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Visualizza Versione Completa : Da Biagi a Santoro ... telenovela del "servizio pubblico" TV



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la_pergola2000
18-04-02, 21:12
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Cari amici
Enzo Biagi può dire in televisione quello che vuole, può prendere i soldi che vuole, nessuno deve imporgli qualcosa, il Presidente del Consiglio deve stare attento a dire certe cose, anche se Biagi un giorno si e un'altro pure lo attacca su qualsiasi cosa tocchi o guardi.
L'intervento su Bocca nel Corriere era un esempio di ipocrisia giornalistica ed ho spiegato come ha cambiato e costruito la vita politica sua e di Bocca.
Tutte le sere dovremo sentire gli interventi di Biagi, così potremo disentire anche su di lui, se non ci fosse più come potremo dissentire?
Per Santoro è lo stesso, dovrebbe sempre parlare e costruire quei dibattiti settimanali che ci fanno delle volte pensare e criticarlo.
Anche lui se non ci fosse più ci mancherebbe.
Comunque avete sentito qualcuno come sono iniziate le procedure di licenziamento?
Fateci sapere qualcosa, perchè dalle dichiarazioni di Biagi, sulla libertà di stampa e sui richiami alla democrazia americana, nonchè le dichiarazioni di Rutelli, Nania, Fassino sembra che già i due siano stati licenziati.
Non credo alle mie parole.
Forse Berlusconi dalla Bulgaria, ha assorbito quell'aria dittatoriale Bulgara che deve essere rimasta nell'aria, farebbe meglio a ritornare a casa, cos'è tutto quel continuo sbaciucchiamento con gli ex comunisti, bulfari, romeni, russi.
Quà Biagi e soci tentano un colpo di stato televisivo, speriamo che tutto si acquieti. Biagi già minaccia di andarsene, consiglierei ai nuovi dirigenti Rai di fermarlo, attenzione potrebbe fare come Bocca, ma dove andrà alla Mediaset?
Comunque c'è poco da scherzare, cosa faranno da domani gli italiani in servizio indignato effettivo?
Ciao a tutti.

kid
19-04-02, 12:47
SUL SITO DEL PRI LA NOTA POLITICA E' DEDICATA ALLA VICENDA, se l'amico Nuvola Rossa me lo consente ve l'anticipo:

tratto dal sito web
http://www.pri.it

“Fra i capitoli del programma elettorale della Casa delle libertà, ve n’è uno che concerne la necessità di privatizzare la Rai: tema caro ai repubblicani, e che abbiamo caldeggiato nelle settimane passate in più occasioni. E’ anzi da molti anni che sosteniamo la necessità di affidare la televisione pubblica al mercato, anche perché in Italia abbiamo visto proprio un sistema televisivo privato, Mediaset, dare lezioni di oggettività alla Rai. La necessità di realizzare questo punto del programma è avvertita anche da altri esponenti della maggioranza oltre ai repubblicani, che sono, per inciso, personalità di rilievo, come il Presidente del Senato, Marcello Pera, ed il presidente della Commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva.
Un piano di privatizzazione della Rai è certo cosa molto delicata e che richiede tempo, ma è necessario che venga avviato al più presto e che il presidente della Rai ed il nuovo Consiglio d’amministrazione si pongano questo obiettivo fin da ora. E’ l’unico modo per evitare polemiche, guerre di lottizzazione e cadute di stile che altrimenti ci accompagneranno ad ogni rinnovo dei vertici e per tutto il proseguio della gestione delle nuove dirigenze.
Lo scriviamo, questo, perché abbiamo visto la partita poco edificante delle nomine del Cda e quella altrettanto discutibile delle direzioni varie. Non crediamo che la sinistra possa permettersi di dire proprio nulla in proposito, ma in ogni caso riteniamo che sia ora di voltare pagina.
L’interesse di questa maggioranza è di aprire un nuovo corso dell’ente televisivo e sarà giudicata dall’elettorato anche per questo.
Vogliamo poi dire sommessamente che il presidente del Consiglio ha tutte le ragioni per pensare che certi professionisti della televisione pubblica hanno usato il video a loro discrezione, incuranti delle fondamentali regole di equilibrio e di rispetto dell’obiettività che il mezzo richiede. Ma ciononostante il presidente del Consiglio non ha motivo di riferire pubblicamente questo suo leggittimo pensiero, tanto meno di renderlo noto all’estero durante una visita di Stato. Le questioni che concernono la televisione non sono di sua esclusiva competenza e certe prese di posizione prestono il fianco ad attacchi feroci e dannosi che vorremmo che Berlusconi evitasse a sé ed ai suoi alleati.

la_pergola2000
19-04-02, 15:19
Cari amici
su Repubblica di oggi tre pagine dico tre pagine si sono interessate del caso "Biagi", non parlo di Biagi professore di diritto del lavoro, ma del suo omonimo e paesano non parente cioè del Biagi giornalista in servizio indignato effettivo sul canale uno della rai.
Finalmente ho capito cosa ha detto Berlusconi in Bulgaria, patria di dittatori,di Simeone e delle cosiddette maggioranze bulgare,nonchè di cristiano ortodossi amici del vaticano, la Repubblica noto giornale obbiettivo e inter pares ha detto che Berlusconi vuol licenziare Biagi giornalista e Santoro giornalista, adesso ho capito.
Cosa aspettiamo a buttar giù Berlusconi, il noto dittatore, capo di avanguardie squadriste di picchiatori e fautore del discorso "farò dell'Italia un popolo di telespettatori" neanche il povero Orwell si immaginava che si potesse arrivare a tanto con la televisione.
Anche Calvin nella sua paura di giornalista crede che Berlusconi "in una visita di Stato" accanto a Simeone capo della Bulgaria abbia detto quelle cose, in realtà abbiamo rivisto la registrazione, le ha dette in una confrenza stampa, rispondendo ad una domanda precisa di un giornalista italiano al seguito.
Anch'io credo che Biagi debba continuare a dire la sua nella televisone pubblica o privata, perchè come ha sottolineato, è dal '61 che è in RAI con i suoi contratti scandalosi, è stato il primo ad avere il contratto più alto , è stato il primo ad inaugurare i contratti favolosi della Rai, l'ho già detto altre volte, il personaggio sta con tutti e se qualcuno gli rompe i coglioni si incazza, lui deve avere solo amici, se qualcuno dissente non è solo un suo nemico, ma un nemico dell'Italia, e della libertà, con questo discorso, il nostro ha viaggiato gratis sotto tutte le bandiere, se vi andaste a rileggere l' intervento che ha fatto su
Bocca nel Corriere è un esempio di ipocrisia classica del suo repertorio.
IL vecchio socialista di Dio, come fu definito nel passato, ha colpito ancora nel segno, e cercando l'immortalità l'ha trovata, per decenni ha avuto invidia di Montanelli ora sembra che è finalmente arrivato dove voleva arrivare.
Quello che ha fatto l'anno scorso , vi ricordate a quattro giorni dalle elezioni ha messo su un comizio con il re della comicità Benigni, e nessuno lo ha denunciato, mentre in tutta l'Italia, la destra e la sinistra rispettose si attenevano alla legge.
Un nostro segretario provinciale nel '92 è stato denunciato e condannato perchè gli attacchini avevano messo un manifesto ad appena mezzo metro, dico mezzo metro, dal posto normale assegnato al partito.
Alla faccia del bicarbonato, a prescindere, caro giudice non ci vedo sono preside.
IL "caro" Biagi non crederà di far dimenticare il vero e coraggioso Biagi, colui che voleva pacificare gli animi nello scontro governo- sindacati, quindi un vero democratico, una persona da difendere e ricordare.
IL '68 non ci farà dimenticare Don Milani, usato dalla sinistra sessantottina, e dal pci poi.
In tutta questa confusione, non dimenticheremo i veri democratici, quelli che non ci guadagnano mai, ma che fanno fare un salto in avanti alla democrazia.
Berlusconi dovrà essere redarguito, Letta all'estero non lo tiene, c'è solo l'addetto stampa,speriamo comunque che possa continuare a dire come la pensa, non saremo noi che chiuderemo la bocca a qualcuno, come non la chiudiamo a Biagi, a Santoro ecc.
Santoro è un caso a se.
Le invettive ricadono su chi le ha fatte, quindi mi permetto di dire la mia sull'invettiva di Biagi.
Ciao a tutti.

echiesa
19-04-02, 16:05
Luttazzi mi faceva ridere moltissimo a Mai dire gol , meno alla Rai o quando vuole fare il santone.
Enzo Biagi lo apprezavo tantissimo anni fa, lessi tutti i suoi libri, poi un pò mi stufò. Ora lo leggo sul Corriere della Sera, difficilmente lo guardo alla televisione( ha avuto passaggio fugace fra i nostri elettori).
Santoro non è che mi sia particolarmente simpatico, ma le sue trasmissioni hanno in qualche modo cambiato il metodo di fare giornalismo in TV ( una volta dichiarò di avere anche votato PRI).
Con il telecomando adesso la gente pratica una sorta di censura personale, guarda ciò che le piace o ciò che le interessa altrimenti click ed altro programma.
Qui Berlusconi con la sua dichiarazione mi ha fatto paura. Si Amici, mi ha fatto paura. Non credevo a rischi per la democrazia, a tentativi caudillistici, a fascismo strisciante e ben nascosto. Neppure ora ci credo, ma le dichiarazioni di Berlusconi mi hanno fatto paura. Non è una presa di posizione anti-Lui. Mi ha fatto paura come me la fa chiunque approfittando di una posizione intenda eliminare voci contrarie, da qualunque parte provengano.
Mi hanno fatto perdere voti, cavolo, domani se perde che si fa, si cementano i ripetitori di Rete 4??? Si elimina tutta quella fauna di Nani e Ballerine che regolarmente si attaccano al carro del vincitore di qualunque colore o credo politico esso professi??
Proibiamo le edizioni dei giornali non in linea???
Cari amici del forum, come repubblicano e come uomo, soprattutto come uomo, certe affermazioni non mi piacciono nulla, proprio per niente. E oggi non venga a spiegare che per l'ennesima volta il suo pensiero è stato travisato e sono stati i suoi nemici a mettergli in bocca simili cose. Sarebbe peggio . O tace o chiede scusa ma non a loro od a me, ma agli italiani, a tutti gli italiani che amano la libertà di espressione.
La farò troppo grande???Forse, ma sono particolarmente impressionato. Come lo ero da Dalema che denunciava Forattini, dal PCI che minacciava lo stesso Forattini anni fa per una vignetta su Berlinguer, sulle censure da parte di espneneti democristiani a certi programmi od a certi personaggi.
saluti
echiesa:fru
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altre cose su
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&postid=72082#post72082
Forattini

la_pergola2000
19-04-02, 16:25
Caro echiesa
come sempre ripeto e sottolineo che tu sei una risorsa per la democrazia repubblicana.
Berlusconi, sono d'accordo con te, dovrebbe chiedere scusa, però solo ai giornalisti, perchè come tu sostieni come telespettatore e lettore non ti sono particolarmente simpatici i giornalisti di cui parliamo, però come democratici dovremmo sostenere che tutti dovrebbero dire la loro, anche se tali giornalisti se ne fregano di noi.
Ciao.

echiesa
19-04-02, 23:00
Certo, in una democrazia come penso tutti la intendiamo, deve essere possibile a tutti esprimere le proprie idee. Deve questa democrazia essere talmente forte da non temere assolutamente ogni possibile "idea strana", dovrebbe saperla espellere e rifiutare.
Qui le parole del Presidente del Consiglio ( dico, del Presidente del Consiglio) rappresentano un "vulnus" a quanto io penso. Ho vinto, mi sei stato contro, io ti caccio. Siamo anche ai sondaggi di datamedia in cui si dice che Berlusconi farebbe bene a mandare a casa i giornalisti. Ma ci rendiamo conto???
Qualcuno ora mi risponderà che sono il solito esagerato, che i comunisti, che Bertinotti, che Agnoletto, che il centrosinistra, che Zaccaria.............
Qui abbiamo il Capo del Governo del MIO PAESE che invoca la cacciata di giornalisti dalla TV pubblica perchè gli sono stati contro.
Poi qualcuno mi parla che non esistono conflitti di interessi.
Continuo a ripetere che non credevo e non credo tutt'ora a rischi per la democrazia. Ma tante volte i mali peggiori cominciano con piccole febbri e dolori da nulla.
saluti
echiesa:fru

trifoglio
20-04-02, 01:18
Cari amici io condivido pienamente la nota politica del PRI,ma chiedo a voi che giustamente fate rilevare che in una democrazia come tra l'altro la intendiamo noi ci deve essere spazio per tutte le voci, ma mispigate dove' il contraddittorio in Biagi, dove' il contraddittorio in Santoro, in una televisione pubblica il giornalista deve essere superparters o fortemente schierato?
Non possiamo pensare solo perche' sia Biagi e Santoro come dite voi qualche volta forse hanno votato per noi (e non ci credo) sono bravi.
Io ritengo che Berlusconi abbia sbagliato a dire quelle cose perche' non gli competono e non gli conviene fare quelle polemiche, ma rimane il fatto che nella sostanza del problema abbia ragione lui.

la_pergola2000
20-04-02, 13:43
Biagi - Santoro e chi altro sia contro il centrodestra devono poter parlare in Rai e nelle altre televisioni.
I loro contratti devono essere pubblici, perchè essendo pesonaggi pubblici non vedo perchè debbano nasconderli, tutti i lavoratori devono renderli pubblici loro no, perchè?
La Rai, come ha detto Baldassarre, fa bene a difendere i propri impiegati, per Fazio è un'altro ragionamento, non sa più come spendere i miliardi che ha avuto gratis, quindi starà un pò di tempo lontano dalla televisione, anche perchè ancora deve dimostrarsi come autore, le semplici comparsate alla Bonolis, lasciano il tempo che trovano.
L'ex consigliere democristiano di Sant'Arcangelo di Romagna in arte Luttazzi, ha ancora tanti rifiuti da mangiare che può benissimo stare fuori dalla RAi, anche perchè non preme per entrare.
Probabilmente non ha ancora pronti i testi.
Ciao.

la_pergola2000
21-04-02, 11:58
Cari amici
credo di aver il permesso di Erasmus di dire ancora la mia su un personaggio dei Ds come Scalfari, il quale parlando di libertà di stampa, prefigura un tg3 come riserva indiana per i dissenzienti della sinistra,
State certi che nessuno manderà via nessuno dalla Rai, però i contratti dovrebbero essere più controllati, come quelli delle comparsate.
Oggi sul messaggero cronaca di Pesaro, un gruppo di intellettuali dei Ds, dissenzienti dai loro gruppi dirigenti hanno fatto una conferenza gemellaggio con "Pancho" Pardi e Furio Colombo in diretta dall'Unità, dicendo che non è un caso che gli intellettuali siano tutti a sinistra, sta scritto e può essere documentabile.
L'egemonia continua ancora, che razza di intellettuali sono e che intelligenza esprimono, se si sentono superiori a qualsiasi altro.
Anche Moni Ovadia è stato testimone a distanza di questa cosa.
Aquando la cosa tre?
Ciao e grazie per avermi permesso di esprimere la mia opinione.

la_pergola2000
22-04-02, 14:12
Caro Erasmus
non è un paradosso è proprio quello che penso, l'atteggiamento da padrone delle ferriere (Ohnet) del presidente del consiglio no l'ho mai potuto sopportare.
Biagi non è quel santino che si è costruito addosso, lo stesso soprannome degli anni '70 "socialista di Dio" la dice lunga sulle sue posizioni politiche.
La difesa di Tortora in quel periodo era uno sport preferito da tutti i giornalisti e da tutti quei socialisti che davano addosso ai "pretori d'assalto"
che poi sono diventati giudici, poi sono diventati deputati e ministri e sottosegretari.
Santoro lo so chi è, come lo sai tu e tutti, quindi è una persona sincera nella sua posizione, se fa una trasmissione so come la condurrà, sò chi inviterà, so addirittura quale sezione di rifondazione ci sarà, e quali giornalisti di parte ci saranno, tu lo hai descritto molto bene, come d'altra parte avevo già fatto più sopra.
Invece Biagi non si sa mai come la pensa e mette il suo mestiere dove crede di guadagnare qualchecosa, sono famosi gli scandali
per le sue parcelle d'oro in televisione fin dagli anni '60.
Ciao.
Luttazzi è una persona più intelligente, sembra da quello che si legge in questi giorni che non tenda a fare la vittima, il che è una bella cosa, non approfitta per fare il martire del "capataz" ( a proposito non sai chi erano i capataz).
Cosa diversa per Fazio, il quale per una comparsata mancata, fa la vittima, il che non è una bella cosa. Se vuoi lavorare in televisione ci fai vedere un programma, ci dici che staff porti,
stiliamo un contratto ecc ecc.
Così si fà nel mondo civile, meno che in Italia,

Leggo che anche tu sostieni questo.
Quini piena corrispondenze di opinioni su personaggi in questione.

nuvolarossa
05-05-02, 14:27
Articolo 643 del codice Penale

A leggere sui giornali che lo stipendio annuo di Michele Santoro è di un miliardo e 200 milioni ci sono venute in mente le centinaia di cittadini che hanno girotondato in questi giorni intorno alle sedi Rai per difendergli il posto di lavoro e ci siamo domandati, ma la circonvenzione di incapaci non è un crimine?

Roma, 2 Maggio 2002
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
tratto dal sito http://www.pri.it/archiviodiavoletto.htm

nuvolarossa
10-05-02, 23:26
Rai/Nucara: no a blocco programmi ma problema esiste

Il segretario del P.R.I., Francesco Nucara, e' per il ritiro della mozione che chiede di bloccare alcune trasmissioni della Rai fino alle elezioni amministrative, ma ''cio' non significa - avverte - che non si debba affrontare il problema della correttezza dell'informazione''. ''La liberta' di stampa e di critica - sottolinea Nucara - e' un bene fondamentale'', ma la legge sulla par condicio ''e' stata - secondo il segretario del P.R.I. - abbondantemente violata nell'ultima campana elettorale''. Per questo il parlamento ''deve intervenire per rendere piu' efficaci'' queste norme, ad esempio introducendo, propone Nucara, sanzioni ''anche disciplinari'' per coloro che ''realizzino comportamenti partigiani, in violazione della legge''.

echiesa
11-05-02, 07:36
Per una volta tanto:eek: :eek: sono daccordo col comunicato. E' vero, la par condicio nell'ultima campagna elettorale è stata violata; ed è violata tutt'oggi. MA LA PAR CONDICIO NON MI DIRETE MICA CHE L'HA VIOLATA SOLO L'ULIVO????Con Mediaset in mano a Berlusconi la par condicio l'avrà mica violata solo il csn??
E mi tocca senetire nel 2002 che si vogliono sospendere le trasmissioni , guarda caso con nome e cognome dei vari giornalisti che dapprima comparvero nella lista leghista, poi nella lista "criminosa" berlusconiana, questa volta addiritura con Vespa e Porta a Porta, trasmissione ruffiana quante altre mai, ma che ospita anche qualche elemento dell'opposizione, quindi non si sà mai. Su mediaset il buon Fede può continuare a fare e dire ciò che vuole, nessuno lo tocca.
Non lo avrà risolto i csn, e questa è sua gravissima colpa, ma dire adesso " che vi aspettate, che lo risolviamo noi " mi sembra ancora peggio, dato che abbiamo inoltre rischiato una crisi istituzionale sulla legge votata dal parlamento con Ciampi che intendeva rimandarla alle Camere. Adesso abbiamo un Presidente del Consiglio con 3 stazioni televisive ( non scordiamoci poi, ma nessuno lo dice, le miriadi di televisioni locali collegate a Mediaet), altre 3 stazioni , quelle pubbliche, sotto il suo controllo, Datamedia, per la quale mai c'è stato un minimo di calo di popolarità del Governo e di Berlusconi vince la gara per i sodaggi RAI. Sarà ora VERAMENTE di cominciare a stare un pò attenti???
Che ne dite?
saluti
echiesa:fru

nuvolarossa
30-07-02, 21:26
L'approvazione del Pri al messaggio del Capo dello Stato sull'informazione

Il messaggio che il Capo dello Stato ha inviato alle Camere incontra la piena approvazione dei repubblicani, che in esso rilevano la particolare sensibilità del Presidente Ciampi verso un tema - quello dell'informazione - che l'evoluzione della tecnologia ha reso particolarmente vitale per il futuro della stessa democrazia.

Il PRI è convinto, d'altro canto, che nell'attuale Parlamento esistano tutte le condizioni politiche per giungere alla sollecita approvazione di una legge che regolamenti con equilibrio ed efficacia l'intera materia, a patto che siano evitate non corrette e non giustificate strumentalizzazioni di parte.

Il PRI si adopererà, nei limiti della sua influenza politica, perchè il messaggio del Capo dello Stato abbia rapidamente seguito in Parlamento.

Roma, luglio 2002
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tratto dal sito web
http://www.pri.it

nuvolarossa
24-08-02, 21:18
L’INTERVISTA

Maccanico: il nostro progetto sulle tv
«Un tetto pubblicitario del 25% non può bastare per avere pluralismo»

ROMA - Anche l’Ulivo ha un suo progetto di riordino del sistema radiotelevisivo. A predisporlo è stato l’on.Antonio Maccanico, già autore di quella riforma del sistema radiotelevisivo che è in vigore ancora oggi. «Fu una legge approvata con l’astensione delle opposizioni» ricorda Maccanico, quasi a voler sottolineare l’esigenza di trovare un terreno di intesa su questo tema (il ministro delle comuniucazioni Gasparri, presentando la sua legge in anteprima, ha parlato di una possibilità di incontro «con l’area più responsabile dell’opposizione, penso a Claudio Petrucciolim e Antonio Maccanico con cui sono già d’accordo di vedermi al ritorno dalle vacanze»). Per ora l’intesa la devono trovare sul suo testo le varie componenti del centrosinistra.
Quando esamineranno il suo progetto i partiti dell’Ulivo?
«L’intendimento è di arrivare a chiudere entro il mese di agosto, al massimo per i primi di settembre. Stiamo cercando l’accordo».
Gasparri vorrebbe accelerare i tempi di presentazione del suo disegno di legge.
«Ma anche lui deve raggiungere prima il consenso di tutte le componenti della maggioranza».
Nel progetto del ministro si parla di abolizione delle barriere proprietarie. Siete d’accordo?
«Le barriere di settore devono cadere, ma senza per questo indebolire le soglie antitrust».
Può bastare un tetto pubblicitario del 25 per cento, come prevede Gasparri?
«No, se vogliamo fare un passo avanti verso il pluralismo e facilitare il superamento del duopolio. Questo è il principio su cui ci si deve impegnare per cambiare volto al nostro sistema rediotelevisivo».
Onorevole Maccanico, quali sono le novità del suo progetto?
«Noi partiamo dalle linee guida fissate dal presidente Ciampi nel suo messaggio. È stato un discorso serio proprio per superare il duopolio e rivedere la disciplina del servizio pubblico, staccandolo dall’influenza preponderante della politica. Su questa base bisogna raccogliere il consenso del Parlamento. In ogni caso questa dovrà essere una legge di principi, che lasci da parte la fase di regolamentazione. Inoltre dovrà tenere conto del nuovo articolo 117 della Costituzione che dà un ruolo più ampio alle Regioni».
All’orzzonte, neppure troppo lontano, ci sono le nuove tecnologie digitali.
«Se non studiassimo delle norme transitorie che in prospettiva guardino al futuro, il traguardo del 2006 per la piattaforma digitale potrebbe diventare una chimera».
Intanto, però, le tv satellitari sono in grave sofferenza: da una parte c’è la diffusione già ampia di paraboliche, si calcona che ce ne siano in giro già oltre cinque milioni, dall’altra la pirateria che tartassa il settore.
«Anche questo è un punto nevralgico di cui si dovrà tenere conto».

m.mol.

nuvolarossa
24-08-02, 21:21
Gasparri presenta la Cirami della tv

Quasi pronta una legge che salva Rete 4 dalla sentenza della corte costituzionale

SARA MENAFRA

«Un altro ddl Cirami» secondo il portavoce del correntone Vincenzo Vita non ci sono dubbi. La legge sulla televisione elaborata dal ministro Gasparri durante la pausa estiva (e raccontata a Panorama di questa settimana) ha più o meno la stessa funzione del decreto salva Previti: «è una legge fotografia che ha come principale scopo quello di legittimare l'attuale situazione di Mediaset».
Il progetto che Gasparri potrebbe presentare al consiglio dei ministri del 6 settembre (o addirittura a quello del 30 agosto) interverrà prima di tutto sui tetti anticoncentrazione fissati nella legge Mammì del 1990 e in quella Maccanico del 1997: non ci sarà più limite al numero delle reti televisive che uno stesso gestore può possedere (attualmente sono tre) ma ogni operatore non potrà avere più del 25% del fatturato pubblicitario realizzato complessivamente nel sistema dell'informazione in Italia: se attualmente il tetto è fissato al 20% dei ricavi complessivi ( e sia Mediaset che la Rai non sono in regola) la nuova legge porterebbe le quote proprio al livello che oggi detiene Mediaset.

Ed è qui che spunta l'«effetto Cirami». Perché alla fine di settembre la corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità di un articolo della legge Maccanico, cioè quello che aveva di fatto rimandato lo spostamento di Rai 3 e Rete 4 su satellite, delegando la decisione all'Autorità delle comunicazioni. Se la corte dovesse dichiarare incostituzionale quella parte della legge, Rai 3 e Rete 4 sarebbero da un giorno all'altro oscurate e spostate su parabola. Ed è per questo che il governo, anche questa volta, ha molta fretta e punta a presentare il progetto di legge prima della sentenza, nonostante i tempi siano troppo stretti per arrivare anche all'approvazione. «Sono convinto del massimo rigore della corte - aggiunge Vincenzo Vita - Ma questo governo non guarda in faccia a nessuno. Potrebbero puntare su un effetto annuncio per spingere la corte a rimandare la sentenza in attesa della nuova legge che interviene sul settore».

Il progetto di legge del ministro Gasparri conterrà anche una delega al governo «per armonizzare in un testo unico tutte le norme attuali in tema di radio e tv» ed eliminerà la parte della legge Mammì che impedisce ai proprietari di canali tv di possedere anche quotidiani a diffusione nazionale e viceversa. «L'eliminazione del divieto ha senso se è asimmetrico - ribatte Vita - cioè se è un modo di liberalizzare il mercato televisivo facendo entrare nuovi gestori, in questo caso i giornali, come avevamo stabilito nella legge 1138 che rimase impantanata al Senato. In questo modo invece andiamo verso la monarchia assoluta ed è per questo che la manifestazione sulla giustizia del 14 settembre dovrà parlare anche di comunicazione».

Ieri al meeting di Rimini c'era anche il presidente della Rai Baldassarre che, oltre a definirsi «moderatamente ottimista sulla conclusione dell'accordo» con la Lega calcio per i diritti sul calcio domenicale, ha ripreso il tema del decentramento dei centri di produzione: «non si tratta di spostare ma di distribuire ad altre sedi le attività che vengono date in appalto ai centri esterni, rispondendo ad una sana gestione d'impresa».

nuvolarossa
22-11-02, 19:48
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI58.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
22-11-02, 23:05
RAI: la privatizzazione è la strada maestra per superare la crisi

Continua l'inutile, inopportuno e inconcludente scontro sui vertici dell'azienda Rai. I Repubblicani, anche in questa vicenda dai contenuti francamente squallidi, hanno ribadito la loro posizione, che non è di oggi, di una accelerata privatizzazione dell'ente radiotelevisivo di Stato.

Con piacere abbiamo verificato di non essere proprio da soli a sostenere questa necessità. Lo hanno detto anche i radicali, tramite il senatore Della Vedova, Arturo Parisi della Margherita e il sen. De Benedetti, unica voce nel deserto della sinistra. Ma lo aveva autorevolmente sostenuto, ventiquattrore prima delle dimissioni dei due consiglieri di minoranza, proprio il presidente del Senato, Marcello Pera, in occasione di un dibattito sulla possibile riforma del sistema radiotelevisivo. E vorremmo ricordare ai tanti contendenti che sulla stessa posizione dovrebbe essere la maggior parte dei cittadini italiani che con un voto referendario, mai applicato, si sono espressi, da tempo, a favore della privatizzazione della Rai.

Abbiamo sostenuto, e lo ribadiamo, che un sistema pubblico dell'informazione della dimensione della Rai, non solo non serve, ma è dannoso per la democrazia e per l'economia del nostro paese.

Non crediamo che le ballerine possano costituire un servizio pubblico essenziale, né che sia essenziale alla democrazia una pluralità di reti e canali spartiti tra i partiti.

Né crediamo, e lo abbiamo sostenuto anche nel nostro ultimo congresso, che ci si possa nascondere dietro una finta privatizzazione, come la cosiddetta public company, che si adombra nel disegno di legge del ministro Gasparri.

La posizione dei repubblicani al riguardo è chiara e vorremmo ancora una volta riassumerla: il servizio pubblico dell'informazione può assolvere degnamente ed efficacemente il suo compito con una sola rete televisiva e radiofonica. Le altre due reti devono essere alienate ai privati, subito, ovviamente nel rispetto della legislazione antitrust in vigore.

Soltanto così si possono ottenere tre importanti risultati. Si reciderebbe alla radice la questione del conflitto di interessi, senza ricorrere a bizantinismi legislativi; si garantirebbe un reale pluralismo nel settore televisivo; si creerebbero le premesse per lo sviluppo di una imprenditoria italiana ad alta tecnologia capace di competere sui mercati internazionali, cosa che la televisione di Stato per limiti istituzionali non potrebbe mai fare.

Roma, 22 novembre 2002
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tratto dal sito web del
http://www.prilombardia.it/imgs/pri.gif (http://www.pri.it)

Ruxius
26-11-02, 14:23
Una cosa è chiara...è in atto una guerra civile all'arma bianca...siamo ben lontani da quella democrazia che per alcuni anni della nostra repubblica ha portato benefici al nostro paese..

in sintesi : di Santoro , Biagi e della sinistra fa scandalo che impostino una campagna di aggressione stalinista nei confronti del governo,che fomentino le piazze e i lavoratori , i magistrati i giornalisti le scuole per la lotta politica contro il male Berlusconi a prescindere...

dall'altra è sbagliato anche per reazione, a partire da un clima come questo, che il Polo debba necessariamente rispondere con la legge Cirami , il licenziamento presunto di Santoro e certe dichiarazioni...

Se si riuscisse come un po' in piccolo succede nel calcio a giocare di più , magari meglio e a criticare meno gli arbitri ogni volta (motivo per cui andrebbe abolita la moviola e introdotta la prova TV ) non ci sarebbero certe reazioni...e nel calcio è da espulsione anche la reazione di un giocatore a un fallo...

la sinistra fa ridere quando parla di conflitto di interessi...loro che dominano le tre reti rai e che hanno infiltrati che il presunto dittatore Berlusconi tollera nelle sue reti come Costanzo , Mentana (le Iene e mai dire Goal ) ecc.ecc.

