta verità all’elemento primario-religioso.
Per loro (i modernisti n.d.r.) solo ciò che riguarda la religione viene insegnato da Dio nella Scrittura; le altre cose che riguardano discipline profane e che servono quasi da vestimento esterno alla divina verità, sono abbandonate all’ignoranza dello scrittore.
Per loro (i modernisti n.d.r.) niente di strano se nelle cose fisiche o storiche o altre simili, vi siano molte cose nei testi Biblici che non possono assolutamente conciliarsi con il progresso delle scienze di questa nostra epoca”.
Nella lettera “Divino Afflante Spiritu” del 30 settembre 1943, Pio XII scrisse: “Fu prima e grandissima cura di Leone XIII esporre la dottrina sulla verità dei Sacri Testi e liberarli dai loro impugnatori. Con gravi parole dichiarò che non poteva essere considerato in alcun modo errore quando lo scrittore sacro parlava dei fatti fisici come sensibilmente apparivano ai suoi occhi. Nè andavano imputati allo scrittore sacro eventuali inesattezze avvenute nella trascrizione dei codici o l'ambiguità di qualche passo.[...] Questa dottrina che il Nostro Predecessore Leone XIII con tanta serietà ha esposto, noi la riproponiamo e ordiniamo che sia osservata da tutti religiosamente" (altro che interpretazione progressista della "Divino afflante spiritu"!).
I Padri proclamavano questa inerranza delle Sacre Scritture e piuttosto che ammettere un errore in divini Libri, confessavano di non aver compreso il senso delle Scritture. Nel dover affermare questa inerranza essi non facevano altro che seguire gli insegnamenti del Divin Maestro Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, come affermava ancora Papa Benedetto XV.
Nostro Signore al diavolo che Lo tenta (Mt 4, 4.7.10) risponde in maniera definitiva richiamandosi alla Sacra Scrittura, con una solenne e magisteriale dichiarazione: "Sta scritto". Per provare la Sua divina legazione si richiama al Vecchio Testamento come ad una prova irrefutabile (per esempio Gv. 10, 35) e sopratutto Gv 10, 35 (traducibile con "è impossibile che la Scrittura sbagli"): quanto è significativa questa frase sulla bocca di Nostro Signore!
Per cui segue che tutta la Scrittura fino alla sua ultima lettera o accento deve compiersi (Mt 5, 17sgg; 26, 24; 31, 54; Lc 16, 17)".

Monsignor Spadafora corrobora questa verità con svariate citazioni apostoliche.

"Anche i Padri unanimemente hanno proclamato l'inerranza, ad esempio: San Giustino (Dial.c. Tryph. 65; Patrologia Greca 6, 625); San Basilio (De fide 1; Patrologia Greca 31, 680). "Bisogna dolersi-diceva Papa Benedetto XV, che non solo chi è fuori ma anche chi è dentro la Chiesa, persino i chierici e i professori delle sacre discipline, appoggiandosi superbamente al proprio giudizio, rifiutino apertamente o combattano apertamente il magistero della Chiesa in questo punto".
Autori "cattolici" fin dal 1880, ritennero di non dover più credere all'inerranza assoluta di diritto, prestando maggior fede alle asserzioni dei sedicenti-critici che al Magistero Ecclesiastico e al consenso unanime dei Padri.
Già a partire dal 1948, in scritti pubblicati in lingua francese, questa grave carenza dottrinale è riapparsa, con metodi e conclusioni ancor peggiori ("razionaliste") ".

Monsignore cita poi una "INTRODUZIONE ALLA BIBBIA" pubblicata in Francia nel 1957, grondante di questa feccia razionalista e sommessamente fa notare che se questi principi si applicassero anche al Nuovo Testamento, noi non potremmo più dire che cosa Nostro Signore abbia realmente fatto e insegnato ma solo cio che le comunità primitive credettero di Lui (sono le prime avvisaglie della abominevole e, consentitemi, pornografica "Formengeschichte", oggi ancora imperante, specialmente nella bassa divulgazione parrocchiale).

Monsignor Spadafora concludeva così il suo intervento:
"La dottrina dell'assoluta inerranza biblica pertiene ai fondamenti della Fede; se il magistero infallibile della Chiesa esplicitamente e solennemente la definirà, c'è forte speranza, a Dio piacendo, che tutti i cattolici spieghino la Sacra Scrittura secondo il senso e la mente della Chiesa, seguendo i Padri e i Dottori, per l'allargamento del Regno di Cristo e non per lo scandalo delle anime".

Quando questa tragica sbornia neo-modernista sarà passata, bisognerà ricordarsi del caro Monsignor Spadafora (1913-1995). Il suo nome rimane in benedizione.

un caro saluto
alla prossima

guelfo nero;)

Guelfo Nero
11-05-02, 18:16
CONDANNA SOLENNE IN SEDE CONCILIARE DELLA CREMAZIONE DEI CADAVERI

PARLIAMO SEMPRE DELLA FASE INIZIALE DEL "VATICANO II" (1959-1960), LA FASE IN CUI L'INTENZIONE SOVVERTITRICE E ANTICATTOLICA DI GIOVANNI XXIII E DEI SUOI FEDELISSIMI NON SI ERA ANCORA MOSTRATA IN TUTTA LA SUA AMPIEZZA.
HO GIà POSTATO I "DESIDERATA" DEGLI EMINENTISSIMI RUFFINI E MICARA CHE BEN INDICANO COSA AVREBBE POTUTO ESSERE L'ASSISE DEL VATICANO II,
QUALI RISPOSTE AVREBBE POTUTO DARE ALLA SCRISTIANIZZAZIONE ALLORA IN ATTO.
IN QUESTO POST MI SOFFERMO SULLA CONDANNA CATTOLICA DELLA CREMAZIONE DEI CADAVERI: UNA DELLE TANTE CONDANNE CHE "CONCILIO" E "POSTCONCILIO" HANNO TRASFORMATO IN APPROVAZIONI.
MONSIGNOR ATTILIO VAUDAGNOTTI, UNO DEI TEOLOGI DELL'ARCIVESCOVO DI TORINO, L'EMINENTISSIMO FOSSATI, CHIEDEVA CHE IL "VATICANO II" RIBADISSE SOLENNEMENTE LA CONDANNA DELLA CREMAZIONE CONTRO QUALCHE "TEOLOGO" MODERNIZZANTE MOLTO POSSIBILISTA AL RIGUARDO.
LA CONDANNA NON VI FU, ANZI QUELLO CHE UN TEMPO ERA COSTUME DI ANTICLERICALI E MASSONI è DIVENTATO PRATICA COMUNE ANCHE TRA I CATTOLICI.
LA CREMAZIONE VOLONTARIA RIMANE ANCOR OGGI OGGETTIVAMENTE UN GESTO FORTEMENTE ANTICATTOLICO, UNA "BANDIERA" DEI NEMICI DI CRISTO: LE CONDANNE DELLA CHIESA RIMANGONO IN VIGORE MALGRADO LE CIARLE DEI MODERNISTI.
MOLTA GENTE OVVIAMENTE CHIEDE LA CREMAZIONE IN BUONA FEDE O QUASI: è OVVIO.
UN PO' PERCHè NON BEN INFORMATA DAI SACERDOTI CATTOLICI, UN PO' PER UN CERTO NATURALE ORRORE DELL'INUMAZIONE E DELLE SUE PUR NATURALI CONSEGUENZE, UN PO' PERCHè I CIMITERI (SPECIALMENTE NELLE GRANDI CITTà) SONO DIVENTATI, PER LA CRONICA CARENZA DI SPAZI, DELLE MISERANDE "CATENE DI MONTAGGIO" ( CHI HA VISTO QUALCHE ESUMAZIONE IN QUESTI CIMITERI PUò TESTIMONIARE- LO POSSO FARE ANCH'IO- LA POCA CURA, IL NESSUN RISPETTO DATO A QUEI MISERI RESTI STRAPPATI AL RIPOSO DELLE TOMBE SPESSO DOPO SOLO 10 ANNI!!!)
QUELLO CHE AVVIENE IN MOLTI CIMITERI ITALIANI, SFIORA A VOLTE IL VILIPENDIO DI CADAVERE.
LA CHIESA CATTOLICA HA SEMPRE LA CONDANNATO LA CREMAZIONE: L'INUMAZIONE è STATO COSTUME COMUNE DEI CRISTIANI, ANCHE IN MEZZO AL MONDO PAGANO OVVIAMENTE CREMAZIONISTA.
SPARITO PROGRESSIVAEMNTE IL PAGANESIMO, L'INUMAZIONE DEI CADAVERI è DIVENTATA PRATICA UNIVERSALE NEL MONDO CRISTIANO.
SOLO LA RIVOLUZIONE FRANCESE E IL RAZIONALISMO DEL XIX° SECOLO HANNO CON VARIE MOTIVAZIONI (ESTETICHE, PSICOLOGICHE, IGIENICHE, ECONOMICHE)RIABILITATO LA CREMAZIONE.
MA IL MOTIVO DI FONDO DELLA STRATEGIA DEI CREMAZIONISTI RIMANE IL MATERIALISMO, L'ODIO VERSO LA CHIESA, IL TENTATIVO DI RENDERE SEMPRE PIù LAICI I CIMITERI, DI LAICIZZARE LA MORTE, DI DISTRUGGERE O AFFIEVOLIRE LA FEDE NELLA RISURREZIONE E LA VITA ETERNA.
è VERO: LA CREMAZIONE NON è DIRETTAMENTE CONTRO IL DOGMA CATTOLICO (LA CHIESA L'HA SEMPRE PERMESSA IN DUE CASI :QUANDO SIA IMPOSSIBILE INUMARE PER GRANDI BATTAGLIE O EPIDEMIE, QUELLE AD ESEMPIO DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TEDESCHI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE OPPURE PER ESEGUIRE UNA SENTENZA DI MORTE PER UN DELITTO ANTISOCIALE PARTICOLARMENTE GRAVE) MA RIMANE CONTRO I COSTUMI CRISTIANI, LA PRASSI ECCLESIASTICA, IL NATURALE SENSO DI PIETà VERSO I DEFUNTI E LE LEGGI CANONICHE ED è STATA CONDANNATA DALLA CHIESA FIN DAI TEMPI ANTICHISSIMI.
LA CHIESA CATTOLICA NON SOLO HA CONDANNATO LA CREMAZIONE MA PROIBISCE DI DARE ESECUZIONI ALLE VOLONTà TESTAMENTARIE (CONSIDERATE IN TAL CASO NULLE) STILATE IN TAL SENSO.
TUTTO QUESTO SECONDO IL CANONE 1203 COMMA 2 DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO E L'ISTRUZIONE DEL SANTO UFFIZIO DEL 19 GIUGNO 1926 PUBBLICATA NEGLI ATTI DELLA SANTA SEDE VOLUME 18, P. 282 E SEGUENTI)
PRIMA DEL FUNESTO "VATICANO II" CHI VOLEVA CHE IL SUO CORPO VENISSE CREMATO O SI ISRIVEVA A SOCIETà FILO-CREMAZIONISTICHE ERA PRIVATO DEL FUNERALE E DELLA SEPOLTURA ECCLESIASTICA (ANCHE SE IN VITA MOSTRAVA IN QUALCHE SUO ATTO DI ESSERE CATTOLICO)
MONSIGNOR VAUDAGNOTTI DICEVA, A CHIUSURA DELLA SUA RICHIESTA, CHE IL CATTOLICO DEVE CONFORMARSI A CRISTO CHE "FU SEPOLTO" E RAMMENTARSI CHE, SECONDO LA DOTTRINA DI SAN PAOLO, IL CORPO è "COME UN SEME CHE NON VIENE BRUCIATO MA NASCOSTO NELLA TERRA, IN FEDE E SPERANZA DI RISURREZIONE".
IL BUON MONSIGNOR VAUDAGNOTTI, FECONDO APOLOGETA E TEOLOGO, NEGLI ANNI '70 E '80 DIFESE CON TUTTE LE FORZE LA SANTA MESSA A TORINO CONTRO LE FOLLIE MONTINIANE DELLA "NUOVA MESSA" CELEBRANDO SEMPRE IL SANTO SACRIFICIO CATTOLICO.
SEMPRE "HA COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA" PER USARE LE PAROLE DI SAN PAOLO.

UN SALUTO

GUELFO NERO

Guelfo Nero
16-05-02, 00:30
CARI AMICI,

MI PIACE RIPORTARVI QUESTO BREVE INTERVENTO DI MONSIGNOR GIOVANNI PERUZZO, VESCOVO DI AGRIGENTO, DURANTE LA NONA CONGREGAZIONE GENERALE DEL "VATICANO II" IL GIORNO 29 OTTOBRE 1962.
SI STAVA TRATTANDO DELLA "COSTITUZIONE SULLA LITURGIA" E GIà SI PROFILAVA IL DURO ATTACCO PORTATO DAL SEDICENTE "MOVIMENTO LITURGICO" E DAI SUOI VESCOVI REGGICODA ALLA VENERATA LINGUA DELLA SANTA MESSA (LA PRIMA FASE DI UN ATTACCO CHE AVREBBE POI PORTATO ALLA MANOMISSIONE DEFINITIVA DEL DIVIN SACRIFICIO, DI FATTO ABOLITO NEL 1969, DA PAOLO VI).
IL "VATICANO II" INVECE DI STRONCARE IL "MOVIMENTO LITURGICO" GIà ALLA DERIVA DAGLI ANNI '40, POSE LE BASI PER LA SUA APOTEOSI.
L'ANZIANO MONSIGNOR PERUZZO EBBE LA FORTUNA (E LA GRAZIA) DI MORIRE PRIMA DELLA FINE DEL "VATICANO II". MORì CATTOLICO QUALE ERA SEMPRE STATO.

ECCO IL CARO TESTO NELLA MIA BEN MISERA TRADUZIONE: "ECCELLENTISSIMI PADRI, VENERABILI FRATELLI, SONO L'ULTIMO E SONO VECCHIO IN MEZZO A VOI: FORSE NON HO BEN CAPITO TUTTO CIò CHE I DOTTI PADRI IN QUESTO SACRO CONCILIO ECUMENICO HANNO DETTO CONTRO L'USO DELLA LINGUA LATINA, ANCHE NEL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA.
ALCUNE AFFERMAZIONI MI SONO SEMBRATE PERICOLOSE E CONTRARIE AI DOCUMENTI PROVATI DELLA CHIESA CATTOLICA. VE NE FARò BREVE ESPOSIZIONE.
L'ODIERNO MOTO ANTILITURGICO MI SEMBRE PERICOLOSO A RAGIONE DELLA SUA ORIGINE. BISOGNA BEN BADARE ALLE ORIGINI DELLE PERSONE, DELLE ISTITUZIONI E DELLE DOTTRINE SE VERAMENTE VOGLIAMO CAPIRE COSA AVVENNE IN ALTRI TEMPI.
INFATTI L'ORIGINE è LA RADICE, LA FONTE E IL SEME. SE LA RADICE è SANTA, SANTI SARANNO ANCHE I RAMI: MA SE FONTI E SEMENTI FIN DALL'INIZIO FURONO AVVELENATI, LO SARANNO ANCHE NEI TEMPI FUTURI.
COS'è CIO CHE AVVERRà? LO SPIRITO SANTO DOMANDA E RISPONDE: LA STESSA COSA CHE FU IN PASSATO.
SE è COSì, GUARDIAMO A COLORO CHE PROMOSSERO IN PASSATO MOTI CONTRO L'USO DELLA LINGUA LATINA NELLA SACRA LITURGIA.
LA RISPOSTA è FACILE: PRIMI FURONO GLI UMANISTI, PAGANI IN ITALIA, LIEVEMENTE MIGLIORI IN FRANCIA E NEI PAESI NORDICI (ERASMO) MA NON ERANO TUTTI SICURI NELLA FEDE: LO PROVANO I LORO SCRITTI.
POI VI FURONO I BOEMI, I PROTESTANTI, I GIANSENISTI, IL CONCILIABOLO DI PISTOIA, I MODERNISTI.
VENERABILI FRATELLI, VI SEMBRA DEGNO ASSOCIARVI E PARLARE ALLO STESSO MODO DI QUESTI UOMINI, ANCHE SE DI TEMPI DIVERSI? VOI CHE SAN PAOLO CHIAMA "APOSTOLI DELLA CHIESA E GLORIA DI CRISTO"? NON SAREBBE MEGLIO ESSERE UNITI, ANCHE NELL'AMORE VERSO LA LINGUA LATINA, CON QUEI SANTI VESCOVI CHE IN QUESTI QUATTRO SECOLI, DOPO SAN CARLO BORROMEO, RISPLENDONO NELLA CHIESA COME STELLE NELLE PERPETUE ETERNITà?
IL SECONDO MOTIVO PER CUI QUESTO MOTO ANTILITURGICO MI SEMBRA ASSAI PERICOLOSO, SI RICAVA DAL PERICOLO DI PERDERE LA FEDE.
COSA CHIEDEVANO GLI INNOVATORI ALL'INIZIO DEL XVI° SECOLO? SOLO UNA MITIGAZIONE DELL'USO DEL LATINO, SOPRATTUTTO NEL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA. PERCHè MAI? PER MEGLIO ERUDIRE IL POPOLO E PER MEGLIO ECCITARE I FEDELI AD UNA MAGGIOR FEDE E AMOR DI DIO. NULL'ALTRO.
[…] NELLA CONFESSIONE AUGUSTANA NON FU CHIESTO NULL’ALTRO CHE IL CANTO POPOLARE IN VOLGARE DURANTE LA MESSA. MA COSA ACCADDE? LA SOSTITUZIONE DELLA LINGUA VOLGARE NELLA SANTA LITURGIA E NELLA MESSA, FU IL PRIMO ATTO DI SEPARAZIONE DEI “PROTESTANTI” DA SANTA MADRE CHIESA”

NOTA DI GUELFO: IL REVERENDISSIMO MONSIGNOR PERUZZO SCRIVE QUESTE COSE NEL 1962 QUANDO NESSUNO (SE NON CHI ERA “NELLE SEGRETE COSE”) POTEVA SOSPETTARE CHE L’INTERA MESSA E PERSINO IL CANONE SAREBBE STATO TRADOTTO E “RIFORMULATO” IN VOLGARE NEL GIRO DI SETTE (!!!!!!!!!!) ANNI.
COME DICEVA IL CARDINAL ILDEFONSO MARIA SCHUSTER RIGUARDO LITURGIA E RITO, QUANDO Già SI NOTAVANO I PRIMI TENTATIVI ICONOCLASTI DEL MOVIMENTO LITURGICO: “PROVATE A TOGLIERE UN PIZZO, UNA NAPPA, UN AMEN DALLA SANTA MESSA E VEDRETE: CROLLERà TUTTO” PAROLE SANTE, PAROLE DI UN “SANTO” MAI ABBASTANZA INTESE DALLE “PIE ANIME” CHE GIAMMAI HANNO CAPITO CHE, PRIMA DI METTERE MANO AL “MYSTERIUM TREMENDUM” DELLA SANTA MESSA, BISOGNAVA PENSARCI NON UNA MA CINQUANTA VOLTE.

LASCIO ANCORA LA PAROLA A SUA ECCELLENZA PERUZZO, L’ULTIMO (FINO AD OGGI) ARCIVESCOVO DI AGRIGENTO: “QUESTA AFFERMAZIONE è GRAVEMENTE VERA MA NON è MIA: FU SCRITTA DALL’ABATE GUERANGER, RESTAURATORE AI NOSTRI TEMPI DELLA SANTA LITURGIA CHE DICEVA “LA SEPARAZIONE DALLA LINGUA LITURGICA, PER QUALCHE ARCANA RAGIONE O LEGGE DA NOI NON CONOSCIUTA, ANCHE QUANDO VI ERANO LE DISPENSE DELLA SEDE APOSTOLICA, PORTò QUASI SEMPRE ALLA PIENA SEPARAZIONE DALLA CHIESA CATTOLICA”.
FURONO ANCHE PROFETICHE LE PAROLE DELL’UNIVERSITà DI PARIGI CHE NEL 1526 DEFINIVA ALCUNE PROPOSIZIONI DI ERASMO SULL’ABOLIZIONE DEL LATINO IN ALCUNI MOMENTI DELLA MESSA:“ERRONEE, EMPIE E FAVOREVOLI ALLA DIFFUSIONE DELL’ERRORE”.
[…] RICAVO LA TERZA RAGIONE DALL’ATTEGGIAMENTO CHE I VESCOVI CATTOLICI DEVONO AVERE VERSO I SOMMI PONTEFICI.
TUTTI SANNO CHE SEMPRE E ANCOR DI Più NEGLI ULTIMI CINQUE SECOLI, I SOMMI PONTEFICI RESISTETTERO FORTEMENTE ALLE PREGHIERE, ALLE SOLLECITAZIONI E ANCHE ALLA MINACCE, PER DIFENDERE LA LINGUA LATINA IN TUTTA LA SANTA LITURGIA.
TUTTI (RIPETO TUTTI) I DOCUMENTI DA LEONE XIII A GIOVANNI XXIII (ND.R. LA “VETURUM SAPIENTIA” L’ “ENCICLICA” FANTASMA DI GIOVANNI XXIII: “PROMULGATA” E subito DIMENTICATA) COSTANTEMENTE ESIGONO LO STUDIO DELLA LATINITà E VOGLIONO LA SANTA LITURGIA IN LINGUA LATINA
LE LORO PAROLE SONO CONSIGLI O PRECETTI?
SE SONO CONSIGLI, BISOGNA ADERIRE AI DESIDERI DEL VICARIO DI CRISTO.
SE SONO PRECETTI CHE DICHIARANO IL SENTIMENTO DELLA CHIESA: perché QUESTE DISPUTE? ROMA HA PARLATA: LA DISCUSSIONE è FINITA.
HO PARLATO ABBASTANZA: PERDONATE LA MIA AUDACIA E PREGATE PER ME”.

I GRANDI EPISCOPATI FRANCESI, TEDESCHI, AMERICANI, E ANCHE I GREGARI ORIENTALI E TERZOMONDIALI FURONO SUPERATI IN UN SOL COLPO DA QUESTO VESCOVO OTTUAGENARIO.
LORO I VECCHI NELLE VECCHIE ERESIE ANTILITURGICHE, LUI IL PERENNEMENTE GIOVANE NELLA LITURGIA CATTOLICA.
LORO I MERCENARI AL SERVIZIO DI IDEOLOGIE RELIGIOSE ESTRANEE AL CATTOLICESIMO, LUI IL BUON PASTORE CHE HA AMATO IL SUO GREGGE FINO ALL’ULTIMO GIORNO.
IL NOME DI MONSIGNOR PERUZZO RIMANE SCRITTO A LETTERE D’ORO NELLA GRANDE BATTAGLIA CONTRO L’ERESIA DEL VATICANO II.

UN SALUTO
GUELFO NERO
:) :) :)

Guelfo Nero
10-09-02, 09:04
CARI AMICI,

SONO RIUSCITO A TROVARE LE RICHIESTE DI CONDANNA DEGLI ERRORI MODERNI CHE IL BENEDETTINO PADRE GIOVANNI PROU, ABATE SUPERIORE GENERALE DI SOLESMES, AVEVA ORGANICAMENTE STILATO PER IL "VATICANO II".
PRESTO SPERO DI RIUSCIRE A POSTARLE: SONO UN ALTRO MONUMENTO DI COSA POTEVA ESSERE E NON è STATO IL "CONCILIO VATICANO II",

STATEMI BENE

GUELFO NERO
:) :) :)

Guelfo Nero
10-09-02, 09:04
CARI AMICI,

SONO RIUSCITO A TROVARE LE RICHIESTE DI CONDANNA DEGLI ERRORI MODERNI CHE IL BENEDETTINO PADRE GIOVANNI PROU, ABATE SUPERIORE GENERALE DI SOLESMES, AVEVA ORGANICAMENTE STILATO PER IL "VATICANO II".
PRESTO SPERO DI RIUSCIRE A POSTARLE: SONO UN ALTRO MONUMENTO DI COSA POTEVA ESSERE E NON è STATO IL "CONCILIO VATICANO II",

STATEMI BENE

GUELFO NERO
:) :) :)

ilbavarese
15-09-02, 21:57
Grazie per il materiale interessantissimo e ricchissimo.
Tale lavoro per la Chiesa sarà grandemente ricompensato...

Guelfo Nero
15-09-02, 22:10
CARO BAVARESE,

GRAZIE DI TUTTO CUORE.
"SIAMO SERVI NON INUTILI MA INUTILISSIMI".

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
18-09-02, 08:56
CARI AMICI FORUMISTI,

PRIMA DI POSTARE LE RICHIESTE DI CONDANNA DEGLI ERRORI MODERNI DEL PADRE PROU, VI SEGNALO ANCHE LA RICHIESTA DEL BENEDETTINO PADRE STEPHEN SCHAPPLER, SUPERIORE DELLA CONGREGAZIONE BENEDETTINA ELVETO-AMERICANA, INVIATA ALLA COMMISSIONE PREPARATORIA DEL CONCILIO IL 19 AGOSTO 1959.

L'ABATE COSì SCRIVEVA: "IL GIORNO 11 GIUGNO 1899 (DOMENICA NELL'OTTAVA DEL SACRO CUORE) SUA SANTITà LEONE XIII CONSACRò TUTTO IL MONDO AL CUORE DIVINO DI GESù, REDENTORE DEL GENERE UMANO.
IL GIORNO 31 OTTOBRE 1942, ATTRAVERSO UN MESSAGGIO RADIOFONICO PER ONORARE LE PRIME APPARIZIONI DI NOSTRA SIGNORA A FATIMA, SUA SANTITà PIO XII CONSACRò IL MONDO AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA, MADRE DEL REDENTORE.
DOMANDA: QUESTE DUE CONSACRAZIONI, NON RICHIEDONO PER LO LORO STESSA NATURA UNA TERZA CONSACRAZIONE? LA CONSACRAZIONE DEL MONDO AL CUORE DI SAN GIUSEPPE, VERGINE E PADRE LEGALE DI GESù, NON SAREBBE DEGNA CORONA DI QUESTO CONCILIO VATICANO SECONDO?
TALE CONSACRAZIONE SAREBBE POI ACCETTISSIMA A SAN PIO X, CHE IL GIORNO 11 OTTOBRE 1906, CON PROPRIO BIGLIETTO AUTOGRAFO APPROVò LA PREGHIERA (PRECES ET OPERA PIA, NUMERO 349) CHE DA A SAN GIUSEPPE IL TITOLO DI "VERGINE-PADRE DI GESù".

COSì SCRIVEVA IL PIO ABATE E CON LUI MOLTI ALTRI PADRI CHE CHIEDEVANO UN DECISO AUMENTO DI CULTO PER LA MADONNA E PER SAN GIUSEPPE.
CERTAMENTE STAVA AUMENTANDO IL NUMERO DI COLORO CHE INVOCAVANO L'ISTITUZIONE DELLA FESTA DEL CUORE PURISSIMO DI SAN GIUSEPPE, GIUSTO CORONAMENTO DELLA DEVOZIONE AI SUE SACRI CUORI DI NOSTRO SIGNORE E DI MARIA SANTISSIMA.
CRESCEVA IL NUMERO DI COLORO CHE CHIEDEVANO LA DEFINIZIONE DELLA PRIMAZIA (PROTODULIA) DI SAN GIUSEPPE SU TUTTI I SANTI (SECONDO SOLO ALLA VERGINE MARIA).
QUESTI PII PADRI SI AFFIDAVANO SPERANZOSI AL "CONCILIO" MA DOVETTERO ESSERNE PRESTO DISILLUSI: NULLA FU FATTO PER INCREMENTARE IL CULTO DI SAN GIUSEPPE, NESSUNA DEFINIZIONE DOGMATICA, NESSUNA NUOVA FESTA, NESSUNA CONSACRAZIONE.
ANZI NACQUE CON IL CONCILIO UNA JOSEFOLOGIA MINIMALISTA CHE PORTò ALLA SOPPRESSIONE DELLA FESTA DI SAN GIUSEPPE PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE, AD UNA DIMINUZIONE DEL CULTO DELLA FESTA DEL 19 MARZO, AD UNA TEOLOGIA VERBOSA E CONFUSA CHE MISE IN DISCUSSIONE O IGNORò MOLTI DEI RISULTATI DELLA JOSEFOLOGIA PRECEDENTE. (1871-1960)
ALCUNI TEOLOGI MODERNISTI USARONO, PER ASSURDO, LA FIGURA DI SAN GIUSEPPE PER OSCURARE QUELLA DELLA MADONNA, VERA VITTIMA SACRIFICALE DEL CONCILIO VATICANO II.
I LITURGISTI UTILIZZARONO L'INSERZIONE DI SAN GIUSEPPE NEL CANONE ROMANO (1962) COME MEZZO PER FAVORIRE I PRIMI TENTATIVI DI TRASFORMAZIONE DEL CANONE DELLA MESSA.

QUANTE BUONE SPERANZE FINIRONO DELUSE! QUANTO AVREBBE POTUTO FARE UN CONCILIO CATTOLICO PER COMPLETARE NEL MODO PIù TRIONFALE UN SECOLO DI TRIONFI GIUSEPPINI!

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO :)

cm814
28-09-02, 11:17
Originally posted by nadda
Ecco bravi e già che ci siete leggetevi pure questo pezzo di buona stampa: "Movimento tradizionalista cattolico diffonde
su Internet l'ideologia antisemita
Sito pubblica i cognomi
di 10 mila famiglie ebraiche
ROMA - Il delirio antisemita trova il suo spazio anche sull'Internet italiano. Un sito, registrato da tale …………., intestato al Movimento di resistenza popolare - Alternativa cristiana, sezione italiana del norvegese Folkets Motstandsbevegelse - Der kristne alternative, sciorina sulla Rete tutto il peggio del peggio del tradizionalismo cattolico, e non pago di pubblicare tutto il repertorio del razzismo antiebraico mette in rete i cognomi di 9 mila 800 famiglie ebree italiane.
La homepage si apre con una croce che spacca la stella di David. Un'animazione che già dice tutto sul contenuto delle altre pagine. E nella sezione "Giudaismo smascherato" si trovano 1.650 cognomi ebraici italiani, divisi dalla A alla Z e si annota che appartengono a 9 mila 800 famiglie con una spiegazione del perché di così tanti cognomi.
Ma se questa specie di lista di proscrizione è il dato più eclatante, quello che salta immediatamente all'occhio per la sua brutalità, anche le altre sezioni del sito non sono da meno. Basta navigarlo per trovare degli attacchi a Giovanni Paolo II, nominato "rabbino capo" e delle "prove" sul fatto che il nazismo sia in realtà di origine ebraica.
Il concilio Vaticano II è invece, semplicemente, definito "peste modernista" e nella lotta contro la chiesa "modernista" il sito arruola anche padre Pio. Ma ce n'è anche per i Ds, che nel sito è restato Pds, accusato di avere stemmi satanici nel suo simbolo. Insomma, chiunque non sia un tradizionalista cattolico viene attaccato, tutta la modernità viene rigettata in blocco, anche se per diffondere il tradizionalismo si utilizza il simbolo stesso della modernità, Internet.
Holywar, così si firma il moderatore dei forum interni al sito, sostiene che il movimento non ha nulla a che fare con il nazismo però il programma pubblicizzato recità così: "I nemici satanici di Dio e del popolo, rappresentati dal capitalismo di stato marxista, dal capitalismo liberale e dal sionismo in collaborazione con l'ordine massonico internazionale, hanno infiltrato la Chiesa con il disegno di distruggere la Civiltà Cristiana e rimpiazzarla con una filosofia materialista della vita e con il mammonismo. É nostra intenzione, da veri cristiani e seguaci di Nostro Signore Gesù Cristo, dichiarare "Guerra Santa" contro i nemici di Dio e della nostra Chiesa Cristiana". "Repubblica",2001


Distinto nadda, sarebbe stato meglio se tu, che non temi la verità, e sei così buono e gentile, avessi pure postato la difesa del sito Holywar a proposito dell'articolo.... non condivedere certi comportamenti e idee ha un senso, non vedo quello di processare sommariamente.....!!!

franco damiani (POL)
07-10-02, 19:28
La FSSPX (parola della sua agenzia) considera il Vaticano II "introduzione a una nuova religione". Fondata dal vero e legittimo Vicario di Cristo...


Newsletter DICI

Chers abonnés,
Ce week-end a été marqué par un événement de taille : le symposium international de théologie. Son thème : Vatican II, introduction à une nouvelle religion. Les 62 intervenants distribués en six commissions ont fourni un travail important qui permet d’être une base de départ en vue d’une étude systématique et approfondie de la pensée moderne exprimée par Vatican II. A l’issue des deux journées d’étude, le symposium a donné une déclaration finale que vous trouverez ci-dessous.

La dernière Lettre aux frères prêtres vient de nous arriver. Elle révèle l’existence d’une supplique au pape faite par 250 prêtres diocésa! ins français, en vue d’obtenir la libéralisation de la messe tridentine. Une démarche courageuse et intéressante qui vaut la peine d’être connue ! Dans un article intitulé J’ai choisi la liberté – empruntant à Kravchenko le titre et l’idée-maîtresse – l’abbé de la Rocque montre le “régime de terreur” mis en place par les évêques. Certains faits précis cités dans cette lettre en sont une confirmation ultime. Ils nous montrent des évêques qui brisent leurs prêtres.

Enfin, la journée associative de la Tradition, tenue à Paris, ce dimanche 6 octobre, fut une réussite à tous points de vue. Plus de 2000 personnes sont v! enus non seulement visiter les 70 stands et échanger avec les nombreux écrivains, personnalités dans différents domaines, mais aussi prendre possession de la biographie fraîchement parue sur Mgr Lefebvre et entendre les évocations sur le concile Vatican II. C’est devant une salle comble (plus de 1000 personnes) que Mgr Williamson et M. l’abbé Philippe Laguérie ont clôturé les interventions sur le concile.

Et pour finir, si vous voulez voir une belle église rendue à la Tradition, faites un tour sur le site de Saint-Eloi à Bordeaux !



Abbé Bernard Lorber

franco damiani (POL)
08-10-02, 07:42
Carissimi amici,

sono cominciate le celebrazioni per il quarantennale dell'apertura del Concilio Vaticano II, che speriamo finiscano presto perché penso che a molti di noi provochino l'orticaria. La radio nazionale vi partecipa con un programma su Radio Due, dalle 20.00 alle 20.30, per la rubrica "Alle otto della sera" (e-mail: alleottodellasera@rai.it) affidato a Gianfranco Svidercoschi e intitolato, indovinate, "Cieli nuovi e terra nuova". Il contenuto è immaginabile. Ieri è stato affermato che "per la prima volta un Concilio non fu 'contro' qualcuno ma 'per' qualcosa". Davvero' Non fu forse 'contro' la Tradizione? La conclusione della prima puntata (veloce riassunto dei precedenti, trascurabili Concili): "comincia la grande avventura". O la grande tragedia? Invito i forumisti a seguire il programma e a far giungere al conduttore le proprie opinioni. Personalmente chiedo ai moderatori il permesso di inviare alla trasmissione tutto il thread.

Franco Damiani

Guelfo Nero
09-10-02, 07:47
CARO PROFESSORE,

LE "CELEBRAZIONI" NON MANCHERANNO CERTAMENTE E SVIDERSCOCHI SI è SEGNALATO IN PASSATO COME SBRACATISSIMO ESALTATORE DEL "VATICANO II".
CI SONO TUTTI GLI INGREDIENTI PER UN PESSIMO E "ISTRUTTIVO" PROGRAMMA.
GRAZIE PER LA SEGNALAZIONE,

GUELFO NERO:) :) :)

Guelfo Nero
30-12-02, 19:34
CARISSIMI FORUMISTI,

NON POTEVA MANCARE IN QUESTO THREAD DOVE SI PRENDE IN ANALISI COSA AVREBBE POTUTO ESSERE E NON è STATO IL "VATICANO II" LA FAMOSISSIMA LETTERA DI CHE SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA MONSIGNOR GERARDO DE PROENçA DE SIGAUD, VESCOVO DI JACARENZINHO, INVIò ALLA SEGRETERIA DI STATO IL 22 AGOSTO 1959. (ACTA E DOCUMENTA CONCILIO OECUMENICO VATICANO II APPARANDO SERIES I, VOLUMEN II, PARS VII, PP. 180 E SEGUENTI)

SO CHE I FORUMISTI PIù ESPERTI E PIù INTEGRISTI LA CONOSCERANNO GIà MA è SEMPRE UN PIACERE LEGGERLA, GUSTARLA, INTERIORIZZARLA, MEDITARLA.

EMINENTISSIMO MONSIGNORE,

RISPONDENDO ALLA SUA LETTERA DEL 18 GIUGNO, CON CUI CHIEDE IL MIO PARERE CIRCA GLI ARGOMENTI DA TRATTARE NEL PROSSIMO CONCILIO ECUMENICO, LE SOTTOPONGO QUESTA LETTERA. PRESENTERò CON GRANDE UMILTà ALCUNE COSE CHE RITENGO DI PARTICOLARE RILEVANZA, PUR NON VOLENDO ACCUSARE ALCUNO O CRITICARE I MIEI SUPERIORI. NON PARLERò DI QUESTIONI DOGMATICHE O GIURIDICHE, POICHè DI QUESTE CERTAMENTE ALTRI VESCOVI SI OCCUPERANNO. TRATTERò INVECE DI ALCUNE QUESTIONI PRATICHE E FONDAMENTALI PER IL FUTURO DELLA CHIESA [...] CHE RITENGO DEGNE DELLA CONSIDERAZIONE DELLA COMMISSIONE PONTIFICIA PREPARATORIA PER IL CONCILIO E, IN SEGUITO, DEL CONCILIO MEDESIMO. [...]
VEDO I PRINCIPI E LO SPIRITO DELLA COSIDDETTA "RIVOLUZIONE" PENETRARE NEL CLERO E NEL POPOLO CRISTIANO, COSì COME UN TEMPO I PRINCIPI, LA DOTTRINA, LO SPIRITO, L'AMORE DEL PAGANESIMO SI DIFFUSERO NELLA SOCIETà MEDIOEVALE, PROVOCANDO LA PSEUDO RIFORMA [LIMPIDO CONCETTO CHE FA DEL PROTESTANTESIMO, FONDATO DAL SOZZO BEONE LUTERO, UN POLLONE, UN FRUTTO DEL PAGANESIMO N.D.R.].
MOLTI MEMBRI DEL CLERO NON SI RENDONO ANCORA CONTO DEGLI ERRORI DELLA RIVOLUZIONE E AD ESSA NON SANNO OPPORSI.
ALTRI ECCLESIASTICI AMANO LA Rivoluzione COME UNA CAUSA IDEALE, LA DIFFONDONO, VI COLLABORANO E PERSEGUITANO I SUOI AVVERSARI, CALUNNIANDO IL LORO APOSTOLATO.
MOLTI PASTORI TACCIONO, ALTRI ANCORA HANNO ABBRACCIATO GLI ERRORI E LO SPIRITO DELLA RIVOLUZIONE, LA FAVORISCONO PUBBLICAMENTE O IN SEGRETO, COME FECERO ALL'EPOCA DEL GIANSENISMO [...].
DAI SEMINARI E DALLA STESSA CITTà SANTA TORNANO SEMINARISTI IMBEVUTI DI IDEE RIVOLUZIONARIE. ESSI SI DEFINISCONO "MARITAINIANI" O "DISCEPOLI DI TEILHARD DE CHARDIN", "SOCIALISTI CATTOLICI", "EVOLUZIONISTI".
è RARO CHE UN SACERDOTE CHE IMPUGNA LE IDEE DELLA RIVOLUZIONE SIA ELEVATO A DIGNITà EPISCOPALE; è ALTRESì FREQUENTE CHE CIò ACCADA A CHI LE PROMUOVE.
A MIO MODESTO GIUDIZIO, LA CHIESA DOVREBBE ORGANIZZARE A LIVELLO MONDIALE una guerra sistematica CONTRO LA RIVOLUZIONE. [...] LA STESSA RIVOLUZIONE AGISCE DIVERSAMENTE. UN ESEMPIO DI QUESTO IMPEGNO SISTEMATICO ED ORGANIZZATO è LA NASCITA MONDIALE, SIMULTANEA ED UNIFORME DELLA "DEMOCRAZIA CRISTIANA", IN MOLTE NAZIONI, A PARTIRE DALLA GRANDE GUERRA.
QUESTO FERMENTO PENETRA OVUNQUE. [...] SE IL CONCILIO VUOLE OTTENERE DEGLI EFFETTI SALUTARI. DEVE IN PRIMO LUOGO CONSIDERARE L'ODIERNA SITUAZIONE DELLA CHIESA, LA QUALE AL PARI DI CRISTO è CONSEGNATA INDIFESA NELLE MANI DEI SUOI NEMICI -COME DICEVA PIO XII AI GIOVANI ITALIANI - IN UN NUOVO VENERDì SANTO.
è NECESSARIO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LA BATTAGLIA MORTALE CHE VIENE MOSSA ALLA CHIESA IN OGNI AMBITO, CONOSCERE IL NEMICO, RICONOSCERE LA STRATEGIA E LA TATTICA DEL CONFLITTO, VEDERNE CHIARAMENTE LA LOGICA, LA PSICOLOGIA, LA DINAMICA, IN MODO DA POTER INTERPRETARE CON CERTEZZA I SINGOLI SCONTRI DI QUESTA GUERRA, ORGANIZZARE E PORTARE A TERMINE UNA GUERRA OPPOSTA.

IL NOSTRO IMPLACABILE NEMICO DELLA CHIESA E DELLA SOCIETà CATTOLICA, è IMPEGNATO IN UN COMBATTIMENTO MORTALE DA ORMAI SEI SECOLI E CON UN LENTO E SISTEMATICO AVANZARE CAPOVOLGE E DISTRUGGE QUASI TUTTO L'ORDINE CATTOLICO, CIOè LA CITTà DI DIO ED AL SUO POSTO TENTA DI COSTRUIRE LA CITTà DELL'UOMO.
IL SUO NOME è RIVOLUZIONE. QUALI SONO I SUOI SCOPI? COSTRUIRE L'INTERO ORDINE DELLA VITA UMANA, LA SOCIETà E L'UMANITà SENZA DIO, SENZA CHIESA, SENZA CRISTO, SENZA UNA RIVELAZIONE AL DI SOPRA DELLA SOLA RAGIONE UMANA, DELLA SENSUALITà, DELLA CUPIDITà E DELLA SUPERBIA. QUESTO NEMICO è AI GIORNI NOSTRI IN GRANDE ATTIVITà [ E SIAMO SOLO NEL 1959! N.D.R.], POICHè è SICURO DELLA PROSSIMA VITTORIA NEI PROSSIMI ANNI. [...]

LA SETTA FRAMASSONICA

L'ATTENZIONE DI TUTTO IL CONCILIO DEVE RIVOLGERSI A QUESTA SETTA. VALGONO ANCOR OGGI LE PAROLE DEI SOMMI PONTEFICI, CHE NE CONDANNARONO LA METAFISICA COME TOTALMENTE OPPOSTA ALLA RIVELAZIONE, E CHE IN ESSA INDICARONO LA FORZA CENTRALE DELLA GUERRA IMPLACABILE CONTRO LA SOCIETà CATTOLICA. VEDIAMO REALIZZARSI DOPO DUE SECOLI CIò CHE PAPA CLEMENTE XII DENUNCIAVA COME PUNTI PROGRAMMATICI DI QUESTA SETTA. [...] QUANTI ANNI SARANNO ANCORA CONCESSI ALLA CHIESA DAL "CONCILIO DEI RE DELLA TERRA"? E PER L'IMPOSIZIONE AL MONDO E AI CRISTIANI DEL "NUOVO ORDINE MONDIALE"?

SUA ECCELLENZA PARLA POI, PARTENDO QUASI PER INCISO DALL'ANALISI DELLA SIMBOLOGIA PRESENTE SU ALCUNE BANCONOTE STATUNITENSI, E NOTA COME IL 1776 (anno di nascita degli Stati Uniti) SIA CERTAMENTE DATA DI FONDAZIONE DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE OPPOSTO A QUELLO DELLA CHIESA CATTOLICA, FONDATO INVECE NELL'ANNO DELL'INCARNAZIONE .
IL "DIO" DI QUESTO NUOVO ORDINE è UN "DIO" GNOSTICO, UN "DIO-ARCHITETTO" CHE IN CLIMA DI PERFETTO DUALISMO GNOSTICO-MANICHEO FAVORISCE LA FONDAZIONE DI UN NUOVO ORDINE ARTIFICIALE CHE SI OPPONE ALLA NATURA CREATA.

SUA ECCELLENZA RIPRENDE COSì: "ECCO LA QUESTIONE VITALE PER LA CHIESA. L'ORDINE MASSONICO SI OPPONE ALL'ORDINE CATTOLICO.[...] E CIò NONOSTANTE MOLTI CAPI CATTOLICI NON SE RENDONO CONTO, E MOLTI TACCIONO.
DOPO L'ENCICLICA DI LEONE XIII, NON SI HA PIù UN'ENCICLICA SU QUESTA SETTA? COSA SI INSEGNA DI ESSA NELL'UNIVERSITà E NEI SEMINARI? COSA SI DICE NELLA SOCIOLOGIA DI QUEST'ARGOMENTO COSì IMPORTANTE? [...] VI è COME UNA TREGUA (NEI SUOI CONFRONTI) [...]. NEGLI STUDI E CORSI DI ORIENTAMENTO DEI SACERDOTI NON SI FA PAROLA DEI PROGMAMMI DI QUESTA SETTA, DEL SISTEMA DI TUTTA LA SOCIOLOGIA MASSONICA, DELLE SUE FINALITà, DEL SUO SPIRITO, DEI MEZZI, DELLA TATTICA E DELLA STRATEGIA DA ESSA ADOTTATA. UN PADRE GESUITA, PADRE BERTHELOT, HA SCRITTO UN LIBRO IN CUI IPOTIZZA UN'ARMONIOSA COLLABORAZIONE TRA LA CHIESA E LA SETTA.
IL PERICOLO è ESTREMAMENTE ATTUALE. [...]

IL COMUNISMO

IL COMUNISMO è UN ALTRO NEMICO DELLA CHIESA CATTOLICA, LA SETTA MASSONICA RIUNISCE I "BORGHESI"; IL COMUNISMO ORGANIZZA I "PROLETARI". MA IL FINE DI ENTRAMBI è UNO SOLO: UNA SOCIETà RAZIONALISTA, SENZA DIO, SENZA CRISTO. ESSI HANNO IN COMUNE IL CAPO:

IL GIUDAISMO INTERNAZIONALE

[...]LA CHIESA è CONTRO L' "ANTISEMITISMO", TUTTAVIA NON PUò IGNORARE QUANTO è AVVENUTO E LE CHIARE AFFERMAZIONI DEL GIUDAISMO INTERNAZIONALE. I CAPI DI QUESTO GIUDAISMO COSPIRANO DA SECOLI CONTRO IL NOME CATTOLICO, E CON METODICITà E ODIO INFINITO PREPARANO LA DISTRUZIONE DELL'ORDINE CATTOLICO E COSTRUISCONO L'ORDINE DELL'IMPERO MONDIALE GIUDAICO. A QUESTO INFATTI SERVONO LA MASSONERIA ED IL COMUNISMO. LA FINANZA, I MEZZI DI COMUNICAZIONE, LA POLITICA MONDIALE SONO IN GRAN PARTE NELLE MANI DI EBREI.
PURE ESSENDO I PIù GRANDI ESPONENTI DEL CAPITALISMO - E PER QUESTO DOVREBBERO ESSERE MASSIMI AVVERSARI DELLA RUSSIA E DEL COMUNISMO - TUTTAVIA NON TEMONO QUEST'ULTIMO E ADDIRITTURA COLLABORANO ALLA SUA AFFERMAZIONE. I FONDATORI DEL COMUNISMO SONO EBREI, COSì COME I SUOI PROPAGATORI, ORGANIZZATORI E FINANZIATORI.
SI TRATTA DI UNA QUESTIONE CHE LI RIGUARDA DA VICINO: QUESTA è LA REALTà. DA QUI L'ODIO? NO! MA LA VIGILANZA, LA CHIAREZZA DI VISIONE, LA BATTAGLIA SISTEMATICA E METODICA DA OPPORSI ALLA BATTAGLIA SISTEMATICA E METODICA DI QUESTO "NEMICO" LA CUI ARMA SEGRETA è "IL FERMENTO, CIOè L'IPOCRISIA."

LA LETTERA è MOLTO LUNGA E COGLIE ALTRI ASPETTI MOLTO INTERESSANTI, CERCHERò DI DIGITALIZZARNE IL RESTO PRIMA DI CAPODANNO.
INVECE DI UN CONCILIO CHE CONDANNASSE COMUNISMO, MASSONERIA E GIUDAISMO INTERNAZIONALE E SI FACESSE BUON SEME DI BATTAGLIA E DI LOTTA SENZA QUARTIERE CONTRO QUESTE TRE TESTE DELL'IDRA DIABOLICA, ABBIAMO AVUTO LA "NOSTRA AETATE", LA MANCATA CONDANNA DEL COMUNISMO E DELLA MASSONERIA ED IL PROGRESSIVO SVUOTAMENTO/ INVALIDAMENTO/ ANNICHILAMENTO DELLE CONDANNE PRECEDENTI.

IL CORAGGIO E LA PREVEGGENZA DELL'ECCELLENZA PROENçA DE SIGAUD IMPRESSIONANO ANCHE OGGI.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO;)

Guelfo Nero
01-01-03, 02:25
PER ORA IN UN FACILE LATINO. DOMANI, A DIO PIACENDO, NE FARò LA TRADUZIONE.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO


DAMNATIONES ENIM NON DEFUERUNT IN PUGNA CONTRA PROTESTANTISMUM, CONTRA IANSENISMUM, MODERNISMUM, COMMUNISMUM. EFFECTUM SUUM OPTIMUM HABUERUNT.QUAEDAM TARDE VENERUNT.NECESSARIA EST PUGNA ORGANIZATA CONTRA ERRORES ET CONTRA FAUTORES ET PROGANDISTAS ERRORUM. TALIS ORGANIZATA PUGNA, VELUT ACIES ORDINATA ET METHODICA, HODIE FACILIS EVADIT OB PROGRESSUM COMMUNICATIONUM CUM SANCTA SEDE. CLERUS, TAMEN, ORDINES RELIGIOSI, SCHOLAE NOSTRAE, LAICATUS NON MOVENTUR SYSTEMATICE AD PUGNAM. DEEST RESISTENTIA ORGANIZATA CONTRA IDEAS ET CONTRA PERSONAS. PUGNA ORGANIZATA DEBET ATTINGERE ETIAM FORMAS LARVATAS REVOLUTIONIS [...]. SYLLABUS EST COLLECTIO PROVIDENTIALIS ERRORUM PERNICIOSORUM NOSTRAE AETATIS, ET TOTAM SUAM ACTUALITATEM CONSERVAT. DEBET TAMEN COMPLERI 1) PER INCLUSIONEM NOVORUM ERRORUM ACTUALIUM. 2) PER ORGANIZATIONEM PRACTICAM PUGNARE CONTRA TALES ERRORES ET CONTRA FAUTORES EORUM EXTRA ET INTRA ECCLESIAM. [...] IN SEMINARIIS ADSUNT MAGISTRI QUI ERRORES DIVULGANT, ET PLENI SUNT AMORE REVOLUTIONIS. SACERDOTES QUI NEUTRI MANENT IN HAC PUGNA, PROMOVENTUR. ILLI QUI MODO ILLUSTRI CONTRA REVOLUTIONEM PUGNANT, AB HIS MUNERIBUS ARCENTUR. SAEPE PERSECUTIONEM PATIUNTUR, ET PROHIBENTUR LOQUI. PASTORES LUPOS A GREGIBUS NON ARCENT, ET PROHIBENT CANES LATRARE. IAM INVENI MONSTRUM TALE: "SUM SACERDOS MARITAINISTA", "SUMM EPISCOPUS MARITAINISTA". IN NOVUM SYLLABUM, ERRORES SOCIALISMI INCLUDENDI SUNT. ITEM ERRORES MARC SANGNIER, DE SILLON; ITEM INTEGRA HAERESIS SOCIALIS MARITAIN. IDOLATRIA DEMOCRATICA; IDOLA DEMOCRATIAE CHRISTIANAE; ERRORES LITURGICISMI; ERRORES SACERDOTII LAICORUM ACTIONIS CATHOLICAE. ERRORES DE OBOEDIENTIA, DE VOTIS RELIGIOSIS; ERRORES COMMUNISMI, CIRCA PROPRIETATEM, EVOLUTIONISMUS PANTHEISTICUS UNIVERSALIS.
INTER PLURIMAS FORMAS QUIBUS REVOLUTIO PENETRAT SUBREPTITIE IN ARCEM CATHOLICAM, EMINET TACTICA "MALI MINORIS" . EST IN HOC AGONE, ID QUOD FUIT CELEBER "equus" IN BELLO TROIANO. DOCTRINA CATHOLICA DOCET: SI MALUM VITARE NEQUIMUS, POSSUMUS PERMITTERE MALUM MAIUS, DUMMODO NON POSITIVE MALUM FACIAMUS. IN PRAXI SAEPE RESISTENTIA CATHOLICA CEDIT, SUB HOC PRAETEXTU. 1 PUTANT QUIDAM MALUM MINUS ESSE NECESSARIO MALUM PARVUM, CONTRA QUOD PUGNA NON IUSTIFICATUR 2 PUTANT PLURIMI CATHOLICI ET ETIAM SACERDOTES PUGNAM NOCERE ECCLESIAE, QUASI IPSA NON ESSET ECCLESIA MILITANS. IDEO SUB SPECIE PRUDENTIAE, CARITATIS, AGILITATIS ET DEXTERITATIS APOSTOLICAE, MALUM SINE PUGNA PERMITTUNT. NON RECORDANTUR MALUM ETIAM MINUS SEMPER MALUM ESSE, ET IDEO NON QUAERUNT ILLUD LIMITARE NEQUE ABOLERE.
IN CONVIVIO QUOTIDIANO CUM "MALO MINORE" OBLIVISCUNTUR BONI MAIORIS CUI MALUM HOC OPPONITUR, ET EX USU "HYPOTHESIS" OBLIVISCUNTUR "THESIM", ET ULTIMO IPSUM MALUM TAMQUAM NORMALE DILIGUNT ET BONUM ABOMINANT [...]. EN SECUNDA PORTA SECRETA, PER QUAM INIMICUS IN ARCEM CATHOLICAM PENETRAT. FRAGILITAS INNATAE CONCUPISCENTIAE NOBIS CONTINUAM TENTATIONEM SUPPEDITAT CONFORMITATIS CUM HOC SAECULO. RECORDARI COLLUCTATIONEM ADVERSUS CARNEM ET SANGUINEM NUMQUAM CESSARE, ADHUC MINUS ILLAM ADVERSUS PRINCEPS TENEBRARUM HARUM. QUOTIDIE ITERUM EVANGELIUM CLAMAT "ABNEGET SEMETIPSUM". QUAEDAM PRINCIPIA FORTITER IN MENTEM CATHOLICORUM REDUCENDA SUNT. NULLA ACCOMODATIO PERMITTATUR QUOAD PRINCIPIA. IN HOC PUNCTO MULTUM INSISTERE VALET, UT FIDELES INTELLIGANT NECESSARIAM
CONTRADICTIONEM INTER MUNDUM ET ECCLESIAM. ET SI "TEMPORA NOSTRA" SUNT MAGIS HUIUS MUNDI PAGANI QUAM DEI, QUOD CATHOLICI NON POSSUNT ESSE "HUIUS TEMPORIS". ETIAMSI PRINCIPIA SERVENTUR, ACCOMODATIO AD SAECULUM POTEST ESSE PERNICIOSA PRO CAUSA CATHOLICA: QUANDO TRAHIT FRAGILITATEM HUMANAM AD MALUM PROPTER SCANDALUM: POTEST ALIQUIS SINE PECCATO FREQUENTARE SIC DICTUM CASINO', SED PRO GENERALITATE HAEC FREQUENTATIO NON FIT SINE PECCATO. SI DEFECTUS ACCOMODATIONIS IRRITAT ADVERSARIOS, HOC NON NECESSARIO MALUM EST, IMMO POTEST ESSE MAGNUM BONUM. SIC FECIT ET SALVATOR. SINE DOLOROSA CONFLAGRATIONE BELLUM NON FIT, NEQUE VICTORIA OBTINETUR. [...] TIMOR HIC DISPLICENDI ADVERSARIIS SUPPONIT EOS ESSE IN BONA FIDE, QUAE TURBANDA NON EST. PUTANT HI CATHOLICI ACATHOLICOS VERSARI IN ERRORE MERE INTELLECTUALI, ITA UT CONFESTIM CONVERTANTUR AD VERITATEM CATHOLICAM SI HAEC EIS MODO AMABILI PRAESENTATUR. PUTANT ETIAM OMNEM POLEMICAM ESSE MALAM, ET QUOD ENERGIA ET SEVERITAS QUA ECCLESIA DEFENDIT FIDEM NOCEAT CONVERSIONI INDIVIDUORUM. [...] IN PECULARIBUS ADIUNCTIS ET AD FIDEM CIRCUMSCRIPTUM, ECCLESIA ALIQUOD BONUM EX TALI COOPERATIONE COLLLIGERE POTEST. GENERATIM TAMEN, VERA COLLABORATIO NON EST POSSIBILIS, NAM PRINCIPIA, FINIS ET SPIRITUS NIMIS DIVERSI SUNT. EX CONVIVIO ACATHOLICI PAULUM LUCRANTUR, CATHOLICI MULTUM PERDUNT. MULTA MALA IN CASTRA CATHOLICA INTRANT PROPTER MYTHUM "BONAE FIDEI", PRAESERTIM EO QUOD MUNERA MAGNI MOMENTI PERSONIS TRADUNTUR DE QUORUM FIDELITATE NON CONSTAT. CERTE IN TEMPORE PACIS "NEMO MALUS NISI PROBETUR" SED QUANDO CIVITAS OBSIDETUR, NEMO EST APTUS AD LOCA PERICULOSA CUSTODIENDA NISI EIUS FIDELITAS SIT PROBATA: "NEMO BONUS AD HOC, NISI PROBETUR". CORRUPTIONIS VEHICULA: CHOREAE, MODAE, CONCURSUS PULCHRITUDINIS, CINEMA (cinema paroeciale generatim scandalo est fidelibus) quia generatim pelliculae immorales vel deformantes praesentantur in decursu anni; quia ex frequentatione cinematis parochialis vitium huius delectamenti acquiritur, et sic vitiatus fidelis, in locis ubi cinema paroeciale non adest, ibit ad qualemcumque; quia cinema vitam spiritualem dissipat. Educatio ad cinema, quae ab Actione catholica datur, nihil aliud est nisi cavillatio diabolica, qua fidelis inducitur ad videndas scenas lubricas sub specie technicae et artis, quasi phantasia et concupiscentia ad modum energiae electricae ligari et solvi ad nutum voluntatis. [...] DAMNATIONES LIBRORUM A SANCTO OFFICIO FACTAE, MAGNUM FRUCTUM APUD CATHOLICOS PRODUCUNT. MAXIMA PARS FIDELIUM HOS LIBROS DEVITANT. CERTE ALII ILLOS LEGUNT. SED SCIENTES ECCLESIAM LIBRUM DAMNAVISSE, DOCTRINAM EORUM IAM TAMQUAM FALSAM CONSIDERANT, ET SIC EORUM VENENO MINUS NOCENTUR. ALIQUANDO TAMEN DAMNATIONES NIMIS
TARDANT, ET TEMPUS DANT AD MAGNA MALA CAUSANDA. SIC DAMNATIO Andreae GIDE SERO VENIT. ALIA DAMNATIO VALDE NECESSARIA EST DAMNATIO JACQUES MARITAIN. EIUS ERRORES GRAVISSIMA DAMNA ECCLESIAE PRAESERTIM IN AMERICA LATINA CAUSAVERUNT. CLERUS IUVENIS IPSIS INFESTATUR.
[...] FORTASSE REFORMATIO STUDIORUM ROMANORUM ANNO 1930 FACTA, CAUSA EST STAGNATIONIS SCHOLASTICAE. ATTENTIO STUDENTIUM FERE UNICE AD QUAESTIONES HISTORICAS ET POSITIVAS DIRIGITUR [...]. PHILOSOPHIA, THEOLOGIA, SOCIOLOGIA CATHOLICAE DYNAMICAM SUAM EX PARTE PERDIDERUNT. NOSTRI NON AMPLIUS DUCUNT COGITATIONEM OCCIDENTALEM. NOVI DUCES SUNT SARTRE, FREUD, DOSTOJEWSKI... MORBIDA QUADAM SITI, NOSTRI QUERUNT ACCOMODATIONEM AD IDOLA MOMENTI.
QUAEDAM FORTASSE DIRIMENDA ESSENT QUAE DEVIATIONEM CAUSANT. DAMNANDUS ESSET "SOCIALISMUS CHRISTIANUS", NOMINALISMUS, IDEALISMUS KANTIANUS, TOTUS HEGEL CUM SUA SCHOLA, SARTRE, MARITAINISMUS, ET EIUS FALLAX DISTINCTIO INTER INDIVIDUUM HUMANUM ET PERSONAMHUMANAM IN REBUS SOCIOLOGICIS, EVOLUTIONISMUS ABSOLUTUS. POSITIVISMUS PHILOSOPHICUS.POSITIVISMUS IURIDICUS. MANICHAEISMUS ET GNOSTICISMUS MODERNI QUI EXPRIMUNTUR IN ARTE ABSTRACTIONISTA, THEOSOPHISMUS, ROTARY, LIONS, REARMATIO MORALIS [...]. INFLUXUS JEAN JACQUES ROUSSEAU PERMAGNUS ADHUC EXISTIT INTER IPSOS CATHOLICOS. FIDELES MULTI HABENT FALSAM CONCEPTIONEM AUCTORITATIS PATERNAE ET NATURAE INFANTIS. PUTANT ENIM, INFANTEM ESSE FERE UT ANGELUM SINE PASSIONIBUS DEORDINATIS ET SINE CONCUPISCENTIA.
DOCTRINA CATHOLICA IN MEMORIAM REVOCANDA EST ETIAM MONIALIUM NOSTRARUM QUAE EDUCATIONI IMPENDUNT, NAM MULTI ERRORES PROTESTANTIUM CLAUSTRA INVASERUNT. INNOCENTIA IN QUESTIONIBUS SEXUS SERVANDA EST AD LIMITES POSSIBILITATIS SED QUAM PRIMUM MATURITAS IDEARUMET PRINCIPIORUM INFANTIBUS EST TRANSMITTENDA, UT FIDELIS MATURUS QUAM PRIMUM EVADAT. ETIAM DE "COMPLEXIBUS" ALIQUID DICENDUM EST. SUB PRETEXTU EVITANDI COMPLEXUS, VITIATA NATURA INFANTIS SUIS APPETITIBUS RELINQUITUR. CONSPIRATIO REVOLUTIONISEST UNA ET ORGANICA. TALIS CONSPIRATIO IMPUGNARI DEBET MODO ET ACTIONI UNA ET ORGANICA. CATHOLICI EXPECTANT A MAGISTERIO DESCRIPTIONEM CONCRETAM ET PRACTICAM, FUNDAMENTALEM ET ORGANICAM SOCIETATIS CATHOLICAE, SOCIETATIS CONTRA-REVOLUTIONARIAE.

Guelfo Nero
01-01-03, 20:39
CARI AMICI,

ECCOVI LA TRADUZIONE CHE COSTITUISCE NELLE SUE PARTI ESSENZIALI LA SECONDA PARTE DELLA LETTERA DI MONSIGNOR PROENçA DE SIGAUD.
SEGUIRà UNA TERZA PARTE DEDICATA ALLA LOTTA CONTRO IL SOCIALCOMUNISMO E ALLA CONCLUSIONE.

