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Orso Brrrrr
14-04-02, 15:16
Un'interessate storia di archologia che riguarda i nostri antenati
Celti (da IL GAZZETTINO di oggi):
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Domenica, 14 Aprile 2002


VERONA. Al museo di Storia naturale esposta una sepoltura che è un autentico enigma archeologico
L'ULTIMO VIAGGIO DEL PRINCIPE CELTICO
La Tomba 7, rinvenuta nel ’98 lungo l’argine dell’Adige, contiene le ossa di un bambino


Verona(nostro inviato)

Non era un principe guerriero, ma un principe bambino. Morì 22 secoli fa, e la tribù gallica cui apparteneva gli tributò gli onori del guerriero. Per arrivare, però, a queste conclusioni si è dovuto procedere come nella risoluzione di un giallo.

Nel gennaio 1998, quando fu individuata una importante necropoli celtica nel Basso Veronese, gli indizi c'erano tutti per annunciare di aver trovato lungo l'argine dell'Adige, a Lazisetta di Santa Maria di Zevio, la tomba di un guerriero o di un principe celtico, perché una sepoltura così ricca solo un uomo di alto rango se la sarebbe potuta permettere: c'erano le armi, come la spada lunga, l'umbone dello scudo, la lancia e il giavellotto; c'erano ancora le ruote del carro; c'era un piccolo tesoretto di monete, forse diretta espressione di ricchezza, forse pedaggio al regno dei morti (25 denari d'argento e 10 assi o semisse di bronzo: considerando che generalmente per il viaggio nell'aldilà Caronte "si accontentava" di 1-2 monete, qui ce n'erano ben 35, il che confermava l'eccezionalità del personaggio); c'erano alcuni attrezzi agricoli, come la falce, la roncola da vigna, l'ascia e la cesoia per tosare le pecore; c'erano molti vasi di terracotta necessari al defunto per il banchetto dell'aldilà, ma anche vasellame in bronzo per il simposio tenuto in suo onore dalla famiglia e da tutto il clan.

Eppure fin dall'inizio, quando ci si imbattè nella Tomba 7, isolata e in evidenza rispetto alle altre (ne sarebbero state complessivamente rinvenute alla fine 118, tutte databili tra il II secolo a.C. e il I d.C.), Luciano Salzani della soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto capì subito di essere di fronte a una scoperta eccezionale ma anche a un enigma archeologico: quello che rimaneva non erano le tracce di un agile carro da guerra celtico a due ruote, ma di una sua versione da cerimonia, a quattro ruote, più massiccia e impacciata nei movimenti; le armi deposte con le ceneri del defunto, tutte bellissime, non erano mai state usate; gli attrezzi agricoli facevano pensare a un colono più che a un guerriero, cioè a una situazione più plausibile per la società del II secolo a.C., quando le tribù galliche erano pacificate e stavano entrando poco a poco nella sfera di influenza di Roma.

Solo il defunto, avrebbe potuto svelare il mistero. Ma questo principe celtico, sepolto con il rito dell'incinerazione, non era più in grado di svelarsi a noi: di lui era rimasto un mucchietto di ossa e ceneri raccolte dopo la pira funebre probabilmente in un tessuto secondo un'usanza tipica del celti Cenomani. Nel corso dei millenni, però, quelle ossa combuste erano andate disperse nel terreno della fossa di sepoltura.

A restauri e ricerche ultimati, è invece arrivata a sorpresa anche la risposta: «La Tomba 7 custodisce la sepoltura di un principe bambino», annuncia con tutta la prudenza necessaria in questi casi l'archeologo Luciano Salzani, spiegando la ricca sepoltura di Lazisetta ora esposta nella mostra "I celti. L'ultimo viaggio di un principe", aperta fino al 5 giugno al museo di Storia naturale di Verona, grazie a una stretta collaborazione tra Comune di Verona, musei civici scaligeri e soprintendenza. «Al momento del ritrovamento», ricorda Salzani, «manifestammo la speranza che con un congruo finanziamento fosse presto salvata questa tomba eccezionale, preziosa testimonianza dell'ideologia funeraria della popolazione indigena della pianura padano-veneta alla vigilia della romanizzazione (II-I secolo a.C.). E ora possiamo dire di esserci riusciti grazie a uno stanziamento di 50 milioni del ministero, recuperati dal fondo a bilancio per l'emergenza».

In mostra si può vedere una ruota del carro funebre ricostruita nelle dimensioni reali di un metro di diametro, con alcune parti originali, come il mozzo. Mentre rimane un'ipotesi di lavoro il numero dei raggi, che non si conosce con certezza. «Del carro che misurava un metro per un metro e mezzo, si propone invece un modellino in scala, sunto delle nostre conoscenze sui carri celtici del II secolo a.C.: in questa ricostruzione ci è stato di grande aiuto per i dettagli il cosiddetto carro II di Dejbjerg, scoperto in Danimarca, che è il più completo degli esemplari a quattro ruote finora riportati alla luce».

Ma sicuramente il momento espositivo più emozionante è la ricostruzione della sepoltura a fossa con vasellame e oggetti in bronzo e ferro del corredo funebre ancora nella posizione così come li hanno ritrovati gli archeologi dopo quasi 2200 anni. «Tra gli avanzi del simposio c'erano i resti di un cosciotto di maiale», spiega Salzani. «Vuol dire che anche i padani di allora apprezzavano il prosciutto». Le sorprese sono venute però dallo studio dei resti ossei combusti nella pira funebre. «Erano piccoli frammenti di ossa. Così sono state fatte analizzare per capire quale animale fosse stato sacrificato. E la risposta dell'esperto di ossa animali è stata sconcertante: ci sono ossa di maiale, ma anche ossa umane», narra Salzani, ancora incredulo. I frammenti "sospetti" furono allora sottoposti all'esame di un esperto paleoantropologo il quale, dopo prove e confronti, ha stabilito che le ossa combuste appartenevano a un bambino tra i 5 e i 7 anni. Il misterioso defunto "di riguardo" cominciava finalmente a rivelarsi. «Il problema è ancora aperto», conclude Salzani. «Ma è certo che gli studi futuri dovranno partire da questo dati. La domanda ora è: chi era questo bambino per ricevere tali onori?».

Graziano Tavan
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Domenica, 14 Aprile 2002

Verona, "I Celti. L'ultimo viaggio di un principe", mostra al museo civico di Storia naturale dal 5 marzo al 31 maggio.
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Dunque, tutti a Verona a visitare il museo di storia naturale entro il 31 Maggio!:K

Serenissimi padani saluti