Rete4 sta alla TV come ci sta Rai3 quindi la sinistra al solito parla a vanvera..ma fa proseliti..e da fastidio (COME SEMPRE )

inoltre offende..perchè per la sinistra siamo una marea di bestie vittime del lavaggio del cervello di Berlusconi...da che pulpito arriva la predica...

sarebbe molto più bello invece SMETTERLA DI DARE FASTIDIO...
e rinnovare il proprio voto alla sinistra alla fine dei 5 anni di democrazia...se non siete soddisfatti..
invece no la sinistra perde per i c******* che sono stati COMPRATI DA BERLUSCONI !
gli italiani sono un popolo di ignoranti !
invece no OGNI GIORNO E' POLEMICA ATTACCO SCONTRO IN PARLAMENTO SCIOPERO GIROTONDO E PROTESTA
BEN PRIMA di ogni legge Cirami e dell'articolo 18 !

FA RIDERE che la sinistra critichi un governo che era stato ELETTO perchè fa cambiamenti, quei CAMBIAMENTI che erano CIO' PER CUI QUESTO PARTITO ERA STATO SCELTO !

In sostanza l'opposizione pretende di più di quanto gli è lecito...
e l'ovvia reazione porta ai gravi e ripetuti errori come la legge Cirami e certe dichiarazioni....
insomma nessuno è perfetto..

MA NOI ITALIANI RIPRENDIAMOCI IL DIRITTO DI DECIDERLO ALLE PROSSIME ELEZIONI !

La sinistra è veramente una malattia della società !
A me fa rabbia che durante i 5 anni del governo il Polo non abbia fatto i girotondi e sia stato buono ad aspettare di rivotare...
NONOSTANTE UN GOVERNO DI SINISTRA FACESSE OVVIAMENTE COSE CHE NON PIACCIONO A UN POLO!

Ma solo fermare il campionato potrebbe far ritornare un po' di mente serena in questa guerra civile !

nuvolarossa
26-11-02, 15:23
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI65.gif
a Ruxius sulle pagine del Forum dei Repubblicani Italiani

nuvolarossa
12-02-03, 22:58
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI142.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/archiviox.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

Ruxius
13-02-03, 15:04
Ringrazio per la'ccoglienza..sono sempre molto occupato..non so quanto potrò essere presente...
ad ogni modo
Grazie!

Garibaldi
13-02-03, 16:04
RUXIUS !!!
Mi spieghi che significato vuole avere questa sigla ??
GRAZIE, ciao.

nuvolarossa
06-03-03, 19:44
http://www.ilriformista.it/images/logo_m.gif
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POLTRONE CONTESE. L’OFFERTA DI PERA E CASINI
Del Turco rifiuterà la Rai «solo se l'Ulivo si solleva»
Ma il centrosinistra si è diviso, Rutelli contro gli intransingenti

Sulla Rai è sempre questione di formule numeriche. Pera e Casini offrono all'opposizione la presidenza di un Cda 4+1? L'Ulivo risponde col 3+3, che non è una controproposta per l'allargamento del consiglio, ma lo specchio dell'ennesima frattura interna: da una parte il partito del «no, grazie» (Ds, Verdi, Pdci), che teme trappoloni ed evoca scenari di ingestibilità aziendale, dall'altra quelli che «l'occasione è d'oro, stiamo sbagliando tutto» (Margherita, Sdi, Udeur). Tre di qua, tre di là. Rutelli ha ripetuto per tutta la giornata: «Lavoro per una risposta unitaria del centrosinistra». Già la formula era sospetta, classica maschera di scontro interno a oltranza. Così è stato: dentro l'Ulivo si è discusso molto animatamente su come rispondere a Pera e Casini, ma alla fine il promesso documento unitario non è arrivato, con i Ds insolitamente compatti, dai liberal fino all'area Salvi, nel definire «irricevibile» la proposta. D'Alema è stato il primo a dire di no, Violante è rimasto incatenato alla promessa che il centrosinistra non avrebbe più passato bigliettini. Intanto, la sera prima, la gibellina di Cofferati aveva già ammonito sui rischi dell'inciucio. «Sono pazzi», era il commento off the record dei vertici della Margherita sull'indisponibilità ds. Rutelli ha provato inutilmente a convincere Fassino della necessità di aprire la trattativa, mentre qualche avanguardista come Beppe Fioroni preparava il terreno defininendo «interessante» la proposta. Meno remore a mostrare il loro entusiasmo avevano i socialisti, doppiamente determinati ad approfondire la fattibilità della cosa, avendo Riccardo Del Turco in pole position per la presidenza. Ma il partito del «no grazie» restava compatto, e Del Turco si tormentava sull'insipienza dei colleghi: «Io la presidenza Rai la rifiuterei solo ce si fosse una sollevazione dell'Ulivo, cosa che sarebbe davvero singolare, anche se nella mia carriera politica ne ho viste di cose assurede. Dicono: non possiamo accettare il 4+1 perché saremmo in minoranza, ma col 3+2 siamo sempre in minoranza e per di più senza il presidente. Secondo loro maggioranza e opposizione non possono fare altro che guardarsi in cagnesco. Invece l'idea di Pera è un'innovazione liberale».
Di certo a Pera e Casini va dato atto di aver dato vita a una delle giornate politiche più originali degli ultimi anni. Non solo i Ds uniti come un solo uomo, ma anche la saldatura Mastella-Bertinotti, con il primo preoccupato del «segno di impotenza» implicito nel rifiuto dell'offerta e il secondo che parlava di «occasione da non perdere». Peraltro il segretario di Rifondazione era stato uno dei più solleciti a congratularsi via telefono con Pera: «Presidente, lei è un vero liberale». La risposta: «Se lo dice lei, che è un vero comunista...». Congratulazioni a vuoto. Suo malgrado, Pera rischia di cadere nel tranello di Casini che, determinato a puntare sul classico 3+2, ha lasciato sfogare il presidente del Senato, scommettendo sull'incapacità del centrosinistra di cogliere l'occasione. Alla fine si farà come vuole Casini, e come auspicava lo stesso Berlusconi? O possono i presidenti andare avanti da soli sulla strada bocciata dal principale partito dell'opposizione? Difficilissimo, anche se Bertinotti ancora ci spera, Del Turco non ne parliamo, e questa è rimasta anche l'ultima flebile speranza della Margherita, mentre il socialista Roberto Villetti, annunciando a fine giornata il disaccordo nell'Ulivo, ha detto che «la partita resta aperta». La metafora calcistica piace anche allo speranzoso Marco Follini: «La palla ce l'hanno loro, non la gettino in tribuna». Ma l'Ulivo si prepara a calciare. Un rinvio che Bruno Pizzul definirebbe «alla viva il parroco».

nuvolarossa
08-03-03, 19:08
Sembra ormai certo che il nuovo Consiglio di Amministrazione della RAI sara' composto da Giorgio Rumi, Marcello Veneziani, Angelo Maria Petroni e Francesco Alberoni ... e presieduto da Paolo Mieli.
Sembrerebbe, almeno per il momento, una buona soluzione ... perlomeno e' la prima volta in tanti mesi che i "girotondisti" non hanno materiale cui attaccarsi ... e si sono persi un girotondo ... e questa mi sembra gia' una sconfitta del populismo demagogico della sinistra massimalista.
Paolo Mieli poi credo che sia una persona piu' che apprezzabile per la cultura che esprime e per il modo laico e altamente professionale di porgerla agli altri ... onestamente credevo fosse repubblicano ... tutte quelle volte che ho avuto modo di ascoltarlo in TV ... mi sono rafforzato in questa convinzione e di tale opinione rimango anche se mi dite che del P.R.I. non ha la tessera !

Un fraterno saluto mazziniano.
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la_pergola2000
08-03-03, 22:54
è un ex sessantottino che in corso d'opera ha cambiato idea, nessun dubbio sulla sua preparazione laica e sulla sua visione della storia, la fissa di ereditare il lascito Montanelli non gli è ancora passata.
Accettando la presidenza RAI lascia la strada montanelliana per imbarcarsi in un impegno "forse" al disopra delle sue forze.
In realtà negli ultimi tempi ha assunto un atteggiamento più pacato e addirittura "bonzista" il rilassamento "yoga" lo potrebbe aiutare nella navigazione del mare sempre in burrasca della RAI.
comunque i collaboratori hanno tutte le carte in regola per poter condurre la nave in acque meno agitate.
Ma quasi nessuno è un esperto di comunicazione, oggi si può dire tutto e il contrario di tutto, mi suona falso il giudizio positivo di Bertinotti e di Mastella, questi due sono avvezzi ad ogni trattativa, quindi hanno già intravisto il loro boccone, altrimenti.......
Complimenti a Pera per l'ottima scelta, chi vivrà vedrà.
Fraterni saluti.

la_pergola2000
09-03-03, 15:53
Ieri sono stato troppo affrettato a definire Mieli "Bonzista" infatti oggi le cronache dicono che ha messo sulla bilancia il ritorno di Biagi e Santoro, e addirittura vuol nominare il direttore generale, prerogativa non del presidente della Rai, ne dei presidenti di camera e senato, ma addirittura del controllore della rai Holding, cioè il Tesoro.
Accipicchia Mieli gioca alla grande già vuol governare come gli altri nel passato.
Ripetiamo, a noi sta bene Mieli, sono anni che vuol finire la cosiddetta guerra civile duratura che c'è in Italia dal '45, ma non dobbiamo dimenticare che la sua nomina, anche se frutto di intelligenza "liberal" da parte di Pera, è una nomina frutto di ripartizione di posti.
L'intelligenza sta nel fatto che un governo di centrodestra ha finalmene capito, che non può occupare tutti i posti, come è stato fatto nel passato da parte del cs e della vecchia dc, ha fatto qualcosa di veramente democratico.
Ora finalmente Biagi e Santoro ritorneranno in televisione a fare un pò di propaganda, come sempre distinguiamo Biagi da Santoro, già nell'intervista di questa mattina apparsa sul Corriere, biagi conferma che ama tutti, perfino con silvio ha un rapporto di quasi amore, ciò dimostra la sua doppia personalità, può dire tutto e il contrario di tutto.
mentre Santoro come sempre tutto d'un pezzo conferma la sua posizione politica, questo gli fa onore, e speriamo che le sue trasmissioni siano il più pluraliste possibili, come sono state in parte nel passato, mentre con Biagi non c'è dibattito e questo sa di regime lontano un miglio e mezzo.
Fraterni saluti.

kid
10-03-03, 11:45
un vecchio amico di Bettino.

Garibaldi
10-03-03, 16:47
Con le svastiche antisemite che gli hanno fatto i nazisti mi diventa simpatico !!!!!!!!!!!
Abbasso i fasci e i nazisti !!!!1

la_pergola2000
10-03-03, 22:21
Svastiche che già lo qualificano come martire.
E' un bel viatico.

nuvolarossa
11-03-03, 19:59
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

Garibaldi
13-03-03, 11:04
...

nuvolarossa
13-03-03, 18:20
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI176.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
13-03-03, 19:04
...

la_pergola2000
13-03-03, 22:45
è andato via Mieli, viva Lucia !!!!

nuvolarossa
14-03-03, 19:41
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI177.jpg

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
14-03-03, 19:54
Una riformista va alla Rai Sì di Fassino, no di Rutelli
La nomina dell’Annunziata piace al centrodestra (Lega a parte)

Poco dopo le sette di sera Lucia Annunziata è il nuovo presidente del consiglio di amministrazione della Rai.
Attualmente alla direzione dell'agenzia ApBiscom (e columnist del giornale Il Riformista), Lucia Annunziata al momento della notizia era in partenza per Baghdad.
La nomina è maturata nell'arco di nemmeno ventiquattro ore e la svolta è avvenuta quando il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha incontrato il segretario dei Ds Piero Fassino.
Ma nel centrosinistra non tutti sono stati d'accordo. Anzi. Il leader della Margherita, Francesco Rutelli è letteralmente infuriato.
Prima dell'ufficializzazione dell'Annunziata aveva fatto sapere a fonti istituzionali due cose ben precise. La prima: che nonostante l'Annunziata avesse grandi doti professionali, nutriva seri dubbi sulle sue capacità gestionali. La seconda: che in ogni caso i presidenti delle Camere «non devono pensare che una scelta fatta nel campo del centro sinistra possa essere una scelta che rappresenta il centro sinistra. Se la Rai perderà un solo euro, la colpa sarà dei presidenti delle Camere». Evidentemente però i Ds l'hanno pensata diversamente, e alla fine un nome è uscito fuori.
Non a caso, sintomo del forte nervosismo dell'Ulivo sulla questione Rai, ieri pomeriggio c'è stato anche un battibecco tra Fassino e il cossuttiano Marco Rizzo. Quest'ultimo aveva ammonito il leader della Quercia: «Piero, noi non dobbiamo fare più nomi, non dobbiamo più presentare rose che poi si trasformano in crisantemi». Stizzita la replica di Fassino: «Con te non voglio aver niente a che fare. Sei un mascalzone e non ti permettere più di dire ciò che hai detto».
La crisi innescata dalla rinuncia di Paolo Mieli è durata quindi appena poche ore. Già mercoledì sera, cioè nello stesso giorno in cui l'ex direttore di Stampa e Corriere della Sera ha sciolto negativamente la riserva, i vertici di Camera e Senato avevano deciso di mantenere lo schema quattro più uno con un presidente di centrosinistra. Il primo a muovere è stato Pera. Il presidente del Senato ha compilato una rosa di nomi, tra cui quelli di Pietro Calabrese, direttore della Gazzetta dello Sport e di Paolo Gambescia, direttore del Messaggero. Sempre in serata, Pera ha sondato il premier, ricevendo da parte sua un gradimento sui nomi. Ieri invece è toccato a Casini fare le sue mosse. Il presidente della Camera ha incontrato Fassino per tre quarti d'ora, dopodiché ha inviato una lettera a Pera.
Dentro c'era un'indicazione secca, un solo nome. Quello di Lucia Annunziata. A Palazzo Madama, la proposta della direttrice di ApBiscom è piaciuta soprattutto perché ricalcava lo schema di Pera. A quel punto era fatta.
Così l'ultimo incontro di ieri sera, tra Pera e Casini, è stata una pura formalità. Pochi minuti ed è arrivato l'annuncio ufficiale accolto con soddisfazione anche dal direttore generale della Rai Agostino Saccà: «Con Lucia Annunziata ci conosciamo, c'è grande rispetto, stima e amicizia».
Sull'Annunziata il centrodestra ha dato ieri primi segnali di buona accoglienza, soprattutto per la celerità della scelta. La Lega, ancora una volta, ha espresso invece dubbi. Vedremo nelle prossime ore se si tradurranno nello stesso fuoco di sbarramento che ha impedito a Mieli di salire sul cavallo.

nuvolarossa
09-05-03, 17:14
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI241.gif

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

nuvolarossa
30-07-03, 21:14
Ddl Telecomunicazioni
Il silenzio di Ciampi e i dubbi sulla privatizzazione della Rai

"Quando il Parlamento parla, il Presidente tace". Con queste lapidarie parole il Presidente Ciampi ha voluto rispondere ai giornalisti, che tentavano di strappargli una dichiarazione sulla legge Gasparri. Nonostante questo, i giornali si sono riempiti di analisi e supposizioni.

All'argomento il "Coriere della Sera" ha voluto dedicare due pagine, oltre al fondo di Piero Ostellino, insistendo sui dubbi di legittimità costituzionale del disegno di legge. Però proprio il "Corriere" riporta un'intervista al prof. Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, nella quale l'illustre costituzionalista sostiene che "se il digitale fallisce verrebbero meno le condizioni di pluralismo su cui si fonda la legge", con ciò riconoscendo che nelle motivazione della sentenza, che ha fissato al 31 dicembre 2003 il termine per la prosecuzione delle trasmissioni in tecnica analogica terrestre ad una rete Mediaset, la Consulta ha precisato che la decisone "non pregiudica il diverso futuro assetto che potrebbe derivare dallo sviluppo della tecnica di trasmissione digitale terrestre".

Quindi, almeno su questo punto, che è quello di maggiore accanimento delle opposizioni, la questione di anticostituzionalità dovrà essere verifica sulla sfida che la legge Gasparri pone come centrale: la realizzazione in tempi accettabili della rivoluzione digitale.

Detto questo, ci preme ancora una volta, riassumere il nostro giudizio su un provvedimento che ha aspetti positivi, ma anche aspetti che non ci convincono. E' certamente positivo considerare complessivamente il mondo dell'informazione e ragionare in termini di sviluppo e di espansione di un settore industriale ad alta tecnologia.

Come è positivo che il consiglio di amministrazione della Rai sia allargato e nominato dalla Commissione parlamentare di vigilanza. Non ci convince, però, un processo di privatizzazione della Rai, che con il meccanismo della public company finirà per lasciare inalterato l'attuale controllo pubblico. Insistiamo, come sempre, nel chiederne una vera privatizzazione, che significa far entrare sul mercato radiotelevisiso altri soggetti imprenditoriali con tutto vantaggio della concorrenza e del pluralismo.

Roma, 30 luglio 2003

tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

nuvolarossa
07-11-03, 13:33
Il quaquaraquà / La vita privata di Costanzo
di Valerio Fioravanti

Maurizio Costanzo, in uno dei suoi articoli sul Messaggero, racconta sardonico di esser venuto a conoscenza di alcune leggende metropolitane che lo riguardano, storie di corna, di figli illegittimi sparsi per il mondo, di contrasti veri o presunti con la moglie, e cose varie. Leggende attorno alle quali “Si sono creati due schieramenti tra i favorevoli e i contrari”. “Imbecille” è la sobria definizione che il noto presentatore sceglie per chi mette in giro queste voci, a cui vanno aggiunte “portatore sano di gossip” e “portatore di modesta creatività”. Insomma, girandoci un po’ intorno Costanzo vuole dirci che costoro sono stupidi, irrimediabilmente stupidi. Se lo dice lui dobbiamo crederci, essendo egli, assieme alla moglie, il massimo esperto nazionale dell’arte di mettere in studio, in scena e in palcoscenico la vita degli altri vista attraverso il buco della serratura. Ma, forse, Costanzo trova che costoro siano stupidi perché sbirciano la vita altrui gratis, mica ricavandone miliardi come lui.

Valerio Fioravanti

nuvolarossa
22-11-03, 14:39
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA//PRI380.JPG

tratto da
http://www.frangipane.it/frangibanner234.gif (http://www.frangipane.it/index.html)

la_pergola2000
22-11-03, 17:21
PER FAVORE NON FATE UN'ALTRA MARTIRE DELLA SABNA GUZZ.
E' GIA' STATA MARTIRIZZATA DALLA CRITICA DI SINISTRA.
CHE NATURALMENE SA COME FARE LA SATIRA.


LA FOTO DI GRUPPO CHE LA RAI HA FATTO VEDERE SULLA CONFERENZA STAMPA DELLA GUZZANTI CON I SATIRICI IN ATTESA DI PROGRAMMI E' UN PO' PATETICA.

AVER SOSPESO MARCORE' E' UN ATTENTATO ALLA LIBERTA'!!
TUTTI CI RICORDIAMO DELL'IMITAZIONE DEL FIGLIO DI PIERO ANGELA, CON QUELLA DI GASPARRI HA SUPERATO SE STESSO.

E' SIMILE A NOSCHESE ED ANCHE IN ALCUNI MOMENTI PIù BRAVO, PERCHE' HA DOTI DI RECITAZIONE MIGLIORI.

PER FAVORE INVITIAMO LA GUZZANTI A PRODURRE DELLE CASSETTE DEL SUO PRGRAMMA, LE COMPREREMO A IOSA.

nuvolarossa
01-12-03, 15:51
Mister Biagi, I suppose...

Un attacco proditorio a un mito del giornalismo nostrano, quello che si è consumato nell’ultima puntata di “Ballarò” dedicata al terrorismo internazionale. Giulietto Chiesa stava riproponendo la sua concione contro la censura Rai a Enzo Biagi e Michele Santoro, quando Giovanni Floris lo ha interrotto: “Non c’entra nulla con quello di cui stiamo parlando e d’altronde la nostra illustre ospite non sa neppure chi siano le due persone di cui parli”. La professoressa americana Kennedy ha confermato con un cenno le sue parole. Ci è crollato il mondo addosso. Quarant’anni a menarcela con i suoi personali aneddoti sui personaggi più famosi degli Usa e oltreoceano non lo conosce ancora nessuno?

nuvolarossa
30-01-04, 19:01
LA RAI, ENTE DI STATO OCCUPATO DAI PARTITI

In Rai è scoppiata una comica diatriba fra il presidente, Lucia Annunziata, il direttore generale, Flavio Cattaneo (ma chi è?) e i consiglieri di amministrazione sul nome del giornalista che dovrebbe rimpiazzare Enzo Biagi nella "striscia" a ridosso del TG1. Pare che nemmeno i prudentissimi e autorevolissimi Ferruccio De Bortoli e Giulio Anselmi vadano bene, sarebbero sgraditi ad alcuni partiti del Polo. C'è chi ha proposto di alternare De Bortoli, o chi per lui, con Bruno Vespa (come se costui non occupasse già uno spazio enorme sulla Tv di Stato), in modo da avere una conduzione bypartisan: un giornalista filo Polo e uno filo Ulivo.
Una cosa grottesca. Ma la questione non è questa, bensì un'altra che abbiamo però talmente introiettato da non farci più nemmeno caso. Con quale diritto i partiti, che sono delle associazioni private, di cui la Costituzione si occupa in un solo, sobrio, articolo, il 49, per dire che "tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente in partiti per concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale", occupano la Rai, ente di Stato, cioè di tutti i cittadini, che tutti paghiamo, non solo col canone ma sostenendone, con i nostri soldi il deficit di bilancio, decidono esclusioni, promozioni, mettono al bando? Nessuna norma dell'ordinamento, né Costituzionale, né ordinaria, li autorizza a ciò. Si tratta di un'occupazione arbitraria. E questo, come tutti sanno, non vale solo per la Rai, ma per tutti gli enti di Stato e del parastato estendendosi, con la forza del ricatto di potere (Tangentopoli ne è stato un esempio), a vasti ambiti del settore privato.

Non è un problema italiano. È un problema della democrazia. La democrazia liberale e rappresentativa, quella che si è affermata in Occidente e che viviamo, non è una democrazia. È un sistema di oligarchie oppressive come se ne sono visti tanti nel corso della Storia. Oligarchie che schiacciano il singolo, l'uomo libero, quello che non accetta di infeudarsi, cioè proprio quell'individuo di cui la democrazia, nata nel solco del pensiero liberale, dovrebbe esaltare potenzialità, capacità, meriti, se esistesse davvero, e che invece ne diventa la vittima designata e impotente.

Noi viviamo in realtà, al di là dei roboanti principi, in un sistema di tipo feudale. Ma fra le aristocrazie vere e proprie e le oligarchie democratiche c'è una differenza sostanziale. Gli appartenenti alle aristocrazie del passato si distinguevano perché possedevano delle qualità specifiche, vere o anche presunte ma comunque ritenute tali dalla comunità, che li legittimavano al comando. Nel feudalesimo, occidentale e orientale, i nobili sono coloro che sanno portare le armi, in certe epoche dell'antico Egitto la professione di scriba conduceva alle cariche pubbliche e al potere, in Cina la conoscenza dei numerosissimi e difficili caratteri della scrittura era la base della casta dei mandarini, nella Roma repubblicana il comando, attraverso la trafila delle magistrature (questore, edile, pretore, console), andava ai giurisperiti che, in genere, erano anche uomini d'armi, in realtà la casta sacerdotale era creduta in possesso di doti particolari per mediare con la divinità. E così via.

Chi appartiene alle oligarchie democratiche non ha qualità specifiche. Sono persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. L'oligarca democratico è un uomo senza qualità. La sua qualità è di non averne alcuna.

L'esistenza di un'aristocrazia è già, di per sé, intollerabile. Che ci siano aristocrazie in una democrazia è una contraddizione in termini che sega alle radici la democrazia stessa.

Niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci. La democrazia non è un regime diverso da altri. È solo una delle tante forme, forse la più subdola, che nella Storia ha preso il potere oligarchico. Quelli si erano inventati i diritti del sangue, questi il consenso democratico.

brunik
05-05-04, 12:08
A cosa credete che mirino i terroristi che non rilasciano gli ostaggi?

A cosa credete che miri l'Annunziata che si dimette proprio ieri?

Per quale motivo l'Alitalia va in crisi proprio ora?

PERCHE' VOGLIONO OSSCURARE MEDIATICAMENTE IL RECORD DI DURATA DI BERLUSCONI.

Che fare? Un'idea concreta sarebbe quella di togliere Rai3 alla sinistra.

Il Giornale, 5.5.04
STRATEGIE PER OSCURARE I RECORD

QPAOLO GUZZANTI uando ho letto sulle agenzie delle dimissioni di Lucia Annunziata, avevo da poco finito di parlare con alcuni giornalisti inglesi che mi chiedevano di commentare il record di governo di Berlusconi. Troppo tardi. Ma ho pensato: ecco i bei risultati di una politica di maggioranza tutta perbenino, piena di timorosi rispetti «bipartisan» e di complessi contro una parte politica, quella che ci ha governato litigando dal 1996 al 2001, che ci aveva sempre preso a calci in bocca. Il cosiddetto «presidente di garanzia» (di che cosa ci garantiva, ai tempi dell'Ulivo, il professor Zaccaria, quello di un terzo, un terzo, un terzo, di Luttazzi, Santoro e Biagi?) ha sbattuto la porta e se ne è andata, con calcolatissima e astutissima mossa politica, versando letame sulla maggioranza che l'aveva gentilmente nominata. Ben ci sta, d'accordo, ma viene anche da chiedersi: come mai? Come mai ieri? Come mai proprio nel giorno in cui il Presidente Ciampi, che aveva puntato i piedi sulla Gasparri numero uno, ha firmato a tempo di record la Gasparri numero due?

Chi scrive non è un dietrologo che vede complotti, ma neanche un cieco che non vede le strategie.

Ma se la faccenda degli ostaggi in Irak assume il posto di comando sulla politica italiana, e se la porta a strascico come un pesce spada ferito, e produce frustrazioni, illusioni, divisioni, vediamo strategie di intelligenze sottilissime, molto interne all'Italia, roba che viaggia su cellulari satellitari criptati e che si fa beffe della famosa rete Echelon, sulla quale in tanti si strapparono le vesti.

.Se l'Annunziata spara proprio ieri il suo colpo a freddo, lei che è non solo molto intelligente ma anche molto scaltra, vedo una strategia e anzi ne vediamo due se teniamo conto che il presidente della Commissione dì vigilanza le spiana la strada. Se l'Alitalia marcisce proprio adesso, fra singulti e sussulti sindacali che non permettono la soluzione di un problema che era già incancrenito ai tempi dell'Ulivo, vediamo strategie.

E vediamo strategie anche a Melfi, con quell'irrigidimento barricadiero e riottoso della Cgil che rompe l'unità sindacale e manda in vacca qualsiasi accordo. Ricordo perfettamente la fabbrica di Meffi, una delle più avanzate fabbriche del mondo, dove non si sa che cosa sia la catena di montaggio, essendo concepita «a misura d'uomo», con un ruolo quasi rinascimentale dell'homo faber, dell'operaio artigiano.

Si vedono strategie come al solito internazionali: è chiaro che se Lucia Annunziata, nel momento in cui Silvio Berlusconi batte ogni record di permanenza come primo ministro dalla fine della guerra, grida a tutto il mondo mediatico (giornali, televisioni) che in Italia si è nientemeno che «chiuso ogni spazio» all'opposizione, al dissenso, alla libertà di informare, voi capite che si tratta di un messaggio destinato a far eco sulla stampa internazionale, dove da anni il presidente del Consiglio viene dipinto all'estero come l'uomo nero, il tycoon padrone e signore del cielo e della terra e in particolare di ogni antenna e rotativa, il che non è solo falso, ma anche vergognosamente ridicolo: basta leggere il Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa (più temperata, quest'ultima, e per questo in crollo verticale e sotto minaccia di riduzione a tabloid commerciale), guardare le ammiraglie di Mediaset, guardare subito dopo Raitre (ma in base a quale diritto medioevale quella rete tocca alle sinistre quando sono al governo, e alle sinistre quando sono all'opposizione? Che cos'è, uno ius primae noctis della prima Repubblica?) e rendersi conto che è vero esattamente il contrario, anche se a parere nostro la televisione italiana, più o meno tutta salvo i programmi della Sette, fa abbastanza schifo, anche perché si nutre e si pasce di se stessa, dei propri risultati di audience, e quello schifo, quel livello infimo non è nato con il governo Berlusconi, ma è stato ereditato quasi tutto dall'Ulivo (anche se il governo della Casa delle libertà non ha migliorato la qualità, con nostro grande fastidio).

E allora, le strategie? Le strategie ci sono e sono visibili un po' come i bambini sono visibili con l'ecografia nella pancia della mamma: quello è il piedino, e quelle le dimissioni dell'Annunziata, non sappiamo ancora se è maschio o femmina, ma sta certamente cercando di ammazzare l'Alitalia e la Fiat. E allora: se si tratta di una strategia, a che cosa servirebbe? Noi non siamo veggenti, così come non siamo neanche stupidi. Non pensiamo che tutto sia collegato in un unico orrido disegno più o meno criminale, ma non pensiamo neppure che tutte queste cose arrivino insieme per caso, all'apertura della campagna elettorale, nel momento di maggior difficoltà internazionale, con una crisi economica che tiene l'economia col fiato corto, anche se sempre meno corto di quello della Germania.

Qualche giorno fa il Presidente Ciampi, che non di rado esprime pensieri veramente molto saggi e sopra le parti (mentre gli rimproveriamo, rispettosamente ma fermamente, un attivismo in politica estera che non gli compete, essendoci un presidente del Consiglio e un ministro degli Esteri, unici responsabili della politica estera) ha detto che il Paese ne ha le scatole piene di notizie negative e che i mezzi di comunicazione di massa farebbero bene a raccontare anche quando il bambino morde il cane e non solo il cane che morde il bambino. Il nostro Paese gode di un rispetto internazionale che non si era mai registrato prima, propone soluzioni di mediazione ferme ma non nevrotiche, ha tutti i mali che hanno gli altri Paesi in Europa ma li mostra meno degli altri, ha un presidente del Consiglio che, malgrado le forsennate campagne di odio artificiale, è considerato un partner speciale da Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna. E, ancora, ha creato molti più posti di lavoro di quanti se ne siano perduti, ha fatto grandi riforme che funzionano e che cambieranno la faccia del Paese come quella della scuola.