SCRIVEVA L'ECCELLENTISSIMO PRESULE: "LE CONDANNE INFATTI NON MANCARONO NELLA BATTAGLIA CONTRO IL PROTESTANTESIMO, IL GIANSENISMO, IL MODERNISMO ED IL COMUNISMO. EBBERO IL LORO OTTIMO EFFETTO: TALUNE VENNERO TARDI. è NECESSARIA UNA BATTAGLIA ORGANIZZATA CONTRO GLI ERRORI E CONTRO I FAUTORI ED I PROPAGANDISTI DELL'ERRORE.
TALE BATTAGLIA, ORGANIZZATA COME UNO ESERCITO SCHIERATO ORDINATO E METODICO, OGGI RIUSCIREBBE FACILE PER IL PROGRESSO DELLE COMUNICAZIONI CON LA SANTA SEDE. IL CLERO, TUTTAVIA, GLI ORDINI RELIGIOSI, LE NOSTRE SCUOLE, IL LAICATO NON SI MUOVONO SISTEMATICAMENTE PER IL COMBATTIMENTO. MANCA LA RESISTENZA ORGANIZZATA CONTRO LE IDEE E LE PERSONE. LA BATTAGLIA SISTEMATICA DEVE COLPIRE ANCHE LE FORZE LARVATE DI RIVOLUZIONE[...]. IL SILLABO è LA PROVVIDENZIALE RACCOLTA DEGLI ERRORI PERNICIOSI DELLA NOSTRA EPOCA E CONSERVA TUTTA LA SUA ATTUALITà. DEVE TUTTAVIA ESSERE COMPLETATO 1) ATTRAVERSO L'INCLUSIONE DEI NUOVI ERRORI ATTUALI 2) DEVE COMBATTERE ATTRAVERSO UN ORGANIZZAZIONE ATTIVA CONTRO TALI ERRORI ED I LORO FAUTORI DENTRO E FUORI LA CHIESA [...].
NEI SEMINARI CI SONO PROFESSORI CHE INSEGNANO L'ERRORE E CHE AMANO ASSOLUTAMENTE LA RIVOLUZIONE. I SACERDOTI CHE RIMANGONO NEUTRI IN QUESTO SCONTRO SONO PROMOSSI, QUELLI CHE COMBATTONO LA RIVOLUZIONE, SONO TENUTI LONTANI DA QUESTI INCARICHI. SPESSO SUBISCONO PERSECUZIONE E SI PROIBISCE LORO DI PARLARE. I PASTORI NON DIFENDONO LE GREGGI DAI LUPI E PROIBISCONO AI CANI DI ABBAIARE. GIà HO INCONTRATO GENTE CHE DICE MOSTRUOSAMENTE: "SONO UN SACERDOTE MARITENIANO", "SONO UN VESCOVO MARITENIANO". NEL NUOVO SILLABO VANNO INCLUSI GLI ERRORI DEL SOCIALISMO, GLI ERRORI DI MARC SANGNIER E DEL SILLON; INOLTRE L'INTERA ERESIA SOCIALE DI MARITAIN, L'IDOLATRIA DELLA DEMOCRAZIA, GLI IDOLI DELLA "DEMOCRAZIA CRISTIANA", GLI ERRORI DEL LITURGICISMO, GLI ERRORI RIGUARDO IL SACERDOZIO DEI LAICI DELL'AZIONE CATTOLICA, GLI ERRORI RIGUARDANTI L'OBBEDIENZA, I VOTI RELIGIOSI, GLI ERRORI DEL COMUNISMO CIRCA LA PROPRIETà ED INFINE L'EVOLUZIONISMO PANTEISTICO UNIVERSALE.
TRA LE MOLTISSIME FORME CON CUI LA RIVOLUZIONE PENETRA FRAUDOLENTEMENTE NELLA ROCCA CATTOLICA, RIFULGE LA TATTICA DEL "mALE MINORE".
IN QUESTA NOSTRA BATTAGLIA IL "MALE MINORE" è QUELLO CHE FU NELLA GUERRA DI TROIA IL FAMOSO "CAVALLO".
LA DOTTRINA CATTOLICA INSEGNA: SE NON POSSIAMO EVITARE IL MALE, POSSIAMO PERMETTERE IL MALE MINORE, PURCHè NON FACCIAMO POSITIVAMENTE IL MALE. NEI FATTI LA RESISTENZA CATTOLICA SPESSO CEDE SOTTO QUESTO PRETESTO

1 MOLTISSIMI RITENGONO CHE IL MALE MINORE SIA NECESSARIAMENTE UN PICCOLO MALE, CONTRO CUI LA BATTAGLIA NON è GIUSTIFICATA

2 MOLTISSIMI CATTOLICI, ANCHE SACERDOTI, RITENGONO CHE LA BATTAGLIA NUOCCIA ALLA CHIESA, QUASI ESSA STESSA NON FOSSE "CHIESA MILITANTE".
PERCIò SOTTO LA MASCHERA DELLA PRUDENZA, DELLA CARITà, DELLA FURBIZIA E DELLA DESTREZZA APOSTOLICA, PERMETTONO IL MALE SENZA COMBATTERE. NON RICORDANO CHE ANCHE IL MALE MINORE è SEMPRE MALE, E EPRCIò NON CERCANON Nè DI LIMITARLO, Nè DI ABOLIRLO.
NELLA CONVIVENZA QUOTIDIANA CON IL "MALE MINORE" SI DIMENTICANO DEL BENE MAGGIORE CUI QUESTO MALE SI OPPONE, E CON LUDO CONTINUATIVO DELL'IPOTESI, SI DIMENTICANO DELLA TESI E DA ULTIMO PREFERISCONO LO STESSO MALE UCOME COSA NORMALE E DISPREZZANO IL BENE [...].

ECCO LA SECONDA PORTA SEGRETA, ATTRAVERSO LA QUALE IL NEMICO PENETRA NELLA CITTADELLA CATTOLICA!
LA FRAGILITà DELLA CONCUPISCENZA INNATA IN NOI SUGGERISCE UNA CONTINUA TENTAZIONE DI CONFORMATCI A QUESTO SECOLO.
BISOGNA RICORDARSI CHE LA LOTTA CONTRO LA CARNE ED IL SANGUE NON CESSA MAI, TANTOMENO QUELLA CONTRO IL PRINCIPE DI QUESTE TENEBRE.
OGNI GIORNO IL VANGELO CI GRIDA "RINNEGA TE STESSO". ALCUNI PRINCIPI NELLA MENTE DEI CATTOLICI DEVONO ESSERE FORTEMENTE RIDOTTI.
NESSUN ACCOMODAMENTO PUò ESSERE CONSENTITO RIGUARDI I PRINCIPI.
SU QUESTO PUNTO è IMPORTANTE INSISTERE MOLTO AFFICNHè I FEDELI CAPISCANO LA NECESSARIA CONTRADDIZIONE TRA IL MONDO E LA CHIESA. E SE I "NOSTRI TEMPI" APPARTENGONO PIù AL MONDO PAGANO CHE A DIO, I CATTOLICI NON POSSONO ESSERE DI "QUESTO TEMPO".
BENCHè I PRINCIPI VENGANO CONSERVATI, L'ACCOMODAMENTO PUò ESSERE PERNICIOSO PER LA CAUSA CATTOLICA.
[...] SE LA MANCANZA DI SPIRITO DI ACCOMODAMENTO IRRITA GLI AVVERSARI, QUESTO NON è NECESSARIAMENTE UN MALE, ANZI PUò ESSERE UN GRANDE BENE. COS' HA FATTO ANCHE IL SALVATORE. SENZA UNA DOLOROSA CONFLAGRAZIONE LA GUERRA NON C'è, Nè SI OTTIENE LA VITTORIA. [...] IL TIMORE DI DISPIACERE IN QUESTO AGLI AVVERSARI SUPPONE CHE ESSI SIANO IN BUONA FEDE, CHE NON DEVE ESSERE TURBATA. QUESTI CATTOLICI PENSANO
CHE GLI ACATTOLICI VERSINO IN UN ERRORE MERAMENTE INTELLETTUALE, COSICCHè ESSI RAPIDAMENTE SI CONVERTIREBBERO ALLA VERITà CATTOLICA, SE QUESTA VENISSE LORO PRESENTATA IN MODO AMABILE.
RITENGONO CHE OGNI POLEMICA SIA NEGATIVA E CHE L'ENERGIA E LA SEVERITà CON CUI LA CHIESA DIFENDE LA FEDE, NUOCCIA ALLA CONVERSIONE DEGLI INDIVIDUI.[...]
[CON GLI ACATTOLICI] TUTTAVIA, UNA VERA COLLABORAZIONE NON è POSSIBILE; SONO TROOPO DIVERSI I PRINCIPI, IL FINE E LO SPIRITO.
DALLA CONVIVENZA GLI ACATTOLICI GUADAGNANO POCO, I CATTOLICI PERDONO MOLTO. MOLTI MALI ENTRANO NELLE FORTEZZE CATTOLICHE A CAUSA DEL MITO DELLA "BUONA FEDE", SOPRATUTTO PER IL FATTO CHE SI DANNO INCARICHI DI GRANDE IMPORTANZA A PERSONE LA CUI FEDELTà NON è CERTA.
CERTO IN TEMPO DI PACE "NESSUNO è CATTIVO SENZA PROVE" MA QUANDO LA CITTà è ASSEDIATA, NESSUNO è ADATTO A TENERE I LUOGHI PERICOLOSI SE NON CHI è DI PROVATA FEDELTà: "NESSUNO è BUONO SENZA PROVE".

VEICOLI DI CORRUZIONE: BALLI, MODE, CONCORSI DI BELLEZZA, CINEMA [PENSATE CHE SUA ECCELLENZA SCRIVEVA NEL 1959, OGGI L'ELENCO SAREBBE LUNGHISSIMO E MOLTO DIVERSIFICATO!] (IL CINEMA PARROCCHIALE DI SOLITO è DI SCANDALO AI FEDELI) POICHè NEL CORSO DEGLI ANNI VENGONO VIA VIA PRESENTATE PELLICOLE IMMORALI E DEFORMANTI: POICHè DALLA FREQUENTAZIONE DEL CINEMA PARROCCHIALE AI ACQUISISCE IL VIZIO DI QUESTO DIVERTIMENTO, E COSì IL FEDELE VIZIATO, SE NON VI SARà IL CINEMA PARROCCHIALE, ANDRà IN QUALUNQUE ALTRO: INOLTRE IL CINEMA DISSIPA LA VITA SPIRITUALE. L'EDUCAZIONE AL CINEMA, CHE VIENE DATA DALL'AZIONE CATTOLICA, NON è NULL'ALTRO CHE UN CAVILLO DIABOLICO, CON CUI IL FEDELE VIENE INDOTTO A VEDERE SCENE LUBRICHE CON LA SCUSA DELLA TECNICA E DELL'ARTE CINEMATOGRAFICA, COME SE LA FANTASIA E LA CONCUPISCENZA SI POTESSERO SPEGNERE ED ACCENDERE COME L'ENERGIA ELETTRICA AD UN ORDINE DELLA VOLONTà[...].

LE CONDANNE DEI LIBRI EFFETTUATE DAL SANTO OFFIZIO PRODUCONO UN GRANDE FRUTTO PRESSO I CATTOLICI. LA GRAN PARTE DEI FEDELI EVITA QUESTI LIBRI [BEI TEMPI! N.D.R.]. ALTRI CERTAMENTE LI LEGGONO MA SAPENDO CHE LA CHIESA HA CONDANNATO IL LIBRO E CONSOIDERA QUELLA DOTTRINA FALSA, E COSì CON IL LORO VELENO NUOCCIONO MENO. TALVOLTA TUTTAVIA LE CONDANNE TARDANO E DANNO TEMPO PERCHè SI FACCIANO MOLTI GUASTI: AD ESEMPIO LA CONDANNA DI ANDRè GIDè [COMUNISTA ED INVERTITO FRANCESE N.D.R.] è GIUNTA TROPPO TARDI. UN ALTRA CONDANNA MOLTO NECESSARIA è QUELLA DI JACQUES MARITAIN. I SUOI ERRORI HANNO CAUSATO GRAVISSIMI DANNI ALLA CHIESA SOPRATTUTTO IN AMERICA LATINA.
IL CLERO GIOVANE NE è AMPIAMENTE INFESTATO.
[...] FORSE LA RFOROMA DEGLI STUDI DEL 1930 è STATA CAUSA DI STAGNAZIONE DELLA SCOLASTICA. L'ATTENZIONE DEGLI STUDENTI SI RIVOLGE UNICAMENTE A QUESTIONI STORICHE E POSITIVE [...]. LA FILOSOFIA, LA TEOLOGIA, LA SOCIOLOGIA CATTOLICA HANNO IN PARTE PERSO LA LORO DINAMICITà POLEMICA ED APOLOGETICA N.D.R.], I NOSTRI NON SEGUONO PIù IL PENSIERO DELL'OCCIDENTE [CATTOLICO N.D.R.] I NUOVI IDOLI SONO SARTRE, FREUD, DOSTOJEWSKI...
FORSE CERTE QUESTIONI CHE CAUSANO DEVIAZIONE FORSE ANDREBBERO RISOLTE
VA CONDANNATO IL "SOCIALISMO CRISTIANO", IL NOMINALISMO, L'IDEALISMO KANTIANO, TUTTO L'HEGEL E L'INTERA SUA SCUOLA, SARTRE, MARITAIN, E LA LORO FALLACE DISTINZIONE TRA INDIVIDUO UMANO E PERSONA UMANA NELLE QUESTIONI SOCIOLOGICHE, L'EVOLUZIONISMO ASSOLUTO, IL POSITIVISMO FILOSOFICO, IL POSITIVISMO GIURIDICO, IL MANICHEISMO E LO GNOSTICISMO MODERNI CHE SI ESPRIMONO ANCHE NELL'ASTRATTISMO, IL TEOSOFISMO, IL ROTARY, I LIONS, IL COSIDDETTO "RIARMO MORALE" [...]. L'INFLUSSO DI JEAN JACQUES ROUSSEAU è ANCORA GRANDE TRA GLI STESSI CATTOLICI. I FEDELIE HANNO UNA CONCEZIONE FALSA DELL'AUTORITà PATERNA E DELLA NATURA DELA FANCIULLO. INFATTI RITENGONO CHE IL BAMBINO SIA COME UN ANGELO SENZA PASSIONI DISORDINATE E SENZA CONCUPISCENZA.
BISOGNA RIPORTARE ALLA MEMORIA ANCHE DELLE NOSTRE MONACHE EDUCATRICI LA DOTTRINA CATTOLICA, MOLTI INFATTI SONO GLI ERRORI DEI PROTESTANTI CHE HANNO INVASO I CHIOSTRI. L'INNOCENZA NELLE QUESTIONI SESSUALI VA MANTENUTA FINO AI LIMITI DEL POSSIBILE MA APPENA POSSIBILE VA TRASMESSA AI PICCOLI UNA MATURITà DI PRINCIPI E DI IDEE COSì DA FORMARE UN FEDELE MATURO QUANTO PRIMA [QUI NON SI PARLA OVVIAMENTE DELLA MODERNISTICA "FEDE MATURA" N.D.R.].
ANCHE RIGUARDO AI "COMPLESSI" QUALCOSA VA DETTO. SOTTO IL PRETESTO DI EVITARE I COMPLESSI, LA NATURA VIZIATA DEL FANCIULLO VIENE LASCIATA AI SUOI APPETITI. MA LA COSPIRAZIONE DELLA RIVOLUZIONE è UNA ED ORGANICA. TALE COSPIRAZIONE VA COMBATTUTA IN MODO E CON UNA AZIONE UNITARIA ED ORGANICA.
I CATTOLICI ASPETTANO DAL MAGISTERO UNA DESCRIZIONE CONCRETA E PRATICA, FONDAMENTALE E ORGANICA DELLA SOCIETà CATTOLICA, CIòè DELLA SOCIETà [PIENAMENTE] CONTRORIVOLUZIONARIA.

CHIEDO VENIA, IN PARTICOLAR MODO AL PROFESSOR DAMIANI, PER QUALCHE TRADUZIONE UN PO' LIBERA DELL'ORIGINALE LATINO.

UN SALUTO CORDIALE

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
02-01-03, 12:25
CARI AMICI,

ECCO L'ULTIMA PARTE DELLA LETTERA DELL'ECCELLENZA PROENçA SIGAUD ALLA COMMISSIONE PREPARATORIA PER QUELLO CHE POI FU IL "VATICANO II", UNA SPECIE DI "PENTECOSTE" ALLA ROVESCIA.
CHE IATO RISPETTO ALLA BABELE POSTCONCILIARE!
PURTROPPO L'ECCELLENZA PROENçA SIGAUD NON EBBE IL CORAGGIO, FORSE IRRETITO DA MEMBRI DELLA TFP, DI COMPIERE I DOVEROSI ATTI DI RIFIUTO DELLE "RIFORME" CONCILIARI CHE POSERO IN ATTO LE LORO ECCELLENZE LEFEBVRE E DE CASTRO MAYER E, PIù ANCORA DI LORO, L'ECCELLENZA THUC CON L'ALLORA PADRE GUERARD DES LAURIERS E MOLTI ALTRI.

PARCE SEPULTO, REQUIESCAT IN PACE.

GRAZIE MONSIGNOR PER TUTTO QUELLO CHE COMUNQUE CI HA INSEGNATO.

GUELFO NERO

P.S.: CONTINUO AD INSERIRE TESTI IN LATINO ECCLESIASTICO PERCHè UN FORUM COME IL NOSTRO NON PUò IGNORARE CHE IL LATINO è L'UNICA LINGUA UNIVERSALMENTE SACRA DELLA CHIESA CATTOLICA E CHE SI POSSONO SCRIVERE COSE ATTUALISSIME ANCHE IN LATINO.



"[...] MIHI VIDETUR CREANDA STRATEGIA CATHOLICA ET CENTRUM PUGNAE CONTRAREVOLUTIONARIAE METHODICAE IN TOTO MUNDO, ET CATHOLICI AD HOC CONVOCANDI SUNT. TUNC ESSET SPES AURORAE VERI MUNDI MELIORIS. SANCTAM SEDEM IPSAM HANC "OFFENSIVAM" DIRIGERE FAS EST. ELEMENTA QUAE IN CLERO ET LAICATO IN PUGNA CONTRA-REVOLUTIONARIA IAM PROBATI SUNT, "CAPITOLIUM" HUIUS EXERCITUS FORMARE DEBERENT. CREANDA ESSET VERA SCIENTIA BELLI CONTRORIVOLUTIONARII... PUGNA CATHOLICA CONTRA INIMICOS ECCLESIAE MIHI VIDETUR PUGNA CAECORUM CONTRA VIDENTES. IGNORAMUS FINEM, METHODUM, DYNAMICAM, STRATEGIAM ET ARMA. QUID DE HIS OMNIBUS DOCET SOCIOLOGIA CATHOLICA? HAEC REAEDIFICATIO NON SIGNIFICAT CORRECTIONEM DEFECTUUM PARTIALIUM, SED FERE NOVAM CREATIONEM. [...] VIS SANCTAE SEDIS EST IMMENSA. SI FIDELIS CONVOCARENTUR ET MODO ENERGICO, CLARO, METHODICO DIRIGERENTUR AD OPUS, QUADAM VERA PUGNA MUNDIALI, ROMANO PONTEFICE DUCE, ITER TRUMPHALE REVOLUTIONIS INTERRUMPERETUR ET REGNUM SACRATISSIMI CORDIS IESU INSTAURETUR. "RECAPITULARE OMNIA IN CHRISTO" .[...] RECONSTRUCTIO CHRISTIANITATIS EST RES MAGNI MOMENTI. MAXIMI MOMENTI EST INSTAURATIO REGNI SACRATISSIMI CORDIS IESU. DEUS POTEST SINGULAS ANIMAS SALVARE ETIAM IN SOCIETATE REVOLUTIONARIA. SED CONDITIONES PRO SALUTE ERUNT PESSIMAE, ET SALUS UNIUSCUISQUE ANIMAE AD MODUM MIRACULI FIET.
ORDO CHRISTIANUS, E CONTRA, EST MAXIMA GRATIA EXTERNA, QUAE IMPELLIT MODO SUAVI ET EFFICACI NON SINGULA INDIVIDUA SED INTEGRAS TURBAS AD SANCTITATEM VITAE ET AD SALUTEM AETERNAM. IN SOCIETATE REVOLUTIONARIA DEUS ANIMAS PISCAT HAMO. IN SOCIETATE CHRISTIANA ANIMAE PISCANTUR RETIBUS. ALTERA SOCIETAS SCANDALUM EST MAXIMUM, ALTERA GRATIA EXTERNA MAXIMA EST . PPOSITIO COMMUNISMI CONTRA ECCLESIAM CATHOLICAM EST ESSENTIALIS, RADICALIS, PERPETUA, TOTALIS. COOPERATIO CUM COMMUNISMO SEMPER ERIT IN PROPRIAM RUINAM ECCLESIAE.
EST FILIUS SYNAGOGAE. USQUE AD CONVERSIONEM POPULI IUDAICI SYNAGOGA IUDAICA ERIT "SYNAGOGA SATANAE". ET COMMUNISMUS ERIT COMMUNISMUS SATANAE. OPUS ET PRAESIGNIFICATIO ANTI-CHRISTI. VIS SECRETA COMMUNISMI STAT IN ODIO CHRISTI. VIA TAMEN ALLICIATIVA STAT IN
UTOPIA SOCIALISTA. COMMUNISMUS PROMITTIT SOCIETATEM FRATRUM SINE AUCTORITATE, SINE CLASSIBUS, SINE PAUPERTATE, SINE DOLORE, SINE ANGUSTIIS VITAE, SINE DEO ET SINE INFERNO. PROMITTIT PARADISUM IN HAC VITA. SINE DEO: LIBERTE'. SINE REGE ET PATRE: EGALITE'. SINE PROPRIETATE ET CLASSIBUS SOCIALIBUS: FRATERNITE'. CATHOLICI FACILE HANC UTOPIAM AMPLECTUUNTUR, PUTANTES EAM POSSE BAPTIZARI. DICUNT ENIM ECCLESIAM PRIMITIVAM FUISSE SOCIALISTA. MIHI VIDETUR NECESSARIA SOLLEMNIS ET SEVERA CONDEMNATIO HUIUS UTOPIAE A CONCILIO OECUMENICO. AGITUR DE VERA TEMPTATIONE MUNDIALI, SIMILI TEMPTATIONI PARADISIACAE. "ERITIS SICUT DII". VEL ALII: "HAEC OMNIA TIBI DABO". VITA TERRENA NON DEBET ESSE PARADISIACA. CRUX, PATIENTIA, ABNEGATIO INDISPENSABILES SUNT, UT FINIS VITAE TERRENAE OBTINEATUR. CARITAS EST NECESSARIA, NON TANTUM IUSTITIA".

Guelfo Nero
02-01-03, 17:50
"[...]. A ME SEMBRA CHE SI DEBBA CREARE UNA STRATEGIA CATTOLICA ED UN CENTRO DI METODICA GUERRA CONTRORIVOLUZIONARIA IN TUTTO IL MONDO, E I CATTOLICI DEVONO ESSERE CHIAMATI A QUEST'IMPEGNO. ALLORA VI SAREBBE VERAMENTE L'AURORA DI UN MONDO MIGLIORE. è BEN LECITO CHE LA SANTA SEDE DIRIGA QUEST' "OFFENSIVA". VI SONO GIà ELEMENTI, SIA NEL CLERO CHE NELò LAICATO CHE HANNO DATO BUONE PROVE DI Sè NELLA BATTAGLIA CONTRORIVOLUZIONARIA, DOVREBBERO FORMARE IL "CAMPIDOGLIO" DI QUEST'ESERCITO. DOVREBBE ESSERE CREATO UNA SCIENZA DELLA GUERRA CONTRORIVOLUZIONARIA... A VOLTE LA BATTAGLIA CATTOLICA CONTRO I NEMICI DELLA CHIESA MI SEMBRA UNA BATTAGLIA DI NOI CIECHI CONTRO GENTE CHE INVECE VEDE. NOI CATTOLICI SPESSO IGNORIAMO LO SCOPO, IL METODO, LA DINAMICA, LA STRATEGIA E PERSINO LE ARMI CHE DOBBIAMO USARE. CHE COSA INSEGNA LA SOCIOLOGIA CATTOLICA DI QUESTI PROBLEMI?
PRATICAMENTE NULLA, BISOGNA PARTIRE SPESSO DA ZERO. [...] EPPURE LA FORZA DELLA SANTA SEDE è E SAREBBE IMMENSA. SE I FEDELI VENISSERO CHIAMATI E IN MODO ENERGICO, CHIARO E METODICO DIRETTI ALLA BATTAGLIA CONTRORIVOLUZIONARIA CHE è UNA VERA GUERRA MONDIALE CON A CAPO IL ROMANO PONTEFICE, IL CAMMINO TRIONFALE DELLA RIVOLUZIONE VERREBBE INTERROTTO E POTREBBE INCREMENTARSI E INSTAURARSI MAGGIORMENTE IL REGNO DEL SACRO CUORE DI GESù. "RICAPITOLARE TUTTE LE COSE IN CRISTO"[COME DICEVA SAN PIO X, N.D.R.] .[...] LA RICOSTRUZIONE DELLA CRISTIANITà è COSA MOLTO IMPORTANTE. IMPORTANTISSIMA è L'INSTAURAZIONE DEL REGNO DEL CUORE SACRATISSIMO DI GESù [CIOè UNA SOCIETà DOVE LEGGI ED ORDIMENTI CIVILI RICONOSCANO PIENAMENTELA REGALITà DI CRISTO E AD ESSA SI SOTTOMETTANO: NIENTE MILLENARISMI ERETICALI MA UNA SANA POLITICA CATTOLICA E CONFESSIONALE]. DIO PUò SALVARE LE SINGOLE ANIME ANCHE IN UNA SOCIETà RIVOLUZIONARIA MA LE CONDIZIONI PER LA SALVEZZA SARANNO PESSIME E PROIBITIVE, E LA SALVEZZA DI CIASCUNA SINGOLA ANIMA AVVERRà QUASI PER PER UN MIRACOLO.
L'ORDINE POLITICO CRISTIANO, PER CONTRO, è MASSIMA GRAZIA ESTERNA, CHE SPINGE IN MODO SOAVE ED EFFICACE NON I SINGOLI INDIVIDUI MA POPOLI INTERI ALLA SANTITà DI VITA E ALLA SALVEZZA ETERNA. NELLA SOCIETà RIVOLUZIONARIO DIO PESCA LE ANIME CON L'AMO; NELLA SOCIETà CATTOLICA LE ANIME SI PESCANO CON LE RETI. NELLA PRIMA SPCIETà LO SCANDALO è MASSIMO, NELL'ALTRA è MASSIMA LA GRAZIA ESTERNA. L'OPPOSIZIONE DEL COMUNISMO CONTRO LA CHIESA CATTOLICA è ESSENZIALE, RADICALE, PERPETUA, TOTALE. LA COOPERAZIONE CON IL COMUNISMO SARà SEMPRE ROVINOSA PER LA CHIESA CATTOLICA.

IL COMUNISMO è FIGLIO DELLA SINAGOGA. FINO ALLA CONVERSSIONE DEL POPOLO GIUDEO LA SINAGOGA GIUDAICA SARà "SINAGOGA DI SATANA". E IL COMUNISMO SARà IL COMUNISMO DI SATANA, OPERA E PRESIGNIFICAZIONE DELL'ANTICRISTO [QUESTE PAROLE, PUR MISURATISSIME SULLA BOCCA DI UN VESCOVO, INDICANO CHIARAMENTE QUALE DEBBA ESSERE L'ATTEGGIAMENTO PRIVATO E ANCHE PUBBLICO CHE I LAICI CATTOLICI DOVREBBERO TENERE VERSO QUESTI DUE FENOMENI SOCIOLOGICI "GIUDAISMO" E "COMUNISMO" N.D.R.]. LA FORZA SEGRETA DEL COMUNISMO STA NELL'ODIO ANTICRISTIANO. [E PENSARE CHE ALCUNI UTILI IDIOTI E/O QUINTECOLONNE SI PROCLAMARONO IN PASSATO "COMUNISTI CRISTIANI" N.D.R.]. LA VIA DI PENETRAZIONE DEL COMUNISMO STA NELL'UTOPIA SOCIALISTA. IL COMUNISMO PROMETTE UNA SOCIETà DI FRATELLI SENZA AUTORITà, SENZ CLASSI, SENZA POVERTà, SENZA DOLORE, SENZA LE ANGUSTIE DELLA VITA, SENZA DIO E SENZA INFERNO. PROMITTE IL PARADISO IN QUESTA VITA SENZA DIO: LIBERTE'. SENZA RE E PADRE: EGALITE'. SENZA PROPRIETà E CLASSI SOCIALI: FRATERNITE'. CERTI CATTOLICI ABBRACCIANO FACILMENTE QUEST'UTOPIA, PENSANDO DI POTERLA CRISTIANIZZARE. DICONO [I FOLLI N.D.R.] CHE LA CHIESA PRIMITIVA ERA SOCIALISTA. A ME SEMBRA NECESSARIA UNA SOLENNE E SEVERA CONDANNA DI QUESTA UTOPIA DA PARTE DEL CONCILIO ECUMENICO [CHE NON VENNE: ABBIAMO AVUTO INVECE E ABBIAMO ANCORA LIBERI DI SCORAZZARE ED INSEGNARE "I TEOLOGI DELLA LIBERAZIONE"]
QUI SI PARLA DI UNA VERA TENTAZIONE MONDIALE, SIMILE ALLA TENTAZIONE DELL'EDEN. DICONO I COMUNISTI ED I RIVOLUZIONARI: "SARETE COME DEI" OPPURE ALTRI: "TI DARò TUTTE QUESTE COSE ". LA VITA TERRENA NON DEVE ESSERE PARADISIACA. LA CROCE, LA PAZIENZA, LA NEGAZIONE DI Sè SONO INDISPENSABILI PER OTTENERE IL FINE ULTIMO DELLA VITA SU QUESTA TERRA [LA SALVEZZA]. è NECESSARIA LA CARITà [CIOè IL VERO AMORE DI DIO] NON SOLO LA GIUSTIZIA".

Guelfo Nero
03-01-03, 00:56
CARI AMICI,

IL 20 AGOSTO 1959 ANCHE SUA ECCELLENZA ANTONIO DE CASTRO MAYER, VESCOVO DI CAMPOS, INVIAVA LA SUA LETTERA ALLA SEGRETERIA DI STATO PER CHIEDERE CHE IL FUTURO CONCILIO FORMULASSE UN NUOVO SILLABO DI CONDANNE, COMPLETANDO QUELLO DEL 1864, E SIGILLANDOLO CON L'ANATEMIZZAZIONE TUTTE LE PROPOSIZIONI CONDANNATE. IN QUESTO MODO IL SILLABO, GIà DOGMATICO IN VIRTù DEL MAGISTERO ORDINARIO INFALLIBILE "EX CATHEDRA" DI PAPA PIO IX , SAREBBE STATO SOLENNIZZATO ED AMPLIFICATO CON UNA DEFINIZIONE CONCILIARE DI CONDANNA.
OVVIAMENTE LE COSE NON ANDARONO AFFATTO COSì ED ANCHE MONSIGNOR DE CASTRO MAYER POTè ESSERE MORALMENTE ANNOVERATO L'8 OTTOBRE 1962 DA UN EX-NUNZIO, OCCUPANTE LA CATTEDRA DI SAN PIETRO (GIOVANNI XXIII), COME UN "PROFETA DI SVENTURA".
PER OGGI SOLO IL TESTO IN UN BEL LATINO ECCLESIASTICO, UN DOMANI, SE DIO VORRà, ARRIVERà LA TRADUZIONE DEGLI AMPI STRALCI DELLA LETTERA INSERITA IN QUESTO FORUM.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO


"[...] ERRORES, SCILICET, NATURALISMUS, MATERIALISMUS, UNDE PROCEDIT CRISIS QUA HODIE CIVITAS CHRISTIANA LABORAT, SAEPE AB ECCLESIA DENUNTIATI ET DAMNATI SUNT. CONVENIENS TAMEN NOVA VIDETUR CONDEMNATIO A CONCILIO OECUMENICO TEMPORIBUS NOSTRIS COADUNATO. NOVA HAEC MAGNAM ACQUIRET EFFICACIAM CONDEMNATIO, SI CONCILIUM VERAE CONIURATIONIS ADVERSUS CIVITATEM DEI, EXISTENTIAM SIMUL DENUNTIET. CONIURATIO ANTICHRISTIANA NON COLLATIONE FORTUITA PLURIUM ERRORUM VEL ERRANTIUM FIT, IMMO UNITATE GAUDET CONSILII. NEXUS ERGO INTENTIONALIS INTER VARIOS ERRORES UTPOTE MEDIA QUIBUS HUMANI GENERIS INIMICUS UTITUR AD MENTIBUS ET HOMINUM NORIBUS IMPERIUM SUUM IMPONENDUM, PRAETERIRI NON DEBET. SIC CONSIDERATA, CONIURATIO ANTICHRISTIANA APPARET, SICUR REVERA EST, NEMPE NON UT PURUM PUTUMQUE SYSTEMA DOCTRINALE, SED UT VERA NOVAM INSTAURANDI CONCEPTIONEM VITAE INTENTIO, MODUM COGITANDI ET AGENDI SE CONTRARIUM PLACITIS CHRISTIANIS CONFERENTEM. EFFICACIA, TAMEN ANTECHRISTIANAE ACTIONIS SITA EST IN DISSEMINATIONE NON TANTUM ERRORUM ILLORUM QUIBUS NITITUR QUANTUM FORMULARUM QUARUNDAM PRIMA FRONTE INNOCUARUM, VIRUS VERO NEQUAM CONIURATIONIS ANTI-CHRISTIANAE TOTUM IN SE CONTINENTIUM QUOD IN ANIMAS INTRODUCUNT, SICQUE ARTIFICES IMPERII INIMICI CREANT. QUAMVIS OCCULTUM, VIRUS CONIURATIONIS ANTI-CHRISTIANAE NOVAS ARTIS CONCEPTIONES VIVIFICAT, PLURES USUS IN CONVIVIO SOCIALI, ALIOSQUE MODOS SE GERENDI HOMINUM. TANTUM, HIS MEDIANTIBUS, POTEST INIMICUS SUUM IN HOMINES SERVARE IMPERIUM. INDE VIDETUR VALDE OPPORTUNUM CONCILIUM ILLAS FORMULAS, CONCEPTIONES ET USUS DENUNTIARE ET DAMNARE. NI FALLOR NON ALIUD HABUIT IN MENTE R. M. PIUS IX CUM SYLLABUM EDIXIT. HUMILI MEO IUDICIO, PERUTILIS FIDELIBUS ESSET NOVA SOLEMNIORE MODO DATA CONDEMNATIO PROPOSITIONUM SYLLABI ILLIS ADAPTATIONIBUS ET PLURIBUS AUGMENTIS PERACTIS QUAE A NOSTRIS TEMPORIBUS POSTULANTUR. [...] INGENS CONATUS UNIUS GENERIS HUMANI OBTINENDI UBIQUE NOTATUR. HUC TENDUNT PLURES INSTITUTIONES, IN PRIMIS UNESCO, QUAE PRO FINE HABENT OMNIA QUIDEM REMOVERE QUIBUS HOMINES INTER SE DIFFERUNT. SECUNDUM HUIUSMODI UNITATIS FAUTORES NIHIL MAGIS AD BEATITUDINEM GENERIS HUMANI CONCURRERET QUAM ABOLITIO OMNIUM DIFFERENTIUM QUAE HOMINES ET NATIONES DISTINGUUNT ET PROINDE SEPARANT. HOMINUM PARADISUS ESSET VITA SUPER TERRAM SI NON AMPLIUS QUAM UNUS IDEMQUE POPULUS, UNA STIRPS, UNA ET EADEM CULTURA, UNUS TAM STATUS EXSTARET. IN SE, INTENTIO MAIOREM GENERI HUMANI SEMPER PROSEQUENDI UNIONEM, NIL REPROBANDUM HABET, DUMMODO SAPIENTER NE NEGLIGAT IURA NATURALIA ET VERITATES REVELATAE. QUOD, PROH DOLOR, NON VIDETUR FIERI ! IDEA, ENIM, QUAE PALAM NON PROFERTUR, SALTEM SUBEST ACTIVITATI AD UNITATEM GENERIS HUMANI INTENTAE, EST QUOD RELIGIONES DOGMATICAE HOMINES POTIUS DIVIDUNT QUAM CONGREGANT. INDE MOTUS IN SYNCRETISMUM RELIGIOSUM, SEU AD CONCEPTUM MODERNISTARUM RELIGIONIS. QUI CONCEPTUS MAGIS IN DIES FIRMATUR DISSEMINATIONE COETUUM QUI ERECTIONEM MORALEM SOCIETATIS INTENDUNT QUIN DE VERA RELIGIONE, CURENT,UT "LIONS CLUB,ROTARY CLUB, REARMEMENT MORAL" ET CETERI HUIUSMODI, SICUT ETIAM AESTIMATIONE, QUAE SEMPER MAIOR FIT, ALIORUM COETUUM, SCILICET ILLORUM QUI MISERIS ET PAUPERIBUS SUBVENIRE CUPIUNT, ASSERENTES UNICAM VERAM ET BONAM RELIGIONEM QUIPPE QUAE CARITATE FUNDATUR. [...] DEFECTIONES FIDELIUM A CERTAMINE ADVERSUS MAXIMAS SAECULI QUAMPLURIMAM CAUSAT, AEDIFICATIONIQUE CIVITATIS ANTICHRISTIANAE IUVAT FALSUS CONCEPTUS ET USUS PRINCIPII DE TOLLERANDO MALO MINORE NE MAIUS ACCIDAT. GENERATIM ENIM MALUM MINUS SIMPLICITER CONSIDERATUR UT MALUM DEMINUTAE RATIONIS, QUOD ERGO QUACUMQUE EX CAUSA PERMITTI POTEST, VERBI GRATIA, UT EXTENUATUR VEL NEGLIGITUR VIGILANTIA NE MALUM MINUS - QUOD EST SEMPER MALUM - PRAVOS EFFECTUS SUOS MULTIPLICET, ET AMOR AC DESIDERIUM CONDITIONIS NORMALIS OMNIA MALA EXCLUDENTIS EVANESCIT. ALIIS VERBIS, THESIS SIMPLICITER DERELINQUITUR. EXEMPLUM VIDERI POTEST IN QUAESTIONE DE UNIONE STATUM INTER ET ECCLESIAM. PIUS IX IN SYLLABO DAMNAVIT PROPOSITIONEM AFFIRMANTEM LICITAM ET NECESSARIAM SEPARATIONEM ECCLESIAE ET STATUS. UNIONEM TAMEN UTRIUSQUE POTESTATIS NONNULLI VIRI CATHOLICI PEREGRINIS VERBIS ITA EXTENUANT UT CLARE APPAREAT IPSOS DE IURE IUDICARE CONDITIONEM MORMALEM CIVITATIS CHRISTIANAE POSTULARE SEPARATIONEM STATUS AB ECCLESIA. VOLUPTAS QUAEDAM ADEST APUD QUOSDAM ADAPTANDI ECCLESIAM MORIBUS SAECULI, UT FACILIUS ACATHOLICI AD GREMIUM SALUTIS INDUCANTUR. HAEC TAMEN ADAPTATIO IN DETRIMENTUM BONI CONCIPI SOLET, ITA UT MAGIS FUGA A DECERTANDO SIT QUAM ZELUS ANIMARUM. [...] OMNIS FERE PUERORUM INSTITUTIO HODIERNA NATURALISMO VITIATUR. NATURA HUMANA UNDEQUAQUE BONA DECLARATUR, PECCATUM ORIGINALEM UT MYTHUM REICITUR, DISCIPLINA EXTERNA, SICUT RELIGIO REVELATA, NOCIVA DENUNTIATUR. QUAE CONTRARIA SUNT HUIUSMODI DELIRAMENTIS, OPPORTUNUM VIDETUR DECLARARE. PUERITIA ENIM NON EXIMITUR SEQUELIS PECCATI ORIGINIS QUOD FACULTATES HOMINIS TURBAVIT. AETAS ERGO ILLA GERMINA OMNIUM VITIORUM IN SE CONTINET ITA UT NISI AUCTORITATE ET PRUDENTIA MAIORUM COHIBEATUR, PASSIONIBUS INCAUTOS PUEROS CAPTIVABIT.
CORRECTIO FIAT OPORTET TEMPESTIVA, RATIONALIS, VERA CARITATE OBORTA, QUIN TURBATIONES MORBIDAS PROVOCET. TUM EX MORIBUS SOCIETATIS ILLECEBRIS INDULGENTIS TUM EX DOCTRINAE PSYCANALITICAE DIFFUSIONE, EDUCATIO ET INITIATIO SEXUALIS, VITAE CONCEPTU MATERIALISTICO AC
NATURALISTICO IMBUITUR QUIN PARENTES ET MAGISTRI CATHOLICI SATIS RESISTANT [VIDE SANCTUM OFFICIUM 21.3.1931]. NEMO TAMEN EST QUI DUBITET HUIUSMODI EDUCATIONEM ET INITIATIONEM MAXIME CONCURRERE AD MORES DEPRAVANDOS ET A VERITATE CHRISTIANA ANIMOS AVERTENDOS.
CLERI INSTITUTIO IN PRIMIS INTENDAT SACERDOTES CREARE PUGNACES CONTRA CONIURATIONEM ANTICHRISTIANAM IN MUNDO AGENTEM QUAE ANIMAS FUNDITUS EVERTIT. SECUS TIMENDUM NE ET IPSI SACERDOTES MAXIMIS SAECULI INFICIANTUR, INUTILESQUE EVADANT AD CIVITATEM CHRISTIANAM ...
PEDETENTIM INTRODUCERETUR AEQUALITAS OMNIMODA QUAE IN SOCIETATE CIVILI IN VOTIS EST LIBERALIUM ET COMMUNISTARUM. [..] CUM ORDINATIO SOCIETATIS CIVILIS VALDE AD SALUTEM ANIMARUM CONCURRERE POSSIT, VEL, E CONTRARIO EI OBESSE, EFFICACIOR ERIT ACTIO FIDELIUM TUM IN PUGNA ADVERSUS CONSPIRANTES CONTRA ECCLESIAM, TUM AD SOCIETATEM IN CHRISTO INSTAURANDAM, SI IN INSTITUTIONE CHRISTIANA MENTIBUS PROPONATUR DESCRIPTIO QUAEDAM CIVITATIS CATHOLICAE PROUT HIS IN TERRIS ET HODIERNIS DIEBUS CONSTITUERETUR. SIC, COGNITO SCOPO ACTIONIS SOCIALIS CATHOLICAE, NON LABORARENT IN INCERTUM, QUASI OMNINO INDIFFERENS ECCLESIAE ESSET QUALISCUMQUE CONVIVII HUMANI ORDINATIO. ET METHODUS QUA SCOPUS ILLE ATTINGI POSSIT EIS UT INDICETUR VALDE OPPORTUNUM VIDETUR, NEMPE QUIBUS MEDIIS TANDEM CIVITAS CHRISTIANA NUNC STABILIRI POSSIT. [...]
NECESSITAS DEFINIENDI QUID AUTHENTICA CIVITAS CATHOLICA IMPORTET, EVIDENS FIT CUM CONSIDERANTUR SPURIAE NOTIONES NOVAE CHRISTIANTATIS, FUNDAMENTO IN TRADITIONE CATHOLICA DESTITUTAE, IMMO QUAEDAM PROPUGNANDO QUAE HUIUSMODI TRADITIONI APERTE ADVERSANTUR."


http://www.seminario-campos.org.br/portugues/dom_antonio/fotos/dac03.jpg

S.E.R. MONSIGNOR ANTONIO DE CASTRO MAYER, VESCOVO DI CAMPOS IN BRASILE

Guelfo Nero
21-04-03, 21:06
http://www.dici.org/galerie/Castro_Mayer/HRez/castromayer1.jpg

S.E.R. MONSIGNOR ANTONIO DE CASTRO MAYER IL 30 GIUGNO 1988 DURANTE LE CONSACRAZIONI EPISCOPALI DI ECONE.

COME DIREBBE OGGI MONSIGNOR DE CASTRO MAYER CHE PRIVATAMENTE AVEVA PIù VOLTE ESPRESSO IDEE SEDEVACANTISTE, DELLE NOTIZIE RIPORTATE DAI GIORNALI?

GUELFO NERO :( :( :(

Guelfo Nero
22-04-03, 11:53
IL 20 AGOSTO 1959 ANCHE SUA ECCELLENZA ANTONIO DE CASTRO MAYER, VESCOVO DI CAMPOS, INVIAVA LA SUA LETTERA ALLA SEGRETERIA DI STATO PER CHIEDERE CHE IL FUTURO CONCILIO FORMULASSE UN NUOVO SILLABO DI CONDANNE, COMPLETANDO QUELLO DEL 1864, E SIGILLANDOLO CON L'ANATEMIZZAZIONE TUTTE LE PROPOSIZIONI CONDANNATE. IN QUESTO MODO IL SILLABO, GIà DOGMATICO IN VIRTù DEL MAGISTERO ORDINARIO INFALLIBILE "EX CATHEDRA" DI PAPA PIO IX , SAREBBE STATO SOLENNIZZATO ED AMPLIFICATO CON UNA DEFINIZIONE CONCILIARE DI CONDANNA.
OVVIAMENTE LE COSE NON ANDARONO AFFATTO COSì ED ANCHE MONSIGNOR DE CASTRO MAYER POTè ESSERE MORALMENTE ANNOVERATO L'8 OTTOBRE 1962 DA UN EX-NUNZIO, OCCUPANTE LA CATTEDRA DI SAN PIETRO (GIOVANNI XXIII), COME UN "PROFETA DI SVENTURA".


"[...] GLI ERRORI CIOè IL NATURALISMO, IL MATERIALISMO DA CUI NASCE L'ATTUALE CRISIS CHE FA SOFFRIRE OGGI LA CIVILTà CRISTIANA, SONO STATI SPESSO DENUNCIATI E CONDANNATI DALLA CHIESA. TUTTAVIA SEMBRA CONVENIENTE UNA NUOVA CONDANNA DA PARTE DEL CONCILIO ECUMENICO RIUNITO IN QUESTI NOSTRI TEMPI. QUESTA NUOVA GRANDE CONDANNA ACQUISTERà EFFICACIA SE IL CONCILIO DENUNZIERà L'ESISTENZA DI UN A VERA GRANDE CONGIURA CONTRO LA CIVILTà CRISTIANA. LA CONGIURA ANTICRISTIANA NON SI REALIZZA PER L'INTERAZIONE FORTUITA DI PIù ERRORI ED ERRANTE, MA è FORNITA DI UN CENTRO DECISIONALE UNICO.
INFATTI IL NESSO INTERNAZIONALE UNICO TRA I VARI ERRORI, CHE SONO MEZZI DI CUI SI SERVE IL nemico del genere umano PER IMPORRE IL SUO IMPERO ALLE MENTI E AI CUORI DEGLI UOMINI, NON DEVE ESSERE TRASCURATO (IN SEDE CONCILIARE N.D.R.).
COSì CONSIDERATA, LA CONGIURA ANTICRISTIANA APPARE COME è VERAMENTE, NON COME UN PURO SISTEMA DOTTRINALE, MA COME UNA VERA INTENZIONE DI ISTAURARE UNA NUOVA CONCEZIONE DI VITA, CHE PORTA AD UN NUOVO MODO DI PENSARE E DI AGIRE CONTRARIO ALLE LEGGI CRISTIANE. TUTTAVIA L'EFFICACIA DELL'AZIONE ANTICRISTIANA è POSTA NON TANTO NELLA DISSEMINAZIONE DI QUEGLI ERRORI SU CUI SI APPOGGIA QUANTO NELLA DIFFUSIONE DI CERTE FORMULE APPARENTAMENTE INNOCUE CHE PERò CONTENGONO IN Sè L'INTERO VIRUS DELLA MALVAGIA CONGIURA ANTICRISTIANA E COSì CREANO GLI ARTEFICI DELL'IMPERO DEL nemico.
BENCHè OCCULTO, IL VELENO DELLO CONGIURA ANTICRISTIANA dona la VITA A NUOVE CONCEZIONI DELL'ARTE, A MOLTI altri e NUOVI USI DEL VIVERE SOCIALE E Del COMPORTAMENTO UMANO. SOLTANTO CON QUESTI MEZZI il nemico Può CONSERVARE IL SUO IMPERO TRA GLI UOMINI: PERCIò SEMBRA MOLTO OPPORTUNO che il concilio denunzi e condanni quelle formule, quelle concezioni di vita e quegli usi.
Nulla di diverso ebbe in mente s.s. pio xi quando pubblicò il “sillabo”; a mio umile giudizio sarebbe utilissima per i fedeli una nuova e più solenne condanna delle proposizioni del sillabo con quegli adattamenti e e quelle aggiunte che sono richieste dai nostri tempi. [...] c’è in atto un forte tentativo di creare un solo genere umano: a questo tendono molte istituzioni, innanzitutto l’unesco, che hanno come scopo la rimozione di tutte le differenze tra gli uomini.
Secondo i fautori di questo genere di unità, nulla concorre di più alla felicità del genere umano che l’ABOLIzione di tutte le differenze che distinguono e separano uomini e nazioni. La vita sarebbe il paradiso degli uoMINi sulla terra se non ci fosse che un solo popolo, una sola stirpe, una sola cultura, un solo stato.
IN Sé l’intenzione di creare una sempre maggiore unità del genere umano non ha nulla di riprovevole, purché non trascuri i diritti naturali E le verità RiVELATE.
Il che, ahimè, non sembra accadere! L’IDEA, infatti che pubblicamente non vien detta ma che tuttavia soggiace a questo tentativo di unificare il genere umano, è che le religioni dogmatiche dividono gli uomini piuttosto che unirli. Di qui il muoversi verso un sincretismo religioso, ovvero verso il concetto di religione che avevano i modernisti. E questo concetto si rafforza ogni giorno di più con la creazione di associazioni che mirano alla formazione morale della società, senza curarsi della vera religione come i "LIONS CLUB”, i “ROTARY CLUB”, il “riarmo morale” E altri simili, come anche con l’esaltazione che diviene sempre maggiore,, di altre associazioni che desiderano aiutare i miseri e i poveri, asserendo però che l’unica vera e buona forma di religione è quella che si fondi su queste opere caritatevoli[...]
IL FALSO CONCETTO E PRINCIPIO DELLA TOLLERANZA DEL MALE MINORE PER EVITARNE UNO MAGGIORE CAUSA MOLTISSIME DEFEZIONI DI FEDELI DALLA LOTTA CONTRO LE MASSIME MONDANE E FAVORISCE L’EDIFICAZIONE DELLA CIVILTà ANTICRISTIANA.
INFATTI, GENERALMENTE, IL MALE MINORE è CONSIDERATO SEMPLICEMENTE COME UN MALE “A METà”, CHE DUNQUE Può ESSERE PERMESSO PER QUALSIASI MOTIVO, CON IL RISULTATO CHE LA VIGILANZA affinché IL MALE MINORE –CHE è SEMPRE UN MALE – NON MOLTIPLICHI I SUOI CATTIVI EFFETTI, DIMINUISCE E SPARISCE E, AL CONTEMPO,. L’AMORE E IL DESIDERIO DELLA CONDIZIONE NORMALE CHE ESCLUDE OGNI MALE SI ESAURISCE.
IN ALTRE PAROLE LA TESI (CATTOLICA) VIENE SEMPLICEMENTE ABBANDONATA; UN ESEMPIO Può ESSERE VISTO NELLA QUESTIONE DEI RAPPORTI TRA STATO E CHIESA
PIO XI NEL SILLABO CONDANNò LA PROPOSIZIONE CHE AFFERMAVA COME LECITA E NECESSARIA LA SEPARAZIONE TRA STATO E CHIESA.
ALCUNI UOMINI CATTOLICI INDEBOLISCONO IL CONCETTO DI UNIONE DELLE DUE POTESTà CON PAROLE COSì VAGHE DA FAR CHIARAMENTE APPARIRE CH’ESSI GIUDICANO, DI DIRITTO, NORMALE CONDIZIONE DELLA CIVILTà CRISTIANA LA SEPARAZIONE DELLO STATO DALLA CHIESA. C’è POI UN CERTO PIACERE PRESSO ALCUNI NELL’ADATTARE LA CHIESA AI COSTUMI DEL SECOLO, affinché Più FACILMENTE GLI ACATTOLICI VENGANO INDOTTI AL SENO DELLA SALVEZZA.
TUTTAVIA QUESTO ADATTAMENTO SUOLE ESSERE CONCEPITO A DISCAPITO DELLA VERITà, cosicché RISULTA MAGGIORE LA FUGA DALLA LOTTA CHE LO ZELO DELLE ANIME[...]
INOLTRE TUTTA L’EDUCAZIONE MODERNA DEI FANCIULLI è VIZIATA DAL NATURALISMO. LA NATURA UMANA è DICHIARATA BUONA IN OGNI SENSO, IL PECCATO ORIGINALE è RIFIUTATO COME UN MITO, LA DISCIPLINA ESTERNA, COME LA RELIGIONE RIVELATA, DENUNZIATA COME NOCIVA. DENUNTIATUR. E PER QUELLO CHE RIGUARDA Ciò CHE VA CONTRO QUESTI DELIRII, SEMBRA OPPORTUNO DICHIARARE CHE LA FANCIULEZZA è ESENTE DALLA SEQUELA DEL PECCATO ORIGINALE CHE HA TURBATO LE FACOLTà DELL’UOMO. DUNQUE QUELL’Età CONTIENE IN Sé IL GERME DI TUTTI I VIZI cosicché, SE NON VIENE INDIRIZZATA DALLA PRUDENZA E DALL’AUTORITà DEI GRANDI. RENDERà GLI INCAUTI BAMBINI PRIGIONERI DELLE PASSIONI.
LA CORREZIONE SIA TEMPESTIVA, RAZIONALE, NATA DA VERA CARITà….
SIA PER L’ECCESSIVA RILASSATEZZA DEI COSTUMI DELLA SOCIETà CHE PER LA DIFFUSIONE DELLA DOTTRINA PSICANALITICA LA (cosiddetta) EDUCAZIONE E L’ INIZIAZIONE SESSUALE SI IMPREGNANO DI UNA VISIONE MATERIALISTICA E MERAMENTE NATURALISTICA DELLA VITA, SENZA CHE GENITORI E MAESTRI CATTOLICI FACCIANO ADEGUATA RESISTENZA [VEDI SANTO UFFIZIO DEL 21 MARZO 1931].
NON VI è NESSUNO TUTTAVIA CHE DUBITI DEL FATTO CHE UN’ EDUCAZIONE E UN’ INIZIAZIONE SIFFATTA CONCORRANO GRANDEMENTE A DEPRAVARE I COSTUMI E AD ALLONTANARE GLI ANIMI DALLA VERITà CRISTIANA.
L’EDUCAZIONE DEL CLERO DEVE TENDERE INNANZITUTTO A CREARE SACERDOTI BATTAGLIERI CONTRO LA CONGIURA ANTICRISTIANA CHE è IN ATTO NEL MONDO E CHIE DISTRUGGE LE ANIME DALLE FONDAMENTA.
BISOGNA STARE ATTENTI AL FATTO CHE GLI STESSI SACERDOTI POSSANO ESSERE INFETTATI DELLE IDEE MONDANE E POSSANO RISULTARE INUTILI PER LA CIVILTà CRISTIANA.
PIAN PIANO POTREBBE ESSERE UN’UGUAGLIANZA COMPLETA TRA LAICI E SACERDOTI, IL CHE è NEI DESIDERI DEI LIBERALI E DEI COMUNISTI. […]
DAL MOMENTO CHE L’ORDINAMENTO DELLA SOCIETà CIVILE Può CONCORRERE GRANDEMENTE ALLA SALVEZZA DELLE ANIME, O, AL CONTRARIO, Può ESSERE DI DANNO, SAREBBE Più EFFICACE LA BATTAGLIA DEI FEDELI, SIA CONTRO I COSPIRATORI ANTICATTOLICI, SIA PER INSTAURARE LA SOCIETà CATTOLICA SE VENISSE PROPOSTA ALLE MENTI NELL’ISTRUZIONE CRISTIANA UN CERTA DESCRIZIONE DI COME POTREBBE ESSERE RISTABILITA LA CIVILTà CRISTIANA QUI, OGGI, AI NOSTRI GIORNI.
COSì, CONOSCIUTO LO SCOPO DELL’AZIONE SOCIALE CATTOLICA, I CATTOLICI NON LAVOREREBBERO NELL’INCERTEZZA, COME SE LA CHIESA FOSSE ASSOLUTAMENTE INDIFFERENTE A QUALSIASI TIPO DI ORDINAMENTO DELLA SOCIETà. POTREBBE ESSERE INDICATO ANCHE IL METODO Più OPPORTUNO CON CUI SI POTREBBE RAGGIUNGERE QUESTO SCOPO, CIOè CON QUALI MEZZI SI POTREBBE OGGI RISTABILIRE LA SOCIETà CRISTIANA. […]

http://www.seminario-campos.org.br/portugues/dom_antonio/entronado.jpg

Guelfo Nero
13-08-03, 22:13
DEBBO AL FORUMISTA ASCETA QUESTE DUE OTTIME CITAZIONI DI MONSIGNOR DELASSUS E DI DON CURZIO NITOGLIA SULLE MUTAZIONI DEI RAPPORTI TRA CHIESA CATTOLICA E MASSONERIA, NEL "CLIMA DEL CONCILIO"

CON AFFETTO, BUONA LETTURA

GUELFO NERO

I PIANI DELLA MASSONERIA CONTRO LA CHIESA A FINE OTTOCENTO...

"Ora dunque per assicurarci un Papa secondo il nostro cuore si tratta prima di tutto di formare, a questo Papa, una generazione degna del regno che noi desideriamo. Lasciamo in disparte i vecchi e gli uomini maturi; andate invece diritto alla gioventù, e, se è possibile, anche all'infanzia...Alla gioventù bisogna mirare, bisogna sedurre i giovani: è necessario che noi attiriamo la gioventù anche senza che se ne accorga, sotto la bandiera delle società segrete. Per avanzarci, a passi contati ma sicuri, in questa via pericolosa, due cose sono assolutamente necessarie. Voi dovete avere l'aria di essere semplici come colombe, ma insieme voi dovete essere prudenti come serpenti...
Una volta che la vostra reputazione sarà stabilita nei collegi, nei ginnasi, nelle università e nei seminari: una volta che voi vi sarete cattivata la fiducia dei professori e dei giovani, procurate che specialemente coloro che entrano nella milizia clericale ricerchino la vostra conversazione...Questa reputazione aprirà alle nostre dottrine il cuore del giovane clero e degli stessi conventi. Fra qualche anno questo giovane clero avrà, per forza di cose, invase tutte le funzioni; egli governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sovrano e sarà chiamato ad eleggere il Papa del futuro. Questo Papa, come la più parte dei suoi contemporanei, sarà più o meno necessariamente imbevuto, anche lui, dei principi... umanitari che noi cominciamo a mettere ora in circolazione.
FATE CHE IL CLERO CAMMINI SOTTO LE VOSTRE BANDIERE, CREDENDO DI CAMMINARE SOTTO LA BANDIERA DELLE CHIAVI APOSTOLICHE. ....
...Il cattolicesimo, meno ancora della Monarchia, non teme la punta di uno stile, ma queste due basi dell'ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non stanchiamoci mai di corrompere. Tertulliano diceva con ragione che il sangue dei martiri è il seme dei cristiani. Ora è deciso nei nostri consigli che noi non vogliamo più cristiani: dunque non facciamo dei martiri; ma popolarizziamo il vizio nelle moltitudini. Che lo respirino coi cinque sensi, che lo bevano, che se ne saturino... Fate dei cuori viziosi e non avrete più cattolici. Allontanate il prete dal lavoro, dall'altare e dalla virtù: cercate destramente di occupare altrove i suoi pensieri ed il suo tempo... Noi dobbiamo intraprendere la corruzione in grande, la corruzione del popolo per mezzo del clero, e del clero per mezzo nostro...."

(E.Delassus, Il problema dell'ora presente, Vol. I, pp. 588-90)

---------------------------------------------------

"I fatti che mi accingo a riportare sono la prova inequivocabile che tale disegno è riuscito, almeno per ora. Nostro Signore infatti ci ha promesso che "le porte dell'inferno non prevarranno" e così sarà. NOI CRISTIANI, COME IL NOSTRO CAPO, GESU' CRISTO, SIAMO ABITUATI A VINCERE PER MEZZO DELLE SCONFITTE. Proprio quando Gesù fu crocifisso e abbandonato d atutti, con la sua morte ci redense; così sarà anche del suo corpo Mistico, la Chiesa: quando sembrerà ormai essere morta, allora risorgerà in tutto il suo fulgore: "Regnavit a ligno Deus"! Tali fatti non devono scandalizzarci, ma, al contrario, devono farci prendere i mezzi adatti (con l'aiuto di Dio che non manca mai) per fare qualcosa per il bene della Chiesa, flagellata e coronata di spine come il caro e buon Gesù. Una bella preghiera di San Tommaso Moro recita così: " O Signore fate che non mi scandalizzi davanti al male ed al peccato, ma datemi la forza di porvi rimedio".

I papi denunciano le infiltrazioni giudaico-massoniche all'interno della Chiesa
• Pio VI, nel Breve Quidaliquantum (10 marzo 1791), critica la Costituzione civile del clero e in un altro Breve al clero e al popolo francese (19 marzo 1792) condanna gli ecclesiastici che giurano fedeltà alla Rivoluzione in questi termini: "II carattere degli eretici e degli scismatici fu (...) di ricorrere all'artificio e alla dissimulazione: così i nuovi intrusi della Chiesa di Francia hanno imitato alla perfezione quest'arte d'ingannare (...) mediante la finzione e la menzogna"5.
• Pio VII nell'Enciclica Din Satis (15 maggio 1800) mette in guardia l'alto clero: "Non ammettete nessuno nei ranghi del clero (...) prima di averlo esaminato con cura, controllato ed approvato maturamente [vi è] una moltitudine di falsi apostoli (...) artefici di inganni, mascherati da apostoli di Cristo". Nell'Enciclica Ecclesiam (13 settembre 1821) condanna la Carboneria, vera miniera di falsi fratelli: "Vengono a voi sotto apparenza di agnelli ma sono, nel fondo del loro cuore, lupi rapaci".
• II cardinale bernetti in una lettera del 4 agosto 1845 scriveva: "II nostro giovane clero è imbevuto delle dottrine liberali (...) La parte del clero che, dopo noi, arriva al governo, (...) è mille volte di più intaccata dal vizio liberale"6.
• Pio IX nell'Enciclica Nostis et Nobiscum (8 dicembre 1849) si lamenta del complotto contro la Chiesa: "Vi sono in Italia degli ecclesiastici, (...) che son passati nei ranghi del nemico della Chiesa". Molti
anni dopo nella lettera Exortce in ista (29 aprile 1876) descrive il caso classico di un'infiltrazione massonica in Brasile. "La confusione che è sorta in Brasile in questi anni è dovuta all'azione di agenti affiliati alla setta massonica, che si sono infiltrati nelle confraternite di pii Cristiani". Il cattolicesimo liberale è per Papa Mastai ancora più pericoloso del Comunismo; è infatti la "quinta colonna" della Giudeo-Massoneria nel seno stesso della Chiesa. Per Pio IX è molto più facile scoprire un nemico dichiarato che un falso fratello, come lo è, in realtà, il cattolico liberale. Nel Breve indirizzato al circolo Sant'Ambrogio di Milano (6 marzo 1873) spiega perché bisogna diffidare assolutamente dei cattolici democratici, imbevuti della filosofìa moderna: "Questi uomini sono più pericolosi che i nemici dichiarati, poiché secondano gli sforzi di questi ultimi, ma non si fanno scorgere. Infatti, restando sui limiti delle opinioni condannate, si presentano sotto le apparenze di una dottrina integra e pura e ingannano così i fanatici della conciliazione ed anche i ferventi Cristiani che, senza ciò, s'opporrebbero fermamente ad un errore manifesto".
• leone XIII, nell'Enciclica Inimica vis (8 dicembre 1892), mette in guardia i vescovi e gli arcivescovi d'Italia contro la Massoneria che cerca di conquistare alla sua filosofìa il clero: "i settari massoni cercano con delle promesse di sedurre il basso clero. Allo scopo di guadagnare alla loro causa i ministri sacri e poi (...) di farne dei rivoltosi".
• san Pio X condanna i cattolici-liberali, i democratici-cristiani, i modernisti come "la razza più pericolosa (...) che pretende di condurre la Chiesa al proprio modo di pensare. Tramite l'astuzia e la menzogna di questo perfido cattolicesimo-liberale, che fermandosi giusto ai Limiti dell'errore condannato, si sforza di apparire come ortodosso (...)! cattolici Liberali sono lupi sotto apparenza di agnelli. Il prete deve svelare le loro trame perfide. Sarete chiamati papisti, clericali, retrogradi, intransigenti; onoratevene". Anche nell'Enciclica Pieni l'animo (28 luglio 1906) san Pio X mette in guardia contro le infiltrazioni nemiche nella Chiesa e parla esplicitamente dello "spirito d'insubordinazione e di indipendenza" che si manifesta tra il clero. Tale spirito — prosegue il Papa — "penetra fin nel Santuario. È soprattutto tra i giovani preti che uno spirito sì funesto porta la corruzione (...) Si fa per tali dottrine nuove una propaganda più o meno occulta, tra i giovani che nei seminari si preparano al sacerdozio". Nella Pascendi (8 settembre 1907), poi, il pontefice denuncia che "i nemici sono arrivati fin dentro il cuore della chiesa, nemici tanto più temibili quanto più lo sono meno apertamente. (...) parliamo di un gran numero di preti (...) è dal di dentro che trainano la rovina della chiesa, il pericolo è oggi quasi nel seno e nelle vene della chiesa stessa (...) essi [i modernisti] non colpiscono i rami ma la radice stessa, vale a dire la Fede". Inoltre sempre S. Pio X, nell'allocuzione alla cerimonia d'imposizione della berretta cardinalizia ai nuovi porporati (27 maggio 1914), pronunciò queste parole: "Oh quanti marinai, quanti piloti e, non voglia Dio, quanti capitani, facendo confidenza a queste novità profane ed alla falsa scienza del tempo presente, invece di giungere in porto, hanno latto naufragio!" (S. Pio X, aas 1914, pp. 260-262). Si noti che il Papa santo morirà neanche tre mesi dopo, il 20 agosto I) 14, e che la parola "capitani" si riferisce ai Vescovi!
• Pio XI denuncia i progressi fatti dalla "quinta colonna" infiltratasi ormai nell'alto clero. "Nel Concistoro del 23 maggio 1923 Pio XI chiese a circa trenta cardinali della Curia romana cosa pensassero della convocazione di un Concilio Ecumenico. Il cardinal Billot parlò esplicitamente di divergenze profonde nel seno dello stesso episcopato. Il cardinal Boggiani, domenicano, pensava che una parte considerevole del clero e dei vescovi era imbevuta di idee moderniste. Il cardinal Billot concludeva dicendo che il Concilio sarebbe stato manovrato dai peggiori nemici della Chiesa". Ancora, nell'Enciclica Divini Redemptoris (29 Settembre 1937) Pio XI denuncia i tentativi di infiltrazione comunista che, senza menzionare la dottrina propria del Comunismo, vorrebbe “impiantare i propri errori nei luoghi dove – senza ciò - non potrebbero penetrare. E lavorano [i comunisti] con tutte le loro forze per infiltrarsi perfidamente nelle assemblee cattoliche".
• II P. cordovani, infine, maestro dei Sacri Palazzi Apostolici sotto il pontificato di Pio XII, e quindi teologo di papa Pacelli, scrive sul!'"Osservatore Romano" del 19 marzo 1950: "Nulla è cambiato nella legislazione della Chiesa rispetto alla Massoneria. (...) I canoni 694 e specialmente il canone 2335, che infligge la scomunica alla Massoneria senza distinzione di riti, sono sempre in vigore. (...) tutti i cattolici devono ricordarselo per non cadere nella trappola". Jacques Ploncard d'Assac commenta che si era in presenza di un'iNFiLTRAZiONE di idee massoniche nella Chiesa e che il padre Cordovani, profondo conoscitore del problema, insisteva: "la scomunica, lo ripeto, vale per tutti i riti massonici, (...) anche se alcuni dichiarano che non sono ostili alla Chiesa. Questa tendenza moderna, (...) che metterebbe volentieri il Cattolicesimo in armonia con tutte le ideologie non ha forse il marchio dell'eresia?".