Abbiamo difetti e magagne? Accidenti, sì. Ma siamo anche a mezzo termine della legislatura: il punto fisiologicamente più fragile in tutte le democrazie, quando non si sono ancora realizzate tutte le promesse elettorali che avevano galvanizzato il voto, quando l'elettorato della maggioranza sbuffa e digrigna i denti perché pensava di fare la rivoluzione liberale da una primavera all'altra. Ed è su questo elemento fisiologico, previsto e prevedibile di delicatezza, che si accentua la concorrenza fra i partiti della coalizione di governo, perché anche questo fa parte del meccanismo della democrazia che abbiamo in Italia: le coalizioni impazziscono come la maionese in vista delle elezioni, perché ogni partito deve fare la faccia feroce per agguantare il proprio elettorato e fregame un pezzo al vicino. Ai tempi dell'Ulivo si scannavano (come seguitano a scannarsi oggi), e cambiavano governo come ai tempi della Dc, per farsi lo sgambetto e fregarsi le poltrone.

Ai tempi di Berlusconi questo non è accaduto e non accadrà. Malgrado tutti i malumori, perché nessun partito della coalizione può sperare di restare al governo senza Berlusconi, il che sarà frustrante per qualcuno, ma è un dato di fatto quasi tisico, come la forza di gravità.

E allora, le strategie? Le strategie secondo noi puntano a due risultati, uno di massima e uno di minima. Quello di massima, perseguito soltanto da una parte della sinistra (che seguita ad essere a pezzi e che non ha una leadership da presentare agli italiani, per non parlare di uno straccio di programma), è «buttare giù» il governo legittimo. Un progetto ai limiti dell'eversione, visto che la legittimità viene dall'elettorato, ma che è perseguito dalle più truci anime belle della sinistra che si diverte, che sbeffeggia, che insulta, dilania, aggredisce, diffama. E la sinistra della guerra civile latente, che è una guerra di sole parole finché i no-global non intervengono a squadre armate e finché le cosiddette «residue» o «nuove» brigate rosse non fanno la pelle a qualcuno che vuole riformare lo Stato.

E poi la strategia minima: bollire a fuoco lento il governo mettendo sui carboni i problemi irrisolti (Rai, Alitalia, Fiat) rendendoli irrisolvibili: più sono incancreniti, più lavorano forze che li rendono cronici, metastatici, fradici. I sindacati, almeno quello che ha sempre fatto la cinghia di trasmissione al Pci e sue successive uova di lompo, incendiano i copertoni, interrompono le trattative, interrompono le linee, fanno picchettaggio come negli anni Venti, sfidano lo Stato democratico, fanno saltare finché possono il tavolo delle trattative. I rapitori dei nostri connazionali non si sa chi siano, a chi sono venduti gli ostaggi, chi li ha comperati, chi li gestisce, né vogliamo saperlo. Sappiamo che hanno anche loro ben chiara una «strategia italiana» esattamente come con le bombe di Madrid hanno avuto una strategia spagnola.

Questi sono i pezzi della partita, alcuni dei quali sono diretti con intelligenza, altri si muovono con casualità e tutti insieme sono pericolosissimi perché cercano come minimo di produrre uno scippo elettorale accendendo fuochi in tutto il Paese, agitando lo spavento, ingigantendo la crisi economica, mentendo sulle cifre, dando a bere che l'Italia sia poco meno di una dittatura, tagliando ponti e avvelenando pozzi, come se nessuno dovesse più varcare fiumi e bere acqua. Sono strategie ciniche, quando sono davvero strategie, e miserabili. Ma, ripetiamo, questi sono i pezzi con cui si gioca la partita della democrazia oggi in Italia e sono pezzi sporchi. Il governo ci sembra che tenga bene botta. Ma la partita sarà lunga, lacerante e condotta con mezzi sleali da un'opposizione che non ha altro fuoco da ardere che quello con cui cerca di incendiare la democrazia indebolendola: il sistema televisivo, la più grande industria italiana, la compagnia di bandiera. Se chi lavora smettesse di farsi abbindolare dai mestatori d'odio e aprisse gli occhi, sarebbe già un gran passo avanti, ma ancora siamo lontani da un tale evento.

Paolo Guzzanti p.guzzanti@rnclink.it

brunik
05-05-04, 12:11
IL BUNKER TELEVISIVO
CURZIO MALTESE


da Repubblica - 5 maggio 2004

LE DIMISSIONI di Lucia Annunziata mettono fine a un lungo equivoco, all´idea che nell´Italia di Berlusconi potesse esserci spazio per un presidente di garanzia della Rai. Quando non è riconosciuto neppure il diritto minimo a difendere la propria dignità personale e professionale in una corte di servi contenti, come ha fatto per tredici mesi Lucia Annunziata, nel totale isolamento.
Il presidente che doveva garantire il pluralismo della tv di Stato nell´era berlusconiana, non aveva il potere per opporsi all´assalto famelico dei berluscones, allo spoils system praticato come spartizione del bottino fra le truppe, con la benedizione del capo e alla faccia di mezzo Paese.

Non ha potuto impedire le censure continue, l´esilio definitivo di Biagi e Santoro, le ricche nomine di lacchè incapaci e le laute ricompense ai maestri di cerimonie del berlusconismo, vedi i cinque miliardi al notaio personale Bruno Vespa. Non ha potuto evitare che il caso Rai, con il suo degrado morale e civile, diventasse lo zimbello della stampa democratica di mezzo mondo. Quello che Lucia Annunziata poteva garantire era sé stessa, la propria dignità appunto, denunciando lo scempio e la vergogna in atto. Lo ha fatto bene, senza fermarsi davanti alla puntuale campagna diffamatoria del coro di giornalisti a libro paga del premier, in libera offerta o in attesa di acquisto. Le dimissioni di ieri suonano nei toni come una porta sbattuta in faccia ai servitori, ancora una volta riuniti in consiglio per decidere le nomine di altri servitori.
È un bel gesto che rimanda il problema alla politica, dopo averne segnalato la gravità. Servirà? Forse no. Sono vent´anni che la politica italiana non capisce o finge di non capire la questione televisiva. Non è bastata la discesa in campo dell´impresario, figurarsi le dimissioni dell´Annunziata. Passi per la destra, che non è mai stata liberale e nel vuoto di valori ha ormai deciso d´identificarsi anima e corpo con il leader. Un po´ come i socialisti ai tempi di Craxi. Ma almeno l´opposizione potrebbe trarre dalla vicenda Annunziata qualche utile lezione.
La prima lezione è che non è possibile firmare accordi, patti di principio o gentlemen´s agreement con Berlusconi. Per mancanza di materia prima, i principi, i gentlemen, fra l´altro. È incredibile doverlo ripetere dopo tanti anni e una montagna di precedenti. Berlusconi offre accordi soltanto quando è in difficoltà e li straccia appena la difficoltà è superata. Lo ha fatto da imprenditore, da capo dell´opposizione ai tempi della Bicamerale, da capo del governo. L´inganno della "presidenza di garanzia" serviva a superare la crisi provocata dal rifiuto di Paolo Mieli a fare lo spaventapasseri di sinistra nel sacco berlusconiano di viale Mazzini. E a traghettare il servizio pubblico, senza troppe ribellioni, verso la buona morte (il profetico Gelli scriveva la "dissoluzione") programmata dalla legge Gasparri. L´opposizione ha creduto alle promesse del premier, un bel paradosso, e ovviamente ha sbagliato. È la quarta o quinta volta che accade. In attesa della sesta, magari sulla missione in Iraq, è lecito avanzare qualche dubbio sui risultati concreti del pur encomiabile spirito bipartisan.
L´altra lezione è che nella televisione italiana non esiste alcuna cultura democratica. Non da oggi e non dalla "discesa in campo". Sono passati trent´anni da quando Fruttero e Lucentini hanno scritto che i telegiornali in Italia costituivano una minaccia per la democrazia non inferiore a quella della burocrazia autoritaria o del terrorismo. Non s´è mai fatto nulla per combattere quella minaccia e oggi ci ritroviamo Berlusconi e un´Italietta precipitata al settantesimo posto nelle classifiche internazionali sulla libertà d´informazione, ultima in Europa con la Turchia e a metà dei paesi africani. La via d´uscita a questo schifo non può essere il ritorno alla lottizzazione ben temperata della prima repubblica e anche dei governi ulivisti. Piuttosto serve una grande e moderna battaglia culturale per l´autonomia del servizio pubblico e la liberalizzazione della tv privata, per i diritti civili del cittadino-spettatore. Senza arretrare ogni volta davanti alla prima lacrima di Emilio Fede, cedere al ricatto fasullo dei posti di lavoro Mediaset. Gli unici posti di lavoro sacri negli ultimi due decenni.
È una battaglia poco avvertita dalla "gente"? Non è tanto vero e lo sarà ancora meno nei prossimi mesi. La strategia del governo è come sempre furbastra ma evidente. La paura di una batosta elettorale spinge a chiudere ogni spiraglio d´informazione, ad affollare i palinsesti di galoppini, a censurare ogni sussurro critico. È un potere sempre più prigioniero della sua fortezza virtuale, nell´illusione di cancellare la realtà con un colpo di propaganda. Il blackout sugli ostaggi chiesto da Berlusconi, fra gli applausi commossi della corte dei suoi dipendenti, è un notevole simbolo. In quale altro paese esiste un governo che, non sapendo come risolvere un problema, dopo aver sbagliato e parlato troppo, chiede semplicemente di cancellarlo dallo schermo?




http://brunik.altervista.org/foto/cattaneo.jpg

nuvolarossa
05-05-04, 12:41
Se il Polo occupasse la Rai

inviato da Davide Giacalone
il 5/5/2004 10:10:00

Se il Polo, la maggioranza di governo, o la casa delle Libertà, chiamatela come vi pare, occupasse la Rai, sarebbe un gran bene. Ma dovrebbe occuparla sul serio, in modo totale, negando un posto d’usciere a chi non sia allineato (il che comporterebbe un quasi totale ricambio dei dipendenti)

tratto da http://www.davidegiacalone.it/

MIDNIGHT COWBOY
05-05-04, 12:42
Giacalone ha perfettamente ragione. Bisogna occupare manu militari la RAI, smantellarla e poi cederla al mercato. E' il solo modo per cacciare quel sorcio di Socci e quel viscido curiale di Vespa. Questo è il lavoro che dovrà fare il c-sx, perchè il cdx italiano, illiberale e privo di valori storicamente e strutturalmente, succube com'è agli interessi del suo premier-padrone, non potrebbe far altro che aggravare una situazione già incancrenita. Ovvio che prima del gelliano "dissolvimento" dell'azienda pubblica, occorrerà, per il bene della DEMOCRAZIA, espropriare MEDIASET, smembrarla ed affidarla anch'essa al mercato. Queste due operazioni, da eseguirsi rigorosamente nell'ordine di cui sopra, rappresentano l'unico modo per garantire un vero pluralismo dell'informazione in grado riportare il Paese tra le democrazie avanzate (almeno in materia di informazione), togliendolo da quella mortificante 70° posizione condivisa con la "modernissima" Turchia. Forse ho estremizzato i concetti ma la sostanza del "da farsi" è propio questa. Quanto al paragone con Alitalia, bhe francamente mi pare non regga proprio. Chi ha avuto modo di assistere a "OTTO 1/2" di ieri sera credo che abbia trovato molto interessanti le valutazioni di Romiti e Cempella, contro le dozzinali argomentazioni portate da un sempre più superficiale e qualunquista Giannino, il quale somiglia sempre più alla caricatura del fumettistico personaggio che vuole interpretare. A proposito di OTTO 1/2, il compagno Ferrara è l'unico, nonostante la sua faziosità, a fare una televisione veramente informativa degna di esserec seguita; peccato solo per l'insipiente ed inutile presenza della Palombelli.

jmimmo82
05-05-04, 12:46
Era ora che se ne andasse!
A tutto pensava... tranne che agli interessi della RAI!
http://www.ilsole24ore.com/SoleOnLine3/IMMAGINI/personaggi_italiani/annunziata_lucia_93.jpg

brunik
05-05-04, 12:58
Giornata positiva per la Casa delle Libertà. Sistemati gli uomini di Berlusconi nei punti chiave della Rai, doce si decide a chi dare la pila e a chi no.

Ulteriore avanzamento di carriera per Deborah Bergamini, la segretaria personale di Berlusconi piazzata in Rai per far guadagnare Fininvest: promossa a DIRETTRICE MARKETING.

Che carriera, in meno di un anno alla Rai è già diventata direttrice.

Complimenti a Deborah.


E ai cattivi, niente pila.

E' TUTTO OK.

Repubblica, 5.5.04


Forza Italia "sistema" Gorla in una casella decisiva, le risorse tv E a capo del marketing va l´ex assistente personale di Berlusconi
Alla guida di Rai Due arriva Ferrario, uomo del Carroccio in passato presidente della Provincia di Varese. "Punito" Socci

ALDO FONTANAROSA

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ROMA - Una giornata fenomenale per il Polo. L´elenco dei nominati distribuisce gioia ai quattro angoli del centrodestra, anche alla Lega Nord, perfino all´Udc. L´Ulivo, invece, prende un discreto schiaffone. Solo il clamore politico di ieri, conseguenza delle dimissioni di Lucia Annunziata, ha evitato un colpo più duro.
Forza Italia, intanto. Il movimento di Berlusconi sistema Alessio Gorla in una casella decisiva, le "Risorse tv". E´ di lì che partono i flussi di denaro per questo o quel programma della Rai. L´uomo è un fedelissimo di Berlusconi, anzi di più. Responsabile delle propaganda di Forza Italia (nel ´94, alla fondazione del movimento); poi ambasciatore di Mediaset in America Latina (nel ´97), ha un curriculum che parla da solo.
Continua la prodigiosa carriera di Deborah Bergamini. L´ex assistente personale del Cavaliere si ritrova ora alla guida del Marketing della televisione di Stato, azienda dov´è arrivata neanche un anno fa.
Intanto il trasloco di RaiDue a Milano, avviato nell´era Marano, diventa un processo irreversibile. Alla guida della seconda rete arriva il leghista Massimo Ferrario, ex presidente della Provincia di Varese, che conserva anche la guida del Centro di Produzione di Milano. E´ lì che RaiDue trova ormai il suo tetto (per la gioia dell´ala leghista più vicina a Berlusconi, quella capitanata da Calderoli). La Lega, in tutto questo, non perde ma raddoppia. Antonio Marano lascia RaiDue, ma si sistema in una nuova direzione (ai Diritti sportivi). L´oscura stagione del secondo canale, alla fine, fa una sola vera vittima, Antonio Socci, esiliato a Perugia, direttore generale della scuola di giornalismo della Rai.
An sistema Franco Matteucci all´Innovazione e Prodotto, e Alessandro Degli Occhi alla presidenza di RaiNet (scalza il noto penalista Salvatore Catalano, tecnico indipendente che fu sindaco di ferro nel consiglio Rai guidato da Zaccaria). Tra i nominati ecco anche Roberto Caravaggi, fino a ieri consiglieri del ministro delle Comunicazioni Gasparri).
Anche l´Udc ha i suoi motivi di soddisfazione. Roberto Sergio, ad esempio, trova posto alla guida dei Nuovi Media. Lavorava alla Lottomatica, accanto all´ex consigliere della Rai Staderini.
E l´Ulivo? Per tutta la mattinata, anche uno degli ultimi avamposti sembrava cadere. Roberto Morrione, direttore di Rai Notizie 24, canale di informazione visibile via satellite, viaggiava verso Isoradio. Sarebbe stato un clamoroso ridimensionamento, sventato per miracolo. Chi deve arretrare è invece Franco Iseppi. Il precedente consiglio della Rai lo aveva indicato per la presidenza di RaiCinema, deve accontentarsi di Rai Click (società che gestisce la diffusione dei programmi via cavo). Arretra anche Francesco De Domenico, che deve lasciare RaiSat e trovare rifugio (come vice) ai Nuovi Media.

brunik
05-05-04, 13:46
LA NOTTE PRIMA DELLA MARZULLATA
ROMANI, CALDEROLI, BERGAMINI E VIA TELEFONO KIT CAT
TUTTI A CASA DI BERLUSCONI A STILARE IL NUOVO POTERE RAI
MINOLI AL POSTO DI RUFFINI, DEL NOCE A NYC, NUOVO DIR.GEN.

In questo astratto paese a forma di conflitto di interessi, abbiamo un debole per le favole. Meglio se hanno luogo nel fatal regno di Arcore, abitato da gnomi, principesse, musicanti e cavalieri. L’ultimo episodio ha per titolo “La notte prima della marzullata”, dove si racconta la favola del Re Cavaliere che riunisce i suoi fedeli per dare l’ultimo colpo alla irriducibile regina Annunziata , stilando l’organigramma del nuovo potere Rai.

http://213.215.144.81/public_html/images/s/sco30_lucia-annunziata.jpg
(L'Annunziata se ne va... - U.Pizzi)

Così sull’imbrunire di lunedì scorso si sono attovagliati alla mensa del Cavaliere Berlusconi , armati di foglietti e penne, i seguenti signori: il forzista Paolo Romani , il leghista Roberto Calderoli , l’incantevole Deborah Bergamini (ex assistente di Silvio traslocata a viale Mazzini a capo del marketing), via telefono era presente Kit Cat .

Lor Signori, in casa del presidente del Consiglio, hanno messo giù ciò che poche ore dopo il Consiglio di Amministrazione della Rai ha deliberato: promossi di qua, trombati di là. Ma le dimissioni di Lucia Annunziata non hanno permesso ad Alberoni e compagnucci di completare, per ragioni di tempo, ciò che era stato indicato nel vertice Rai di Arcore.

http://brunik.altervista.org/foto/deborahbergamini.jpg
(Deborah Bergamini e Antonia D'Alì - U.Pizzi)

Il foglietto che Deborah Bergamini , tutta orgogliosa, ha consegnato nelle mani di Cattaneo prevedeva, oltre alla rimozione di Marano mezzo banano da Rai2, anche il cambio di poltrone tra il margheritino Paolo Ruffini (dalla direzione di Rai3 a quella di Rai Educational) e l’inossidabile Giovanni Minoli (da Rai Edu a Rai3): così finalmente dalla prossima stagione sarà “Mixer” a ballare al posto del detestato “Ballarò” di Giovanni Floris .

Comunque, niente paura: il prossimo simposio del CdA ratificherà lo sbolognamento di Ruffini . Altro tema al cuore del Cavaliere , per completare il rinnova totale dei direttori di rete, la spedizione del “pacco” Del Noce alla Rai Corporation di New York. L’invio avverrà dopo le elezioni europee del 13 giugno quando quello che resta del CdA riceverà una letterina di dimissioni di Kit Cat (che dopo aver eseguito a puntino il compitino ha messo al sicuro il suo futuro).

http://213.215.144.81/public_html/images/r/ruffini_paolo_rai.jpg
(Paolo Ruffini)

Il nodo della direzione di Rai1 è infatti legato a doppio filo al colore politico del successore di Kit Cat . Se, per esempio, fosse il berlusconiano Stefano Parisi a salire al settimo piano, allora il posto di Fabrizio Del Bacio andrebbe a un esponente dell’Udc casiniano (tipo Angela Buttiglione).

http://213.215.144.81/public_html/images/r/repu_fiorello-bacia-delnoce_exc.jpg
(Fabrizio Del Bacio e Fiorello)

A proposito del cambio di guardia a Rai2, Massimo Ferrario al posto di Marano , è chiaro che la rete sarà gestita da Sergio De Luca , raista di lungo corso, adepto di Saccà, oggi in quota An. Infatti Ferrario – che manterrà l’interim della sede Rai di Milano – non ha un becco di deleghe (infatti il cagnaccio Gigi Moncalvo , direttore uscente de “La Padania”, ha ottenuto la nomina di capostruttura). Comunque, una bella vittoria per Fini .

Dagospia 05 Maggio 2004

FRANCO (POL)
05-05-04, 13:57
ma la rai non era già tutta occupata militarmente dalla cdx?

brunik
05-05-04, 14:11
Avete ripulito gli angolini e sistemato la segretaria di Berlusconi a fare la direttrice, bravi.

L'anno prossimo salta anche Ballarò.

http://brunik.altervista.org/040504demos1.gif

FRANCO (POL)
05-05-04, 14:36
di indicare i nomi dei repubblicani lottizzati in rai come in tutti i posti di sottogoverno(sottopancia)!:D :D

non soffriamo di stitichezza e poi ci sei tu....:D :D

kid
05-05-04, 15:57
ha dedicato questa nota:


Un epilogo triste e persino scontato quello vissuto dalla Rai in queste ore, fra le dimissioni dell'Annunziata e le nuove nomine. Entrambi i casi rappresentano il fallimento di un governo dell'Azienda di Stato e una rinuncia alle ragioni del pluralismo, secondo una tradizione confermata da molti anni tanto da far rimpiangere la teoria dei " tre spicchi di verità" del presidente Manca.
Il centrodestra ha scelto di sistemare delle persone, non certo di guidare l'azienda e l'Annunziata ha rinunciato o non è stata capace, ad esercitare un ruolo di garanzia. Si illude la maggioranza se crede così di assicurarsi il controllo sull'ente pubblico. E' libera di provarci, comunque se i presidenti delle Camere non hanno nulla da eccepire e la commissione di vigilanza balbetta.
La sfida per la Rai, a nostro avviso, la si vince sulla qualità dei programmi non certo piazzando propri uomini più o meno fedeli. Quando si capirà questo saremo un passo avanti. Funzionano Flores e Battista, delude - e siamo gentili - Socci. Sono fuori da ogni giudizio Vespa e Marzullo. Lasciano perplessi Mammuccari e Bonolis che pure reggono l'audience. Poi restiamo sgomenti per i programmi di Cucuzza e altri del genere che non ci sembrano dignitosi di una televisione di Stato. Quanto ai telegiornali si entra in un campo minato dove linea editoriale e redazionale sono spesso in conflitto. Nel complesso l'azienda non assicura mai un servizio equilibrato, ma oscilla inquietantanemente, a cominciare dalla documentazione sulla politica estera. Inutile allora opporsi all'idea che la maggioranza abbia tutti i poteri sull'ente pubblico in maniera che venga giudicata per le sue scelte. Così eviteremmo finzioni e stabiliremmo una regola di alternanza. Ma non sarà la partigianeria ad assicurare il gradimento degli italiani. Se ci fosse richiesto un parere suggeriremmo di puntare su dei professionisti indipendenti, se esistono ancora, non solo verso i partiti, ma anche verso certi gusti degli spettatori.

brunik
05-05-04, 17:06
La Voce Repubblicana potrebbe alzare una volta tanto la testa e fare il nome di Berlusconi, il Presidente che convoca a casa sua i funzionari, detta gli organigrammi eliminando qualsiasi persona che non sia a lui fedele, e nomina direttrice del marketing della concorrenza la propria segretaria.

Come se la segretaria del proprietario della Coca-cola venisse mandata a fare la direttrice del marketing della Pepsi.

kid
05-05-04, 17:09
che la segretaria di Berlusconi sia una super capace e comunque non ha una voce nella politica dell'azienda, si occupa del commerciale e magari sarà di parte ma è straindicata. Vedi che Bonolis che pure viene da mediaset, mediaset la batte come audience. Se c'è qualcuno che andrebbe preso a calci ti assicuro è Morrione. Ma non perchè è dell'Ulivo, ma perchè è un tonto. Noi non ci indignamo perchè ci mandano gente loro, come vedi hanno i mezzi per farlo, il centrosinistra fece anche peggio, se pensiamo ai contratti che Zaccaria riuscì a far avere alla sua amante Guerritore sul satellite. Vatti a vedere le cifre e trovami qualcosa di simile con il centrodestra. Noi ci indignamo per i fessi che dirigono il servizio pubblico ed i lacchè. Quelli abbondano in tutti gli schieramenti e non c'è verso di eliminarli. Per questo la nostra linea è privatizzare, non perchè privato è meglio, ma perchè almeno ste porcherie non le pagherebbero i contribuenti.

kid
05-05-04, 17:14
Franco non te la prendere con Brunik, il nostro mi sa che vive in una fattoria vicino a Bergamo e cosa ne sa della Rai! Se fossi troppo stupido saresti subito lottizzato, vedi Morrione. Oppure e meglio Marzullo, ma ci avete mai parlato con Marzullo?

brunik
05-05-04, 17:32
Originally posted by calvin
che la segretaria di Berlusconi sia una super capace e comunque non ha una voce nella politica dell'azienda, si occupa del commerciale e magari sarà di parte ma è straindicata. .

L'hai letto l'articolo di Dagospia?

A me la Deborah mi sembra straindicata come segretaria di Berlusconi: prende gli appunti sull'organigramma e poi li passa al Cattaneo, al mio paese questa non sono le mansioni di una direttrice, ma di una segretaria.

Mai visto una direttrice che fa come doppio lavoro la segretaria del capo della principale ditta concorrente? Qua si puo'.

kid
05-05-04, 17:54
ma i dati che ho è che la gestione rai, Cattaneo, De Noce, con il tg1, domenica in e amenità varie sta soppiantando mediaset negli ascolti. La ditta concorrente, la coca cola, perde con la pepsi. Non sarà questo che la Annunziata non riesce a mandare giù?

nuvolarossa
05-05-04, 18:24
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

FRANCO (POL)
05-05-04, 18:28
un'attestato non si nega a nessuno;
ancora aspetto la risposta e magari mi puoi dire come hanno raggiunto le posizioni coloro che vengono sostituiti.

p.s. non sarai mica imparentato con Serventi Longhi?

brunik
05-05-04, 20:27
Auguri a Gigi Marzullo per il delicato incarico.

Che schifo.

kid
06-05-04, 11:13
è stato portato alla rai da de mita che è un tuo alleato. Ma che vuoi?

brunik
06-05-04, 14:27
E daje co sto De Mita. Te ragionare un pochino mai, eh.

Guarda che il Marzullo è stato fatto VICEDIRETTORE dal suo amicone di notti brave Kit Kat, uno che telefona alla sua Presidente per dirle che se si incazza la prende a calci nel culo e poi alla vigilia delle elezioni si fa dare i foglietti del nuovo organigramma dalla segretaria di berlusconi, all'uopo nominata direttrice del marketing dell'impresa concorrente.

Solo un pollista puo' non rendersene conto, chissà perchè invece il parlamento europeo questo schifo lo comprende e lo condanna.

kid
06-05-04, 14:53
marzullo non è diventato vicedirettore. La maggioranza non ha voluto fare un regalo al centrosinistra.

Libertarian
07-06-04, 03:36
Manipolazone di interviste e censura: Rai furfante!!! Post #1 di 1

La Rai ancora una volta ci fornisce un esempio di come non si fa televisione e di come non si dovrebbe fare giornalismo:quella della censura e dell'espulsione di tematiche "tabù".L'unico tema affrontato nelle trasmissioni di approfondimento politico è l'Iraq (che pure merita spazio vista l'importanza). Ma la truffa-censura della Rai è questa: in una intervista, andata in diretta (e quindi integralmente), Monica Bellucci a "Domenica In" intervistata da Paolo Bonolis parla della nuova legge sulla fecondazione assistita come di "una legge contro la donna che sembra fatta ai tempi di Torquemada". Nella replica, andata in onda circa un mese dopo, quella parte dell'intervista è totalmente tagliata. Ora, a parte la tematica in sè (che non è argomento di discussione di questo thread) cosa ne pensate dei metodi di fare informazione e televisione della Rai?

Saluti

kid
07-06-04, 11:56
ridatemi l'avater che mi piace tanto!

nuvolarossa
30-06-04, 10:55
Mediaset ha acquistato i diritti per trasmettere, utilizzando la tecnologia digitale terrestre, e fino alla primavera 2007, le partite di Juventus, Inter e Milan. Alla fine di questo contratto, cosa cui non si presta la dovuta attenzione, tutti quanti i diritti calcistici dovranno essere rinegoziati.

tratto da http://www.davidegiacalone.it/

nuvolarossa
03-11-04, 18:24
Vittime di sinistra: censurati e onnipresenti in video

di Sergio Menicucci

La strana danza della censura delle coppie vip dell’intellighentia di sinistra e lo strabismo del sindacato dei giornalisti Rai. Un fine settimana all’insegna dell’ipocrisia. Tutti insieme allora ad Orvieto. Il collegio elettorale “blindato” di Giuseppe Giulietti. Il Pci per decenni, la sinistra ora, controllano nella cittadina umbra tutte le leve del potere politico, istituzionale, culturale, sportivo. Anche i preti sono di sinistra. Non si salvano neppure i frati domenicani del Duomo, in continua e perenne ristrutturazione con i soldini dello Stato (otto per mille) stanziati dal “nemico” ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani. Tutti insieme i “girotondini dell’informazione” di massa.

A fare gli onori di casa per la danza-censura, la coppia di giornalisti politici Giuseppe Giulietti (ex segretario dell’Usigrai e dipendente della Rai di Venezia) e Federico Orlando (ex deputato della Margherita in Molise, una volta autore del libro P38, vice di Indro Montanelli, di recente “approdato” al giornale Europa diretto da Nino Rizzo Nervo, ex direttore del Tg3 unificato). Significativi sul piano mediatico anche gli ospiti d’onore. Su tutti la coppia Zaccaria-Guerritore.

L’ex presidente di viale Mazzini ora deputato dell’Ulivo ha fatto la prima uscita da neo-deputato (eletto a sorpresa nel collegio 3 di Milano, quello di Bossi) per ringraziare i compagni di viaggio. Per anni dominatore delle scene mediatiche, presenzialista “insuperabile” (come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della sera) Zaccaria non ha potuto esimersi dall’esprimere il grazie all’apparato di sinistra che lo ha prelevato dall’Università di Firenze dove era tornato ad insegnare diritto costituzionale dopo la lunga parentesi in Rai (oltre che presidente con Stefano Balassone, assistente di Angelo Guglielmi, è stato membro del Cda per una ventina d’anni in quota sinistra Dc).

Questa volta però Zaccaria non era solo a lanciare accuse di censura agli attuali dirigenti di viale Mazzini. C’era anche la sua “compagna” di vita e di fede politica. Monica Guerritore. L’attrice ha “sparato” un pistolotto contro i dirigenti di Raiuno e dell’intero vertice Rai per la mancata partecipazione alla trasmissione del sabato sera di Panariello. La polemica era già divampata per il forfait di Paolo Hendel, il comico che reclamava totale libertà d’autore per un “pezzo” di satira che andava a colpire alcuni personaggi politici: guarda caso di centrodestra con in testa il dimissionario Rocco Buttiglione.

E così dopo il triplice “resistere, resistere, resistere” del magistrato Borrelli a Milano, è risuonato ad Orvieto il grido “censura, censura, censura”. La bella Guerritore, non più in veste d’attrice che ha primeggiato in teatro grazie alle regie di Lavia, ma come dea vendicatrice dell’oltraggio alla libertà d’espressione. Al prossimo turno anche per lei è pronto un seggio in parlamento. E a gridare “censura di regime” c’era anche Enzo Biagi, non in persona ma con una intervista da casa, così può partecipare a tutte le manifestazioni indette dalla sinistra.

L’anziano giornalista ha così potuto lanciare i suoi proclami preferiti contro la mortificante omologazione dell’informazione (lui che scrive in quattro testate) e contro il conflitto d’interessi del premier. E come aperitivo sul domenicale “Strettamente personale” del Corriere della sera aveva richiamato quelle che Indro Montanelli definiva “bischerate” per attaccare “il Presidente tappezziere”, per indicare il tentativo di Berlusconi di sanare la crisi creata dalla bocciatura europea di Buttiglione.

A Orvieto si è fatta sotto anche un’altra coppia pronta a girare tutte le piazze per dimostrare l’anomalia italiana e i pericoli che corre l’informazione italiana. Sono i due euro-parlamentari Lilli Gruber (ex Tg1) e Michele Santoro (ex Tg3). Rivendicano l’attacco al filosofo Buttiglione non più candidato alla commissione libertà, giustizia e sicurezza della Commissione di Bruxelles che dovrà essere presieduta da Barroso. Solo che il diavolo fa le pentole e non i coperchi.

E così il “giochino” della danza-censura dei libertari d’opinione filo ha scoperto la rete 3. L’Usigrai è talmente strabico che non si accorge di quanto sta accadendo in quella che viene chiamata “la riserva indiana della sinistra. L’Usigrai protesta per le immagini “gratis e per tutti” della presidenza del Consiglio in occasione della firma della Costituzione europea in Campidoglio e al Quirinale. Tace però su Che tempo fa la trasmissione di Fabio Fazio con interviste prima a Gorbaciov, poi ad Andreotti e domenica a Sergio Cofferati.

Il “cinese” diventato sindaco di Bologna ha potuto parlare contro il governo italiano, a favore di Kerry, contro la guerra “illegittima” in Iraq. L’Usigrai tace anche su tante trasmissioni in appalto. E dulcis in fundo c’è tanta censura che Paolo Hendel è stato presente intorno a mezzanotte a “Parla con me” della Dandini, ironizzando sulla mancata partecipazione da Panariello ma in sostanza facendo il suo monologo-pistolotto anti. Evviva la censura. Oppure come dice Fiorello, che se ne intende, comici a senso unico: poverini.

Sergio Menicucci
menicucci@opinione.it

nuvolarossa
03-12-04, 12:13
Rai privatizzata, Fiat nazionalizzata

http://www.opinione.it/files/copertine/fiat-02-12-04.jpg

Mentre parte il processo di privatizzazione della Rai che prevede l’ingresso fino al 30 per cento di capitali privati nell’azienda pubblica, il capo gruppo di Rifondazione Comunista del Senato, Malabarba, propone che lo stato acquisti al costo di uno solo euro la Fiat. Per evitare di continuare a svenarsi finanziando una azienda abituata da anni ad usare i soldi pubblici per licenziare i lavoratori e mantenere la famiglia Agnelli.

brunik
03-12-04, 12:53
Marcello Veneziani: "Ma si accettano scommessa che ciò non accadrà!... Se ci dovesse essere una censura politica nei confronti di Santoro e Biagi, anch'io scenderò in piazza per impedirlo, per manifestare in loro difesa"
(Sciuscià edizione straordinaria, Rai2, 24 maggio 2002).

nuvolarossa
05-12-04, 13:43
Adriano Celentano dà l’addio a Viale Mazzini. In una lettera spiega di non accettare controlli preventivi sui testi del programma, previsto ad aprile sulla prima rete

Tornerò in Rai solo quando avrò libertà di parola

«Sostengono di darmi carta bianca ma in base a regolamenti che raggruppano più di cinquecento norme»

Roma. Si interrompono le trattative tra Adriano Celentano e la Rai. Il "Molleggiato" ha giudicato inammissibile il controllo preventivo sui testi del nuovo programma che sarebbe dovuto andare in onda il prossimo aprile. In una lettera, il cantante spiega i motivi del suo non ritorno in Rai «non solo ad aprile 2005 ma per molto tempo ancora, fintanto che la Rai non mi riconoscerà la libertà di parola che ho sempre avuto.» «Sarebbe come se Bruno Vespa mi invitasse al suo programma per avere una mia opinione personale su come vanno le cose nel mondo, a patto però, che il mio pensiero lo sussurri prima in uno orecchio ai dirigenti della Rai, per avere il lasciapassare in video -prosegue Celentano nella lettera- Si è chiarito finalmente il motivo per cui io non tornerò in Rai».
«Sono del parere -aggiunge l'artista- che un'azienda abbia tutto il diritto di instaurare a proprio piacimento le regole che vuole e come vuole, sempre però, che questa azienda non abbia il delicato compito del servizio pubblico. Titolo questo, nel quale, oltre all'informazione rientra anche, e sopratuttto, la facoltà di dare al pubblico la possibilità di valutare se le cose che escono dal piccolo schermo sono giuste o insensate. Elemento essenziale per una democrazia che rischia di vacillare a causa di certe postille, dove dietro "il pieno rispetto delle leggi", come dichiara l’ottimista Del Noce- (direttore di RaiUno, ndr) si nascondono invece "i regolamenti vigenti della Rai" che a dirlo sembra una parola sola ma in effetti questi regolamenti raggruppano più di 500 norme come Alessio Gorla, capo dei palinsesti, mi ha ricordato in una lettera.»
Viale Mazzini ha subito replicato. «Non si può creare una zona franca per Celentano evitando qualsiasi controllo preventivo valido per tutti i programmi».
Solo l’altro ieri erano arrivati segnali positivi dalla direzione di RaiUno con il direttore Fabrizio Del Noce che si era detto certo di una conclusione positiva «entro le prossime 48 ore».
La direzione di RaiUno aveva confermato all'artista '«libertà ideativa ed editoriale, come del resto è nella tradizione della rete ammiraglia, fatto salvo il pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti'». Tra le preoccupazioni dell'azienda di viale Mazzini il rischio di '"scivoloni" soprattutto nell'imminenza delle elezioni regionali previste per il 3 e 4 aprile. Un ritorno, quello di Celentano, molto atteso e più volte annunciato per aprile prossimo. Per il Molleggiato sarebbe stato il terzo show in sei anni dopo «Francamente me ne infischio» del 1999 e «125 milioni di caz..te» del 2001.
In una recente intervista in occasione dell’uscita del suo ultimo album «C’è sempre un motivo», Celentano aveva anticipato la sua determinazione a non accettare alcun controllo preventivo. «Questo vorrebbe dire che su ogni cosa che penso, che scrivo, mi dovrei chiedere: andrà bene?, non andrà bene? E rischierei di cominciare a cancellare una parola, una frase e alla fine resterebbero solo i punti. No, io non lo posso proprio fare».
La carriera di Adriano Celentano è stata un susseguirsi di successi e provocazioni. Il "no" di ieri alla Rai è solo un ultimo episodio.
I suoi monologhi televisivi sono celebri per lunghezza, silenzi teatrali, congiuntivi scombinati ma anche per i contenuti a sorpresa e poco addomesticati. Ogni volta che Celentano va in onda la Rai rischia, nelle persone dei dirigenti di turno, l’infarto. E subito, immediate, le polemiche furibonde.
Come per gli ultimi due show tv: «Francamente me ne infischio» del 1999 in cui parlò contro la pena di morte e la pedofilia mostrando immagini shock e «125 milioni di caz...te» del 2001 che scatenò una bagarre politica con un monologo sulla legge per la donazione degli organi e i vertici Rai (e dopo lo stesso Celentano) costretti a scusarsi.
Questo solo negli ultimi cinque anni: già al Festival di Sanremo del 1961 Celentano, presentandosi di spalle davanti al pubblico del Casinò, spiazzò tutti. Cantò così «24 mila baci», fu un trionfo ma il giorno dopo si prese i rimproveri di molti benpensanti che dissero che di spalle non ci si poteva esibire in una manifestazione importante come il Festival di Sanremo ripresa dalla Rai.
Poca cosa confronto a quanto accadde nel 1987, in una storica edizione di «Fantastico». Lì i suoi monologhi divennero famosi, specie quello alla vigilia del referendum sulla caccia quando, rischiando di invalidare tutto, invitò gli spettatori a scrivere sulle schede «la caccia è contro l’amore»: la vicenda finì in tribunale e si risolse con l’assoluzione di Celentano.
Nel corso dello stesso programma invitò anche gli spettatori a cambiare canale e a spegnere la televisione per cinque minuti per la pace nel mondo. La Rai non la prese bene. Nel 1997 Celentano e Rai finirono in tribunale: in aprile il cantante avviò una causa legale nei confronti della Rai sostenendo che l’azienda non gli permetteva, come stabilito da contratto, di realizzare il programma «Il conduttore».
La causa si risolse solo due anni dopo quando Celentano tornò in tv con «Francamente me ne infischio» attizzando nuove polemiche. Per il ritorno nel 2001 Celentano giocò un altro scherzo alla Rai, quel titolo, «125 milioni di caz....te» che volle per forza, accettando solo di interrompere la parolaccia con i puntini di sospensione.
Si arriva così al Festival di Sanremo dello scorso anno: Celentano arrivò a sorpresa in aiuto all’amico Tony Renis.
Anche qui le polemiche non mancarono perchè Celentano espresse pareri tutt’altro che lusinghieri su alcuni collegamenti fatti durante il Festival con i militari italiani all’estero provocando reazioni sdegnate da parte dei nostri soldati. Il cantante spiegò che tutto voleva fare fuorchè prendersela con i nostri soldati, ma invano.

nuvolarossa
10-12-04, 12:51
il “professore” cerca di mediare dopo gli ultimatum di bertinotti e mastella

Il giornalista, spera di vincere la causa con la Rai, e pensa di dimettersi da eurodeputato

Santoro e Gruber sedotti e abbandonati. Da Prodi

Sergio Pestelli

ROMA – «O' core, o' core!». I vecchi compagni del liceo De Santis di Salerno ancora ricordano la reazione tipica del preside, anziano e cardiopatico, quando Michele Santoro ne combinava una delle sue. «Cosa si inventerà, Michele, oggi?», si chiedevano ogni mattina. Perché la mattina Michele arrivava spesso di buon ora con una catena al collo, tirava giù la serranda (scuola popolare, si entrava da un ex negozio) e proclamava sciopero. Perché Michele Santoro è uno così: estemporaneo. Ora, per esempio, dice d'essere deluso da Romano Prodi. «Sedotto e abbandonato», era infatti il titolo del suo articolo pubblicato ieri dal «Riformista». Perché, quando lui era ancora un epurato Rai, Prodi lo chiamò («di persona, non so se mi spiego») e fu così «dolce», «leggero» e «suadente» che lo convinse a candidarsi alle Europee. «I partiti hanno bisogno di aprirsi alla società», gli disse. E lui abboccò. Dice d'averlo fatto «per amore», ma l'amore è finito. E' finito perché, dopo averlo usato come richiamo per le allodole antiberlusconiane e aver incassato i suoi 530 mila voti raccolti solo al Sud, Santoro è stato dimenticato a Bruxelles. Prodi non lo chiama più, la società civile è rimasta fuori dai partiti. «Non una lettera, non una telefonata e nemmeno una cartolina...». Sedotto e abbandonato, appunto. Né più né meno come la Gruber, che, fa capire Santoro, è delusa quanto lui. Ma Lilli è furba, e non lo dice. Mentre l'estemporaneo Santoro non solo lo dice, ma addirittura lo scrive. Pare che a Bruxelles lavori molto, ma si lamenti ancor di più. «Non contiamo un c...», è solito ripetere. Cosa frustrante per chiunque, ma ancor di più per uno come lui. Uno che per non sparire si è fatto eleggere e una volta eletto è sparito davvero. E “bruciato” si sente anche lui. E' per questo che attende con ansia il 26 gennaio, quando il tribunale di Roma deciderà della causa contro la Rai. Dice infatti il suo avvocato, Domenico D'Amati, che «se, come credo, vinceremo e se la Rai per una volta adempirà agli ordini del giudice, Michele si dimetterà da europarlamentare e tornerà a fare ciò che davvero gli piace: la televisione». Intanto Prodi (eletto ieri presidente onorario del Partito democratico europeo) prova a stemperare le tensioni con gli alleati della Gad, Fausto Bertinotti e Clemente Mastella, dopo gli ultimatum lanciati dai due leader che premono per vedere recepite le loro richieste sulle candidature alle regionali in Puglia e Basilicata. Prodi convoca un vertice dell'alleanza per lunedì mattina alle 12, prima del vertice dell'Ulivo fissato alle 16, e telefona al leader dell'Udeur chiedendogli di attendere quella data prima di prendere qualsiasi decisione. Il tutto alla vigilia della manifestazione contro i tagli della finanziaria di domani a Milano con tutti i segretari della Gad, che sarà però disertata da Mastella in segno di protesta per l'ostracismo nei confronti dell'Udeur. E anche se non ci sono segnali precisi in tal senso, non si può escludere un colloquio analogo con il segretario del Prc che evoca scenari di «battaglia politica» in caso di veto degli alleati sulla candidatura in Puglia. Ma la situazione è ancora ingarbugliata e si registrano forti tensioni sul tema delle liste uniche, ma anche su quelle civiche caldeggiate da Prodi, che stanno dando pensieri soprattutto alla Margherita, ma anche ai Ds, che non vedono di buon occhio la nascita di liste dell'Ulivo accanto a quelle dei partiti. Nelle riunioni di lunedì, dunque, non mancheranno i motivi di discussione, visti gli sviluppi di questi ultimi giorni e gli strascichi dell'incontro chiarificatore tra Prodi e D'Alema sulla legge elettorale. Tanto più che a opporsi alle richieste di Bertinotti, giustificando però quelle di Mastella, ci pensa a sinistra Oliviero Diliberto. Il leader del Pdci si mostra ottimista sulle candidature ma poi aggiunge: «L'unico caso politico è rappresentato da Mastella e trovo che le sue richieste sono legittime».

nuvolarossa
14-12-04, 11:41
Ciampi: la Rai sia più servizio pubblico

«Bisogna conservare e rafforzare il suo ruolo, non snaturarlo». E invita ad «avere stile»

ROMA - Non snaturate la missione della Rai, seguendo a ogni costo una deriva commerciale. Non indebolite il suo ruolo sull’altare dell’ audience o su quello di bilanci più appetibili per una collocazione di qualche rete sul mercato. «Qualunque sia il suo assetto aziendale» in futuro, e dunque anche in caso di privatizzazione (totale o parziale), l’azienda di viale Mazzini «deve conservare, rafforzare, migliorare sempre più la sua attività di servizio pubblico». E questo si impone «nei contenuti editoriali e culturali, nell’informazione, nello stile», in modo da tenere il nostro Paese «in linea con le indicazioni dell’Unione europea sui servizi pubblici radiotelevisivi».

DIRETTIVA UE - E’ secco e diretto, Carlo Azeglio Ciampi, nel raccomandare al governo un supplemento di impegno verso la Rai. Mentre più forti si fanno le accuse di omologazione con la filosofia cui si ispirano le emittenti private e mentre cresce il timore sui progetti di nuovi equilibri societari, il presidente della Repubblica ricorda che questo è un tema ormai molto più che nazionale.
Ha in mente certe direttive del Trattato di Amsterdam del 1997, già da lui richiamato nel messaggio che accompagnò il rinvio alle Camere della legge Gasparri. Direttive che hanno trovato ascolto nell’Ue, dove non a caso i servizi pubblici radio-tv sono stati rafforzati negli ultimi anni - un caso sugli altri, quello francese - secondo una strategia identitaria europea. Infatti, dice, «l’informazione alimenta e arricchisce la "cittadinanza" e favorisce una partecipazione attiva alla realizzazione del bene comune». Ecco: secondo lui anche questo è un modo per emanciparci da una colonizzazione culturale e di costume che oggi è soprattutto americana e domani sarà magari asiatica.


NO AL GOSSIP - Il capo dello Stato utilizza la cerimonia del premio Saint Vincent per tornare sui problemi dell’informazione, affrontati spesso in questi anni al Quirinale. C’è il richiamo alla politica, con quel cenno sullo «stile» Rai che suona critica verso le trasmissioni spazzatura (donna Franca parlò di «Tv deficiente» e in essa forse rientrano pure i reality show ). E ci sono richiami ai giornalisti, che Ciampi incita a lavorare sempre «con la spina dorsale dritta e ascoltando la propria coscienza». Questo come atteggiamento di fondo, spiega, per difendere in prima persona l’autonomia della professione. Certo, ci sono poi altre tare e vizi da correggere, nella galassia dei massmedia. Ad esempio il provincialismo del gossip politico, per cui ci si concentra troppo su «contrasti e divisioni domestiche che spesso nascono e svaniscono in pochi giorni», mentre invece servirebbe «una maggiore apertura internazionale».
Il presidente prende spunto dal suo viaggio in Cina, «che ci ha aiutati tutti a capire di più le dimensioni dello sviluppo in un’area centrale per il futuro del mondo». Ora, quotidiani e tv hanno riferito largamente i contenuti della missione politico-diplomatica, ma Ciampi fa capire che avrebbe voluto leggerle e vederle prima.


AUTOREVOLEZZA - Per lui, dunque, «bisogna guardare e raccontare di più quello che accade in Europa e lontano dall’Europa». E prestare «meno attenzione» alle dinamiche minimaliste di un’Italia concentrata solo nella propria rissa permanente, dilatando polemiche che poi evaporano «senza lasciare traccia se non nel disorientamento che provocano all’interno e all’estero».
Insomma: «E’ una questione di grande responsabilità», che accomuna giornalisti ed editori. Sapendo che «l’autorevolezza, quella vera, di contenuto, di impegno, vince, "fa ascolto" e smentisce quel luogo comune che vuole i giovani sempre più favorevolmente dediti allo svago». In questo la carta stampata ha una funzione insostituibile («perché aiuta a pensare»), resa ancor più preziosa da iniziative come il Quotidiano in Classe, promossa dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, e la diffusione di decine di milioni di libri. Il che dimostra «sia la domanda di conoscenza della gente sia il prestigio di cui gode la cultura».

Marzio Breda

brunik
14-12-04, 14:05
Dell'Utri, sono vittima del casellismo
13/12/2004 - 23:21
Parla in teatro, salta spettacolo, accorrono parlamentari FI
(ANSA) - ROMA, 13 DIC - Marcello Dell'Utri proclama la sua innocenza nonostante la condanna a nove anni di carcere in primo grado. Accusa la magistratura di aver fatto quella sentenza 'altrimenti sarebbe crollato il casellismo'. L'esponente di FI ha parlato al Teatro Valle,dove era prevista 'l'Apologia di Socrate',ma l'attore Carlo Rivolta,ha dato forfait in segno di protesta contro le strumentalizzazioni.In teatro sono accorsi gli esponenti di FI per dare solidarieta' a Dell'Utri.

nuvolarossa
23-12-04, 12:43
Espresso Tv

Il gruppo l'Espresso acquista, per 115 milioni di euro, Rete A, con questo segnando il suo ingresso nel mercato televisivo. E' un fatto positivo? Certamente sì. Ma attenti a non far confusione. L'operazione è stata possibile, ha detto qualcuno, e segnatamente il ministro Gasparri, grazie alla nuova ...

tratto da http://www.davidegiacalone.it/

nuvolarossa
23-12-04, 18:47
L’Espresso sbarca in tv e compra Rete A

di Cristina Missiroli

Dopo aver sputato per due anni interi sulla legge Gasparri per il riordino dell’Editoria, il gruppo L'Espresso ha comunicato ieri di aver acquisito il 100% dell'emittente nazionale Rete A per la cifra di 115 milioni di euro. Rete A trasmette sull'intero territorio nazionale in tecnologia analogica ed è autorizzata alla futura trasmissione in tecnologia digitale. La rete di diffusione analogica ha una copertura di circa l'80% della popolazione italiana. Si tratta di una rete strategica che nel corso degli ultimi anni ha conquistato una rilevante posizione nel target giovani sviluppando un palinsesto musicale con il marchio “All Music”.

Con questa acquisizione il Gruppo Espresso entra nel settore della televisione analogica e digitale terrestre per realizzare un progetto di rete a prevalente programmazione musicale dedicata ai giovani, sfruttando i marchi e il know how delle proprie radio, Radio D.J., Radio Capital e m2o, leader italiane sia in termini di audience sia di raccolta pubblicitaria. Le sinergie con le radio e con internet e le nuove opportunità offerte dalla musica, diventata oggi un mezzo che veicola nuovi prodotti (ad esempio suonerie, vestiario, tecnologie), aprono nuove e interessanti potenzialità di sviluppo per la TV musicale.

Un business immenso che, fino all’approvazione della legge Gasparri, sarebbe stato assolutamente vietato. Chissà che questa volta, L’Espresso non si ricordi di inviare al ministro gli auguri di Natale, con un ringraziamento e tante scuse per gli insulti che negli ultimi mesi gli ha riservato.

Cristina Missiroli

nuvolarossa
11-01-05, 13:04
Il terrorismo mediatico del Tg3

di Ferruccio Formentini

Con il tg3 non si rischiano sorprese. Il suo dovere lo compie con puntigliosa partigianeria. Al confronto perfino il tg4 rischia di apparire bipartisan, pluralista e obiettivo, nonostante l’amore “semper fidelis” del suo direttore per il Cavaliere. Passi che il tg3 ecceda a dismisura nell’uso dei dolcificanti quando non può fare a meno di dare qualche notizia sui guai della Gad, Fed, Ulivo o come in quel momento si chiama l’opposizione. E’ lì per quello. Passi che esagera con il fiele quando deve raccontare i bisticci che assillano la maggioranza o dilettarsi con qualche inciampo del governo. Tutto previsto, non sono cattocomunisti per caso. Impressiona e un po’ commuove per l’impegno profuso, il terrorismo economico e sociale che rovescia quotidianamente sui suoi telespettatori. Ogni occasione è buona, e il telegiornale ne scodella parecchie, per descrivere un paese abitato da disperati in coda per un piatto di minestra, zeppo di negozi vuoti, di poveracci tartassati alle prese con l’inflazione percepita, assediati dagli aumenti, costretti in case fatiscenti. Neppure il Natale sembra portare al tg3 un po’ di serenità.

Ferruccio Formentini
ferfor@inwind.it

brunik
11-01-05, 14:20
Originally posted by nuvolarossa
Il terrorismo mediatico del Tg3

di Ferruccio Formentini

Ogni occasione è buona, e il telegiornale ne scodella parecchie, per descrivere un paese abitato da disperati in coda per un piatto di minestra, zeppo di negozi vuoti, di poveracci tartassati alle prese con l’inflazione percepita, assediati dagli aumenti, costretti in case fatiscenti. Neppure il Natale sembra portare al tg3 un po’ di serenità.

Ferruccio Formentini
ferfor@inwind.it

Usti, nel 2000-2001 erano ben 5 le reti che ci descrivevano ogni giorno un paese invaso dagli albanesi dediti allo stupro ed allo svaligiamento delle villette, mentre la crisi imperversava e i treni si scontravano per colpa di Burlando.

Poi in data 14 maggio 2001 gli albanesi devono avere messo la testa a posto, sono usciti dai TG, mentre se i treni si scontrano non è più colpa del governo ma delle opposizioni che non li lasciano ammodernare le linee.

Se al nostro Formentini non piace il TG3 non ha problemi di scelta, ci sono ben 5 tg dediti al culto del benessere pollista.

http://brunik.altervista.org/ritagli/taglio4.jpg
ANNO GIUDIZIARIO/ PG: CRIMINALITA', IN NETTO AUMENTO LE TRUFFE

nuvolarossa
12-01-05, 19:27
I precari Rai scrivono a Ciampi: da anni viviamo con l’incubo del rinnovo del contratto

Sono ormai un esercito del quale le trasmissioni Rai non possono fare a meno. Si tratta di 550 giornalisti a tempo determinato che lavorano nelle varie testate dell’azienda di viale Mazzini. Accanto a loro c’è un’altra miriade di precari: programmisti, registi, impiegati, tecnici. Le trattative per il loro inserimento in organico non vanno bene nonostante qualche timido tentativo. La situazione per alcuni è paradossale: lavorano 8-9 mesi l’anno da almeno un decennio. Si sono decisi a scrivere al presidente della Repubblica per far conoscere il loro stato.

“Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito a tenere la schiena dritta nello svolgimento della professione nel servizio pubblico. Sappia, però, che per molti di noi “precari Rai” è veramente difficile, se non impossibile, difendere la nostra libertà di pensiero ed esercitare con autonomia, indipendenza e serenità il nostro diritto-dovere di informare i cittadini. Ci sentiamo giornalisti per così dire “dimezzati” che di mese in mese, di anno in anno, per 5-10 anni vivono l’incognita del rinnovo del contratto a tempo determinato nei telegiornali, nei giornaliradio, nelle rubriche di approfondimento, negli speciali. La nostra vicenda è documentata nei verbali delle audizioni parlamentari di vigilanza. E’ tempo pertanto che la nostra precarietà finisca con un dignitoso accordo sindacale con l’azienda”.

brunik
13-01-05, 10:45
Originally posted by nuvolarossa
Il terrorismo mediatico del Tg3

di Ferruccio Formentini

Con il tg3 non si rischiano sorprese. Il suo dovere lo compie con puntigliosa partigianeria. Al confronto perfino il tg4 rischia di apparire bipartisan, pluralista e obiettivo, nonostante l’amore “semper fidelis” del suo direttore per il Cavaliere. Passi che il tg3 ecceda a dismisura nell’uso dei dolcificanti quando non può fare a meno di dare qualche notizia sui guai della Gad, Fed, Ulivo o come in quel momento si chiama l’opposizione. E’ lì per quello. Passi che esagera con il fiele quando deve raccontare i bisticci che assillano la maggioranza o dilettarsi con qualche inciampo del governo. Tutto previsto, non sono cattocomunisti per caso. Impressiona e un po’ commuove per l’impegno profuso, il terrorismo economico e sociale che rovescia quotidianamente sui suoi telespettatori. Ogni occasione è buona, e il telegiornale ne scodella parecchie, per descrivere un paese abitato da disperati in coda per un piatto di minestra, zeppo di negozi vuoti, di poveracci tartassati alle prese con l’inflazione percepita, assediati dagli aumenti, costretti in case fatiscenti. Neppure il Natale sembra portare al tg3 un po’ di serenità.

Ferruccio Formentini
ferfor@inwind.it

http://img108.exs.cx/img108/5073/a3no.jpg

Il Tempo 13.1.2004

UgoDePayens
13-01-05, 10:54
Di solito, nei Paesi civili, l'esposizione mediatica dei politici si divide fondamentalmente in tre parti più o meno uguali:
1/3 alla Maggioranza;
1/3 al/alle Opposizione/i;
1/3 al Governo.

I dati dei TG Rai riportati sopra, pur senza alcun riferimento alla scala di valori presa in considerazione, penso fotografino grossomodo una situazione equilibrata, visto che non specificano che Berlusconi appare SIA come Presidente del Consiglio (ruolo istituzionale di Governo) SIA come leader politico dell'Opposizione.
Basti vedere quanto appare Ciampi, chedi ruolo ha esclusivamente quello istituzionale.

nuvolarossa
13-01-05, 10:54
... ma non so dove scovi queste statistiche ma a volte mi diverto a farci caso, in occasione dei TG, fanno vedere Berlusconi, con il solito commento a favore del Governo e poi, in sequenza, fanno vedere Parisi, Rosy Bindy, Pancho Pardi, Prodi, Castagnetti, Bertinotti, Fassino, D'Alema, Di Pietro, Pecoraro e tutto il resto dei catto-comunisti ... magari la sommatoria dei loro tempi e' inferiore a quella del Presidente del Consiglio ... non lo so, non ho mai provato a fare la conta, magari tu hai le statistiche del caso ... pero' il risultato reale che ne consegue e' che da una parte ci sia un rimbambito qualunque e dall'altra ci sia tutto il Popolo d'Italia.
Questo dal punto di vista numerico ... dal punto di vista del contenuto ... sembra che da una parte ci siano poche idee ma buone e dall'altra un sacco pieno di idee ... tutte scoordinate e confuse tra di loro.
Questo sul piano dell'impressione telemediatica ... solo un'impressione soggettiva ... sarebbe simpatico una tua statistica in proposito.

brunik
13-01-05, 11:44
Originally posted by UgoDePayens
Di solito, nei Paesi civili, .

:K :K

Hei, Ughetto, questa dei paesi civili che fanno di solito come in Italia dove te la sei inventata?

Solo l'Italia è stata condannata dall'UE per la poca libertà TV.

Amici pollisti, il vostro sport preferito è raccontare palle. Prodi si vede solo sul TG3, sugli altri 5 canali è sparito, basta vedere i dati di cui sopra.

Avete paura del confronto, chiaro. Un po' come te che con grande zelo pollista mi cancelli sistematicamente tutti i post dal forum che indegnamente moderi.

brunik
13-01-05, 12:00
Si, come no, al TG sono tutti contro Berlusconi, l'Unico con le idee Chiare.

http://img108.exs.cx/img108/5073/a3no.jpg

Nuvolarossa, a te il pollismo sta casuando gravi danni a tutti e cinque i sensi.

brunik
13-01-05, 15:04
http://img128.exs.cx/img128/8835/untitled22vk.jpg
BERLUSCONI VINCE LA CLASSIFICA DEI POLITICI AL TG

L'OPPOSIZIONE ATTACCA.

MA CICCHITTO SPIEGA:" E' SOLO IL GIUSTO RICONOSCIMENTO"

UgoDePayens
13-01-05, 17:30
Mi chiedo cosa succederebbe se facessero vedereProdi tanto quanto Berlusconi.
Ve lo immaginate Rutelli cosa direbbe? E Fassino? E Mastella? E Bertinotti? E Diliberto?

Suvvia...


Nessuno che guardi davvero il TG1 o il TG2 può pensare che siano filoberlusconiani.

brunik
13-01-05, 18:11
Nessuno.

A parte il fatto che parla sempre il Berlusca, l'opposizione "critica" e Cicchitto o Bondi alla fine chiariscono chi aveva ragione, mi sembrano piuttosto obiettivi.