I Papi perciò, fino a Pio XII, non hanno cessato di metterci in guardia contro le infiltrazioni nemiche nella Chiesa: purtroppo con Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II l'atteggiamento muta radicalmente; si dialoga con la Massoneria, si ammette addirittura la doppia appartenenza, come vedremo nei paragrafi successivi.

Con la morte di Pio XII il Concilio non era ancora stato adunato, ma "l'aggiornamento" roncalliano cominciava .già a dar corpo alle antiche aspirazioni di apertura verso i suppositi della Giudeo-Massoneria, per poter così introdurre il cavallo di Troia nella Chiesa di Cristo. Naturalmente ci si propose di dialogare, oltre che con le altre religioni, anche con la Massoneria, per poter superare le condanne portate dalla Chiesa contro la setta (oltre 590 documenti), a partire da Clemente XII (In Eminenti, 1738) fino a Pio XII incluso e mai messe in discussione. "

Don Curzio Nitoglia, Per Padre il Diavolo

^asceta^
15-08-03, 14:10
Il Vice-Cancelliere Arcivescovile
(Don Claudio Di Liberato)

Alcune notizie sui gruppi tradizionalisti

Questo movimento, nato all'interno della Chiesa Cattolica, allo scopo di preservarla dalle "aberrazioni" propugnate e diffuse dal Concilio Vaticano II, nonché dalle presunte eresie sostenute dai cosiddetti "papi conciliari", si oppone particolarmente alla riforma liturgica e all'ecumenismo, nonché al concetto stesso di "libertà religiosa".

Sono due i filoni principali del movimento tradizionalista: quello iniziato da Mons. Lefebvre e quello avviato ancor prima, da Mons. Thuc, all’epoca entrambi vescovi formalmente in comunione con Roma.

Prima ancora delle ordinazioni di Mons. Lefebvre c'erano state altre ordinazioni illecite compiute dal vescovo vietnamita Mons. Thuc il quale, nel 1976, ordinò 5 vescovi. Successivamente egli ordinò altri 5 vescovi, uno nel 1977, tre nel 1981 e l'ultimo nel 1982. La cosiddetta "linea di Thuc" consta dunque di 10 vescovi ordinati illecitamente. Ognuno di questi vescovi a sua volta ha ordinato e continua ad ordinare molti sacerdoti e anche vescovi.

La "linea di Lefebvre" consta invece di 5 vescovi, quattro ordinati da Mons. Lefebvre ed uno ordinato da tre di questi vescovi a Campos, in Brasile. Anche questi vescovi hanno proceduto a molte ordinazioni sacerdotali.

Attualmente esiste un vastissimo movimento tradizionalista diviso in questi due tronconi.

Il primo, quello originato da Mons. Thuc, sostiene posizioni sedevacantiste e si oppone decisamente al movimento che trae origine da Mons. Lefebvre considerato moderato ed incoerente nelle sue posizioni poiché continua a sostenere l'autorità di Giovanni Paolo II come Vicario di Cristo. Secondo la tesi dei sedevacantisti (denominata tesi di Cassiciacum) la sede papale attualmente sarebbe vacante: essa sarebbe occupata solo materialmente da Giovanni Paolo II, il quale pertanto non è antipapa, ma formalmente non è papa perché non possiede alcuna autorità che gli viene da Cristo. Cristo, infatti, non potrebbe concedere alcuna autorità ad un uomo che, con le azioni e le parole, contraddice tutti gli insegnamenti della Chiesa Cattolica precedenti al Concilio Vaticano II. Per questi motivi e per molti altri, che sarebbe troppo lungo elencare, i sacerdoti e i vescovi appartenenti al movimento sedevacantista celebrano la Messa di S. Pio V omettendo nel canone il nome del Papa (Messa "non una cum") e vietano ai loro seguaci di partecipare a qualsiasi liturgia nella quale venga nominato Giovanni Paolo Il nel canone.

Il secondo troncone, quello originato da Mons. Lefebvre, pur condividendo in pieno tutte le idee del movimento sedevacantista in fatto di ecumenismo, liturgia e libertà religiosa, rifiuta di accettare la tesi della sede papale vacante.

L'intero movimento tradizionalista internazionale, nelle sue variegate differenziazioni, possiede una notevole capacità organizzativa, una rete efficiente di informazioni che collega l'attività dei vari gruppi nei diversi paesi del mondo, una mole considerevole di beni immobili: seminari, case di preghiera, case generalizie, università, chiese e cattedrali. Gli appartenenti al movimento si presentano rigorosamente in abiti religiosi, e svolgono una attività continua di formazione dei bambini, dei giovani e degli adulti, coltivando in modo particolare le vocazioni della gioventù.

Vediamo ora il loro modo di propagandare le loro idee e la loro consistenza anche sul nostro territorio.

Uno dei mezzi più efficaci per la diffusione delle idee del movimento tradizionalista e' la rete di Internet, nella quale sono presenti decine di siti, tutti, apparentemente, rigorosamente e ostentatamente "cattolici".

I dirigenti più preparati culturalmente tengono, inoltre, molto spesso conferenze, dibattiti, presentazioni di nuovi libri, al fine di diffondere le loro idee e la loro convinzione di essere "gli unici veri cattolici ". Tale convinzione, ha tratto anche in inganno semplici fedeli che, colpiti dall'abito talare, si sono rivolti a queste persone nella certezza di trovarsi di fronte a sacerdoti cattolici. Episodi di questo genere sono avvenuti e stanno avvenendo nelle nostre diocesi.

Ci sono, poi, opuscoli di vario genere. Per il movimento lefebvriano alcuni esempi sono: La Tradizione Cattolica, il Cedro, Si Si No No, Chiesa Viva ecc. Per il movimento sedevacantista riviste come Sacerdotium, Sodalitium ed altre.

A proposito di quest'ultima rivista, essa è redatta presso Verrua Savoia, nell'Istituto Mater Boni Consilii. C'è da segnalare che i sacerdoti che hanno fondato il movimento erano originariamente stati ordinati da Mons. Lefebvre, ma si erano distaccati da lui per le motivazioni dette prima. Questo istituto possiede anche un seminario, un centro librario in località Carbignano a Verrua Savoia e, recentemente, al suo interno, è stata fondata anche un’associazione: Sodalizio Cattolico. Fondatore di questo Istituto fu a suo tempo Mons. Franco Munari, che era stato ordinato da Mons. Guerard Des Lauriers, a sua volta ordinato da Mons. Pierre Martin Ngo-Dinh-Thuc. Questo movimento è legato a filo doppio con quello sedevacantista, che risiede a Cincinnati, e che ha come suo massimo esponente un altro vescovo ordinato illecitamente, Mons. Daniel Dolan, ordinato da Mons. Mark Pivarunas, a sua volta ordinato da Mons. Moises Carmona, che era stato creato vescovo anche lui da Mons. Thuc.

Il 21 Aprile 1996 Mons. Daniel Dolan è venuto in Italia dove ha inaugurato il nuovo oratorio di S. Gregorio VII a Roma, sito in Via Pietro Della Valle 13/b nel quale si celebra la S. Messa "non una cum" nella prima e terza domenica di ogni mese alle ore 11. Egli ha anche amministrato cresime e ordinato un diacono che è diventato sacerdote il 3 novembre 1996 in Belgio per mano di Mons. Mc Kenna, altro esponente del movimento. Questi vescovi si muovono continuamente facendo la spola nei diversi paesi del mondo dove hanno istituti e gruppi di fedeli che li sostengono e li ritengono gli unici veri rappresentati del clero cattolico. Secondo le tesi del movimento, infatti, tutti i sacerdoti e i vescovi ordinati dopo il Concilio Vaticano II non hanno ricevuto un’ordinazione valida, ed anche la S. Messa celebrata secondo la Riforma liturgica non è valida. Sostengono addirittura che, se non è possibile assistere ad una Messa con il rito di S. Pio V nel giorno di domenica, il fedele non deve partecipare ad una Messa celebrata da sacerdoti “conciliari”.

In particolar modo, i sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii compiono un'opera continua di proselitismo recandosi da una parte all'altra dell'Italia ed anche all'estero. L'Istituto in questione possiede un sito ufficiale Internet all'indirizzo: http://www.plion.it/sodali/ e un sito organizzato da laici vicini alle posizioni dell’Istituto all’indirizzo: http://www.4net.com/sodali/, nel quale, tra le altre cose, si dichiara che il loro primo intento è quello di fare nuovi proseliti. Tale Istituto è perfino presente nelle Pagine Gialle tra gli altri Istituti religiosi veramente cattolici.

Il movimento lefebvriano ha anch'esso recentemente inaugurato una sede a Roma, la Cappella S. Caterina da Siena situata in Via Urbana n. 85 che è stata inaugurata il 5 gennaio 1997 da Mons. Bernard Fellay superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X .

Entrambi i tronconi del movimento tradizionalista pubblicizzano le loro nuove sedi nella Città Eterna come segno della loro particolare partecipazione al giubileo dell'anno 2000.

A Chieti entrambi questi movimenti sono stati presenti in quanto hanno avuto contatti, in momenti distinti, con gli ex seguaci di P. Valeriano, cioè l’OMSA. C’è da precisare che entrambi questi gruppi, appena constatato che nell’OMSA non è presente la benché minima traccia di autentica tradizione cattolica, ma che sotto questa bandiera si celano pericolose eresie anticattoliche, hanno cessato la loro partecipazione alle attività di tale gruppo scismatico.

Segnaliamo, inoltre, che da raffronti fatti con le pubblicazioni degli anni precedenti, appare evidente e preoccupante il fatto che il movimento tradizionalista, nel suo complesso, ha incrementato e continua ad incrementare il numero dei suoi aderenti e delle sedi nelle quali vengono celebrate le S. Messe. L’obiettivo è quello di fare nuovi proseliti.

questo ed altro dal sito:
www.geocities.com/Athens/Agora/8843/omsa-odp.htm

Guelfo Nero
15-08-03, 14:24
ALDILà DEL TONO NEO-MODERNISTA, UN QUADRO DI NOTIZIE TUTTO SOMMATO OGGETTIVO E VERITIERO, CARO ASCETA.
TI RINGRAZIO PER LA SEGNALAZIONE:TRA L'ALTRO, PROPRIO L'ALTRO GIORNO HO SCRITTO UN POST MOLTO DURO CONTRO I BANDITI DELL'ODP (EX OMSA).
L'ONDA DELL'OPPOSIZIONE AL "VATICANO II" COMUNQUE MONTA SEMPRE DI PIù E AIUTA ANCHE COLORO CHE, PUR RIMANENDO IN COMUNIONE CON I MODERNISTI, LOTTANO PER I MEDESIMI SCOPI, NELLO SPIRITO DEL CATTOLICESIMO ROMANO.

SOLO UNA CURIOSITà: QUESTO "DON" CLAUDIO, DI QUALE ARCIDIOCESI SAREBBE "VICE-CANCELLIERE"?

UN SAUTO CORDIALE

GUELFO NERO :)

^asceta^
15-08-03, 14:47
Originally posted by guelfo nero
ALDILà DEL TONO NEO-MODERNISTA, UN QUADRO DI NOTIZIE TUTTO SOMMATO OGGETTIVO E VERITIERO, CARO ASCETA.
TI RINGRAZIO PER LA SEGNALAZIONE:TRA L'ALTRO, PROPRIO L'ALTRO GIORNO HO SCRITTO UN POST MOLTO DURO CONTRO I BANDITI DELL'ODP (EX OMSA).
L'ONDA DELL'OPPOSIZIONE AL "VATICANO II" COMUNQUE MONTA SEMPRE DI PIù E AIUTA ANCHE COLORO CHE, PUR RIMANENDO IN COMUNIONE CON I MODERNISTI, LOTTANO PER I MEDESIMI SCOPI, NELLO SPIRITO DEL CATTOLICESIMO ROMANO.

SOLO UNA CURIOSITà: QUESTO "DON" CLAUDIO, DI QUALE ARCIDIOCESI SAREBBE "VICE-CANCELLIERE"?

UN SAUTO CORDIALE

GUELFO NERO :)

scusami guelfo nero, questo è un documento che risale al lontano 3 maggio del 1998, il don Claudio è di Chieti, stando a quanto scritto in data circa la provenienza.

una cosa sola però mi ha lasciata perplessa, in questa pagina non si fa altro che denigrare la Tradizione cattolica... anche la Tesi di Cassiciacum sembra essere vista come... "controtendenza"?!?!?!

ti chiedo cortesemente un rimando all'altricolo da te citato e postato contro i banditi dell'ODP...

un caro saluto
asceta

Guelfo Nero
15-08-03, 14:52
CARI AMICI,

MAGARI, OGNI TANTO, ARRIVA A CASA VOSTRA LA PUBBLICAZIONE "PRESENZA DIVINA. LA MISERICORDIA DEL CUORE DI DIO", STAMPATA A CHIETI.
DI PRIMO ACCHITO PUò SEMBRARE UNA RIVISTA CATTOLICA, E ANCHE FORTEMENTE "TRADIZIONALISTA".
IN REALTà è UNA RIVISTA DI UNA SETTA ABRUZZESE DI PSEUDO-VEGGENTI CHE AGLI INIZI DEGLI ANNI NOVANTA, SULL'ONDA DI "APPARIZIONI" E "LOCUZIONI INTERIORI" SI ELESSE UN "PAPA" ("VALERIANO I") E FONDò ADDIRITTURA "L'ORDINE MONDIALE PER LA SALVEZZA DELLE ANIME" (O.M.S.A., COME LA NOTA MARCA DI CALZE).
TENTARONO VARI APPROCCI CON IL MONDO DEL CATTOLICESIMO INTEGRALE MA LA LORO NATURA FORTEMENTE SETTARIA E VISIONARIA VENNE BEN PRESTO SCOPERTA: FURONO RESPINTI CON ORRORE E SDEGNO.
TRASFORMATI IN UNA ONLUS: INVIANO ANCORA QUESTO LORO BOLLETTINO A PARROCCHIE E IGNARI FEDELI.

DA EVITARE RIGOROSAMENTE, COME LA PESTE.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :)

^asceta^
15-08-03, 15:05
Originally posted by guelfo nero
CARI AMICI,

MAGARI, OGNI TANTO, ARRIVA A CASA VOSTRA LA PUBBLICAZIONE "PRESENZA DIVINA. LA MISERICORDIA DEL CUORE DI DIO", STAMPATA A CHIETI.
DI PRIMO ACCHITO PUò SEMBRARE UNA RIVISTA CATTOLICA, E ANCHE FORTEMENTE "TRADIZIONALISTA".
IN REALTà è UNA RIVISTA DI UNA SETTA ABRUZZESE DI PSEUDO-VEGGENTI CHE AGLI INIZI DEGLI ANNI NOVANTA, SULL'ONDA DI "APPARIZIONI" E "LOCUZIONI INTERIORI" SI ELESSE UN "PAPA" ("VALERIANO I") E FONDò ADDIRITTURA "L'ORDINE MONDIALE PER LA SALVEZZA DELLE ANIME" (O.M.S.A., COME LA NOTA MARCA DI CALZE).
TENTARONO VARI APPROCCI CON IL MONDO DEL CATTOLICESIMO INTEGRALE MA LA LORO NATURA FORTEMENTE SETTARIA E VISIONARIA VENNE BEN PRESTO SCOPERTA: FURONO RESPINTI CON ORRORE E SDEGNO.
TRASFORMATI IN UNA ONLUS: INVIANO ANCORA QUESTO LORO BOLLETTINO A PARROCCHIE E IGNARI FEDELI.

DA EVITARE RIGOROSAMENTE, COME LA PESTE.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :)


infatti, caro guelfo,
ho postato quel messaggio proprio per evincere gli orrori che il Concilio Vaticano II permette e fa sì che pullulino liberamente all'interno della religione cattolica.

che sia fatta la volontà di Nostro Signore Gesù Cristo!

rimando anche all'articolo www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=63949

nel quale si evince come il potere morale sia rimesso ai nostri tribunali "illuminati" dalla presenza giudaica... è forse anche a questo che la libertà religiosa doveva condurre?

un caro saluto
asceta

Guelfo Nero
15-08-03, 15:32
CARO ASCETA,

GRAZIE PER LE AGGIUNTE: IL "COMUNICATO DELLA DIOCESI DI CHIETI" HA ALMENO IL MERITO DI DARE LARGO SPAZIO ANCHE ALL'ALTRA LINEA DI VESCOVI CHE è NATA IN OPPOSIZIONE AL "VATICANO II": QUELLA FIORITA DA SUA ECCELLENZA THUC, UN FORTE VESCOVO ANTICOMUNISTA VIETNAMITA, GIà VESCOVO TITOLARE DI SAIGON, LEGATO PONTIFICIO IN INDOCINA E ARCIVESCOVO DI HUè, FRATELLO DEL DEFUNTO PRESIDENTE DEL VIETNAM DEL SUD.
è UNA LINEA CON MOLTI VESCOVI GIOVANI E "SPIETATI" VERSO GLI ERRORI E E LE ERESIE DEL NEO-MODERNISMO DEL "VATICANO II".
IN FONDO TRA GLI OPPOSITORI DEL "VATICANO II" SI SONO FORMATI DUE ATTEGGIAMENTI TEORICI E ANCHE PRATICI PIUTTOSTO DIVERSI, ANCHE SE COMUNE RIMANE L'ANALISI DEI NEFASTI PRODOTTI DALL'ATTUALE CRISI.
COLORO CHE SONO LEGATI ALLA FRATERNITà SAN PIO X HANNO UNA POSIZIONE "TRADIZIONALISTA": CRITICANO E RIFIUTANO IL "VATICANO II", LA NUOVA "MESSA", ATTACCANO GIOVANNI PAOLO II MA LO CONSIDERANO IL PAPA, IN NOME DI UN'ATTEGGIAMENTO GENERICAMENTE TRADIZIONALISTA, PRASSISTA, TATTICO E PIUTTOSTO GALLICANO CHE AVEVA CARATTERIZZATO L'OPERATO PUR NOBILE DI MONSIGNOR LEFEBVRE.
INSOMMA CONSIDERANO LA QUESTIONE DEL PAPATO MENO RILEVANTE, NELLA LOTTA CONTRO L'ERESIA ANTROPOLATRICA DEL V2.
ALTRI INVECE - I SEDEVACANTISTI, IN SPECIAL MODO QUELLI LEGATI A SUA ECCELLENZA GUERARD DES LAURIERS E ALLA SUA TESI DEL 1979 SULLA VACANZA DELLA SEDE APOSTOLICA, POSSONO ESSERE DEFINITI PIù CORRETTAMENTE "CATTOLICI INTEGRALI" IN QUANTO RITENGONO CHE DEI VERI PAPI (CON L'INFALLIBILITà) NON AVREBBERO MAI POTUTO COMPIERE ERRORI ED ORRORI DI QUESTO TIPO (LIBERTà RELIGIOSA, ASSISI 1 E 2, VISITA ALLA SINAGOGA).
QUINDI RITENGONO LA SEDE APOSTOLICA VACANTE ALMENO DAL 7 DICEMBRE 1965 E PROBABILMENTE ANCHE DALLA MORTE DI PAPA PIO XII: LA GERARCHIA SI PERPETUEREBBE IN MODO MERAMENTE MATERIALE MA SENZA AUTORITà, IN ATTESA DI ESSERE RIMESSA IN PIENEZZA DA UN VERO PAPA CHE, SANZIONANDO QUESTO QUARANTENNIO DI VACANZA E DI VARIA ERESIA, TOLGA LA NOSTRA AMATISSIMA CHIESA CATTOLICA DALLO STATO DI PRIVAZIONE VERA E REALE IN CUI SI TROVA.
OVVIAMENTE NEL FRATTEMPO GLI OCCUPANTI MODERNISTI VANNO COMBATTUTI SENZA QUARTIERE, ALMENO DAL PUNTO DI VISTA DOTTRINALE.

QUESTO è IL MOTIVO PER CUI LA TESI DI CASSICIACUM SEMRBA ESSERE CONSIDERATA, PERSINO DA UN "DOCUMENTO DI CURIA", PIù COERENTE RISPETTO AD UN GENERICO TRADIZIONALISMO CHE MIRA A FARE "COME PRIMA" MA NON SI DOMANDA FINO IN FONDO QUALI SIANO LE RADICI DI QUESTA TEMPORANEA (LO SOTTOLINEO) OCCUPAZIONE DELLA ROCCA DELLA CHIESA DA PARTE DI FORZE ESTRANEE E OSTILI AL CATTOLICESIMO.

UN SALUTONE CORDIALE E GRAZIE PER GLI ULTERIORI CONTRIBUTI

GUELFO NERO:) :) :)

^asceta^
15-08-03, 17:10
"Vediamo ora il loro modo di propagandare le loro idee e la loro consistenza anche sul nostro territorio.
Uno dei mezzi più efficaci per la diffusione delle idee del movimento tradizionalista e' la rete di Internet, nella quale sono presenti decine di siti, tutti, apparentemente, rigorosamente e ostentatamente "cattolici"."

Scusami se insisto sul post che ho inviato prima, ma che modo incapace di sostenere posizioni polemiche è mai questo?

La rete Internet come mezzo più efficace per la diffusione delle idee? FOSSE SOLO PER IL MOVIMENTO TRADIZIONALISTA!

In più loro stessi sostengono la vasta presenza di beni immobiliari e di un sostenuto, sia pur interiormante, seguito di Fedeli.

Ammetto di essere sia giovane (più o meno, a seconda dei punti di vista) in età ma soprattutto in cammino religioso. Ma la Verità è ciò che mi premeva cercare, un abbaglio nel cuore ed eccola, ma la Fede bisogna coltivarla, "O Signore fate che non mi scandalizzi davanti al male ed al peccato, ma datemi la forza di porvi rimedio!".

Per quanto riguarda la qestione sedevacantista concordo pienamente con la Tesi di Cassiciacum, ma ancor di più su ciò che riguarda il conflitto delgi insegnamenti del V2 con quella che è la dottrina cattolica; invece per quello che concerne la riforma liturgica, ancora ammetto di saperne davvero poco... comunque resto nella scelta del rito tradizionale, nel quale non viene menzionato il nome di papa Giovanni Paolo II...

Ed è con gioia che ho conosciuto ed ho scelto di seguire Don Curzio Nitoglia, nella gioia che provo nell'aver trovato la strada del sacrificio per la Gloria di Nostro Signore.

Un caro saluto a te Guelfo
asceta

Guelfo Nero
15-08-03, 18:20
:) :) :)

GUELFO NERO:)

P.S.: HO DEDICATO UN THREAD A DON NITOGLIA CON MOLTO AFFETTO, PROPRIO L'ALTRA SERA.

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=55415

Guelfo Nero
16-08-03, 01:12
CARO ASCETA,

SE VUOI MANDAMI PURE IL PVT. ORA HO LIBERATO LA CASELLA DEI MESSAGGI.

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
18-08-03, 15:16
CARI AMICI,

LA GIUSTAPPOSIZIONE DEL PARAGRAFO 2 DELLA "DIGNITATIS HUMANAE" CON LA "QUANTA CURA" DI PAPA PIO IX è ORMAI UNANIMEMENTE CONSIDERATO MEZZO DI PROVA PER LA CONTRADDITTORIETà INSANABILE TRA I DUE DOCUMENTI.
LA "DIGNITATIS HUMANAE" APPROVA CIò CHE LA "QUANTA CURA" CONDANNA.
ED è INUTILE RICHIAMARSI AL MAGISTERO PRECEDENTE IN UN DOCUMENTO CHE LO RINNEGA.

SENTIAMO LE FOLLIE DELLA "DIGNITATIS HUMANAE": "QUESTO CONCILIO VATICANO DICHIARA CHE LA PERSONA UMANA HA IL DIRITTO ALLA LIBERTà RELIGIOSA. IL CONTENUTO DI UNA TALE LIBERTà è CHE GLI ESSERI UMANI DEVONO ESSERE IMMUNI DA COERCIZIONE DA PARTE DEI SINGOLI INDIVIDUI, DI GRUPPI SOCIALI E DI QUALSIVOGLIA POTESTà UMANA (!!!), COSì CHE IN MATERIA RELIGIOSA NESSUNO SIA FORZATO AD AGIRE CONTRO LA PROPRIA COSCIENZA, Nè SIA IMPEDITO, ENTRO DEBITI LIMITI, DI AGIRE IN CONFORMITà AD ESSA: PRIVATAMENTE O PUBBLICAMENTE (!!!), IN FORMA INDIVIDUALE O ASSOCIATA.
INOLTRE DICHIARA CHE IL DIRITTO ALLA LIBERTà RELIGIOSA SI FONDA REALMENTE SULLA STESSA DIGNITà DELLA PERSONA UMANA (!!!), QUALE SI CONOSCE SIA PER MEZZO DELLA PAROLA DI DIO RIVELATA (BESTEMMIA!) CHE TRAMITE LA STESSA RAGIONE UMANA (MENZOGNA!).

SENTIAMO ORA LA VOCE DI DIO, LA VOCE DEL PAPA.

PIO IX "Quanta cura" (8 DICEMBRE 1864): "AI TEMPI NOSTRI SI TROVANO NON POCHI, CHE APPLICANDO ALLO STATO L'EMPIO E ASSURDO PRINCIPIO DEL NATURALISMO, OSANO INSEGNARE CHE - LA MIGLIORE COSTITUZIONE DELLO STATO ED IL PROGRESSO CIVILE ESIGONO ASSOLUTAMENTE CHE LA SOCIETà UMANA SIA COSTITUITA E GOVERNATA SENZA ALCUN RIGUARDO DELLA RELIGIONE, COME SE NON ESISTESSE, OD ALMENO SENZA FARE NESSUNA DISTINZIONE TRA QUELLA VERA E QUELLE FALSE-.
E CONTRO LA DOTTRINA DELLE SCRITTURE, DELLA CHIESA E DEI SS. PADRI NON TEMONO DI ASSERIRE: "LA MIGLIORE CONDIZIONE DELLA SOCIETà ESSERE QUELLA, IN CUI NON SI RICONOSCE NELLO STATO DOVERE DI REPRIMERE CON PENE STABILITE I VIOLATORI DELLA CATTOLICA RELIGIONE, SE NON IN QUANTO CIò RICHIEDE LA PUBBLICA QUIETE".
DALLA QUALE IDEA DI GOVERNO DELLO STATO, NON TEMONO DI DEDURRE QUELL'ALTRA OPINIONE SOMMAMENTE DANNOSA ALLA CHIESA CATTOLICA E ALLA SALVEZZA DELLE ANIME, CHIAMATA "DELIRIO" DAL NOSTRO PREDECESSORE GREGORIO XVI DI RECENTE MEMORIA, CIOè "LA LIBERTà DI COSCIENZA E DEI CULTI DEVE ESSERE DIRITTO PROPRIO DI CIASCUN UOMO, CHE SI DEVE CON LEGGE PROCLAMARE E SOSTENERE IN OGNI SOCIETà BEN COSTITUITA, E ESSERE DIRITTO D'OGNI CITTADINO UNA TOTALE LIBERTà, CHE NON PUò ESSERE LIMITATA DA ALCUNA AUTORITà VUOI CIVILE VUOI ECCLESIASTICA, DI MANIFESTARE E DICHIARARE I PROPRI PENSIERI, QUALI CHE SIANO, SIA A VIVA VOCE, SIA PER ISCRITTO, SIA IN ALTRO MODO PALESEMENTE E IN PUBBLICO"
E MENTRE AFFERMANO QUESTE COSE TEMERARIAMENTE, NON PENSANO E CONSIDERANO CHE PREDICANO LA "LIBERTà DELLA PERDIZIONE" (SANT'AGOSTINO, EPISTULA 105, AL. 166).

QUI SI PARLA DI MISURE COERCITIVE CHE LA SONO NEGATE, QUI SI NEGA UN "DIRITTO-DELIRIO" CHE Là è INVECE AFFERMATO ADDIRITTURA COME FACENTE PARTE DELLA RIVELAZIONE.
è FACILE AGGIRARE CON LA VOLONTà QUESTA EVIDENZA METAFISICA E TEOLOGICA: BASTA UN PIZZICO DI STORICISMO, UN PIZZICO DI "GIOCO DI PAROLE", UN PIZZICO DI "EVOLUZIONISMO DOGMATICO DISOMOGENEO" E UN PIZZICO DI "NONPENSIAMOCIPIù"CHE è L'ELEMENTO PIù IMPORTANTE.

SEMBRA INCREDIBILE MA LO FANNO IN MOLTI E ANCHE MOLTO ALLEGRAMENTE:
OSANO CHIAMARLA "FEDELTà".

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :) :) :)

Guelfo Nero
13-11-03, 19:14
QUESTO THREAD è TROPPO ESSENZIALE PER L'ESISTENZA DI QUESTO FORUM CHE NON PUò ASSOLUTAMENTE PERDERE IL SUO RILIEVO, ANCHE IN TEMPO DI "MIGRAZIONI".

GUELFO NERO :)

Bellarmino
13-11-03, 19:23
Caro Guelfo,
la "transumanza" di POL pare essere terminata.
Thread in rilievo!
Bellarmino

Guelfo Nero
16-11-03, 20:34
Originally posted by guelfo nero
CARO ASCETA,

GRAZIE PER LE AGGIUNTE: IL "COMUNICATO DELLA DIOCESI DI CHIETI" HA ALMENO IL MERITO DI DARE LARGO SPAZIO ANCHE ALL'ALTRA LINEA DI VESCOVI CHE è NATA IN OPPOSIZIONE AL "VATICANO II": QUELLA FIORITA DA SUA ECCELLENZA THUC, UN FORTE VESCOVO ANTICOMUNISTA VIETNAMITA, GIà VESCOVO TITOLARE DI SAIGON, LEGATO PONTIFICIO IN INDOCINA E ARCIVESCOVO DI HUè, FRATELLO DEL DEFUNTO PRESIDENTE DEL VIETNAM DEL SUD.
è UNA LINEA CON MOLTI VESCOVI GIOVANI E "SPIETATI" VERSO GLI ERRORI E E LE ERESIE DEL NEO-MODERNISMO DEL "VATICANO II".
IN FONDO TRA GLI OPPOSITORI DEL "VATICANO II" SI SONO FORMATI DUE ATTEGGIAMENTI TEORICI E ANCHE PRATICI PIUTTOSTO DIVERSI, ANCHE SE COMUNE RIMANE L'ANALISI DEI NEFASTI PRODOTTI DALL'ATTUALE CRISI.
COLORO CHE SONO LEGATI ALLA FRATERNITà SAN PIO X HANNO UNA POSIZIONE "TRADIZIONALISTA": CRITICANO E RIFIUTANO IL "VATICANO II", LA NUOVA "MESSA", ATTACCANO GIOVANNI PAOLO II MA LO CONSIDERANO IL PAPA, IN NOME DI UN'ATTEGGIAMENTO GENERICAMENTE TRADIZIONALISTA, PRASSISTA, TATTICO E PIUTTOSTO GALLICANO CHE AVEVA CARATTERIZZATO L'OPERATO PUR NOBILE DI MONSIGNOR LEFEBVRE.
INSOMMA CONSIDERANO LA QUESTIONE DEL PAPATO MENO RILEVANTE, NELLA LOTTA CONTRO L'ERESIA ANTROPOLATRICA DEL V2.
ALTRI INVECE - I SEDEVACANTISTI, IN SPECIAL MODO QUELLI LEGATI A SUA ECCELLENZA GUERARD DES LAURIERS E ALLA SUA TESI DEL 1979 SULLA VACANZA DELLA SEDE APOSTOLICA, POSSONO ESSERE DEFINITI PIù CORRETTAMENTE "CATTOLICI INTEGRALI" IN QUANTO RITENGONO CHE DEI VERI PAPI (CON L'INFALLIBILITà) NON AVREBBERO MAI POTUTO COMPIERE ERRORI ED ORRORI DI QUESTO TIPO (LIBERTà RELIGIOSA, ASSISI 1 E 2, VISITA ALLA SINAGOGA).
QUINDI RITENGONO LA SEDE APOSTOLICA VACANTE ALMENO DAL 7 DICEMBRE 1965 E PROBABILMENTE ANCHE DALLA MORTE DI PAPA PIO XII: LA GERARCHIA SI PERPETUEREBBE IN MODO MERAMENTE MATERIALE MA SENZA AUTORITà, IN ATTESA DI ESSERE RIMESSA IN PIENEZZA DA UN VERO PAPA CHE, SANZIONANDO QUESTO QUARANTENNIO DI VACANZA E DI VARIA ERESIA, TOLGA LA NOSTRA AMATISSIMA CHIESA CATTOLICA DALLO STATO DI PRIVAZIONE VERA E REALE IN CUI SI TROVA.
OVVIAMENTE NEL FRATTEMPO GLI OCCUPANTI MODERNISTI VANNO COMBATTUTI SENZA QUARTIERE, ALMENO DAL PUNTO DI VISTA DOTTRINALE.

QUESTO è IL MOTIVO PER CUI LA TESI DI CASSICIACUM SEMRBA ESSERE CONSIDERATA, PERSINO DA UN "DOCUMENTO DI CURIA", PIù COERENTE RISPETTO AD UN GENERICO TRADIZIONALISMO CHE MIRA A FARE "COME PRIMA" MA NON SI DOMANDA FINO IN FONDO QUALI SIANO LE RADICI DI QUESTA TEMPORANEA (LO SOTTOLINEO) OCCUPAZIONE DELLA ROCCA DELLA CHIESA DA PARTE DI FORZE ESTRANEE E OSTILI AL CATTOLICESIMO.

UN SALUTONE CORDIALE E GRAZIE PER GLI ULTERIORI CONTRIBUTI

GUELFO NERO:) :) :)

TI RICORDI, CARISSIMA ASCETA? ERANO I TUOI PRIMI PASSI IN POLITICAONLINE...

GUELFO NERO ;)

padus996 (POL)
03-12-03, 00:51
La Sezione di Rovigo di "Coordinamento Cattolico", in collaborazione
con il Centro culturale "Beata Vergine del Soccorso" di Rovigo presentano
venerdì 12 dicembre 2003 alle ore 21 presso l'Hotel Villa Regina Margherita,
in Viale Regina Margherita n. 6, a Rovigo la conferenza pubblica sul tema:

"L'adesione alla Fede Cattolica e l'opposizione al Concilio Vaticano II: il ruolo dell'Istituto Mater Boni Consilii".

Relatori:
- Don Francesco Ricossa, Direttore della rivista ³Sodalitium²
- Piergiorgio Seveso, Presidente del ³Coordinamento Cattolico²

Guelfo Nero
28-01-04, 12:42
Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962


25 gennaio 1959 - Appena 3 mesi dopo aver assunto il sommo pontificato, Giovanni XXIII, nel monastero di San Paolo fuori le mura, davanti a 17 cardinali, esprime l’intenzione di convocare un concilio ecumenico…

I - Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962

11 ottobre 1962 - Apertura del secondo concilio del Vaticano.
2400 Padri conciliari in piviale e mitra bianche si recano in processione nella Basilica di San Pietro. Fra di loro i cardinali Frings, Ottaviani, Liénart, Meyer, Bea, Suenens e… mons. Lefébvre.
Si tratta del 21° concilio ecumenico della storia della Chiesa cattolica. Vi sono rappresentati tutti i continenti: Europa (39%), America del Nord (14%), America del Sud (18%), America Centrale (3%), Africa (12%), Asia (12%), Oceania (2%).
Dopo il canto del Veni Creator, la celebrazione della Messa e l’intronizzazione dei Vangeli, il Papa pronuncia un discorso di apertura, Gaudet Mater Ecclesia, che rappresenta certamente una delle chiavi del concilio. Il Papa spiega che per delle ragioni pastorali, egli vuol trovare delle nuove forme per il messaggio cristiano, più adatte ai nostri tempi.
Questa distinzione tra il contenuto e la forma dell’insegnamento della Chiesa è una assoluta novità per la Chiesa cattolica.

13 ottobre 1962 - Cominciano i lavori. È sabato e si apre la prima congregazione generale. I Padri conciliari ricevono tre libretti preparati dal Segretariato generale, che servono per la designazione dei 24 membri che devono comporre ognuna delle 10 commissioni. Il primo libretto contiene l’elenco completo dei Padri (tutti eleggibili, se non svolgono già delle funzioni organizzative); il secondo elenca i nomi dei Padri che hanno preso parte attiva ai lavori di preparazione del concilio; il terzo, in bianco, da compilare con i nomi dei candidati scelti a far parte delle commissioni.
Spinto da mons. Garrone (Tolosa), il cardinale Liénart (Lilla), uno dei dieci presidenti del concilio, interrompe mons. Felici che spiegava la procedura per la designazione. L’arcivescovo di Lilla chiede che gli scrutinii vengano differiti di molti giorni. È applaudito. Il cardinale Frings lo appoggia. Mons. Felici cede e annuncia che la riunione è aggiornata a martedì 16 ottobre, alle ore 9,00. Secondo un vescovo olandese, si tratta della prima vittoria del cambiamento.
Il giornale marxista Il Paese, commenta: “Il diavolo è entrato in Concilio”. Henri Fesquet, con maggiore clama, annota su Le Monde: “Non si deve sopravvalutare l’importanza dell’iniziativa del cardinale Liénart, che è stata accolta assai freddamente dagli ambienti romani”.

15 ottobre 1962 ? In serata sono giunte al Segretariato generale 34 elenchi. L’elenco del cardinale Frings ? soprannominato “internazionale” ? comprende 109 nomi scelti accuratamente. Scopo di questa lista? Fare in modo che in seno alle dieci commissioni sia largamente rappresentata quella che più tardi verrà chiamata “l’Alleanza Europea”. Questa “Alleanza Europea” è principalmente costituita dai vescovi di Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio e Svizzera.
Il papa riceve i presidenti delle dieci commissioni in udienza privata. Su proposta dei cardinali Frings (Colonia), Liénart (Lilla) e Alfrink (Utrecht), viene chiesto a Giovanni XXIII di differire la discussione dei 4 primi schemi preparatori: “Le fonti della Rivelazione”, “La salvaguardia integrale del deposito della Fede”, “L’ordine morale cristiano” e “Castità, matrimonio, famiglia e verginità”. Queste costituzioni “troppo” dogmatiche non piacevano ai vescovi olandesi; il Padre Schillebeeckx, in forma anonima, ne fu il primo contestatore.

16 ottobre 1962 ? Scrutinio delle votazioni: vengono esaminati 380.000 nomi.
Nel contempo si annuncia che i 4 primi schemi previsti nell’ordine della discussione sono stati effettivamente rimandati. Come scrisse Henri Fesquet in Le Monde del 16 ottobre, si rimprovera ai testi della commissione preparatoria di essere “troppo scolastici, troppo giuridici, troppo canonici, troppo centrati sulla morale e, cosa che costituisce forse il rimprovero più grande nel contesto ecumenico del concilio, insufficientemente biblici”. Si tratterà quindi per prima la costituzione sulla liturgia, più pastorale.
“Gli stessi protestanti sono stati colpiti dalla qualità di questo testo”, registra lo stesso Fesquet.

20 ottobre 1962 ? Dopo lo scrutinio, il Sommo Pontefice cambia il metodo per le elezioni e annuncia che per la designazione dei membri delle commissioni non è più richiesta la maggioranza assoluta, basterà la maggioranza semplice. I risultati diventano molto soddisfacenti per l’Alleanza Europea: essa ottiene il 49% dei seggi. Il papa sostiene questa tendenza designando a sua volta altri membri, e riservandosi il diritto di nominarne più di quelli previsti inizialmente. Alla fine, l’80% dei candidati presentati dall’Alleanza Europea sono presenti nelle commissioni.

22 ottobre 1962 ? Soddisfatto per non dover discutere le 4 costituzioni dogmatiche e per poter incominciare con lo schema sulla liturgia, il cardinale Frings, primo oratore della giornata, presenta tuttavia una protesta. Egli informa l’aula conciliare che il testo sulla liturgia sottoposto a discussione è stato tagliato: mancano i passi più importanti che erano invece contenuti nella prima stesura, in particolare sull’uso della lingua volgare e sulla possibilità di concelebrare.

23 ottobre 1962 ? Mons. Dante afferma chiaramente che legiferare in materia liturgica è prerogativa esclusiva della Santa Sede e quindi non è opportuno trattare di questioni liturgiche nel corso del Concilio.
Certi Padri, ignorando i regolamenti, fanno arrivare ai giornali delle informazioni confidenziali sul dibattito.
Questo 23 ottobre l’opinione pubblica fa il suo ingresso nell’aula: quando mons. Van Bekkum (Indonesia) tiene la prima conferenza stampa per spiegare che l’uso del volgare nella liturgia è una questione di vitale importanza.

30 ottobre 1962 ? Il cardinale Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, e quindi custode della dottrina, protesta formalmente contro le modifiche radicali che si vorrebbero apportare al rito della Messa. Il cardinale Alfrink, che presiede la seduta, fa staccare il microfono su segnalazione del cardinale Tisserant (decano del Sacro Collegio). Accortosi che era stato ridotto al silenzio e che parla a vuoto, il cardinale Ottaviani si siede, umiliato, mentre numerosi Padri conciliari applaudono di gioia.

4 novembre 1962 ? Giovanni XXIII, rivolgendosi ai Padri, prende posizione a favore dell’uso del volgare nella liturgia. Riprende il tema del suo discorso d’apertura: “È naturale che la novità dei tempi e delle circostanze suggerisca delle forme e dei metodi diversi per trasmettere all’esterno la stessa dottrina e darle una veste nuova”.

5 novembre 1962 ? In seguito alla protesta del cardinale Frings (22 ottobre), viene annunciato che la maggior parte dei passi eliminati dalla costituzione sulla liturgia, saranno reintrodotti.
Sorgono altre questioni: l’Alleanza Europea amerebbe che la Curia perdesse le sue prerogative in materia di legislazione liturgica, a favore delle Conferenze Episcopali locali.

6 novembre 1962 ? Nel pomeriggio, mons. Duschak (Filippine) propone un programma liturgico profetico: “È necessario istituire, al di fuori e al di là del rito latino, una messa ecumenica, ispirata alla Santa Cena, interamente celebrata in volgare, a voce alta e rivolti ai fedeli, in maniera che essa sia accessibile senza spiegazioni né commenti e sia accettabile da parte di tutti i cristiani al di là della loro specifica confessione. Perché il più grande concilio ecumenico della storia non dovrebbe dare l’ordine di studiare una nuova forma della messa, adatta gli uomini dei nostri tempi?”

13 novembre 1962 ? Rispondendo ad una domanda di 400 vescovi (italiani e iugoslavi), Giovanni XXIII decide che nel canone della Messa si faccia menzione di San Giuseppe. “È la prima volta dal tempo di San Gregorio Magno, morto nel 610, che il canone della Messa viene ritoccato”, nota Henri Fesquet. Nel suo Giornale del Concilio, il Padre Congar, figura del partito progressista e influente esperto, commenta: “Il buon Giovanni XXIII mescola continuamente il piacevole con lo spiacevole o l’arretrato”.

14 novembre 1962 ? Esame dello schema preparatorio sulle “Fonti della Rivelazione”. Il cardinale Ottaviani ne presenta il testo. Principale artefice dello schema, egli spiega che “il primo dovere di ogni pastore d’ànime (è) di insegnare la verità che rimane sempre e ovunque immutabile”. Ma le reazioni sono particolarmente violente. Il cardinale Liénart interviene per primo: “Hoc schema mihi non placet!” Egli accusa la commissione preparatoria di aver lavorato “modo frigido”. Il cardinale Léger (Montreal) minaccia di dimettersi se lo schema verrà adottato. L’11 ottobre, per rigettare in toto lo schema, i cardinali Alfrink, Lefebvre (Bourges) e Bea (Segretariato per l’Unità) richiamano il discorso di apertura di papa Giovanni XXIII. Il cardinale Ruffini (Palermo) invece lo approva, al pari del cardinale Siri (Genova) e del cardinale Quiroga (San Giacomo di Compostela). Ma già circolano tra i Padri due contro-schema, uno del padre Congar e l’altro dei padri Rahner e Ratzinger.

16 novembre 1962 ? Il dibattito infuria: 9 dei 21 intervenuti chiedono che lo schema preparatorio sulle fonti della fede sia rigettato perché non corrisponde alle esigenze dell’ecumenismo attuale. Il concilio si trova ad un punto morto, le posizioni si irrigidiscono e in seguito ai confronti non si determina alcuna maggioranza. La presidenza del concilio stabilisce una votazione per sapere se occorre sospendere la discussione. Su 2209 Padri il 62% si pronuncia in favore della sospensione, il 37% contro e l’1% vota nullo. Il regolamento interno richiedeva una maggioranza dei due terzi perché fosse accettata una proposizione: quindi la discussione avrebbe dovuto continuare… Ma il papa stesso fa sapere che il dibattito sull’argomento è sospeso.
Quattro giorni più tardi, l’Osservatore Romano annuncia che lo schema cambierà titolo: d’ora in avanti si avrà uno schema sulla “Rivelazione divina”. La nozione stessa delle due fonti della Rivelazione (Scrittura e Tradizione) spiaceva ai teologi dell’Alleanza Europea, che ottengono dunque una nuova vittoria. I cardinali Frings e Liénart sono chiamati a partecipare alla revisione del testo.
Fesquet commenta così queste scaramucce: “Questi dibattiti non sono stati inutili, poiché hanno permesso di mettere in piena luce il carattere retrogrado e antiecumenico di un clan praticamente ostile all’aggiornamento della Chiesa, richiesto dal papa”.

23 novembre 1962 ? Primo giorno di discussione sui mezzi di comunicazione sociale.
Il segretario generale annuncia lo schema su “l’Unità della Chiesa”, poi quello su “la Santissima Vergine Maria”.
Lo stesso giorno i Padri avevano preso conoscenza di un’altro schema intitolato “Della Chiesa” e contenente un capitolo sull’ecumenismo. Quest’ultimo, redatto sotto la guida del cardinale Ottaviani non piace affatto all’Alleanza Europea: l’emozione in aula è notevole.
Sulla questione dell’unità dei cristiani i Padri sono in presenza di tre diversi documenti: lo schema su “l’Unità della Chiesa”, il famoso capitolo sull’ecumenismo contenuto nello schema su “la Chiesa” (molto conservatore) e un altro schema intitolato “dell’Ecumenismo Cattolico”. Per ridurre l’influenza e la portata del capitolo sull’ecumenismo, l’ala liberale vuol far confluire i tre documenti in uno solo.

26 novembre 1962 ? L’Alleanza Europea segna un nuovo punto: il segretario generale annuncia che lo schema su “la Santissima Vergine Maria” è rimandato.
Dopo questo annuncio i Padri lavorano allo schema su “l’Unità della Chiesa”. Il cardinale Liénart prende la parola e critica violentemente il testo predisposto dalla commissione preparatoria.
Nel corso della notte Giovanni XXIII è vittima di una grave emorragia che gli impedisce di apparire in pubblico per molti giorni.

27 novembre 1962 ? Un gran numero di oratori rimproverano allo schema preparatorio di non occuparsi delle mancanze e degli errori della Chiesa cattolica: essi deplorano una arroganza ed una intolleranza che sono contrari allo spirito ecumenico.

1 dicembre 1962 ? Con 2068 voti contro 36 il concilio decide che i tre documenti sulla Chiesa confluiranno in un solo schema. La discussione è quindi aggiornata.
Ad una settimana di chiusura della prima sessione, il cardinale Ottaviani, presidente della commissione teologica, aveva richiamato i gravi inconvenienti derivati da questa modifica: sottolineando che era impossibile approntare uno schema così importante come quello sulla Chiesa (composto da 36 pagine) nell’arco di una settimana. Ma il suo intervento basato sul buon senso, che chiedeva di iscrivere all’ordine del giorno lo schema sulla Vergine Maria (6 pagine), fu ignorato.
In seguito a questa allocuzione, 14 interventi successivi chiedono il rigetto dello schema preparatorio sulla Chiesa, giudicato troppo teorico e legalista. Inoltre, il cardinale Liénart critica l’identificazione pura e semplice tra Chiesa e Corpo Mistico di Cristo. Mons. De Smedt (Bruges) chiede che si eviti “la trilogia del clericalismo, del giuridicismo e del trionfalismo”. L’ultimo di questi termini è un neologismo, destinato ad avere successo nel corso delle riforme conciliari.
La prima sessione si conclude con un risultato nullo, inteso dai liberali come “sorprendente e positivo”. Mons. Carli, a nome della Curia, difende lo schema, affermando che ben presto, a causa dell’ecumenismo, non si potrà più parlare della Santa Vergine, che nessuno potrà più essere definito eretico e non si potrà più impiegare l’espressione “Chiesa militante”.
La famosa dialettica tra i vescovi del concilio e la Curia romana viene alla luce, ben riassunta da Fesquet: “Se un membro del dicastero ha potuto stupirsi della sfiducia manifestata dal concilio nei confronti della Curia, questo concilio può a maggior ragione stupirsi della sfiducia della Curia nei suoi confronti”.
I dibattiti incalzano per diversi giorni. Non bisogna rivalutare il ruolo del vescovo? La questione è posta. Si rimprovera alla Curia di considerare l’episcopato come un corpo di funzionari al servizio del papa. Nel corso di un celebre intervento in questa ottica, Mons. Doumith (maronita) nasconde malamente la sua volontà di giungere ad un potere collegiale nella Chiesa.

5 dicembre 1962 ? Giovanni XXIII recita l’Angelus a mezzogiorno, dalla finestra del suo appartamento. Numerosi Padri lasciano la basilica per vederlo.
Il papa istituisce una nuova commissione coordinatrice per organizzare e dirigere i lavori conciliari nel corso dell’intersessione. Si annuncia che essa sarà composta da 6 membri: i cardinali Liénart, Döpfner, Suenens, Confalonieri, Spellman e Urbani, e da un presidente: il cardinale Cicognani. 3 membri su 6 appartengono all’Alleanza Europea… All’inizio del concilio essa contava sul 30% di presenze in seno alla presidenza.

7 dicembre 1962 ? Ultimo giorno di lavoro della prima sessione. Il papa rende visita ai Padri conciliari e pronuncia un lungo discorso di ringraziamento particolarmente ottimista, in cui ritorna sul tema della nuova Pentecoste e loda “la santa libertà dei figli di Dio, così come essa esiste nella Chiesa”.

8 dicembre 1962 ? Solenne cerimonia di chiusura.
Il giovane teologo Ratzinger sottolinea che nel corso della sessione non è stato approvato alcun documento, il che costituisce “un risultato soprendente e positivo”, poiché è la prova di una “forte reazione contro lo spirito che reggeva il lavoro preparatorio”. Da parte sua, il padre Küng, teologo svizzero, confida ai giornalisti americani che quello che era stato il semplice sogno di un gruppo d’avanguardia, da adesso “permeava tutta l’atmosfera della Chiesa”.


Il lavoro è stato pubblicato dal settimanale di informazione cattolica D. I. C. I. (Documentation Information Catholiques Internationales), diretta dalla Fraternità San Pio X. A sua volta, D. I. C. I. ha ripreso il lavoro dalla rivista Nouvelles Certitudes, n° 11, juillet, août, septembre 2002.
è apparso in lingua italiana sul sito sedeplenista www.unavox.it

Guelfo Nero
06-02-04, 10:43
II _ Manovre dell’Alleanza Europea nel corso della prima intersessione.

5 e 6 gennaio 1963 _ A Monaco, sotto l’egida del cardinale Döpfner, membro della commissione coordinatrice, i vescovi e i teologi germanofoni si mettono al lavoro. Vengono invitati alcuni rappresentanti dell’Alleanza Europea, come Mons. Elchinger, coadiutore del vescovo di Strasburgo, il Padre Schütte, superiore generale dei Missionari del Verbo Divino, ben collocato per influenzare i superiori generali delle altre congregazioni. Questa riunione sfocia nella redazione di uno schema sostitutivo che pone in luce la collegialità episcopale e l’apertura ecumenica. Dopo una riunione “europea” tra esperti, il 25 gennaio i lavori sono trasmessi al papa e al cardinale Ottaviani.

30 gennaio 1963 _ A Roma, la commissione coordinatrice obbliga la commissione conciliare dei religiosi a modificare il suo testo primitivo. In effetti, secondo il cardinale Döpfner, “non è stato posto l’accento su un rinnovamento appropriato” né su un “adattamento degli ordini religiosi ai bisogni moderni”. Egli considera che il documento mette troppo spesso in guardia contro il mondo e lo spirito del mondo, e vorrebbe che invece il testo incitasse i religiosi a conoscere meglio la società per “raggiungere l’uomo moderno”.

16 febbraio 1963 _ Completato il lavoro di Monaco, il cardinale Döpfner ne trasmette copia a ciascuno dei Padri conciliari austriaci e tedeschi. Nella presentazione si può leggere che questo nuovo schema “è più breve, più pastorale, corrisponde meglio allo spirito ecumenico e cerca sempre di prendere in considerazione le obiezioni dei protestanti”.
Le prime parole di questo schema sostitutivo erano “Lumen gentium…”

28 marzo 1963 _ A Roma, la commissione coordinatrice esamina i primi due capitoli dello schema sulla Chiesa, nonché la versione rivista dello schema sull’ecumenismo. Alle 18 arriva Giovanni XXIII, si complimenta con la commissione e annuncia la creazione di una commissione pontificia per la revisione del Codice di Diritto Canonico.

6 aprile 1963 _ Mons. Thijssen, vescovo di Larantuka in Indonesia, tiene una conferenza stampa internazionale per chiedere la creazione a Roma di un Segretariato per le grandi religioni non cristiane: noi “possiamo apprendere molto dalla liturgia, dalla cultura e dalla filosofia di queste religioni non cristiane”. Mons. Sigismondi, segretario della Congregazione per la Propaganda della Fede, si congratula con mons. Thijssen.

8 aprile 1963 _ Il cardinale Tien, arcivescovo di Taïpeh, diffonde un comunicato stampa in cui chiede che degli osservatori non cristiani assistano al concilio.

9 aprile 1963 _ Giovanni XXIII firma la sua ottava enciclica: Pacem in Terris. In questo documento egli si augura di apparire come “l’amico vero e sincero di tutte le nazioni”, e si rivolge a tutti gli “uomini di buona volontà”. Una copia firmata dallo stesso papa viene inviata al segretario generale delle Nazioni Unite.

22 aprile 1963 _ 12 nuovi schemi “made in Germany” sono trasmessi al papa per sostituire quelli della commissione preparatoria.
Il papa approva i nuovi testi dei 12 schemi e li fa recapitare ai Padri conciliari. Egli chiede alle commissioni di fare presto. Tutti sanno che egli è gravemente malato: tutti i giorni è vittima di emorragie.

21 maggio 1963 _ Dopo un lungo ritardo, 6 dei 12 schemi sono inviati da mons. Felici.

31 maggio 1963 _ Giovanni XXIII riceve gli ultimi sacramenti.

3 giugno 1963 _ Il papa muore alle 19 e 49.

22 giugno 1963 _ Paolo VI, nuovo papa, dichiara che proseguirà l’opera di Giovanni XXIII.
L’indomani della sua elezione Paolo VI indirizza il suo primo messaggio, nel quale annuncia il proseguimento del concilio e il suo attaccamento a quest’opera.

30 giugno 1963 _ Il cardinale König, dopo essersi incontrato col cardinale Frings, appoggia le dichiarazioni del cardinale Tien e di mons. Thjissen: egli promette di richiamare al cardinale Bea la necessità di creare un organismo per le religioni non cristiane. Vi è anche il sostegno dichiarato del giovane cardinale Gracias (Bombay) e del vecchio cardinale Liénart.

9 luglio 1963 _ Dopo essersi incontrato con i cardinali Frings e König, il cardinale Döpfner invita tutti i vescovi della Germania e dell’Austria a partecipare ad una conferenza prevista a Fulda.

21 luglio 1963 _ Il cardinale Tien chiede al nuovo papa la creazione di una sorta di sinodo permanente per assisterlo e propone che si nomini a capo di questo sinodo il cardinale König, arcivescovo di Vienna.

26 agosto 1963 _ Apertura della conferenza di Fulda alla presenza di 4 cardinali, 70 arcivescovi e vescovi. Sono rappresentati dieci paesi. Oltre alla Germania e all’Austria, hanno inviato rappresentanti l’Olanda, i paesi nordici, la Francia e il Belgio.
Le ripercussioni furono immense. Fulda resterà come l’espressione e l’opera dell’Alleanza Europea e da allora il concilio viaggerà sui binari suggeriti da questa assemblea.
Indiscutibilmente, la guida intellettuale di questa conferenza è il Padre Karl Rahner, teologo accreditato dal cardinale König. Egli è coadiuvato dal padre Ratzinger (teologo del cardinale Frings), dal padre Grillmeier e dal padre Semmelroth. In seguito alle conferenze di Monaco e di Fulda vengono redatti quasi 500 pagine di commenti o di schemi sostitutivi.
Numerosi giornali (in particolare italiani) paragoneranno in seguito la conferenza di Fulda ad una “cospirazione” o ad un “attacco” contro la Curia romana.

31 agosto 1963 _ Il cardinale Döpfner trasmette al Segretariato generale i lavori di Fulda. Tre giorni dopo egli incontra il papa Paolo VI che avalla la conferenza.

* * *

7 settembre 1963 _ Pubblicazione dell’ordine degli schemi da sottoporre alla discussione della seconda sessione: 1. La Chiesa, 2. La Santissima Vergine Maria, 3. I vescovi, 4. Il laicato, 5. L’ecumenismo.

13 settembre 1963 _ Paolo VI modifica l’organizzazione e il regolamento interno del concilio.
La presidenza è composta da un numero maggiore di membri, ma i suoi poteri sono ridotti: i presidenti delle commissioni non hanno più la facoltà di condurre i dibattiti. Il papa nomina quattro cardinali moderatori: Döpfner, Suenens, Lercaro e Agagianian. I primi due sono dei membri attivi dell’Alleanza Europea, il cardinale Lercaro è conosciuto come un liberale convinto e amico del papa. Il cardinale Agagianian, Prefetto della Congregazione per la Propaganda della Fede, aveva sostenuto segretamente le richietse rivoluzionarie del cardinale Tien e di mons. Thjissen (si veda alle date del 20 giugno e del 21 luglio).
Attraverso queste quattro nomine, Paolo VI indica chiaramente la tendenza che ha scelto. Il ruolo del moderatore è fondamentale: è lui che conduce la discussione.
Altra modifica: d’ora in poi bastano cinque membri di una commissione per “suggerire una nuova redazione da un emendamento proposto”. Perché cinque? Nessuno lo sa con certezza, ma una cosa è certa: l’Alleanza dispone di un minimo di cinque membri in ogni commissione. Per di più, per rigettare uno schema o sospendere una discussione, non è più necessaria la maggioranza dei due terzi,
basterà la maggioranza semplice.
A questo punto l’Alleanza Europea e, più precisamente, i partigiani di Monaco e di Fulda, possono essere particolarmente ottimisti in vista dell’apertura della nuova sessione…

GUELFO NERO


TUTTE LE VOLTE CHE LEGGETE LA PAROLA "PAPA" IN RELAZIONE A RONCALLI E MONTINI, CONSIDERATELO IN SENSO LATO, NON IN SENSO PROPRIO.

franco damiani (POL)
21-06-04, 18:37
Ieri, domenica 20 giugno, "Il Giornale" ha pubblicato, per la serie "Tipi italiani" di Stefano Lorenzetto, una lunga intervista con don Giulio Maria Tam, candidato di AS per la circoscrizione Nord-Ovest (credo) e gratificato di 2092 preferenze. Intervista che dovrebbe essere musica per le nostre orecchie (salvo quando dice che Luciani avrebbe lottato contro marxisti e liberali...) e che fa nascere la domanda: ma perché non è sedevacantista?

Guelfo Nero
21-06-04, 23:55
Credo che Don Tam sia molto legato a monsignor Lefebvre e non riesca ad uscire da quel cono d'ombra.
Per lui il sedevacantismo era e rimane la pietra d'inciampo: un vero peccato.
Anche la sua candidatura in un partito politico, contravviene alla normativa del codice di diritto canonico del 1917.
Questo codice, essendo in sede vacante, non ha forza di legge ma mantiene comunque un valore direttivo e moralmente vincolante.
Il resto sono cose meritorie, fuori da ogni dubbio.

Guelfo Nero :)

Sùrsum corda! (POL)
22-06-04, 12:32
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=96636

:cool:

franco damiani (POL)
23-06-04, 16:20
Sì, scusate, avrei fatto meglio a mettere lì il messaggio. Di don Tam ricordo una trascinante omelia a Lanzago (1998 o '99) sul "Sacro Macello" nella sua Valtellina. Riuscirò mai a fare una lezione simile su quel tema (magari il giorno prima di andare in pensione)?

Bellarmino
30-07-04, 11:47
Originally posted by nadda
Ecco bravi e già che ci siete leggetevi pure questo pezzo di buona stampa: "Movimento tradizionalista cattolico diffonde
su Internet l'ideologia antisemita
Sito pubblica i cognomi
di 10 mila famiglie ebraiche
ROMA - Il delirio antisemita trova il suo spazio anche sull'Internet italiano. Un sito, registrato da tale …………., intestato al Movimento di resistenza popolare - Alternativa cristiana, sezione italiana del norvegese Folkets Motstandsbevegelse - Der kristne alternative, sciorina sulla Rete tutto il peggio del peggio del tradizionalismo cattolico, e non pago di pubblicare tutto il repertorio del razzismo antiebraico mette in rete i cognomi di 9 mila 800 famiglie ebree italiane.
La homepage si apre con una croce che spacca la stella di David. Un'animazione che già dice tutto sul contenuto delle altre pagine. E nella sezione "Giudaismo smascherato" si trovano 1.650 cognomi ebraici italiani, divisi dalla A alla Z e si annota che appartengono a 9 mila 800 famiglie con una spiegazione del perché di così tanti cognomi.
Ma se questa specie di lista di proscrizione è il dato più eclatante, quello che salta immediatamente all'occhio per la sua brutalità, anche le altre sezioni del sito non sono da meno.

Vorrei tornare sulla famosa lista dei cognomi ebraici pubblicata sul sito holywar.org.
Personalmente ritengo che detta lista sia un'enorme sciocchezza senza alcun valore.
Tuttavia, vorrei sapere perchè tutti si scandalizzano per detta lista e nessuno accenna ad una lista ben più famigerata, redatta in tutte le lingue, e aggiornata annualmente. Parlo ovviamente della lista distribuita annualmente dall'ADL, potentissima lobby ebraica al servizio della sinagoga.
Tra i tanti "malcapitati" elencati nella famigerata lista, quest'anno, vi è stato inserito anche il forum Tradizione Cattolica.
In tutti i casi siamo ben lieti di far parte della lista dei proscritti da "rieducare" allorquando la sinagoga di satana avrà il completo dominio del mondo e delle coscienze.
W Cristo Re! W la Santa Chiesa Cattolica!
Bellarmino

Bellarmino
30-07-04, 14:16
Era stata pubblicata anche su questo forum qualche mese fa.
Faccio una ricerca e posto il link.

Thomas Aquinas
30-07-04, 14:35
Grazie...

Guelfo Nero
16-08-04, 18:33
Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, 3a ed., Riccardo Ricciardi Editore, Milano, 1989

[...]