:K :K

nuvolarossa
15-01-05, 12:18
Non va in onda la seconda parte di 'Questa sera si recita Moliere'

Il comico: "Non so se mi viene da piangere o da ridere"
Paolo Rossi bloccato dalla Rai

"E' una censura politica"

Il produttore: "Nemmeno di notte si può dire qualcosa di diverso
da quello che il presidente del Consiglio vuole che si dica"

http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/censuratv/paolorossi/stor_4386485_07330.jpg

ROMA - RaiDue blocca la messa in onda dello spettacolo di Paolo Rossi. La seconda parte di Questa sera si recita Moliere - Nuovo delirio organizzato doveva andare in onda domani sera alle 23.50, nell'ambito di Palcoscenico, che sabato 8 gennaio aveva proposto la prima parte dello spettacolo ispirato alla commedia Un medico per forza. E invece, niente da fare. "E' una censura politica", denuncia il manager dell'attore, Paolo Guerra, mentre il diretto interessato commenta laconico: "Non so se piangere o ridere...".

Racconta Guerra che "un funzionario della Rai" gli ha detto "solo che non andrà in onda, senza darmi alcuna spiegazione. Ma non ce n'è bisogno: non c'è dubbio che si tratta di una censura politica, visto che sarebbe incomprensibile, altrimenti, la cancellazione di uno spettacolo che nella prima parte ha ottenuto oltre un milione di telespettatori, nonostante sia stato trasmesso a notte fonda".

"Da una parte mi viene da piangere, dall'altra mi viene da ridere" dice Paolo Rossi. "Quando mi hanno comunicato che la prima parte era stata vista da un milione di persone - aggiunge - ero entusiasta. Però subito dopo ho pensato che in quel milione poteva esserci anche 'qualcuno' che me lo avrebbe bloccato. E così è stato".

"A questo punto - continua Rossi - penso che la prima parte è andata in onda per un disguido: avranno letto Moliere e non se ne sono accorti che c'ero io che faccio satira. Poi l'hanno visto e hanno detto: 'Mamma mia!'. Ormai in tv la satira politica è proibita. E un paese dove la satira non è ammessa è governato da gente che ha paura della sua ombra anche quando è al buio...".


Secondo Guerra, "il linguaggio di Rossi è incompatibile con questa Rai. Nemmeno di notte c'è la libertà di dire qualche cosina di diverso da quello che il presidente del Consiglio vuole che si dica attraverso le sue sette reti televisive". E ricorda che è la seconda volta che, negli ultimi mesi, un'apparizione di Paolo Rossi sulle reti pubbliche viene bloccata: "E' già successo per Domenica In, dove Bonolis lo aveva invitato. E la cosa fu ridicola. Chiesero di avere il testo di quello che Paolo avrebbe detto. Nonostante si trattasse del monologo di Pericle agli ateniesi, scritto da Tucidide un bel po' di tempo fa - ironizza il produttore - gli dissero che non poteva andare in onda. Questo è il servizio pubblico. Purtroppo, conoscendo Viale Mazzini, temo che non si tratterà di uno slittamento".

Per Giuseppe Giulietti, capogruppo dei Ds in commissione di Vigilanza Rai, il blocco "conferma che la cultura della censura e delle liste di proscrizione, impasto di arroganza e dilettantismo, è più in voga che mai nella Rai di Cattaneo. E si ripete su un autore come Rossi che era già stato censurato su RaiUno".

In quanto allo spettacolo, dopo aver affrontato - a modo suo - il teatro classico con Romeo and Juliet, il comico milanese rilegge l'opera di Moliere. Rossi, nei panni del Dottor Sganarelli, racconta le vicende di un medico cialtrone che tenterà di vendere il suo miracoloso "unguento da bere" a tutti i pazienti, dal ricco Geronte, alla figlia Lucinda, al giovane Leandro: "Uno spettacolo sui ciarlatani che la fanno da padroni".

brunik
15-01-05, 17:51
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Viva R.O.S.S.I.

brunik
16-01-05, 12:52
CORRIERE DELLA SERA 18/03/2001

La domanda che dovreste porvi

Caro Montanelli,
Premesso che non mi sono simpatici né Berlusconi né Luttazzi, in merito alla puntata di «Satyricon» ho poche riflessioni da fare.
1) L'intervista a Marco Travaglio era «satirica» solo nello scopo dichiarato di suscitare un vespaio. 2) Quello che ha affermato Travaglio sembra sia già pubblicato in un suo libro in commercio e lui solo ne risponde civilmente e personalmente. 3) In Italia fare un'intervista a chicchessia non è reato. 4) Chiedere la testa dei responsabili Rai mi sembra ridicolo e controproducente. 5) L'«ineleganza» del gesto in periodo pre-elettorale è ovvia, ma dobbiamo prepararci al peggio. 6) La democrazia in Italia esiste ancora, ma temo che abbia i giorni contati!
Grazia Francaviglia, Roma

Cara amica,
Complimenti, naturalmente reciproci, perché io penso esattamente ciò che pensa lei. Potrei~ limitarmi a pubblicare la sua lettera aggiungendovi qualche parola di consenso e di plauso, se, come uomo del mestiere, cioè dell'informazione, non mi sentissi in dovere di aggiungervi qualcosa.
Premessa n. 1: io detesto la televisione in generale, e quella italiana in particolare, pubblica e privata. Premessa n. 2: alla Rai non conosco nessuno, non ho mai messo piede nella famosa Saxa Rubra, non so chi siano Zaccaria e i suoi collaboratori; e soprattutto ignoro completamente come vi siano distribuite le varie competenze e responsabilità, e quali direttive - che immagino cangevoli - vi siano state in questi difficili i tempi impartite. Quindi sia lei che il comune lettore siete pregati di tenere nel debito conto (naturalmente negativo) queste mie numerose e vaste ignoranze.
Come uomo del mestiere però sono incuriosito da una cosa. Come mai l'intervista di Travaglio ha suscitato tutto questo putiferio sebbene non facesse che ripetere le cose che aveva già scritto e pubblicato nel suo libro «L'odore dei soldi», e che, fin quando erano rimaste chiuse in un libro, non avevano provocato nemmeno un ronzio di zanzara?
Non solo; ma tutte le accuse che vi sono contenute erano state almeno annunziate da altri due libri: «Processo alla Lega» di Vimercati, e «L'intoccabile» di Sisti e Gomez che risale addirittura al 1997. Altra obbligatoria premessa: tutti e tre gli autori - Vimercati, Gomez e Travaglio - vengono dal mio vivaio, in quanto nati e cresciuti nella redazione del Giornale, dal quale Travaglio e Gomez uscirono quando ne uscii lo. Quindi i miei apprezzamenti su di loro potrebbero essere inficiati da questo gesta di fedeltà nei miei confronti.
Ma il fatto è che lo non voglio entrare nel merito dei loro argomenti, cioè delle loro accuse, che non hanno mal fatto parte del mio «contenzioso» col Cavaliere. Col che non intendo dire che le considero infondate. Voglio dire che, non avendo i mezzi per svolgere personali indagini, ho preferito evitare l'argomento. La mia domanda è semplicemente questa.
Come mai Berlusconi, e di conseguenza il Polo che sembra pendere dal labbro di Berlusconi come non è mai accaduto a nessuno dei «Migliori» dell'Ulivo né a Prodi, né a D'Alema, né ad Amato, né tanto meno ora a Rutelli - non avevano mai preso in considerazione le requisitorie di cui il Capo è stato bersaglio, finché erano libri, per passare invece al più rumoroso contrattacco quando sono diventati televisione? Voglio dire: la parola scritta e la carta stampata sono scadute fino a questo punto rispetto alla parola parlata e all'immagine sul video?
Non mi si venga a dire che la diversità di reazione è un fatto «stagionale» In quanto stavolta la parola parlata è sopravvenuta in piena campagna elettorale. Falso. Anche Il libro di Travaglio, uscito appena quattro settimane or sono, è, dal punto di vista anagraflco, un frutto di «stagione» elettoralle Eppure, fino al «Satyricon» di martedì sera, non aveva fatto scandalo, e nemmeno «notizia». Evidentemente le «vittime» (si fa per dire) pensavano che il libro, In quanto tale, era inoffensivo: bastava non parlarne. E stato Luttazzi a renderlo, con le immagini, micidiale.
Ed ecco, cara Amica, perché apprezzo e condivido la sua lettera, cioè il suo modo di sbrigarsene. Solo aggiungendovi un interrogativo che anche lei, come tutti i nostri lettori più ragionevoli, dovreste porvi. Ma se tanto mi dà tanto, cioè se è bastata una trasmissione in un etere per ora diviso in due parti, pressapoco, come diffusione, uguali, per suscitare tanto bordello, cosa succederà di qui a poche settimane quando l'etere sarà tutto di una parte sola, anzi della stessa persona?
Non ho consigli da darvi. Vi dico soltanto: pensateci, perché - come lei dice - sono proprio «giorni contati».

brunik
17-01-05, 21:28
RAI/ CUFFARO: PROSSIMA SETTIMANA TRASMISSIONE SU SICILIA 'REALE'
17/01/2005 - 19:15
Il governatore della Sicilia dopo un colloquio con D.G. Cattaneo

Palermo, 17 gen. (Apcom) - "Ci sarà una trasmissione sulla Sicilia 'reale' dopo lo sciacallaggio di Report". E' quanto afferma il presidente della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, dopo un colloquio con il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo a proposito della puntata del programma in onda su Rai tre, dedicata alla Sicilia.

Secondo Cuffaro la trasmissione "riparatrice" andrà in onda la prossima settimana su Rai Due. La svolta è arrivata dopo le polemiche di questi giorni scoppiate dopo la messa in onda della puntata di 'Report' che secondo il presidente della Regione ha "proiettato una Sicilia falsa, collusa con la mafia e dalla quale gli imprenditori scappano. Un atto di sciacallaggio intollerabile". Cuffaro, che si è detto indignato e ferito, come siciliano e come presidente della Regione, ha inoltre detto di aver sollecitato sia il Capo dello Stato, sia la commissione di vigilanza "affinchè quest'ultima si interessi del caso e ponga rimedio".

"Come si fa a dire, come ha fatto la conduttrice di 'Report', che qui non c'è libertà per gli imprenditori, che l'80% di loro paga il pizzo, che o sono muniti di scorta o devono andare via?".

"Non intendo invitare i siciliani a non pagare il canone - ha aggiunto Cuffaro - certo è che dovranno compiere un grande sforzo di generosità per continuare a pagarlo dopo tutte le falsità sentite sabato. Nessuno vuole limitare la libertà di stampa - conclude - ma non si può in questo modo oscurare la verità".

copyright @ 2005 APCOM

http://brunik.altervista.org/foto/cuffarobacia.jpg
CHI DICE CHE IN SICILIA C'E' LA MAFIA RENDE UN CATTIVO SERVIZIO AI SICILIANI.
LA RAI RIPARERA' AL TORTO CON UNA TRASMISSIONE CHE DICE CHE LA MAFIA NON ESISTE.
APPUNTAMENTO SU RAI DUE LA PROSSIMA SETTIMANA.

brunik
18-01-05, 12:25
a Repubblica 18-01-2005

La destra si scatena per un'inchiesta di "Report". E Cuffaro ottiene una trasmissione riparatrice
Scandalo, la tv parla di mafia
CURZIO MALTESE

UNA bella inchiesta di Report su Raitre ha interrotto per una sera gli anni di omertà televisiva stilla mafia, con l'eccezione di qualche buona ma innocua fiction.
Puntuale è scattata la censura della maggioranza. Tutti in prima fila, gli esponenti siciliani di Forza Italia, il presidente della Regione Cuffaro, il sindaco di Catania Scapagnini, non per combattere la mafia ma il giornalismo anti-mafia.
PER difendere la «loro» Sicilia «diffamata e offesa» con «vecchie storie» frutto di pregiudizio politico. Senza neppure rendersi conto di usare gli argomenti, il linguaggio, le frasi fatte di un Totò Riina o di tanti mafiosi da film.
In verità i legami fra Cosa Nostra e politica erano stati appena sfiorati dal programma di Raitre, forse nell'illusione di scampare alla mannaia. Ma ormai nell maggioranza dei «61 collegi su 61» basta la sola parola «mafia» per scatenare reazioni isteriche, violente e a volte ridicole. Come la richiesta di ottenere una «trasmissione riparatrice» su Raidue per «mostrare l'altro volto della Sicilia», avanzata da Cuffaro e prontamente accolta dallo spaventapasseri di destra piazzato alla direzione generale della tv pubblica, Flavio Cattaneo. Che ci faranno vedere, carretti e balli folcloristici? Sono anni che in tv, Rai o Mediaset, ci fanno vedere l'altro volto della Sicilia, quello falso, dove la mafia non esiste.
Il torto di Milena Gabanelli e degli inviati di Report è di aver ricordato che la mafia invece esiste ed è tornata a controllare il territorio. Non si sono visti scoop o rivelazioni clamorose nella puntata dell'altra sera.
Soltanto l'ostinato, intelligente racconto di che cos'è la nuova criminalità organizzata, attraverso episodi piccoli e grandi. I tre incendi al locale gestito dal capo dei commercianti anzi racket del siracusano, scanditi ogni nove mesi esatti, nell'incredibile impotenza delle forze dell'ordine. Le strane fughe a un passo dall'arresto di Bernardo Provenzano, che dev'essere da trent'anni l'uomo più fortunato del pianeta oppure uno che ha buoni informatori nelle istituzioni. Un'inchiesta seria, documentata, equilibrata, che ha dato voce per una volta alla Sicilia del coraggio e dell'onestà, l'ha fatta sentire meno sola. Un ottimo esempio di quel servizio pubblico che tutti, a parole, invocano dalla Rai.
La censura a Report è l'ultimo episodio di una lunga storia di televisione di regime, cominciata nel2001 con la vittoria di Berlusconi e il proclama di Sofia contro Biagi e Santoro, proseguita con l'epurazione della satira e dell'informazione indipendente, fino alla grottesca sospensione del Molière di Paolo Rossi domenica scorsa. Ma è anche l'episodio più grave e triste, nella sua cinica prevedibilità. E' prevedibile ma deprimente che un personaggio come Totò Cuffaro, che deve rispondere alla giustizia dell'accusa di favoreggiamento alla mafia, scateni pubblicamente l'ennesima campagna contro l'antimafia. E' altrettanto scontato ma triste che Forza Italia, il cui fondatore Marcello Dell'Utri è stato condannato in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa, metta alla gogna chi indaga sulla mafia. Possibile che nessuno, nel centrodestra, provi imbarazzo per questo processo alla rovescia? Non ci aspettiamo grandi prove di senso dello Stato dalla maggioranza. Ma se è vero che «la Sicilia non è soltanto mafia» neppuro lo è tutta l'Udc o Forza Italia.
E dunque perché lasciar parlare su questi temi soltanto una compagnia di indagati o condannati?
Quanto al danno che queste inchieste e a perfino alcuni sceneggiati produrrebbe all'immagine della Sicilia e dell'Italia, vecchia accusa di Berlusconi, bisogna mettersi d'accordo. Un episodio coane questo è destinato a fare il giro del pianeta, portando l'immagine più desolante di un'Italia omertosa, governata da amici degli amici. Qualche mese fa le Monde ha rappresentato una vignetta con Berlusconi che presentava la sua squadra. Da una parte un gruppo di ciechi col bastone e i cani: «I miei elettori». Dall'altra un pugno di ceffi con coppola e occhiali da sole: «I mie collaboratori». La battuta è stata ripresa da tutte le televisioni del mondo, tranne una. Davvero un bel colpo d'immagine, altro che «La Piovra».

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nuvolarossa
20-01-05, 18:21
TV: TORNA ARBORE, "VOGLIO FARE L'ALTRA TELEVISIONE"

Da "Speciale per voi" del 1969, a "Speciale per me", 36 anni dopo. Si chiude, in chiave egocentrica, un cerchio e torna Arbore in televisione. Dopo anni di indiscrezioni, dinieghi e corteggiamenti, il Renzo nazionale ha rotto gli indugi. E dunque detto fatto: sabato 22 gennaio, Raiuno, ore 23,40, va in onda la prima puntata delle quattro per ora programmate di "Speciale per me", nuova trasmissione del multiforme ingegno foggiano, in collocazione naturalmente notturna, la sua, da vero "gufo" per un vero "pubblico di minoranza", ma che certo diventera' un immenso fan-club. In viale Mazzini per presentare l'evento, presente il direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo e quello di rete, Fabrizio Del Noce, Arbore ha dato indicazioni e chiarito dubbi, lasciando pero' molto all'effetto sorpresa e fornendo un piccolo assaggio, in allegria, ironia e spontaneita', di quello che potrebbe essere un nuovo spettacolo 'cult' di cui parlare negli anni. Arbore, che ha confessato di essere stato "corteggiato per molto tempo" da Cattaneo, ha dato subito una indicazione chiara: "Si parla tanto di tv omologata. Io voglio fare l'altra televisione, proprio l'altra, come e' vero un po' per tutto: l'altra radio, l'altra canzone napoletana, l'altro jazz. Dopo lo spettacolone del sabato sera voglio fare l'altro sabato, lo spettacolino dedicato a me, al mio stile e a un pubblico di pochi affezionati". La collocazione oraria e' precisa e "va a colmare - spiega - una piccola lacuna delle televisione generalista, quella del sabato notte che e' adatto a riscoprire il jazz, una vera parolaccia nella televisione di oggi, i vecchi programmi in bianco e nero, cose del passato, ma anche nuovi talenti sconosciuti". Ci sara' musica, certo, ma non solo. Vecchi amici e nuovi talenti, e non e' dato sapere di piu'. Se non che ospiti della trasmissione saranno la ex fidanzata, alla quale e' legatissimo, Mariangela Melato, e la "cugina" di sempre, Marisa Laurito.
http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZEROAMANDOAMANDO.mid

brunik
20-01-05, 18:35
Speriamo che metta anche Nino Frassica nel personaggio del ministro dentista della Lega.


http://brunik.altervista.org/foto/649290073.jpg
UN NUOVO PERSONAGGIO DI ARBORE

nuvolarossa
21-01-05, 12:14
Arbore: «Gli ascoltatori? Meno sono meglio è»

Tanti amici, musica e un occhio ai vecchi programmi. Con un nuovo «bravo presentatore»

Lo showman da domani su Raiuno in tarda seconda serata con «Speciale per me»: 4 puntate che potrebbero aumentare

di MARIDA CATERINI

FOLLA delle grandi occasioni, ieri mattina, a viale Mazzini per la presentazione del programma «Speciale per me» con cui, da domani, Renzo Arbore torna in Tv. Questa volta su Raiuno, in una tardissima seconda serata.
Era dal 1988, dai tempi di «Indietro tutta» su Raidue, che lo showman aveva abbandonato il video per dedicarsi alla musica. Accanto ad Arbore, schierati in bella vista, c’erano il direttore generale Flavio Cattaneo, il responsabile di Raiuno, Fabrizio Del Noce ed il potente funzionario Alessio Gorla, addetto ai grandi contratti Rai, vero fautore del prestigioso rientro. Dopo Nino Frassica, scoperto in «Quelli della notte» Arbore, noto talent scout, si appresta anche a lanciare un nuovo «bravo presentatore». È Antonio Stornaiolo, in arte Tata, l'attore napoletano di nascita, ma barese di adozione, cui Arbore affiderà il ruolo di conduttore, per farne poi di fatto la sua «spalla». È ad un Arbore incredulo del clamore suscitato dall’evento, che chiediamo di spiegarci i motivi del ritorno ed i suoi rapporti con viale Mazzini.
Dopo 17 anni di assenza che atmosfera ha trovato in quella che oramai tutti definiscono la Rai dei veleni?
«Io sono sempre stato lontano dalle beghe del potere. Ho però avvertito intorno a me un alone di simpatia che gratifica la mia fedeltà all’azienda. Non ho mai ceduto alle tante sollecitazioni per traslocare dall’altra parte, perché in Rai ho iniziato la carriera, regolarmente assunto tramite concorso, e perché Radio Rai è stata per me un’importante palestra professionale. Nel programma "Speciale per me", infatti, la Radio avrà un’importante spazio, non solo di amarcord».
Con la scelta della tardissima seconda serata lei vuole tirarsi fuori dalla trappola dell’Auditel. Ci spiega allora che pubblico rincorre?
«Io, invece, mi considero in trincea. L’obbiettivo è creare la cosiddetta "Tv di appuntamento", ovvero una trasmissione rivolta a chi è stufo dei grandi clamori televisivi. Non importa se saremo in pochi, basta che ci sia un pubblico di elite e di qualità. Lo dice anche il sottotitolo della trasmissione "meno siamo, meglio stiamo". Molti non ricordano, ad esempio, che "Quelli della notte" collezionava al massimo due milioni di spettatori. Rappresentava, come il nuovo programma, una Tv di minoranza».
Ma lei la guarda la Tv?
«Presto molta attenzione alla televisione, generalista e satellitare. Mi sono creato, però, la mia Tv di appuntamento, rappresentata dal programma "La grande storia in prima serata", in onda su Raitre».
«Speciale per me» prevede quattro puntate che potrebbero anche aumentare. Quindi non è vero che l’Auditel non le interessa?
«Dovrei convincermi che esistono i presupposti per restare ancora in video. Questo lo deciderò solo dopo le prime puntate».
Ci racconta la formula del programma?
«In studio con me ci saranno tanti amici, tra cui Marisa Laurito, avremo uno spazio "vintage" dedicato alla Tv d’annata ed una grande attenzione alla musica moderna, ricorrendo anche quei giovani che amano la cultura del passato. Io oltre che cantare, esordisco nel ruolo di "sussurratore" delle più belle melodie italiane».
Farà quindi una Tv alternativa?
«Solo un programma che vuole ridicolizzare l’omologazione in cui versa quella attuale».
È proprio vero che i direttori generali non guardano mai la TV?
«Direi piuttosto che quando i responsabili Rai hanno imparato a fare la Tv, devono andare via. Tra tutti, ricordo Biagio Agnes per aver creduto in me».

nuvolarossa
27-01-05, 12:43
L’azienda: ricorso. Lui: il reintegro o corro nel collegio del premier

Il giudice alla Rai: fate tornare Santoro

«Ha subìto danni, va risarcito con 1 milione e mezzo»

ROMA - Michele Santoro deve tornare alla Rai nelle sue mansioni di anchor-man. Lo ha deciso ieri il giudice del Tribunale del lavoro di Roma, Stefania Billi, condannando Viale Mazzini anche a pagare al conduttore di Sciuscià 743.682 euro per i mancati guadagni, 643.419 per i danni subìti, più le spese. Ma quale danno biologico? Protesta la Rai, annunciando un ricorso e ricordando che Santoro ha svolto una campagna elettorale ed è stato eletto (per l’Ulivo). Ed evidenziando che gli sono state avanzate proposte sempre respinte. «Tutte sciocchezze. La sentenza è esecutiva. Il problema è se la Rai intende applicarla oppure no» replica Santoro, che si dice pronto a tornare in tv. «Sennò - aggiunge - continuerò la mia lotta, magari candidandomi alle politiche, nel collegio di Milano 1 contro Silvio Berlusconi».

LA VICENDA - Santoro aveva smesso di andare in onda quasi tre anni fa, al termine di una stagione conclusa tra le polemiche. Un mese prima, il 18 aprile 2002, Silvio Berlusconi aveva dichiarato in Bulgaria: «Ho già avuto modo di dire che Santoro, Biagi e Luttazzi hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso: credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga». Il 24 maggio Santoro decide di dedicare una puntata al «licenziamento strisciante» di Enzo Biagi. La intitola «Per conto terzi?». Il 30 agosto nel cda i consiglieri di area Cdl, con l’opposizione di quelli di area centrosinistra, decidono la chiusura definitiva di Sciuscià . Una decisione che dà il via a una lunga vicenda giudiziaria, nella quale la Rai cercherà di far valere ragioni disciplinari, citate nella sentenza di ieri. Malgrado il divieto dell’ex direttore generale Agostino Saccà di condurre la puntata su Enzo Biagi a staffetta con Maurizio Costanzo, Santoro aveva ospitato il giornalista, che aveva sostenuto: «A Mediaset c’è più libertà che in Rai». Parole lesive, secondo Viale Mazzini, che le aveva contestate a Santoro assieme al fatto che in uno dei documentari della squadra di Sciuscià , dedicata alla crisi idrica in Sicilia, un cittadino intervistato, durante una protesta di piazza, aveva insultato Totò Cuffaro.


LA SENTENZA - Nel dispositivo della sentenza di ieri, il magistrato analizza entrambi i motivi di scontro fra Santoro e l’azienda e dichiara illegittime le sanzioni comminate. Ma soprattutto stabilisce il diritto di Santoro a tornare alle «mansioni così come svolte in concreto sino alla stagione 2001, 2002».


SANTORO - L’europarlamentare ora aspetta che sia la Rai a fare la prima mossa. «Da domani mi dovrebbe essere permesso di riprendere il mio lavoro. Con un programma da trasmettere nell’orario in cui la gente vuole vederlo» sottolinea, ricordando che Sciuscià era la trasmissione di punta della rete. Ed esulta per la sentenza che «ne premia uno per premiarne cento».


RAI - In una nota di Viale Mazzini, si fa notare però che la sentenza non ordina «di assegnargli la realizzazione e la conduzione del programma Sciuscià » o uno analogo, con stessa collocazione e stessa squadra. E che la sentenza ha confermato che «né Santoro, né l’autorità giudiziaria possono sostituirsi alla Rai nelle determinazioni editoriali e di impresa». Quanto ai danni subìti, si presenterà appello, in quanto Santoro, durante la campagna elettorale, «ha dimostrato di non aver subìto alcun pregiudizio alla sua integrità psicofisica». «Si parla di danno professionale, non biologico» evidenzia però il difensore di Santoro, Domenico D’Amati, auspicando che la Corte dei conti ora si rivalga sul dg Rai.


POLEMICHE - «C’è sempre un giudice a Berlino - commenta il leader dei Ds Fassino - ora prevalga il buon senso». Mentre la Cdl con Michele Bonatesta (An) sottolinea che «un giudice non può fare i palinsesti».

Virginia Piccolillo

Texwiller (POL)
27-01-05, 13:59
a chi l'ha fatto ieri sera don Bruno Vespa?

Diciamo qualcosa?

Tex Willer

nuvolarossa
31-01-05, 20:19
Pignorato il cavallo della Rai

Per un risarcimento a ex dipendenti

"Bene sottoposto a pignoramento giudiziario". E' questa la scritta che campeggia sulla pancia del cavallo di viale Mazzini, la famosa scultura che dal 5 novembre del 1966 si trova all'ingresso degli uffici romani della Rai. Il "Cavallo morente", questo il nome dell'opera realizzata da Francesco Messina, rischia ora di finire nelle mani dei creditori della tv di Stato, quattro dipendenti con contratto a termine che avevano fatto causa per il reintegro ottenendo un risarcimento di 80.000 euro.

A quel punto però la Rai si è rifiutata di pagare il risarcimento ai quattro ex dipendenti, tre parrucchieri-truccatori e una costumista.

E così l'avvocato Carlo D'Inzillo, che li assiste, ha deciso di puntare al famoso cavallo. "Di sentenze che condannano la Rai a risarcire i dipendenti ne ho ottenute a migliaia", racconta D'Inzillo al quotidiano Il Messaggero, "ma loro si ostinano a non volere pagare. Il pignoramento del cavallo è una provocazione, questo è palese. Tuttavia spero possa servire, perlomeno, a far venire fuori la questione".

Nonostante l'imminente rischio di pignoramento che, se reso esecutivo, provocherebbe un certo imbarazzo, dai vertici Rai trapela una certa fermezza nel mantenere la linea dura. Sembra infatti che la tv di Stato abbia deciso di non pagare nessun risarcimento in attesa che i giudizi di appello e la Cassazione confermino le condanne.

Quest'ultime, secondo le stime dell'Usigrai, ammonterebbero a circa dodici miliardi e mezzo delle vecchie lire, se si tiene conto dei ricorsi presentati da altri ex dipendenti.

nuvolarossa
08-02-05, 12:20
Celentano fa causa alla Rai: non rispetta i patti

Scontro sul rinvio degli spot, il nuovo show può saltare. Viale Mazzini: siamo stupiti, ci ripensi

Celentano ha fatto causa alla Rai per inadempienza contrattuale e quasi certamente «RockPolitik» salterà. Era nell’aria da giorni. Il braccio di ferro tra viale Mazzini e l’artista durava da troppo tempo. Il casus belli , come anticipato dal Corriere , sono stati gli spot del programma mai trasmessi dalla Rai. E così ieri la decisione di Celentano, a quanto pare senza appello, che avrebbe lasciato di stucco la Rai. Celentano ha fatto sapere di aver «dato incarico ai propri legali di intraprendere nelle sedi più opportune ogni necessaria azione contro la Rai per tutelare i propri diritti contrattuali ed extra-contrattuali» lesi, secondo Celentano, «da un inspiegabile agire dell’azienda nel non seguire gli obblighi assunti in merito al programma "RockPolitik"».
Adriano Celentano non è dunque riuscito a mantenere i buoni propositi, ovvero non cadere nelle provocazioni della Rai.
L’aveva detto proprio qualche giorno fa a proposito dello stop dei promo. Nel contratto era previsto che avrebbero dovuto andare in onda dal 15 gennaio, e invece nulla. La Rai attribuiva al Clan la colpa della mancata messa in onda per l’irregolarità degli spot (troppo lunghi, grafica inesatta del logo Rai, presenza della copertina del disco di Adriano che costituiva pubblicità le ragioni addotte). Ma l’artista aveva smentito tutto punto per punto.
Poi aveva deciso di tornare al lavoro con gli autori perché aveva tutta l’intenzione di essere pronto per il 19 aprile, nonostante le innumerevoli difficoltà. Ma ieri pomeriggio la decisione improvvisa, a quanto pare dettata proprio da un impulso, da uno stato d’animo esasperato di chi sa che, risolto un problema, se ne presenterà subito un altro. Adriano si è del tutto convinto in questi mesi che viale Mazzini non avesse più voglia di mandare in onda il suo programma e che desiderasse fortemente arrivare a un contenzioso per poter sospendere «RockPolitik», considerato a rischio (leggi: elezioni, referendum sulla procreazione assistita) e pericoloso (leggi: autori non graditi ai vertici Rai). Per il suo ritorno in tv Celentano aveva «arruolato» Carlo Freccero, ex direttore di Raidue, Vincenzo Cerami, autore e sceneggiatore dei film di Benigni - quello stesso Benigni che da Biagi manifestò le sue idee a due giorni dalla elezioni -, il conduttore radiofonico poco allineato Diego Cugia, alias Jack Folla. Senza dimenticare la partecipazione fissa del comico Maurizio Crozza congelato da Raidue.
Giorgio Assumma, il legale del Clan, spiega: «Sì, è vero, ieri ho fatto partire tre lettere, una inviata al direttore generale Flavio Cattaneo, una al direttore di rete Fabrizio Del Noce e una al capo dell’ufficio legale Rai, chiarendo che si stava protraendo da parte della Rai uno stato di inerzia ingiustificata».
Sembrerebbe davvero l’ultimo capitolo di una storia nata male. I primi problemi cominciano a dicembre, quando il Molleggiato chiede totale libertà editoriale e la garanzia che nessun testo venga controllato prima della messa in onda. Entra in scena il dg Cattaneo, che cerca di ricucire i rapporti andando di persona a casa di Celentano, a Galbiate. Alla fine, il 23 dicembre - dopo aver risolto anche il problema della messa in onda: Adriano vuole il martedì - un comunicato di viale Mazzini annuncia che il Clan Celentano e la Rai hanno «trovato l’intesa». Il 2005 si apre con lo shock del titolo: «RockPolitik» spaventa i vertici di viale Mazzini non tanto per il «rock». Da quel momento partono gli appelli per ricordare che i politici non possono essere invitati in programmi di intrattenimento, lo spostamento del programma dal 12 al 19 aprile per evitare i ballottaggi, l’appello perché Celentano non parli di procreazione assistita.
Il clima si fa pesante, i paletti diventano numerosi, Celentano tiene duro, promette che non si incazzerà, ma ieri non ce l’ha fatta.