Cap. XVI - IL DIALOGO

151. Dialogo e discussionismo nella Chiesa postconciliare.

Il dialogo in «Ecclesiam suam». - Nel vocabolo dialogo si è consumata la piú grande variazione della mentalità della Chiesa postconciliare, soltanto paragonabile a quella seguita al vocabolo libertà nel secolo scorso. Il vocabolo è del tutto incognito e inusitato nella dottrina prima del Concilio. Non si trova una sola volta nei Concilii antecedenti, non nelle encicliche papali, non nell'omiletica e nella parenetica pastorale. Nel Vaticano II il termine dialogus appare ventotto volte, di cui dodici nel decreto Unitatis redintegratio sull'ecumenismo. Ma questa parola, nuovissima nella Chiesa cattolica, diventa, con propagazione fulminea e con enorme dilatazione semantica, il vocabolo principe della protologia postconciliare e la categoria universale della mentalità neoterica. Si parla non pure di dialogo ecumenico, di dialogo tra Chiesa e mondo, di dialogo ecclesiale ma, con inaudita catacresi si ascrive struttura dialogica alla teologia, alla pedagogia, alla catechesi, alla Monotriade, alla storia della salvezza, alla scuola, alla famiglia, al sacerdozio, ai sacramenti, alla redenzione, e a quant'altro era stato per secoli nella Chiesa senza che quel concetto fosse nelle menti e quel vocabolo nel linguaggio.
Il passaggio dal discorso tetico, che fu proprio della religione, al discorso ipotetico e problematico è palese sin nella mutazione del titolo dei libri, che un tempo insegnavano e oggi ricercano. […]
In agosto 1964, dedicando una terza parte dell'enciclica Ecclesiam suam al dialogo, Paolo VI poneva equazione tra il dovere che incombe alla Chiesa di evangelizzare il mondo e il suo dovere di dialogare col mondo. Ma non si può non avvertire che l'equazione non trova appoggio né nella Scrittura né nel lessico. […] Nei Vangeli l'evangelizzare comandato agli Apostoli è immediatamente identificato con l'insegnare. Alla dottrina infatti e non alla disputa si conferisce il mandato apostolico e d'altronde il vocabolo stesso aggelos importa l'idea di qualche cosa che è data da comunicare e non di qualcosa che è gettata alla disputa. […]


152. Filosofia del dialogo.

Il dialogo nella filosofia neoterica, e lo professa l'Osservatore Romano, 15 gennaio 1971, ha per base «la perpetua problematicità del soggetto cristiano», cioè l'impossibilità di fermarsi in qualcosa che non sia problema. Vien negato, insomma il gran principio, riconosciuto in logica e in metafisica e in morale, che anagke stenai (è necessario fermarsi).
In una prima aporia incappa il dialogo quando lo si fa coincidere con l'universale officio della evangelizzazione e lo si preconizza come mezzo di diffusione della verità. È impossibile che tutti dialoghino. La possibilità di dialogare è infatti in funzione della scienza che si abbia del soggetto e non, come si pretende, in funzione della libertà o della dignità dell'anima. Il titolo a disputare dipende dalla cognizione e non dalla generale destinazione dell'uomo alla verità. […] Nel dialogo contemporaneo invece si suppone che ogni uomo, perché razionale, sia atto a dialogare con tutti e sopra tutte le cose. Si richiede perciò che il vivere della comunità civile e il vivere della comunità ecclesiale siano ordinati per tal modo che tutti partecipino non, come vuole il sistema cattolico, recando ciascuno la propria scienza, bensí la propria opinione, e non adempiendo la parte che gli spetta, ma pronunciando su tutto. […]
[…]
Ma anche dal canto dell'interrogante il dialogo patisce difficoltà perché poggia su un supposto gratuito, già acutamente intuito da sant' Agostino. Un intelletto può essere capace di formulare un'obiezione, ed insieme essere incapace di capire l'argomento con cui l'obiezione si scioglie. […]
Questa inadeguanza tra intelletto che concepisce una domanda e intelletto che intende la risposta è una conseguenza del generale divario tra potenza e atto. Il rifiuto della distinzione porta da un lato al paralogismo politico: tutti gli individui hanno per natura potenza a comandare, ergo tutti hanno l'atto del comandare. Dall'altro lato il rifiuto porta al paralogismo insito al dialogo: tutti gli individui hanno potenza a conoscere il vero, ergo tutti gli individui conoscono in atto il vero. […]


153. Inidoneità del dialogo.

Nella Scrittura, come dicemmo, il metodo dell'evangelizzazione è l'insegnamento e non il dialogo. Nell'imperativo che sigilla la missione del Cristo con la missione degli Apostoli il verbo adoperato è matheteusate che letteralmente vale fate discepoli tutti i popoli, come se l'opera degli Apostoli consistesse nel ridurre i popoli alla condizione di ascoltatori e discepoli e come se matheteuein fosse un grado previo a didaskein.
Oltre però che il fondamento biblico, manca al dialogo il fondamento gnoseologico, perché la natura del dialogo contraddice alle condizioni del discorso di fede. Suppone infatti che la credibilità della religione dipenda dallo scioglimento previo di tutte le obiezioni particolari mossele contro. Ora un tale scioglimento è impossibile ad aversi e a premettersi all'assenso di fede. Il procedimento corretto è invece a rovescio.
[…]
È infine da osservare che la presente concezione del dialogo trascura la via dell'ignoranza utile propria di quegli spiriti che, trovandosi incapaci della via dell'esame, si tengono stretti a quell'adesione fondamentale e non considerano con attenzione le opinioni opposte per scoprire dove stia l'errore. Essi, temendo ogni pensiero contrario a ciò che conoscono per incontrastabile vero, si tengono in uno stato di ignoranza che, per preservare la verità posseduta, esclude le idee false e insieme con queste anche le idee vere che per avventura vi si accompagnino, senza sceverare le une dalle altre.
Questa via dell'ignoranza utile è lecita nella religione cattolica, è fondata sul principio teoretico spiegato sopra ed è d'altronde il fatto dello stragrande numero dei credenti. È dunque inaccettabile l'opinione espressa in Osservatore Romano, l5-16 novembre 1965, che «chi rinuncia al dialogo è un fanatico, un intollerante che finisce sempre per essere infedele a sé stesso prima che alla società di cui fa parte. Chi invece dialoga rinuncia all'isolamento, alla condanna». Dialogare senza cognizione è prova di temerità e di quel fanatismo che scambia la propria forza soggettiva con la forza oggettiva della verità.


l54. I fini del dialogo.

Paolo VI. Il Segretariato per i non credenti. - Notevole è il divario tra dialogo tradizionale e dialogo moderno, quando si considera il fine assegnato al dialogo. Il dialogo, dicono, non ha per fine la confutazione dell'errore né la conversione del collocutore. La mentalità neoterica aborre dalla polemica, tenuta per incompatibile con la carità, mentre al contrario ne è un atto. Il concetto di polemica è invero indissolubile dal contrapposto tra il vero e il falso. […]
Il fine del dialogo dal canto del dialogante cattolico non può essere euristico, perché egli, quanto alle verità religiose, è in possesso e non in ricerca. Neppure può essere eristico, cioè di carattere contenzioso, perché ha per motivo e per obiettivo la carità. Il dialogo è invece inteso a dimostrare un vero, a promuovere in altri una persuasione e ultimamente una conversione. […]
[…]


l55. Se il dialogo sia sempre un arricchimento. Escluse dal dialogo postconciliare la conversione e l'apologetica si suol dire che il dialogo «è sempre uno scambio positivo», ma l'asserto sembra difficile da ammettere. In primo luogo accanto al dialogo convertitore esiste un dialogo pervertitore in cui il collocutore vien distolto dalla verità e fatto cadere nell'errore. Oppure si dirà che efficace è la parola di verità ma inefficace quella dell'errore?
In secondo luogo è da considerare la situazione in cui il dialogo nonché giovare ai collocutori li stringe a un'impossibilità. È il caso contemplato da san Tommaso, che cioè, mancando ai due collocutori un principio comune, dal quale sillogizzare, diventi impossibile provare la verità al collocutore che rifiuta il medio della dimostrazione. […]


156. Il dialogo cattolico. - Il dialogo cattolico ha per fine la persuasione e, in un ordine piú elevato, la conversione del collocutore.
Il vescovo mons. Marafini in Osservatore Romano, 18 dicembre 1971, dice (ma non si sa se dice quel che vuole) addirittura che «il metodo del dialogo va inteso come movimento convergente verso la pienezza della verità e ricerca dell'unità profonda».
In questi testi si confondono il dialogo in materia naturale e il dialogo di fede soprannaturale. Il primo si svolge sotto il lume della ragione che accomuna tutti gli uomini. Ponendosi sotto questo lume tutti gli individui stanno a pari con tutti gli individui: i dialoganti sentono sopra il loro dialogo il Logo, piú importante del loro dialogo, come già dicemmo al § 125, sperimentano la loro fraternità vera e l'unità profonda della loro natura. V'è però un altro dialogo nel quale è impegnata la fede e in cui i collocutori non possono muoversi convergendo verso il vero né situarsi in condizioni di parità. Il collocutore non credente sta infatti in una situazione di rifiuto o di dubbio nella quale è impossibile per il credente di collocarsi. […]
[…]
Concludendo sul dialogismo della Chiesa postconciliare diciamo che il dialogo neoterico non è il dialogo cattolico. Primo, perché ha funzione puramente euristica, come se la Chiesa dialogante non possedesse, ma cercasse la verità, o come se dialogando potesse prescindere dal possesso della verità. Secondo, perché non riconosce la posizione poziore della verità rivelata, come se fosse caduta la distinzione di grado assiologico tra natura e Rivelazione. Terzo, perché suppone parità, sia pure soltanto metodica, tra i dialoganti, come se il prescindere dal vantaggio che ha la fede divina, anche solo per finzione dialettica, non fosse un peccato contro la fede. Quarto, perché postula che tutte le posizioni dell'umana filosofia siano indefinitamente disputabili, come se non esistessero invece punti di contraddizione principiale che troncano il dialogo e lasciano solo la possibilità della confutazione. Quinto, perché suppone che il dialogo sia sempre fruttuoso e che «nessuno deve sacrificare alcunché» (Osservatore Romano, 19 novembre 1971), come se non vi fosse un dialogo corruttore che spianta la verità e impianta l'errore, e come se non si dovesse, nel caso, rigettare l'errore prima professato.
Il dialogo di convergenza dei collocutori verso una verità piú alta e piú universale non conviene alla Chiesa cattolica, perché non le conviene un processo euristico che la metta sulle tracce della verità, ma soltanto un'operazione della carità la quale vuole comunicare una verità posseduta per grazia, e trarre non a sé ma alla verità. La superiorità infatti non è del credente dialogante sopra il non credente dialogante, bensí della verità sopra tutte le persone dialoganti.
Non si scambi l'atto con cui un uomo persuade un altro uomo della verità con un atto di sopraffazione e di offesa della altrui libertà. La contraddizione logica e l'aut aut sono strutture dell'essere, e non violenza. L'effetto sociologico del pirronismo e del conseguente discussionismo è il pullulare di convegni, incontri, commissioni, congressi, cominciato col Vaticano II. Di qui la consuetudine introdotta di rimettere tutto in problema e tutti i problemi affidare a commissioni plurime e la responsabilità, una volta personale e individuale, disciogliere in corpi collegiali. [...]


Questo forum non ha mai risparmiato critiche a Romano Amerio, al suo astruso sedeplenismo, al suo cattolicesimo liberaleggiante, al suo rosminianismo, al suo larvato giudaizzantismo ma è ben giusto riconoscere che queste sono tra le pagine migliori prodotte dal laicato cattolico nei ferrei anni del "postconcilio"...

Guelfo nero :)

Guelfo Nero
24-08-04, 01:14
Schietta prosa sedevacantista di Padre Barbara d'annata: leggete piano, a mezza voce e gustate la traduione spagnola...

Guelfo Nero

LOS PAPAS DEL CONCILIO

I- ALGUNOS PRINCIPIOS QUE HAY QUE RECORDAR

La fe

Es una virtud teologal por la cual, advertidos por Dios y ayudados de su gracia, consideramos como verdadero y cierto todo lo que Él ha revelado. El fiel no se adhiere a los dogmas porque ve la verdad intrínseca de ellos, sino únicamente por el testimonio de Dios, que no puede ni engañarse ni engañarnos. «La fe, afirma el Apóstol, es (…) la prueba de las realidades que no se ven » (Heb. XI., 1).

Necesidad de la fe

Cuando, antes de su Ascensión, el Maestro dio a sus Apóstoles la consigna «de ir por el mundo entero a predicar el Evangelio a toda criatura», subrayó la necesidad absoluta de esta virtud: «El que crea y sea bautizado se salvará; el que no crea será condenado» (Mc. XVI, 15-16).

Este imperativo del Señor manifiesta que la fe teologal es la condición sin la cual no es posible salvarse. El Espíritu Santo lo ha confirmado en la epístola a los Hebreos: «Sin la fe, no es posible agradar a Dios» ( XI, 6).

El Concilio de Trento dice de esta virtud que es «el comienzo de la salvación del hombre, el fundamento y la raíz de toda justificación» (Denzinger, 801).

Objeto de la fe

¿Qué es lo que hay que creer? Todo lo que Nuestro Señor ha venido a revelar a los hombres de parte del Padre: «Enseñadles a guardar todo lo que os he mandado» (Mt. XXVIII, 20).

Garantía de la fe

Cualquiera que admita de un lado, la divinidad de Jesús y de otro, la absoluta necesidad para salvarse de creer todo lo que el Hijo de Dios ha venido a revelarnos, no puede dudar que Jesús, antes da dejar a los suyos, haya instituido un medio eficaz, capaz de garantizar a todos, hasta el fin de los tiempos, la integridad y la autenticidad de todo lo que El ha revelado. Este medio, es el magisterio vivo e infalible de la Iglesia, es decir, el Papa reinante y los obispos que están en comunión con él.

La infalibilidad de este magisterio viviente, compuesto de hombres falibles —«Omnis homo mendax, -afirma el Espíritu Santo-, todo hombre es mentiroso» (Salmá 115 II y Rom. III, 4)— Es un dogma de nuestra fe. El cristiano cree en él, es decir que lo tiene por verdadero y por cierto porque Dios lo ha revelado.

El cristiano recuerda también, que las obras de Dios son perfectas y que «Hace todo lo que quiere así en el cielo como en la tierra» (Salmo 134, 6); luego nunca está corto de medios para realizar sus planes. Así, Jesús ha revelado que para poseer en ellos la vida divina, a fin de resucitar en el último día para una resurrección de vida, sus discípulos deberían «comer su carne y beber su sangre». He aquí un medio que repugna a la razón natural, por lo menos tanto como la infalibilidad de un magisterio compuesto de hombres falibles: «¿Cómo este hombre puede darnos a comer su carne?» se preguntan desconcertados sus oyentes. Reconozcamos cuán misterioso era este mandato para toda inteligencia aunque fuese sublime y, fuera de la fe, imposible de aceptar hasta para los corazones mejor dispuestos. La aquiescencia de los Apóstoles formulada por Pedro, no pudo ser dada sino porque éste se colocó en el acto y únicamente en el plano de la fe: «Señor, ¿a quién iremos? Sólo Tú tienes palabras de vida eterna. Pero nosotros, hemos creído y hemos conocido que Tú eres Cristo, el Hijo de Dios» (Jn VI, 52-69).

Su fe, lo sabemos, no fue defraudada. En la tarde del Jueves Santo comprendieron cómo podían verdaderamente comer la carne y beber la sangre de su Señor. Y desde entonces, incluso entre los que se dicen discípulos de Jesús, ¿quién admite su presencia real en el Sacramento de la Eucaristía? Los que creen verdaderamente, sinceramente, que es Cristo, el Hijo de Dios. Sólo estos no dudan de El cuando les dice: «Este es mi cuerpo, esto es mi sangre».

Sucede lo mismo con el carisma de la infalibilidad. ¿Cómo el Papa, que es un hombre pecador, falible, puede ser infalible en su función oficial de Papa? He aquí un aserto tan difícil de admitir, para todos los hombres en general y para los sociólogos en particular, como el que afirma que hay que comer la carne de Cristo y beber su sangre. Pero para los católicos, para los que creen que Jesús es verdaderamente Cristo, el Hijo de Dios, el que posee realmente las palabras de vida eterna, este carisma no admite ninguna duda, puesto que está garantizado por la Palabra todopoderosa que dijo a Simón Pedro: «He rogado por ti, a fin de que tu fe no desfallezca» (Lc. XXII, 32). La infalibilidad del Papa, que descansa sobre la única promesa de Dios-Hombre, sólo puede admitirse a la luz de la fe teologal.

Precisión sobre el objeto de la fe

Su objeto, lo hemos dicho, es todo lo que Cristo ha revelado y que su Iglesia infalible propone como divinamente revelado.

Pero conviene hacer una distinción.

Ciertas verdades han sido reveladas por Dios DIRECTAMENTE, por ejemplo la imposibilidad de error de la Sagrada Escritura, la doble naturaleza de Cristo —es verdaderamente Dios y verdaderamente Hombre—, la Asunción corporal de María, la infalibilidad del Papa en su magisterio ex cathedra.

Otras lo han sido sólo INDIRECTAMENTE, pero hay que creerlas porque su negación lleva consigo necesariamente la negación de un dogma de fe: «Elcana es el padre del profeta Samuel». Negar esta verdad, es negar indirectamente la imposibilidad de error de la Biblia, que afirma que Ana concibió a Samuel de Elcana (I Samuel, I, 19-20): «En Jesús hay dos inteligencias y dos voluntades». Negar esta verdad, es negar indirectamente el dogma que afirma que Jesús es hombre perfecto y Dios perfecto. «Pío XII ha sido verdaderamente Papa de la Iglesia católica.» Negarlo lleva consigo necesariamente la negación del dogma de la Asunción de la Virgen definido y proclamado por este Papa. «La publicación de un ordo missae para la Iglesia universal es un acto del magisterio infalible del Papa.» Negarlo es admitir, contra el dogma de la infalibilidad, que el Papa puede imponer errores a la Iglesia universal.

La herejía

Es el pecado del que niega con obstinación una verdad revelada. Propiamente hablando, la obstinación no constituye el pecado de herejía, sino que lo manifiesta y permite distinguir al herético, que niega voluntariamente una verdad de fe, del que está en el error de buena fe.

Puesto que hay dos clases de verdades reveladas, ¿qué pecado comete el que niega una verdad indirectamente revelada?

Si se da cuenta que su negación acarrea necesariamente la negación de un dogma, es culpable de un pecado de herejía. Si no, su negación de buena fe no es una herejía.

Cuando la negación de una verdad trae consigo indirectamente la negación de un dogma, no es raro sobre todo cuando los que la niegan son numerosos, que haya en la Iglesia un periodo de fluctuación durante el cual los espíritus están divididos, unos, afirmando y otros, negando que esta negación acarree necesariamente el rechazo de un dogma. En este caso es necesario que la Iglesia intervenga para zanjar la diferencia con su autoridad soberana. Así es como condenó, por ejemplo, a los monotelitas que, al negar la existencia de dos voluntades en Cristo, negaban indirectamente la doble naturaleza del Dios-Hombre.

Pero antes de la intervención del Magisterio, ¿se puede tachar de herejía a los que niegan una verdad indirectamente revelada? Escuchemos lo que de ello dice Cayetano: «Mientras no haya definición de la Iglesia, ¿cuándo diremos que es manifiesto que tal tesis acarree una consecuencia contraria a la fe? No basta con que muchos lo piensen entre los doctos, si hay otros que son de opinión contraria. En semejante caso se dispensará de herejía, e incluso de todo pecado, a los que tengan una falsa opinión, si en su categoría, según sus luces, estiman seguir el partido más razonable, guardando la reverencia debida a la Iglesia» (Summa Teológica, ed. de la Juventud. Q. 32, a.4 conclusión, nota 92).

Consecuencia del pecado de herejía

Todo pecado mortal hace perder el estado de gracia pero, incluso privado de la gracia divina, el pecador es siempre miembro de Cristo. Un miembro muerto en el cual la vida ya no circula, pero todavía unido al sarmiento. Pío XII lo ha recordado: «Los pecadores están en la Iglesia de la que siguen siendo miembros» Mystici Corporis.

No solamente los pecados de herejía y de cisma dan la muerte espiritual, sino que separan a los que los cometen del Cuerpo Místico de Cristo que es la Iglesia. El hereje ya no le pertenece, ya no es miembro suyo.

Separado de la Iglesia, el hereje, si está dentro de las órdenes sagradas (diácono, sacerdote, obispo), conserva los poderes inherentes al orden recibido, pero ya no tiene el derecho de ejercerlos. Sería un sacrilegio. Además, pierde toda jurisdicción. «Los Santos Padres enseñan unánimemente, no solamente que los herejes están fuera de la Iglesia; sino que también están privados ipso facto de toda jurisdicción y dignidad eclesiásticas. San Cipriano dice «Nosotros afirmamos plenamente que ningún hereje o cismático no tiene, ni poder, ni derecho» (Da Silveira, La messe de Paul VI Qu’en penser? p 262).

Si el herético es Papa, por el solo hecho de su pecado, pierde su cargo. «La razón, de ello es, dice San Roberto Belarmino, que no puede ser la cabeza de la Iglesia el que ya no es miembro de Ella» (Citado por Da Silveira, p. 261).

¿Se podría admitir la buena fe de un Papa que enseña oficialmente al error en materia doctrinal?

El Papa que ha caído en herejía como doctor privado (como doctor oficial está preservado de ello) podría manifestar su error doctrinal de dos maneras:

como doctor privado, en este caso, como para todo fiel que se equivoque, no solamente se puede, sino que se debe suponer su buena fe, sobre todo si se enmienda desde que está advertido de su error, como lo hicieron Pedro (Gal. 2, 11) y Pascual II.

en forma oficial. En este caso ni siquiera puede suponérsele buena fe. En efecto, es un dogma de nuestra fe que en el ejercicio de su cargo el Papa no puede enseñar el error. Luego si un Papa lo enseñase de forma oficial, por el hecho de hacerlo, manifestaría que habría perdido anteriormente el papado al caer en la herejía como doctor privado. Y es por lo que ha podido enseñar el error no ex cathedra, sino en la forma ex cathedra.

A la luz de la fe, no aceptar la consecuencia necesaria de esta constatación sería negar indirectamente el dogma de la infalibilidad, o lo que sería más grave todavía, acusar a Cristo de infidelidad. En efecto, el error ha sido enseñado a la Iglesia universal de forma oficial. Si se supone la buena fe del Papa, no se le podría tener por responsable. Como no hay jamás efecto sin causa, en esta hipótesis, el responsable de este error sería Cristo que habría faltado a su promesa de asistencia: «Simón, (…) he pedido para que tu fe no desfallezca y tú confirma a tus hermanos» (Luc. XXII, 32). ¿Por muy ligero que fuese un creyente se atrevería a sostener una hipótesis que lleva consigo tal consecuencia?

¿Existe una enseñanza oficial del Papa para la Iglesia universal que no esté revestida por el carisma de la infalibilidad?

No, no existe y no puede tenerlo, por la simple razón de que el Papa ha recibido su autoridad de Cristo sobre toda la Iglesia (Jn. XXI, 17) para confirmar la fe de sus hermanos» (Lc. XXII, 32) y para decir auténticamente a la Iglesia, con ellos, todo lo que el Maestro ha revelado (Mt XXVIII, 20) y que los fieles deben creer y practicar para salvarse (Mc XVI, 16). Esta enseñanza oficial, digámoslo otra vez con Pío XI, «el Pontífice Romano y los Obispos que están en comunión con El, la ejercen todos los días» Mortalium animos, y cada día Cristo los asiste Él mismo y por el Espíritu Santo (Mt. XXVIII, 20; Jn. XIV, 16-26). Si por un imposible la enseñanza oficial del Papa fuese errónea, «resultaría, como no teme decirlo claramente León XIII, que Dios mismo sería el autor del error de los hombres: «Señor, si estamos en el error, sois Vos mismo quien nos habéis engañado» Satis cognitum.

Una distinción tan esclarecedora como importante

Es la que conviene hacer entre los falsos y los malos pastores. El mal pastor escandaliza al rebaño por una conducta que desmiente su enseñanza. Pero, poseyendo la fe católica, sigue siendo pastor.

El falso pastor, es el que no es dueño del redil, aquél a quien no pertenece el rebaño, el que no tiene de pastor más que las apariencias.

Reglas de conducta

Tres textos de los santos Evangelios nos las proporcionan.

El primer texto lo leemos en San Mateo, capítulo VII, versículos 15 al 20.

Jesús sabía muy bien que surgiría una multitud de falsos profetas que perderían a muchas gentes. Para que sus discípulos pudiesen distinguir fácilmente los verdaderos de los falsos profetas, les dio un medio de discernimiento tan sencillo como absoluto «por sus frutos los conoceréis.»

El verdadero profeta, «sentado en la cátedra de Moisés», participa del poder profético de Cristo y habla en nombre de Dios. Su palabra, que es la de Cristo (Lc. X, 16), da normalmente frutos de santidad, pues «todo árbol bueno produce buenos frutos y no puede producirlos malos».

El falso profeta al contrario, no estando, o no estando ya «sentado en la cátedra de Moisés», no participa del poder profético del Maestro. Su palabra no es pues la de Jesús y no puede producir sus frutos. «¿Acaso se cogen uvas de los espinos o higos de las zarzas? Todo mal árbol produce malos frutos, no puede producirlos buenos». «Por sus frutos distinguiréis los falsos de los verdaderos profetas», los falsos de los verdaderos pastores.

El segundo texto lo leemos en el capítulo XXIII del mismo evangelio, versículos 1 al 3. Regula la conducta que los fieles deben tener con los malos pastores.

Aunque malos, continúan con su cargo y, por este hecho, siguen participando en los poderes de Cristo. Por ellos, Cristo continúa enseñando y mandando y Jesús ha sido terminante: hay que escucharles y obedecerles. «Están sentados en la cátedra de Moisés, escuchadles, pero no los imitéis, pues hablan pero no hacen lo que dicen.»

El tercer texto es de San Juan, capítulo X, versículos 1 al 5 y 10. Jesús indica a sus fieles el comportamiento que deben adoptar con toda naturalidad con los «extranjeros », los «falsos profetas», los que no son «de la misma familia de la fe». (Gal. VI, 10). El Maestro, que ha comparado a menudo su Iglesia a un rebaño, los invita a imitar a las ovejas que huyen de todo extranjero. ¿En qué reconocen que no es su Pastor? En la Voz. Mientras que la del pastor les es familiar y les da confianza, una voz desconocida los asusta. Instintivamente se apartan del extranjero y huyen.

Tal debe ser el comportamiento del rebaño del Señor. Es por la voz, es decir por la doctrina que oyen predicar, por la que los fieles de Cristo reconocen que un pastor no es del redil. Así como, confiados en la voz del verdadero pastor, le siguen normalmente, seguros de seguir a Jesús, de la misma forma, inquietos, turbados por la nueva doctrina del extranjero, le huyen instintivamente «pues no conocen la voz de los extraños».

La voz, repitámoslo, es la doctrina, es la enseñanza; él es nuevo y se revela como extraño. Sin saber explicarlo —Dios no se lo pide— los fieles se dan cuenta de que este supuesto pastor no participa del poder profético de Cristo, puesto que «su voz» turba su fe. Luego no está sentado en la cátedra de Moisés, «su cátedra es una cátedra de pestilencia» (Salmo I, 1). Como dice el Maestro, se ha infiltrado en el aprisco «para robar, degollar y destruir». He aquí por qué los fieles le huyen.

¿Por qué razón, a pesar de todas las apariencias contrarias, no está o ya no está sentado en la cátedra de Moisés? No están obligados a saberlo. Una sola cosa les importa y los tranquiliza: desde el momento que su fe perturbada es la que les impide escucharle, es que el pretendido pastor no está en la cátedra de Pedro que es una cátedra de verdad, no es pastor de la Iglesia; ni bueno, ni malo, es un extraño, no hay que escucharle, hay que huirle.

Guelfo Nero
24-08-04, 01:15
II- LOS FRUTOS DEL VATICANO II

Para juzgarlos no hay necesidad de ser especialista en algo. Ni siquiera es necesario poseer la fe católica. Basta con mirar lo que se hace y escuchar lo que se enseña en la Iglesia desde el acceso de Pablo VI al solio pontificio.

a - Aceleración de la descomposición del mundo moderno

Es el fenómeno más evidente engendrado por este concilio.

Sin duda alguna, en el momento en que Juan XXIII convocó el concilio, se anunciaba una crisis sin precedentes y, por más que digan los partidarios del Vaticano II que no debe ser considerado como responsable de la descomposición actual de la sociedad, esta excusa no puede ser aceptada. Es evidente que el mundo estaba profundamente minado, pero los defensores a toda costa del Vaticano II no dicen que siempre haya sido así; los concilios anteriores se han reunido siempre a causa de las crisis que sacudían a la Iglesia y amenazaban con llevarse todo, para tomar las medidas necesarias que pusiesen un término a esta situación. Y no solamente han reabsorbido siempre las crisis que habían motivado su convocatoria, sino aún más, han manifestado siempre la vitalidad sobrenatural incomparable de la Iglesia. Para no hablar más que del concilio de Trento o del primer concilio Vaticano, ¡Cuántas órdenes religiosas se han fundado! En las órdenes religiosas que ya existían, ¡Cuántas saludables reformas! ¡Cuántos frutos de santidad han madurado en los dos cleros, secular y regular, y hasta entre los laicos de todos los ambientes! Y por los frutos de santidad traídos por todos los concilios, el pueblo cristiano reconocía que estas importantes reuniones eclesiales se habían celebrado verdaderamente bajo la dirección del Espíritu Santo, Espíritu de Jesús, Espíritu de Santidad.

b - Autodestrucción de la Iglesia

En el curso de la audiencia del 15 de julio de 1970, Pablo VI podía declarar: «un segundo aspecto que hoy mantiene la atención de todos, es la situación presente de la Iglesia comparada con la de antes del concilio… En muchos aspectos, hasta ahora, el concilio no nos ha dado la tranquilidad deseada, más bien ha suscitado alteraciones y problemas.»

Esta declaración que fue hecha a poco menos de cinco años después del Vaticano II, por el testigo más autorizado de este concilio, era la confesión de un clamoroso fracaso.

Desde este discurso: «La situación de la Iglesia comparada con la de antes del concilio» ¿habría mejorado? Después de 22 años de aggiornamento, ¿ha dado por fin el Vaticano II a la Iglesia la tranquilidad deseada, o bien ha agravado las alteraciones y los problemas que ha suscitado? Interroguemos a otro testigo al que la nueva iglesia no puede recusar, al cardenal Joseph Ratzinger. En su Entretien sur la foi —Informe sobre la fe— (1985) confiaba a Vittorio Messori: «Los Papas y los Padres conciliares esperaban una nueva unidad católica y, al contrario, se ha ido hacia una disensión que —repitiendo las palabras de Pablo VI— parece haber pasado de la autocrítica a la autodestrucción. Se esperaba un nuevo entusiasmo y con demasiada frecuencia se ha llegado, al contrario, al tedio y al desánimo. Se esperaba un salto hacia adelante y nos hemos encontrado al contrario, frente a un proceso evolutivo de decadencia, que se ha desarrollado en gran medida refiriéndose notoriamente a un pretendido «espíritu del Concilio» y que, de esta manera lo ha desacreditado cada vez más.»

Diez años antes, ya había dicho: «Hay que afirmar bien alto que una reforma real de la Iglesia presupone un abandono sin equivoco de las vías erróneas cuyas consecuencias catastróficas son en adelante incontestables.» (p.30)

Hablando de la crisis de los eclesiásticos, el cardenal declaraba: «bajo el choque del postconcilio, las grandes órdenes religiosas (es decir, precisamente las columnas tradicionales de la reforma siempre necesaria de la Iglesia) han vacilado, han sufrido grandes hemorragias, han visto reducirse las nuevas entradas a límites jamás alcanzados antes, y parecen todavía hoy, sacudidas por una crisis de identidad. (…) Frecuentemente son las órdenes tradicionalmente más «cultivadas», las mejor equipadas intelectualmente, las que han soportado la crisis más grave» (p. 61).

La importancia de las hemorragias subrayada por el cardenal había sido ya denunciada por la publicación de una estadística oficial aparecida en el número de abril-mayo de 1978 de la revista Missi. La habíamos citado en nuestra Conférence romaine —Conferencia romana— la reproducimos ahora, pues es especialmente reveladora de los desastrosos resultados del Vaticano II.

Los efectivos de 63 congregaciones de hombres, teniendo cada una más de 1000 miembros en 1962, habían sido contabilizados. Las cifras manifiestan una serie de hechos cuya absoluta convergencia es extraordinaria.

Sin ninguna excepción, las congregaciones censadas estaban en crecimiento hasta 1964. 1964 marca un alto en el avance y es el comienzo, para todas, de una caída espectacular de los efectivos.

De 1964 a 1967, los efectivos acusan una pérdida de:

2.463 miembros en los Benedictinos
3.276 " Capuchinos
4.507 " Salesianos
5.636 " Franciscanos
6.497 " Hermanos de las Escuelas Cristianas
7.930 " Jesuitas

A esta caída catastrófica de los efectivos en las congregaciones religiosas se añaden:

- el abandono del sacerdocio y el matrimonio de los sacerdotes en unas proporciones que harían creer que hemos vuelto a la época de Lutero;

- la escasez de las vocaciones tanto entre el clero secular y regular, como entre los religiosos. Por todas partes se cierran y se siguen cerrando conventos, seminarios, escolasticados, y seminarios menores; he aquí manifiesto por otra estadística, solamente de los seminarios franceses, la caída vertiginosa de las vocaciones sacerdotales a partir del año 1965.

En esta estadística, comunicada por el secretariado del episcopado francés en París, se trata únicamente de los seminarios diocesanos.

Las ordenaciones sacerdotales que, para el conjunto de Francia, oscilaban alrededor de 600 hasta 1965 (646 exactamente en 1964), bajan desde el año siguiente (566 en 1966), para descender a 193 ordenaciones en 1972 y a 78 en 1978. En numerosas parroquias rurales, ha habido que organizar las Asambleas dominicales sin sacerdote.

- la secularización de los hospitales, de las clínicas, de los asilos y de los dispensarios, debido a haberse retirado las religiosas;

- la asistencia a la misa dominical, incluso adelantada al sábado por la tarde está en baja por todas partes.

- y en todas partes el escándalo de los nuevos catecismos que siembran la duda y destruyen le fe entre los jóvenes;

- en fin, las conversiones han cesado casi en todas partes, fuera de los países subdesarrollados.

En resumen, se puede decir que para todo observador imparcial la obra del Vaticano II fue y permanece una obra de destrucción.

Por lo demás Pablo VI ha tenido que forjar una frase para expresar lo que él mismo no podía dejar de constatar y ha hablado de la autodestrucción de la Iglesia.

c - Causa inmediata de estos malos frutos o la loca empresa de los Padres conciliares

Al contrario de todos los concilios que no habían intentado jamás reformar más que a los eclesiásticos, el concilio Vaticano II se ha atrevido a reformar la misma Iglesia.

Nuestros lectores seguramente se acuerdan del aggiornamento o puesta al día de la Iglesia que fue el leit motiv, de Juan XXIII y de todos los Padres conciliares.

La reforma emprendida entonces y llevada por Pablo VI a «toda marcha» ha sido tan profunda, tan radical, que los partidarios de este concilio han podido hablar de nuevo Pentecostés, haciendo ver que había habido en este concilio, «el mayor de la historia», «más importante que el de Nicea (Pablo VI)» en el curso del cual fue proclamada la divinidad de Cristo, una manifestación del Espíritu tan fuerte, tan «arrolladora», que sólo se puede comparar a la que se produjo en Jerusalén en el momento en que los Apóstoles «fueron llenos del Espíritu Santo» y donde nació la Iglesia. También en el curso de estas sesiones del Vaticano II había nacido una nueva institución, que para distinguirla de la institución anterior la han llamado «iglesia conciliar».

Acabamos de hablar de reforma radical. La palabra no es demasiado fuerte. La realidad que expresa, son todos los cambios que los nuevos pontífices han impuesto en todos los órdenes.

La razón de los cambios

Para que nuestros lectores se den cuenta de la exactitud de esta afirmación, queremos llamar su atención sobre la profunda razón de todos estos cambios, que ha pasado inadvertida.

A los ojos de los obispos y de los sacerdotes católicos lealmente vinculados a Roma, todos los trastornos qué vamos a recordar fueron vistos entonces como una concesión, acaso exagerada, casi peligrosa a los ojos de algunos, pero necesaria para apaciguar las reivindicaciones de los partidarios de la evolución ineluctable del mundo moderno. «La moda está en los cambios, decían los que temían deber comprometerse, ¡ya se les pasará!» La realidad era muy distinta.

En una empresa humana, la reestructuración decidida por una nueva dirección siempre va precedida de la liquidación general del stock inadaptado a la nueva orientación. Así ha sido para el Vaticano II. El aggiornamento una vez decidido por los nuevos dirigentes de la Iglesia, imponía la liquidación general del pasado.

Es importante comprender bien la razón de esto. No solamente todas esas antiguallas de la tradición ya no podían servir, sino que frenaban la renovación emprendida: los viejos odres del primer Pentecostés no podían contener el vino del nuevo. Todo lo que con su sabiduría milenaria había lentamente elaborado la Iglesia para expresar su fe, interpretar su oración, anunciar a Jesucristo, suscitar vocaciones, instruir a las naciones, todo debía ser liquidado, todo debía ser renovado.

¿Por qué razón? Porque ya nada se adaptaba a la concepción que los partidarios de la renovación tenían de la Iglesia, de su doctrina, de su misión y a la nueva orientación que habían decidido imponer a su obra.

Ya lo hemos dicho, el espíritu que ha inspirado el aggiornamento del Vaticano II, ha sido presentado como «un nuevo Pentecostés» de donde ha salido una nueva Iglesia «la iglesia conciliar». Esta nueva iglesia ya no es la Iglesia de Cristo y de los Apóstoles. Entre las dos iglesias, la de antes, y la de después del Vaticano II, hay, en muchos puntos esenciales, oposición de contradicción.

Para todos los fieles que se dan cuenta de ello, es evidente que el espíritu que ha hecho surgir esta nueva iglesia no puede ser el Espíritu de Jesús, pues este Espíritu que es Dios, no puede contradecirse.

Demostrando que los cambios que han sido impuestos en todas las cosas lo han sido porque todas estaban inadaptadas a las novedades, demostraremos a la vez que los partidarios de la nueva iglesia con toda justicia, se han aferrado a llamarla iglesia conciliar, para distinguirla de la antigua institución. Mostraremos también que Pablo VI y todos los promotores de esta iglesia conciliar, se han separado a la vez de la Iglesia tradicional, consumando así un verdadero cisma.

La gran liquidación

1 - Los dirigentes de la nueva iglesia han liquidado todo el «material» litúrgico.

Los altares, los comulgatorios, los bancos de arrodillarse, los reclinatorios; todas las vestiduras sacerdotales, las de los obispos y las de los sacerdotes, las de los diáconos y las de todos los clérigos.

Todos los misales, Misales de altar y de los fieles, tanto los de los pequeños, como los de los adolescentes, como los de los adultos. El ritual de todos los sacramentos.

Si todo este material litúrgico ha sido cambiado, es que ya no podía expresar la oración de la Iglesia tal como la entendían los nuevos maestros. Cuando se sabe que por su oración oficial la Iglesia expresa su fe —lex orandi, lex credendi—, forzado es concluir que la fe de la nueva iglesia no es la de nuestro bautismo.

2 - Los hombres de la nueva iglesia han liquidado los manuales de enseñanza religiosa.

Los catecismos para niños, los de los pequeños y los de los mayores, las obras de instrucción religiosa de los cursos de perseverancia, los manuales de los seminarios, de los escolasticados y de los noviciados, todos han sido liquidados y todos lo han sido por la misma razón, porque ninguno de ellos podía servir ya, estando todos inadaptados a la enseñanza de la doctrina en la óptica del Vaticano II.

3- Los eclesiásticos y religiosos se encontraron también ellos, «ineptos para anunciar a Jesucristo». No pudiendo liquidarlos tan fácilmente como a las cosas, los dirigentes de la nueva iglesia, más hábiles en la conducta de su aggiornamento que lo han sido los fieles en la defensa de su fe, se han dedicado a cambiar su mentalidad, su espíritu, dándole una nueva visión de las cosas. He aquí cómo:

a - los religiosos y las religiosas. Su inadaptación provenía del espíritu propio de cada orden. Para modificarlo, bastaba con modificar en la nueva óptica las constituciones, las reglas y las costumbres que lo modelaban. Que no quedase por ello, entonces fue dada la orden, no por algún religioso de vanguardia, sino por la Congregación de Religiosos, que es el órgano del Papa, de llevar a cabo este cambio. Todas las congregaciones religiosas de hombres y de mujeres, tanto de órdenes activas, como de órdenes contemplativas, enseñantes y de caridad, todas han liquidado las constituciones, la reglas y las costumbres que habían recibido de sus santos fundadores y que la Iglesia de antes del concilio había aprobado.

b - el clero secular. Su inadaptación era debida a la formación recibida en los antiguos seminarios. Para poner remedio a ello se imponía un reciclaje. Fueron creados centros especiales y todo el personal diocesano, párrocos, coadjutores, capellanes, profesores, Superiores de toda categoría, todos fueron reciclados y aquéllos que se mostraron rebeldes o simplemente reacios, fueron declarados «ineptos» para anunciar a Jesucristo y obligados a anticipar su jubilación.

c - Los obispos incluso no fueron olvidados. Ellos a los que se consideraba, desde los orígenes de la Iglesia, como casados cada uno con su diócesis, a la cabeza de la cual cada uno debía permanecer y entregarse tan largo tiempo como le fuese dado, todos han sido heridos súbitamente por una limitación de edad arbitraria, que ha permitido a los innovadores renovar incluso a los sucesores de los Apóstoles, los obispos residenciales, y reemplazarlos por sacerdotes del partido.

Además, para reducir a la impotencia a los que de entre ellos, estaban todavía vinculados a la visión tradicional de la antigua Iglesia y plenamente conscientes de sus responsabilidades de episcopi de «guardianes del depósito revelado», constituían un riesgo para frenar la renovación en su diócesis, los innovadores han inventado la colegialidad y por este medio, los sucesores de los apóstoles han sido castrados.

d - Los cardenales. Para evitar que los más ancianos, trabajados por alguna «nostalgia del pasado» no fueran a hacer propaganda en un próximo cónclave a favor de algún candidato tradicional, la subversión decidió decapitarlos a los 80 años. Peor para ellos; lo que tenían que haber hecho era no haber vivido tanto tiempo.

Después de todos estos cambios, exigidos, repitámoslo, por el espíritu del nuevo Pentecostés de donde ha salido la nueva iglesia del Vaticano II, ¿cómo se puede dudar honradamente del cambio profundo, radical, obrado por este concilio en la institución misma de la Iglesia? Cambio que manifiesta una tal ruptura con todo el pasado de la Iglesia, que sólo él, constituye el cisma verdadero que sus partidarios han consumado.

Guelfo Nero
24-08-04, 01:15
III - ERRORES DOCTRINALES DEL VATICANO II

El 21 de septiembre de 1974, su Excelencia Monseñor Marcel Lefebvre declaraba: «Derivada del «liberalismo» y del «modernismo», esta reforma está enteramente envenenada; sale de la herejía y desemboca en la herejía, incluso si todos sus actos no son formalmente heréticos.» Vamos pues a citar algunos de estos actos, algunas de estas afirmaciones de los nuevos pontífices que salen de la herejía, huelen a herejía y acaban en herejía.

Nuestro método

La particularidad del concilio Vaticano II, es el equívoco, lo impreciso de demasiados de sus textos. Sin negar abiertamente ningún dogma, permiten una comprensión heterodoxa que equivale a una negación. He aquí por qué, tanto los «conciliares de derecha», para defender la doctrina católica a la cual siguen unidos, como los partidarios de la nueva iglesia, que interpretan la misma doctrina con un sentido nuevo, en oposición con la fe anterior, pueden apoyarse en los mismos textos conciliares* . En estas condiciones, vamos a mostrar la oposición de contradicción que existe entre ciertas declaraciones del concilio y la fe anterior, constatando sus consecuencias en la vida práctica, o también, resaltando las consecuencias heterodoxas que sacan de ellas aquellos que son los más cualificados para interpretar el concilio, Juan Pablo II y los obispos que están en comunión con él.

Error sobre la libertad religiosa

La oposición de contradicción entre la enseñanza del Vaticano II sobre este punto preciso y la doctrina tradicional más segura de la Iglesia es evidente, puesto que se lee en la confrontación de los dos textos oficiales Dignitatis Humanae y Quanta Cura. Pero por la razón que acabamos de indicar, partidarios y adversarios de la libertad religiosa, esgrimiendo el mismo texto del Vaticano II, al cual cada uno da un sentido diferente, se enredan así en un verdadero diálogo de sordos. Hemos escogido mostrar la heterodoxia de Dignitatis Humanae en su resultado práctico, la reforma oficial efectuada por el gobierno de la España actual, con el fin de poner una de sus leyes fundamentales de acuerdo con la enseñanza de la iglesia del Vaticano II sobre la libertad de cultos.

***

«La gran ruptura del Vaticano II: La libertad religiosa»

El Fuero de los Españoles ley fundamental del Estado, adoptada el 17 de julio de 1945, no autorizaba más que el ejercicio privado de los cultos no católicos y prohibía toda acción de propaganda de las falsas religiones:

Art.6 §1 "La profesión y la práctica de la Religi6n Católica que es la del Estado español gozará de la protecci6n oficial."

§2 "Nadie será molestado por sus creencias religiosas, ni por el ejercicio privado de su culto. No estarán permitidas otras ceremonias, ni otras manifestaciones exteriores más que las de la Religión Católica."

Después del concilio Vaticano II, la Ley Orgánica del Estado (la de enero de 1967) va a reemplazar el parágrafo 2 del artículo 6, por la siguiente disposición:

"El Estado asumirá la protección de la libertad religiosa que estará garantizada por una tutela jurídica eficaz, salvaguardando a la vez la moral y el orden públicos.

Por lo demás, el preámbulo de la Carta de los Españoles, modificado por la misma Ley Orgánica de la de enero de 1967, declara explícitamente:

"… en fin, teniendo en cuenta la modificación introducida en su artículo 6 por la Ley Orgánica del Estado, ratificada por el referéndum de la nación, con el fin de adaptar su texto a la Declaración conciliar sobre la libertad religiosa promulgada el 7 de diciembre de 1955, que pide el reconocimiento explícito de este derecho, y conforme, además, con el segundo de los Principios Fundamentales del Movimiento, según el cual la doctrina de la Iglesia debe inspirar nuestra legislación…"

Luego ha sido explícitamente, para ponerse de acuerdo con la Declaración del Vaticano II por lo que el § 2 del artículo 6 de 1945 ha sido reemplazado por el de 1967.

Ahora es totalmente sencillo de demostrar sobre qué principio fundamental del derecho natural incide la ruptura del Vaticano II.

Según la doctrina católica tradicional, el § 2 del art. 6 de 1945 era perfectamente conforme al derecho natural: Puesto que no existe para el hombre un derecho natural a la libertad religiosa, en virtud del cual, el hombre pudiese ejercer libremente en público una falsa religión. Pío IX recordaba solemnemente esta doctrina constante de la Iglesia cuando condenaba, en la Encíclica QUANTA CURA (8 de diciembre de 1864) la doble afirmación:

«La libertad de conciencia y de cultos es un derecho propio de cada hombre que debe ser proclamado y garantizado en toda sociedad bien constituida…»

Por el contrario, con la Declaración del Vaticano II, el § 2 del art. 6 de 1945 se vuelve intrínsecamente malo, puesto que es directa y formalmente contrario a un derecho natural fundamental del hombre: precisamente el derecho a la libertad civil en materia religiosa que el concilio proclama, derecho válido para todos, cualquiera que sea la religión practicada (sea verdadera o falsa). Y para evitar todo riesgo de falsa interpretación, el concilio ha tenido cuidado de apuntar explícitamente el caso de un país donde una religión fuese oficialmente reconocida (lo que todavía tendrá lugar para España con la Ley de 1967, conservando el § 1 del art. 6):

« Si, en razón de las circunstancias particulares en las cuales se encuentran algunos pueblos, un reconocimiento civil especial se concede en el orden jurídico de la ciudad a una comunidad religiosa dada, es necesario que al mismo tiempo, para todos los ciudadanos y todas las comunidades religiosas, el derecho a la libertad en materia religiosa sea reconocido y respetado.» Dignitatis Humanae, art. 6, § 3).

Resulta de lo que precede que una disposición legal, tal como la establecida por el art.6 § 2 del Fuero de los Españoles de 1945 es:

- esencialmente CONFORME al derecho natural, según la doctrina católica tradicional;

- esencialmente CONTRARIA al derecho natural, según la doctrina del Vaticano II;

Hay pues realmente contradicción entre el Vaticano II y la doctrina tradicional sobre un principio de derecho natural (Fin del texto tomado de Monsieur l’abbé Lucien).

Error sobre la naturaleza de la Misa

Tan pronto como podamos, volveremos sobre esta importante cuestión. Hoy nos contentaremos con dos observaciones que subrayan, tanto una como otra, la ruptura con la tradición en este punto fundamental.

Observación primera.

Se refiere a la posición de los cristianos sobre este punto de la fe. Para los católicos y para los ortodoxos, la Misa es la reactualización del sacrificio de la Cruz.

La fe católica, compartida por los ortodoxos, enseña, y los fieles lo creen, que después de la doble consagración, Jesús está allí, sobre el altar, como estaba en el calvario; en su estado de víctima inmolada y ofrecida. Lo creen, porque están ciertos de que las palabras de Jesús pronunciadas por un sacerdote ordenado para esto, tienen el poder de realizar lo que dicen, una transubstanciación verdadera del pan y del vino en su Cuerpo y en su Sangre. Y esto es porque están absolutamente seguros de que después de la consagración, a pesar de las especies o apariencias, Jesús está verdadera y realmente presente, por lo cual ellos adoran este pan y este vino que son el Cuerpo y la Sangre de Jesús unidos por siempre a su alma y a su divinidad.

Ellos, los protestantes, no creen que las palabras de Jesús tengan el poder de realizar la transubstanciación. Para ellos, la cena no es sino un memorial de lo que Jesús hizo en la tarde del Jueves Santo. Este memorial no hace sino reavivar la fe de los fieles y producir en la asamblea una presencia totalmente espiritual de Jesús, la que ha prometido a aquéllos que se reuniesen para rezar en su nombre: «Pues allí donde dos o tres estén reunidos en mi nombre, Yo estaré en medio de ellos» (Mt. XIII, 20).

Y porque no creen que las palabras de Jesús tienen el poder de realizar lo que dicen, tienen horror a la misa católica y piensan con Lutero que es más abominable a Dios que «todos los pecados que se cometen en todos los lugares de prostitución del mundo.»

Existe pues oposición de contradicción entre la fe católica que afirma, y la fe protestante que niega todos los dogmas eucarísticos.

Ahora bien, desde la promulgación de la nueva misa de Pablo VI, los protestantes de la Confesión de Augsburgo, a quienes horroriza la «misa papista» codificada por San Pío V han declarado: «La fidelidad al Evangelio y a nuestra tradición no nos permite oponernos a que los fieles de nuestra Iglesia participen en una celebración eucarística católica.»

Estos luteranos han precisado la razón por la cual podían aceptar la nueva misa: «porque (…) las nuevas oraciones eucarísticas en las cuales nos reencontramos (…) tienen la ventaja de difuminar la teología del sacrificio que teníamos la costumbre de atribuir al catolicismo.»

La nueva visión del sacrificio que da el rito de Pablo VI y que los protestantes han percibido inmediatamente, lo había precisado en su edición de 1975 el Nuevo Misal de los domingos, publicado con la aprobación de la Conferencia episcopal francesa. En la página 383 se podía leer: «Durante la misa se trata simplemente de recordar el único sacrificio ya consumado.»

Esta explicación y la declaración de los protestantes de la Confesión de Augsburgo que hemos citado, manifiestan bien claramente la diferencia fundamental que existe entre los dos ritos. El de Pablo VI, que permite negar la fe católica sobre el Santo Sacrificio de la Misa, y el rito católico codificado por San Pío V que obliga a confesarla.

Observación segunda.

Está inspirada por el juicio dado por León XIII sobre la reforma del rito de las ordenaciones realizado por Cranmer. Este juicio puede resumirse en el silogismo siguiente:

Los sacramentos de la nueva ley, signos sensibles y eficaces de una gracia invisible, deben significar la gracia que producen y producir la gracia que significan.

Ahora bien, el rito católico ha sido rechazado y un nuevo rito, conforme con una herejía públicamente profesada, ha sido adoptado para hacer desaparecer del rito todo lo que significaba el poder sacerdotal, es decir, el poder de consagrar y de ofrecer el sacrificio del Nuevo Testamento.

El rito nuevo salido de la reforma ya no significa pues la gracia de la ordenación sacerdotal. Es absurdo decir que un rito visible cuya significación del poder sacerdotal a conferir está excluida, pueda ser un sacramento que confiera este poder.

«Son vanas pues, sin efecto, concluye León XIII, las palabras «Recibe el Espíritu Santo para el ejercicio de la función sacerdotal».

Podemos decir de la reforma de Pablo VI, lo que León XIII decía de la de Cranmer. He aquí por qué:

Antes de ser un sacrificio, la eucaristía es un sacramento, es decir, un signo sensible de la presencia real del Cuerpo y de la Sangre de Cristo.

Para realizar esta presencia real, esta transubstanciación del pan y del vino en el Cuerpo y la Sangre del Señor, la Misa debe significarla pues, se nos perdonará que repitamos, si no la significa claramente, no la produce. Por esta razón, para que la forma de los sacramentos sea unívoca y signifique verdaderamente la gracia que deben producir, es por lo que para todos, la Iglesia ha rodeado siempre su parte esencial, la forma, como se la llama, de todo un rito que explicita su significado.

En su presentación del «Breve examen crítico de la nueva misa» a Pablo VI, los cardenales Ottaviani y Bacci le decían del rito de San Pío V: «Había levantado una barrera infranqueable contra toda herejía que pudiese causar detrimento a la integridad del Misterio». Lo que quiere decir que las palabras de la consagración insertadas en el rito fijado por San Pío V, eran absolutamente unívocas y no podían interpretarse de ninguna manera en un sentido distinto al sentido católico.

Pues bien, esta barrera infranqueable, este conjunto de oraciones, de ofertorios, de actitudes, de signos que subrayaban en la Misa católica el carácter, no solamente sacrificial, sino propiciatorio de la Misa, la reforma de Pablo VI se ha atrevido a hacerla saltar. No existiendo ya esta barrera, el sentido protestante «que causa detrimento a la integridad del Misterio» ha podido introducirse en este nuevo rito. Las palabras de la institución se han vuelto equívocas y los protestantes de la Confesión de Augsburgo pueden de ahora en adelante «reencontrarse» (esto es, que «pueden encontrar la cena luterana») en este rito que «difumina la teología del sacrificio que ellos tenían la costumbre de atribuir al catolicismo.»

Pues entonces, a menos de tomarlos por «imbéciles» o «bromistas», hay que reconocer que el nuevo rito de Pablo VI es por lo menos equívoco. No significa necesariamente la transubstanciación, y por este hecho, no la produce.

Inspirándonos en el juicio de León XIII, podemos decir de la reforma de Pablo VI: «El rito tradicional fue prohibido y un nuevo rito conforme a una herejía públicamente profesada fue compuesto con el fin de hacerlo aceptar por aquéllos que no creen en la transubstanciación.»

Puesto que los sacramentos de la ley nueva son signos visibles eficaces, producen lo que significan. Es pues absurdo decir que un rito visible, en el cual la significación de la transustanciación ha sido voluntariamente suprimida, pueda producir todavía lo que ya no significa. Como decía León XIII del rito de Cranmer, que ya no significaba la gracia de la ordenación sacerdotal: son vanas, sin efecto, las palabras «Recibe el Espíritu Santo para el ejercicio de la función sacerdotal». «De la misma forma y por la misma razón, se puede decir del rito de Pablo VI que ya no significa la transubstanciación:» Son vanas, sin efecto las palabras: «Esto es mi Cuerpo, esto es mi Sangre».

Error sobre la naturaleza de la Iglesia y sobre la salvación de las almas

Vamos a recordar la doctrina católica sobre estos dogmas de nuestra fe; después daremos la de los hombres del Vaticano II sobre los mismos temas. La simple confrontación de los textos pondrá de manifiesto los errores.

Doctrina católica

• Esta Iglesia, Cuerpo Místico de Cristo, no es una Iglesia «pneumática», «vaporosa», la de las almas unidas por el amor. Prolongando el misterio de la Encarnación hasta el fin de los tiempos, es, como Cristo, a la vez humana y divina. Como El, no está dividida (1 Cor. 1, 13), es una. Imagen de la Jerusalén celestial, «tabernáculo de Dios entre los hombres» (Apoc. XXI, 3), es visible y jerárquica. Fundada sobre Pedro es apostólica y romana.

«Sí, ciertamente, no hay más que una verdadera Iglesia de Jesucristo: los testimonios evidentes y múltiples de los Libros Sagrados han dejado tan bien asentado este punto en todos los espíritus que ni un solo cristiano osaría contradecirlo… Jesucristo no ha concebido ni instituido una Iglesia formada de varias comunidades que se asemejarían por ciertos rasgos generales, pero que serían distintas unas de otras y no vinculadas entre sí por esos lazos que pueden hacer indivisible y única a la Iglesia de la que hacemos tan claramente profesión en el símbolo de la fe: «Creo en la Iglesia, una.» La Iglesia está constituida en su unidad por su misma naturaleza: es una, aunque las herejías intenten desgarrarla en varias sectas» (León XIII. E.P.S. n ° 547, 548, 549).

Así pues, es alejarse de la verdad divina imaginar una Iglesia que no se pudiese ver ni tocar, que no sería sino «espiritual» (pneumaticum), en la cual las numerosas comunidades cristianas, aunque divididas entre ellas por la fe, estarían sin embargo reunidas por un vínculo invisible.»

•E1 Cuerpo Místico de Cristo se confunde con la Iglesia Católica. El Papa Pío XII lo afirma desde el comienzo de su encíclica: «Mystici corporis Christi quod est Ecclesia. La Iglesia es el Cuerpo Místico de Cristo.» Esta definición se corresponde con la respuesta que el Espíritu Santo inspiró a Juana de Arco (Mt X, -19-20): «La Iglesia y Cristo es todo uno.»

Pío XII lo ha recordado el 18 de agosto de 1950 en Humani generis «El Cuerpo Místico de Cristo y la Iglesia católica romana son una sola y misma cosa.» (E.P.S. n° 1282).

• Fuera de la Iglesia no hay salvación «Lleno del Espíritu Santo», Pedro lo ha declarado ante el sanedrín: «Que sea conocido de todo el pueblo que no hay salvación en ningún otro (más que en Jesucristo), pues ningún otro nombre nos ha sido dado a los hombres bajo el cielo, por el cual debamos ser salvados» (Act. IV, 12). Y como, «Cristo y la Iglesia es todo uno», los fieles han expresado siempre su fe en esta doble verdad por medio del bien conocido axioma: «Fuera de la Iglesia no hay salvación». Lo que equivale a decir que nadie será salvado si no es por Jesucristo.

Esta verdad, al decir del Papa Gregorio XVI, es «un artículo de fe» y «uno de nuestros dogmas más importantes y más evidentes» (E.P.S. n° 157-160). Se remonta a los orígenes de la Iglesia y jamás ha dejado de ser creída y enseñada hasta el concilio Vaticano II.

«No os engañéis, decía ya el mártir Ignacio; el que se adhiere al autor de un cisma no obtendrá el reino de Dios» (E.P.S. n°158).

«Quienquiera que esté fuera del seno de la Iglesia católica, enseñan San Agustín y los obispos de Africa reunidos en el concilio de Cirta, por muy laudable que por lo demás aparezca su conducta, no gozará de la vida eterna, y la cólera de Dios permanece sobre él a causa del crimen de que se ha hecho culpable viviendo separado de Jesucristo » (E.P.S. n° 158).

«La Santa Iglesia universal enseña que Dios no puede ser adorado verdaderamente más que en su seno: afirma que todos los que están separados de Ella no se salvarán» (Gregorio el Grande. E.P.S. n° 158).

«No hay más que una sola Iglesia universal, fuera de la cual nadie absolutamente será salvado» (Inocencio III con el IV concilio de Letrán. E.P.S. n° 159).

«La fe nos obliga insistentemente a creer y a mantener una Iglesia Santa, Católica y Apostólica. Creemos en ella firmemente, la confesamos simplemente. Fuera de Ella no hay ni salvación, ni remisión de los pecados» (Bonifacio VIII. Unam Sanctam, 18 de noviembre de 1302).

«La Santa Iglesia Romana cree firmemente, profesa y predica, que ninguno de los que viven fuera de la Iglesia, no solamente los paganos, si no también los judíos, o los herejes, o lo cismáticos, pueden tener parte en la vida eterna, sino que irán al fuego eterno «preparado por el diablo y sus ángeles» (Mt XXV, 41), salvo si antes del fin de su vida se hubiesen integrado a la Iglesia (…). Nadie, por grandes que fuesen sus limosnas, aunque hubiese derramado su sangre por el nombre de Cristo, puede ser salvado sino permanece en el seno y en la unidad de la Iglesia Católica» (Concilio de Florencia Decreto para los Jacobitas. Dumeige n° 440).

Hay que tener como articulo de fe que nadie puede ser salvado fuera de la Iglesia Romana Apostólica, que Ella es la única arca de salvación: el que no ha entrado en Ella perecerá por el diluvio» (Pío IX. Dumeige n° 440).

«Entre las cosas que la Iglesia ha predicado siempre y no dejará de enseñar, está también esta declaración infalible en la que se dice que no hay salvación fuera de la Iglesia» (Carta del Santo Oficio al arzobispo de Boston. E.P.S. n° 1256).

Terminaremos este repaso de la doctrina católica sobre la necesidad absoluta de pertenecer a la Iglesia Católica para salvarse, por este pasaje de la carta que el Papa Pío IX dirigía, el 10 de agosto de 1863, al episcopado italiano: «Queridos hijos y venerables hermanos, Nos debemos de nuevo recordar y censurar el muy grave error en el que desgraciadamente se encuentran algunos católicos que adoptan la creencia de que las personas que viven en los errores y fuera de la verdadera fe y de la unidad católica pueden alcanzar la vida eterna. Esto es perfectamente contrario a la doctrina católica» (E.P.S. n.242).

• ¿Todos los que están fuera de la única Iglesia de Cristo se condenarán? «Los que ignoran de manera invencible nuestra muy santa religión y que, observando con cuidado la ley natural y sus preceptos grabados por Dios en el corazón de todos, y dispuestos a obedecer a Dios, llevan una vida honrada y recta, pueden, con ayuda de la luz y de la gracia divinas conseguir la vida eterna; pues Dios que ve perfectamente, escruta y conoce los espíritus, las almas, los pensamientos y las costumbres de todos, no permite, en su soberana bondad y clemencia, que el que no es culpable de falta voluntaria, sea castigado por los suplicios eternos») (Pío IX. E.P.S. n ° 242).

Se trata de los que están en el error de buena fe y que, al mismo tiempo, están «dispuestos a obedecer a Dios». Son estas buenas disposiciones, este deseo, los que les orientan inconscientemente hacia la única Iglesia de Cristo y los que pueden procurarles la salvación por Ella. Sin duda, no piden el bautismo, pero únicamente porque ignoran de buena fe que Dios lo exige (Jn. III, 5); de otra forma, dispuestos a obedecerle, lo pedirían.

Hacia el final de su encíclica sobre el Cuerpo Místico, Pío XII dice lo siguiente de esta clase de creyentes: «Por un cierto deseo y anhelo inconsciente, se encuentran ordenados al Cuerpo Místico del Redentor».

Entonces, aquellos de entre ellos que consigan su salvación, lo harán por la única Iglesia de Cristo. Tal es la doctrina católica. Pío XII, como verdadero Pastor, no dejaba de advertir a estos «católicos de deseo» que se encuentran en «un estado en el que nadie puede estar seguro de su salvación eterna (…) pues aunque ordenados al Cuerpo Místico del Redentor, están privados de tantos y de tan grandes socorros y favores celestiales de los que sólo se puede gozar en la Iglesia Católica.» (E.P.S. n° 1104).

Doctrina del Vaticano II

La doctrina del Vaticano II explicitada por su intérprete más autorizado, Juan Pablo II, está en oposición con la doctrina católica más tradicional. Se resume en esta afirmación de Lumen Gentium: «La única Iglesia de Cristo, como sociedad constituida y organizada en este mundo subsiste en la Iglesia católica, gobernada por el sucesor de Pedro y los obispos en comunión con El» (Ch. 1, n° 8).

Para darse cuenta de que esta concepción nueva de la Iglesia manifiesta una ruptura radical con la fe católica, hay que comprender esto:

Mientras para toda la tradición católica hay una identidad entre «la única Iglesia de Cristo que es su Cuerpo Místico» y «la sociedad constituida y organizada en este mundo, gobernada por el sucesor de Pedro y los obispos en comunión con El», que es la Iglesia católica, para los hombres del Vaticano II, esta identidad no existe. Ciertamente, ellos ven y proclaman todavía que «la única Iglesia de Cristo subsiste en la Iglesia constituida y organizada en este mundo.» Pero «esta Iglesia constituida y organizada en este mundo» no es «la única Iglesia de Cristo», puesto que «numerosos elementos de santificación y de verdad subsisten fuera de su esfera.» (Lumen Gentium)

Sin duda, los hombres del Vaticano II reconocen que la «única Iglesia de Cristo» engloba «la sociedad constituida y organizada en este mundo», pero desbordándola muy ampliamente. La «única Iglesia de Cristo», no se confunde con ella.

El «espíritu» del nuevo Pentecostés, que ha producido la nueva iglesia, ha permitido a los hombres del Vaticano II descubrir lo que hasta ahora había escapado a todos, comprendidos los Apóstoles: la «única Iglesia de Cristo», aunque subsistiendo en la «sociedad constituida y organizada en este mundo», la Iglesia Romana, extiende su presencia mucho más allá de las fronteras de ésta. De ahora en adelante todas las sociedades que nuestros Padres llamaban sectas, son Iglesias. Todavía separadas de «la sociedad constituida y organizada en este mundo», pero perteneciendo realmente a la «única Iglesia de Cristo». En efecto, precisaba Juan Pablo II a la Curia Romana el 28 de junio de 1980: «Las diferentes comunidades eclesiales (cismáticas, heréticas y no cristianas) constituyen esferas que pertenecen a la Iglesia como pueblo de Dios.» He aquí la razón por la cual había podido afirmar el 21 de mayo precedente: «podemos decir que estamos llenos de una particular esperanza de salvación para aquéllos que no pertenecen al organismo visible de la Iglesia.»

La nueva visión de los hombres de la nueva iglesia ya les había permitido descubrir que «numerosos elementos de santificación y de verdad» se encuentran fuera de la estructura de la Iglesia.

En resumen, para los hombres del Vaticano II, a pesar de algunas expresiones aparentemente contrarias, «Mystice corporis Christi non est Ecclesia catholica sed subsistit in Ecclesia Catholica. El Cuerpo Místico de Cristo subsiste en la Iglesia Católica, pero no es la Iglesia Católica».

Todos los errores que vamos a aportar sobre este tema, se desprenden de esta nueva visión de la Iglesia, que no es católica.

«El espíritu de Cristo no rechaza servirse de otras Iglesias y comunidades eclesiales separadas, como medios de salvación » (Pablo VI, Decreto Unitatis redintegratio, cap. I, n° 3).

«La firmeza de la creencia de los miembros de las religiones no cristianas es a veces un efecto del Espíritu de verdad que actúa más allá de las fronteras visibles del Cuerpo Místico» (Juan Pablo II, Enc. Redemptor Hominis).

«El Espíritu Santo, incluso está misteriosamente presente en las religiones y las culturas no cristianas (…) Del Espíritu Santo se podría decir: «Cada una tiene su parte de El, todos, le tienen todo entero», tan inagotable es su generosidad» (Juan Pablo II. Discurso al Congreso Internacional de Pneumatología, 26 de marzo de 1982).

«Los musulmanes son nuestros hermanos en la fe en el Dios único» (Juan Pablo II, Discurso a los musulmanes, 31 de mayo de 1980).

***

Conclusión de la tercera parte

Acabamos de demostrar que, sobre la libertad religiosa, sobre el Sacrificio de la Misa, sobre la naturaleza de la Iglesia y la salvación de las almas, la doctrina del Vaticano II es nueva, tanto en la formulación como en el contenido.

También sobre muchos otros puntos, los Pontífices del Vaticano II tienen una enseñanza que una conciencia católica no puede admitir. No pudiendo presentar aquí todos estos errores, nos contentaremos con señalar, para aquéllos de nuestros lectores que quieran conocer más sobre la heterodoxia de la nueva iglesia, las obras siguientes, editadas por la Sociedad Santo Tomás de Aquino: «Lettre á quelques évéques sur la situation de la Sainte Eglise et Mémoire sur certaines erreurs actuelles» —Carta a algunos obispos sobre la situación de la Santa Iglesia y Memoria de los errores actuales—, así como dos folletos del R.P. Louis-Marie de Bligniéres, «Jean-Paul II et la doctrine catholique» «Juan Pablo II y la doctrina católica» (1981) y «L’enseignement de Jean-Paul II» «La enseñanza de Juan Pablo II» (1983). Encontrarán en ellos una nomenclatura impresionante, aunque no exhaustiva, de los errores enseñados por el jefe de la nueva iglesia.

peronimarco
04-09-04, 09:53
La lotta dell'ebraismo contro la Tradizione Cattolica

In realtà, dietro le sembianze della ricerca di un'unità ecumenica,
di una riconciliazione tra le religioni e di altri vocaboli
altrettanto seducenti, si trattava di demolire il baluardo della
Tradizione cattolica, definita da Josué Jéhouda come «l'antica
fortezza dell'oscurantismo cristiano». Secondo Jéhouda, ci sono
stati tre tentativi di «raddrizzamento del cristianesimo»,
che «miravano ad epurare la coscienza cristiana dai miasmi
dell'odio»; tre tentativi di raddrizzamento della teologia cristiana
divenuta asfissiante e paralizzante; «tre brecce aperte nella
vecchia fortezza dell'oscurantismo cristiano». In realtà, tre tappe
importantissime nell'opera di distruzione del cristianesimo
tradizionale:

Il Rinascimento;
La Riforma protestante;
La Rivoluzione Francese.
In questi tre grandi movimenti, Jéhouda intravede l'opera
meravigliosa di scristianizzazione alla quale ognuno di essi, sotto
diverse forme, ha potentemente contribuito. Egli non ce lo dice così
brutalmente, in quanto è molto abile nel maneggiare gli artifici del
linguaggio, ma ciò erompe con evidenza dai suoi scritti, come ce lo
dimostrano alcune citazioni estratte dalle sue opere: «Il
Rinascimento, la Riforma protestante e la Rivoluzione Francese
rappresentano i tre tentativi di raddrizzamento della mentalità
cristiana per mettersi al diapason con lo sviluppo progressivo della
ragione e della scienza, e mentre il cristianesimo dogmatico andava
oscurandosi, gli ebrei si emancipavano gradualmente». Parlando del
Rinascimento, egli sostiene: «Possiamo affermare che se il
Rinascimento non fosse stato deviato dal suo corso iniziale a
svantaggio del mondo greco dualizzato, avremmo avuto senza dubbio un
mondo unificato dal pensiero e dalla dottrina creatrice della
Cabala» 47. Passiamo ora alla Riforma: «Con la Riforma, che esplose
in Germania cinquant'anni dopo la fine del Rinascimento,
l'universalità della Chiesa venne distrutta. Prima di Lutero e
Calvino, Giovanni Reuchlin 48, discepolo di Pico della Miràndola,
scosse la coscienza cristiana sostenendo fin dal 1494 che niente era
superiore alla sapienza ebraica [...]. Con il ritorno alle sorgenti
antiche, Reuchlin preconizzò anche il ritorno alle sorgenti
ebraiche. Finalmente, egli ebbe la rivincita sul convertito Joan
Pfeferkorn, il quale chiedeva a gran voce la distruzione di tutti
i "Talmud" esistenti in circolazione. Lo spirito nuovo che stava per
rivoluzionare l'intera Europa [...] si manifestò a proposito degli
ebrei e del "Talmud" [...]. Tuttavia, non senza meraviglia, si
trovarono tra i protestanti tanti antisemiti quanti tra i
cattolici». In breve, conclude Jéhouda, «la Riforma fu la rivolta
contro la Chiesa cattolica, che a sua volta è già una rivolta contro
la religione d'Israele» 49. Parlando poi della Rivoluzione Francese,
Jéhouda affermava: «II terzo tentativo di raddrizzamento della
posizione cristiana, si compie dopo il fallimento di unificazione
della cristianità per mezzo della Riforma, sotto la spinta della
Rivoluzione Francese [...], la quale segnò l'inizio dell'ateismo
nella storia dei popoli cristiani. Questa Rivoluzione, avendo
assunto un atteggiamento nettamente antireligioso, si prolungò nel
comunismo russo, e contribuì potentemente alla scristianizzazione
dell'Europa» 50. E per coronare questo raddrizzamento della
mentalità cristiana, giunsero Karl Marx (1818-1883) e Friedrich
Nietzche (1844-1900). «Nel XIX secolo, vennero effettuati,
rispettivamente da Marx e da Nietzche, due nuovi tentativi per
risanare la mentalità del mondo cristiano» 51. In verità, «il senso
profondo della Storia è identico in tutte le epoche, ed è una lotta
sorda o aperta tra le forze che lavorano per il progresso
dell'umanità e le forze che si aggrappano a valori cristallizzati,
ostinandosi a mantenere ciò che sussiste a detrimento di ciò che
deve ancora venire» 52. Per i pensatori ebrei, la riforma conciliare
doveva costituire una nuova tappa nella via dell'abbandono, del
cedimento e della distruzione della Tradizionale cattolica, svuotata
a poco a poco della sua sostanza.

Sùrsum corda! (POL)
08-09-04, 15:56
http://web.rossoalice.it/daniele78/Marchio.jpg

Guelfo Nero
08-12-04, 02:14
Originally posted by guelfo nero
AVETE LETTO NEL TESTO, SOPRA RIPORTATO, DI PADRE BELMONT DELLE GRAVI ERESIE CONTENUTE NEL DOCUMENTO SULLA LIBERTà RELIGIOSA "DIGNITATIS HUMANAE" "PROMULGATO" DAL TRISTO PAOLO VI IL 7 DICEMBRE 1965.
TRA TUTTI la "dignitatis humanae", a mio avviso, fu il DOCUMENTO PIù SQUALLIDO USCITO DA QUEL "CONCILIABOLO": NE RIPARLEREMO AMPIAMENTE.
ORA PERò, PER RIFARCI UN PO' IL PALATO DOPO TANTE SOZZURE, VI RIPORTO I SUGGERIMENTI CHE L'EMINENTISSIMO CARDINAL RUFFINI, ARCIVESCOVO DI PALERMO, DIEDE IN UNA LETTERA DELL' 11 FEBBRAIO 1960, PER L'ALLORA PREPARANDO "CONCILIO VATICANO SECONDO".
TUTTI I VESCOVI DI ALLORA, RICHIESTI DALLA SEGRETERIA DI STATO, SCRISSERO I LORO "DESIDERATA" PER IL CONCILIO: ALCUNI (POCHI)MOSTRAVANO GIà DI ESSERE PARTE DEL COMPLOTTO INNOVATORE, ALTRI CON MAGGIORE O MINORE LUCIDITà CHIEDEVANO SOLO AGGIUSTAMENTI DI NORMALE AMMINISTRAZIONE, ALTRI CON MAGGIORE LUNGIMIRANZA CHIEDEVANO UN ACCURATO SISTEMA DI CONDANNE A "ventaglio" E DI DEFINIZIONI DOGMATICHE PER COMPLETARE NATURALMENTE IL PERCORSO DEL CONCILIO VATICANO INTERROTTO BRUSCAMENTE IL 20 SETTEMBRE 1870.

LEGGIAMO I "DESIDERATA" DEL BRAVO CARDINAL RUFFINI (A TUTT'OGGI ULTIMO ARCIVESCOVO DI PALERMO, data la vacanza della sede arcivescovile a partire dal 1965).

http://www.fiu.edu/~mirandas/tn_ruffini_gif.jpg



"1 ESTRARRE DAL MODERNISMO BIBLICO-DOMMATICO-DISCIPLINARE, GIà RIPROVATO DAI SOMMI PONTEFICI IN VARI DOCUMENTI, GLI ERRORI PRINCIPALI PER CONDANNARLI RECISAMENTE. IN QUESTI ULTIMI TEMPI SONO CORSE ANCHE NEI LIBRI SCRITTI DA CATTOLICI E IN ALCUNE DELLE NOSTRE SCUOLE, TEORIE ASSAI SOSPETTE E TEMERARIE, PER NON DIR PEGGIO: PER ES. CIRCA L'ISPIRAZIONE, LA STORICITà, L'INERRANZA DEI LIBRI SACRI.
RICHIAMARE LA Pontificia COMMISSIONE BIBLICA ALLA SAI FINALITà ORIGINALE CHE NON è QUELLA DI PROMUOVERE RICERCHE O DI APPOGGIARE LE NUOVE OPINIONI, ANCHE ARDITE... MA DI VIGILARE PERCHè IL SACRO PATRIMONIO DEI LIBRI ISPIRATI NON VENGA COMUNQUE LESO.
2 chiarire bene quale sia l'autorità dei ss. Padri nelle questioni attinenti alla Fede, e quando il loro insegnamento sia da seguirsi (contro i "falsi tradizionalismi" n.d.r.)
3 Obbligare le Curie diocesane ad usare tempestivamente la censura per tutte le pubblicazioni locali che tocchino questioni riguardanti-direttamente o indirettamente- la Religione e la morale.
4 Costituire nella Chiesa un organismo che diriga-per il mondo cattolico (almeno n.d.r.)- la cultura, la stampa, la propaganda.
NOn basta riprovare o condannare ciò che è apertamente faslo, occorre indicare quel che si deve ritenere teoricamente e quel che si deve praticare per essere conformi alla dottrina della Chiesa.
[...]
6 (Ribadire) quali siano i diritti inalienabili della Santa Chiesa, qualunque sia la forma di governo.
7 Sanzionare i diritti della Chiesa nel campo dell'insegnamento e il compito dei vescovi a riguardo: fissare l'obbligatorietà dell'istruzione religiosa e stabilire a chi spetti l'educazione dei fanciulli.
8 Inserire le norme minime essenziali per favorire il ritorno alla (vera) Chiesa delle cristianità separate d'Oriente.
9 Riaffermare il valore ascetico e pastorale del celibato ecclesiastico, onde stroncare ogni velleità contraria.
[...]
11 Unificare la disciplina ecclesiastica, stabilendo norme che tutti debbano seguire, salvo casi particolari a giudizio del Vescovo.
Per esempio a Roma e in Sicilia c'è la sospensione a divinis per i sacerdoti che osassero entrare in cinema o in teatro mentre a Praga e a Monaco ho visto (con questi occhi) che i preti si recano liberamente ai divertimenti pubblici.
12 Definire quale sia la natura della vocazione sacerdotale, quali i segni e quali in merito i diritti (notevoli n.d.r.) del Vescovo
13 Stabilire (contro i sistemi errati) norme fondamentali di formazione dei seminaristi.
[...]
15 Prescrivere nelle scuole di teologia l'uso della lingua latina che è "sermo catholicus" come lo chiamava Pio XI.
[...]
19 Mettere in maggiore rilievo l'autorità e la dignità del Vescovo (vero principe della sua diocesi n.d.r.) che -SUBORDINATAMENTE AL PAPA- è MAGISTER, mentre TUTTI gli altri costituiscono la Chiesa discente
20-25 s.e.r. il cardinal Ruffini chiede che anche gli ordini religiosi passino, salve le loro Costituzioni, direttamente alle dipendenze del vescovo del luogo: la stessa cosa valga per tutte le organizzazioni cattoliche.
26 s.e.r. il cardinal Ruffini chiede un deciso aumento delle indulgenze per le attività catechistiche e di Apostolato e una maggiore regolamentazione delle indulgenze legate alle piccole giaculatorie.
[...]
28 Proibire nelle Chiese e nella liturgia tutte le forme d'arte che non solo contraddicono alle sacre tradizioni ma ripugnano altresì al senso comune dei fedeli (l'arte degenerata n.d.r)
29 Precisare (e definire contro i vari errori del liberalismo e del socialismo n.d.r.) che cosa s'intenda per libertà individuale, familiare e sociale...
30 Stabilire quale sia il compito dei laici nell'apostolato e quale azione sociale sia da evitarsi dai sacerdoti, dissipando l'equivoco cui dà facilemente luogo il termine "politica".
Oggigiorno la politica entra in tutti i settori, dove la RELIGIONE e la MORALE avrebbero SEMPRE una parola da dire. (a favore quindi di un deciso interventismo clericale o laico-clericale nella società n.d.r.).
E' inutile notare quanto sia stato diverso l'esito del "Vaticano 2" (diametralmente opposto, anche quando sembra vagamente affine, alle tematiche proposte dal cardinal Ruffini).

Vero mistero d'iniquità.

un caro saluto

Guelfo Nero :) :) :)

Guelfo Nero
09-01-05, 09:09
Originally posted by guelfo nero
TRA I VARI ISTITUTI RELIGIOSI INTERPELLATI DALLA SEGRETERIA DI STATO PER FORNIRE "PIATTAFORME TEOLOGICHE" AL "VATICANO II" VI FURONO ANCHE LE UNIVERSITà PONTIFICIE: FURONO QUASI TUTTE ALL'ALTEZZA, TRANNE IL PONTIFICIO ISTITUTO "BIBLICO"DI ROMA GIà AMPIAMENTE INFETTO E POCHE ALTRE.
QUI DI SEGUITO INSERISCO LA MIA TRADUZIONE DELL'INTERVENTO DEL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANO SUL DECADIMENTO MORALE DEI POPOLI CATTOLICI, ALLORA APPENA AGLI INIZI.
L'ATENEO ANTONIANO PROPONE CHE IL "VATICANO II" FORMULI UN AMPIO “SILLABO” DI CONDANNA DI TUTTI GLI ERRORI E LE ERESIE DEL NOVECENTO.
è UN DOCUMENTO RICCO E PARTICOLARMENTE FECONDO.

"Tra tutti gli errori che manifestano aspetti teorici e pratici, nella Chiesa oggi, produce i maggiori danni quella che viene chiamata dallo stesso Sommo Pontefice Pio XII "la nuova morale".
[...] vi sono alcuni chiari documenti del Magistero Ecclesiastico che devono essere tenuti ben presenti, soppessando questo nuovo errore.
[...] Papa Pio XI nell'enciclica "Ubi arcanum" ai numeri 23 e 24, dove parla di modernismo mirale, giuridico e sociale afferma: "Se non che quelle stesse sociali vicende che crearono ed accrebbero la necessità della accennata cooperazione del clero e del laicato, hanno pure creato pericoli nuovi e più gravi: sono idee non rette e non sani sentimenti...gli stessi alunni del Santuario non ne sono immuni...
Molti sono infatti quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull'autorità sociale, sul diritto di proprietà, sui rapporti tra capitale e lavoro, sui diritti degli operai, sulle relazioni tra Chiesa e Stato, fra religione e patria, fra classe e classe, fra nazione e nazione, sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell'Episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono, e quel che è peggio, operano come se non fossero più da seguire, o non con il rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifici".
Così Pio XII nei discorsi del 23 marzo 1952 e 18 aprile 1952 (acta apostolicae sedis 34 (1952) pp. 270-278, 413-419.
Così il Santo Uffizio nell'Istruzione del 2 febbraio 1956 contro "l'etica della situazione".
[...] Se guardiamo con attenzione alle parole del Sommo Pontefice, possiamo descrivere la "morale nuova" nel seguente modo: è il tentativo di innovare la morale cattolica, sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista dei casi concreti, sia dal punto di vista della pastorale[...]
-Per quanto riguarda i principi, la "nuova morale" vuole l'indipendenza dell'ordine morale soggettivo da quello oggettivo. pretende che in concreto non si diano azioni intrinsecamente cattive (per tutti e per sempre), che la coscienza individuale sia la norma misurante e non come in realtà è, misurata della moralità e che non si debba dare la necessaria dipendenza dall'autorità della Chiesa per formarsi un giudizio sulle proprie azioni.
-Per quanto riguarda i singoli casi: poichè non si darebbero azioni intrinsecamente cattive in concreto, quei casi che nella tradizionale casuistica cattolica vengano definiti, sempre e per tutti, illeciti, possono talvolta essere leciti ed in alcuni casi giustificati.
perciò si afferma, in base a considerazioni della propria "coscienza", la liceità morale dell'aborto, della perdita della fede cattolica, dell'onanismo coniugale, delle relazioni carnali tra i fidanzati, del vizio solitario presso i giovani...
(come dice il Papa Pio XII).
-Per quanto riguarda la pastorale vogliono nuovi metodi, quasi che la Chiesa avesse errato per secoli in relazione a questo problema. Oppongono la morale "evangelica" e una morale “d’amore” alla morale cattolica di oggi.
Pretendono che non sia lecito esporre i precetti della legge divna in forma negativa: ma solo in forma positiva. Alcuni addirittura pretendono che il sacerdote sia da ritenersi inetto e inidoneo alla cura delle anime, se non conosca a fondo le scienze moderne della psicologia e della (cosiddetta n.d.r.) psicanalisi.

Origini della “nuova morale”

Già Abelardo e la sua scuola pretendeva che la moralità dipendesse unicamente dall’intenzione di chi agisce e non dall’oggetto. Sarebbe lungo aggiungere testi: ci sono vasti studi sull’argomento.
Possiamo poi indicare alcuni come fonti remote e prossime di questa “morale”:
-I filosofi moderni (kantiani ed esistenzialisti: Kant, (il mesto n.d.r.) Kierkegaard, Unamuno. Sartre, Griesebach, Husserl, Max Scheler....
-[...] l’influsso dei teologi protestanti (il miserabile n.d.r.) Barth, Brunner;
-Alcuni autori cattolici (si nominano solo quelli già condannati dal Santo Offizio all’Indice dei libri proibiti: Ernest Michel, Hesnard, Marc Oraison).
[…]
Espressioni e manifestazioni della “morale nuova” si hanno:
nella vita individuale, famigliare e sociale: ad esempio, il numero elevato di cattolici che votano per i comunisti, nonostante le proibizioni del magistero. Essi credono di poter formare la propria coscienza innanzi a Dio, indipendentemente dalla voce del Magistero. Pur non negando teoricamente Dio e la Chiesa, praticamente seguono i dettami della “morale nuova”.
Espressioni connesse con questa “morale nuova” sembrano poter essere quelle associazioni che direttamente vogliono un mondo moralmente migliore ma indipendentemente dal Magistero della Chiesa: associazioni indifferentiste e indipendenti come il Rotary Club, di origine protestantica”.

I professori del Pontificio Ateneo Antoniano continuano, proponendo una CONDANNA precisa della “morale nuova” e di chi ritiene che l’insegnamento, anche in forma negativa, non sia l’insegnamento di Cristo. Aggiungono poi che è necessaria una forte messa a punto del valore delle Encicliche e dei Discorsi Pontifici: sembra qui adombrata la richiesta di procedere alla proclamazione in sede conciliare, dell’infallibilità del Magistero ordinario Pontificio (già verità teologicamente certa, prossima al grado di verità di fede cattolica n.d.r.).
Dopo alcune questioni minori, riguardo la necessita di un continuo aggiornamento casuistico dei sacerdoti, l’Ateneo Antoniano propone un elenco di errori, connessi a vario titolo con la “morale nuova” da condannare in un nuovo Sillabo:
1 Umanesimo ateo o agnostico;
2 Naturalismo (secondo la “Quanta Cura” e il Syllabus di Papa Pio IX, le encicliche “Libertas”, “Inimica Vis”, “Immortale Dei” di Papa Leone XIII, “Casti connubii” e “Divini illius Magisteri” di Papa Pio Xi);
3 Razionalismo conoscitivo e morale;
4 Indifferentismo religioso e morale (secondo la “Mirari Vos” di Papa Gregorio XVI e altri documenti fino a Pio XII);
5 Agnosticismo religioso e morale (secondo, tra gli altri, la “Quadragesimo anno” di Papa Pio XI);
6 Supernaturalismo (secondo il discorso di Papa Pio XII del 3 settembre 1952);
7 Spiritualismo (secondo il discorso di Papa Pio XII dell’ 11 settembre 1947);
8 Americanismo (secondo la lettera di Papa Leone XIII al cardinale Gibbons);
9 Laicismo (secondo l’Enciclica “Quas primas” di Papa Pio XI);
10 Esistenzialismo (secondo svariati discorsi di Papa Pio XII);
11 Attualismo etico, soggettivismo etico, modernismo etico;
12 Psicologismo (secondo svariati discorsi di Papa Pio XII;
13 Pedagogismo (secondo la “Divini illius Magisteri” di Papa Pio XI);
14 Odio Razziale (secondo lo spirito della “Mit Brennender Sorge” e altri discorsi di Papa Pio XI);
15 Eugenismo (secondo la “Casti connubi” di Papa Pio XI e il discorso di Papa Pio XII del 20 settembre 1949);
16 Femminismo;
17 Nudismo e società nudistiche;
18 Comunismo, Marxismo, Collettivismo (qui il numero è troppo elevato: cito solo la «Divini Redemptoris” di Papa Pio XI);
19 Socialismo (secondo le Encicliche “Noscitis et nobiscum” di Papa Pio IX, “Quod apostolici muneris” di Papa Leone XIII, “Il fermo proposito” di San Pio X, lettera “Libenter admodum” di Benedetto XV etc. etc.);
20 Totalitasmo e Statolatria assolutistica;
21 Liberalismo (secondo il Magistero di tutti i Papi a partire da Pio IX);
22 Spiritismo e relative pratiche (secondo l’Enciclica “Supremae” di Papa Pio IX);
23 Teosofismo (secondo il decreto di Santo Offizio del 24 aprile 1917);
24 Irenismo morale (secondo i discorsi di Papa Pio XII);
25 Falso misticismo (secondo l’Enciclica “Mystici Corporis” di Papa Pio XII: basta finte “madonne” carismatiche, stile Medjugorie n.d.r.);
26 Interiorismo (secondo i discorsi di Papa Pio XII).

Come vedete il Pontificio Ateneo Antoniano aveva fatto la sua parte…poi passò il tornado roncalliano: rimasero le macerie.

Un carissimo saluto e alla prossima

Guelfo Nero
;)

Guelfo Nero
19-01-05, 01:25
Originally posted by guelfo nero
Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962


25 gennaio 1959 - Appena 3 mesi dopo aver assunto il sommo pontificato, Giovanni XXIII, nel monastero di San Paolo fuori le mura, davanti a 17 cardinali, esprime l’intenzione di convocare un concilio ecumenico…

I - Prima sessione: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1962

11 ottobre 1962 - Apertura del secondo concilio del Vaticano.
2400 Padri conciliari in piviale e mitra bianche si recano in processione nella Basilica di San Pietro. Fra di loro i cardinali Frings, Ottaviani, Liénart, Meyer, Bea, Suenens e… mons. Lefébvre.
Si tratta del 21° concilio ecumenico della storia della Chiesa cattolica. Vi sono rappresentati tutti i continenti: Europa (39%), America del Nord (14%), America del Sud (18%), America Centrale (3%), Africa (12%), Asia (12%), Oceania (2%).
Dopo il canto del Veni Creator, la celebrazione della Messa e l’intronizzazione dei Vangeli, il Papa pronuncia un discorso di apertura, Gaudet Mater Ecclesia, che rappresenta certamente una delle chiavi del concilio. Il Papa spiega che per delle ragioni pastorali, egli vuol trovare delle nuove forme per il messaggio cristiano, più adatte ai nostri tempi.
Questa distinzione tra il contenuto e la forma dell’insegnamento della Chiesa è una assoluta novità per la Chiesa cattolica.

13 ottobre 1962 - Cominciano i lavori. È sabato e si apre la prima congregazione generale. I Padri conciliari ricevono tre libretti preparati dal Segretariato generale, che servono per la designazione dei 24 membri che devono comporre ognuna delle 10 commissioni. Il primo libretto contiene l’elenco completo dei Padri (tutti eleggibili, se non svolgono già delle funzioni organizzative); il secondo elenca i nomi dei Padri che hanno preso parte attiva ai lavori di preparazione del concilio; il terzo, in bianco, da compilare con i nomi dei candidati scelti a far parte delle commissioni.
Spinto da mons. Garrone (Tolosa), il cardinale Liénart (Lilla), uno dei dieci presidenti del concilio, interrompe mons. Felici che spiegava la procedura per la designazione. L’arcivescovo di Lilla chiede che gli scrutinii vengano differiti di molti giorni. È applaudito. Il cardinale Frings lo appoggia. Mons. Felici cede e annuncia che la riunione è aggiornata a martedì 16 ottobre, alle ore 9,00. Secondo un vescovo olandese, si tratta della prima vittoria del cambiamento.
Il giornale marxista Il Paese, commenta: “Il diavolo è entrato in Concilio”. Henri Fesquet, con maggiore clama, annota su Le Monde: “Non si deve sopravvalutare l’importanza dell’iniziativa del cardinale Liénart, che è stata accolta assai freddamente dagli ambienti romani”.

15 ottobre 1962 ? In serata sono giunte al Segretariato generale 34 elenchi. L’elenco del cardinale Frings ? soprannominato “internazionale” ? comprende 109 nomi scelti accuratamente. Scopo di questa lista? Fare in modo che in seno alle dieci commissioni sia largamente rappresentata quella che più tardi verrà chiamata “l’Alleanza Europea”. Questa “Alleanza Europea” è principalmente costituita dai vescovi di Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio e Svizzera.
Il papa riceve i presidenti delle dieci commissioni in udienza privata. Su proposta dei cardinali Frings (Colonia), Liénart (Lilla) e Alfrink (Utrecht), viene chiesto a Giovanni XXIII di differire la discussione dei 4 primi schemi preparatori: “Le fonti della Rivelazione”, “La salvaguardia integrale del deposito della Fede”, “L’ordine morale cristiano” e “Castità, matrimonio, famiglia e verginità”. Queste costituzioni “troppo” dogmatiche non piacevano ai vescovi olandesi; il Padre Schillebeeckx, in forma anonima, ne fu il primo contestatore.

16 ottobre 1962 ? Scrutinio delle votazioni: vengono esaminati 380.000 nomi.
Nel contempo si annuncia che i 4 primi schemi previsti nell’ordine della discussione sono stati effettivamente rimandati. Come scrisse Henri Fesquet in Le Monde del 16 ottobre, si rimprovera ai testi della commissione preparatoria di essere “troppo scolastici, troppo giuridici, troppo canonici, troppo centrati sulla morale e, cosa che costituisce forse il rimprovero più grande nel contesto ecumenico del concilio, insufficientemente biblici”. Si tratterà quindi per prima la costituzione sulla liturgia, più pastorale.
“Gli stessi protestanti sono stati colpiti dalla qualità di questo testo”, registra lo stesso Fesquet.

20 ottobre 1962 ? Dopo lo scrutinio, il Sommo Pontefice cambia il metodo per le elezioni e annuncia che per la designazione dei membri delle commissioni non è più richiesta la maggioranza assoluta, basterà la maggioranza semplice. I risultati diventano molto soddisfacenti per l’Alleanza Europea: essa ottiene il 49% dei seggi. Il papa sostiene questa tendenza designando a sua volta altri membri, e riservandosi il diritto di nominarne più di quelli previsti inizialmente. Alla fine, l’80% dei candidati presentati dall’Alleanza Europea sono presenti nelle commissioni.

22 ottobre 1962 ? Soddisfatto per non dover discutere le 4 costituzioni dogmatiche e per poter incominciare con lo schema sulla liturgia, il cardinale Frings, primo oratore della giornata, presenta tuttavia una protesta. Egli informa l’aula conciliare che il testo sulla liturgia sottoposto a discussione è stato tagliato: mancano i passi più importanti che erano invece contenuti nella prima stesura, in particolare sull’uso della lingua volgare e sulla possibilità di concelebrare.

23 ottobre 1962 ? Mons. Dante afferma chiaramente che legiferare in materia liturgica è prerogativa esclusiva della Santa Sede e quindi non è opportuno trattare di questioni liturgiche nel corso del Concilio.
Certi Padri, ignorando i regolamenti, fanno arrivare ai giornali delle informazioni confidenziali sul dibattito.
Questo 23 ottobre l’opinione pubblica fa il suo ingresso nell’aula: quando mons. Van Bekkum (Indonesia) tiene la prima conferenza stampa per spiegare che l’uso del volgare nella liturgia è una questione di vitale importanza.

30 ottobre 1962 ? Il cardinale Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, e quindi custode della dottrina, protesta formalmente contro le modifiche radicali che si vorrebbero apportare al rito della Messa. Il cardinale Alfrink, che presiede la seduta, fa staccare il microfono su segnalazione del cardinale Tisserant (decano del Sacro Collegio). Accortosi che era stato ridotto al silenzio e che parla a vuoto, il cardinale Ottaviani si siede, umiliato, mentre numerosi Padri conciliari applaudono di gioia.

4 novembre 1962 ? Giovanni XXIII, rivolgendosi ai Padri, prende posizione a favore dell’uso del volgare nella liturgia. Riprende il tema del suo discorso d’apertura: “È naturale che la novità dei tempi e delle circostanze suggerisca delle forme e dei metodi diversi per trasmettere all’esterno la stessa dottrina e darle una veste nuova”.

5 novembre 1962 ? In seguito alla protesta del cardinale Frings (22 ottobre), viene annunciato che la maggior parte dei passi eliminati dalla costituzione sulla liturgia, saranno reintrodotti.
Sorgono altre questioni: l’Alleanza Europea amerebbe che la Curia perdesse le sue prerogative in materia di legislazione liturgica, a favore delle Conferenze Episcopali locali.

6 novembre 1962 ? Nel pomeriggio, mons. Duschak (Filippine) propone un programma liturgico profetico: “È necessario istituire, al di fuori e al di là del rito latino, una messa ecumenica, ispirata alla Santa Cena, interamente celebrata in volgare, a voce alta e rivolti ai fedeli, in maniera che essa sia accessibile senza spiegazioni né commenti e sia accettabile da parte di tutti i cristiani al di là della loro specifica confessione. Perché il più grande concilio ecumenico della storia non dovrebbe dare l’ordine di studiare una nuova forma della messa, adatta gli uomini dei nostri tempi?”

13 novembre 1962 ? Rispondendo ad una domanda di 400 vescovi (italiani e iugoslavi), Giovanni XXIII decide che nel canone della Messa si faccia menzione di San Giuseppe. “È la prima volta dal tempo di San Gregorio Magno, morto nel 610, che il canone della Messa viene ritoccato”, nota Henri Fesquet. Nel suo Giornale del Concilio, il Padre Congar, figura del partito progressista e influente esperto, commenta: “Il buon Giovanni XXIII mescola continuamente il piacevole con lo spiacevole o l’arretrato”.

14 novembre 1962 ? Esame dello schema preparatorio sulle “Fonti della Rivelazione”. Il cardinale Ottaviani ne presenta il testo. Principale artefice dello schema, egli spiega che “il primo dovere di ogni pastore d’ànime (è) di insegnare la verità che rimane sempre e ovunque immutabile”. Ma le reazioni sono particolarmente violente. Il cardinale Liénart interviene per primo: “Hoc schema mihi non placet!” Egli accusa la commissione preparatoria di aver lavorato “modo frigido”. Il cardinale Léger (Montreal) minaccia di dimettersi se lo schema verrà adottato. L’11 ottobre, per rigettare in toto lo schema, i cardinali Alfrink, Lefebvre (Bourges) e Bea (Segretariato per l’Unità) richiamano il discorso di apertura di papa Giovanni XXIII. Il cardinale Ruffini (Palermo) invece lo approva, al pari del cardinale Siri (Genova) e del cardinale Quiroga (San Giacomo di Compostela). Ma già circolano tra i Padri due contro-schema, uno del padre Congar e l’altro dei padri Rahner e Ratzinger.

16 novembre 1962 ? Il dibattito infuria: 9 dei 21 intervenuti chiedono che lo schema preparatorio sulle fonti della fede sia rigettato perché non corrisponde alle esigenze dell’ecumenismo attuale. Il concilio si trova ad un punto morto, le posizioni si irrigidiscono e in seguito ai confronti non si determina alcuna maggioranza. La presidenza del concilio stabilisce una votazione per sapere se occorre sospendere la discussione. Su 2209 Padri il 62% si pronuncia in favore della sospensione, il 37% contro e l’1% vota nullo. Il regolamento interno richiedeva una maggioranza dei due terzi perché fosse accettata una proposizione: quindi la discussione avrebbe dovuto continuare… Ma il papa stesso fa sapere che il dibattito sull’argomento è sospeso.
Quattro giorni più tardi, l’Osservatore Romano annuncia che lo schema cambierà titolo: d’ora in avanti si avrà uno schema sulla “Rivelazione divina”. La nozione stessa delle due fonti della Rivelazione (Scrittura e Tradizione) spiaceva ai teologi dell’Alleanza Europea, che ottengono dunque una nuova vittoria. I cardinali Frings e Liénart sono chiamati a partecipare alla revisione del testo.
Fesquet commenta così queste scaramucce: “Questi dibattiti non sono stati inutili, poiché hanno permesso di mettere in piena luce il carattere retrogrado e antiecumenico di un clan praticamente ostile all’aggiornamento della Chiesa, richiesto dal papa”.

23 novembre 1962 ? Primo giorno di discussione sui mezzi di comunicazione sociale.
Il segretario generale annuncia lo schema su “l’Unità della Chiesa”, poi quello su “la Santissima Vergine Maria”.
Lo stesso giorno i Padri avevano preso conoscenza di un’altro schema intitolato “Della Chiesa” e contenente un capitolo sull’ecumenismo. Quest’ultimo, redatto sotto la guida del cardinale Ottaviani non piace affatto all’Alleanza Europea: l’emozione in aula è notevole.
Sulla questione dell’unità dei cristiani i Padri sono in presenza di tre diversi documenti: lo schema su “l’Unità della Chiesa”, il famoso capitolo sull’ecumenismo contenuto nello schema su “la Chiesa” (molto conservatore) e un altro schema intitolato “dell’Ecumenismo Cattolico”. Per ridurre l’influenza e la portata del capitolo sull’ecumenismo, l’ala liberale vuol far confluire i tre documenti in uno solo.

26 novembre 1962 ? L’Alleanza Europea segna un nuovo punto: il segretario generale annuncia che lo schema su “la Santissima Vergine Maria” è rimandato.
Dopo questo annuncio i Padri lavorano allo schema su “l’Unità della Chiesa”. Il cardinale Liénart prende la parola e critica violentemente il testo predisposto dalla commissione preparatoria.
Nel corso della notte Giovanni XXIII è vittima di una grave emorragia che gli impedisce di apparire in pubblico per molti giorni.

27 novembre 1962 ? Un gran numero di oratori rimproverano allo schema preparatorio di non occuparsi delle mancanze e degli errori della Chiesa cattolica: essi deplorano una arroganza ed una intolleranza che sono contrari allo spirito ecumenico.

1 dicembre 1962 ? Con 2068 voti contro 36 il concilio decide che i tre documenti sulla Chiesa confluiranno in un solo schema. La discussione è quindi aggiornata.
Ad una settimana di chiusura della prima sessione, il cardinale Ottaviani, presidente della commissione teologica, aveva richiamato i gravi inconvenienti derivati da questa modifica: sottolineando che era impossibile approntare uno schema così importante come quello sulla Chiesa (composto da 36 pagine) nell’arco di una settimana. Ma il suo intervento basato sul buon senso, che chiedeva di iscrivere all’ordine del giorno lo schema sulla Vergine Maria (6 pagine), fu ignorato.
In seguito a questa allocuzione, 14 interventi successivi chiedono il rigetto dello schema preparatorio sulla Chiesa, giudicato troppo teorico e legalista. Inoltre, il cardinale Liénart critica l’identificazione pura e semplice tra Chiesa e Corpo Mistico di Cristo. Mons. De Smedt (Bruges) chiede che si eviti “la trilogia del clericalismo, del giuridicismo e del trionfalismo”. L’ultimo di questi termini è un neologismo, destinato ad avere successo nel corso delle riforme conciliari.
La prima sessione si conclude con un risultato nullo, inteso dai liberali come “sorprendente e positivo”. Mons. Carli, a nome della Curia, difende lo schema, affermando che ben presto, a causa dell’ecumenismo, non si potrà più parlare della Santa Vergine, che nessuno potrà più essere definito eretico e non si potrà più impiegare l’espressione “Chiesa militante”.
La famosa dialettica tra i vescovi del concilio e la Curia romana viene alla luce, ben riassunta da Fesquet: “Se un membro del dicastero ha potuto stupirsi della sfiducia manifestata dal concilio nei confronti della Curia, questo concilio può a maggior ragione stupirsi della sfiducia della Curia nei suoi confronti”.
I dibattiti incalzano per diversi giorni. Non bisogna rivalutare il ruolo del vescovo? La questione è posta. Si rimprovera alla Curia di considerare l’episcopato come un corpo di funzionari al servizio del papa. Nel corso di un celebre intervento in questa ottica, Mons. Doumith (maronita) nasconde malamente la sua volontà di giungere ad un potere collegiale nella Chiesa.

5 dicembre 1962 ? Giovanni XXIII recita l’Angelus a mezzogiorno, dalla finestra del suo appartamento. Numerosi Padri lasciano la basilica per vederlo.
Il papa istituisce una nuova commissione coordinatrice per organizzare e dirigere i lavori conciliari nel corso dell’intersessione. Si annuncia che essa sarà composta da 6 membri: i cardinali Liénart, Döpfner, Suenens, Confalonieri, Spellman e Urbani, e da un presidente: il cardinale Cicognani. 3 membri su 6 appartengono all’Alleanza Europea… All’inizio del concilio essa contava sul 30% di presenze in seno alla presidenza.

7 dicembre 1962 ? Ultimo giorno di lavoro della prima sessione. Il papa rende visita ai Padri conciliari e pronuncia un lungo discorso di ringraziamento particolarmente ottimista, in cui ritorna sul tema della nuova Pentecoste e loda “la santa libertà dei figli di Dio, così come essa esiste nella Chiesa”.

8 dicembre 1962 ? Solenne cerimonia di chiusura.
Il giovane teologo Ratzinger sottolinea che nel corso della sessione non è stato approvato alcun documento, il che costituisce “un risultato soprendente e positivo”, poiché è la prova di una “forte reazione contro lo spirito che reggeva il lavoro preparatorio”. Da parte sua, il padre Küng, teologo svizzero, confida ai giornalisti americani che quello che era stato il semplice sogno di un gruppo d’avanguardia, da adesso “permeava tutta l’atmosfera della Chiesa”.


Il lavoro è stato pubblicato dal settimanale di informazione cattolica D. I. C. I. (Documentation Information Catholiques Internationales), diretta dalla Fraternità San Pio X. A sua volta, D. I. C. I. ha ripreso il lavoro dalla rivista Nouvelles Certitudes, n° 11, juillet, août, septembre 2002.
è apparso in lingua italiana sul sito sedeplenista www.unavox.it

Guelfo Nero
19-01-05, 01:25
Originally posted by guelfo nero
II _ Manovre dell’Alleanza Europea nel corso della prima intersessione.

5 e 6 gennaio 1963 _ A Monaco, sotto l’egida del cardinale Döpfner, membro della commissione coordinatrice, i vescovi e i teologi germanofoni si mettono al lavoro. Vengono invitati alcuni rappresentanti dell’Alleanza Europea, come Mons. Elchinger, coadiutore del vescovo di Strasburgo, il Padre Schütte, superiore generale dei Missionari del Verbo Divino, ben collocato per influenzare i superiori generali delle altre congregazioni. Questa riunione sfocia nella redazione di uno schema sostitutivo che pone in luce la collegialità episcopale e l’apertura ecumenica. Dopo una riunione “europea” tra esperti, il 25 gennaio i lavori sono trasmessi al papa e al cardinale Ottaviani.

30 gennaio 1963 _ A Roma, la commissione coordinatrice obbliga la commissione conciliare dei religiosi a modificare il suo testo primitivo. In effetti, secondo il cardinale Döpfner, “non è stato posto l’accento su un rinnovamento appropriato” né su un “adattamento degli ordini religiosi ai bisogni moderni”. Egli considera che il documento mette troppo spesso in guardia contro il mondo e lo spirito del mondo, e vorrebbe che invece il testo incitasse i religiosi a conoscere meglio la società per “raggiungere l’uomo moderno”.

16 febbraio 1963 _ Completato il lavoro di Monaco, il cardinale Döpfner ne trasmette copia a ciascuno dei Padri conciliari austriaci e tedeschi. Nella presentazione si può leggere che questo nuovo schema “è più breve, più pastorale, corrisponde meglio allo spirito ecumenico e cerca sempre di prendere in considerazione le obiezioni dei protestanti”.
Le prime parole di questo schema sostitutivo erano “Lumen gentium…”

28 marzo 1963 _ A Roma, la commissione coordinatrice esamina i primi due capitoli dello schema sulla Chiesa, nonché la versione rivista dello schema sull’ecumenismo. Alle 18 arriva Giovanni XXIII, si complimenta con la commissione e annuncia la creazione di una commissione pontificia per la revisione del Codice di Diritto Canonico.

6 aprile 1963 _ Mons. Thijssen, vescovo di Larantuka in Indonesia, tiene una conferenza stampa internazionale per chiedere la creazione a Roma di un Segretariato per le grandi religioni non cristiane: noi “possiamo apprendere molto dalla liturgia, dalla cultura e dalla filosofia di queste religioni non cristiane”. Mons. Sigismondi, segretario della Congregazione per la Propaganda della Fede, si congratula con mons. Thijssen.

8 aprile 1963 _ Il cardinale Tien, arcivescovo di Taïpeh, diffonde un comunicato stampa in cui chiede che degli osservatori non cristiani assistano al concilio.

9 aprile 1963 _ Giovanni XXIII firma la sua ottava enciclica: Pacem in Terris. In questo documento egli si augura di apparire come “l’amico vero e sincero di tutte le nazioni”, e si rivolge a tutti gli “uomini di buona volontà”. Una copia firmata dallo stesso papa viene inviata al segretario generale delle Nazioni Unite.

22 aprile 1963 _ 12 nuovi schemi “made in Germany” sono trasmessi al papa per sostituire quelli della commissione preparatoria.
Il papa approva i nuovi testi dei 12 schemi e li fa recapitare ai Padri conciliari. Egli chiede alle commissioni di fare presto. Tutti sanno che egli è gravemente malato: tutti i giorni è vittima di emorragie.

21 maggio 1963 _ Dopo un lungo ritardo, 6 dei 12 schemi sono inviati da mons. Felici.

31 maggio 1963 _ Giovanni XXIII riceve gli ultimi sacramenti.

3 giugno 1963 _ Il papa muore alle 19 e 49.

22 giugno 1963 _ Paolo VI, nuovo papa, dichiara che proseguirà l’opera di Giovanni XXIII.
L’indomani della sua elezione Paolo VI indirizza il suo primo messaggio, nel quale annuncia il proseguimento del concilio e il suo attaccamento a quest’opera.

30 giugno 1963 _ Il cardinale König, dopo essersi incontrato col cardinale Frings, appoggia le dichiarazioni del cardinale Tien e di mons. Thjissen: egli promette di richiamare al cardinale Bea la necessità di creare un organismo per le religioni non cristiane. Vi è anche il sostegno dichiarato del giovane cardinale Gracias (Bombay) e del vecchio cardinale Liénart.

9 luglio 1963 _ Dopo essersi incontrato con i cardinali Frings e König, il cardinale Döpfner invita tutti i vescovi della Germania e dell’Austria a partecipare ad una conferenza prevista a Fulda.

21 luglio 1963 _ Il cardinale Tien chiede al nuovo papa la creazione di una sorta di sinodo permanente per assisterlo e propone che si nomini a capo di questo sinodo il cardinale König, arcivescovo di Vienna.

26 agosto 1963 _ Apertura della conferenza di Fulda alla presenza di 4 cardinali, 70 arcivescovi e vescovi. Sono rappresentati dieci paesi. Oltre alla Germania e all’Austria, hanno inviato rappresentanti l’Olanda, i paesi nordici, la Francia e il Belgio.
Le ripercussioni furono immense. Fulda resterà come l’espressione e l’opera dell’Alleanza Europea e da allora il concilio viaggerà sui binari suggeriti da questa assemblea.
Indiscutibilmente, la guida intellettuale di questa conferenza è il Padre Karl Rahner, teologo accreditato dal cardinale König. Egli è coadiuvato dal padre Ratzinger (teologo del cardinale Frings), dal padre Grillmeier e dal padre Semmelroth. In seguito alle conferenze di Monaco e di Fulda vengono redatti quasi 500 pagine di commenti o di schemi sostitutivi.
Numerosi giornali (in particolare italiani) paragoneranno in seguito la conferenza di Fulda ad una “cospirazione” o ad un “attacco” contro la Curia romana.

31 agosto 1963 _ Il cardinale Döpfner trasmette al Segretariato generale i lavori di Fulda. Tre giorni dopo egli incontra il papa Paolo VI che avalla la conferenza.

* * *

7 settembre 1963 _ Pubblicazione dell’ordine degli schemi da sottoporre alla discussione della seconda sessione: 1. La Chiesa, 2. La Santissima Vergine Maria, 3. I vescovi, 4. Il laicato, 5. L’ecumenismo.

13 settembre 1963 _ Paolo VI modifica l’organizzazione e il regolamento interno del concilio.
La presidenza è composta da un numero maggiore di membri, ma i suoi poteri sono ridotti: i presidenti delle commissioni non hanno più la facoltà di condurre i dibattiti. Il papa nomina quattro cardinali moderatori: Döpfner, Suenens, Lercaro e Agagianian. I primi due sono dei membri attivi dell’Alleanza Europea, il cardinale Lercaro è conosciuto come un liberale convinto e amico del papa. Il cardinale Agagianian, Prefetto della Congregazione per la Propaganda della Fede, aveva sostenuto segretamente le richietse rivoluzionarie del cardinale Tien e di mons. Thjissen (si veda alle date del 20 giugno e del 21 luglio).
Attraverso queste quattro nomine, Paolo VI indica chiaramente la tendenza che ha scelto. Il ruolo del moderatore è fondamentale: è lui che conduce la discussione.
Altra modifica: d’ora in poi bastano cinque membri di una commissione per “suggerire una nuova redazione da un emendamento proposto”. Perché cinque? Nessuno lo sa con certezza, ma una cosa è certa: l’Alleanza dispone di un minimo di cinque membri in ogni commissione. Per di più, per rigettare uno schema o sospendere una discussione, non è più necessaria la maggioranza dei due terzi,
basterà la maggioranza semplice.
A questo punto l’Alleanza Europea e, più precisamente, i partigiani di Monaco e di Fulda, possono essere particolarmente ottimisti in vista dell’apertura della nuova sessione…

GUELFO NERO


TUTTE LE VOLTE CHE LEGGETE LA PAROLA "PAPA" IN RELAZIONE A RONCALLI E MONTINI, CONSIDERATELO IN SENSO LATO, NON IN SENSO PROPRIO.


III _ Seconda sessione: 29 settembre 1963 _ 4 dicembre 1963.

29 settembre 1963 _ Allocuzione inaugurale pronunciata dal papa Paolo VI. “La Chiesa deve prendere nuova coscienza di sé stessa”.
Egli elenca quattro obiettivi del concilio: che la Chiesa acquisisca una nuova coscienza della sua natura specifica, che si produca un vero rinnovamento, che sia promossa l’unità tra i cristiani, che si intraprenda un vero dialogo con l’uomo moderno.
Poi il papa saluta gli osservatori cristiani non cattolici, che sono là per la prima volta, e li ringrazia calorosamente per la loro presenza.
Trattando poi della persecuzione religiosa e dell’intolleranza, Paolo VI pronuncia alcuna parole a proposito delle religioni non cristiane, quelle che “conservano il senso e la nozione di Dio, uno, creatore”.

30 settembre 1963 _ Prima seduta di lavoro: è la 37a congregazione generale dall’inizio del concilio.
Il primo schema all’esame è quello della Chiesa. Alla fine della prima sessione, quando fu rinviato alla commissione teologica, esso era composto da 11 capitoli, adesso è composto solo da 4 capitoli: “Il mistero della Chiesa”, “La costituzione gerarchica della Chiesa”, con particolare riferimento all’episcopato, “Il popolo di Dio e il laicato”, “La vocazione alla santità nella Chiesa”.
La prima questione sollevata è quella della collegialità. Se per alcuni Padri si tratta semplicemente di completare il Concilio Vaticano I che aveva definito il primato del papa, per altri occorre ammorbidire la portata del Vaticano I e rivalutare lo stato dei vescovi a fronte del potere “eccessivo” del papa. Il Padre Congar, che sarà uno dei principali redattori del testo finale, appartiene in modo manifesto a questo secondo gruppo. In data 14 ottobre 1962, nel suo giornale, egli aveva scritto: “Non v’è niente di decisivo che si possa fare fintanto che la Chiesa romana non avrà abbandonato totalmente le sue pretese di signoria. Occorre che tutto ciò sia distrutto: e lo sarà”. In quel 30 settembre egli aggiunse: “Io credo che il Vangelo è nella Chiesa, ma prigioniero”.

3 ottobre 1963 _ Ben presto si presenta un altro problema, quello dell’opportunità di uno schema specifico sulla Vergine Maria. Così come era stato concepito dai teologi romani, lo schema “provocava un male inimmaginabile dal punto di vista dell’ecumenismo” (Rahner). Non sarebbe stato meglio parlare della Vergine in un capitolo dello schema sulla Chiesa? Così facendo si sarebbe data meno importanza all’argomento. È quello che propongono il cardinale Frings (a nome di 65 vescovi germanofoni), mons. Leone, il cardinale Silva e mons. Garrone. Di contro, il cardinale Arriba y Castro, arcivescovo di Tarragona, a nome di 60 Padri, si oppone alla fusione dei due schemi. Il disordine è totale. Fra l’altro, sono stati già diffusi diversi testi sostitutivi. Quello redatto da dom Butler, superiore generale dei Benedettini inglesi, abbonda in senso ecumenico. Di contro, l’opuscolo redatto dai Serviti si oppone a quello dei due schemi riuniti. Il dibattito si accende per parecchi giorni.

4 ottobre 1963 _ Si solleva un’altra questione: occorre ristabilire il diaconato permanente?
In seguito alle conferenze di Monaco e di Fulda, nello schema ufficiale rivisto, il padre Karl Rahner aveva fatto adottare il suo punto di vista in favore del diaconato permanente. Fra gli oppositori, i cardinali Spellman (arcivescovo di New York) e Bacci (Curia) mettono in guardia dal rischio di voler restaurare antiche istituzioni senza tenere conto delle condizioni attuali. Per di più, sottolineano, non è il caso di affrontare una questione disciplinare in seno ad una costituzione dogmatica. Infine, essi vedono nel diaconato permanente un pericolo per il celibato ecclesiastico e le vocazioni sacerdotali. Di contro sono molti gli interventi a sostegno dell’idea: come quelli dei cardinali Döpfner e Suenens o dei vescovi residenti in zone di missione, come Yago (Abidjan), Zoungrana (Ouagadoudou) e Gay (Pointe-a-Pitre).

9 ottobre 1963 _ Primo intervento della minoranza contro la collegialità.

9 ottobre 1963 _ Mons De Proençea Sigaud, arcivescovo di Diamantina (Brasile) reagisce con forza contro la nuova visione della collegialità episcopale. Egli denuncia la costituzione di una nuova istituzione mondiale paragonabile ad un concilio ecumenico permanente e mette in guardia contro un altro pericolo: quello di creare dei centri di decisione locali staccati da Roma. La sua protesta si allaccia alle posizioni di mons. Carli e di mons. Lefébvre, Superiore dei Padri dello Spirito Santo. Comincia allora a formarsi una piccola resistenza contro le nuove idee.
Forte delle sue esperienze in Africa, mons. Lefébvre concede un’intervista a Ralph Wiltgen: se le conferenze episcopali non costituiscono un pericolo per il papato, lo sarebbero, secondo lui, per il magistero e la responsabilità pastorale dei vescovi presi individualmente.

14 ottobre 1963 _ Quando il capitolo sulle “religioni” viene modificato dalla commissione coordinatrice, l’Unione Romana dei Superiori Maggiori reagisce. Si tratta di un gruppo minoritario di 125 Padri conciliari appartenenti a degli ordini religiosi. Essi sono particolarmente scontenti della nuova visione della vita religiosa _ troppo apertamente laicizzata _ che l’Alleanza Europea tende ad imporre.

16 ottobre 1963 _ L’inserimento di un capitolo intitolato “il Popolo di Dio” nel De Ecclesia fu opera del cardinale Suenens. Seguendo un’idea di mons. Philips (Louvain), egli aveva fatto in modo che si evitasse l’espressione “membro della Chiesa”, per poter inglobare in questo “popolo di Dio” tutti i cristiani, quelli che sono membri della Chiesa cattolica e quelli che non lo sono. L’espressione “popolo di Dio” era stata rigettata dal cardinale Ottaviani e dalla sua commissione teologica preconciliare. Il 24 ottobre, in aula, il cardinale Siri prosegue questa critica: “Un capitolo distinto può lasciare intendere che il popolo di Dio possa sussistere e compiere qualcosa anche senza la Chiesa. Questo contraddice l’insegnamento secondo cui la Chiesa è necessaria alla salvezza”.

17 ottobre 1963 _ “Noi facciamo veramente parte del concilio”. K. Skydsgaad, luterano.

17 ottobre 1963 _ Il dott. Kristen Skydsgaad, osservatore luterano invitato al concilio, si rivolge al papa a nome di tutti i non cattolici convenuti alla seconda sessione. Egli afferma di sperare che la luce diffusa da “una teologia concreta e storica, e cioè nutrita dalla Bibbia e dagli insegnamenti dei Padri, brillerà sempre più nei lavori del concilio”. Riconosce anche che un nuovo spirito ecumenico si manifesta nell’aula.
Il prof. Cullmann, da parte sua, aveva confessato: “Ogni mattina sono sempre più sorpreso di vedere fino a che punto noi facciamo veramente parte del concilio”.
In risposta al dott. Kristen Skydsgaad, il papa Paolo VI dichiara di voler ricevere questi osservatori e invitarli “nel cuore stesso della sua intimità”. Ringraziandoli di aver risposto al suo invito, confida loro di non essere mosso da alcun preconcetto: “Un vero cristiano non conosce l’immobilismo”, aggiunge. E conclude: “Cosa c’è di più umano che reincontrarsi e ricominciare ad amarsi dopo tante dolorose polemiche?”.

18 ottobre 1963 _ Mons. Wright, vescovo di Pittsburg richiama l’importanza storica e teologica del capitolo sul laicato: “I laici aspettavano questo momento da almeno quattro secoli”. Lo stesso giorno, mons. Schroeffer, vescovo di Eichtadt, dichiara, nel più puro stile di Karl Rahner, che “il sacerdozio universale è una nozione che nel passato era stata dimenticata. Subito i laici cristiani sarebbero tentati di definirsi in rapporto al mondo profano, mentre in realtà il laico è un uomo religioso col compito di testimoniare Cristo nel mondo”.

18 ottobre 1963 _ Il cardinale Bea dà un ricevimento per gli osservatori e gli invitati non cattolici. Egli approfitta di questa occasione per sollecitare le loro critiche e le loro osservazioni. Assicura loro che si terranno in gran conto i loro suggerimenti e i loro desideri. Il capo della delegazione anglicana, John Moorman, confida al p. Ralph Wiltgen che la via dell’ecumenismo sarebbe ampiamente favorita se la Chiesa cattolica sviluppasse il concetto di collegialità dei vescovi. Egli suggerisce di trovare un sistema perché i vescovi di tutto il mondo costituiscano col papa un consiglio permanente.

24 ottobre 1963 _ 82 oratori prendono la parola sulla questione del laicato. Si decide che il capitolo sul laicato sia rinviato alla commissione teologica per una revisione.

29 ottobre 1963 _ Si vota per decidere se lo schema sulla Santa Vergine debba diventare un capitolo integrato nello schema sulla Chiesa. La risposta è: Si. E anche su questo punto il cardinale Frings e l’Alleanza Europea riescono ad averla vinta per 17 voti.

29 ottobre 1963 _ Sovversione elettorale nel Vaticano II

29 ottobre 1963 _ I quattro moderatori propongono un nuovo metodo per affrontare la discussione di uno schema: mettere ai voti alcune questioni allo scopo di conoscere la tendenza dell’aula, e ancor prima di discutere la redazione del testo. Si precisa che il voto avrebbe solo un semplice valore indicativo…

30 ottobre 1963 _ In virtù del nuovo metodo proposto dai cardinali moderatori, si mettono ai voti cinque punti. Tra questi una domanda molto importante riflette la tesi collegialista: occorre rivedere lo schema sulla Chiesa in modo da precisare che il potere pieno e supremo sulla Chiesa universale appartiene “di diritto divino” al collegio dei vescovi uniti al suo capo? Il risultato della votazione è una vittoria per i liberali: 1717 voti a favore e 408 contro. Mons. Wright, vescovo di Pittsburg, si affretta ad affermare che questi 408 voti non sono di alcun valore.
Henri Fesquet, in Le Monde, non esita a scrivere: “Il Vaticano II ha inaugurato una pagina tutta nuova della storia della Chiesa. Gli integralisti sono in ritardo di un concilio. E così accade quello che nella Chiesa è accaduto nella grandi occasioni, la minoranza, confusa, finisce col dar prova di una reale abnegazione e si sottomette”.
La maggiore resistenza espressa da quella che sarà da allora la minoranza si riscontra in occasione della questione dell’ordinazione dei diaconi permanenti: 525 voti contrari, che ne conferma la debolezza.
“Non avevo avuto dubbi che il 30 ottobre avrebbe segnato una svolta”, nota il padre Congar nel suo Giornale (alla data del 3 dicembre 1963).

5 novembre 1963 _ Inizia il dibattito a proposito dello schema sui vescovi e il governo delle diocesi. Numerosi vescovi ne approfittano per attaccare la Curia romana. Maximos IV, patriarca melchita di Antiochia, chiede la creazione di un supremo Sacro Collegio, comprendente i patriarchi orientali, i cardinali e i vescovi diocesani eletti dalle conferenze episcopali locali. La Curia dovrebbe rimanere sottomessa a questa organismo, limitandosi a svolgere un ruolo esecutivo. Il cardinale König si richiama ad un organismo centrale che aiuti il papa a governare la Chiesa. Il cardinale Frings attacca il Sant’Uffizio, rimproverandogli di giudicare e di condannare in maniera troppo sbrigativa. Il cardinale Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, protesta energicamente e ne approfitta per ricordare il voto del 30 ottobre sui famosi cinque punti. Egli rimprovera a questo nuovo metodo di scavalcare la commissione teologica da lui diretta.

7 novembre 1963 _ Il cardinale Döpfner, che fa della riforma dei religiosi una questione personale, fa di tutto per impedire che i sostenitori della Tradizione si esprimano sull’argomento. Alla fine legge un testo da lui redatto che pretenderebbe di rappresentare la posizione dei conservatori privati della possibilità di intervenire. Egli è breve, oscuro e inesatto. Sette vescovi religiosi si riuniscono in un gruppo chiamato Segretariato Vescovi e gridano alla dittatura. Ben presto si uniscono a questi altri 35 Padri. A capo si trova mons. Perantoni, arcivescovo di Lanciano, già Superiore generale dei Francescani.

8 novembre 1963 _ Il Segretariato per l’Unione dei Cristiani pubblica un comunicato relativo ad un progetto sulla “attitudine dei cattolici nei confronti dei non cristiani e specialmente nei confronti dei giudei”. Questo progetto è destinato a diventare il capitolo 4 dello schema sull’ecumenismo. Fin da allora il comunicato sottolinea che il ruolo svolto dai capi giudei e farisei nella crocifissione escludeva la responsabilità del popolo ebraico, il quale non può essere chiamato deicida o indicato come maledetto da Dio.

13 novembre 1963 _ L’Unione Romana dei Superiori Maggiori si associa al Segretariato Vescovi. Essi conducono insieme un programma d’azione volto a far pressione sul concilio perché sia reintrodotto un capitolo sui religiosi.

14 novembre 1963 _ Apertura del dibattito sullo schema dei mezzi di comunicazione sociale. Dopo essersi interrogati, nel corso della prima sessione, se bisognasse considerare i media come “un mezzo provvidenziale per trasmettere il messagio cristiano”, i Padri si aspettavano uno schema rivisto sottoforma di istruzione pastorale.
L’articolo 12 di questo schema precisa che è compito dell’autorità civile difendere e proteggere l’informazione vera e giusta, ed essa deve vegliare sulla moralità pubblica dei mezzi di comunicazione. Vedendo in questo articolo una porta aperta alla censura governativa, diversi ecclesiastici speravano che lo schema fosse rigettato: fra di essi vi erano i Padri Daniélou, Häring, Mejia e i cardinali Silva Henriquez e Lercaro.

15 novembre 1963 _ A nome di numerosi moderatori, il cardinale Lercaro legge al papa un rapporto delle attività della seconda sessione. Ritenendo che i lavori non proseguano con celerità, egli chiede che il metodo del voto consultivo impiegato il 30 ottobre sia ufficializzato e generalizzato. La richiesta è rigettata: i cardinali moderatori devono rispettare la loro funzione, che conferisce loro solo un potere amministrativo. La direzione politica appartiene alle commissioni conciliari che fissano la linea da seguire. Nei giorni che seguono giungono al papa numerose lettere di vescovi o di conferenze episcopali, in cui si chiede di rifondare le commissioni conciliari, procedendo a nuove elezioni o aumentando il numero dei loro membri. L’obiettivo è chiaro: l’Alleanza Europea vuole controllare tutte le commissioni aumentando la presenza dei riformatori.

18 novembre 1963 _ Progetto e schema sull’attitudine dei cristiani nei confronti dei giudei.

18 novembre 1963 _ Si discute lo schema sull’ecumenismo. Mons. Morcillo Gonzales, arcivescovo di Saragozza, fa notare il tono positivo dello schema, in cui non sono più presenti le messe in guardia e le condanne. Ma il cardinale Arriba y Castro, arcivescovo di Tarragona, ne sottolinea i pericoli per la fede dei cattolici. Il cardinale Bea riconosce che vi è un rischio di indifferentismo, ma che a prevenirlo possono pensarci i vescovi diocesani.
Sulla specifica questione dei giudei gli interventi sono contrastanti. Alcuni pensano che sia inopportuno parlarne, vista la situazione geo-politica, altri ritengono che uno schema sull’ecumenismo riguarda solo i cristiani non cattolici, altri ancora non capiscono perché non si parli di più delle religioni non cristiane.
Nel corso degli 11 giorni di dibattito non si giunge ad alcuna votazione; e sulla base dei diversi interventi i moderatori decidono che dovrà approntarsi un nuovo schema per la terza sessione.

21 novembre 1963 _ Il Segretariato generale annuncia che il papa ha deciso di aumentare il numero dei membri di ciascuna commissione “affinché il lavoro delle commissioni conciliari proceda più rapidamente”. Le commissioni passano da 25 a 30 membri. Si chiede di procedere a nuove elezioni.
In pochi giorni, l’Alleanza Europea compie un lavoro colossale: appronta una lista elettorale internazionale imbattibile; si assicura gli appoggi dei diversi gruppi; organizza delle riunioni (in particolare alla Domus Mariae sotto la direzione di mons. Veuillot); costituisce dei gruppi di pressione. Alla vigilia del voto, l’Alleanza Europea ha dalla sua parte 65 conferenze episcopali. Da ora in poi si può parlare di una Alleanza Mondiale.

25 novembre 1963 _ Si vota per adottare o rigettare lo schema sui mezzi di comunicazione sociale.
Il padre Méjia distribuisce sugli scalini di San Pietro una petizione firmata da 25 Padri conciliari in cui si chiede di votare contro lo schema. Mons. Felici e il cardinale Tisserant (primo presidente del concilio) si lamentano ufficialmente e condannano tali procedure come “indegne” e “riprorevoli”.
Il voto è favorevole allo schema con 1598 voti contro 503. Lo schema viene promulgato dal papa e diventa decreto. In seguito Paolo VI vieterà la distribuzione di documenti, di testi o di studi nell’aula conciliare o nelle sue vicinanze.