Maria Volpe

nuvolarossa
09-02-05, 11:26
« Rai ai privati entro l'anno »

ROMA - La privatizzazione della Rai è cosa « buona e giusta » , ma si farà solo « entro l'anno » e il cda resterà in carica fino all'approvazione del bilancio. Ascoltato dalla commissione di Vigilanza, il ministro dell'Economia Siniscalco scopre le carte sul futuro della tv pubblica. Ma invita anche a varare in tempi rapidi la separazione contabile fra attività da canone e attività commerciali, paletto fondamentale per l'apertura ai privati. Soddisfatti l'azienda e il ministro delle Comunicazioni Gasparri, mentre l'opposizione intona il « de profundis » all'attuale vertice di viale Mazzini. « La privatizzazione Rai è un evento favorevole e un elemento propulsivo per il processo di ristrutturazione già avviato » , esordisce Siniscalco, forte della relazione dell'advisor. E' « fattibile » , « ben impostata » , è « una garanzia contro l'ingerenza della politica » , ma si farà « entro l'anno » : prima verrà definito il modello di separazione contabile, poi entro marzo ci sarà la delibera del Cipe su tempi e modalità, con la richiesta di un canone pluriennale, poi ancora la semestrale e infine l'avvio della privatizzazione vera e propria. Su un nodo cruciale, il rinnovo del cda, Siniscalco spiega che l'attuale vertice dovrà lasciare dopo l'approvazione del bilancio, che auspica « nei tempi pi ù rapidi possibili » . Ai privati, infatti, interessa che la Rai abbia una guida solida e stabile: « Chi compra l'azienda compra anche il management, che deve essere una garanzia, non un problema » . Resta aperta però la questione della rappresentanza dei privati. Siniscalco indica due ipotesi allo studio: uno dei due membri del consiglio indicati - come prescrive la legge Gasparri - dal ministero del Tesoro « potrebbe essere un rappresentante dei fondi delle aziende privatizzate » , oppure si può immaginare « un successivo allargamento del Cda » , ma in questo caso bisognerebbe modificare la legge. Se i consiglieri sono pronti a fare la loro parte, approvando il bilancio al pi ù presto possibile - come promettono Rumi e Veneziani - Siniscalco sottolinea però che tutto il processo dipende anche dai tempi della contabilità separata: « La separazione è il presupposto per l'appetibilità della Rai e la quotazione in Borsa in quanto determina la quota di servizio pubblico legata al canone » . Giovedí 10, spiega il ministro, è attesa la delibera dell'Autorità per le Comunicazioni sulle linee guida, che la Rai dovrà utilizzare per mettere a punto il modello che poi la stessa Authority dovrà approvare: il tutto in tempi utili perchè lo schema venga applicato già alla semestrale 2005. Senza dimenticare che la separazione è la premessa anche per la definizione del prossimo contratto di servizio. La Rai può guardare al mercato, commenta Gasparri, che sottolinea come dall'advisor e dal Tesoro sia arrivata una sostanziale conferma alla bontà del cammino individuato nella sua legge. Anche l'azienda si dice soddisfatta per l'intervento di Siniscalco e per il lavoro dell'advisor, « che ha esaminato il piano industriale e gli «action plan» giudicandoli in modo positivo, sia nei contenuti che nella loro impostazione generale » . Diversa la lettura del presidente della Vigilanza Petruccioli e di alcune voci del centrosinistra, da D'Andrea ( Dl) a Giulietti ( Ds): l'attuale cda è al capolinea, e farebbe meglio - sottolinea Giulietti - a staccare la spina spontaneamente. Protestano invece i sindacati: Usigrai, Fnsi, Cgil e Ugl giudicano grave che Siniscalco non abbia considerato i possibili effetti della privatizzazione sull'occupazione.

nuvolarossa
14-02-05, 15:36
Un romagnolo negli studi Rai

Cotignola - Nevio Casadio, nato a Cotignola giornalista professionista ravennate, che da anni lavora in Rai a Roma, è tra gli autori della nuova trasmissione di Rai 3 “Piazzale Degli Eroi” (stasera alle 23,40 va in onda la quinta puntata). In Rai, oltre ad aver lavorato a diverse inchieste di Sergio Zavoli, Casadio ha collaborato con continuità ai settimanali di approfondimento del Tg 1 “ tv7” e “Frontiere” per i quali ha firmato numerosi reportage e inchieste. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Guidarello per il giornalismo d’autore,ed il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi. Vive e lavora tra la Romagna e Roma.“Piazzale degli eroi è un programma di 6 puntate - spiega lo stesso Nevio Casadio - condotto da Stefano Tomassini, un collega con il quale ho lavorato tempo fa a tv7, il settimanale del Tg 1. A Stefano, già da quei tempi frulla va per la testa questa idea; e piano piano lo abbiamo concretizzato”.È un programma di storia? “No, non appartiene al filone dei programmi storici. È invece una sorta di esperimento: attraverso il confronto con sei personaggi della grande storia, compiere contemporaneamente un viaggio dentro noi stessi e nella provincia italiana, sconosciuta ai più ed a portata di mano”.E stasera appunto, va in onda la quinta puntata, dedicata a Giuseppe Mazzini. Nevio Casadio e Stefano Tomassini dopo aver raccontato la Ravenna dantesca nella terza puntata della trasmissione, hanno realizzato un altro reportage sulla Ravenna repubblicana, nell’ambito della puntata dedicata a Giuseppe Mazzini. Nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, ancora oggi, scolpiti nel marmo sullo scalone del municipio di Ravenna, sono riportati i dati di quel referendum secondo la volontà della gente del luogo: Favorevoli alla Repubblica 40.000 persone, per la Monarchia, 400. Un risultato quasi plebiscitario per le regole democratiche, in una terra sanguigna dove libertà, giustizia e solidarietà erano di casa. Nella provincia ravennate si contano diverse Case del Popolo repubblicane con l’insegna dell’edera e nei ripostigli l’antica bandiera repubblicana, rossa con l’edera al posto della falce e martello. Bandiera che puntualmente ogni anno viene esposta il 9 febbraio per ricordare la nascita, nel 1849, della Repubblica Romana. Una ricorrenza ormai cancellata nella memoria collettiva degli italiani, ma ancora presente nella Romagna repubblicana e libertaria, socialista e laica, dove non si è persa la memoria di un passato che, anzi, viene rivendicato con orgoglio. Nei circoli repubblicani le persone, per lo più anziane, si ritrovano a discutere di politica mormorando le strofe dell’Inno a Oberdan, in un’Italia che ha confinato la memoria dei padri in uno stradario dall’elenco toponomastico di personaggi sconosciuti ai più. Nel reportage “La Romagna repubblicana”, Nevio Casadio ha raccolto le testimonianze di Giannantonio Mingozzi, vice sindaco del comune di Ravenna; Marino Scaioli, consigliere della sezione della sezione PRI “G. Mameli” di Ravenna; Domenico Berardi, direttore del periodico repubblicano “La Voce”, Salvatore Dradi, segretario della sezione Pri “M. Monti” di Ravenna e infine Sauro Mattarelli.

Amalio Ricci Garotti

brunik
15-02-05, 15:55
CONFLITTO INTERESSI/ PRODI: INTERROMPERE VERGOGNOSO CIRCUITO

15/02/2005 - 11:40 Non si può decidere sulla propria ricchezza

Roma, 15 feb. (Apcom) - "Sto studiando una soluzione, basandomi sui tanti esempi stranieri, dove è proibito fare cose contraddittorie: ossia uno non può decidere su se stesso, è una cosa di una semplicità estrema. Non posso prendere una decisione che riguarda eminentemente la mia ricchezza personale e quindi il conflitto di interessi deve interrompere questo vergognoso circuito, che abbiamo soltanto nel nostro paese e in un paio di paesi del terzo mondo". Lo ha detto Romano Prodi, in un'intervista alla radio Repubblica.it rispondendo a chi gli chiedeva se si occuperà, in caso andasse al governo, del conflitto di interessi.

nuvolarossa
15-02-05, 20:01
...

brunik
16-02-05, 19:53
Un filmato autoprodotto della Svt mostra l'immagine
del premier insieme alle note di un mandolino
Svezia, la tv di Stato si fa lo spot
"Non siamo come Berlusconi"


ROMA - Per farsi pubblicità, e sottolineare la sua indipendenza e obiettività, la televisione di stato svedese Svt usa l'immagine di Silvio Berlusconi. In un filmato breve, che va in onda in questi giorni e si può vedere anche sul sito dell'emittente, sfilano alcune riprese di Berlusconi che saluta la folla o che appare su decine di video contemporaneamente. Il sottofondo musicale è il mandolino tipico della peggiore iconografia dell'italietta, con le note ovvie di "O sole mio".

Ad accompagnare le immagini una serie di scritte: "In Italia, il 90 per cento dei mass media è in mano a Silvio Berlusconi", "Dopo intensiva campagna elettorale (grazie ai propri mezzi di comunicazione) vince le elezioni" ", "Ora è anche presidente del consiglio" e per finire: "Svt: noi siamo una televisione libera".

La televisione svedese non sottolinea solo la concentrazione dei mezzi di comunicazione in mano al presidente del consiglio, ma anche la qualità dei programmi. Le riprese di Berlusconi, che saluta sorridente, sono alternate a quelle di ballerine poco vestite nei varietà italiani.
(16 febbraio 2005)


http://brunik.altervista.org/foto/berlunor1.jpg
"COMPRERESTE UN'AUTO USATA DA QUEST'UOMO?

NO!

(pubblicità norvegese contro l'Europa)

nuvolarossa
16-02-05, 20:01
...

brunik
16-02-05, 20:13
Veramente ormai si sono convinti anche gli italiani, con poche eccezioni tipo i leccaculi come te.

nuvolarossa
16-02-05, 20:20
... a me non piace leccare il culo a nessuno ... ... ed anche quando colloquio con te ... avrai notato che mi tengo sempre sopra vento ....

brunik
16-02-05, 20:22
Abbiamo notato tutti che non sei fazioso.

:K :K

nuvolarossa
16-02-05, 20:33
... non sono quasi mai fazioso ... lo divento solo in presenza di evidente faziosita' altrui e, conscio del detto che "a un matto, un matto e mezzo" ... cerco di scendere al tuo livello ... mettendoci qualcosina in piu' ... proprio per rispettare l'adagio popolare ....
Troveresti in me un pacato ragionatore ... sempre che tu ti sforzassi di essere tale ....

nuvolarossa
16-02-05, 22:52
Ballarai

Non far sapere al Paese che il centrosinistra è già diviso in due

Non ci parlassero più di potere mediatico, controllo delle televisioni e magari di conflitto di interessi, dopo che abbiamo seguito la trasmissione "Ballarò" della Rai del 15 febbraio. Un giorno nel quale un grande contenitore dedicato all’attualità del servizio pubblico avrebbe avuto il dovere di informare i suoi telespettatori - ed in maniera esauriente - di cosa era accaduto all’interno del centrosinistra riunito in assemblea sul voto da dare al rifinanziamento della missione italiana. Perché, se non si seguono in diretta le principali questioni politiche che riguardano il Paese, in particolare l’opposizione, nel momento delle scelte fondamentali, non di una forza politica, ma di uno schieramento, a cosa serve l’informazione sul servizio pubblico? Se poi la terza rete Rai avesse voluto mantenere un occhio di riguardo per la parte politica dell’opposizione, sfumare sul dissenso che era scoppiato dilaniante all’interno della Fed, e scivolare sulla versione ottimista fornita di sfuggita - e perché costretto - dall’onorevole Zaccaria, presente in trasmissione ("tutto è bene quel che finisce bene"), avremmo anche potuto capirlo. Arrampichiamoci pure sugli specchi, neghiamo l’evidenza, ma non commettiamo l’errore drammatico di fare finta che la realtà non esista. Perché il problema dell’informazione pubblica è uno solo: la capacità di far presenti ai cittadini le questioni che caratterizzano la vita nazionale, a costo anche di alterarle - noi contiamo sulla maturità degli italiani - piuttosto che la volontà di nasconderle. Nel primo caso possiamo discutere e misurarci; nel secondo, soltanto provare incredulità. E’ quella che abbiamo provato l’altra sera e ancora non ci è passata. Perché se è vero che la Rai è prona ai desideri del presidente del Consiglio e della sua maggioranza, è anche vero - e l’abbiamo toccato con mano - che, dove l’opposizione ha un qualche controllo del palinsesto, esprime attraverso la sua programmazione una volontà soporifera e narcotizzante.

Non ci stupisce dunque un calo di ascolti del servizio pubblico: e saremmo curiosi di sapere dello share della trasmissione condotta da Flores sulla corruzione nella sanità lombarda ed il familismo nell’università di Bari, mentre l’opposizione nazionale si divideva e si ricompattava sull’Iraq.

Se i dati fossero disarmanti, come abbiamo ragione di credere, allora, per cortesia, si lasciasse perdere Berlusconi e la sua presunta voglia di far fallire la Rai.

Roma, 16 febbraio 2005

la_pergola2000
16-02-05, 23:31
La televisione dovrebbe mandare più spesso l'immagine i Prodi.

Stasera nella fabbrica del programma sue dichiarazioni lente e balbettanti hanno dimostrato come può farci capire la politica.
Sembrava Craxi quando cercava di far capire agli italiani il suo pensiero politico, una parola ogni mezzora, non sono pause sono divagazioni del pensiero che non riesce ad esprimersi.
per fortuna ha dietro di se i ds che lo spingono e lo difendono.

A proposito quante volte Prodi ha cambiato simbolo e partito ?

brunik
17-02-05, 07:57
Originally posted by pergola2000@yahoo.it

A proposito quante volte Prodi ha cambiato simbolo e partito ?

Molte meno di quante volte il PRI con lo stesso simbolo ha cambiato coalizione.

A proposito il Partito della Bellezza è già stato sciolto? Il Trifoglio che fine ha fatto? Il Partito degli Onesti non serve più?

brunik
17-02-05, 08:00
Hey, Nuvolarossa, facciamo un esperimento: facci vedere mentre sali di livello, che nessuno ancora conosce questo tuo lato oscuro.

Ti prometto che se tu scrivi una cosa intelligente sarò il primo ad applaudirti.

nuvolarossa
17-02-05, 10:03
avviati ... che poi ti vengo dietro ... a distanza...

nuvolarossa
17-02-05, 14:09
Rai ed elezioni, esclusi i piccoli partiti

La Vigilanza: niente spazi a Pri, Udeur e Mussolini. La replica: ci imbavagliate

ROMA - Sbarramento in tv ai partiti minori e par condicio in vigore da subito. Da ieri sono scattate le nuove norme di disciplina degli spazi informativi in campagna elettorale. Nella seduta in cui è stata bocciata la mozione di sfiducia al cda Rai, e Petruccioli ha respinto come «infondata» la richiesta di Fassino di censurare le accuse di Berlusconi a lui rivolte, la commissione di vigilanza ha approvato il regolamento attuativo della norma. Ponendo però alcune limitazioni per accedere alle Tribune elettorali. Penalizzati Alternativa Sociale e la Fiamma, coalizione di destra capeggiata da Alessandra Mussolini, oltre a Pri e Udeur che però potranno usufruire degli spazi concessi alla Unione.
Il regolamento, passato per 18 voti (Cdl) a 17 (Unione), distribuisce il 50% degli spazi elettorali in parti uguali per ciascun partito. L’altra metà viene ripartita a seconda del peso specifico dei partiti: chi ha più voti potrà parlare più a lungo. Si dovranno concedere spazi anche alla campagna referendaria. Esclusi dalle Tribune elettorali nazionali, nei primi 15 giorni di campagna, le formazioni politiche che non hanno almeno due deputati europei. Nel periodo successivo, invece, Tribune regionali vietate ai gruppi costituiti da meno di un anno. Una norma «contro il trasformismo», per la Cdl. «Illegale» secondo Antonello Falomi (Unione). Le esclusioni, aggiungono i radicali, sono «in contrasto anche con il principio democratico per cui tutti i candidati dovrebbero potersi rivolgere alla opinione pubblica in ogni fase». «Altro che par condicio, ci hanno messo un bavaglio usando una legge alla quale non c’è possibilità di ricorso» lamenta la Mussolini appellandosi a Ciampi. E per oggi alle 12 annuncia un’iniziativa clamorosa di fronte agli uffici Rai.
L’azienda fa sapere che si adeguerà subito. E da oggi solo i programmi sotto la responsabilità deli tg potranno ospitare politici, membri del governo e amministratori locali. Verranno «ricondotte alle testate», tra le altre, Porta a Porta e Punto e a capo .
Chiuso con la convocazione di Anna La Rosa il caso delle calunnie false. Berlusconi ospite di Conferenza Stampa si era lamentato per insulti subiti dall’ Unità (che in realtà erano stati scritti dal Giornale contro Prodi) e ne aveva dato la responsabilità a Fassino. Pur ritenendo «a livello personale» le parole di Berlusconi, «inconciliabili» con un corretto rapporto fra governo e opposizione e con un «minimo livello di civile rispetto reciproco», il presidente ha detto che la commissione non può far nulla contro le «falsità» e ha suggerito a Fassino di inviare una lettera di rettifica alla Rai.
Finita in pareggio, e quindi respinta secondo regolamento, infine, la mozione di sfiducia al cda Rai. 17 voti contrari (Cdl), 17 favorevoli (Unione) e 1 astenuto (Udc). «È fallito l’ulteriore tentativo di disturbo dell’attività del cda» esulta Gasparri. Mentre l’opposizione sottolinea che i cda è «di fatto sfiduciato».

DEGLI SPAZI elettorali viene ripartito a seconda del peso specifico dei partiti: chi ha più voti potrà parlare più a lungo
EURODEPUTATI
Un partito per partecipare alle tribune nazionali nei primi 15 giorni di campagna deve avere 2 seggi Ue

Virginia Piccolillo

brunik
17-02-05, 16:16
Non fa niente, tanto, come dice Berlusconi, i piccoli partiti non servono a niente.

Uno se si pone il dubbio di votare PRI perchè non dovrebbe votare direttamente Forza Italia?

nuvolarossa
17-02-05, 18:10
... ognuno e' libero di fare quello che vuole ... pure di buttarti sotto al treno se lo desidera ... io sono per la piena liberta' anzi, se mi avvisa, vengo pure a dargli di mano ....
A proposito, tanti saluti da tuo zio che, prima di esalare l'ultimo respiro, mi ha detto che il suo ultimo desiderio sarebbe stato quello di tenerti ancora sulle sue ginocchia .... era seduto sulla sedia elettrica.

nuvolarossa
17-02-05, 18:52
TV: SPOSINI IN ONDA DA MARZO"SOSTITUZIONE MENTANA?UN TRAUMA"

17/02/2005 - 15-50 - SPETTACOLO

TV: SPOSINI IN ONDA DA MARZO"SOSTITUZIONE MENTANA?UN TRAUMA"

ROMA (ITALPRESS) - Dopo una pioggia di e-mail che chiedevano il suo ritorno in video, Lamberto Sposini si e' deciso a ripresentarsi davanti alle telecamere, dalla seconda settimana di marzo, sotto il marchio del Tg5 diretto dal nuovo direttore Carlo Rossella. A "L'espresso", in edicola domani, Sposini spiega la sua decisione. "La sostituzione di Enrico Mentana e' stata un trauma. Non era una situazione di grande agio ne' per me ne' per la redazione. Soprattutto per quello che aveva rappresentato Enrico. Era arrivato Carlo Rossella, il nuovo direttore. C'era molta emotivita' in giro. E io avevo grandi dubbi sul futuro del Tg5. Ero tormentato. L'azienda e' stata paziente con me. In vari colloqui ha ribadito la sua fiducia, confermandomi piu' volte che la linea del giornale non sarebbe cambiata. Il Tg5 sarebbe rimasto la punta giornalistica di diamante del gruppo. Incontri gratificanti. Ma nonostante questo non riuscivo a decidermi".
Il problema era la linea editoriale di Rossella?
"All'inizio ci sono stati episodi da brivido, qualche sbandamento. Ma ora devo dare atto a Rossella di essere un uomo duttile che accetta il confronto e i suggerimenti. Con me e con altri si e' impegnato a condividere le decisioni, a fare squadra. Non e' detto che ci si riesca. Lo vedremo con il tempo Ma i dati di share sono confortanti. Se i telespettatori continuano a vederci vuol dire che continuiamo a fare un buon prodotto".
Alcuni hanno pensato che lei stesse semplicemente giocando al rialzo.
"Non ho avuto una lira in piu'. Solo un maggior coinvolgimento editoriale".

Molti sostengono che il Tg5 e' molto cambiato da quando e' arrivato Rossella.
"Lo so. Si dice: troppo cronaca, rapine di ville, bambini malmenati, rumeni impazziti, eccentriche storie di animali.
Non e' vero. La cronaca fa parte del Dna di questo giornale.
E' stata la formula vincente della nascita del Tg5. Altra critica: troppe teste coronate, eccesso di Carlo e Camilla.
Ce ne occupiamo come prima e come fanno tutti i giornali".
E la politica?
"Ecco, la politica e' aumentata. Ma e' abbastanza equilibrata. Tanto che in tre mesi non abbiamo nessuna protesta e nessuna critica".
In ogni modo la formula del giornale sostiene il governo.
"Quando c'era l'Ulivo al potere, molti pontificavano che facevamo tanta cronaca per far vedere che il paese era a pezzi. Adesso, sempre a sinistra, ci rimproverano di eccedere con la cronaca per evitare di parlare delle presunte malefatte del governo. Io nasco professionalmente in Rai. Ho fondato con Mentana il Tg5. Poi sono ritornato a viale Mazzini. E poi, ancora una volta a Mediaset. Posso tranquillamente dire che Cologno Monzese e' molto, molto piu' libera di viale Mazzini".
E la rimozione di Mentana, da tutti considerata un'operazione politica?
"E' stato uno choc. Pero' Mentana e' rimasto in quest'azienda a fare il direttore editoriale dell'informazione. E le assicuro che da noi, un programma come 'Punto e a capo' di Giovanni Masotti e Daniela Vergara avrebbe chiuso da un pezzo".
(ITALPRESS).

nuvolarossa
17-02-05, 22:25
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


La Malfa sulle reti Mediaset

Il presidente del Pri Giorgio La Malfa sarà ospite della trasmissione "Superpartes" in onda sulle reti Mediaset. Il 20 febbraio su Italia Uno dalle 7,00 alle 8,00; lo stesso giorno su Canale Cinque dalle 9,00 alle 10,00; il 21 febbraio su Rete Quattro dalle 7,00 alle 8,00.

nuvolarossa
18-02-05, 16:12
Proteste dei Radicali, Mussolini, Partito Repubblicano Italiano, Sdi, Udeur, Rauti per l’esclusione in Tv

Escludere i piccoli partiti viola la par condicio

di Sergio Menicucci

I Radicali hanno due Europarlamentari (Emma Bonino e Marco Pannella), tre Consiglieri regionali in Lombardia (Lucio Bertè, Alessandro Litta Modigani, Giorgio Myallonier), due in Piemonte (Bruno Mellano e Carmelo Palma). Hanno partecipato alle elezioni del 2000 riportando miglia di voti. Il movimento “Alternativa sociale”, di più recente formazione, ha due europarlamentari (Alessandra Mussolini e Luca Romagnoli) nonché un deputato a Montecitorio Antonio Serena, eletto con An nel 2001 ma passato al gruppo misto nel 2003. In Calabria presenta come candidato alla presidenza l’ex deputato Fortunato Aloi. Non si può neppure dire che i Repubblicani, i socialisti dello Sdi, i mastelliani dell’Udeur (Clemente Mastella è vicepresidente della Camera), gli esponenti del Msi di Rauti non siano da lungo tempo sulla scena politica italiana. E allora perché dovrebbero essere penalizzati nelle trasmissioni politiche della Rai e delle altre concessionarie nazionali radio e tv?Qual è la ratio della legge della cosiddetta “par condicio”? Una interpretazione restrittiva della Commissione parlamentare di vigilanza sulle radioteletrasmissioni può limitare, in corso d’opera, la partecipazione ai soggetti politici che già operano sul territorio nazionale e in quello regionale? Se già la legge del 22 febbraio appariva in molti aspetti illiberale figuriamoci oggi che una sua interpretazione chiede di limitare ai soli grandi schieramenti la partecipazione in video. D’altra parte i soggetti politici, considerati piccoli, oppure nuovi come possono difendersi e far conoscere i loro programmi al pubblico degli elettori? Marco Pannella fece cinque anni fa una battaglia dura di visibilità e di principio. Ottenne di avere pari trattamento. Nelle sedi regionali Rai gli esponenti del partito radicale, ma anche quelli della Fiamma Tricolore, ebbero l’opportunità di battersi alla pari con i grandi. Poi scelsero gli elettori. Non dipende certo dalla Rai o da Mediaset decidere chi, in periodo di campagna elettorale, deve essere presente in video e sulla radio. Lo stabilisce la legge fin dal suo articolo uno. La legge “promuove e disciplina, al fine di garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici, l’accesso ai mezzi d’informazione per la comunicazione politica”. All’art. 2 dice che le tv e le radio devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso alla informazione e comunicazione politica. Gratis. La commissione parlamentare stabilisce poi le regole per l’applicazione della disciplina. Ma il principio deve rimanere salvo. E così all’art. 4 si afferma che gli spazi sono ripartiti tra i soggetti politici presenti nell’assemblea da rinnovare nonché in quelli in cui non presenti purchè presenti nel Parlamento europeo o in uno dei due rami del Parlamento. Sembra tutto chiaro. Allora perché i commissari hanno approvato un regolamento restrittivo di questi principi generali e liberali? Se la legge contiene disposizioni per la parità di accesso ai mezzi d’informazione durante le campagne elettorali, le regole del gioco non possono essere cambiate a partita iniziata.

nuvolarossa
22-02-05, 16:26
«Il mio programma parte sempre più tardi e Del Noce è un maleducato. O si cambia o me ne vado»

Arbore: «Raiuno vergogna, pronto a far causa»

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Lo sfogo dello showman: «Mai avuto una rete così. Solo Cattaneo si è detto mortificato, ma i suoi ordini vengono disattesi»

«Raiuno sta tenendo un atteggiamento vergognoso. Se va avanti così, me ne vado. E forse faccio causa». A essere infuriato con viale Mazzini — anzi con la rete ammiraglia — è Renzo Arbore che, per la prima volta in lunghi anni di militanza nella tv pubblica, è disgustato. Si sfoga al telefono, urlando. E non è da lui perdere le staffe. Ma questa volta sembra davvero esasperato: il suo programma del sabato sera, anzi notte — «Speciale per me» dal sottotitolo ammiccante «Ovvero meno siamo meglio stiamo» — previsto per le 23.40, in realtà parte sempre oltre la mezzanotte. E le proteste di Arbore, perché venisse rispettato l’orario, finora non hanno avuto esiti felici. Le puntate previste erano quattro, diventate ben presto otto per il successo di pubblico e critica, ma ora il conduttore-cantante-musicista non è certo di portarle tutte a termine.

Arbore che sta succedendo? «Che Fabrizio Del Noce (direttore di Raiuno) non mi ha mai risposto al telefono. L’ho chiamato varie volte, non mi ha mai richiamato. Questa è maleducazione, è una mancanza di rispetto che non merito affatto. Del Noce ha fatto un centesimo di quello che ho fatto io in Rai. Se non succede qualcosa in fretta, cambio azienda. Questa volta vado in fondo, non mi faccio mettere i piedi in testa».

Deluso dalla Rai? «Da Raiuno. Con Del Noce il rapporto è inesistente. Dopo la conferenza stampa è sparito. Mai avuto una rete così. Invece Flavio Cattaneo, direttore generale, mi ha telefonato e mi ha chiesto scusa. Mi ha detto: "Sono mortificato". Cattaneo ha fatto di tutto, ma non è stato ascoltato, anche lui è indignato. Insomma, vengono disattesi i suoi ordini e questo è la prima volta che succede in Rai».

Cosa chiede Arbore? «Intanto le scuse. E poi che venga rispettato il contratto. Già per cinque volte sono andato in onda oltre l’orario previsto, non più in seconda serata, ma la domenica mattina. Sono letteralmente tallonato da gente che mi dice che si addormenta, che mi supplica di cominciare un po’ prima perché non ce la fa, crolla dopo le due. Sabato scorso, la chicca di Lino Banfi che cantava "Maramao perché sei morto" è finita alle 2.20 o giù di lì».

Ma, quando lei già due o tre settimane fa ha fatto presente il problema, che le hanno detto a Raiuno? «Mi hanno promesso che non sarebbe più capitato. E che avrebbero sfumato il programma precedente».

Ovvero «Ballando con le stelle» condotto da Milly Carlucci. «Sì, ma non ce l’ho affatto con lei, non c’entra, è una pedina. A Raiuno dicono: "Tanto Milly è una sua creatura, l’ha scoperta lui, non se la prenderà mai con lei". E poi aggiungono: "Tanto Arbore è un bravo ragazzo, educato, gentile". E così fanno quello che gli pare».

Ma perché tutto questo? «Per la tracotanza di chi vuol fare i propri comodi senza rispettare gli altri. Allungando lo show "Ballando con le stelle" la share aumenta di qualche punto, ecco perché. Sempre per questione di numeri, per fare una tv furba che non tiene conto delle desiderata di un pubblico che paga il canone. Quel pubblico alternativo che mi insegue nella notte».

La sua trasmissione subisce dunque dei danni gravi? «Certo. Ho voluto il programma alle 23.40 perché è una collocazione precisa. Ma quei 30/40 minuti di ritardo sono altamente penalizzanti».