28 novembre 1963 _ L’Unione Romana dei Superiori Maggiori e il Segretariato Vescovi raccolgono 679 consensi tra i Padri conciliari. Paolo VI fa sapere a mons. Perantoni che nel corso della terza sessione, nello schema sulla Chiesa verrà inserito un nuovo capitolo intitolato “Dei religiosi”.
È la prima sconfitta dell’Alleanza Europea dovuta ad una reazione che ha saputo organizzarsi.

4 dicembre 1963 _ Viene adottata la costituzione sulla liturgia con 2158 voti contro 19.

28 novembre 1963 _ Elezioni per aumentare il numero dei membri di ogni commissione teologica. I risultati non hanno niente si sorprendente: tutti i nuovi membri appartengono all’Alleanza Europea. Tedeschi e Austriaci sono nuovamente sovra-rappresentati. Certuni non hanno alcuna delle competenze teologiche richieste, ma sono degli eccellenti porta voce.

4 dicembre 1963 _ Giorno di chiusura della seconda sessione, alla presenza del papa.
Si approva anche in via definitiva l’adozione dello schema sulla liturgia. Rivisto nel corso dell’intersessione, esso era stato redatto per ottenere il consenso generale ed essere accetto ai conservatori e ai liberali. Vi sono enunciati quattro grandi principii: 1. Il culto divino è un’azione comunitaria che richiede una partecipazione attiva del popolo di Dio; 2. I fedeli devono essere arricchiti dalla lettura della sacra Scrittura; 3. Il culto liturgico deve insegnare ai fedeli e non limitarsi ad aiutarli a pregare; 4. Gli usi tribali devono trovare posto nelle liturgie dei paesi di missione.
Paolo VI spiega che questa costituzione semplificherà la liturgia, rendendola più accessibile ai fedeli e lasciando la porta aperta all’uso della lingua volgare. Secondo lui si tratta di ritornare ad una maggiore purezza e autenticità.

Guelfo Nero
19-01-05, 01:28
Terza sessione: 14 settembre 1964 - 21 novembre 1964

IV _ Seconda intersessione

4 gennaio 1964 _ Mons. Hengsbach, vescoco di Essen e figura dominante della gerarchia tedesca, dichiara al settimanale “America” che per accelerare i lavori, il concilio dovrà limitarsi a studiare con attenzione 5 o 6 schemi fondamentali. Egli propone che i restanti 7 o 8 schemi siano trattati da delle commissioni postconciliari.

15 gennaio 1964 _ La commissione coordinatrice chiede che le rispettive commissioni riducano 7 schemi “ad alcuni punti fondamentali”.
Più tardi, l’11 maggio, il segretario generale annuncerà che questi 7 schemi, trasformati in serie di proposizioni, saranno oggetto di un semplice voto, senza discussione né dibattito. Gli schemi interessati erano quelli su: le Chiese orientali, i preti, la formazione nei seminari, le scuole cattoliche, i religiosi, il sacramento del matrimonio, le missioni.
Restavano 6 schemi, giudicati essenziali dall’Alleanza Europea: la Rivelazione, la Chiesa, i vescovi, l’ecumenismo, l’apostolato dei laici, la Chiesa nel mondo moderno (gli ultimi due derivati direttamente da mons. Hengsbach).

20 aprile 1964 _ Dei vescovi e degli esperti facenti parte della commissione teologica si riuniscono a Roma allo scopo di rivedere lo schema sulla Rivelazione. Fra di essi vi sono: mons. Charue (Namur), il rev.mo dom Butler, i Padri Grillmeier, Semmelroth, Rahner e Congar.
Fu una fortuna per i liberali, poiché il padre Rahner e mons. Schröffer (Eichstatt) pensavano che non vi fosse alcuna speranza di modificare lo schema iniziale. Le cose erano cambiate di molto, poiché l’Alleanza Europea era riuscita a far eleggere 4 membri supplementari nella comissione teologica, all’inizio della seconda sessione (cf. 21 novembre 1963).

19 maggio 1964 _ Viene creato ufficialmente il Segretariato per i non cristiani. Presiede il cardinale Morella.

30 maggio 1964 _ Il Segretariato per l’unione dei cristiani approva lo schema rivisto sulla Rivelazione.

26 giugno 1964 _ La commissione di coordinamento approva il nuovo schema sulla Rivelazione.

2 luglio 1964 _ Manovre elettorali: il piano Döpfner.
Su consiglio della commissione coordinatrice, il pontefice modifica il regolamento interno del concilio. Da allora, chiunque voglia prendere la parola nell’aula dovrà comunicare una sintesi del suo intervento, almeno 5 giorni prima, al segretario generale. In più, perché sia ammessa una richiesta, non bastano più le firme di 5 Padri conciliari, ne occorrono 65. Così vengono scoraggiati tutti quelli che non appartengono ad un gruppo ben organizzato, mentre si riesce a ridurre al silenzio i punti di vista minoritari. L’Alleanza, presa in mano la direzione del concilio, fa di tutto perché nessuna contestazione intralci i suoi piani. Essa chiude tutte le porte per le quali era riuscita ad introdursi…
La stampa tedesca definisce queste manovre: il “piano Döpfner”, dal nome dell’arcivescovo di Monaco che aveva svolto un ruolo capitale alla conferenza di Fulda, durante la precedente intersessione.

3 luglio 1964 _ Paolo VI approva il testo sulla Rivelazione come base per la discussione.

* * *

V _ Terza sessione: 14 settembre _ 21 novembre 1964.

14 settembre 1964 _ Paolo VI, nella sua allocuzione di apertura, annuncia che in questa terza sessione ha intenzione di invitare delle donne come uditrici.
Nella prima sessione Giovanni XXIII aveva invitato un solo laico, Jan Guitton. Nella seconda sessione Paolo VI aveva invitato 11 uditori laici. Alla fine della terza sessione si conteranno 40 uditori, tra cui 17 donne (9 religiose e 8 laiche).

15 settembre 1964 _ Non si parla dell’Inferno.
Apertura del dibattito. Le discussioni vertono sullo schema sulla Chiesa e sul capitolo 7 sulla Chiesa del Cielo. Mons. Ruffini, arcivescovo di Palermo, mons. Gori, patriarca latino di Gerusalemme, e mons. D’Agostino deplorano che in quel capitolo non si faccia alcuna menzione dell’esistenza dell’Inferno e della sua eternità.

16 settembre 1964 _ Il vecchio schema sulla Vergine Maria è divenuto un modesto ottavo capitolo della costituzione Lumen Gentium. Per di più, questo capitolo è mutilato ed è omesso il titolo di “Madre della Chiesa”. Prendono la parola 33 Padri. Molti protestano contro queste modifiche. Il cardinale Ruffini, arcivescovo di Palermo, accusa il testo di offuscare la cooperazione di Maria nell’opera della Redenzione; chiede inoltre che venga spiegato il titolo di “mediatrice”. Mons. Mingo, arcivescovo di Monreale in Sicilia, propone che si precisi con l’espressione “mediatrice di tutte le grazie” e protesta contro la soppressione del titolo “Madre della Chiesa”. Il cardinale Wyszynski, arcivescovo di Varsavia, a nome di 70 vescovi polacchi, chiede che Maria sia proclamata “Madre della Chiesa”; propone anche che il testo ridiventi uno schema intero. Curiosamente lo stesso cardinale Suenens segue e appoggia questi interventi, nonostante si oppongano alla posizione dell’Alleanza Europea: rimprovera al testo di minimizzare l’importanza della Santa Vergine.
Lungi dal lasciarsi scomporre, l’Alleanza reagisce per difendere il suo progetto. Il cardinale Léger (Québec) sostiene che occorre “reprimere fermamente gli abusi del culto mariano”; egli denuncia “l”inflazione verbale” della teologia mariana, aggiungendo che non bisogna “confonderla con la profondità del pensiero”. Il cardinale Döpfner, a nome di 90 vescovi germanofoni e dei paesi nordici, afferma che il testo è perfetto così com’è. Il cardinale Bea, da parte sua, spiega che bisognerebbe sopprimere il titolo di “mediatrice”, poiché un testo conciliare “non è un manuale di devozione privata”; tanto più, aggiunge, che il ruolo di “mediatrice” di Maria non è teologicamente sicuro.

16 settembre 1964 _ Mons Staffa, della Curia, chiede ai moderatori l’autorizzazione di prendere la parola. In virtù del regolamento interno si doveva permettere che parlasse. Mons. Staffa voleva denunciare il capitolo 3 della costituzione sulla Chiesa: dopo un lungo studio sulla collegialità, egli aveva acquisita la certezza che il testo è “in opposizione con l’insegnamento comune dei santi Padri, del pontefici romani, dei sinodi provinciali, dei Dottori della Chiesa universale, dei teologi e dei canonisti”. A dispetto del regolamento interno, i moderatori gli rifiutano la parola.

23 settembre 1964 _ I moderatori aprono il dibattito sulla libertà religiosa. L’argomento è trattato come una dichiarazione indipendente. I cardinali americani si aspettano molto da questa dichiarazione. I cardinali Cushing (Boston), Ritter (Saint-Louis) e Meyer (Chicago) spiegano che la Chiesa deve mostrarsi “al mondo intero come il campione della libertà umana e civile in materia di religione”. Essi appoggiano il progetto redatto dal cardinale Bea e sottolineano che la libertà religiosa è un diritto naturale dell’uomo. Il cardinale Silva Henriquez (Santiago del Cile) vede in questo testo una solida base per impegnare un grande movimento ecumenico.
Ma subito prendono la parola coloro che si oppongono al documento. Il cardinale Ottaviani spiega che è esagerato affermare che colui che obbedisce alla sua coscienza “è degno di rispetto”, egli ricorda “il principio in base al quale ogni individuo che ha il diritto di seguire la sua coscienza deve presupporre che questa coscienza non sia contraria al diritto divino”. Egli aggiunge che è estremamente grave dichiarare che ogni tipo di religione è libera di diffondersi. Il cardinale Ruffini fa notare che questo testo rischia di promuovere l’indifferentismo religioso e che esso non dice niente di più di quello che è detto dalle Nazioni Unite nella Dichiarazione Universale del 1948. Inoltre critica certi passi che lasciano intendere che lo Stato non avrebbe il diritto di favorire una data religione. I cardinali Quiroga y Palacios e Bueno y Monreal (Siviglia) rigettano il testo. Essi lo accusano di predicare una dottrina nuova contraria alla Tradizione e denunciano una chiara influenza del “liberalismo che la Chiesa ha così spesso condannato”. Ricordano anche che “solo la Chiesa cattolica ha ricevuto da Cristo il mandato per predicare a tutte le nazioni, oggettivamente parlando nessun’altra dottrina ha il ‘diritto’ di diffondersi”.

24 settembre 1964 _ La dichiarazione sulla libertà religiosa è mandata alla revisione.
Ad ogni intervento appare sempre più chiaramente che il testo non passerà tanto facilmente, come sperato dai moderatori. Dopo che il cardinale König tenta di difenderlo, le critiche si fanno ancora più forti. Il cardinale Browne e mons. Parente (della Curia) accusano il testo di subordinare i diritti di Dio a quelli dell’uomo e alla sua libertà. Il Padre Fernandez, Superiore generale dei Domenicani, spiega chiaramente che questa dichiarazione sulla libertà religiosa è affetta da naturalismo. Mons. Colombo, teologo personale del papa, tenta un’ultima volta di difendere il testo del cardinale Bea. Nondimeno, la dichiarazione non è adottata e dev’essere rivista.

25 settembre 1964 _ Apertura del dibattito sulla dichiarazione, riveduta, sulla “Attitudine dei cattolici nei confronti dei non cristiani e specialmente nei confronti dei giudei”.
Il cardinale Bea legge un rapporto sulla revisione del testo: la frase che discolpa i giudei dalla crocifissione di Cristo è stata soppressa dal documento. Ma il cardinale ricorda che non si può considerare “l’insieme” del popolo ebraico dell’epoca come fosse un popolo, mentre i capi del sinedrio non potrebbero essere accusati della colpa formale di deicidio poiché avrebbero agito senza conoscere la divinità di Cristo.
Come al momento della seconda sessione, il dibattito diviene rapidamente agitato.
“Gli argomenti proposti sono quasi sempre gli stessi”, nota Henri Fesquet in Le Monde.

29 settembre 1964 _ Il cardinale Santos, arcivescovo di Manila, accetta il compito di portavoce del Coetus Internationalis Patrum presso il Sacro Collegio.
Il Coetus è un gruppo di opposizione fondato da mons. De Proença Sigaud, arcivescovo di Diamantina in Brasile. Il suo scopo è di frenare le spinte progressiste dell’Alleanza Europea e “di orientare il concilio nella linea dottrinale tradizionalmente seguita dalla Chiesa”.
In seguito alla coraggiosa decisione del cardinale Santos, il Coetus si organizza: uffici, personale, materiale per la stampa. Esso decide quindi una riunione settimanale: ogni martedì sera propone ai Padri che ne fanno parte una conferenza di studio per “analizzare gli schemi del concilio con dei teologi, alla luce della dottrina tradizionale della Chiesa e dell’insegnamento dei sovrani pontefici”. Queste conferenze di studio sono patrocinate dai cardinali Santos, Ruffini, Larraona e Browne.
Molto presto, i lavori del Coetus ottengono una risonanza notevole: esso pubblica circolari, commenti sugli schemi, interventi di teologi, programmi d’azione al momento dei dibattiti…
L’Alleanza Europea non sopporta di essere contraddetta in tal modo, così contrario ai suoi piani. Secondo uno dei cardinali dell’Alleanza, mons. De Proença Sigaud “è buono per essere spedito nella luna”. Il Coetus attira i fulmini della stampa e dei media.
Il padre Ratzinger, teologo personale del cardinale Frings, confida con amarezza che i liberali hanno creduto troppo presto di aver vinto ottenendo la maggioranza nelle commissioni. Pensando di avere la mani libere nel concilio, ora devono riconoscere che incontrano delle resistenze di cui bisognerà tenere conto.

29 settembre 1964 _ Dopo numerose modifiche, il testo sui religiosi viene sottoposto ai Padri conciliari come base per la discussione.
L’Unione Romana dei Superiori Maggiori si riunisce per decidere sul comportamento da adottare il giorno del dibattitto. Ne risulta che il testo attuale, notevolmente alterato sotto l’influenza del cardinale Döpfner e di mons. Huyghe (Arras) non è soddisfacente. Nondimeno, sembra chiaro che i due prelati non sono riusciti a modificare il documento come avrebbero voluto; molto verosimilmente essi cercano di fare rigettare il testo perché si riscriva uno schema che corrisponda alle loro vedute. L’Unione Romana decide dunque di non rigettare il testo ma di cercare di migliorarlo avanzando delle riserve e presentando delle proposizioni emendative. Strategia!

29 settembre 1964 _ La minoranza si organizza.
Un voto d’insieme sulla collegialità dà come risultato 1624 voti a favore dei testi, 572 propongono delle modifiche e 42 li rigettano. Molti delle 572 richieste di modifica erano state preparate dal Coetus Internationalis Patrum.
La commissione teologica affida allora alla sotto-commissione sulla collegialità di rivedere il testo dello schema alla luce delle modifiche proposte. In questa sotto-commissione siedono: mons. Schröffer (Eichstatt), mons. Volk (Magonza), mons. Heuschen (Liegi), ma anche i Padri Rahner, Ratzinger, Thils, Dhanis e Moeller. Molto rapidamente i membri del Coetus, come mons. Staffa, si rendono conto che la sotto-commissione scarterà le richieste di modifica provenienti dalle loro fila. Mons. Staffa scrive a Paolo VI per lamentarsene: egli spiega al papa che il testo previsto permetterà una interpretazione estremistica della nozione di collegialità; lo scopo della sotto-commissione sarà quello di fare ammettere che l’unico soggetto del potere supremo è il collegio dei vescovi e non il papa personalmente.
Congiuntamente, 35 cardinali e superiori generali scrivono al papa mettendolo in guardia: il testo che la sotto-commissione sta preparando è effettivamente molto ambiguo; esso tende a “dimenticare” il potere del papa nella Chiesa. Il papa si rifiuta di credervi.

30 settembre 1964 _ Lo schema sulla Rivelazione divina, ora rivisto, viene presentato ai Padri conciliari. Di nuovo si confrontano due tendenze: mons. Franic (Yugoslavia), membro della commissione teologica, spiega che il nuovo schema è “notevolmente manchevole” perché non parla dell’integralità della Tradizione, ma solo della Tradizione che ci è nota per mezzo della Scrittura. Mons. Compagnone (Anagni) mette in guardia contro questo schema che si allontana dalla dottrina del concilio di Trento e del Vaticano I. Al contrario, i cardinali Döpfner e Léger elogiano il testo e si felicitano del modo con cui sia stato superato il problema delle due fonti (Scrittura e Tradizione).

30 settembre 1964 _ I principali vescovi dell’Africa si riuniscono per discutere del testo sulle missioni. Insieme con numerosi Padri conciliari missionari, sono scontenti del documento, essi vogliono che venga sostituito con un “contro-schema” redatto sotto la direzione di mons. Van Valemberg, vescovo titolare di Colombo.

2 ottobre 1964 _ In occasione della riunione settimanale alla Domus Mariae, i vescovi dell’Alleanza Europea ricevono la consegna di tirare a lungo nelle discussioni e nei dibattiti. In effetti, i capi dell’Alleanza hanno fatto pubblicare recentemente delle aggiunte al progetto sulla Chiesa nel mondo moderno. Questo testo (che sarà la futura costituzione Gaudium et spes) dovrà essere un compendio di insegnamenti liberali, ma per raggiungere lo scopo, l’Alleanza ha bisogno di tempo, per assicurarsi i sostegni necessari al momento del dibattito e del voto in vista dell’adozione del nuovo testo.

7 ottobre 1964 _ Si discute lo schema sull’apostolato dei laici. Malgrado alcune opposizioni (il cardinale Browne, mons. Fernandez), molti interventi giudicano che lo schema non andrà lontano. Il cardinale Ritter e mons. D’Souza (Bhopal) lo trovano improntanto di clericalismo. Mons. D’Souza propone una “riorganizzazione radicale da operare dovunque nella Chiesa”. Egli ricorda il fatto che ai laici si debba riconoscere nella Chiesa pari dignità e ufficio; secondo lui, i chierici debbono smetterla di usurpare le responsabilità che competono ai laici. Egli propone che i laici svolgano delle funzioni in seno alla Curia romana.

9 ottobre 1964 _ Il cardinale Bea, con voce triste, annuncia al suo Segretariato che gli schemi sulla libertà religiosa e sui giudei debbono essere notevomente ridotti; come vuole il Segretariato generale.

13 ottobre 1964 _ Per la prima volta, un laico prende la parola nell’aula conciliare. Si tratta di Patrick Keegan, un inglese, presidente del Movimento Mondiale dei Lavoratori Cristiani. Egli invita i chierici ad utilizzare meglio l’apostolato laico come un “nuovo dinamismo della Chiesa” e dichiara di attendere con impazienza il famoso schema XIII (Gaudium et spes) sui rapporti tra la Chiesa e il mondo. Il suo intervento è molto applaudito.
Molti Padri conciliari si lamentano che lo schema sull’apostolato dei laici mette troppo in vista il modello dell’Azione Cattolica. Si annuncia che sarà rivisto e ripresentato nella quarta sessione.

13 ottobre 1964 _ Apertura del dibattito a proposito del testo sui preti. Mentre questo argomento aveva suscitato poco interesse fino ad allora, si vedono intervenire numerosi Padri conciliari con delle lunghe dichiarazioni. 14 Padri prendono la parola. Il dibattito, la cui durata era prevista di un giorno, prosegue l’indomani.

15 ottobre 1964 _ 8 Padri conciliari intervengono ancora sul testo che tratta dei preti, fra di essi il cardinale Alfrink.

15 ottobre 1964 _ Si apre il dibattito sul testo che tratta delle Chiese orientali cattoliche. La discussione durerà 5 giorni. Il patriarca Maximos IV (melchita) critica il documento e la sua nozione di patriarcato, che egli giudica inammissibile ed erronea. Mons. Doumith, vescovo maronita di Sarba, nel Libano, spiega che il testo tratta le Chiese orientali con leggerezza e disinvoltura.

19 ottobre 1964 _ Il testo sui preti è messo ai voti: 1199 a favore, 930 contro. Il testo viene rinviato alla commissione per essere rivisto. I liberali sperano che sarà depurato dagli elementi che reputano indesiderabili ed arricchito con nuove proposizioni.

20 ottobre 1964 _ Si discute lo schema sulla Chiesa nel mondo moderno.
Si apre il dibattito sullo schema sulla Chiesa nel mondo moderno. Il cardinale Suenens è colui che ha ispirato il documento: nominato responsabile del progetto da Giovanni XXIII, nel 1962, viene incaricato della presidenza della commissione coordinatrice e si preoccupa di agire abilmente perché i liberali partecipino numerosi alla redazione dello schema: Mons. Schröffer (Eichstatt), mons. Hengsbach (Essen), padre Häring.
Il primo a prendere la parola è il moderatore cardinale Lercaro. Egli spiega che lo schema non potrà essere discusso seriamente, né potrà essere rivisto e adottato prima della prossima sessione. Riscuote gli applausi dei membri dell’Alleanza. Il cardinale Döpfner appoggia la proposizione del cardinale Lercaro con una lunga dichiarazione fatta a nome di 83 Padri germanofoni e dei paesi nordici.

21 ottobre 1964 _ Un terzo moderatore, il cardinale Suenens, prende la parola per chiedere il rinvio. Mons. Heenan, archivescovo di Westminster, che aveva fondato un gruppo di opposizione (la Conferenza di San Paolo), attacca violentemente lo schema e non esita ad affermare che è “indegno di un concilio ecumenico della Chiesa. Meglio stare zitti piuttosto che dire delle banalità e delle nullità”; egli chiede che il testo sia abbandonato e rigettato e che si affidi la redazione di un nuovo testo a dei laici, che sull’argomento saranno molto più capaci! Fa anche notare che gli allegati allo schema non debbono rimanere nascosti nell’ombra e che occorre discuterne. In questo nuovo testo egli scorge solo delle “teorie di uno o due teologi”.
Questa messa in dubbio dei sacrosanti esperti suscita un nobile impeto oratorio di dom Reez, secondo cui non bisogna biasimare i teologi, ma, al contrario, “bisogna amarli e lodarli”.

21 ottobre 1964 _ Voto dei Padri conciliari sul testo riguardante le Chiese orientali cattoliche. 719 voti sono per degli emendamenti, ma la commissione per le Chiese orientali ignora le modifiche proposte e rivede appena il testo.

29 ottobre 1964 _ Si vota il testo sulla Santissima Vergine Maria: 1559 approvazioni, 521 proposte di modifica, 10 voti contro.

29 ottobre 1964 _ Si apre il dibattito sull’articolo 21 dello schema sulla Chiesa nel mondo moderno. L’articolo è intitolato: “La santità del matrimonio e la famiglia”. Il cardinale Léger si felicita per il fatto che il testo, a proposito della procreazione e dell’amore coniugale, evita le espressioni “fine primario” e “fine secondario”. Egli chiede che il documento non parli dell’amore coniugale semplicemente in funzione della fecondità: occorre affermare che l’atto coniugale è “legittimo anche se non direttamente volto alla procreazione”.
Il cardinale Suenens chiede che il concilio prenda delle decisioni più chiare a favore della limitazione delle nascite. Egli invita i Padri ad interrogarsi per sapere se la Chiesa ha sempre veramente “saputo mantenere in perfetto equilibrio i diversi aspetti della dottrina sul matrimonio”; se non abbia troppo insistito sul “crescete e moltiplicatevi”, dimenticando “ed essi saranno una sola carne”; egli conclude: “Io vi prego, Padri, non facciamo un nuovo processo a Galileo nei confronti della contraccezione.”
Il cardinale Ruffini difende la dottrina della Chiesa contraria alla contraccezione.

30 ottobre 1964 _ Il cardinale Ottaviani ragisce fermamente alle argomentazioni del cardinale Suenens sul matrimonio: “Io deploro che il testo affermi che le coppie sposate possano fissare il numero dei figli che avranno. Mai la Chiesa ha affermato una cosa simile.” Si dice stupefatto che il cardinale Suenens possa mettere in dubbio la giustezza della posizione tenuta dalla Chiesa sul matrimonio: “Questo significa che si mette in dubbio l’inerranza della Chiesa?” Del pari, mons. Hervas y Bener (Spagna) sottolinea che il documento non ha molto di soprannaturale: “Noi non siamo qui per redigere un documento filosofico o edonista, puramente tecnico o scientifico, ma per redigere un documento cristiano”.

3 novembre 1964 _ Il Segretariato Vescovi reagisce contro l’articolo 35 dello schema sull’ufficio pastorale dei vescovi nella Chiesa. In effetti, quest’articolo è una nuova espressione della sfiducia dei vescovi nei confronti dei religiosi. Esso tratta delle relazioni tra i vescovi e i religiosi e dà all’ordinario del luogo un diritto di supervisione senza limiti nei confronti delle scuole cattoliche tenute da religiosi: cura delle ànime, predicazione, istruzione religiosa, educazione, disciplina, studi, personale, spese scolastiche, igiene…

5 novembre 1964 _ Le discussioni sulla schema sulla Chiesa nel mondo moderno vengono rinviate, per continuare il dibattito sulle missioni.

6 novembre 1964 _ Paolo VI, nell’aula conciliare, sostiene ufficialmente il testo sulle missioni.

7 novembre 1964 _ Dopo essere stato convocato da Paolo VI, il cardinale Suenens prende la parola nell’aula conciliare. Egli nega di aver messo in dubbio l’insegnamento autentico della Chiesa sul matrimonio ed afferma che tutto quello che riguarda la limitazione delle nascite attiene alla sola autorità suprema del Santo Padre.

9 novembre 1964 _ Dopo due giorni di dibattito, il testo sulle missioni è rigettato con 1601 voti contro 311.

9 novembre 1964 _ Un liberale estremista commette l’imprudenza di spiegare per iscritto come si potrà approfittare dei passaggi ambigui dello schema De Ecclesia, dopo il concilio, al fine di rimettere in questione il potere supremo del papa.
Il documento cade in mano di uno dei 35 cardinali che avevano scritto a Paolo VI contro la collegialità e quindi è inviato al Santo Padre, il quale leggendolo scoppia in lacrime: era stato ingannato!

10 novembre 1964 _ Paolo VI esige che lo schema sulla collegialità sia chiarificato in ciascuno dei suoi passi ambigui, e per evitare ogni falsa interpretazione egli chiede alla commissione teologica di preparare una “nota esplicativa preliminare”, in cui si ricorda che il papa è l’elemento costitutivo necessario ed essenziale dell’autorità del collegio episcopale.

10 novembre 1964 _ Si vota per sapere se lo schema sulla Chiesa nel mondo moderno debba essere rivisto come base per una discussione ulteriore. Questa soluzione passa con 1579 voti. Solo 296 Padri rigettano lo schema nel suo insieme. I liberali portano a segno un altro colpo, con l’aiuto parziale dei moderati. Gli allegati devono essere inseriti nel nuovo schema. Sotto gli auspici del cardinale Suenens questo sarà fatto il 30 dicembre 1964.

10 novembre 1964 _ Si apre il dibattito sulla vita religiosa: durerà 3 giorni. I cardinali Döpfner e Suenens cercano di dimostrare che il documento è inaccettabile perché non tratta a sufficienza dei problemi dell’adattamento e della modernizzazione della vita religiosa. Tuttavia, il piano d’azione dell’Unione Romana dei Superiori Maggiori, affiancato da quello del Segretariato Vescovi, si dimostra efficace, malgrado una controffensiva di mons. Charue (Namur) e del padre Buckley (marista).

12 novembre 1964 _ Si vota per sapere se lo schema sulla vita religiosa può servire da base per la discussione: 1155 voti a favore, 882 contro.
Lo stesso giorno, apertura del dibattito sul testo che tratta della formazione sacerdotale. Cinque giorni dopo il testo viene adottato con la condizione che vi si apportino dei cambiamenti.

16 novembre 1964 _ Paolo VI dà lettura della “nota esplicativa preliminare” che ricorda la dottrina tradizionale sul potere del papa nella Chiesa. Egli esige l’assenso dei Padri sul suo contenuto.

17 novembre 1964 _ Viene distribuito ai Padri conciliari lo schema rivisto sulla libertà religiosa. Si annuncia che esso sarà votato giovedì 19 novembre.
La stessa sera si riunisce il Coetus per studiare il nuovo schema. Ci si rende conto che il testo è stato completamente modificato, al punto da subire una vera trasformazione. Il gruppo del Coetus decide di avvalersi dell’articolo 30 del regolamento interno per chiedere di differire il voto fino alla prossima sessione, al fine di avere il tempo per esaminare questa nuova stesura.

18 novembre 1964 _ Il cardinale Tisserant, decano dei cardinali presidenti, decide di non dar corso alla richiesta del Coetus, ma di porre ai voti l’applicazione dell’articolo 30.

18 novembre 1964 _ Il testo sulla Santissima Vergine Maria, rivisto alla luce dei 521 voti “iusta modum”, viene posto ai voti: è accettato col 99% dei consensi.
Gli osservatori protestanti esprimono il loro dispiacere e la loro delusione, facendo notare che il testo non corrisponde alle tendenze ecumeniche. Il professor Cullmann spiega che si era sperato “in una messa in sordina dei rapporti fondamentali con la Vergine Maria”.
Di nuovo si dimostra che la fazione tradizionale riesce a farsi valere quand’è organizzata.

19 novembre 1964 _ Lo schema sulla Chiesa, rivisto in base alle richieste di Paolo VI e agli emendamenti proposti dal Coetus, è messo ai voti, insieme alla “nota esplicativa preliminare”. Viene approvato con 2134 voti contro 10.

19 novembre 1964 _ Mons Carli, vescovo di Segni e membro del Coetus, reclama presso il tribunale amministrativo del concilio e spiega che il cardinale Tisserant non può mettere ai voti l’applicazione di un articolo del regolamento (cf. 18 novembre). Pochi minuti dopo il cardinale Tisserant è obbligato a ritirare la sua decisione, egli annuncia che il nuovo schema sulla libertà religiosa, in quanto sostanzialmente diverso dal primo, necessita di uno studio approfondito, quindi sarà votato nella prossima sessione.

19 novembre 1964 _ Si accende un’aspra lotta attorno al rinvio del voto sul documento sulla libertà religiosa. L’aula conciliare entra in subbuglio. I Padri americani esplodono in collera. Il cardinale Meyer e tre suoi compatrioti lanciano subito una petizione perché lo schema sia votato entro la presente sessione. Nella basilica in effervescenza si formano dei gruppi, circolano petizioni, ci si accapiglia. Scorrono frasi violente e colleriche. Il cardinale Meyer, accompagnato dai cardinali Ritter e Léger, salgono dal papa e lo supplicano perché si voti. Ma non c’è niente da fare. Il cardinale Döpfner, moderatore del giorno, è obbligato a ratificare la dichiarazione che il cardinale Tisserant aveva già fatto controvoglia.

20 novembre 1964 _ Diverse centinaia di Padri si lamentano col papa che i loro emendamenti non sono stati presi in considerazione nella revisione della schema sull’ecumenismo. Preoccupato di limitare i voti contrari, Paolo VI esige dal cardinale Bea che, in vista della revisione dello schema, vengano esaminati 40 emendamenti ritenuti conservatori. I liberali sono furiosi, ma lo schema così rivisto viene approvato con 2054 voti contro 64.

20 novembre 1964 _ La dichiarazione sui giudei è stata rivista. Intitolato “Delle relazioni fra la Chiesa e le religioni non cristiane”, questo testo, dopo aver trattato delle religioni non cristiane nel loro insieme, studia brevemente e in successione l’induismo, il buddismo, l’islam e il giudaismo.
1651 Padri approvano il documento, 99 lo rigettano, 242 propongono delle modifiche.

21 novembre 1964 _ Voto definitivo sull’adozione del testo sulle Chiese orientali, appena rivisto. 2110 a favore, 39 contro. Il papa promulga il testo, che diventa decreto. Il posto delle Chiese orientali cattoliche in seno alla Chiesa universale non è sempre chiaramente definito, ma vi sono delle aperture per un dialogo ecumenico con gli orientali scismatici.

21 novembre 1964 _ Alla fine della terza sessione vi sono dei malumori dei Padri contro Paolo VI.
Chiusura della terza sessione. I padri conciliari liberali sono molto scontenti per le ultime decisioni di Paolo VI. Quando questi risale la navata, sulla sua sedia gestatoria, molti vescovi restano impassibili e si rifiutano di applaudirlo. Alla benedizione del papa si segna solo un vescovo su dieci.
Dopo la Messa solenne, i Padri procedono al voto sulla costituzione dogmatica sulla Chiesa, quindi sul decreto sulle Chiese orientali cattoliche e sul decreto sull’ecumenismo.
Al momento dell’allocuzione di chiusura, Paolo VI attribuisce alla Vergine Maria il titolo di “Madre della Chiesa”. Alcune conferenze episcopali, come quelle della Germania e dei paesi nordici, vi si erano largamente opposte nel corso dei dibattiti, poiché vi vedevano un ostacolo all’ecumenismo.

Guelfo Nero
19-01-05, 01:33
_ Quarta sessione: 14 settembre 1965 _ 8 dicembre 1965

A _ Terza intersessione: alcune scaramucce preliminari.

25 luglio 1965 _ Mons. De Proença Sigaud, mons. Lefébvre e dom Prou indirizzano una lettera al papa. In virtù del regolamento interno, essi chiedono che il Coetus possa comunicare in aula, prima del voto, un rapporto contrario sugli schemi sulla libertà relgiosa, sulla Rivelazione divina, sulla Chiesa nel mondo moderno e sulle relazioni tra la Chiesa e le religioni non cristiane. Essi spiegano che questi rapporti sono l’espressione del Coetus, che rappresenta dozzine di Padri conciliari.

11 agosto 1965 _ Il cardinale Cicognani, Segretario di Stato, risponde a nome del papa alla lettera del Coetus. Egli sottolinea che Paolo VI si dice sorpreso e disapprova che possa esistere un “gruppo internazionale di Padri che seguono la medesima opinione in materia teologica e pastorale”, e cioè un “gruppo particolare in seno al concilio”. Egli ritiene che questo possa privare i Padri conciliari della loro libertà di giudizio e di scelta, che invece dev’essere salvaguardata al di là di ogni giudizio particolare. Inoltre, egli ritiene che gruppi simili accentuino le divergenze e le divisioni…
Non solo la lettera del cardinale Cicognani sembra ignorare l’esistenza dell’Alleanza Europea, ma non tiene in alcun conto l’articolo 57 § 3 del regolamento interno: “È fortemente auspicabile che i Padri conciliari che intendono sostenere degli argomenti simili, si raggruppino e designino uno di loro per prendere la parola a nome di tutti”.
In realtà, questa lettera del cardinale Cicognani è la conseguenza di una controffensiva condotta dai liberali: vedendo che i gruppi conservatori incominciavano a riportare dei successi, decidono di neutralizzarli. I cardinali Döpfner e Suenens andarono a lamentarsi con Paolo VI del gruppo di opposizione “Segretariato Vescovi”, accusandolo di disturbare i dibattiti e le votazioni esercitando delle pressioni in seno all’aula…

13 agosto 1965 _ Dopo la recente pubblicazione del nuovo schema sulla libertà religiosa, mons. De Proença Sigaud, mons. Lefébvre e dom Prou (Superiore generale della congregazione benedettina di Francia) si riuniscono a Solesmes per decidere la strategia da adottare.

20 agosto 1965 _ Mons Carli, mons. Lefébvre e mons. De Proença Sigaud inviano una nuova lettera al papa, in risposta a quella del cardinale Cicognani, ma senza ottenere risposta.

B _ Quarta sessione

14 settembre 1965 _ Giorno di apertura della quarta sessione.
Nel suo discorso introduttivo Paolo VI annuncia la creazione di un Sinodo episcopale, che sarà convocato dal papa per essere consultato quand’egli lo giudicherà opportuno.

14 settembre 1965 _ Distribuzione di un testo rivisto sull’ateismo, facente parte dello schema sulla Chiesa nel mondo moderno.
Da due anni, diverse centinaia di Padri si aspettavano uno speciale documento del concilio col quale si denunciassero gli errori del marxismo, del socialismo e del comunismo sulla base di argomentazioni filosofiche, sociali ed economiche. Il sostenitore di questa richiesta era stato mons. De Proença Sigaud. Ma Paolo VI non aveva mai dato seguito a questa aspettativa.
Il nuovo documento distribuito il 14 settembre 1965 non parla esplicitamente del comunismo.

15 settembre 1965 _ Si apre la discussione sullo schema sulla libertà religiosa. In base all’articolo 33 § 7 del regolamento interno, il Coetus chiede l’autorizzazione di leggere un rapporto sulla libertà religiosa. I moderatori decidono di ignorare la richiesta e di non applicare il regolamento.

20 settembre 1965 _ Voto per l’adozione dello schema sulla Rivelazione divina.
I Padri esprimono molte riserve, in particolare per ciò che concerne i rapporti tra Scrittura e Tradizione (articolo 9); l’inerranza delle Scritture (articolo 11); la storicità dei Vangeli (articolo 19). Si confrontano diverse scuole di pensiero teologico e la commissione segue una visione ecumenica.

21 settembre 1965 _ Si apre il dibattito sullo schema sulla Chiesa nel mondo moderno. Globalmente, tutti gli oratori che intervengono si dichiarano insoddisfatti: il testo è superficiale, confuso, troppo timido, incompleto… Il documento viene rinviato per una dettagliata revisione.
In quei giorni, Paolo VI va negli Stati Uniti e loda il modello di pace, di concordia e di libertà americana. Apporta anche il suo sostegno alle Nazioni Unite.

27 settembre 1965 _ Viene messo ai voti lo schema sull’apostolato dei laici. Fioccano gli emendamenti. Il testo viene modificato in più di 150 punti.

29 settembre 1965 _ Mons Carli diffonde una lettera-petizione redatta insieme a 26 vescovi, nella quale si elencano 10 ragioni per condannare il comunismo nel corso del concilio. Mons. De Proença Siguad e mons. Lefébvre lo aiutano a diffondere il documento.

7 ottobre 1965 _ Apertura del dibattito riguardante lo schema sulle missioni. Poche le reazioni. Due mesi più tardi, il 7 dicembre, lo schema sarà adottato con 2394 voti a favore e 4 contro.

8 ottobre 1965 _ Il Coetus invia al papa un memorandum sull’articolo 11 dello schema sulla Rivelazione divina. Il papa riceve insieme numerose proteste sugli altri due articoli disputati.

9 ottobre 1965 _ La lettera-petizione di mons. Carli, volta a far condannare il comunismo, ottiene l’appoggio di 450 Padri conciliari. Il documento è inviato al Segretariato generale del concilio da mons. De Proença Sigaud e da mons. Lefébvre. Normalmente dovrebbe essere trasformato in emendamento e, in base al regolamento, stampato e portato a conoscenza dei Padri per essere sottoposto al voto.

11 ottobre 1965 _ Due giorni prima che si arrivi alla discussione dello schema sul sacerdozio, Paolo VI fa leggere in aula una lettera. Egli intende tagliar corto sui tentativi di influenza circa la messa in discussione del celibato sacerdotale. Giudica inopportuno affrontare una questione simile nell’aula conciliare e precisa che il mantenimento del celibato sacerdotale dev’essere ribadito e rafforzato.

18 ottobre 1965 _ Paolo VI fa recapitare al cardinale Ottaviani, presidente della commissione teologica, un’elenco di osservazioni riguardanti gli articoli 9, 11 e 19 dello schema sulla Rivelazione divina. Il cardinale Ottaviani, che era stato messo in minoranza nella sua stessa commissione dall’Alleanza europea, ne è sollevato: il papa vuole che si apportino delle modifiche ai tre articoli dibattuti.

18 ottobre 1965 _ Il decreto sul “rinnovamento appropriato delle vita religiosa” viene adottato con 2321 voti a favore e 4 contro.
Il decreto sulla “formazione sacerdotale” viene adottato con 2318 voti a favore e 3 contro.
Si apre il dibattito sulla schema sull’educazione cristiana. Il cardinale Spellman dichiara che il testo dovrebbe richiamare gli Stati al loro dovere, invitandoli a sovvenzionare le scuole cristiane, che sono troppo onerose per molte famiglie. Il cardinale Léger dichiara che il testo è debole. Mons. Henriques (ausiliario dell’arcivescovo di Caracas) critica lo schema: pone troppo l’accento sulle scuole cattoliche, secondo lui, piuttosto che formare dei “giardini chiusi”, bisognerebbe preparare degli insegnanti cattolici ed inviarli nelle scuole pubbliche per diffondere la verità.

19 ottobre 1965 _ Secondo la volontà del Santo Padre, la commissione teologica si riunisce per rivedere i tre articoli disputati dello schema sulla Rivelazione divina. Per l’articolo 9 si aggiunge: “quindi, non è solo dalla sacra Scrittura che la Chiesa trae la sua certezza su tutto ciò che è stato rivelato”. Per l’articolo 11, la commissione appronta un altro enunciato appena meno vago, lasciando credere che nei Vangeli è senza errore solo ciò che riguarda la salvezza. Per l’articolo 19, la commissione modifica il testo nel senso voluto dagli emendamenti di 158 Padri. Il papa era intervenuto personalmente per sostenere la loro posizione.

27 ottobre 1965 _ Viene messa ai voti la quinta versione dello schema sulla libertà religiosa. Vengono presentati centinaia di emendamenti. Il testo dovrà essere nuovamente rivisto.

28 ottobre 1965 _ Il documento sull’atteggiamento dei cattolici nei confronti dei non cristiani e in particolare dei giudei, ottiene 2221 voti a favore contro 88. Pochi giorni prima Paolo VI aveva sostenuto il documento.

28 ottobre 1965 _ Voto definitivo sull’adozione del testo sull’educazione cristiana. 2290 voti a favore, 35 contro.

28 ottobre 1965 _ Voto definitivo sullo schema sull’ufficio pastorale dei vescovi nella Chiesa. Il testo, conformemente agli sforzi prodotti dal Segretariato Vescovi, assicura ai religiosi che gestiscono delle scuole una legittima autonomia nei confronti dell’ordinario del luogo. Lo schema viene adottato con 2319 voti a favore e 2 contro.

12 novembre 1965 _ Viene distribuito un nuovo testo sul matrimonio. Lo schema è talmente cambiato che ci si trova al cospetto di un testo del tutto diverso da quello esaminato nel corso della terza sessione. Ambiguo, questo nuovo testo può essere interpretato in modo da lasciare intendere che gli sposi hanno la libertà di usare o meno dei contraccettivi artificiali, a condizione che non si perda di vista l’amore coniugale.

13 novembre 1965 _ Viene distribuito un nuovo testo sull’ateismo. Nella relazione ufficiale che l’accompagna non si parla affatto della lettera-petizione di mons. Carli, in cui si chiedeva la condanna del comunismo. Ancora una volta il regolamento non viene rispettato. Lo stesso giorno mons. Carli se ne lamenta col presidente del concilio. Si farà un’inchiesta.

14 novembre 1965 _ Il documento sul matrimonio ottiene 1596 voti a favore, 72 contro e 484 richieste di emendamento. Ma la sottocommissione incaricata di rivedere lo schema scarta quegli emendamenti giudicati troppo conservatori.

15 novembre 1965 _ Apertura del dibattito sul documento sull’ateismo.
Dal momento che sono state ignorate le 450 firme depositate da mons. De Proença Sigaud e da mons. Lefébvre, il Coetus Internationalis Patrum deposita una richiesta di emendamento perché nel documento sia contenuta una condanna del comunismo.

17 novembre 1965 _ Viene distribuita ai Padri la sesta versione dello schema sulla libertà religiosa. Il Coetus riconosce dei miglioramenti notevoli relativi alla menzione della “vera religione”, ma il criterio principale della libertà religiosa resta quello del giusto ordine pubblico, e la cosa è insufficiente. Il Coetus ricorda che il vero criterio è il bene comune. In più il Coetus disapprova che si possa affermare la neutralità dello Stato in materia religiosa come condizione normale, e, appoggiandosi in particolare a Pio XII, sottolinea che la condizione normale è la collaborazione tra la Chiesa e lo Stato.

18 novembre 1965 _ Lo schema definitivo sulla Rivelazione divina è approvato con 2344 voti a favore e 6 contro. Subito il documento viene promulgato dal papa.

19 novembre 1965 _ Si vota lo schema sulla libertà religiosa. 249 voti contro e 1854 a favore. Mons. Di Meglio, specialista in diritto internazionale, ritiene che “tanti voti negativi, per uno schema sprovvisto di valore dogmatico, costituiscono un fattore di grande importanza per lo studio futuro di questa dichiarazione”.

19 novembre 1965 _ Con 1457 voti a favore e 419 contro, lo schema sull’educazione cristiana viene mantenuto ma dovrà essere soggetto a revisione.

22 novembre 1965 _ Mons. Hannan, arcivescovo di Nuova Orleans, prepara una lettera per attaccare 2 articoli specifici dello schema sulla Chiesa nel mondo moderno: quelli sulla guerra e sulle armi nucleari. Mons. Hannan denuncia una visione semplicistica e troppo pacifista della realtà del mondo attuale, e spiega che il documento ha torto a giudicare illecita ogni utilizzazione delle armi nucleari, al punto da condannare ogni nazione che le possiede. Egli inoltre si oppone al testo ove afferma che la guerra “non è un mezzo adatto a restaurare i diritti violati”. Spiega anche che il possesso delle armi nucleari è un eccellente mezzo di dissuasione. Molti cardinali firmano la sua lettera.

23 novembre 1965 _ Il padre Ralph Wiltgen, giornalista e osservatore al concilio, fa sapere che è stato mons. Glorieux a bloccare le 450 firme della lettera-petizione contro il comunismo. Mons. Glorieux, di Lilla, era il segretario della commissione incaricata di redigere il documento sull’ateismo.

24 novembre 1965 _ Paolo VI ordina che sia inserita una nota nel documento sull’ateismo, con la quale si richiama l’insegnamento della Chiesa sul comunismo, facendo riferimento a Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI.

25 novembre 1965 _ In merito al capitolo sul matrimonio, Paolo VI reagisce con vigore. Comunica alla sotto-commissione quattro emendamenti che vuole si aggiungano al testo.

1. Chiede che si citi l’espressione “contraccettivi artificiali” e si dichiari che “avviliscono la dignità dell’amore coniugale e della vita familiare”. Al tempo stesso vuole che l’enciclica Casti Connubii di Pio XI sia citata come testo di riferimento. La commissione si adopererà per inserire l’espressione “contraccettivi artificiali”, adattando il resto con l’espressione “pratiche illecite contrarie alla generazione umana”. Quanto al riferimento all’enciclica di Pio XI, verrà omessa.
2. Paolo VI chiede la soppressione del termine “anche” nella frase: “la procreazione dei bambini è anche uno scopo del matrimonio”. La commissione provvederà.
3. Paolo VI si aspetta che il documento dichiari con chiarezza che il divieto dei contraccettivi artificiali deriva dal diritto naturale e dal diritto divino. Chiede che vengano citati Pio XI e Pio XII. La commissione si atterrà all’insieme della raccomandazione, ma anche stavolta ometterà le citazioni.
4. Paolo VI chiede di insistere sulla pratica della carità coniugale. La commissione ne terrà conto.

2 dicembre 1965 _ Viene distribuita ai Padri conciliari la versione definitiva dello schema sulla Chiesa nel mondo moderno, vi sono inclusi gli articoli che trattano della guerra.

3 dicembre 1965 _ Viene distribuita ai Padri la versione definitiva dello schema sul matrimonio. Molti si indignano per la mancata citazione della Casti Connubii. Viene precisato che il riferimento verrà inserito nel testo ufficiale dello schema.

3 dicembre 1965 _ Mons. De Proença Sigaud lamenta che il documento sull’ateismo non si sia spinto più lontano. Il Coetus distribuisce una lettera a 800 Padri conciliari per ricordare loro di votare contro lo schema sulla Chiesa nel mondo moderno, visto che gli argomenti relativi al comunismo e alla guerra non sono soddisfacenti. Ma questo tentativo avrà poco effetto: solo 131 Padri su 800 voteranno contro il documento sull’ateismo.

4 dicembre 1965 _ Paolo VI presiede una cerimonia ecumenica nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Il papa ringrazia gli osservatori non cattolici per essere venuti al concilio e si rattrista per la loro prossima partenza. Il rev. Moorman, capo della delegazione anglicana, dichiara al papa: “La nostra presenza ha in vario modo contribuito al successo del concilio e al grande impegno riformatore che è stato intrapreso”.

6 dicembre 1965 _ Ogni Padre conciliare riceve dal papa l’anello d’oro simboleggiante lo stretto legame che esiste tra il papa e i vescovi: l’anello conciliare. Il segretario generale dà lettura di una bolla papale che proclama un giubileo straordinario per il periodo 1 gennaio - 29 maggio 1966.
L’Osservatore Romano pubblica il decreto del Sovrano Pontefice sulla riorganizzazione della Curia romana: per cominciare è subito il Sant’Uffizio che viene rivisto. Cambierà nome, per diventare la “Sacra congregazione per la dottrina della fede”, e tra gli altri cambiamenti verrà abolito l’“indice”.

7 dicembre 1965 _ Voto definitivo per l’adozione dello schema sulla libertà religiosa. 2308 voti a favore, 70 contro. L’appoggio ufficiale di Paolo VI al documento spiega come alla fine 179 Padri contrari abbiano votato a favore.

7 dicembre 1965 _ Voto definitivo per la promulgazione dello schema sul matrimonio: 2309 a favore, 75 contro.

7 dicembre 1965 _ 2390 voti a favore e 4 contro permettono l’approvazione dello schema sul sacerdozio e i preti. Vi è chiaramente riaffermato il celibato sacerdotale.

7 dicembre 1965 _ Voto definitivo per l’adozione dello schema sulla Chiesa nel mondo moderno: 2309 voti a favore, 75 contro, per la maggior parte membri del Coetus Internationalis Patrum.

8 dicembre 1965 _ Cerimonia di chiusura in piazza San Pietro.
Dopo una Messa celebrata dal Pontefice, questi benedice la prima pietra di una chiesa romana dedicata a “Maria Madre della Chiesa”, che servirà da memoriale del concilio.

Vengono inviati “al mondo” una gran quantità di messaggi, poi il papa consegna a mons. Felici il breve con cui chiude ufficialmente il Concilio Vaticano II, che, come affermato da Paolo VI, avrebbe permesso che
“il culto di Dio che si è fatto uomo è andato incontro al culto dell’uomo che si è fatto Dio” (discorso di chiusura).

Guelfo Nero
19-01-05, 02:07
TUTTE LE VOLTE CHE LEGGETE LA PAROLA "PAPA" IN RELAZIONE A RONCALLI E MONTINI, CONSIDERATELO IN SENSO lato, NON IN SENSO PROPRIO.

Guelfo Nero :)

Guelfo Nero
24-03-05, 01:23
Originally posted by guelfo nero
CARI AMICI,

MI PIACE RIPORTARVI QUESTO BREVE INTERVENTO DI MONSIGNOR GIOVANNI PERUZZO, VESCOVO DI AGRIGENTO, DURANTE LA NONA CONGREGAZIONE GENERALE DEL "VATICANO II" IL GIORNO 29 OTTOBRE 1962.
SI STAVA TRATTANDO DELLA "COSTITUZIONE SULLA LITURGIA" E GIà SI PROFILAVA IL DURO ATTACCO PORTATO DAL SEDICENTE "MOVIMENTO LITURGICO" E DAI SUOI VESCOVI REGGICODA ALLA VENERATA LINGUA DELLA SANTA MESSA (LA PRIMA FASE DI UN ATTACCO CHE AVREBBE POI PORTATO ALLA MANOMISSIONE DEFINITIVA DEL DIVIN SACRIFICIO, DI FATTO ABOLITO NEL 1969, DA PAOLO VI).
IL "VATICANO II" INVECE DI STRONCARE IL "MOVIMENTO LITURGICO" GIà ALLA DERIVA DAGLI ANNI '40, POSE LE BASI PER LA SUA APOTEOSI.
L'ANZIANO MONSIGNOR PERUZZO EBBE LA FORTUNA (E LA GRAZIA) DI MORIRE PRIMA DELLA FINE DEL "VATICANO II". MORì CATTOLICO QUALE ERA SEMPRE STATO.

ECCO IL CARO TESTO NELLA MIA BEN MISERA TRADUZIONE: "ECCELLENTISSIMI PADRI, VENERABILI FRATELLI, SONO L'ULTIMO E SONO VECCHIO IN MEZZO A VOI: FORSE NON HO BEN CAPITO TUTTO CIò CHE I DOTTI PADRI IN QUESTO SACRO CONCILIO ECUMENICO HANNO DETTO CONTRO L'USO DELLA LINGUA LATINA, ANCHE NEL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA.
ALCUNE AFFERMAZIONI MI SONO SEMBRATE PERICOLOSE E CONTRARIE AI DOCUMENTI PROVATI DELLA CHIESA CATTOLICA. VE NE FARò BREVE ESPOSIZIONE.
L'ODIERNO MOTO ANTILITURGICO MI SEMBRE PERICOLOSO A RAGIONE DELLA SUA ORIGINE. BISOGNA BEN BADARE ALLE ORIGINI DELLE PERSONE, DELLE ISTITUZIONI E DELLE DOTTRINE SE VERAMENTE VOGLIAMO CAPIRE COSA AVVENNE IN ALTRI TEMPI.
INFATTI L'ORIGINE è LA RADICE, LA FONTE E IL SEME. SE LA RADICE è SANTA, SANTI SARANNO ANCHE I RAMI: MA SE FONTI E SEMENTI FIN DALL'INIZIO FURONO AVVELENATI, LO SARANNO ANCHE NEI TEMPI FUTURI.
COS'è CIO CHE AVVERRà? LO SPIRITO SANTO DOMANDA E RISPONDE: LA STESSA COSA CHE FU IN PASSATO.
SE è COSì, GUARDIAMO A COLORO CHE PROMOSSERO IN PASSATO MOTI CONTRO L'USO DELLA LINGUA LATINA NELLA SACRA LITURGIA.
LA RISPOSTA è FACILE: PRIMI FURONO GLI UMANISTI, PAGANI IN ITALIA, LIEVEMENTE MIGLIORI IN FRANCIA E NEI PAESI NORDICI (ERASMO) MA NON ERANO TUTTI SICURI NELLA FEDE: LO PROVANO I LORO SCRITTI.
POI VI FURONO I BOEMI, I PROTESTANTI, I GIANSENISTI, IL CONCILIABOLO DI PISTOIA, I MODERNISTI.
VENERABILI FRATELLI, VI SEMBRA DEGNO ASSOCIARVI E PARLARE ALLO STESSO MODO DI QUESTI UOMINI, ANCHE SE DI TEMPI DIVERSI? VOI CHE SAN PAOLO CHIAMA "APOSTOLI DELLA CHIESA E GLORIA DI CRISTO"? NON SAREBBE MEGLIO ESSERE UNITI, ANCHE NELL'AMORE VERSO LA LINGUA LATINA, CON QUEI SANTI VESCOVI CHE IN QUESTI QUATTRO SECOLI, DOPO SAN CARLO BORROMEO, RISPLENDONO NELLA CHIESA COME STELLE NELLE PERPETUE ETERNITà?
IL SECONDO MOTIVO PER CUI QUESTO MOTO ANTILITURGICO MI SEMBRA ASSAI PERICOLOSO, SI RICAVA DAL PERICOLO DI PERDERE LA FEDE.
COSA CHIEDEVANO GLI INNOVATORI ALL'INIZIO DEL XVI° SECOLO? SOLO UNA MITIGAZIONE DELL'USO DEL LATINO, SOPRATTUTTO NEL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA. PERCHè MAI? PER MEGLIO ERUDIRE IL POPOLO E PER MEGLIO ECCITARE I FEDELI AD UNA MAGGIOR FEDE E AMOR DI DIO. NULL'ALTRO.
[…] NELLA CONFESSIONE AUGUSTANA NON FU CHIESTO NULL’ALTRO CHE IL CANTO POPOLARE IN VOLGARE DURANTE LA MESSA. MA COSA ACCADDE? LA SOSTITUZIONE DELLA LINGUA VOLGARE NELLA SANTA LITURGIA E NELLA MESSA, FU IL PRIMO ATTO DI SEPARAZIONE DEI “PROTESTANTI” DA SANTA MADRE CHIESA”

NOTA DI GUELFO: IL REVERENDISSIMO MONSIGNOR PERUZZO SCRIVE QUESTE COSE NEL 1962 QUANDO NESSUNO (SE NON CHI ERA “NELLE SEGRETE COSE”) POTEVA SOSPETTARE CHE L’INTERA MESSA E PERSINO IL CANONE SAREBBE STATO TRADOTTO E “RIFORMULATO” IN VOLGARE NEL GIRO DI SETTE (!!!!!!!!!!) ANNI.
COME DICEVA IL CARDINAL ILDEFONSO MARIA SCHUSTER RIGUARDO LITURGIA E RITO, QUANDO Già SI NOTAVANO I PRIMI TENTATIVI ICONOCLASTI DEL MOVIMENTO LITURGICO: “PROVATE A TOGLIERE UN PIZZO, UNA NAPPA, UN AMEN DALLA SANTA MESSA E VEDRETE: CROLLERà TUTTO” PAROLE SANTE, PAROLE DI UN “SANTO” MAI ABBASTANZA INTESE DALLE “PIE ANIME” CHE GIAMMAI HANNO CAPITO CHE, PRIMA DI METTERE MANO AL “MYSTERIUM TREMENDUM” DELLA SANTA MESSA, BISOGNAVA PENSARCI NON UNA MA CINQUANTA VOLTE.

LASCIO ANCORA LA PAROLA A SUA ECCELLENZA PERUZZO, L’ULTIMO (FINO AD OGGI) ARCIVESCOVO DI AGRIGENTO: “QUESTA AFFERMAZIONE è GRAVEMENTE VERA MA NON è MIA: FU SCRITTA DALL’ABATE GUERANGER, RESTAURATORE AI NOSTRI TEMPI DELLA SANTA LITURGIA CHE DICEVA “LA SEPARAZIONE DALLA LINGUA LITURGICA, PER QUALCHE ARCANA RAGIONE O LEGGE DA NOI NON CONOSCIUTA, ANCHE QUANDO VI ERANO LE DISPENSE DELLA SEDE APOSTOLICA, PORTò QUASI SEMPRE ALLA PIENA SEPARAZIONE DALLA CHIESA CATTOLICA”.
FURONO ANCHE PROFETICHE LE PAROLE DELL’UNIVERSITà DI PARIGI CHE NEL 1526 DEFINIVA ALCUNE PROPOSIZIONI DI ERASMO SULL’ABOLIZIONE DEL LATINO IN ALCUNI MOMENTI DELLA MESSA:“ERRONEE, EMPIE E FAVOREVOLI ALLA DIFFUSIONE DELL’ERRORE”.
[…] RICAVO LA TERZA RAGIONE DALL’ATTEGGIAMENTO CHE I VESCOVI CATTOLICI DEVONO AVERE VERSO I SOMMI PONTEFICI.
TUTTI SANNO CHE SEMPRE E ANCOR DI Più NEGLI ULTIMI CINQUE SECOLI, I SOMMI PONTEFICI RESISTETTERO FORTEMENTE ALLE PREGHIERE, ALLE SOLLECITAZIONI E ANCHE ALLA MINACCE, PER DIFENDERE LA LINGUA LATINA IN TUTTA LA SANTA LITURGIA.
TUTTI (RIPETO TUTTI) I DOCUMENTI DA LEONE XIII A GIOVANNI XXIII (ND.R. LA “VETURUM SAPIENTIA” L’ “ENCICLICA” FANTASMA DI GIOVANNI XXIII: “PROMULGATA” E subito DIMENTICATA) COSTANTEMENTE ESIGONO LO STUDIO DELLA LATINITà E VOGLIONO LA SANTA LITURGIA IN LINGUA LATINA
LE LORO PAROLE SONO CONSIGLI O PRECETTI?
SE SONO CONSIGLI, BISOGNA ADERIRE AI DESIDERI DEL VICARIO DI CRISTO.
SE SONO PRECETTI CHE DICHIARANO IL SENTIMENTO DELLA CHIESA: perché QUESTE DISPUTE? ROMA HA PARLATA: LA DISCUSSIONE è FINITA.
HO PARLATO ABBASTANZA: PERDONATE LA MIA AUDACIA E PREGATE PER ME”.

I GRANDI EPISCOPATI FRANCESI, TEDESCHI, AMERICANI, E ANCHE I GREGARI ORIENTALI E TERZOMONDIALI FURONO SUPERATI IN UN SOL COLPO DA QUESTO VESCOVO OTTUAGENARIO.
LORO I VECCHI NELLE VECCHIE ERESIE ANTILITURGICHE, LUI IL PERENNEMENTE GIOVANE NELLA LITURGIA CATTOLICA.
LORO I MERCENARI AL SERVIZIO DI IDEOLOGIE RELIGIOSE ESTRANEE AL CATTOLICESIMO, LUI IL BUON PASTORE CHE HA AMATO IL SUO GREGGE FINO ALL’ULTIMO GIORNO.
IL NOME DI MONSIGNOR PERUZZO RIMANE SCRITTO A LETTERE D’ORO NELLA GRANDE BATTAGLIA CONTRO L’ERESIA DEL VATICANO II.

UN SALUTO
GUELFO NERO
:) :) :)

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Guelfo Nero
05-04-05, 02:19
Originally posted by guelfo nero
CARISSIMI FORUMISTI,

NON POTEVA MANCARE IN QUESTO THREAD DOVE SI PRENDE IN ANALISI COSA AVREBBE POTUTO ESSERE E NON è STATO IL "VATICANO II" LA FAMOSISSIMA LETTERA DI CHE SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA MONSIGNOR GERARDO DE PROENçA DE SIGAUD, VESCOVO DI JACARENZINHO, INVIò ALLA SEGRETERIA DI STATO IL 22 AGOSTO 1959. (ACTA E DOCUMENTA CONCILIO OECUMENICO VATICANO II APPARANDO SERIES I, VOLUMEN II, PARS VII, PP. 180 E SEGUENTI)

SO CHE I FORUMISTI PIù ESPERTI E PIù INTEGRISTI LA CONOSCERANNO GIà MA è SEMPRE UN PIACERE LEGGERLA, GUSTARLA, INTERIORIZZARLA, MEDITARLA.

EMINENTISSIMO MONSIGNORE,

RISPONDENDO ALLA SUA LETTERA DEL 18 GIUGNO, CON CUI CHIEDE IL MIO PARERE CIRCA GLI ARGOMENTI DA TRATTARE NEL PROSSIMO CONCILIO ECUMENICO, LE SOTTOPONGO QUESTA LETTERA. PRESENTERò CON GRANDE UMILTà ALCUNE COSE CHE RITENGO DI PARTICOLARE RILEVANZA, PUR NON VOLENDO ACCUSARE ALCUNO O CRITICARE I MIEI SUPERIORI. NON PARLERò DI QUESTIONI DOGMATICHE O GIURIDICHE, POICHè DI QUESTE CERTAMENTE ALTRI VESCOVI SI OCCUPERANNO. TRATTERò INVECE DI ALCUNE QUESTIONI PRATICHE E FONDAMENTALI PER IL FUTURO DELLA CHIESA [...] CHE RITENGO DEGNE DELLA CONSIDERAZIONE DELLA COMMISSIONE PONTIFICIA PREPARATORIA PER IL CONCILIO E, IN SEGUITO, DEL CONCILIO MEDESIMO. [...]
VEDO I PRINCIPI E LO SPIRITO DELLA COSIDDETTA "RIVOLUZIONE" PENETRARE NEL CLERO E NEL POPOLO CRISTIANO, COSì COME UN TEMPO I PRINCIPI, LA DOTTRINA, LO SPIRITO, L'AMORE DEL PAGANESIMO SI DIFFUSERO NELLA SOCIETà MEDIOEVALE, PROVOCANDO LA PSEUDO RIFORMA [LIMPIDO CONCETTO CHE FA DEL PROTESTANTESIMO, FONDATO DAL SOZZO BEONE LUTERO, UN POLLONE, UN FRUTTO DEL PAGANESIMO N.D.R.].
MOLTI MEMBRI DEL CLERO NON SI RENDONO ANCORA CONTO DEGLI ERRORI DELLA RIVOLUZIONE E AD ESSA NON SANNO OPPORSI.
ALTRI ECCLESIASTICI AMANO LA Rivoluzione COME UNA CAUSA IDEALE, LA DIFFONDONO, VI COLLABORANO E PERSEGUITANO I SUOI AVVERSARI, CALUNNIANDO IL LORO APOSTOLATO.
MOLTI PASTORI TACCIONO, ALTRI ANCORA HANNO ABBRACCIATO GLI ERRORI E LO SPIRITO DELLA RIVOLUZIONE, LA FAVORISCONO PUBBLICAMENTE O IN SEGRETO, COME FECERO ALL'EPOCA DEL GIANSENISMO [...].
DAI SEMINARI E DALLA STESSA CITTà SANTA TORNANO SEMINARISTI IMBEVUTI DI IDEE RIVOLUZIONARIE. ESSI SI DEFINISCONO "MARITAINIANI" O "DISCEPOLI DI TEILHARD DE CHARDIN", "SOCIALISTI CATTOLICI", "EVOLUZIONISTI".
è RARO CHE UN SACERDOTE CHE IMPUGNA LE IDEE DELLA RIVOLUZIONE SIA ELEVATO A DIGNITà EPISCOPALE; è ALTRESì FREQUENTE CHE CIò ACCADA A CHI LE PROMUOVE.
A MIO MODESTO GIUDIZIO, LA CHIESA DOVREBBE ORGANIZZARE A LIVELLO MONDIALE una guerra sistematica CONTRO LA RIVOLUZIONE. [...] LA STESSA RIVOLUZIONE AGISCE DIVERSAMENTE. UN ESEMPIO DI QUESTO IMPEGNO SISTEMATICO ED ORGANIZZATO è LA NASCITA MONDIALE, SIMULTANEA ED UNIFORME DELLA "DEMOCRAZIA CRISTIANA", IN MOLTE NAZIONI, A PARTIRE DALLA GRANDE GUERRA.
QUESTO FERMENTO PENETRA OVUNQUE. [...] SE IL CONCILIO VUOLE OTTENERE DEGLI EFFETTI SALUTARI. DEVE IN PRIMO LUOGO CONSIDERARE L'ODIERNA SITUAZIONE DELLA CHIESA, LA QUALE AL PARI DI CRISTO è CONSEGNATA INDIFESA NELLE MANI DEI SUOI NEMICI -COME DICEVA PIO XII AI GIOVANI ITALIANI - IN UN NUOVO VENERDì SANTO.
è NECESSARIO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LA BATTAGLIA MORTALE CHE VIENE MOSSA ALLA CHIESA IN OGNI AMBITO, CONOSCERE IL NEMICO, RICONOSCERE LA STRATEGIA E LA TATTICA DEL CONFLITTO, VEDERNE CHIARAMENTE LA LOGICA, LA PSICOLOGIA, LA DINAMICA, IN MODO DA POTER INTERPRETARE CON CERTEZZA I SINGOLI SCONTRI DI QUESTA GUERRA, ORGANIZZARE E PORTARE A TERMINE UNA GUERRA OPPOSTA.

IL NOSTRO IMPLACABILE NEMICO DELLA CHIESA E DELLA SOCIETà CATTOLICA, è IMPEGNATO IN UN COMBATTIMENTO MORTALE DA ORMAI SEI SECOLI E CON UN LENTO E SISTEMATICO AVANZARE CAPOVOLGE E DISTRUGGE QUASI TUTTO L'ORDINE CATTOLICO, CIOè LA CITTà DI DIO ED AL SUO POSTO TENTA DI COSTRUIRE LA CITTà DELL'UOMO.
IL SUO NOME è RIVOLUZIONE. QUALI SONO I SUOI SCOPI? COSTRUIRE L'INTERO ORDINE DELLA VITA UMANA, LA SOCIETà E L'UMANITà SENZA DIO, SENZA CHIESA, SENZA CRISTO, SENZA UNA RIVELAZIONE AL DI SOPRA DELLA SOLA RAGIONE UMANA, DELLA SENSUALITà, DELLA CUPIDITà E DELLA SUPERBIA. QUESTO NEMICO è AI GIORNI NOSTRI IN GRANDE ATTIVITà [ E SIAMO SOLO NEL 1959! N.D.R.], POICHè è SICURO DELLA PROSSIMA VITTORIA NEI PROSSIMI ANNI. [...]

LA SETTA FRAMASSONICA

L'ATTENZIONE DI TUTTO IL CONCILIO DEVE RIVOLGERSI A QUESTA SETTA. VALGONO ANCOR OGGI LE PAROLE DEI SOMMI PONTEFICI, CHE NE CONDANNARONO LA METAFISICA COME TOTALMENTE OPPOSTA ALLA RIVELAZIONE, E CHE IN ESSA INDICARONO LA FORZA CENTRALE DELLA GUERRA IMPLACABILE CONTRO LA SOCIETà CATTOLICA. VEDIAMO REALIZZARSI DOPO DUE SECOLI CIò CHE PAPA CLEMENTE XII DENUNCIAVA COME PUNTI PROGRAMMATICI DI QUESTA SETTA. [...] QUANTI ANNI SARANNO ANCORA CONCESSI ALLA CHIESA DAL "CONCILIO DEI RE DELLA TERRA"? E PER L'IMPOSIZIONE AL MONDO E AI CRISTIANI DEL "NUOVO ORDINE MONDIALE"?

SUA ECCELLENZA PARLA POI, PARTENDO QUASI PER INCISO DALL'ANALISI DELLA SIMBOLOGIA PRESENTE SU ALCUNE BANCONOTE STATUNITENSI, E NOTA COME IL 1776 (anno di nascita degli Stati Uniti) SIA CERTAMENTE DATA DI FONDAZIONE DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE OPPOSTO A QUELLO DELLA CHIESA CATTOLICA, FONDATO INVECE NELL'ANNO DELL'INCARNAZIONE .
IL "DIO" DI QUESTO NUOVO ORDINE è UN "DIO" GNOSTICO, UN "DIO-ARCHITETTO" CHE IN CLIMA DI PERFETTO DUALISMO GNOSTICO-MANICHEO FAVORISCE LA FONDAZIONE DI UN NUOVO ORDINE ARTIFICIALE CHE SI OPPONE ALLA NATURA CREATA.

SUA ECCELLENZA RIPRENDE COSì: "ECCO LA QUESTIONE VITALE PER LA CHIESA. L'ORDINE MASSONICO SI OPPONE ALL'ORDINE CATTOLICO.[...] E CIò NONOSTANTE MOLTI CAPI CATTOLICI NON SE RENDONO CONTO, E MOLTI TACCIONO.
DOPO L'ENCICLICA DI LEONE XIII, NON SI HA PIù UN'ENCICLICA SU QUESTA SETTA? COSA SI INSEGNA DI ESSA NELL'UNIVERSITà E NEI SEMINARI? COSA SI DICE NELLA SOCIOLOGIA DI QUEST'ARGOMENTO COSì IMPORTANTE? [...] VI è COME UNA TREGUA (NEI SUOI CONFRONTI) [...]. NEGLI STUDI E CORSI DI ORIENTAMENTO DEI SACERDOTI NON SI FA PAROLA DEI PROGMAMMI DI QUESTA SETTA, DEL SISTEMA DI TUTTA LA SOCIOLOGIA MASSONICA, DELLE SUE FINALITà, DEL SUO SPIRITO, DEI MEZZI, DELLA TATTICA E DELLA STRATEGIA DA ESSA ADOTTATA. UN PADRE GESUITA, PADRE BERTHELOT, HA SCRITTO UN LIBRO IN CUI IPOTIZZA UN'ARMONIOSA COLLABORAZIONE TRA LA CHIESA E LA SETTA.
IL PERICOLO è ESTREMAMENTE ATTUALE. [...]

IL COMUNISMO

IL COMUNISMO è UN ALTRO NEMICO DELLA CHIESA CATTOLICA, LA SETTA MASSONICA RIUNISCE I "BORGHESI"; IL COMUNISMO ORGANIZZA I "PROLETARI". MA IL FINE DI ENTRAMBI è UNO SOLO: UNA SOCIETà RAZIONALISTA, SENZA DIO, SENZA CRISTO. ESSI HANNO IN COMUNE IL CAPO:

IL GIUDAISMO INTERNAZIONALE

[...]LA CHIESA è CONTRO L' "ANTISEMITISMO", TUTTAVIA NON PUò IGNORARE QUANTO è AVVENUTO E LE CHIARE AFFERMAZIONI DEL GIUDAISMO INTERNAZIONALE. I CAPI DI QUESTO GIUDAISMO COSPIRANO DA SECOLI CONTRO IL NOME CATTOLICO, E CON METODICITà E ODIO INFINITO PREPARANO LA DISTRUZIONE DELL'ORDINE CATTOLICO E COSTRUISCONO L'ORDINE DELL'IMPERO MONDIALE GIUDAICO. A QUESTO INFATTI SERVONO LA MASSONERIA ED IL COMUNISMO. LA FINANZA, I MEZZI DI COMUNICAZIONE, LA POLITICA MONDIALE SONO IN GRAN PARTE NELLE MANI DI EBREI.
PURE ESSENDO I PIù GRANDI ESPONENTI DEL CAPITALISMO - E PER QUESTO DOVREBBERO ESSERE MASSIMI AVVERSARI DELLA RUSSIA E DEL COMUNISMO - TUTTAVIA NON TEMONO QUEST'ULTIMO E ADDIRITTURA COLLABORANO ALLA SUA AFFERMAZIONE. I FONDATORI DEL COMUNISMO SONO EBREI, COSì COME I SUOI PROPAGATORI, ORGANIZZATORI E FINANZIATORI.
SI TRATTA DI UNA QUESTIONE CHE LI RIGUARDA DA VICINO: QUESTA è LA REALTà. DA QUI L'ODIO? NO! MA LA VIGILANZA, LA CHIAREZZA DI VISIONE, LA BATTAGLIA SISTEMATICA E METODICA DA OPPORSI ALLA BATTAGLIA SISTEMATICA E METODICA DI QUESTO "NEMICO" LA CUI ARMA SEGRETA è "IL FERMENTO, CIOè L'IPOCRISIA."

LA LETTERA è MOLTO LUNGA E COGLIE ALTRI ASPETTI MOLTO INTERESSANTI, CERCHERò DI DIGITALIZZARNE IL RESTO PRIMA DI CAPODANNO.
INVECE DI UN CONCILIO CHE CONDANNASSE COMUNISMO, MASSONERIA E GIUDAISMO INTERNAZIONALE E SI FACESSE BUON SEME DI BATTAGLIA E DI LOTTA SENZA QUARTIERE CONTRO QUESTE TRE TESTE DELL'IDRA DIABOLICA, ABBIAMO AVUTO LA "NOSTRA AETATE", LA MANCATA CONDANNA DEL COMUNISMO E DELLA MASSONERIA ED IL PROGRESSIVO SVUOTAMENTO/ INVALIDAMENTO/ ANNICHILAMENTO DELLE CONDANNE PRECEDENTI.

IL CORAGGIO E LA PREVEGGENZA DELL'ECCELLENZA PROENçA DE SIGAUD IMPRESSIONANO ANCHE OGGI.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO;)

Guelfo Nero
05-04-05, 02:20
Originally posted by guelfo nero
CARI AMICI,

ECCOVI LA TRADUZIONE CHE COSTITUISCE NELLE SUE PARTI ESSENZIALI LA SECONDA PARTE DELLA LETTERA DI MONSIGNOR PROENçA DE SIGAUD.
SEGUIRà UNA TERZA PARTE DEDICATA ALLA LOTTA CONTRO IL SOCIALCOMUNISMO E ALLA CONCLUSIONE.

SCRIVEVA L'ECCELLENTISSIMO PRESULE: "LE CONDANNE INFATTI NON MANCARONO NELLA BATTAGLIA CONTRO IL PROTESTANTESIMO, IL GIANSENISMO, IL MODERNISMO ED IL COMUNISMO. EBBERO IL LORO OTTIMO EFFETTO: TALUNE VENNERO TARDI. è NECESSARIA UNA BATTAGLIA ORGANIZZATA CONTRO GLI ERRORI E CONTRO I FAUTORI ED I PROPAGANDISTI DELL'ERRORE.
TALE BATTAGLIA, ORGANIZZATA COME UNO ESERCITO SCHIERATO ORDINATO E METODICO, OGGI RIUSCIREBBE FACILE PER IL PROGRESSO DELLE COMUNICAZIONI CON LA SANTA SEDE. IL CLERO, TUTTAVIA, GLI ORDINI RELIGIOSI, LE NOSTRE SCUOLE, IL LAICATO NON SI MUOVONO SISTEMATICAMENTE PER IL COMBATTIMENTO. MANCA LA RESISTENZA ORGANIZZATA CONTRO LE IDEE E LE PERSONE. LA BATTAGLIA SISTEMATICA DEVE COLPIRE ANCHE LE FORZE LARVATE DI RIVOLUZIONE[...]. IL SILLABO è LA PROVVIDENZIALE RACCOLTA DEGLI ERRORI PERNICIOSI DELLA NOSTRA EPOCA E CONSERVA TUTTA LA SUA ATTUALITà. DEVE TUTTAVIA ESSERE COMPLETATO 1) ATTRAVERSO L'INCLUSIONE DEI NUOVI ERRORI ATTUALI 2) DEVE COMBATTERE ATTRAVERSO UN ORGANIZZAZIONE ATTIVA CONTRO TALI ERRORI ED I LORO FAUTORI DENTRO E FUORI LA CHIESA [...].
NEI SEMINARI CI SONO PROFESSORI CHE INSEGNANO L'ERRORE E CHE AMANO ASSOLUTAMENTE LA RIVOLUZIONE. I SACERDOTI CHE RIMANGONO NEUTRI IN QUESTO SCONTRO SONO PROMOSSI, QUELLI CHE COMBATTONO LA RIVOLUZIONE, SONO TENUTI LONTANI DA QUESTI INCARICHI. SPESSO SUBISCONO PERSECUZIONE E SI PROIBISCE LORO DI PARLARE. I PASTORI NON DIFENDONO LE GREGGI DAI LUPI E PROIBISCONO AI CANI DI ABBAIARE. GIà HO INCONTRATO GENTE CHE DICE MOSTRUOSAMENTE: "SONO UN SACERDOTE MARITENIANO", "SONO UN VESCOVO MARITENIANO". NEL NUOVO SILLABO VANNO INCLUSI GLI ERRORI DEL SOCIALISMO, GLI ERRORI DI MARC SANGNIER E DEL SILLON; INOLTRE L'INTERA ERESIA SOCIALE DI MARITAIN, L'IDOLATRIA DELLA DEMOCRAZIA, GLI IDOLI DELLA "DEMOCRAZIA CRISTIANA", GLI ERRORI DEL LITURGICISMO, GLI ERRORI RIGUARDO IL SACERDOZIO DEI LAICI DELL'AZIONE CATTOLICA, GLI ERRORI RIGUARDANTI L'OBBEDIENZA, I VOTI RELIGIOSI, GLI ERRORI DEL COMUNISMO CIRCA LA PROPRIETà ED INFINE L'EVOLUZIONISMO PANTEISTICO UNIVERSALE.
TRA LE MOLTISSIME FORME CON CUI LA RIVOLUZIONE PENETRA FRAUDOLENTEMENTE NELLA ROCCA CATTOLICA, RIFULGE LA TATTICA DEL "mALE MINORE".
IN QUESTA NOSTRA BATTAGLIA IL "MALE MINORE" è QUELLO CHE FU NELLA GUERRA DI TROIA IL FAMOSO "CAVALLO".
LA DOTTRINA CATTOLICA INSEGNA: SE NON POSSIAMO EVITARE IL MALE, POSSIAMO PERMETTERE IL MALE MINORE, PURCHè NON FACCIAMO POSITIVAMENTE IL MALE. NEI FATTI LA RESISTENZA CATTOLICA SPESSO CEDE SOTTO QUESTO PRETESTO

1 MOLTISSIMI RITENGONO CHE IL MALE MINORE SIA NECESSARIAMENTE UN PICCOLO MALE, CONTRO CUI LA BATTAGLIA NON è GIUSTIFICATA

2 MOLTISSIMI CATTOLICI, ANCHE SACERDOTI, RITENGONO CHE LA BATTAGLIA NUOCCIA ALLA CHIESA, QUASI ESSA STESSA NON FOSSE "CHIESA MILITANTE".
PERCIò SOTTO LA MASCHERA DELLA PRUDENZA, DELLA CARITà, DELLA FURBIZIA E DELLA DESTREZZA APOSTOLICA, PERMETTONO IL MALE SENZA COMBATTERE. NON RICORDANO CHE ANCHE IL MALE MINORE è SEMPRE MALE, E EPRCIò NON CERCANON Nè DI LIMITARLO, Nè DI ABOLIRLO.
NELLA CONVIVENZA QUOTIDIANA CON IL "MALE MINORE" SI DIMENTICANO DEL BENE MAGGIORE CUI QUESTO MALE SI OPPONE, E CON LUDO CONTINUATIVO DELL'IPOTESI, SI DIMENTICANO DELLA TESI E DA ULTIMO PREFERISCONO LO STESSO MALE UCOME COSA NORMALE E DISPREZZANO IL BENE [...].

ECCO LA SECONDA PORTA SEGRETA, ATTRAVERSO LA QUALE IL NEMICO PENETRA NELLA CITTADELLA CATTOLICA!
LA FRAGILITà DELLA CONCUPISCENZA INNATA IN NOI SUGGERISCE UNA CONTINUA TENTAZIONE DI CONFORMATCI A QUESTO SECOLO.
BISOGNA RICORDARSI CHE LA LOTTA CONTRO LA CARNE ED IL SANGUE NON CESSA MAI, TANTOMENO QUELLA CONTRO IL PRINCIPE DI QUESTE TENEBRE.
OGNI GIORNO IL VANGELO CI GRIDA "RINNEGA TE STESSO". ALCUNI PRINCIPI NELLA MENTE DEI CATTOLICI DEVONO ESSERE FORTEMENTE RIDOTTI.
NESSUN ACCOMODAMENTO PUò ESSERE CONSENTITO RIGUARDI I PRINCIPI.
SU QUESTO PUNTO è IMPORTANTE INSISTERE MOLTO AFFICNHè I FEDELI CAPISCANO LA NECESSARIA CONTRADDIZIONE TRA IL MONDO E LA CHIESA. E SE I "NOSTRI TEMPI" APPARTENGONO PIù AL MONDO PAGANO CHE A DIO, I CATTOLICI NON POSSONO ESSERE DI "QUESTO TEMPO".
BENCHè I PRINCIPI VENGANO CONSERVATI, L'ACCOMODAMENTO PUò ESSERE PERNICIOSO PER LA CAUSA CATTOLICA.
[...] SE LA MANCANZA DI SPIRITO DI ACCOMODAMENTO IRRITA GLI AVVERSARI, QUESTO NON è NECESSARIAMENTE UN MALE, ANZI PUò ESSERE UN GRANDE BENE. COS' HA FATTO ANCHE IL SALVATORE. SENZA UNA DOLOROSA CONFLAGRAZIONE LA GUERRA NON C'è, Nè SI OTTIENE LA VITTORIA. [...] IL TIMORE DI DISPIACERE IN QUESTO AGLI AVVERSARI SUPPONE CHE ESSI SIANO IN BUONA FEDE, CHE NON DEVE ESSERE TURBATA. QUESTI CATTOLICI PENSANO
CHE GLI ACATTOLICI VERSINO IN UN ERRORE MERAMENTE INTELLETTUALE, COSICCHè ESSI RAPIDAMENTE SI CONVERTIREBBERO ALLA VERITà CATTOLICA, SE QUESTA VENISSE LORO PRESENTATA IN MODO AMABILE.
RITENGONO CHE OGNI POLEMICA SIA NEGATIVA E CHE L'ENERGIA E LA SEVERITà CON CUI LA CHIESA DIFENDE LA FEDE, NUOCCIA ALLA CONVERSIONE DEGLI INDIVIDUI.[...]
[CON GLI ACATTOLICI] TUTTAVIA, UNA VERA COLLABORAZIONE NON è POSSIBILE; SONO TROOPO DIVERSI I PRINCIPI, IL FINE E LO SPIRITO.
DALLA CONVIVENZA GLI ACATTOLICI GUADAGNANO POCO, I CATTOLICI PERDONO MOLTO. MOLTI MALI ENTRANO NELLE FORTEZZE CATTOLICHE A CAUSA DEL MITO DELLA "BUONA FEDE", SOPRATUTTO PER IL FATTO CHE SI DANNO INCARICHI DI GRANDE IMPORTANZA A PERSONE LA CUI FEDELTà NON è CERTA.
CERTO IN TEMPO DI PACE "NESSUNO è CATTIVO SENZA PROVE" MA QUANDO LA CITTà è ASSEDIATA, NESSUNO è ADATTO A TENERE I LUOGHI PERICOLOSI SE NON CHI è DI PROVATA FEDELTà: "NESSUNO è BUONO SENZA PROVE".

VEICOLI DI CORRUZIONE: BALLI, MODE, CONCORSI DI BELLEZZA, CINEMA [PENSATE CHE SUA ECCELLENZA SCRIVEVA NEL 1959, OGGI L'ELENCO SAREBBE LUNGHISSIMO E MOLTO DIVERSIFICATO!] (IL CINEMA PARROCCHIALE DI SOLITO è DI SCANDALO AI FEDELI) POICHè NEL CORSO DEGLI ANNI VENGONO VIA VIA PRESENTATE PELLICOLE IMMORALI E DEFORMANTI: POICHè DALLA FREQUENTAZIONE DEL CINEMA PARROCCHIALE AI ACQUISISCE IL VIZIO DI QUESTO DIVERTIMENTO, E COSì IL FEDELE VIZIATO, SE NON VI SARà IL CINEMA PARROCCHIALE, ANDRà IN QUALUNQUE ALTRO: INOLTRE IL CINEMA DISSIPA LA VITA SPIRITUALE. L'EDUCAZIONE AL CINEMA, CHE VIENE DATA DALL'AZIONE CATTOLICA, NON è NULL'ALTRO CHE UN CAVILLO DIABOLICO, CON CUI IL FEDELE VIENE INDOTTO A VEDERE SCENE LUBRICHE CON LA SCUSA DELLA TECNICA E DELL'ARTE CINEMATOGRAFICA, COME SE LA FANTASIA E LA CONCUPISCENZA SI POTESSERO SPEGNERE ED ACCENDERE COME L'ENERGIA ELETTRICA AD UN ORDINE DELLA VOLONTà[...].

LE CONDANNE DEI LIBRI EFFETTUATE DAL SANTO OFFIZIO PRODUCONO UN GRANDE FRUTTO PRESSO I CATTOLICI. LA GRAN PARTE DEI FEDELI EVITA QUESTI LIBRI [BEI TEMPI! N.D.R.]. ALTRI CERTAMENTE LI LEGGONO MA SAPENDO CHE LA CHIESA HA CONDANNATO IL LIBRO E CONSOIDERA QUELLA DOTTRINA FALSA, E COSì CON IL LORO VELENO NUOCCIONO MENO. TALVOLTA TUTTAVIA LE CONDANNE TARDANO E DANNO TEMPO PERCHè SI FACCIANO MOLTI GUASTI: AD ESEMPIO LA CONDANNA DI ANDRè GIDè [COMUNISTA ED INVERTITO FRANCESE N.D.R.] è GIUNTA TROPPO TARDI. UN ALTRA CONDANNA MOLTO NECESSARIA è QUELLA DI JACQUES MARITAIN. I SUOI ERRORI HANNO CAUSATO GRAVISSIMI DANNI ALLA CHIESA SOPRATTUTTO IN AMERICA LATINA.
IL CLERO GIOVANE NE è AMPIAMENTE INFESTATO.
[...] FORSE LA RFOROMA DEGLI STUDI DEL 1930 è STATA CAUSA DI STAGNAZIONE DELLA SCOLASTICA. L'ATTENZIONE DEGLI STUDENTI SI RIVOLGE UNICAMENTE A QUESTIONI STORICHE E POSITIVE [...]. LA FILOSOFIA, LA TEOLOGIA, LA SOCIOLOGIA CATTOLICA HANNO IN PARTE PERSO LA LORO DINAMICITà POLEMICA ED APOLOGETICA N.D.R.], I NOSTRI NON SEGUONO PIù IL PENSIERO DELL'OCCIDENTE [CATTOLICO N.D.R.] I NUOVI IDOLI SONO SARTRE, FREUD, DOSTOJEWSKI...
FORSE CERTE QUESTIONI CHE CAUSANO DEVIAZIONE FORSE ANDREBBERO RISOLTE
VA CONDANNATO IL "SOCIALISMO CRISTIANO", IL NOMINALISMO, L'IDEALISMO KANTIANO, TUTTO L'HEGEL E L'INTERA SUA SCUOLA, SARTRE, MARITAIN, E LA LORO FALLACE DISTINZIONE TRA INDIVIDUO UMANO E PERSONA UMANA NELLE QUESTIONI SOCIOLOGICHE, L'EVOLUZIONISMO ASSOLUTO, IL POSITIVISMO FILOSOFICO, IL POSITIVISMO GIURIDICO, IL MANICHEISMO E LO GNOSTICISMO MODERNI CHE SI ESPRIMONO ANCHE NELL'ASTRATTISMO, IL TEOSOFISMO, IL ROTARY, I LIONS, IL COSIDDETTO "RIARMO MORALE" [...]. L'INFLUSSO DI JEAN JACQUES ROUSSEAU è ANCORA GRANDE TRA GLI STESSI CATTOLICI. I FEDELIE HANNO UNA CONCEZIONE FALSA DELL'AUTORITà PATERNA E DELLA NATURA DELA FANCIULLO. INFATTI RITENGONO CHE IL BAMBINO SIA COME UN ANGELO SENZA PASSIONI DISORDINATE E SENZA CONCUPISCENZA.
BISOGNA RIPORTARE ALLA MEMORIA ANCHE DELLE NOSTRE MONACHE EDUCATRICI LA DOTTRINA CATTOLICA, MOLTI INFATTI SONO GLI ERRORI DEI PROTESTANTI CHE HANNO INVASO I CHIOSTRI. L'INNOCENZA NELLE QUESTIONI SESSUALI VA MANTENUTA FINO AI LIMITI DEL POSSIBILE MA APPENA POSSIBILE VA TRASMESSA AI PICCOLI UNA MATURITà DI PRINCIPI E DI IDEE COSì DA FORMARE UN FEDELE MATURO QUANTO PRIMA [QUI NON SI PARLA OVVIAMENTE DELLA MODERNISTICA "FEDE MATURA" N.D.R.].
ANCHE RIGUARDO AI "COMPLESSI" QUALCOSA VA DETTO. SOTTO IL PRETESTO DI EVITARE I COMPLESSI, LA NATURA VIZIATA DEL FANCIULLO VIENE LASCIATA AI SUOI APPETITI. MA LA COSPIRAZIONE DELLA RIVOLUZIONE è UNA ED ORGANICA. TALE COSPIRAZIONE VA COMBATTUTA IN MODO E CON UNA AZIONE UNITARIA ED ORGANICA.
I CATTOLICI ASPETTANO DAL MAGISTERO UNA DESCRIZIONE CONCRETA E PRATICA, FONDAMENTALE E ORGANICA DELLA SOCIETà CATTOLICA, CIòè DELLA SOCIETà [PIENAMENTE] CONTRORIVOLUZIONARIA.

CHIEDO VENIA, IN PARTICOLAR MODO AL PROFESSOR DAMIANI, PER QUALCHE TRADUZIONE UN PO' LIBERA DELL'ORIGINALE LATINO.

UN SALUTO CORDIALE

GUELFO NERO :)

argyle_83
13-04-05, 10:20
«Deponete i papi dal loro trono temporale ed il cattolicesimo degenera in protestantesimo, la religione di Cristo si discioglie in polvere. Coloro i quali dicono che il papa allora sarà meglio ascoltato quando si occuperà esclusivamente degli affari del cielo, coloro o sono politici di mala fede che si studiano di mascherare con la devozione delle parole l'atrocità dell'azione, o cattolici
imbecilli, non atti a comprendere che nelle cose della vita il temporale e lo spirituale sono solidali, come appunto l'anima e il corpo».

-- PIERRE-JOSEPH PROUDHON --

Guelfo Nero
15-08-05, 01:36
Originally posted by guelfo nero
IL 20 AGOSTO 1959 ANCHE SUA ECCELLENZA ANTONIO DE CASTRO MAYER, VESCOVO DI CAMPOS, INVIAVA LA SUA LETTERA ALLA SEGRETERIA DI STATO PER CHIEDERE CHE IL FUTURO CONCILIO FORMULASSE UN NUOVO SILLABO DI CONDANNE, COMPLETANDO QUELLO DEL 1864, E SIGILLANDOLO CON L'ANATEMIZZAZIONE TUTTE LE PROPOSIZIONI CONDANNATE. IN QUESTO MODO IL SILLABO, GIà DOGMATICO IN VIRTù DEL MAGISTERO ORDINARIO INFALLIBILE "EX CATHEDRA" DI PAPA PIO IX , SAREBBE STATO SOLENNIZZATO ED AMPLIFICATO CON UNA DEFINIZIONE CONCILIARE DI CONDANNA.
OVVIAMENTE LE COSE NON ANDARONO AFFATTO COSì ED ANCHE MONSIGNOR DE CASTRO MAYER POTè ESSERE MORALMENTE ANNOVERATO L'8 OTTOBRE 1962 DA UN EX-NUNZIO, OCCUPANTE LA CATTEDRA DI SAN PIETRO (GIOVANNI XXIII), COME UN "PROFETA DI SVENTURA".


"[...] GLI ERRORI CIOè IL NATURALISMO, IL MATERIALISMO DA CUI NASCE L'ATTUALE CRISIS CHE FA SOFFRIRE OGGI LA CIVILTà CRISTIANA, SONO STATI SPESSO DENUNCIATI E CONDANNATI DALLA CHIESA. TUTTAVIA SEMBRA CONVENIENTE UNA NUOVA CONDANNA DA PARTE DEL CONCILIO ECUMENICO RIUNITO IN QUESTI NOSTRI TEMPI. QUESTA NUOVA GRANDE CONDANNA ACQUISTERà EFFICACIA SE IL CONCILIO DENUNZIERà L'ESISTENZA DI UN A VERA GRANDE CONGIURA CONTRO LA CIVILTà CRISTIANA. LA CONGIURA ANTICRISTIANA NON SI REALIZZA PER L'INTERAZIONE FORTUITA DI PIù ERRORI ED ERRANTE, MA è FORNITA DI UN CENTRO DECISIONALE UNICO.
INFATTI IL NESSO INTERNAZIONALE UNICO TRA I VARI ERRORI, CHE SONO MEZZI DI CUI SI SERVE IL nemico del genere umano PER IMPORRE IL SUO IMPERO ALLE MENTI E AI CUORI DEGLI UOMINI, NON DEVE ESSERE TRASCURATO (IN SEDE CONCILIARE N.D.R.).
COSì CONSIDERATA, LA CONGIURA ANTICRISTIANA APPARE COME è VERAMENTE, NON COME UN PURO SISTEMA DOTTRINALE, MA COME UNA VERA INTENZIONE DI ISTAURARE UNA NUOVA CONCEZIONE DI VITA, CHE PORTA AD UN NUOVO MODO DI PENSARE E DI AGIRE CONTRARIO ALLE LEGGI CRISTIANE. TUTTAVIA L'EFFICACIA DELL'AZIONE ANTICRISTIANA è POSTA NON TANTO NELLA DISSEMINAZIONE DI QUEGLI ERRORI SU CUI SI APPOGGIA QUANTO NELLA DIFFUSIONE DI CERTE FORMULE APPARENTAMENTE INNOCUE CHE PERò CONTENGONO IN Sè L'INTERO VIRUS DELLA MALVAGIA CONGIURA ANTICRISTIANA E COSì CREANO GLI ARTEFICI DELL'IMPERO DEL nemico.
BENCHè OCCULTO, IL VELENO DELLO CONGIURA ANTICRISTIANA dona la VITA A NUOVE CONCEZIONI DELL'ARTE, A MOLTI altri e NUOVI USI DEL VIVERE SOCIALE E Del COMPORTAMENTO UMANO. SOLTANTO CON QUESTI MEZZI il nemico Può CONSERVARE IL SUO IMPERO TRA GLI UOMINI: PERCIò SEMBRA MOLTO OPPORTUNO che il concilio denunzi e condanni quelle formule, quelle concezioni di vita e quegli usi.
Nulla di diverso ebbe in mente s.s. pio xi quando pubblicò il “sillabo”; a mio umile giudizio sarebbe utilissima per i fedeli una nuova e più solenne condanna delle proposizioni del sillabo con quegli adattamenti e e quelle aggiunte che sono richieste dai nostri tempi. [...] c’è in atto un forte tentativo di creare un solo genere umano: a questo tendono molte istituzioni, innanzitutto l’unesco, che hanno come scopo la rimozione di tutte le differenze tra gli uomini.
Secondo i fautori di questo genere di unità, nulla concorre di più alla felicità del genere umano che l’ABOLIzione di tutte le differenze che distinguono e separano uomini e nazioni. La vita sarebbe il paradiso degli uoMINi sulla terra se non ci fosse che un solo popolo, una sola stirpe, una sola cultura, un solo stato.
IN Sé l’intenzione di creare una sempre maggiore unità del genere umano non ha nulla di riprovevole, purché non trascuri i diritti naturali E le verità RiVELATE.
Il che, ahimè, non sembra accadere! L’IDEA, infatti che pubblicamente non vien detta ma che tuttavia soggiace a questo tentativo di unificare il genere umano, è che le religioni dogmatiche dividono gli uomini piuttosto che unirli. Di qui il muoversi verso un sincretismo religioso, ovvero verso il concetto di religione che avevano i modernisti. E questo concetto si rafforza ogni giorno di più con la creazione di associazioni che mirano alla formazione morale della società, senza curarsi della vera religione come i "LIONS CLUB”, i “ROTARY CLUB”, il “riarmo morale” E altri simili, come anche con l’esaltazione che diviene sempre maggiore,, di altre associazioni che desiderano aiutare i miseri e i poveri, asserendo però che l’unica vera e buona forma di religione è quella che si fondi su queste opere caritatevoli[...]
IL FALSO CONCETTO E PRINCIPIO DELLA TOLLERANZA DEL MALE MINORE PER EVITARNE UNO MAGGIORE CAUSA MOLTISSIME DEFEZIONI DI FEDELI DALLA LOTTA CONTRO LE MASSIME MONDANE E FAVORISCE L’EDIFICAZIONE DELLA CIVILTà ANTICRISTIANA.
INFATTI, GENERALMENTE, IL MALE MINORE è CONSIDERATO SEMPLICEMENTE COME UN MALE “A METà”, CHE DUNQUE Può ESSERE PERMESSO PER QUALSIASI MOTIVO, CON IL RISULTATO CHE LA VIGILANZA affinché IL MALE MINORE –CHE è SEMPRE UN MALE – NON MOLTIPLICHI I SUOI CATTIVI EFFETTI, DIMINUISCE E SPARISCE E, AL CONTEMPO,. L’AMORE E IL DESIDERIO DELLA CONDIZIONE NORMALE CHE ESCLUDE OGNI MALE SI ESAURISCE.
IN ALTRE PAROLE LA TESI (CATTOLICA) VIENE SEMPLICEMENTE ABBANDONATA; UN ESEMPIO Può ESSERE VISTO NELLA QUESTIONE DEI RAPPORTI TRA STATO E CHIESA
PIO XI NEL SILLABO CONDANNò LA PROPOSIZIONE CHE AFFERMAVA COME LECITA E NECESSARIA LA SEPARAZIONE TRA STATO E CHIESA.
ALCUNI UOMINI CATTOLICI INDEBOLISCONO IL CONCETTO DI UNIONE DELLE DUE POTESTà CON PAROLE COSì VAGHE DA FAR CHIARAMENTE APPARIRE CH’ESSI GIUDICANO, DI DIRITTO, NORMALE CONDIZIONE DELLA CIVILTà CRISTIANA LA SEPARAZIONE DELLO STATO DALLA CHIESA. C’è POI UN CERTO PIACERE PRESSO ALCUNI NELL’ADATTARE LA CHIESA AI COSTUMI DEL SECOLO, affinché Più FACILMENTE GLI ACATTOLICI VENGANO INDOTTI AL SENO DELLA SALVEZZA.
TUTTAVIA QUESTO ADATTAMENTO SUOLE ESSERE CONCEPITO A DISCAPITO DELLA VERITà, cosicché RISULTA MAGGIORE LA FUGA DALLA LOTTA CHE LO ZELO DELLE ANIME[...]
INOLTRE TUTTA L’EDUCAZIONE MODERNA DEI FANCIULLI è VIZIATA DAL NATURALISMO. LA NATURA UMANA è DICHIARATA BUONA IN OGNI SENSO, IL PECCATO ORIGINALE è RIFIUTATO COME UN MITO, LA DISCIPLINA ESTERNA, COME LA RELIGIONE RIVELATA, DENUNZIATA COME NOCIVA. DENUNTIATUR. E PER QUELLO CHE RIGUARDA Ciò CHE VA CONTRO QUESTI DELIRII, SEMBRA OPPORTUNO DICHIARARE CHE LA FANCIULEZZA è ESENTE DALLA SEQUELA DEL PECCATO ORIGINALE CHE HA TURBATO LE FACOLTà DELL’UOMO. DUNQUE QUELL’Età CONTIENE IN Sé IL GERME DI TUTTI I VIZI cosicché, SE NON VIENE INDIRIZZATA DALLA PRUDENZA E DALL’AUTORITà DEI GRANDI. RENDERà GLI INCAUTI BAMBINI PRIGIONERI DELLE PASSIONI.
LA CORREZIONE SIA TEMPESTIVA, RAZIONALE, NATA DA VERA CARITà….
SIA PER L’ECCESSIVA RILASSATEZZA DEI COSTUMI DELLA SOCIETà CHE PER LA DIFFUSIONE DELLA DOTTRINA PSICANALITICA LA (cosiddetta) EDUCAZIONE E L’ INIZIAZIONE SESSUALE SI IMPREGNANO DI UNA VISIONE MATERIALISTICA E MERAMENTE NATURALISTICA DELLA VITA, SENZA CHE GENITORI E MAESTRI CATTOLICI FACCIANO ADEGUATA RESISTENZA [VEDI SANTO UFFIZIO DEL 21 MARZO 1931].
NON VI è NESSUNO TUTTAVIA CHE DUBITI DEL FATTO CHE UN’ EDUCAZIONE E UN’ INIZIAZIONE SIFFATTA CONCORRANO GRANDEMENTE A DEPRAVARE I COSTUMI E AD ALLONTANARE GLI ANIMI DALLA VERITà CRISTIANA.
L’EDUCAZIONE DEL CLERO DEVE TENDERE INNANZITUTTO A CREARE SACERDOTI BATTAGLIERI CONTRO LA CONGIURA ANTICRISTIANA CHE è IN ATTO NEL MONDO E CHIE DISTRUGGE LE ANIME DALLE FONDAMENTA.
BISOGNA STARE ATTENTI AL FATTO CHE GLI STESSI SACERDOTI POSSANO ESSERE INFETTATI DELLE IDEE MONDANE E POSSANO RISULTARE INUTILI PER LA CIVILTà CRISTIANA.
PIAN PIANO POTREBBE ESSERE UN’UGUAGLIANZA COMPLETA TRA LAICI E SACERDOTI, IL CHE è NEI DESIDERI DEI LIBERALI E DEI COMUNISTI. […]
DAL MOMENTO CHE L’ORDINAMENTO DELLA SOCIETà CIVILE Può CONCORRERE GRANDEMENTE ALLA SALVEZZA DELLE ANIME, O, AL CONTRARIO, Può ESSERE DI DANNO, SAREBBE Più EFFICACE LA BATTAGLIA DEI FEDELI, SIA CONTRO I COSPIRATORI ANTICATTOLICI, SIA PER INSTAURARE LA SOCIETà CATTOLICA SE VENISSE PROPOSTA ALLE MENTI NELL’ISTRUZIONE CRISTIANA UN CERTA DESCRIZIONE DI COME POTREBBE ESSERE RISTABILITA LA CIVILTà CRISTIANA QUI, OGGI, AI NOSTRI GIORNI.
COSì, CONOSCIUTO LO SCOPO DELL’AZIONE SOCIALE CATTOLICA, I CATTOLICI NON LAVOREREBBERO NELL’INCERTEZZA, COME SE LA CHIESA FOSSE ASSOLUTAMENTE INDIFFERENTE A QUALSIASI TIPO DI ORDINAMENTO DELLA SOCIETà. POTREBBE ESSERE INDICATO ANCHE IL METODO Più OPPORTUNO CON CUI SI POTREBBE RAGGIUNGERE QUESTO SCOPO, CIOè CON QUALI MEZZI SI POTREBBE OGGI RISTABILIRE LA SOCIETà CRISTIANA. […]

http://www.seminario-campos.org.br/portugues/dom_antonio/entronado.jpg

Guelfo Nero
23-10-05, 00:36
Quarto convegno di Studi Albertariani

Milano, sabato 26 novembre 2005 alle ore 15
presso la Biblioteca Sormani
Via Francesco Sforza 7, Sala del Grechetto

"A quarant'anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II. Rottura o continuità?"

Interventi

Don Ugolino Giugni, presidente del Centro Studi Davide Albertario: "Introduzione dei temi trattati dal Convegno"

Don Giuseppe Murro, professore di Ecclesiologia presso il Seminario "San Pietro Martire" di Verrua Savoia "La Definizione della Chiesa secondo la dottrina tradizionale e quella contenuta in Lumen Gentium"

Don Francesco Ricossa, direttore di Sodalitium "La religione rivelata e l'ecumenismo: il problema di Nostra Aetate"

Tavola Rotonda "Antidoti culturali ed ecclesiologici al Vaticano II e alle sue riforme"

Modera e presiede la tavola rotonda: Piergiorgio Seveso, segretario del Centro Studi "Davide Albertario"

per info

Centro Studi Davide Albertario
Via Vivarini 3, 20141 Milano

0161-839335 fax 0161-839334

mail: info@davidealbertario.it
Http://www.davidealbertario.it

Guelfo Nero
19-11-05, 19:13
http://www.uni.tim.it/photoalbum/photoalbum/immagini/good/00000/091/91106/92573/2032049.jpg

Un ringraziamento all'amico Zuavo di Pio IX.

Guelfo nero :) :) :)

Guelfo Nero
08-12-05, 02:34
Iniziamo a postare un poco di buona stampa: la leggerà qualcuno? Speriamo.
Per dare qualche spunto di riflessione sulla situazione attuale della chiesa, posto questo breve testo di un valoroso sacerdote antimodernista francese.
Suggerisco a chi volesse leggersi il testo, di prendersi tempo e calma: la teologia romana è una bevanda dissetante ma dal gusto forte.
un caro saluto

guelfo nero


padre Hervè Belmont
CONCILIO VATICANO SECONDO
ATTENTATO AL CUORE DELLA CHIESA
Traduzione di un estratto dall'originale francese «Brimborions Contribution à la vigilance de la foi»(Bordeaux, 1990, pagg. 51-69) Stampato in proprio con il permesso dell'Autore

Presentazione

«Senza la fede è impossibile piacere a Dio» (Eb 11, 6). Queste parole di San Paolo sembrano dimenticate oggigiorno, persino da coloro che, tuttavia, si definiscono «credenti», ovvero come coloro che hanno la fede. Vero credente, infatti, è solo colui che vive della fede, che decide alla luce della fede tutte le scelte della sua esistenza. E per fede non intendiamo naturalmente un vago sentimento soggettivo, ma quella virtù sovrannaturale che ha per oggetto, come ognuno di noi recita nell’atto di fede, ciò che Dio ha rivelato, e la Santa Chiesa ci propone a credere. Già nel 1969, gli autori del Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, presentato a Paolo VI dai Cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, affermavano: «è evidente che il Novus Ordo non vuole più rappresentare la fede (del Concilio) di Trento. A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno. Il vero cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo in una tragica necessità di opzione». Lo stesso si potrebbe dire di molti insegnamenti del Vaticano II, che contraddicono la dottrina infallibilmente e irreformabilmente definita della Chiesa, alla quale pure «la coscienza cattolica è vincolata in eterno». La fede spinge dunque il cattolico al rifiuto di una dottrina e di una riforma liturgica in opposizione con quanto «Dio ha rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere». Ma se le cose stanno così, che ne è dell’autorità che ha promulgato, in nome dello Spirito Santo, queste nuove dottrine? A questa domanda sono state date molte risposte. La più corrente è quella che Paolo VI ed i suoi successori sono i veri e legittimi Pontefici Romani, Vicarî di Cristo... ai quali bisognerebbe però disobbedire. Già San Paolo avrebbe risposto: «Chi resiste all’autorità, va contro l’ordine di Dio, e quelli che così resistono, si tireranno addosso la condanna» (Rm 13, 3). Non si tratta, quindi, di disobbedire al Papa, proposizione questa che deve far orrore a ogni cattolico degno di questo nome. Occorre un’altra soluzione. La soluzione che propone l’Autore di questo opuscolo, di poche pagine, ma di ardua teologia, è quella detta Tesi di Cassiciacum, e proposta ai cattolici dal teologo domenicano Mons. Michel-Louis Guérard des Lauriers, già docente di teologia alla Pontificia Università del Laterano, a Roma. L’Autore la presenta nel modo più semplice e più pratico possibile; egli cerca, infatti, di dimostrare (e a mio parere ci riesce perfettamente), che avere una posizione chiara sull’autorità di Paolo VI e dei suoi successori, non è facoltativo per i cattolici. Non si tratta, insomma, di una disputa accademica che non interessa il semplice fedele, o che mette la divisione tra i buoni cattolici. Poiché il Papa è la regola prossima della nostra fede, colui che dobbiamo ascoltare e a cui dobbiamo obbedire per essere salvi, non è secondario, per un cattolico, sapere se tale o talaltra persona è, sì o no, il Vicario di Cristo, il Successore di Pietro, colui che tiene le chiavi del Regno dei Cieli ed ha il potere di sciogliere o di legare... è la fede, che noi dobbiamo esercitare quotidianamente, che ci impone di scegliere, e di scegliere alla luce della medesima fede. L’autore di queste pagine, un giovane sacerdote fondatore e direttore di una scuola cattolica nella regione di Bordeaux, ha fatto la sua scelta, che gli è costata l’espulsione dalla Fraternità San Pio X. Al lettore, adesso, il dovere di informarsi per poi scegliere a sua volta, non secondo il proprio vantaggio, ma secondo le esigenze della fede cattolica.
don Francesco Ricossa, rettore dell'«Istituto Mater Boni Consilii».


Introduzione

Il 22 Dicembre 1980, nella sua risposta agli auguri del Sacro Collegio, Giovanni Paolo II affermò: «Il Concilio Vaticano II ha gettato le basi di un rapporto sostanzialmente nuovo tra la Chiesa e il mondo...» (1). Se il rapporto tra la Chiesa ed il mondo è «sostanzialmente nuovo» non è certamente perché quest'ultimo è cambiato tornando a Gesù Cristo, cessando di rinnegarLo e combatterLo; chiunque può facilmente constatarlo. La novità viene dunque da parte della Chiesa, o piuttosto - poiché la Chiesa è la Sposa immacolata, senza ruga né macchia - da parte di coloro che la guidano. Lo scopo di queste note è di mettere in luce questa novità per permetterci di esercitare la fede cattolica, la cui regola prossima (2) è costituita dall'Autorità della Chiesa; ci interesseremo particolarmente ad una delle più importanti innovazioni del Vaticano II: la Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignititas humanæ personæ, alla quale «bisogna continuamente fare riferimento», come dice Giovanni Paolo II nel medesimo discorso (3). La fedeQuando parliamo di fede, intendiamo la fede teologale, virtù divinamente infusa nell'anima di alcuni uomini che, proprio per questo motivo, sono chiamati fedeli. Si tratta della fede cattolica, il cui oggetto è infallibilmente presentato dalla santa Chiesa cattolica romana. La fede è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, che eleva l'intelligenza e determina la volontà affinché il fedele aderisca fermamente e senza timore di errore alla verità divinamente rivelata, al mistero di Dio che si rivela e si esprime in formule intelligibili e vere. La virtù della fede si trova nell'intelligenza umana; il suo atto è un atto dell'intelligenza: un atto che ha un oggetto ben determinato, un contenuto intelligibile. In altri termini, vi sono nella fede due elementi necessari: q uno, esteriore: l'oggetto della fede. è la Rivelazione divina, espressa da Dio con parole umane e trasmessa dalla Chiesa; q l'altro, interiore: la virtù di fede. Questa virtù è un lume divino gratuitamente comunicato che permette all'intelligenza di accedere alla conoscenza soprannaturale dell'oggetto della fede e che gliene dà una certezza propriamente divina. Questi due elementi non sono che una sola cosa perché procedono dall'unica Verità: il Verbo di Dio. Non c'è dunque che una sola fede: la fede cattolica. Al di fuori di essa, quella che impropriamente viene chiamata «fede» non è altro che una credenza umana. Questa fede ha un contenuto oggettivo: le verità rivelate, ed una regola prossima: l'insegnamento del Magistero della Chiesa. La fede non è dunque un sentimento religioso, nè un ricostituente morale, nè la fiducia in Gesù Cristo, e neppure l'adesione alla Sua persona escludendo l'adesione alla verità che Egli rivela. Se la fede può essere, a seconda delle persone, più o meno intensa e forte, il suo oggetto non è però divisibile: negare o dubitare volontariamente della più piccola verità di fede equivale a non credere nella Parola di Dio, e quindi a perdere la fede. è questo l'insegnamento di Leone XIII (1810-1903) (4): «Tale è la natura delle fede che non c'è niente di più impossibile che credere una cosa e rigettarne un'altra. La Chiesa professa, in effetti, che la fede è una «virtù soprannaturale» mediante la quale, sotto l'ispirazione e con il soccorso della grazia di Dio, crediamo che ciò che è stato rivelato da Lui è vero; non lo crediamo a causa della verità intrinseca delle cose vista alla luce naturale della ragione, ma a causa dell'autorità di Dio stesso che si rivela e che non può nè ingannarsi nè ingannarci» (5). Se è dunque chiaro che una proposizione è stata rivelata da Dio, e ciononostante non ci si crede, non si crede assolutamente niente di fede divina.
«Quanta cura»

L'Enciclica Quanta cura di Papa Pio IX (1792-1878), datata 8 dicembre 1864 e consacrata alla condanna degli errori moderni, gode di una particolare autorità. In effetti, il Sommo Pontefice vi manifesta la sua volontà di farne un atto ex cathedra. Ricordiamo innanzitutto quanto definisce il Concilio Vaticano I sull'infallibilità del romano Pontefice: «Insegniamo e definiamo che è un dogma divinamente rivelato che il romano Pontefice, quando parla ex cathedra, ovvero quando, nella sua funzione di pastore e dottore di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce una dottrina sulla fede e sui costumi, che dev'essere tenuta dalla Chiesa universale, egli gode pienamente, grazie all'assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro, di quell'infallibilità di cui il divin Redentore ha voluto che fosse provvista la Sua Chiesa quando definisce una dottrina sulla fede o sui costumi; in conseguenza, queste definizioni del romano Pontefice sono irreformabili in sè stesse e non in virtù del consenso della Chiesa» (6). Dal paragrafo nº 14 dell'Enciclica Quanta cura, risulta evidente che Pio IX qui parla ex cathedra: «Memori del nostro incarico apostolico [...], Noi riproviamo, proscriviamo e condanniamo con la Nostra autorità apostolica tutte e ciascuna le opinioni errate e le dottrine ricordate all'inizio della Nostra lettera; e vogliamo e ordiniamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le tengano certamente come riprovate, proscritte e condannate» (7). Più esattamente Pio IX ha parlato ex cathedra ogni qual volta ha condannato nell'Enciclica degli errori che riguardano la fede o la morale; è proprio allora che questi errori sono stati condannati infallibilmente e lo restano a tutt'oggi. è anche questo il caso della libertà religiosa. Ecco cosa insegna il paragrafo nº 5 dell'Enciclica: «Contro la dottrina della Sacra Scrittura, della Chiesa e dei Santi Padri, affermano senza esitazione: la miglior condizione della società è quella in cui non si riconosce al potere politico il dovere di reprimere con delle pene legali i violatori della religione cattolica, se non nella misura in cui la tranquillità pubblica lo richieda. In conseguenza di questa idea assolutamente falsa del governo sociale, non esitano a favorire questa opinione erronea - non ve ne può essere una più fatale per la Chiesa cattolica e per la salvezza delle anime e che il Nostro predecessore Gregorio XVI definiva un delirio - cioè che la libertà di coscienza e dei culti è un diritto proprio ad ogni uomo, che dev'essere garantito e proclamato in ogni società ben costituita» (8). Papa Pio IX insegna dunque che affermare il diritto alla libertà civile in materia religiosa - quel che è chiamato libertà di coscienza o libertà religiosa - è contrario alla Rivelazione divina. Il Papa insegna questo infallibilmente, ed in conseguenza per mezzo della virtù della fede - alla luce della fede - il fedele sa e crede che l'affermazione del diritto alla libertà religiosa è falso perché contrario alla Rivelazione. Inoltre, Quanta cura non è l'unico atto del Magistero in cui la Chiesa insegna ciò, benché sia l'atto più solenne. Così parla anche Pio XII (1876-1958): «Quel che non corrisponde alla verità e alla legge morale non ha nessun diritto all'esistenza, alla propaganda e all'azione» (9).

Vaticano II

il 7 dicembre 1965, vigilia della chiusura del Concilio Vaticano II, Paolo VI (1897-1978), in unione con più di 2.300 Vescovi, firmava e promulgava solennemente il Decreto Dignitatis humanæ personæ sulla libertà religiosa: «Tutto l'insieme e ciascuno dei punti che sono stati pubblicati in questa Dichiarazione sono piaciuti ai Padri conciliari. E Noi, in virtù del potere apostolico che abbiamo da Cristo, in unione con i venerabili Padri, Noi li approviamo, confermiamo e decretiamo nello Spirito Santo, e ordiniamo che quel che è stato stabilito in questo Concilio sia promulgato per la gloria di Dio. Roma, in San Pietro, 7 dicembre 1965, io Paolo, Vescovo della Chiesa cattolica» (10). Questo Decreto conciliare definisce così la libertà religiosa: «Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, cosi che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza nè sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la Parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa dev'essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società» (11). Il Concilio insegna dunque che la libertà civile in materia religiosa è un diritto naturale per l'uomo, in modo che il potere politico non ha il diritto di impedire di agire pubblicamente a quelli che agiscono secondo la loro coscienza in materia religiosa. Per l'esercizio di questo diritto il Vaticano II assegna dei limiti che sono enunciati subito dopo (12); si tratta di salvaguardare la pace e la tranquillità pubblica. In altri termini, il Vaticano II insegna che la dignità dell'uomo esige che lo Stato riconosca nelle sue leggi che ogni uomo ha il diritto di professare e di esercitare la propria religione, anche se falsa e contraria alla religione cattolica, nella misura in cui la pace pubblica sia preservata. Questa dignità umana, continua il Concilio, è quella che la Parola di Dio ci rivela. Così, dunque, secondo Dignitatis humanæ personæ, Paolo VI e l'insieme dei Vescovi dichiarano che è rivelata da Dio una dottrina della dignità umana che è il fondamento del diritto alla libertà religiosa in foro esterno e pubblico. Il seguito del Decreto lo conferma: «[...] una tale dottrina sulla libertà affonda le sue radici nella Rivelazione divina, per cui tanto più va rispettata con sacro impegno dai cristiani» (13). «La Chiesa, pertanto, fedele alla verità evangelica, segue la via di Cristo e degli apostoli quando riconosce come rispondente alla dignità dell'uomo e alla Rivelazione di Dio il principio della libertà religiosa e la favorisce» (14).

Il Magistero ordinario e universale

Qual'è la natura dell'assentimento che bisogna dare a questo insegnamento del Concilio Vaticano II? Un atto di fede? Un semplice sentimento interno? Una considerazione rispettosa? Questo si vede a partire dalla natura stessa dell'atto, il quale è precisato dai suoi autori. Dignitatis humanæ è un atto del Magistero ordinario e universale (15). Dobbiamo precisare questa nozione per utilizzarla nel senso in cui la Chiesa la intende, per seguire la prescrizione del Concilio Vaticano I: «Così bisogna sempre conservare per i sacri dogmi il senso che la santa madre Chiesa ha dichiarato una volta, e non è mai permesso di allontanarsene su pretesto o sotto parvenza di un'intelligenza più profonda» (16). L'espressione «Magistero ordinario universale» è utilizzata dal Concilio Vaticano I, e ne troviamo il significato negli interventi e relazioni ufficiali della Deputazione della fede, incaricata di spiegare ai Padri, prima dello scrutinio, il senso esatto di ciò che dovevano definire. La Deputazione fa riferimento alla Lettera apostolica di Pio IX Tuas libenter, del 21 dicembre 1863 (17). «Universale» significa l'insieme della Chiesa docente: il Papa ed i Vescovi subordinati. Il Magistero universale è pertanto il potere d'insegnare della Chiesa esercitato dal Papa e dall'insieme dei Vescovi. Può essere esercitato in maniera straordinaria con un giudizio solenne, o in modo ordinario nell'insegnamento quotidiano della fede, nel quale i Vescovi sono normalmente dispersi. Per quel che riguarda il Concilio Vaticano II, la riunione dei Vescovi del mondo intero dava all'esercizio del Magistero un carattere straordinario piuttosto che ordinario; tuttavia, l'assenza di definizioni solenni e la dichiarazione di Paolo VI (18) fanno classificare gli atti del Vaticano II, e quindi il Decreto sulla libertà religiosa, tra quelli del Magistero ordinario universale. Il Magistero ordinario universale propone infallibilmente l'oggetto della fede, e pertanto ogni fedele deve credere di fede divina tutto ciò che è stato presentato come rivelato. è l'insegnamento di Pio IX in Tuas libenter (19) e del Concilio Vaticano I (20): «Si deve credere di fede divina e cattolica tutto quello che è contenuto nella Parola di Dio scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato sia con un giudizio solenne che con il suo Magistero ordinario e universale». Questo insegnamento è ripreso da Papa Leone XIII, che afferma che questa è proprio la dottrina costante della Chiesa (21). Dunque, non c'è nessun dubbio possibile. Poiché Dignitatis humanæ è un atto del Magistero ordinario e universale, e poiché vi si trova affermata come rivelata da Dio una dignità dell'uomo tale da fondare il diritto alla libertà civile in materia religiosa, ogni fedele e deve compiere un atto di fede, deve cioè credere di fede divina e cattolica questa dottrina: la dignità dell'uomo comporta, esige, implica il diritto alla libertà religiosa. La notificazione del Cardinal Felici, segretario generale del Vaticano II alla 123ª Congregazione generale conferma questa necessità: «Quanto alle altre cose che sono proposte dal Concilio, poiché rappresentano la dottrina del Magistero supremo della Chiesa, tutti e ciascuno dei fedeli devono riceverle ed ammetterle secondo lo spirito del Concilio stesso, quale risulta sia dalla materia in causa, che dal modo di esprimersi, secondo le norme dell'interpretazione teologica» (22). Ora, la materia in causa è già insegnata infallibilmente dalla Chiesa ed è di somma importanza per la salvezza delle anime, ed il modo di esprimersi presenta questo insegnamento come rivelato da Dio. Ogni fedele quindi, deve accettare questa dottrina nella fede. Contro questa conclusione, si potrebbe tentare di far valere che il Vaticano II non enuncia alcun obbligo di credere a questa dignità della persona umana, e che quindi l'atto di fede non è necessario. Questa obiezione non ha alcun valore. La Rivelazione è, in effetti, il motivo formale della fede: è proprio perché la dottrina è rivelata da Dio che il fedele crede, e la certezza della Rivelazione ci è data dall'atto del Magistero. Quest'ultimo non ha dunque per nulla bisogno di menzionare un obbligo di credere: è la natura stessa delle cose che comporta questa necessità (23). Questo è d'altra parte l'insegnamento di Leone XIII: «Ogni volta che la parola di questo Magistero dichiara che tale o tal'altra verità fa parte dell'insieme della dottrina divinamente rivelata, ognuno deve credere con certezza che ciò è vero» (24).

l'impossibile atto di fede

Il fedele deve credere di fede divina che la dignità dell'uomo è tale da fondare il diritto alla libertà religiosa: questa conclusione si deduce ineluttabilmente dall'insegnamento che abbiamo or ora ricordato. Ma questo atto di fede è metafisicamente impossibile. In effetti, il fedele crede già di fede divina che l'affermazione del diritto alla libertà religiosa è contraria alla Rivelazione (25). Nessuno può credere simultaneamente due proposizioni contrarie; nessuno può credere nello stesso tempo che il diritto alla libertà religiosa è contrario alla Rivelazione, e che è fondato in questa Rivelazione. è impossibile anche con tutta la buona volontà: questo dipende dalla natura delle cose. Così dunque è la fede, l'esercizio della fede cattolica che rende impossibile l'assenso all'insegnamento del Vaticano II. Non solo questo assenso è moralmente illecito, ma per di più è impedito per chiunque eserciti rettamente la fede. Trattenuto nell'assenso che dovrebbe dare a Dignitatis humanæ, il fedele ha il dovere immediato di verificare se la contraddizione è veramente reale e non solamente apparente, e se, d'altra parte, Quanta cura e Dignitatis humaæ imperano effettivamente un atto di fede. Egli constaterà nuovamente che Pio IX nega ciò che il Vaticano II afferma (26): la libertà religiosa in foro esterno e pubblico è un diritto naturale ad ogni uomo, in tal modo che l'autorità pubblica non ha il diritto d'impedire la propaganda e l'esercizio pubblico delle false religioni a meno che ciò non sia richiesto dalla pubblica tranquillità. Egli potrà verificare anche che Quanta cura, come pure Dignitatis humanæ, si appellano alla Rivelazione richiedono l'assenso di fede. Allora, credendo già anteriormente e con una certezza divina che è impossibile ed illecito rimettere in causa, l'insegnamento di Pio IX, il fedele rigetterà quello del Vaticano II, vale a dire quello di Paolo VI, da cui il Vaticano II ricava tutta la sua autorità. Tuttavia, se è impossibile aderire all'insegnamento di Dignitatis humanæ in ragione del suo contenuto, la necessità di credere a questo medesimo insegnamento resta, imperativa, in ragione dell'atto del Magistero che lo presenta come rivelato. E così, essendo impedito dalla fede teologale dall'aderire alla dottrina di Paolo VI, il fedele è nel contempo e necessariamente impedito - sempre dalla fede - di aderire all'autorità di Paolo VI e di riconoscerla. Questo richiede alcune spiegazioni. SpiegazioniLa Chiesa cattolica si distingue essenzialmente da ogni altra società per il suo carattere sovrannaturale: essa è il Corpo mistico di Gesù Cristo. In Lei l'Autorità; e come fonte delle altre l'Autorità del Sommo Pontefice; è essenzialmente sovrannaturale (anche se si esercita con dei mezzi naturali). è l'applicazione del principio generale ricordato da Leone XIII: «La Chiesa non è una sorta di cadavere: essa è il Corpo di Cristo animato dalla Sua vita sovrannaturale [...]. Allo stesso modo, il Suo Corpo mistico non è la vera Chiesa che da questo fatto: che le Sue parti visibili derivano la loro forza e la loro vita dai doni sovrannaturali e dagli altri elementi invisibili; ed è da questa unione che risulta la ragione propria e la natura delle parti visibili stesse» (27). L'Autorità del Sommo Pontefice è essenzialmente sovrannaturale: essa è costituita dall'assistenza abituale speciale promessa da Gesù Cristo a San Pietro e ai suoi successori. è dunque nella luce della fede che noi conosciamo l'Autorità pontificia e che vi aderiamo. Facciamo un esempio. Sono nel 1950. è nella luce della fede che io so che Pio XII è il Papa: ciò, mediante una conoscenza che è adeguata solo nell'ordine sovrannaturale, e che suppone la conoscenza naturale del fatto che ognuno può constatare. Senza questa conoscenza sovrannaturale dell'Autorità che ha ricevuto da Cristo, io non potrei credere di fede divina il dogma dell'Assunzione che egli definisce infallibilmente. Che Pio XII sia Papa, è quel che vien chiamato un fatto dogmatico che, in quanto tale, cade sotto la luce della fede. In effetti, benché questo fatto sia contingente, è necessario alla conservazione del deposito rivelato perché costituisce la regola prossima della fede: il Magistero, di cui il Papa è il principio nell'ordine dell'esercizio. Questo significa che è nel medesimo atto di fede semplice che io aderisco al dogma e all'Autorità che lo presenta. Per cui, è nella stessa luce sovrannaturale e nel medesimo atto che io dovrei aderire alla dottrina del Vaticano II sulla libertà religiosa e all'autorità di Paolo VI che la garantisce. Ora, l'abbiamo visto, questa adesione è impossibile in ragione della fede stessa. E dunque, col semplice esercizio della fede e senza formulare nessun giudizio, il fedele è trattenuto ed impedito dall'aderire all'autorità di Paolo VI che egli non può riconoscere; è nella fede che egli vede che costui non è l'Autorità, che non è la regola della fede.