Che intende fare ora? «Sabato prossimo dovrei andare comunque in onda, ma se non cambiano le cose io lascio. Sul serio. La Rai farà una figuraccia, me ne vado da un’altra parte. E sto pensando di fare causa».

Ma lei è soddisfatto del programma? «Molto. Gli spot sono aumentati e l’ascolto è ottimo. Insomma il programma decolla, ma fa fatica».

L’amarezza più grande? «Essere stato zitto, signorilmente. Una signorilità che non ho avuto dalla rete».

Maria Volpe

brunik
23-02-05, 10:15
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nuvolarossa
23-02-05, 16:05
L'Unione sulla Rai: è "emergenza democratica"

Una vera e propria "emergenza democratica" contro la quale l'Unione ha messo a punto una serie di iniziative: una giornata nazionale sulla libertà di informazione, una ancor più pressante richiesta di un dibattito parlamentare sull'argomento, una offensiva perchè "il Cda Rai vada via il prima possibile" e la messa in campo di uno "sforzo" per garantire il ruolo delle Authority. Sono queste, in sintesi, le conclusioni del lungo incontro che Romano Prodi ha avuto con i componenti della commissione di vigilanza Rai dell'Unione. "L'emergenza democratica in Rai c'era quando malgovernava l'Ulivo. Prodi non la racconta giusta". Così il vice presidente dei deputati di Forza Italia, Isabella Bertolini, risponde all'allarme sull'informazione pubblica lanciato dal leader del centrosinistra Romano Prodi.

brunik
23-02-05, 16:17
Amici, l'ha detto anche il parlamento europeo con il vostro voto di liberaldemocratici che in Italia c'è una emergenza democratica, piantatela di negare sempre tutto come i bambini.

Vi sentite più bananas o liberaldemocratici?

nuvolarossa
23-02-05, 16:41
... e' da quasi 50 anni che la torta televisiva italiana viene spartita, mangiata e digerita dalla partitocrazia italiana ... Democrazia Cristiana in testa ... e ad altri al seguito ...
Quando sono arrivati i Berluscones in Rai .... da lottizzare hanno trovato solo i gerani dell'aiuola del monumento al Cavallo, di Francesco Messina, in Viale Mazzini ....
I precedenti governi s'erano mangiati anche l'erba dell'aiuola ...

brunik
23-02-05, 16:57
Adesso ho capito, vi sentite più bananas che liberaldemocratici.

Texwiller (POL)
23-02-05, 18:19
hanno semplicemente fatto lo spoil sistem all'americana:tutti a noi
(refuso involontario); l'unico che si è salvato è il Bruno sughero nazionale prontamente riposizionatosi e il TG3.
Purtroppo però esistono ancora i comici comunisti che impazzano però meglio sui canali Mediaset.
Tex Willer

kid
23-02-05, 19:01
quando luttazzi in prima serata su rai uno insultava il capo dell'opposizione per mezz'ora e gli scherani di Veltroni in prima fila applaudivano divertiti seduti accanto a belle ragazze.

brunik
23-02-05, 19:22
E' una storia molto triste, quella degli insulti di Luttazzi a Berlusconi.

Ma non vediamo cosa cacchio c'entri con gli insulti alla democrazia di Berlusconi e dei suoi scherani.

D'altronde su questa storia del pericolo alla democrazia sono d'accordo anche il Parlamento Europeo nonchè tutto il mondo non-banana, non saranno mica tutti scemi eccetto voi.

kid
23-02-05, 19:36
Brunik, proprio tu mi cadi sull'Italiano! Sarei curioso di leggere la mozione del parlamento europeo e vedere chi l'ha votata. Poi se tu vuoi dirci che i conflitto di interessi di Berlusconi è democraticamente inaccettabile io sono d'accordissimo e in tutte le sedi private e pubbliche abbiamo invitato il premier a disfarsene. Di tutti i conflitti di interessi di questo paese, quello di Berlusconi ha il pregio di essere esplicitoe financo biasimato dal parlamento europeo, come tu ci insegni. Di minacce per la democrazie, perdonami, ma in cinquant'anni ne abbiamo viste di più gravi. Senza contare delle minacce per l'intelligenza di Rai e di Mediaset indipendentemente da berlusconi. Fatevi un giretto a rai tre e a rai news, quando avete tempo, anche lì c'è una bella minaccia vi assicuro.

Evergreen
23-02-05, 19:54
era meglio quando in tv parlavano male del governo i comici, ora le cose sono cambiate, nel senso che i comici si sono messi a fare i leader politici

nuvolarossa
23-02-05, 21:13
...

brunik
24-02-05, 02:26
Amici, siamo liberaldemocratici o bananas?

Direi bananas. A volte non riesco a capire se ci siete o se ci fate.

Ma forse ha ragione Sartori: i destroidi difendono con le unghie ed i denti Berlusconi perchè hanno paura di perdere il posto.

Non vi invidio, amici bananas: io posso dire quello che penso, voi no.


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CORRIERE DELLA SERA 24-04-2004
Il voto di Strasburgo
Televisioni
Un monopolio e due cappelli
di GIOVANNI SARTORI

L'Europarlamento di Strasburgo ha testé aprovato un rapporto sula libertà dei media in Europa che esprime «rammarico» per le concentrazioni esistenti in diversi Paesi, ma che inevitabilmente si concentra sul caso italiano. Prima ancora dell'approvazione del testo definitivo di quel rapportoil Corriere del 21 aprile ospitava un intervento preventivo di Guido Podestà, vicepresidente forzista del Parlamento di Strasburgo, il cui titolo «Condanna a priori, una regia tutta italiana» ne riassume bene la tesi di fondo.
Il rapporto parla da sé per se stesso, e non occorre che ne parli io. Ma è davvero singolare il modo nel quale viene attaccato da Podestà. Così: elencando sette nomi di firmatari italiani di sinistra e lasciando intendere che per ciò stesso quel rapporto è inficiato da una faziosità precostituita. In logica, o meglio nell'elenco dei sofismi logici, questo modo di argomentare è chiamato ad hominem. Invece di entrare nel merito di un problema, il problema e liquidato così: sei brutto, o rosso, o nano, o cornuto, e quindi hai torto, e quindi sei un mentitore.
Il punto divertente è che usando l'argomento ad hominem Podestà squalifica anche se stesso. Se i sinistri hanno torto perché sono sinistri, alla stessa stregua i destri sbagliano perché sono destri. Se i sinistroidi hanno interesse a mentire, anche i destroidi hanno interesse a mentire. Per esempio, Podestà deve difendere Berlusconi a ogni costo perché se no perde il posto.
Il Nostro attacca il rapporto come «un accerchiamento diretto a colpire un solo imputato: Berlusconi», e grida al complotto.
I firmatari gli rispondono (Corriere del 22 aprile) così: «Non è responsabilità del Parlamento (europeo) se in Italia persiste una situazione di conflitto di interessi in cui alla concentrazione mediatica si unisce una eccezionale concentrazione di potere politico ed economico». Come s'intende, in questo discorso Murdoch non c'entra. Il suo impero è mastodontico, ma lui si ferma lì: Murdoch è soltanto un imprenditore privato. Berlusconi invece concentra potere politico e potere economico. La sostanza del problema è questa. E a Taj ani, il capogruppo di FI a Strasburgo, va quantomeno riconosciuto il merito di affrontarla con questa laconica risposta: «In Italia i media sono liberi». Prendo atto e chiedo: come si fa a dimostrarlo?
Preciso che la libertà dei media è una libertà di tipo strutturale che indica quella struttura di un sistema di informazione che viene detta pluralistica. Pertanto un monopolio è la negazione stessa del pluralismo. Invece un duopolio può già configurare un pluralismo; ma non è detto, dipende. Quando ha governato il centrosinistra il governo ha controllato e colonizzato (come da antica e pur sempre riprovevole prassi) il servizio pubblico, mentre Berlusconi possedeva quasi tutta la tv privata. Diciamo, allora, che in quel periodo abbiamo avuto un duopolio imperfetto. Dopodiché sin dal 2001 quel duopolio è diventato, di fatto, un monopolio. Chi continua a parlare di duopolio si rifà al diverso titolo (privato o politico) del controllo berlusconiano. Ma disporre di due cappelli e cambiarli a seconda che il telefonato sia Confalonieri o Flavio Cattaneo non toglie che la realtà sia di controllo monopolistico.
Resta da definire la nozione di potere. In dottrina, il potere di licenziare e di assumere, di promuovere o di demuovere, è potere. Berlusconi ne dispone o no? Chi sostiene che i nostri media sono liberi deve dimostrare che lui comanda solo in Mediaset. E' difficile.

nuvolarossa
24-02-05, 14:33
La spallata del leader dell’Unione ricorda i vecchi tempi della lottizzazione

Rai, le bugie di Romano Prodi e la nostalgia di piazza del Gesù

di Giorgio Dominici

Piazza Santi Apostoli non è piazza del Gesù. Ma per l’ex democristiano Romano Prodi, ora leader dell’Unione, c’è tanta nostalgia. Vorrebbe imitare quei segretari che sedevano nella scrivania che era stata di Alcide De Gasperi. E’ sempre stato a stretto contatto con i segretari di partito che si sono succeduti dalla metà degli anni Settanta (fu lui che in una seduta spiritica tirò fuori il nome di Gradoli, dov’era il covo delle Br che rapirono e uccisero Aldo Moro nel 1979). Particolare feeling con Mino Martinazzoli (sinistra Dc) e Ciriaco De Mita. Anche lui c’era nel salone di piazza del Gesù quando venivano convocate riunioni dei massimi manager delle Partecipazioni statali e di tutti i “gran commis” dello Stato designati in questi posti di vertice dall’allora Dc. Prodi è finito così due volte al vertice dell’Iri e la stanza all’angolo di via Veneto era non solo la stanza dei bottoni ma anche la sede dove si decidevano le sorti della Rai. L’azionista di maggioranza era l’Iri e Prodi ha fatto e disfatto consigli di amministrazione, ha partecipato a riunioni che fissavano i tempi e modi del superamento del regime di monopolio televisivo con la divisione della Rai nei tre tronconi, quasi autonomi, di Raiuno, Raidue, Raitre. E fu attraverso un accordo in casa di Antonio Tatò (portavoce di Enrico Berlinguer) che venne decisa l’assegnazione del Tg3 e della Terza rete ai comunisti, che designarono Curzi e Angelo Guglielmi. Era il 1979. Sono passati 25 anni. I governi di centrosinistra hanno fatto il bello e cattivo tempo in viale Mazzini. Hanno imposto nomi, direttori, consiglieri di amministrazione. Ora alla vigilia delle elezioni regionali il leader dell’Unione Romano Prodi ha deciso di dare una spallata all’attuale assetto della Rai. Non gli piace niente e grida “all’emergenza democratica, alla faziosità dell’informazione televisiva, alla lesione dei diritti garantiti dalla Costituzione”. Una provocazione politica che cozza con la verità dei fatti. Le bugie di Prodi hanno le gambe corte. Basti sintonizzarsi in qualcuna delle tante trasmissioni delle Tre reti o della radio per constatare quanto la presenza degli esponenti della sinistra sindacale e politica sia massiccia anche con un Consiglio di amministrazione nominato dai presidenti di Camera e Senato, provenienti dalla Casa delle libertà. I principali conduttori del Tg1 (David Sassoli, Maria Grazia Busi, Tiziana Ferrario, Paolo Digiannantonio) sono esponenti dell’Usigrai e ricoprono cariche nel sindacato dei giornalisti (maggioranza di sinistra). Il “quirinalista” Paolo Giuntella (il giornalista che segue tutte le atti vità del presidente della Repubblica Ciampi) è uno dei leader del sindacato. Il direttore di Rainews24, Roberto Morrione, leader con Giulietti dell’Usigrai, è stato il capoufficio stampa di Prodi nel 1996 con l’Ulivo. I giornalisti Rai eletti con le sinistre vanno da Piero Badaloni (presidente della Regione Lazio ora corrispondente a Berlino) a Clemente Mastella (in organico alla Rai di Napoli come il diessino Paolo Raffaelli, sindaco di Terni nella sede di Perugia). In aspettativa sono anche Giuseppe Giulietti (Rai Venezia), gli eurodeputati Lilli Gruber (Tg1) e Michele Santoro (Tg3). L’elenco per Tg3 e Retetre è presto fatto: orientato a sinistra il novanta per cento dell’organico. Culturalmente di sinistra tre dei principali corrispondenti all’estero: Antonio Caprarica a Londra, Sergio Canciani a Mosca, Paolo Longo a Pechino, Neliana Terzigni in Medioriente, Corradino Mineo a New York.

brunik
24-02-05, 14:45
Originally posted by nuvolarossa
La spallata del leader dell’Unione ricorda i vecchi tempi della lottizzazione

Rai, le bugie di Romano Prodi e la nostalgia di piazza del Gesù

di Giorgio Dominici
Prodi è finito così due volte al vertice dell’Iri e la stanza all’angolo di via Veneto era non solo la stanza dei bottoni ma anche la sede dove si decidevano le sorti della Rai.

Amici bananas, cercate anche di ricordare che Prodi è entrato all'IRI che aveva 500.000 dipendenti e perdeva 10.000 miliardi l'anno e quando è uscito, l'IRI guadagnava e non aveva debiti.

Vi ha fatto risparmiare un sacco di tasse, vi ha fatto, bastardi ingrati. Esattamente 200.000 miliardi di lire,, questo è stato calcolato il guadagno del bilancio Pubblico grazie al Professore.

kid
24-02-05, 14:53
per la verità venne a dire, dati alla mano, alla direzione del pri che la gestione prodi fu un disastro. Ma sinceramente non me ne intendo.

brunik
24-02-05, 14:58
Puo' darsi che abbia letto male le cifre.

Il Mondo lunedì, 14 novembre 1988
VARIE
Pag. 083
ultimi giorni da Prodi
l' aveva detto e l' ha fatto : il management del colosso pubblico deve lavorare in piena autonomia . e cosi' e' successo , soprattutto nelle grandi decisioni aziendali . ma qualcuno non crede in quel principio

vertice IRI

" Sono all' Iri da ormai sei anni (pausa) . E i risultati sono decisamente migliori di quelli sperati e programmati . Il gruppo nel 1983 aveva ricavi per 41 mila miliardi e perdite per complessivi 2 . 900 . Oggi (avendo ceduto 29 aziende) i ricavi sono 53 mila miliardi e il bilancio e' in utile per 190 miliardi " . Anticipando a giugno , a un convegno del Credito italiano , la decisione di abbandonare la presidenza dell' Iri alla scadenza del suo mandato tra un anno , Romano Prodi aveva anche fatto capire , citando quelle cifre , che se ne andava in tutta allegria . Ma in questi pochi mesi ha fatto anche di piu' : ha condito il suo addio di sberleffi a tutti quanti , anche alla sua Democrazia cristiana . Ha litigato con il ministro delle Partecipazioni statali , Carlo Fracanzani , dc , sui rapporti fra enti di gestione e ministero , e sui criteri di compilazione dei bilanci . E , a fine ottobre , ha quasi litigato perfino con il presidente del Consiglio De Mita e con il suo sottosegretario Riccardo Misasi sulla nomina del direttore generale dell' Iri . Ad Antonio Zurzolo , che si accinge a lasciare per raggiunti limiti di eta' , Prodi voleva far succedere un interno , Michele Tedeschi , responsabile dei rapporti con i sindacati . Mezzo governo gli ha detto no , e alla fine Prodi ha ceduto , accettando di tenersi Zurzolo ancora per un anno (ufficialmente il direttore generale rimane in carica per chiudere i bilanci a fine 1988 , ma la stagione dei bilanci in realta' si chiude a giugno , per cui la decisione sul successore verra' contestualmente alla nomina del successore di Prodi) . Ma non se n' e' stato buono per molte ore . Da Pittsburgh , dov' era volato per inaugurare la nuova sede dell' Italimpianti of America , ha spiegato che resta piu' battagliero che mai : " Perche' dovrei sentirmi a disagio ? Alle polemiche oramai sono abituato e quasi mi stupirei se non ci fossero . Se uno vive per anni accanto alla ferrovia , (che sarebbe l' Iri) , nel momento in cui c' e' lo sciopero dei treni si trova perfino frastornato dal silenzio " . E ha confermato un Prodi decisionista : " Che la polemica attraversi diversi partiti e' un punto di cui mi faccio onore , perche' stiamo spaccando la struttura precedentemente esistente . Questa e' la controprova che non agiamo in favore degli uni o degli altri e che la nostra azione non e' partigiana ma nasce dai fatti e non dall' ideologia " . Non e' un fuoco di sbarramento contro le critiche del ministro del Bilancio . Le critiche non sono state marginali : " Per l' avvenire cotesto istituto dovra' rendere piu' efficace il controllo di gestione sulle societa' del gruppo e piu' rigorosa l' osservanza dei criteri di formazione dei bilanci delle stesse , affinche' i valori delle partecipazioni esposti nel bilancio Iri trovino piena rispondenza nel valore economico dei beni aziendali " . Se le parole venissero prese alla lettera ci sarebbe da litigare aspramente , perfino in tribunale . Ma all' Iri tendono a dismettere le critiche come una piccola vendetta burocratica partita dall' interno del ministero , e puo' anche darsi che abbiano ragione . Puo' essere invece che Prodi abbia alzato il tiro per poter poi portare a casa le due cose che veramente gli interessano , la Superstet e la Superfinmeccanica . E un' ipotesi che accreditano alcuni esponenti dc , secondo i quali Prodi avrebbe infine capito che a Roma , per raggiungere un obiettivo , bisogna seminare molto fumo . Ma Prodi ha abbastanza personalita' per essere considerato per quello che dice . Quello che dice oggi e' del resto un' eco solo un po' piu' polemica di quanto disse esattamente sei anni fa ai dirigenti dell' Iri subito dopo il suo arrivo alla presidenza : " Fin d' ora assegno un compito strategico al mio ruolo e al ruolo dell' istituto : quello di garantire l' autonomia e la professionalita' della struttura manageriale " . E da subito diede molti colpi di piccone , licenziando alcuni manager , proteggendone altri da interferenza esterne , a tutti chiedendo idee e buone contabilita' . Voleva liberare l' Iri dalla polvere , e in effetti , per chi frequentava anche allora i palazzi romani , non c' e' sicuramente confronto possibile fra l' Iri di oggi e quello di allora quanto a motivazione e voglia di lavorare . L' autonomia non e' una strada facile , soprattutto per il presidente di un ente di gestione , il cui compito e' proprio quello di servire da anello di congiunzione fra la politica e il management . Prodi inizio' con il direttore generale : si dava per scontato che la Dc volesse a quel posto Franco Viezzoli o Fabiano Fabiani , ma lui confermo' Zurzolo . Poi incappo' nelle nomine Rai . Confido' a Eugenio Scalfari la sua irritazione contro Bettino Craxi su quell' argomento , Scalfari lo scrisse su Repubblica , e Prodi si precluse ogni accesso presso il segretario socialista , allora presidente del Consiglio , nei suoi lunghi quattro anni di governo . L' isolamento di Prodi fu totale nel caso della Sme : perfino De Benedetti , cui Prodi aveva ceduto il colosso alimentare , all' ultimo lo abbandono' . Ma Prodi ha tenuto duro , e soprattutto nelle grandi decisioni aziendali ha saputo assicurare un largo margine di autonomia ai suoi manager : la cessione dell' Alfa Romeo , la privatizzazione di Mediobanca , gli investimenti della nuova Finmeccanica , la ristrutturazione dell' acciaio , la Telit e il futuro di Italtel , la megazienda per le telecomunicazioni . Non manca pero' chi vede nell' autonomia una petizione di principio che , in assenza di risultati concreti , equivale a un' autoassoluzione . Non e' un' insinuazione politica , ma una critica che viene dall' interno dell' ente , e ha due risvolti . Uno riguarda la politica industriale dell' Iri di Prodi , che sarebbe a somma negativa : alle dismissioni di aziende e alle chiusure di impianti non fanno valido contrappeso i nuovi investimenti , come quelli promessi a Napoli e Genova , che sarebbero in ritardo o insufficienti . L' altro risvolto , piu' insidioso , riguarda l' autonomia : si dubita che le ultime iniziative di Prodi non abbiano invece riportato la politica dentro l' Iri , anzi dentro la stessa holding , che con la gestione del " professore " ne era stata relativamente immune . Alla prima critica Prodi aveva gia' risposto in anticipo , nel suo discorso di sei anni fa ai dirigenti : " Lo sviluppo del Sud e la difesa o l' incremento dell' occupazione costituiscono l' obiettivo dell' intera politica economica e industriale del governo e devono essere assicurati dall ' apparato produttivo , pubblico e privato , nel suo complesso . Le scorciatoie che passano attraverso il sistema delle imprese a partecipazione statale sono dannose " . Prodi e' arrivato all' Iri deciso a radicarvi la pianta del lavoro ben fatto , e a questo programma s' e' attenuto , anche se resta aperta la questione delle qualita' che si richiedono a un manager pubblico , e se esso non debba differenziarsi , per sensibilita' e per obiettivi , da quello privato . Sull' altro fronte si portano i casi dell' Alitalia , della direzione generale e dei rapporti con il ministero . Il casus belli con Nordio si e' rivelato insuperabile (si' , Linate e' intasato , Malpensa e' di la' da venire , e la navetta Roma Milano non si potra' fare) , e la questione si risolvera' con un bilanciamento Dc Psi al vertice dell' Alitalia . Lo stesso dovrebbe avvenire nel caso della direzione generale , dove Prodi con la sua irruenza ha forse bruciato la candidatura di Tedeschi . Quanto al desiderio del ministro Fracanzani di contare di piu' nella supervisione degli enti economici , ha una base di legittimita' che le risposte di Prodi hanno consolidato . Ma la strada maestra e' quella . E malgrado le nubi Prodi intende rafforzarla , con l' animo sgombro di chi ha deciso di lasciare : " Non si puo' trasformare qualcosa dopo dieci anni d' ibernazione " , ha detto ancora , " se non tendendo i muscoli . Qualcuno ragiona come se io sei anni fa fossi stato nominato presidente dell' Ibm ! " . Buone o cattive che siano le cifre della sua gestione , e' certo che Prodi ha praticato all' Iri una forte iniezione ricostituente di autonomia e professionalita' . E con quest' immagine il professore vuole misurarsi . PoltronaRomano Prodi con il direttore generale dell' Iri , Antonio Zurzolo . La sua successione ha aperto uno scontro politico

nuvolarossa
24-02-05, 15:28
... hai mai sentito tu un'oste che parla male del suo vino ? .... il leader catto-comunista e' da quegli anni che si e' sempre fatto la bocca larga e sorridente di autocelebrazioni .... ma nella realta' ha sempre raccolto scarsi risultati .... tanto e' vero che fu in quegli anni che scelse di darsi al ciclismo tra i tanti consigli di chi gli suggeriva di darsi all''ippica o ad altri sport ... in questi ultimi mesi e' passato al rugby felice di aver messo insieme un bel pacchetto di mischia ....

brunik
24-02-05, 15:49
Ho capito, per un banana chiunque dica come stanno le cose è fazioso. Anche Il Mondo del 1988 che fa un articolo s un supermanager che ha risanato la più grande azienda italiana.


Io Mondo lunedì, 1 agosto 1988
VARIE
Pag. 022
Prodi , quel presidente dal volto umano

licenzia Nordio ed e' subito polemica . fino a chiedersi se il " tecnico " che incarna sia ancora utile all' IRI e all' industria di Stato . lui non reagisce . cosa medita ? ripercorrendo la sua esperienza di manager pubblico si scoprono alcuni segreti con cui amici e nemici devono fare i conti
industria pubblica

Era incredulo . Sedeva sulla poltrona di ministro dell' industria da poco tempo e stava onorando una serie di impegni presi a suo tempo dal predecessore , Carlo Donat Cattin , che si era appena dimesso dal dicastero assegnatogli nel quarto governo Andreotti . Nella sala delle conferenze della Cassa di risparmio delle provincie lombarde , a Milano , il 12 dicembre 1978 , arrivo' con lieve ritardo . Si parlava di export e di problemi relativi alla competitivita' delle industrie italiane rispetto ai partner internazionali . Sali' sul podio , sistemo' il microfono , incorse nel tic da docente universitario che gli e' rimasto : quello di spendere due o tre secondi in silenzio guardando il pubblico e percorrendo mentalmente i banchi prima di iniziare una lezione . Disse : " Signori , vi devo annunciare che stamane l' Italia e' entrata nel Sistema monetario europeo e . . . " . La congiunzione gli rimase a mezz' aria , soffocata dall' intensita' e dalla durata dell' applauso . Una standing ovation , con il pubblico di manager e imprenditori all' impiedi , entusiasti e come liberati da ansie e incertezze . Qualcuno spese parole e concetti maiuscoli per spiegare il fenomeno . Lui , Romano Prodi , non capi' a fondo ne' la relazione , ne' l' applauso ; un rito che nelle aule bolognesi aveva sempre scoraggiato . Quel giorno il Professore si guadagno' tutta la stima possibile , quella che e' fatta non dai giornali o dalle copertine e neppure dalle interviste piu' o meno argute . La stima che passa di bocca in bocca in racconti e valutazioni degli uomini d' impresa . Il suo pubblico di estimatori comincio' a conquistarselo quel mattino . Ed e' emblematico come in quella medesima occasione non fossero presenti politici di vaglia . Altrimenti avrebbero capito a fondo il primo vero segreto del Professore : la concretezza e il senso di rassicurazione che puo' dare un uomo con le sue caratteristiche . Soffre il caldo , Romano Prodi . Sbuffa . Mugola . Si pasticcia gli occhiali con le mani lasciandovi impronte gigantesche . Attorno a mezzogiorno il suo fraseggio , le sue metafore ricorrono a esempi mutuati dalla gastronomia e dall' enologia . Tutta colpa di succhi gastrici cromosomicamente puntuali nella manifestazione del desiderio di cibo . E dimagrito , Romano Prodi . In famiglia dicono che e' stanco , ma che mostra una tempra eccezionale . Chi ha cercato di cambiargli il look facendolo rinunciare alle camicie a righe e convincendolo a vestirne di una taglia piu' abbondante e' riuscito solo a meta' nel suo compito . E passato dalle cravatte regimental a quelle fantasiose di Hermes , ma non ha mollato sugli status symbol : al polso , con poco ricambio , porta da anni un cronografo a cui e' profondamente legato . Sbuffa . Mugola . E un perfezionista di natura pragmatica con delle intuizioni che diventano convinzioni ; e con valutazioni che possono essere riviste . Se deve cambiare idea , la cambia . La coerenza , per Prodi , e' un valore , non un dogma . E per questo che di fronte alla prova contraria , all' oggettivita' , e' disposto a mettere in gioco le teorie di riferimento . Dote rara , per uno che viene dalla cattedra . Dote rarissima per il portatore di un come il suo . A Bologna , nei primi anni 70 , fonda Prometeia . Il fare e la stazza di Beniamino Andreatta lo convincono sette anni dopo a fondare Nomisma , a non entrare in conflitto con l' altro Professore , ma a prenderne le distanze . Chi gli sta vicino cita un mottetto tedesco : " Zwei Elefanten im Automobil , das ist zu viel " , due elefanti in un' auto sono decisamente troppi . E la ricucitura concettuale con l' altra meta' del cielo universitario bolognese avviene passando attraverso le sicure mani di un rettore e di un messaggero di buone intenzioni fra i due luminari . Luminari i quali , beninteso , non hanno mai polemizzato ne' in pubblico ne' in privato . [b]Ecco l' indole del Professore : non importa che cio' che faccio sia importante , l' importante e' farlo bene . " Irrimediabilmente cattolico " , e' il frettoloso giudizio del reporter economico di un quotidiano di sinistra nel giorno in cui sbarca nell' ufficio di presidente dell' Iri dopo un paio d' anni trascorsi a Bologna , in cattedra , al termine dell' esperienza ministeriale . Un giudizio che Prodi si porta dietro per un pezzo con noncuranza assoluta . Sa di essere il piu' laico degli economisti e quegli esami di morale che ha sostenuto all' Universita' cattolica del Sacro cuore di Milano c' e' chi li ricorda come dissertazioni sul filo di una dissacrante ironia . L' irrimediabilmente cattolico Professore mette mano al dissesto del parastato con l' abilita' di un cerusico nella diagnosi , ma lamenta l' impossibilita' di applicare un tipo di chirurgia che non sia plastica . Gli uomini con cui deve lavorare all' Iri , un pacchetto manageriale preconfezionato , variegato di appartenenze , crediti e debiti di natura politica non e' malvagio (lo dice lui , il Professore) . Lo amano immediatamente i dirigenti operativi , gli stessi che , se presenti , si sarebbero uniti all' applauso del 12 dicembre 1978 . Lo scrutano e gli tendono alcune feroci insidie quelli piu' politici . Non se ne cura . Nel frattempo , nei poco rarefatti ambienti della stampa romana , qualcuno lo battezza " il boiardo dal volto umano " . Ancora una volta , non se ne cura . Cosi' come l' intervista rilasciata da Paolo Cirino Pomicino a Panorama la scorsa settimana per sentenziare la fine dell' era dei professori (insieme con Prodi , nel mirino del ministro per la funzione pubblica e' entrato anche Franco Reviglio) non lo ha scosso . A sfogliarlo , quel librone che raccoglie i ritagli di stampa , i commenti , i vari " saliscendi " , gli editoriali , contiene valutazioni contraddittorie , ma valutazioni che sfrondate delle posizioni obbligate , delle dichiarazioni di principio e di quelle in difesa d' ufficio dei mille e uno interessi che ruotano attorno alle partecipazioni statali , mostrano un disegno strategico che Prodi ha saputo mettere a punto in questi anni . Sempre a Panorama , parlando della scadenza ormai prossima del suo mandato , ha espresso alla fine di maggio un desiderio : che gli italiani non gli cerchino un altro posto quando decidera' di tornare all' universita ' , alla sua cattedra . Il chiacchiericcio economico finanziario lo vuole a Ravenna alla guida del gruppo Ferruzzi e con un nomignolo , gia' appioppato , di piu' bella tessera del mosaico di Gardini . Nel concetto ci sono parole che non piacciono al Professore : tessera e mosaico . Con tutte le valenze e i doppi sensi che ne conseguono . Romano Prodi silura Umberto Nordio . Lo " abbatte " , come scrivera ' il manifesto la mattina dopo . Si e' trattato di una decisione sofferta , e chi ha lavorato al suo fianco lo sa . Nordio , tutto sommato , era quel misto di manager politico ad alta caratterizzazione tecnica che a Prodi non dispiaceva . Ha rischiato in proprio con quell' attacco ; ha rischiato con la designazione di Carlo Verri . I dietrologi hanno subito capito tutto e consegnato una chiave di lettura ineccepibile . Verri , ex Riv , targato Torino : un debito contratto con il gruppo Fiat , una riparazione allo sgarro di avere solo per un istante pensato che l' Alfa potesse andare alla Ford . Un ennesimo segreto del Professore e' quello di collezionare le piu' estrose interpretazioni al suo operato senza darsene per inteso . L' economia e la finanza , ha detto una volta passeggiando davanti alla sua lavagna di Bologna con le maniche della camicia arrotolate senza cura fino a meta' avambraccio , sono cose che prescindono dalla proiezione di desideri . E ora il dibattito che anima tiratori scelti e denigratori professionali sulla piazza romana e' se Romano Prodi sia davvero l' uomo giusto per l' Iri anche se corrono pochi mesi alla scadenza del suo mandato e lui mostra di non avere grande intenzione di rimanere in via Veneto a dirigere l' istituto . Verso il cuore del premier La sua mappa di riferimento in termini politici gli indica certamente un sentiero molto facile per accedere al cuore del primo ministro . De Mita , non ne fa mistero , lo stima a fondo . Potrebbe aver pensato di rimpiazzarlo , ma il rapido censimento fatto un giorno con un suo collaboratore lo ha costretto a prendere atto che la sostituzione potrebbe essere un dilemma politico ben piu' consistente di un negoziato che portasse alla fine anticipata dell' incarico di Prodi all' Iri . Bettino Craxi e i socialisti in genere sono dipinti come ostili a Prodi . Il signor segretario e i suoi collaboratori hanno pero' preso atto della sua capacita' negli anni in cui hanno governato Palazzo Chigi . Certo , c' e' stato il caso Sme : ma dentro e fuori l' Iri , dentro e fuori il Psi , forse e' giunto il momento di una rilettura delle posizioni che vennero assunte in quel rovente mese di maggio di tre anni fa . Fra i segreti del Professore c' e' quella lunga serie di appunti e riflessioni sulla struttura del macrocosmo industriale che l' Iri rappresenta . E ci sono tutte le valutazioni preliminari , i report che stavano dietro alla ristrutturazione radicale della siderurgia italiana che ha sempre dovuto fare i conti con valenze di natura sociopolitica e non ha potuto essere implementata secondo i canali che , in chiave europea , Prodi aveva previsto . Devono essere altrettanto interessanti le carte predisposte per l' operazione Telit , cosi' come sono di un certo peso strategico quelle che stanno alla base della necessita' di una superStet e le considerazioni sulla scarsa portata strategica di un settore alimentare in mano pubblica . L' innovazione in due volumi Prodi nel 1967 ha scritto un agile libro intitolato Concorrenza dinamica e potere di mercato . Cinque anni dopo si e' soffermato su La diffusione dell' innovazione nell' industria italiana . Una serie di passaggi logici alla cui base l' irrimediabilmente cattolico boiardo dal volto umano cominciava a coniugare assetti di cambiamento industriale con la necessita' di un' interpretazione dell' impresa a volte troppo sofisticata per la classe di imprenditori politici che ha governato negli anni l' Iri . Fra i segreti del Professore c' e' anche quello di un' idea che gli si e' insinuata nella mente in questi mesi : ripercorrere la sua esperienza all' Iri in un lungo saggio che parli della transizione da un modello industriale statale a un altro , la razionalizzazione della trasparenza operativa che a fatica ha cercato di mantenere in questi anni all' Iri . A Prodi poco importa di essere ritenuto l' uomo giusto per l' istituto oggi ; o di esserlo stato ieri . Lo hanno irritato accuse e sospetti circa l' aver favorito con studi e ricerche la sua Nomisma ; lo hanno fatto imbufalire le insinuazioni circa la sua indipendenza operativa . A conti fatti , ma non e' ancora il momento di un bilancio , Romano Prodi ha una bottom line in nero . Una macchina forse non ancora razionalizzata in pieno , ma un filo piu' chiara di quella che trovo' a suo tempo . Detesta gli elogi e i riconoscimenti . Ma forse oggi non si stupirebbe della standing ovation di dieci anni fa . * * DIDA* * * Convinzioni che e' disposto a cambiare . Certezze che non diventano dogmi . Prodi e ' abituato ad analisi preliminari approfondite circa le sue decisioni . E per questo che alcune sue mosse andrebbero rilette e interpretate in una chiave diversa . Accadra' allo scadere del suo mandato ? Fra i suoi progetti . . .
CHIUDI