Conferme

Illuminato in questo modo dalla fede, e davanti alla gravità di una simile conclusione, il fedele cercherà una conferma di questa verità certa: Paolo VI non era l'Autorità della Chiesa cattolica, era privo dell'Autorità pontificia che il Papa tiene da Cristo. Egli vedrà allora che l'universale riforma liturgica inaugurata dal Vaticano II, in particolare quella del rito della Messa, è infestata dallo spirito dell'eresia: essa non è nè il frutto, nè l'espressione della fede della Chiesa (28). Se è impossibile che una legge generale della Chiesa sia cattiva - ammetterlo condurrebbe a cadere sotto la condanna di Pio VI (1717-1799) e a contraddire l'insegnamento della Chiesa (29) - a maggior ragione è impossibile che un rito della liturgia cattolica meriti di essere rifiutato (30). Questa riforma non può quindi venire dalla Chiesa: la sua promulgazione da parte di Paolo VI è incompatibile con l'assistenza dello Spirito Santo, e quindi col possesso dell'Autorità pontificia. Continuando ad esercitare la fede cattolica, il fedele constaterà che gli atti di Paolo VI - nella loro stessa natura e presi nel loro insieme - non procurano il bene della Chiesa. L'intenzione abituale - non la sua intenzione intima, ma quella immanente agli atti compiuti - che ha manifestato e messo in pratica non è ordinata al bene della Chiesa. Questa assenza d'intenzione di procurare il bene della Chiesa non è compatibile con il possesso dell'Autorità pontificia: a causa di essa, in effetti, il governo abituale di Paolo VI non è quello di Gesù Cristo (31). Ora, secondo l'insegnamento di Pio XII: «Il divin Redentore governa il Suo Corpo mistico visibilmente ed ordinariamente mediante il Suo Vicario in terra» (32). Il fedele si renderà così conto della necessità per conservare la fede cattolica, confessarla integralmente e metterne in pratica le opere, di non obbedire agli atti di Paolo VI e neppure agli atti di coloro che Paolo VI ha nominato e mantiene come loro superiori (33). Ora, è proprio ciò che sarebbe impossibile fare abitualmente (34) in presenza della vera Autorità che non è altro che quella di Gesù Cristo, il quale «è con» («una cum») il Suo Vicario sulla terra. Si tratta, in effetti, di un dogma di fede cattolica definito da Papa Bonifacio VIII (1235 ca.-1303): «Noi dichiariamo, diciamo, definiamo e pronunciamo che la sottomissione al Pontefice Romano è assolutamente necessaria alla salvezza per tutte le creature» (35). Papa Pio XI (1857-1939) insegna a sua volta che nessuno è cattolico senza obbedire abitualmente alla legittima Autorità: «In questa unica Chiesa di Cristo, nessuno si trova, nessuno rimane se, con l'obbedienza, non riconosce ed accetta l'Autorità e il potere di Pietro e dei suoi legittimi successori» (36). Le constatazioni che avrà fatto il fedele esaminando dei fatti pubblici e certi alla luce della fede - non ci dilunghiamo su di essi perché sono già stati analizzati altrove (37) - giungeranno a questa conclusione: non è solo nell'insegnamento sulla libertà religiosa, ma anche sulla riforma liturgica e nell'insieme dei suoi atti, che Paolo VI si manifesta con certezza, una certezza che appartiene all'ordine della fede, come qualcuno che non è l'Autorità suprema della Chiesa cattolica. Ma soprattutto, ed è attualmente la cosa più importante, il fedele applicherà a Giovanni Paolo II lo stesso giudizio che ha portato su Paolo VI. Le ragioni sono ineluttabili: q Giovanni Paolo II non ha rotto con lo stato di scisma (38) introdotto da Paolo VI; egli ha ripetutamente (39) dichiarato di voler continuare l'opera del Vaticano II e di Paolo VI, opera che ha codificato e alla quale ha dato uno statuto giuridico promulgando il Codice di Diritto canonico del 1983 (40). q Succedendo a Paolo VI, Giovanni Paolo II assume la responsabilità dei suoi atti permanenti (41) fintanto che non li ha denunciati: è lui che, oggi, rende obbligatorio con autorità l'insegnamento del Vaticano II e la riforma liturgica. è dunque all'autorità di Giovanni Paolo II che la fede ci impedisce oggi di aderire; è questa stessa autorità che la fede ci obbliga a rigettare. q Infine, in certi punti del suo insegnamento (42), e ancor più nel suo modo di agire (43), Giovanni Paolo II ha ulteriormente allargato il fossato tra la dottrina cattolica e le teorie conciliari. Finché Giovanni Paolo II non rompe con degli insegnamenti e delle leggi che sono incompatibili con l'Autorità pontificia - specialmente la riforma liturgica e la libertà religiosa - la fede, in ragione di questa stessa incompatibilità, non potrà riconoscere la sua autorità e obbligherà a negarla. Non cambiano nulla a questa situazione altri atti che sono o sembrano essere conformi alla Tradizione o alla dottrina cattolica, e che sembrano allentare la morsa che soffoca la fede del popolo cristiano. Poiché questi atti non sono una rottura formale con lo scisma capitale, sono privi di valore giuridico ed al massimo, con non poco ottimismo, possono essere considerati solo come delle preparazioni materiali a questa rottura futura, preparazioni delle quali, tra l'altro, si serve Dio per dare la Sua grazia a qualche anima smarrita.

Portata della prova

La prova che abbiamo appena spiegato conclude, con una certezza che si fonda sulla fede cattolica, che Paolo VI e Giovanni Paolo II sono sprovvisti dell'Autorità pontificia. Ma questa prova, che si limita all'analisi dei loro atti pubblici e si fonda sull'incompatibilità di questi atti con l'Autorità di Gesù Cristo, non dice nulla sulla loro persona e non può dare alcuna certezza sulla loro appartenenza personale alla Chiesa e sulla loro fede interiore. Come abbiamo ricordato, il papato è un «fatto dogmatico», che pertanto è in relazione con la fede. Ora, è possibile dimostrare alla luce della fede che Giovanni Paolo II è sprovvisto dell'Autorità pontificia, ma è impossibile avere una certezza sufficiente su un eventuale peccato di scisma o di eresia, peccato che farebbe abbandonare la Chiesa. Per avere una tale certezza, occorrerebbe un'ammissione di Giovanni Paolo II (che non ha mai avuto luogo), o un atto dell'Autorità (44) (il che attualmente è impossibile), oppure un'obbligazione di confessare la fede impostagli dai membri della Chiesa docente. Poiché vi è una certezza ecclesiale (45) dell'assenza dell'autorità in Giovanni Paolo II e poiché non vi è - e allo stato attuale delle cose non ci può essere - una certezza ecclesiale della sua esclusione dalla Chiesa, è necessario introdurre la distinzione che abbiamo appena ricordato. Situazione di Giovanni Paolo IIGiovanni Paolo II è papa «materialiter» (materialmente), non è Papa «formaliter» (formalmente) (46). E' papa materialmente, vale a dire che è il soggetto designato, che possiede cioè un'attitudine che nessuno spartisce con lui a ricevere la comunicazione dell'Autorità papale, se non vi mette ostacolo. Egli possiede una realtà giuridica per la quale occupa di diritto la Sede di San Pietro. Non è un anti-papa (47). Giovanni Paolo II non è Papa formalmente; non gode di ciò che fa che il papa sia Papa: l'autorità soprannaturale comunicata da Gesù Cristo, quell'assistenza speciale che gli conferisce i supremi poteri di Magistero, di Santificazione e di Governo. Se bisogna rispondere con un sì o con un no alla domanda: «è Papa»?, bisogna dire che Giovanni Paolo II non è Papa, ma che è il soggetto designato. Non è Papa simpliciter, ma è stato eletto ed accettato da coloro che hanno potere sull'elezione (48). Non avendo rotto con lo stato di scisma, tuttavia egli resta privo dell'autorità pontificia (49). In conseguenza, la testimonianza della fede esige che si eviti ogni atto che comporti in qualsiasi modo il riconoscimento della sua autorità: nominarlo al Canone della Messa o nelle orazioni liturgiche previste per il Sommo Pontefice (50), profittare delle sue leggi o attribuirgli un valore giuridico, ricorrere ai tribunali della Curia, ecc... Ecco come, nell'esercizio quotidiano della fede cattolica e prima ancora di ogni giudizio o ragionamento, ogni fedele può e deve discernere lo stato della Chiesa e la situazione della sua autorità. Per la gloria di Dio e per la propria salvezza regolerà la propria condotta in conseguenza.
Note
(1) Cfr. Osservatore Romano, ed. francese, del 6 gennaio 1981, pag. 7.(2) In teologia, si distingue tra «regola remota» e «regola prossima» della nostra fede. Che cosa dobbiamo credere? Ciò che è stato rivelato da Dio e che è contenuto nella Scrittura e nella Tradizione. Questa è la regola remota. Come facciamo a sapere cosa è stato effettivamente rivelato ed è contenuto quindi nella Scrittura e nella Tradizione? L'Autorità della Chiesa, il Papa. Egli è la regola prossima. In concreto, il credente si rivolge immediatamente all'Autorità della Chiesa per sapere ciò che deve credere (N.d.E.).(3) Cfr. Osservatore Romano, ed. francese, del 6 gennaio 1981, pag. 6.(4) Cfr. Leone XIII, in Insegnementi pontifici, «La Chiesa», nº 573.(5) Cfr. Concilio Vaticano I, sess. III.; Denz. nº 1789.
(6) Cfr. Costituzione Pastor æternus; Denz. nº 1839. Si noti come il carattere ex cathedra di un atto pontificio non dipenda dalla solennità esteriore dell'atto, ma dalla sua natura.
(7) Cfr. Denz. nº 1699.
(8) Cfr. Denz. nn. 1689-1690.
(9) Cfr. Pio XII, Discorso ai giuristi italiani, del 6 dicembre 1953. La nostra intenzione non è qui di spiegare o di giustificare la dottrina cattolica, ma di riconoscere qual'è.
(10) Cfr. Constitutiones, decreta, declarationes del Concilio Vaticano II, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1966, pag. 532.
(11) Cfr. Dignitatis humanæ, nº 2.
(12) Ibid., nº 7.
(13) Ibid., nº 9.
(14) Ibid., nº 12. Il grassetto è nostro.
(15) Sulla natura e l'autorità del Magistero ordinario universale, vedi: Abbé B. Lucien, L'infaillibilité du Magistère ordinaire et universel de l'église, Documents de Catholicité, 1984; Cahiers de Cassiciacum, suppl. nº 5, pagg. 7-8 e 13-19; P. L.-M. de Blignières, L'infallibilità del Magistero ordinario, Madonna de La Salette, Ferrara 1995.
(16) Cfr. Denz., 1800
(17) «Quando non si trattasse che della sottomissione che deve manifestarsi con un atto di fede divina, non si potrebbe restringerla ai soli punti definiti dai decreti dei Concilii ecumenici o dei Pontefici romani e di questa sede apostolica; bisognerebbe ancora estenderla a tutto ciò che è trasmesso, come divinamente rivelato, dal corpo insegnante ordinario di tutta la Chiesa dispersa nel mondo»; (vedi Denz. 1683).
(18) «Dato il carattere pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dei dogmi comportanti la nota d'infallibilità, ma ha munito i suoi insegnamenti dell'autorità del Magistero supremo ordinario» (cfr. Paolo VI, Discorso del 12 gennaio 1996; vedi Documentation Catholique, nº 1466, pag. 420).
(19) Cfr. Denz. 1683.
(20) Cfr. Costituzione Dei Filius, del 24 aprile 1870; Denz. 1792.(21) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum; in Insegnamenti Pontefici, «La Chiesa», nº 574; Testem benevolentiæ, ibid., nº 629.
(22) Cit. in La Documentation catholique, nº 1438, del 16 novembre 1964, pagg. 1633-1634.
(23) è impossibile che il Magistero sottintenda: «è la Parola di Dio, ma non è necessario crederci».
(24) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum; in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 572.
(25) Vedi pagg. 5-6.
(26) Questa contraddizione è evidente alla semplice lettura dei due testi. Contro coloro che la negano, è stata provata e difesa dall'Abbé Bernard Lucien (libro pubblicato da Forts dans la Foi); Lettre à quelques évêques, (pagg. 71-118); La liberté religieuse, examen d'un tentative de justification, réponse au Prieuré Saint-Thomas-d'Aquin, (febbraio 1988, pagg. 9-35); Lecture critique des «Remarques sur la brochure des Abbés Lucien et Belmont» (luglio-agosto 1988).
(27) Cfr. Leone XIII, Satis cognitum, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 543.
(28) Vedi il nostro studio La réforme liturgique, in Brimborions, Bordeaux 1990, pagg. 31-50.
(29) Cfr. Pio VI, Auctorem fidei, 28 agosto 1794, Denz. 1578; Gregorio XVI, Quo graviora, 4 ottobre 1833, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 169; Leone XIII, Testem benevolentiæ, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 631.
(30) Cfr. Concilio di Trento, Sessione VII; Denz. 856.
(31) Sull'incompatibilità tra l'Autorità e l'assenza d'intenzione di procurare il bene della Chiesa vedi Cahiers de Cassiciacum, nº 1, pagg. 42-64.
(32) Cfr. Pio XII, Mystici Corporis, 29 giugno 1943, in Insegnamenti Pontifici, «la Chiesa», nº 1040.
(33) Non sosteniamo che tutti coloro i quali fanno professione di essere sottomessi a Paolo VI o Giovanni Paolo II hanno disertato la fede cattolica. Ma facciamo notare che - come lo dimostra l'esperienza - quanti conservano la fede lo fanno malgrado questa sottomissione, e non mediante essa, come invece dovrebbe essere. Che lo sappiano o no, essi resistono ad una parte dell'insegnamento conciliare o ne fanno astrazione, ed è grazie a ciò che conservano la fede.
(34) Sette teologi di Venezia, per giustificare la resistenza ad un Breve di Paolo V (17 aprile 1606) affermavano che prima di obbedire ad ogni ordine, anche se proveniente dal Sommo Pontefice, il cristiano deve esaminare innanzitutto se quest'ordine è conveniente, legittimo e obbligatorio. San Roberto Bellarmino rispose loro «Questa proposizione è eretica [...]. La discussione del precetto, quando esso non contiene con evidenza un peccato, è riprovata dai Padri, perché chi discute il precetto, si costituisce giudice del suo superiore» (Auctarium bellarminum, ed. Le Bachelet, nº 872).
(35) Cfr. Bolla Unam Sanctam, 18 novembre 1302, Denz. 469.
(36) Cfr. Mortalium animos, 6 gennaio 1928, in Insegnamenti Pontifici, «La Chiesa», nº 873.
(37) Vedi ad esempio D. Le Roux, Pietro mi ami tu?, ed. Gotica, Ferrara 1986; La Tradizione cattolica, nº 1, 1992.
(38) Lo scisma capitale - vale a dire quello del capo in quanto tale -non dev'essere confuso con il peccato personale di scisma che separa dalla Chiesa. Vedi Cahiers de Cassiciacum, nn. 3-4, pagg. 73-77.
(39) Molti riferimenti in Jean-Paul II et la doctrine catholique, 1981, e in L'insegnamento di Giovanni Paolo II è cattolico?, (1983) 1995, di Padre L.-M. de Blignières.
(40) La Costituzione apostolica Sacræ disciplinæ leges, del 25 gennaio 1983, che promulaga questo codice, lo ripete più volte e presenta il Codice come il risultato dello spirito del Vaticano II e della novità (questo termine è espressamente utilizzato) del Concilio, soprattutto per quel che concerne l'ecclesiologia.
(41) Sono gli atti dottrinali, o gli atti legislativi il cui effetto non era temporaneo e che pertanto perdurano ancora.
(42) Nuova concezione della Chiesa, falso principio relativo all'Incarnazione. Vedi nota nº 39 e Lettre a qulelques évêques, 1983.(43) Come, ad esempio, gli atti di culto non-cattolico, o la partecipazione a tali atti. Vedi a questo proposito D. Le Roux, op. cit.
(44) L'assenza di un esercizio attuale del Magistero della Chiesa rende difficilmente riconoscibile l'eresia. Questa, infatti, è la negazione di una verità rivelata da Dio conosciuta come tale. Questa conoscenza si compie mediante la proposizione di tale verità rivelata da parte del Magistero della Chiesa. In assenza di una proposizione attuale, nessuno può determinare con certezza che tale persona nega scientemente, con pertinacia, la verità rivelata, a meno che essa non lo ammetta implicitamente o esplicitamente.
(45) Chiamiamo «certezza ecclesiale» una certezza che ha valore nella Chiesa, di cui si può fare atto davanti ad essa («in facie Ecclesiæ»), che è dello stesso ordine della nostra appartenenza alla Chiesa e che pertanto può essere presa in considerazione nell'analisi dello stato della Chiesa e della situazione della sua autorità: l sia perché ci viene da un atto dell'autorità ecclesiastica (che sia magisteriale, legislativo o giurisdizionale); l sia perché ha il suo principio nella fede, esercitata in occasione di fatti pubblici e notori.
(46) Questa distinzione è stata messa in luce ed in opera da Padre M. L. Guérard des Lauriers in Cahiers de Cassiciacum, nº 1, pagg. 7-99. Il suo fondamento è enunciato da San Roberto Bellarmino in De Romano Pontifice, II, 30 (vedi Cahiers de Cassiciacum, nº 2, pag. 83), e dal Cardinale Caietano: «Il papato e Pietro sono in un rapporto di forma a materia» (in De comparatione auctoritatis papæ et concilii, nº 290).(47) Nulla a che fare quindi col sedevacantismo. Per le difficoltà e le conseguenze dell'affermazione della permanenza materiale della gerarchia, soprattutto per quel che concerne la successione apostolica, vedi Abbé B. Lucien, La situation actuelle de l'autorité dans l'église, Documents de catholicité, 1985, pagg. 97-103; l'articolo di don D. Sanborn intitolato De papatu materiali, in Sacerdotium (2899 East Big Deaver Road, Suite 308, Troy, Michigan 48083, 2400 U.S.A.), nº 11 (1994), nº 16 (1996).
(48) Ricordiamo che Papa Pio XII ha stabilito quanto segue: «Nessun Cardinale può in nessuna maniera essere escluso dall'elezione attiva e passiva del Sommo Pontefice sotto il pretesto o per il motivo di qualunque scomunica, sospensione, interdetto o altri impedimenti ecclesiastici. Noi sospendiamo queste censure esclusivamente per l'elezione» (Costituzione Vacante apostolicæ Sedis, 8 dicembre 1945, nº 34).
(49) La domanda che pone il Cardinale decano al soggetto che è stato appena eletto papa riguarda solo l'accettazione dell'elezione (Vacante apostolicæ Sedis, nn. 100-101). La risposta affermativa - quella che dopo Paolo VI ha dato Giovanni Paolo - costituisce il soggetto eletto papa «materialiter», e nello stesso atto Papa «formaliter» se egli ha l'intenzione di procurare il vero bene della Chiesa: l'Autorità gli è allora immediatamente conferita da Gesù Cristo. Poiché Giovanni Paolo II da un lato ha realmente accettato l'elezione e d'altro canto ha manifestato all'eccesso che non aveva questa intenzione (reale, efficace, immanente agli atti) di procurare il bene della Chiesa, è solamente papa «materialiter». Si tratta di una situazione anomala e precaria, che potrà essere risolta solo in tre modi: l dalla morte o dalle dimissioni del soggetto eletto; l dalla conversione del soggetto eletto, nel senso che egli inizi, in maniera stabile e constatabile, a procurare il vero bene della Chiesa, per lo meno denunciando ciò che è incompatibile con l'Autorità pontificia; l dall'azione di quanti hanno potere sull'elezione o di una parte della Chiesa docente che potrebbe costringerlo a professare pubblicamente la fede cattolica e, in caso di rifiuto, potrebbe constatare la sua perdita del pontificato (anche materiale). Quest'ultima ipotesi è, tutto sommato, piuttosto delicata.(50) Il che è ben altra cosa che «rifiutare di pregare per il papa». Non si tratta di rifiutarsi di pregare per qualcuno - il che sarebbe assolutamente contrario alla carità teologale - ma si tratta di testimoniare la fede.

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=53731&perpage=20&pagenumber=6

Guelfo Nero

Guelfo Nero
10-12-05, 02:29
Cari amici,
visitando il portale cattolico www.cattolicesimo.com, potrete ascoltare la bellissima omelia del Rev. Don Ugolino Giugni, dell'IMBC, del 08 dicembre 2005, Festa della B.V. Maria Immacolata.
Tema dell'omelia: "Quarant'anni dalla chiusura del "concilio", Quarant'anni di Sede Vacante".

Per l'audizione in rete cliccare sul link seguente:
http://www.cattolicesimo.com/Omelie/2005/dicembre/08-12-05/Mi08-12-05.ram
Buon ascolto e buona settimana.
===========================
Note tecniche per l'audizione on line:
http://www.cattolicesimo.com/Omelie/2004/gennaio/18-01-04/noteTecniche.htm

Guelfo Nero
28-12-05, 19:30
http://img413.imageshack.us/img413/1629/coetusrp9.jpg

UNA PARTE DEL "COETUS INTERNATIONALIS PATRUM",
VESCOVI CHE SI IMPEGNARONO,
PURTROPPO SENZA FORTUNA,
PER SVENTARE
IL "COLPO DI STATO"
DEL "VATICANO II"

da sinistra a destra

l'Abbè Dulac
Monsignor Cabana
Monsignor Carreras
Padre Marcos Frota
Monsignor Chaves
Padre Candido Pozo
Monsignor Graffin
Monsignor Rocha
Monsignor Monsilla
Monsignor Tagle
Monsignor Del Campo
Monsignor Castan Lacoma
Don Prou
Monsignor Lefebvre
un padre claretano
Monsignor De Castro Mayer
Padre Torres Llorente
Monsignor Cintra
Monsignor Proenca de Siguad

Qui nos precesserunt in Fide (et in Pugna), requiescant in Pace. Amen

argyle_83
21-01-06, 16:30
Un piccolo aneddoto riguardante solo indirettamente il Concilio Vaticano II. A Trissino (VI), c'è una chiesa che ha le sedie del Concilio (vennero acquistate da un prete affarista - scrivo "affarista" non perché portò nella sua chiesa quelle sedie, naturalmente, ma perché semplicemente nulla aveva dell'habitus di pastore, bensì era a modo suo un piccolo Marcinkus). Bene: io non ero mai andato in quella chiesa. Ci andai (a messa, intendo) per la prima volta il 1° novembre del 2000. Perché ricordo quella data? Perché tra l'omelia terzomondista e le estenuanti quanto vuote "preghiere dei fedeli", proprio in quei momenti lì, i ladri mi svaligiarono la casa. Fino ad ora è stata l'unica, e spero anche l'ultima, inaspettata visita. Non aggiungo altro.

:D :D :D

:-01#44

Freezer
21-01-06, 17:15
la farina del diavolo diventa sempre crusca........o peggio
al mio paese c'è una chiesa sconsacrata, li si suicidò un prete,
ho notato sulla sua sommita in ferro battuto,una croce strana, ho scoperto che è identica alla croce crocefissa che ideo il mago alesteir crowley,nome che non ha bisogno di presentazioni....:i :-00w09d :-0#09o

argyle_83
08-03-06, 12:00
PRESENTERò PRESTO QUALCHE BELL'ESTRATTO DAL LIBRO DEL DOTTOR AGNOLI, STUDIOSO DAVVERO INDEFESSO E CULTURALMENTE MOLTO PROLIFICO.

GRAZIE ANCORA
UN AFFETTUOSO SALUTO

GUELFO NERO :)

Lo aspettiamo. O, l'hai già postato e non l'ho visto?

Un caro saluto.
Argyle_83
:-:-01#19

Guelfo Nero
09-03-06, 02:11
No No, non l'ho ancora postato. Avevo scritto quella frase il 13 aprile 2003: in effetti sono "lievemente" in ritardo...
Grazie per la lettura attenta del thread

Guelfo nero ;)

Luca
30-12-06, 15:41
CARI AMICI,

LA GIUSTAPPOSIZIONE DEL PARAGRAFO 2 DELLA "DIGNITATIS HUMANAE" CON LA "QUANTA CURA" DI PAPA PIO IX è ORMAI UNANIMEMENTE CONSIDERATO MEZZO DI PROVA PER LA CONTRADDITTORIETà INSANABILE TRA I DUE DOCUMENTI.
LA "DIGNITATIS HUMANAE" APPROVA CIò CHE LA "QUANTA CURA" CONDANNA.
ED è INUTILE RICHIAMARSI AL MAGISTERO PRECEDENTE IN UN DOCUMENTO CHE LO RINNEGA.

SENTIAMO LE FOLLIE DELLA "DIGNITATIS HUMANAE": "QUESTO CONCILIO VATICANO DICHIARA CHE LA PERSONA UMANA HA IL DIRITTO ALLA LIBERTà RELIGIOSA. IL CONTENUTO DI UNA TALE LIBERTà è CHE GLI ESSERI UMANI DEVONO ESSERE IMMUNI DA COERCIZIONE DA PARTE DEI SINGOLI INDIVIDUI, DI GRUPPI SOCIALI E DI QUALSIVOGLIA POTESTà UMANA (!!!), COSì CHE IN MATERIA RELIGIOSA NESSUNO SIA FORZATO AD AGIRE CONTRO LA PROPRIA COSCIENZA, Nè SIA IMPEDITO, ENTRO DEBITI LIMITI, DI AGIRE IN CONFORMITà AD ESSA: PRIVATAMENTE O PUBBLICAMENTE (!!!), IN FORMA INDIVIDUALE O ASSOCIATA.
INOLTRE DICHIARA CHE IL DIRITTO ALLA LIBERTà RELIGIOSA SI FONDA REALMENTE SULLA STESSA DIGNITà DELLA PERSONA UMANA (!!!), QUALE SI CONOSCE SIA PER MEZZO DELLA PAROLA DI DIO RIVELATA (BESTEMMIA!) CHE TRAMITE LA STESSA RAGIONE UMANA (MENZOGNA!).

SENTIAMO ORA LA VOCE DI DIO, LA VOCE DEL PAPA.

PIO IX "Quanta cura" (8 DICEMBRE 1864): "AI TEMPI NOSTRI SI TROVANO NON POCHI, CHE APPLICANDO ALLO STATO L'EMPIO E ASSURDO PRINCIPIO DEL NATURALISMO, OSANO INSEGNARE CHE - LA MIGLIORE COSTITUZIONE DELLO STATO ED IL PROGRESSO CIVILE ESIGONO ASSOLUTAMENTE CHE LA SOCIETà UMANA SIA COSTITUITA E GOVERNATA SENZA ALCUN RIGUARDO DELLA RELIGIONE, COME SE NON ESISTESSE, OD ALMENO SENZA FARE NESSUNA DISTINZIONE TRA QUELLA VERA E QUELLE FALSE-.
E CONTRO LA DOTTRINA DELLE SCRITTURE, DELLA CHIESA E DEI SS. PADRI NON TEMONO DI ASSERIRE: "LA MIGLIORE CONDIZIONE DELLA SOCIETà ESSERE QUELLA, IN CUI NON SI RICONOSCE NELLO STATO DOVERE DI REPRIMERE CON PENE STABILITE I VIOLATORI DELLA CATTOLICA RELIGIONE, SE NON IN QUANTO CIò RICHIEDE LA PUBBLICA QUIETE".
DALLA QUALE IDEA DI GOVERNO DELLO STATO, NON TEMONO DI DEDURRE QUELL'ALTRA OPINIONE SOMMAMENTE DANNOSA ALLA CHIESA CATTOLICA E ALLA SALVEZZA DELLE ANIME, CHIAMATA "DELIRIO" DAL NOSTRO PREDECESSORE GREGORIO XVI DI RECENTE MEMORIA, CIOè "LA LIBERTà DI COSCIENZA E DEI CULTI DEVE ESSERE DIRITTO PROPRIO DI CIASCUN UOMO, CHE SI DEVE CON LEGGE PROCLAMARE E SOSTENERE IN OGNI SOCIETà BEN COSTITUITA, E ESSERE DIRITTO D'OGNI CITTADINO UNA TOTALE LIBERTà, CHE NON PUò ESSERE LIMITATA DA ALCUNA AUTORITà VUOI CIVILE VUOI ECCLESIASTICA, DI MANIFESTARE E DICHIARARE I PROPRI PENSIERI, QUALI CHE SIANO, SIA A VIVA VOCE, SIA PER ISCRITTO, SIA IN ALTRO MODO PALESEMENTE E IN PUBBLICO"
E MENTRE AFFERMANO QUESTE COSE TEMERARIAMENTE, NON PENSANO E CONSIDERANO CHE PREDICANO LA "LIBERTà DELLA PERDIZIONE" (SANT'AGOSTINO, EPISTULA 105, AL. 166).

QUI SI PARLA DI MISURE COERCITIVE CHE LA SONO NEGATE, QUI SI NEGA UN "DIRITTO-DELIRIO" CHE Là è INVECE AFFERMATO ADDIRITTURA COME FACENTE PARTE DELLA RIVELAZIONE.
è FACILE AGGIRARE CON LA VOLONTà QUESTA EVIDENZA METAFISICA E TEOLOGICA: BASTA UN PIZZICO DI STORICISMO, UN PIZZICO DI "GIOCO DI PAROLE", UN PIZZICO DI "EVOLUZIONISMO DOGMATICO DISOMOGENEO" E UN PIZZICO DI "NONPENSIAMOCIPIù"CHE è L'ELEMENTO PIù IMPORTANTE.

SEMBRA INCREDIBILE MA LO FANNO IN MOLTI E ANCHE MOLTO ALLEGRAMENTE:
OSANO CHIAMARLA "FEDELTà".

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :) :) :)


Segnalo questo thread all'amico Zuavo di Pio IX che sta scrivendo un articolo sull'argomento per il "Cinghiale Corazzato".

:-:-01#19 :-:-01#19 :-:-01#19

Luca
06-05-07, 01:28
Segnalo che l'amico Zuavo di Pio IX sul numero 19 de "Il Cinghiale Corazzato" (giugno 2007) analizzerà la figura e l'opera dogmatica di Papa Gregorio XVI.

Luca
19-01-08, 13:36
Segnalo che sul numero 21 de "Il Cinghiale Corazzato" (novembre-dicembre 2007) l'amico Roberto Marcante ha pubblicato un interessante articolo dal titolo "Vaticano II: apogeo del liberalismo" che posterò qui lunedì. ;)

Luca
19-01-08, 20:47
22d6GKbF6WE

Un video postato da Bellarmino su Youtube sul sincretismo ecumenista

Luca
31-05-08, 14:14
Il pensiero dell’immenso mondo religioso umano di miliardi d’anime, pende da ogni segno e parola che può provenire da Dio attraverso i Suoi messi.
Ciò a causa del concetto universale dell’impero di Dio sugli uomini e sulle loro società.
Si conosce il culto che il popolo dell’Antica Alleanza prestava all’Arca contenente le pietre della Legge data da Dio a Mosè sul Sinai.
E poi il culto delle reliquie e tutto il resto.
Le cosiddette guerre di religione scatenate per difendere opposte fedi nella Parola di Dio riempirono gli annali della storia e non sono finite.
Si tratta del bisogno universale di testimoniare, bene o male, una verità su Dio e sull’uomo.
Già i Romani per risolvere il dilemma e consolidare l’Impero, avevano escogitato il pantheon degli dèi, da dove solo i cristiani si autoescludevano a costo
della vita.
Oggi le reazioni a quanto possa essere considerato blasfemo contro il Corano o il profeta Maometto continuano a scuotere la politica internazionale.
Eppure, tutto questo, per l’altro piccolo mondo artefatto dell’intellighenzia gnostica, agnostica e atea è assurdo, pericoloso e va corretto o abolito.

Il pensiero gnostico ci ha provato attraverso l’elaborazione sincretista di una super religione che ne includa tutte.
Già per il pensiero agnostico e ateo la soluzione sta nel ricacciare per legge le religioni nell’intimo delle coscienze e mettere gli Stati al di sopra d’ogni fede divina.
E’ quanto realizzò la «democrazia religiosa» degli Stati Uniti e che cerca di fare l’ONU e l’Unione europea, senza alcun sospetto di avviare in tal modo proprio quel sordo scontro di civiltà che ritenevano scongiurato dalle politiche laiciste.
Il vero scontro è tra l’ordine del mondo naturale e quest’altro, elucubrato nelle logge.
L’Ordine naturale del mondo è quello dell’uomo fatto di corpo e anima.
Perciò l’ordine di una nazione dove la società civile è separata da quella religiosa, lo Stato dalla Chiesa, non nelle loro funzioni, ma nel loro fine, è mostruoso.
Lo insegnava San Pio X, che nella sua Lettera sul Sillon, contro la «democrazia cristiana» insegna: «Non si edificherà la società diversamente da come Dio l'ha edificata; non si edificherà la società se la Chiesa non ne pone le basi e non ne dirige i lavori; non si deve inventare la civiltà, né si deve costruire la nuova società tra le nuvole. Essa è esistita ed esiste; è la civiltà cristiana, è la società cattolica. Non si tratta che di instaurarla, ristabilirla incessantemente sulle sue naturali e divine fondamenta contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà. Instaurare omnia in Christo».

Che parte hanno oggi i cristiani in tale processo di neutralizzazione religiosa?
Dire confusa è dire poco.
Nel caso del mondo cattolico, dopo il lungo lavorio del liberalismo modernista e conciliare, la stragrande maggioranza si adegua, anzi si compiace delle soluzioni laiciste del problema nel nuovo ordine del mondo, per cui, la questione sarebbe già risolta non fosse l’«ostinazione» di gran parte del mondo islamico di sottomettere il loro ordine sociale alla legge di Dio.
Ci si dovrebbe allora chiedere se quel concetto di disegno divino, che del resto è la ragione fondante pure dello Stato israelita, ma soprattutto
dell’Ordine cristiano, com’è nelle Sacre Scritture e poi nel Magistero papale su Cristo Re, sia smarrito.
Eppure, la pienezza dei poteri ricevuti da Gesù Cristo in cielo e in terra era visibile e rappresentata nella Sede di San Pietro dalle Chiavi e dal Triregno papale.
Dato però il processo di scristianizzazione subita dal mondo umano in seguito alle rivoluzioni moderne, l’intellighenzia modernista ha scelto un nuovo cristianesimo che tralascia il concetto religioso inoppugnabile - dell’impero di Dio sugli uomini e le loro società -, a causa dell’impossibilità di applicarlo nella vita corrente del mondo moderno.
Questa difficoltà potrebbe cambiare un concetto perenne?

I cattolici non sono degli illusi

E’ vero che nessun cattolico ritiene possibile oggi che la Parola del Signore possa tornare a breve termine ad essere il riferimento obbligatorio delle leggi di un mondo dannatamente laicizzato.
Anche i primi cristiani non ritenevano possibile che i Romani la adottassero, poiché la sua diffusione era limitata.
Ma si trattava di un limite contingente che non implicava la rinuncia al concetto della sua permanente universalità.
Ciò poteva essere taciuto, però mai negato dai cristiani fedeli, dato essere intrinseco alla fede cattolica il concetto che la vita in questo mondo è ordinata da Dio ad un altra e quindi la società umana non può prescindere dal concetto divino d’eternità.
Ma cosa è successo?

La difficoltà pratica è stata elevata nella pragmatica «filosofia moderna» a concetto: quel che è praticamente impossibile è da ritenersi falso.
E’ il «concetto invertito», per cui esiste solo la realtà evoluta secondo i bisogni della vita pratica.
Perciò questi vanno sovrapposti ai concetti teologici tradizionali.
E se è il «pensiero moderno» ad asserirlo, ogni sentimento religioso vi si deve adeguare e non meno la «coscienza» della Chiesa cattolica.
A questa luce si può capire l’intuizione di Maurizio Blondet quando cerca di giustificare la fede islamica.
Non si tratta tanto di discutere su religioni vere, ma sulla fede fondata su un concetto vero. Essa dovrà parassitare la religione vera per inocularvi quest’altro concetto, che è modernista e religiosamente falso in ogni latitudine e longitudine.
In tal modo allora, il concetto religioso universale - dell’impero di Dio sugli uomini e sulle loro società terrene - non sarebbe più il perno del cristianesimo, ma rimarrebbe come retaggio superato.
Ecco l’oscura alienazione in nome della Chiesa che significa una rottura religiosa epocale per l’intera umanità!
Il guaio è che tutto avviene in mezzo ad una indifferenza religiosa senza esempio nella storia.
Non sarà forse essa la «famigerata» grande apostasia?

Fatto è che mentre i Papi nel passato usavano termini fortissimi per riferirsi a tali deviazioni dai concetti fondamentali della fede, oggi è vietato parlare di delitti religiosi nelle republiche delle vane opinioni, anche se questi riguardano il mondo cattolico e sono perpetrati contro la fede del Regno divino.
Ebbene, tale rottura è implicita nel mezzo delle belle parole del discorso d’apertura del Vaticano II pronunciato da Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962.
Diverse analisi cattoliche lo denunciarono e continuano a farlo.
Dovrei qui segnalare la mia gratitudine a quanti, vescovi, sacerdoti e laici, affrontando gli insulti e offese propinate in buona e mala fede a chi va controcorrente; l’hanno fatto per l’onore della Madre Chiesa.
E dobbiamo continuare a farlo, anche con i termini forti usati dal padre Michele Simoulin: «il delitto tremendo di Giovanni XXIII».
Di questo si tratta quando si vuole mutare la fede della Chiesa sotto le apparenze di un’«aggiornamento» ipocrita.

Qui va ricordato anche la testimonianza essenziale di monsignor Marcel Lefebvre: «Non voglio risalire alle origini lontane del cambiamento e del mutamento della nostra religione perché bisognerebbe risalire al Rinascimento, alla Rivoluzione Francese, alla storia di tutto il liberalismo del secolo XIX e a tutte le condanne dei Papi contro di esso, in particolare i papi Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, san Pio X. […] E’ stato pubblicato recentemente il libro di Ploncard d’Assac ‘La Chiesa occupata’ che riporta tutti i documenti i quali mostrano l’evoluzione avvenuta all’interno della Chiesa durante l’ultimo secolo. Io vorrei risalire solo al 1960, anzi al 1958: a quell’epoca è successo qualche cosa nella Chiesa? Che cosa? E’ impossibile conoscere i fatti a fondo: personalmente non li conosco; ma di questi cambiamenti ci siamo accorti dal 1958, dopo il conclave che ha eletto Giovanni XXIII» (monsignor Lefebvre, «J’accuse le Concile»).

I frutti deleteri sono ormai alla vista di tutti e non si capisce come un vero cattolico possa pensare di difendere l’uomo che cambia la fede e non la fede stessa.
Si arriva perfino ad accusare chi difende la fede d’eresia perché accusa i novatori.
Eresia, scisma e apostasia in rapporto a cosa?
Può qualcuno apostatare dalle intenzioni di Giovanni XXIII?
In tal caso siamo a dei problemi psicologici, o perché si privilegiano persone sulla fede, o perché si attribuisce ad esse il potere di mutarla, o allora perché volevano il «salto innanzi» della «libertà modernista», che è proprio la questione sotto accusa.

Il lievito dell’aggiornamento moderno

Il pensiero cattolico ha sempre presente il comando all’inizio della storia: il dominio del mondo da parte dell’uomo.
Ma esso può attuarsi secondo la Parola divina o con l’ambizione di parlare e attuare come se l’uomo fosse Dio.
Questa è la mortale tentazione ricorrente, che conclude il suo ciclo nel «Luogo santo».
Gli aggiornamenti storici riguardano il modo come questa tentazione si attua.
Ed è essenziale che, trattando della questione nei tempi moderni, sia posto in risalto che alla radice di tutte queste novità vi è la Massoneria, che è penetrata profondamente nella Chiesa per trasformarla col suo verbo teista.
Questa infiltrazione della Sinagoga di Satana nella Chiesa di Dio mette in evidenza l’aspetto apocalittico della vicenda che stiamo vivendo e che attua le profezie di San Giovanni (Apocalisse 13) e di San Paolo (II Tessalonicesi).
Il sussurro ribelle si è amplificato e rinforzato con le sette e le rivoluzioni partite dalle sinagoghe e dalle logge fino ad arrivare all’atrio della Chiesa.
Non è possibile oggi sottrarsi alla scelta fra la Parola di Dio e il sussurro di Satana; non vi sono terze vie in questa lotta spirituale, che si può superare solo ricorrendo alla Grazia offerta dal Signore.

Ma attenzione, l’attacco è il fatto ricorrente, vecchio.
Per affrontarlo si devono conoscere le sedi in cui ha origine e le sue novità strategiche, generali e particolari, perché il suo potere è nel «segretismo» degli iniziati e nel «settarismo» dei mercanti di influenze.
Tutto condito dalla seduzione dei «pensieri ispirati» di menti che elaborarono le proiezioni ideali della virtuale evoluzione continua dell’uomo.
L’influsso invisibile di questi personaggi permea le società segrete, e oggi anche un certo mondo clericale, intorno al tema dell’origine del male.

Per esempio con l’influenza della teosofia, a cui seguì quella dell’antroposofia di Rudolf Steiner.
L’attribuzione del male secondo «La Dottrina segreta» di H. P. Blavatsky, svela questo grande piano:
- la Teosofia è una gnosi che intende divinizzare l’Umanità come una vera e propria religione di massa.
- Il Male è una necessità ed è anche uno dei principali sostegni del Mondo Manifestato.
E’ una necessità per il Progresso e l’Evoluzione, come la notte è necessaria per produrre il giorno e la morte per avere la vita, affinché l’uomo possa vivere eternamente.
- Satana (o Lucifero) rappresenta l’Energia attiva dell’Universo […] Egli è la Luce, la Vita, la Lotta, il Pensiero, la Coscienza, il Progresso, la Civiltà, la Libertà […] è Dio […] una sola cosa col Logos.
- Esiste in Natura una Legge Eterna, una legge che tende sempre a conciliare gli opposti e a produrre l’armonia finale.
- Grazie a tale Legge di sviluppo spirituale... l’Umanità verrà liberata dagli dèi falsi e bugiardi (si legga cristianesimo) e otterrà, alla fine, la sua auto-redenzione.

La Blavatsky e la sua teosofia saranno superate dall’antroposofia di Rudolf Steiner, che con più intelligenza combina questi concetti per un nuovo cristianesimo, un nuovo Cristo che armonizza anche gli opposti.
Angelo Roncalli, come il giovane Karol Wojtyla furono attratti da questi pensieri per la ricerca dell’armonia antropocentrica delle nuove pentecosti e nuove redenzioni.*
Sono le idee venute alla ribalta ad Assisi nel 1986 e che continuano ad imperversare col patrocinio della Chiesa conciliare, dell’ONU e dell’URI.

Ricorsi misticoidi per aggiornare la Tradizione

In questa sede non intendo parlare tanto delle intenzioni oscure di quest’aggiornamento conciliare, ormai svelato da autori di nota erudizione cattolica, ma dai ricorsi usati per renderlo accettabile ai fedeli come un segno venuto dall’Alto; un vero e proprio «Avvento» moderno seguito da una nuova «Pentecoste».
Sì, perché è chiaro che i novatori, che con il Vaticano II volevano aggiornare la Chiesa ai tempi, avevano il problema enorme di raggirare la Tradizione
che significa il pieno patrimonio dottrinale che proviene dalla Parola di verità trasmessa senza soluzione di continuità dal Suo Autore.
Perciò si può dire che essa è la Religione stessa e, come crede ogni cristiano, è di natura perenne, ragion per cui sono i tempi a doversi aggiustare ad essa e mai essa ai tempi.
C’è, però, una tendenza del mondo umano ad ascoltare e seguire un’altra voce, ossia quel sussurro invitante ad invertire l’ordine delle verità che procedono da Dio all’uomo; invece si vuole il pensiero umano su Dio; una sodomizzazione.

Non ci si deve scandalizzare dell’uso di questa parola forte per esprimere il peccato contro natura nella sfera spirituale.
Il noto padre Castellani citava a proposito San Giovanni nell’Apocalisse: «Quæ vocatur spiritualiter Sodoma» (Seis Ensayos y Tres Cartas, edizioni Dictio, Buenos Aires, 1978, pagina 182).
Anche la parola adulterio abbonda nella Bibbia per indicare tradimento.
Si capisce: gli uomini sono sempre più attenti alle questioni se c’è riferimento al sesso.

Ora, il nemico di Dio e dell’uomo dall’inizio della storia tenta gli uomini ad ogni perversione.
Nei nostri tempi ci ha provato con gli stessi uomini della Chiesa di Dio.
Non parlerò dei preti pedofili, che è solo un effetto della perdita della grazia, ma di un’allucinata intellighenzia clericale che sviluppò l’intenzione diusare il potere conciliare per aggiornare la Tradizione; la negazione di questa grazia.
E per farlo non esitò a far ricorso ai segni sacri suscitati da Dio nella Chiesa, in primis della Pentecoste.

L’operazione d’aggiornamento della Chiesa al mondo

I termini dell’operazione d’aggiornamento della Chiesa al mondo, sono nella peculiare allocuzione di apertura del Vaticano II, pronunciata da Giovanni XXIII.
Il libro del professore Paolo Pasqualucci («Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II», Editrice Ichthys, Albano Laziale, 2008) analizza quel discorso quasi parola per parola, sia in latino che nelle traduzioni ufficiali.
E deduce che esso intorno al «principio dell’‘aggiornamento’ rivela una dottrina nuova, rivoluzionaria» (pagina 61).
Conclude allora che quel pensiero precede e appartiene al Concilio, nel senso che «la prospettiva della Allocutio si sovrappone alla vera escatologia cattolica, occultandola» (pagina 231).
E il mio pensiero va subito al Segreto di Fatima che Giovanni XXIII, il buono, ha deciso di archiviare, se possibile per sempre.
Quindi, se la Tradizione significa il patrimonio dottrinale che proviene dalla Parola divina, è la Religione stessa di natura perenne, cui i tempi si devono aggiustare, la dottrina del Vaticano II è quella che reinterpreta la Tradizione con l’intenzione di aggiornarla ai nuovi tempi, insomma, al pensiero moderno su Dio.

Ma rimaneva il grave problema: come superare la fedeltà cattolica fondata nella ragione stessa d’essere legata alla Parola tramandata da Gesù Cristo?
Quest’ostacolo era e rimarrà sempre insuperabile, ma sembra ora raggirato nel nostro mondo virtuale con presunte ispirazioni dall’alto per convocare un concilio e poi con l’espressione «la nuova pentecoste del Vaticano II».
Quest’idea, divenuta parola d’ordine per l’impresa di mutazione della fede e della pastorale secondo l’intenzioni della nuova classe clericale, era anch’essa in quei discorsi iniziali e finali per definire la vocazione conciliare; racchiudeva il primo colpo da maestro del nemico, a cui seguì quello dell’ubbidienza assoluta al Papa.
Quindi, il Vaticano II sarebbe per loro la Nuova Pentecoste ispirata dallo Spirito Santo e perciò andrebbe creduta e ubbidita ciecamente.

Ma la vera questione che sorge è: sarebbe folle dubitare che si possa imporre novità di fede in nome di pentecosti conciliari, o piuttosto crederlo?
Qui intendo mostrare come l’intenzione di farlo credere è alla base del programma del Vaticano II e dei suoi sinodi successivi, che miravano a giustificare la «fede» in ogni tradizione, anche quelle oscure, come il vodù.
Tutto d’accordo col piano del nuovo ordine richiedente il liberalismo religioso e poi l’egualitarismo ecumenista.

Vediamo perché è alle intenzioni delle «nuove pentecosti conciliari» che va fatto il processo per il recupero dell’onore della Santa Madre Chiesa, che in questi tempi ha visto proclamare in suo nome indegne assurdità con effetti nefasti sulla vita spirituale e sociale di una sviata umanità.
Tutto mascherati dalle solite belle parole.
Ma è corretto fare il processo alle intenzioni altrui?
Non lo sarebbe se si trattasse di presunte intenzioni, non dimostrate.
Ma se queste si sono dimostrate giudicabili a causa di una serie di iniziative nel solo senso dell’aggiornamento conciliare, allora il giudizio va fatto proprio alle intenzioni, che sono alla radice dell’agire umano.

Ora, nel nostro tempo, quando, secondo le intenzioni dell’avversario di Dio, il soggettivo ha preso il sopravvento sull’oggettivo, la religione è rimasta esposta a delle indefinite ispirazioni e apparizioni di senso più che altro
sentimentale.
Questa parvenza misticoide è la copertura per il degrado non solo religioso ma mentale odierno; è quella che devasta innanzitutto le difese della Fede cattolica.
Il nuovo corso insinua allo stesso tempo che in materia di fede tutto va lasciato all’intimo delle coscienze e a queste si dirigono le nuove pentecosti conciliari!
In tal modo si passa dall’unica Pentecoste oggettiva d’origine divina che fonda l’unica Fede dell’unica Chiesa di Gesù Cristo, alle tante pentecosti soggettive, secondo i tempi, conciliabili con ogni credenza e sussurro ecumenista del pitone.

L’espressione «nuova Pentecoste»

Si potrebbe usarla come metafora, figura di linguaggio per evocare e confermare la vera e unica Pentecoste.
Invece è stata usata per andare oltre, per pescare in mezzo a delle gravi confusioni, ma anche all’immane insidia della «gestione degli opposti».
Cioè, che si possa avere oggi delle nuove rivelazioni dello Spirito Santo, magari anche per «aggiornare» o interpretare in senso inverso quelle precedenti.
Ciò richiedeva tutta la vigilanza cattolica, perché in nome di nuove pentecosti si sarebbero potute far apparire nuove credenze e formare nuovi movimenti riformatori ispirati e autorizzati direttamente dal Cielo.
Questo si è fatto col Vaticano II.
Perciò hanno «aggiornato» l’evangelizzazione della stessa Chiesa al sapore dei «bisogni dei tempi e della libertà di coscienza» d’ispirazione modernistica e massonica.
Ecco compiuta quella mutazione gnostica che ha radici nell’alba della storia, ma che è rimasta bloccata nei venti secoli dell’Era cristiana.

In seguito alla Pentecoste suscitata da Dio dopo l’Ascensione, San Pietro fece un discorso ispirato per chiamare alla conversione: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato... Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! All’udir tutto questo, si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘Che cosa dobbiamo fare, fratelli?’. E Pietro disse: ‘Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro’. Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: ‘Salvatevi da questa generazione perversa’. Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone» (At. Ap. 2).

Ci può essere una «nuova Pentecoste» per dire che la casa d’Israele non ha bisogno del battesimo di conversione a Gesù Cristo perché fedele all’Antica Alleanza?
Se così fosse, l’espressione «nuova pentecoste» diverrebbe una copertura per alterare la fede fondata sulla necessità per tutti i popoli dell’Incarnazione del Signore e dell’unica Redenzione nel Suo sangue.
Eppure, l’espressione «nuova Pentecoste» è stata usata da Giovanni XXIII in vista del piano di nuova evangelizzazione del Vaticano II.
Processo all’intenzione?
In verità quanto Giovanni XXIII diceva della sua ispirazione rientrava nelle intenzioni della mutazione modernista palesata nel discorso di apertura del Vaticano II, che risponde inoltre, indirettamente, alla questione iniziale: perché un Concilio?

Ci aiuta ancora a capirlo San Pio X, indicando l’idea modernista della Chiesa come frutto di due bisogni, il primo dei quali, individuale, è di seguire un’esperienza originale e singolare, comunicandola ad altri.
Ecco allora la sua «ispirazione»: «Fu un tocco inatteso, uno sprazzo di superna luce, una grande soavità negli occhi e nel cuore. Ma insieme un fervore, un gran fervore destatosi improvvisamente in tutto il mondo, in attesa della celebrazione del Concilio!».
Il secondo bisogno è nella collettività: da quel momento il pensiero e il volere della Chiesa sono i suoi: «Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi... preferisce far uso della medicina della misericordia... piuttosto che della condanna», come se una giusta condanna fosse contraria alla misericordia.

Una semplice ragione ci può far capire che questi cambiamenti non potevano avvenire in nome dello Spirito Santo: poiché proclamando per la prima volta nella storia della Chiesa un Concilio ecumenico non dogmatico e perciò non infallibile, si dispensava giustamente quella massima assistenza dello Spirito Santo che è assicurata al Papa e alla Chiesa.
Qui si vedrà allora come questa dispensa oggettiva, associata ad un’evocazione soggettiva di una nuova Pentecoste, è servita all’aggiornamento conciliare.
Concentriamoci sul tempo di Giovanni Paolo II, che è quando la sua applicazione fu maggiormente consumata, perfino in termini espliciti.

Infatti, il Sinodo straordinario del 1985 si è concluso col seguente «messaggio» dei padri sinodali al popolo di Dio: «Come agli Apostoli nel Cenacolo con Maria, lo Spirito Santo ci ha suggerito quello che Lui voleva dire alla Chiesa in cammino verso il terzo millennio... Il messaggio del Vaticano II... resta la Magna Charta per il futuro. Finalmente si è realizzata nei nostri giorni la nuova Pentecoste, di cui ha parlato Giovanni XXIII e che insieme a tutti i fedeli noi attendevamo dallo Spirito Santo».

In verità, nel Cenacolo a Gerusalemme lo Spirito Santo ispirò agli Apostoli l’intelligenza della Rivelazione, che si chiuse con la morte dell’ultimo di essi.
Il Vaticano II la poteva forse riaprire con le novità dei suoi lumi modernistici?
Attraverso tale intenzione i cattolici in quei giorni avrebbero potuto capire a che punto si svelava l’abuso dello Spirito Santo per contraddirLo.

Vediamo cosa ha scritto a proposito il dottor Georges Salet, sul bollettino De Rome et d’Ailleurs, Versailles, numero 65, gennnaio 1986, alla luce della dottrina tradizionale della Chiesa: «Nel suo documento finale quell’assemblea lascia intendere di essere nella stessa condizione del Cenacolo apostolico di Gerusalemme. Senza dirlo esplicitamente, la Chiesa conciliare si mostra convinta che il Papa e i Padri conciliari sono stati ispirati dallo Spirito Santo in tal modo da non esserne che gli strumenti. Grazie a Dio, niente di ciò è vero, altrimenti si sarebbe in presenza, riguardo alla libertà religiosa nel foro esterno, di due insegnamenti contraddittori, ma tutt’e due infallibili... Malgrado ciò, la Chiesa conciliare continua a dire e a far credere che il Vaticano II è intoccabile perché opera dello Spirito Santo […] E’ stata forse sostituita la nozione d’infallibilità, come è sempre stata intesa dalla Chiesa, con una superinfallibilità carismatica simile a quella degli Apostoli? Pretendere, come hanno preteso i prelati sinodali, che lo Spirito Santo li abbia ispirati come ha fatto con gli Apostoli, è, almeno materialmente, una bestemmia contro lo Spirito Santo».

Chi pretende che il Vaticano II sia la «nuova Pentecoste»?
I figli della Chiesa che capiscono la gravità del fatto che siano diffuse idee umane sotto una falsa copertura di «ispirazione divina», devono accertare l’origine e la responsabilità della diffusione di tale concezione ingannevole, anche se si tratta del capo della Chiesa conciliare.
E’ in gioco la fede di moltitudini.
In questo senso si trova un autorevole chiarimento nei libri del teologo tedesco P. Johannes Dörmann, tra cui «L’Étrange théologie (si legga gnostica) de Jean-Paul II et l’esprit d’Assise », Edizioni, Icthys, sigla Teo) pubblicati negli anni novanta e tradotti anche in italiano.

L’emerito professore prendeva per riferimento il libro «Alle fonti del rinnovamento - Studio sull’attuazione del Vaticano II», Editrice Vaticana, 1981.
Si tratta dell’interpretazione di quell’evento proposta dal cardinale Wojtyla, che, in quanto «autentico testimone» del Vaticano II, lo definisce un «mistero» che richiede una «iniziazione»: «Lo Spirito Santo nel Vaticano II ha parlato direttamente ai padri conciliari, i quali hanno perciò espresso in parole umane la parola dello Spirito Santo e l’hanno comunicata al mondo (pagina 12 e seguenti). In quanto ‘parola dello Spirito Santo’ il messaggio del Concilio possiede di per sé il carattere della rivelazione. In questo senso il Vaticano II è una ‘seconda Pentecoste’, nella quale lo Spirito Santo è sceso sui padri conciliari allo stesso modo che sugli Apostoli durante la prima Pentecoste, al fine di condurre il consesso dei vescovi alla ‘verità totale’ promessa da Cristo».

Commenta P. Dörmann: «L’'iniziazione’ alla ‘verità totale’, nella terminologia del cardinale, è un ‘arricchimento della fede’ nei confronti della dottrina professata tradizionalmente dalla Chiesa. La ‘seconda Pentecoste’ significa quindi una rinascita della Chiesa sulla base di un arricchimento della fede, che la dottrina tradizionale ha sperimentato nel Vaticano II grazie alla nuova parola dello Spirito Santo» (Sì sì no no, 15 febbraio 1996).

A questo punto abbiamo una prima risposta: il Vaticano II sarebbe uno straordinario Concilio dogmatico (che si proclama pastorale per modestia), e il suo collegio episcopale un nuovo Cenacolo presieduto da un nuovo San Pietro, tutti ispirati direttamente dallo Spirito Santo, affinché conoscano l’arricchimento della fede per i nostri tempi.
Questa idea non è un abbaglio straordinario dei padri conciliari o sinodali, ma una vera rivelazione ordinaria di Giovanni Paolo II che l’aveva già descritta nella sua «Redemptor hominis» (6b): «A tutti coloro che, per qualsiasi motivo, vorrebbero dissuadere la Chiesa dalla ricerca (arricchimento) dell’unità universale dei cristiani, bisogna ripetere ancora: E’ lecito a noi non farlo? Possiamo […] non aver fiducia nella grazia di Nostro Signore, quale si è rivelata, nell’ultimo tempo, mediante la parola dello Spirito Santo, che abbiamo sentito durante il concilio [Vaticano II]? Facendo così, negheremmo la verità che concerne noi stessi e che l’Apostolo ha espresso in modo tanto eloquente (1 Corinti 15, 10)».

Cosa sottintendesse questa «unità universale» fondata su di una fede arricchita, sarebbe ancora da svelare in tutti i suoi aspetti oscuri.
Include il vodù?
Certo è il fatto che lo stesso Apostolo aveva esortato i cristiani: «Anche se noi stessi o un angelo del Cielo venisse ad annunziarvi un Vangelo diverso (ispirato da una nuova Pentecoste) da quello che vi abbiamo annunziato noi, sia egli anatema» (Galati 1, 8).

Il processo alle inversioni del Vaticano II

Questo processo contro le intenzioni spurie del Vaticano II data da almeno 45 anni, quando si è formato il Coetus Internationalis Patrum, a cui parteciparono centinaia di padri conciliari.
Il suo grande organizzatore fu l’arcivescovo di Diamantina, il brasiliano Geraldo de Proença Sigaud, che solo potè dare forma a questo fronte di resistenza cattolica quando dei cardinale vi aderissero.
Questi erano bloccati dalla voce sparsa da monsignor Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, per cui certe critiche [in nome della Tradizione] sarebbero offese al Papa.
Ma alla terza sezione di quella assemblea, il primo cardinale capì che c’erano ragioni sufficienti per opporsi all’andazzo conciliare dettato dagli innovatori.
Si tratta del cardinale Santos, arcivescovo di Manila, che vi aderì nel settembre 1964.
Poi vi aderirono anche i cardinali Ruffini, Siri, Larraona e Browne.
A questo fronte di resistenza clericale è corrisposto quello laico, ricordato nell’articolo «Il Segreto sul ‘katechon’ e la triplice alienazione» .

Ma questo fronte di resistenza cattolico era mosso solo dall’urgente necessità di impedire innovazioni particolari o di far fronte all’intero piano di aggiornamento della Chiesa al pensiero moderno, come dal discorso inaugurale di Giovanni XXIII?
Ebbene, con il documento «Nostra Aetate» era finalmente chiaro che quel Concilio, che si era voluto solo pastorale, intendeva in realtà varare una dottrina alternativa alla tradizionale teologia della sostituzione di origine evangelica.
Era ormai confermato il sospetto che il cardinale Agostino Bea, d’accordo col piano dettato dall’esponente del «B’nai B’rith» Jules Isaac, consapevolmente o no aveva «innescato sotto il Concilio una bomba ad orologeria che a suo tempo è esplosa facendo tremare le fondamenta stesse della Chiesa».

Si tratta della manipolazione fatta sulla teologia della sostituzione.
Essa, seguendo i Vangeli e San Paolo considera l’Alleanza col Popolo eletto in rapporto al Messia.
L’alleanza e l’elezione non hanno una ragione umana ma divina: la preparazione e accoglimento del «Desiderato delle nazioni», il Figlio di Dio incarnato, il Cristo Gesù.
E San Paolo spiega ai Romani ed agli ebrei che Dio rinnova l’Alleanza con il nuovo popolo, nuova Israele che accoglie l’inviato Messia crocefisso.
E la teologia tradizionale parla delle due Alleanze, l’Antica e la Nuova, perché sia chiaro il disegno divino della sostituzione dell’Antica, della Torah, con la Nuova ed Eterna Alleanza del Vangelo, che porta a compimento e perfezionamento quella prima.
Del resto, si può costatare che c’era già allora un giudaismo post-biblico che sovrapponeva il commento rabbinico della Cabbala e del Talmud alla Torah dell’Alleanza.
Dunque è insostenibile l’affermazione che ci sia ancora una Israele antica erede dell’Alleanza per la venuta e l’adesione al Messia, ma che rifiutò Gesù Cristo.
Affermarlo sarebbe riconoscerLo come un falso Messia e condannarLo di nuovo; un’ idea indegna perfino di un antipapa.

Infatti quella reazione ortodossa era già nel titolo della dichiarazione del fronte di laici: «Nessun Concilio e nessun Papa possono condannare Gesù, la Chiesa cattolica, apostolica e romana, i suoi Pontefici e i Concili più illustri. Ora la dichiarazione sugli ebrei comporta implicitamente una tale condanna, e, per questa eminente ragione deve essere respinta».
Nel testo si leggono queste spaventose parole: «Gli ebrei desiderano ora spingere la Chiesa a condannarsi tacitamente e a mutar parere davanti a tutto il mondo. E’ evidente che solo un antipapa o un conciliabolo (sic) potrebbero approvare una dichiarazione di questo genere. Ed è quello che pensano con noi un numero sempre crescente di cattolici sparsi nel mondo i quali sono decisi ad operare nel modo che sarà necessario per salvare la Chiesa da una simile ignominia».

Tutto corretto, ma dov’è questa resistenza decisa ad operare nel mondo per salvare la Chiesa da una simile ignominia?
Sì perché è successo proprio il contrario, ossia un numero sempre crescente di cattolici sparsi nel mondo sono decisi ad accettare la negazione della teologia della sostituzione perché ciò è quel che insegna il Vaticano II e i suoi pastori in modo implicito o esplicito, con gesti clamorosi o con visite ai luoghi dell’Antica Alleanza, che si vuole unica e intatta, data la credenza ostinata nella mancata venuta del Messia.
A questo punto, se uno vuole, per seguire i pastori conciliari della «Nostra aetate», ammettere questa duplice alleanza con Dio che permane nella storia, anche se rifiutata dai fedeli dell’Antica Alleanza, dovrebbe chiedersi quale alleanza fonda l’autorità di quei pastori, poiché Una è di Gesù Cristo, l’altra esiste per negarLo.

Ci può essere un Vicario di Cristo che riconosce e onora la Sinagoga che Lo nega?

Siamo ad un’alienazione d’ordine sofistico che raggiunge un grado terminale ma solo per quelle anime indifferenti all’unica vera Alleanza di Dio realizzata nell’Incarnazione del Suo Verbo.
Ciò richiede una testimonianza nel nostro tempo, opportune importune.
Si dovrà, quindi, prima o poi riprendere quella resistenza clericale e laica che si è persa malauguratamente nel lontano 1965.
Su questa il cattolico istruito sarà giudicato.

Il fumo della confusione entrato nella Chiesa

Il fumo della confusione diviene ancora più fitto a causa del silenzio sulla questione cruciale: potrebbe un chierico investito della carica papale rinunciare ai poteri espressi da questo concetto e disfarsi del simbolo che li raffigura, restando Vicario di Cristo, non più re?
O, al contrario, tale rinuncia riguarda direttamente la carica della Chiesa legata al concetto del potere divino sulle persone e le società?
Concetto che configura l’«autorità suprema di legare e di sciogliere in tutto il mondo, è un dogma cattolico conosciuto per bocca stessa di Gesù Cristo...». (Decreto Super soliditate petrae, Pio VI, 28 novembre 1786).

Se trasferisce questo diritto, che è di Cristo, ai singoli con la libertà religiosa, in tal caso cade sotto quanto stabilisce il Codice Diritto Canonico (1917) canone188: «A causa di rinuncia tacita, qualsiasi ufficio si rende vacante ipso facto, senza necessità della relativa dichiarazione, qualora il chierico: 4) abbia pubblicamente disertato dalla fede cattolica».

C'è infatti incompatibilità assoluta tra giurisdizione cattolica ed eresia.
Fatto ancora più evidente per la Fede se riguarda l’eresia sull’autorità di Gesù Cristo.
Se il Suo potere non si estende all’universo e a tutto il mondo umano, quale sarebbe e da dove verrebbe il potere di chi pretende di rappresentarLo come Suo Vicario?
Sarebbe un potere solo su la Chiesa e il mondo cattolico?
Ma quando e da chi è stato conferito tale potere limitato e indipendente nella Chiesa di Dio?
Se il chierico che ha disertato pubblicamente dalla fede cattolica in questioni di fede decade automaticamente della carica che occupa, tanto più quello che diserta dal senso stesso della carica che rappresenta l’autorità e la visibilità universale di Gesù Cristo.
Allora la rinuncia è doppiamente evidente, non richiedendo alcuna ulteriore dichiarazione.
Lo ha dichiarato il chierico stesso in modo tacito, dal fatto che definisce il suo un potere alieno all’universalità di quello di Cristo Re, venuto solo per un futuro e delimitato mondo cristiano.
Non per gli ebrei e per gli altri.

Quale la confusione di cui nessuno sembra accorgersi?
Che la carica papale possa accordarsi al cangiante pensiero moderno contrario alla Sede di Pietro, che per definizione rappresenta il suo contrario: l’universale perennità che non cambia né coi tempi né con le politiche e tanto meno con gli aggiornamenti modernisti.
Eppure, le parole di Giovanni XXIII racchiudevano tutto il piano del Vaticano II per una nuova coscienza della Chiesa, cioè la rinuncia del concetto di Cristo Re e Giudice; il concetto dell’impero di Dio nella legge degli uomini e delle nazioni.
I seguaci di questo concetto, anche se confuso in altre credenze, possono essere convertiti da Dio alla piena verità, ma chi elabora una religione che abusa dello Spirito di Verità è in guai seri, perché crede nella sua finta verità, che è del tutto imperdonabile; richiama il grande adulterio e lo spirito di Sodoma.
Ciò non esclude che alcuni dei suoi seguaci possano dopo essere stati indotti a partecipare al grande inganno, pentirsi, chiedere perdono e ritornare alla
fede in Cristo Re e Giudice, l’unica che salva.

«Ut domum Apostolicum et omnes ecclesiasticos ordines in sancta religione conservare digneris, te rogamus, audi nos».

Arai Daniele

Fonte: www.effedieffe.com