nuvolarossa
25-02-05, 13:30
Il professore e la televisione sinistra

di Ferruccio Formentini

Le baruffe dei conduttori di “Punto e a Capo”, i picchi di share del meteo al Tg4, l’incisiva narrazione di corna e divorzi del Tg5 che contaminano il “compagno” Sposini, preoccupano Prodi. E il leader de “L’Unione” spara: “La parzialità e talvolta persino la faziosità della nostra informazione televisiva, e purtroppo anche di quella affidata al servizio pubblico sono sotto gli occhi di tutto il Paese”. Per supportare i Floris, Ventura, Gnocchi, Costanzo, Dandini, Fazio, con gli assaltatori delle bande rosse del Tg3, “giapponesi” che eroicamente combattono i titani sopraccitati si sollecita il ritorno in video dei Santoro, Biagi, Guzzanti, Luttazzi e magari della Gruber, tutti di comprovata faziosa avversione nei confronti del Cavaliere e del governo “che fa schifo” come Cossutta sostiene e Pannella doveva ripetere a voce alta.

nuvolarossa
25-02-05, 14:36
http://www.glaucoworks.co.uk/images/drawglauco15g.jpg

nuvolarossa
26-02-05, 20:58
Arbore e' un vero genio della televisione

Stasera appuntamento notturno con Arbore. Dopo le proteste sull'orario d'inizio, speriamo che il programma sia mandato in onda come programmato e cioe' alle 23,40, per non dover fare le ore piccole come le altre volte; comunque vale la pena di fermarsi ad aspettare la genialita' di Arbore.

http://www.warnermusic.it/media/img/2216.jpg

Quando fece "Quelli della Notte" rivoluziono' il metodo di fare televisione "inventando" un lay-out dello studio che ricordava il colosseo: lo spettacolo all'interno di una specie di arena ed il pubblico tutto attorno su degli spalti come nei circhi romani.

http://www.warnermusic.it/media/img/4945.jpg

Dopo questa sua innovazione, anc'or oggi si assiste, su tutti i canali televisivi, a programmi di intrattenimento che ricalcano grosso modo ancora questo suo modo di disporre scene, protagonisti e spettatori ... ma voila', ecco il geniale Arbore che rientra dentro al piccolo schermo e cosa ti fa ? Una vera rivoluzione: porta gli spettatori al centro dell'arena e dove prima c'erano gli spalti mette lo spettacolo.
Questa nuova operazione di lay-out, che nemmeno i critici televisivi piu' attenti hanno notato, rende obsolete e vecchie di mille anni tutte le altre scenografie dei vari programmi di intrattenimento e, nei prossimi mesi ed anni, si imporra' come nuovo ed intelligente metodo per far interagire il pubblico con lo spettacolo ... una cosa veramente geniale.
Bravo Arbore, complimenti veramente.

http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/spettacoli_e_cultura/rai50/renzoarbore/stor_4478402_48160.jpg

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nuvolarossa
10-03-05, 12:02
Autorità ed autorevolezza

Prima l'Antitrust, adesso l'Autorità per le Grazie nelle Comunicazioni: il coraggio arriva a pochi giorni dalla fine del mandato. Già questa è cosa singolare, pregna di significato. L'Antitrust ha spedito a Telecom Italia la più salata multa della sua storia, per abuso di posizione dominante, pochi giorni prima che Tesauro fosse sostituito da Catricalà.

Adesso l'Autorità per le Comunicazioni s'accorge, dopo un'istruttoria durata anni, di due cose non solo facilmente accertabili, ma, direi, date per assodate nel comune sentire: la prima è che il sistema televisivo italiano è articolato in un duopolio, dove gli altri soggetti hanno ruoli del tutto marginali; la seconda è che Rai e Mediaset trasmettono più pubblicità di quanta ne consentano le leggi. Da qui, appunto, due multe salate, pari al 2% del fatturato. Anche Cheli si accinge a lasciare il suo posto, anzi, scade proprio oggi, e non si sa ancora chi lo sostituirà.

L'impressione, sgradevole, magari infondata, ma pur sempre sgradevole, è che ci si tenga in mano la carta delle multe, da giocarsi sul tavolo delle riconferme. Quando tale prospettiva sfuma, le istruttorie pluriennali giungono improvvisamente alla fine. Quindi, diciamo la prima cosa rilevante: le Autorità dovrebbero essere autorevoli, ma, da questo punto di vista, le cose non sono andate come il legislatore aveva immaginato.
Ma non basta, c'è un secondo aspetto, sul quale insisto da anni: si sono create Autorità specifiche, che dovrebbero avere il ruolo dell'arbitro, ma le si sono calate in un sistema di diritto romano, dove tutto è appellabile e ricorribile, il che non funziona.

Arrivate le multe sia Rai che Mediaset, come prima ancora Telecom Italia, si sono affrettate a dire che quelle decisioni sono prive di ogni fondamento, sbagliate e, pertanto, i multati si rivolgono al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (da dove si vuole che venga il sostituto di Cheli …), per chiederne l'nnullamento. Come se nel corso di una partita l'arbitro fischi, per poi sentirsi dire dal giocatore che è un cretino e che non intende tenere conto del fischio.

Delle due l'una: o queste Autorità servono a tutelare il mercato, quindi, in ultima analisi, gli interessi dei consumatori, ed allora devono essere autorevoli e le loro decisioni immediatamente esecutive; o sono solo un ulteriore foro del perditempismo avvocatesco, in questo caso, senza rimpianto, possono pure chiudere.

Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it

10 marzo 2005
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tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/2919

nuvolarossa
15-03-05, 10:58
Teo Mammuccari: maleducazione, perfidia e insano cinismo

di Elisabetta Di Dio Russo

Metti Teo Mammucari in video e vieni subito colto da un malessere generale che ti invita a riflettere sulle anomalie della vita.
Ci dirigiamo verso una società multietnica, pensiamo di affacciarci alla finestra dell’attualità poi accendiamo la tv e cozziamo contro uno spettacolo preso d’assalto dagli OGM non privo di effetti collaterali.
Maleducazione, perfidia, insano cinismo fa parte del patrimonio genetico di un conduttore come Teo Mammucari che forse crede, ma si sbaglia, di aver attinto dai maestri della neo-avanguardia televisiva come Gianni Ippoliti e Piero Chiambretti, l’essenza per poter costruire uno spettacolo scimmiottando lo stile di due leader dell’ironia.
“Mio fratello è Pakistano” è una sorta di gogna mediatica dove i difetti delle persone vengono presi di mira, evidenziati e buttati in pasto a un pubblico di assatanati perversi che si divertono a ridere dei limiti altrui, guidati dall’insaziabile spietatezza del conduttore.
Una mini arena che ricorda lo stile di “Libero”, con gli stessi ingenui e sorpassati scherzi telefonici del conduttore, con la stessa voglia di trasgredire alle regole della buona creanza e con parecchi ospiti che si lasciano travolgere dal clima indigesto della trasmissione.
Teo Mammucari anziché spalancare le porte alla modernità con il suo varietà, concentra, solo nel titolo, tutte le sue buone intenzioni, ma la trasmissione di multietnico non ha nulla, a parte qualche invitato di origine straniera.
Il sarcasmo alla buona, del conduttore romano, apre invece le porte ad un passato innaturale, che inneggia al razzismo nei confronti di chi per scarsa cultura o difetti fisici si trova in una condizione minoritaria ed è incapace di difendersi.

nuvolarossa
16-03-05, 15:29
Pacifisti della guerra in tv

di Edmond Dantes

Oramai infuria una autentica guerra mediatica, quella tra Antonio Ricci e Paolo Bonolis, per via di “correttezza con il pubblico”, “spazi televisivi” e contratti milionari in euro. Di fronte a questa guerra senza esclusione di colpi, ci dichiariamo “pacifisti".

nuvolarossa
19-03-05, 12:17
Ciampi, Berlusconi e la tv

Le tempeste in un bicchier d'acqua sono solo sciabordii, non c'è ragione d'allarmarsi. Semmai è bene cogliere il lato lieve di certe faccende, inducendo al sorriso anziché al corruccio. Insomma, da qualche tempo corre un certo nervosismo fra il colle più alto e Palazzo Chigi.
C'è di mezzo il giudizio su certe leggi. Ciampi ha ben ragione a non controfirmare quel che ritiene opportuno, perché questo è un potere che gli assegna la Costituzione (art. 87).

Semmai si può osservare che tale potere si esercita sulle leggi già approvate dal Parlamento, mentre non è del tutto regolare che si manifesti nel corso delle discussioni parlamentari. Oggi la chiamano moral suasion, ma, in verità, a parte l'inglese che fa fino, è una variante non costituzionalmente prevista.
Adesso arriva anche la polemica sull'uso della televisione e la trascuratezza verso il Parlamento. Ciampi non ha gradito che Berlusconi abbia parlato del ritiro delle truppe italiane in Iraq, nel corso di una trasmissione televisiva, e gli ha ricordato (secondo me opportunamente) che tali questioni si affrontano prima di tutto in Parlamento. Ha anche aggiunto, a scanso d'equivoci: parlare al Parlamento è anche parlare alla popolazione. Ha ragione, peccato che è esattamente lo stesso errore in cui è caduto il Capo dello Stato.
Quando ha pronunciato quella che i giornali interpretano (ed è) una reprimenda nei confronti del presidente del Consiglio, Ciampi era all'estero, in Inghilterra, e trasmetteva il suo pensiero per il tramite di televisioni e giornali. Ora, a volere essere precisi, la Costituzione gli riconosce il diritto di manifestare il suo pensiero, ma, nello stesso articolo prima citato, per il tramite di “messaggi alle Camere”.

In altre parole, per suggerire a Berlusconi di parlare al Parlamento, Ciampi ha preferito non dirlo al Parlamento, ma allo stesso pubblico cui si era rivolto Belusconi. Il che significa che i due la pensano esattamente allo stesso modo.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

19 marzo 2005

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tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3009

brunik
21-03-05, 11:33
Occhei, grande Giaca dal ragionamento geometricamente sillogico appreso alla scuola di Aristotile del quale eri allievo, il Presidente Ciampii ha apprezzato i tuoi suggerimenti da cultore dellla legalità quale sei.

La prossima volta che Ciampi vorrà cazziare Berlusconi convocherà il Parlamento a camere riunite e la cazziata verrà preceduta dall'Inno di Mameli e trasmessa a reti unificate dalle 6 TV, e tu plaudirai all'intervento di Ciampi perchè non sei mica uno di parte.

Grazie per l'idea, al Quirinale hanno preso nota.

nuvolarossa
22-03-05, 12:52
E’ il premier, non merita uno strapuntino in tv

di Ferruccio Formentini

Anche se recalcitra Silvio Berlusconi deve metterselo in testa una volta per tutte, lui non può rivolgersi ai suoi concittadini attraverso il video come presidente del Consiglio né come leader della CdL, neppure come massimo esponente di Forza Italia e ancor meno a titolo personale o come semplice cittadino. Per esternare al paese attraverso la tivvù, presidente della Repubblica a parte, ci sono già: Romano Prodi, leader della Fed piuttosto che dell’Ulivo invece che de L’Unione a secondo come gli gira; Massimo D’Alema, presidente del Ds e commentatore nautico; i ganimede comunisti Bertinotti e Diliberto; il bel guaglione Rutelli; Pecoraro Scanio un po’ geloso del successo di Vendola e l’arcigno Angius. Il Cavaliere se ne faccia una ragione tanto, nei salotti d’approfondimento politico, di libero non rimane neppure uno strapuntino.

brunik
22-03-05, 19:33
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Originally posted by nuvolarossa
E’ il premier, non merita uno strapuntino in tv

di Ferruccio Formentini



http://brunik.altervista.org/ritagli/rai.jpg
"lui non può rivolgersi ai suoi concittadini attraverso il video come presidente del Consiglio né come leader della CdL, neppure come massimo esponente di Forza Italia e ancor meno a titolo personale o come semplice cittadino"

I BANANAS SONO FALSI FINO AL MIDOLLO E NON PROVANO NEANCHE VERGOGNA

nuvolarossa
25-03-05, 11:24
La par condicio non interessa più l’Unione di Prodi

di Sergio Menicucci

E’ precipitato nella sinistra politica e sindacale l’interesse per il controllo sulla par condicio in tv e in radio.Dopo lo stop di Prodi alla nomina del presidente dell’Autorithy per le telecomunicazioni per i vari Giulietti, Gentiloni e componenti dell’Art 21 va bene così. Gli esponenti dell’Unione non mancano in nessuna trasmissione, nei notiziari dei telegiornali l’opposizione ha una visibilità maggiore del governo e maggioranza messi insieme. Al Tg3 la partecipazione degli uomini della sinistra raggiunge anche il 36 per cento dello spazio dedicato ai fatti politici. Nella settimana che va dal 14 al 20 marzo i dati in percentuale registrano anche una presenza molto alta della Mussolini e della sua lista. Si va dal 10,3 % del Tg1, all’11,4 del Tg2, dell’11,2 del Tg3, del 18,3 del Tg4, del 17,5 % del Tg5, del 16,3 di Italia 1 e del 30,1 de La 7. A bilanciare questo sbilanciamento c’è la presenza del presidente del Consiglio anche perché impegnato in fatti di grande rilievo internazionale come la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, le dichiarazioni sul graduale ritiro dei militari italiani dall’Iraq, gli incontri a livello europeo per il patto di stabilità e anche in relazione alla politica economica con l’ulteriore abbassamento delle tasse, i negoziati con le forze sociali. La campagna elettorale per le regionali e per le amministrative (ma le elezioni per i sindaci e i presidenti delle Province sono quasi ignorate completamente) proseguirà senza alcun controllo su radio e tv. Quello che interessa all’Unione e in particolare a Prodi è che si giunga ad una super-trattativa per tutte le presidenze in giacenza. Un “pacchettone” in cui mettere dentro la Presidenza dell’Autorità per le telecomunicazioni (il Consiglio ha già designato il magistrato Corrado Calabrò), quella del Garante per la privacy ( scaduto il diessino Stefano Rodotà l’Unione anzi Prodi vorrebbe insediare uno dei suoi più stretti collaboratori Franco Pizzetti), quella della Rai (Prodi vorrebbe Piero Gnudi, ex suo collaboratore ai tempi in cui il professore era presidente dell’Iri, azionista di maggioranza della Rai). Nel pacchetto si dovrebbero aggiungere poi i nomi (uno per il Polo e uno per l’Unione) per i membri della Corte Costituzionale e l’inversione di ruoli per i due commissari dell’Authority (Sortino e D’Angelo dopo l’errore di indicazione di Luciano Violante). Otto i nomi per il Cda Rai quasi bloccati: Curzi per Rifondazione, Del Bosco per i ds, Rizzo Nervo per la Margherita, Angelo Maria Petroni per Fi, Veneziani per An,Albertoni per la Lega, Rumi o Giani per l’Udc.

nuvolarossa
31-03-05, 11:46
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nuvolarossa
01-04-05, 13:12
Elezioni, referendum, Autorità

La campagna elettorale per le elezioni regionali volge alla conclusione (finalmente) e di tutto si è parlato, tranne che di quanto sarà sottoposto al giudizio degli elettori. Come al solito, si è svolta una campagna politica sui temi nazionali, e, come al solito, pro o contro il perno che regge il bipolarismo smandrappato.
Sulle battute finali i leaders del centro sinistra hanno lamentato la mancanza di par condicio nelle apparizioni televisive.

Devo premettere che la legge sulla par condicio non mi è mai piaciuta. E' un barocchismo illiberale, ove sarebbe preferibile una (inesistente) trasparenza sulla raccolta di fondi e su come vengono spesi. Ma la legge c'è. E pur essendoci, è del tutto inutile invocarla, perché manca l'arbitro.
Il mondo politico non se n'è accorto, o s'impegna a dimenticarsene, ma un'altra campagna elettorale è in corso, ed è quella che porterà al voto referendario sui temi della fecondazione assistita. In quel caso l'equilibrio dell'informazione sarà fondamentale, anche perché non si tratta di uno, ma di più quesiti e l'elettore ha tutto il diritto di votare in modo differenziato, entrando nel merito e non partecipando ad una crociata (da una parte e dall'altra, benché le “crociate” …).

Perché questo diritto sia esercitatile è necessario che tutti ricevano informazione ed informazioni.
Ebbene, la legge prevede che, in caso di violazione dell'equilibrio informativo, spetta all'Autorità delle Comunicazioni intervenire, in maniera tempestiva, ripristinando il diritto nel giro di quarantotto ore. Si può discutere, e molto, circa la capacità fin qui dimostrata dall'Autorità d'adempiere a questa sua funzione, come ad altre. Ed il bilancio, alla fine, non è esaltante. Ma discuterne, oggi, è ozioso, perché l'Autorità non c'è.
Il Parlamento non ha ancora provveduto a nominare il nuovo presidente, in assenza del quale il nuovo consesso di commissari non può costituirsi. Il vecchio non c'è più ed il nuovo non c'è ancora.

Lunedì prossimo si chiude il primo tempo della partita, con la chiusura delle urne regionale, e si apre il secondo, che porterà ai referendum. L'arbitro, però, non è in campo, dovendo ancora decidere come vestirsi. Con tanti saluti, formali e sostanziali, al diritto.

Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it

1 aprile 2005

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tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/3133

nuvolarossa
14-04-05, 21:32
Cessione delle quote Mediaset/Per la sinistra si starebbe creando un danno al Paese

Lettura viziata di un'operazione imprenditoriale

di Mauro Aparo

E' davvero surreale come il confronto politico italiano si vada impoverendo di giorno in giorno: sulla cessione di una quota di Mediaset, il coro della sinistra è pressoché unanime. Eccezion fatta per la posizione di Vincenzo Vita - che di queste cose si intende davvero, e la cui onestà intellettuale non viene offuscata dal calcolo politico - le dichiarazioni sono di quelle che suscitano più di una perplessità. Per Bertinotti Fininvest è un campione nazionale che va difeso, per altri la vendita è fatta e Rupert Murdoch è l'acquirente finale, per D'Alema Fininvest resta un patrimonio del nostro Paese: lui sì che se ne intende .

Dopo anni di denuncia del conflitto d'interessi, accade l'incredibile: Berlusconi diviene l'imprenditore italiano di grande successo al quale va chiesto di far restare italiana la propria azienda. Questa è la sinistra che dovrebbe governare l'Italia? A prescindere dal fatto che la cessione della quota di cui si scrive non intacca in alcun modo il controllo dell'azienda e dei propri processi di gestione; che piuttosto tale cessione consente di ottenere risorse dal mercato con le quali consolidare eventuali strategie di investimento o diversificazione; che tale pratica è assolutamente consueta in tutti i mondi economici che sappiano restare vitali; a prescindere da tutto ciò, non si comprende - se non nella logica dell'infantile "tutti contro Berlusconi" - una tale coerenza di posizioni.

Resta piuttosto il dubbio che si tratti di una manovra anticipata e concertata per schierarsi, nell'imminenza del domani, dalla parte della difesa del presunto interesse pubblico, allorché si dovesse tornare a parlare di privatizzazioni. Non vorremmo che ancora una volta si montasse una sorta di set cinematografico dove le comparse, assieme agli attori e ai deuteragonisti della modernità presunta, ricacciassero indietro lo sforzo di diffondere una cultura dell'impresa che francamente ci appare davvero da aggiornare. C'è da chiedersi quante aziende italiane possano o sappiano rivolgersi al mercato internazionale senza che - come nei più tristi casi recenti - sia soltanto il modo per falsificare delle ricevute bancarie. Dove era la sinistra, dove è la sinistra, sulle questioni di fondo dell'economia italiana? Forse fa più effetto un titolo o una dichiarazione attorno alla Fininvest: però non vorremmo che domani tutto questo si trasformasse in quel piangersi addosso, quasi che un destino cinico e baro abbia colpito il nostro Bel Paese. Non si tratta di difendere l'italianità ma di spingere perché si torni ad investire, si torni a reinvestire gli utili d'impresa, si dia un sistema finanziario che non si limiti alla pura intermediazione, tipico della gran parte del sistema bancario italiano. Chieda la sinistra strumenti di " venture capital", si chieda che Sviluppo Italia non sia un Inviluppo Italia e che nel Sud si investa, che non si debbano attendere anni per un finanziamento, qualora esso sia sostenuto da un progetto sensato.

L'Italia ha bisogno di risorse, ma ha soprattutto bisogno che vengano spese bene, che i tempi dell'amministrazione siano più brevi. L'Italia ha bisogno di mille Berlusconi e di una Confindustria che esprima un proprio ruolo che non sia di pantomima. Si guardi al rinnovato ruolo dell'Ice, al nuovo ruolo impresso alle nostre ambasciate, si guardi a quanto finora realizzato e ci si chieda, piuttosto, se difendere l'italianità delle imprese - peraltro non lesa dalla cessione annunciata di Fininvest - non sia intrinsecamente una cosa ridicola e non sia invece più giusto riconoscere a questo governo di avere avviato riforme che richiedono il tempo non di una, ma almeno due legislature.

Se la sinistra non ha compreso che l'Italia deve semmai impegnarsi a partecipare con diversa grinta ai processi di internazionalizzazione, è meglio che il risultato delle amministrative non si replichi mai nelle elezioni politiche. E' davvero malinconico constatare come si possa dare una lettura così approssimativa, se non addirittura sbagliata, ad un fatto d'impresa che in fondo può avere conseguenze sull'immagine del presidente del Consiglio, ma certo, nella sostanza, lo rende ancor più un imprenditore davvero avveduto, e forse un politico più accorto di quel che la sinistra ritiene egli sia.

La televisione è un'impresa che più di ogni altra viene giudicata dal mercato, dal suo pubblico: se Berlusconi davvero fosse un monopolista illiberale, difficilmente dall'alto della regia dei propri studi avrebbe perduto consensi Forza Italia. Ma domani magari si dirà, allorché vincesse le elezioni, che la sconfitta alle amministrative altro non fu che un'abile manovra mediatico televisiva, realizzata con il concorso del magnate Murdoch, per dimostrare l'estraneità del presidente alle televisioni.

Questo Paese dia di sé una immagine più seria, concentri le proprie risorse in alcuni settori strategici, torni a produrre energia in modo più economico e, soprattutto, torni a credere in se stesso. Pensare che vendendo una quota di Fininvest si intacchi il patrimonio dell'Italia, è davvero fuorviante, surreale, e poco serio.

nuvolarossa
21-04-05, 12:01
Il centrodestra di fronte al monopolio dell’informazione

di Paolo Della Sala

In questi giorni molti si affannano a cercare difetti nel governo del centrodestra: Lega, conflittualità esasperata, o un eccesso del vecchio clericalismo, così apprezzato da qualche statalista di Udc e An.
Qui si parlerà dell'incapacità di rovesciare i messaggi che le sinistre lanciano all'opinione pubblica, decidendo, nei fatti, ciò di cui si deve parlare, e come. Occorre fare riferimento a una tecnica di propaganda, il Turnspeak (o Rovesciamento del messaggio).
Si tratta di una tecnica che consiste nell'attaccare qualcuno e contemporanemente rovesciare il discorso proclamando di essere attaccati. Siccome la verità è l'opposto dell'informazione intorbidita, il Turnspeak è difficile da contrastare in quanto accresce la confusione.
In una tempesta informativa basata su turnspeaking ci si sente psicologicamente fragili e si ha l'impressione di non riuscire a controllare i propri messaggi. Ci si ritrova sotto una coltre di segnali di disturbo, non si riesce a essere chiari.
Secondo Joan Peters, consulente della Casa Bianca per il Medio Oriente, il termine è stato inventato per definire la propaganda nazista al tempo dell'invasione della Cecoslovacchia (marzo 1939). Per assicurarsi il placet dell'opinione pubblica, i nazisti accusarono i Cechi di voler coinvolgere in un conflitto l'intera Europa pur di difendere la propria indipendenza. Il resto dell'Europa credette alla bugia. I maggiori leaders del mondo pensarono che si dovesse a ogni costo preservare la pace, e che i ceki erano degli egoisti.
Lo scrittore William Shirer, al tempo reporter in Europa, disse con semplicità ciò che stava succedendo: "La situazione della minoranza tedesca in Cekia fu soltanto un pretesto per cucinare amici e nemici e velare i reali propositi hitleriani: distruggere lo stato cecoslovacco e prenderne il territorio". Allo stesso modo oggi gli integralisti (e i pacifinti) definiscono "nazisti" gli ebrei: per oscurare la verità storica, cioé l'alleanza tra i leader arabi con Mussolini e hitler. In particolare il Gran Mufti' di Gerusalemme, parente di Arafat, abitò a Berlino a casa di Ribbentrop, raccomandò e curò "l'efficienza" dei lager, diede alla luce alcune divisioni di SS arabe, guidò rivolte anti-inglesi e pogrom antiebrei in Palestina. Non pago, successivamente alla guerra collaborò con organizzazioni filo-naziste come i "Fratelli Musulmani" in Egitto, dai quali deriva una buona parte dei "resistenti" sparsi nel mondo...
Uno dei più feroci turnspeak in uso oggi è quello contro Berlusconi e il suo monopolio nei media. Apparentemente, si tratta di una verità "acclarata". Tuttavia, nonostante il leader della CdL abbia la proprietà di 3 reti televisive (quelle Rai contano solo per i totalitaristi che considerano le reti pubbliche come prebenda del potere), egli non ha affatto il monopolio della informazione. Una legge antitrust sull'Informazione, per essere chiari, non dovrebbe soltanto tenere conto della proprietà dei canali informativi, ma anche dei contenuti veicolati. Tramite la corporazione dei giornalisti e l'alta sindacalizzazione del settore, si è creato un fantasma che andrebbe rovesciato, derivato dal comunistissimo odio nei confronti della proprietà privata, né più né meno.
Ai gestori del turnspeak in Italia (Prodi-De Benedetti-De Mita-Scalfari-...) interessa azzerare il nemico per tutelare se stessi, applicando al settore dell'informazione la stessa normativa che si applica alle fabbriche di scarpe. Ma questo non va bene, soprattutto in un paese nel quale giornalisti e dipendenti sono organizzati in modo da controllare e decidere -non solo il contenuto del Messaggio- ma anche i ricavi (ad esempio col blocco della diffusione successivo alla stampa).
Un ciclo di produzione tradizionale può essere sintetizzato così:
Proprietà->Azienda e Lavoro->Stipendi->Prodotto->Ricavi->Proprietà...
Mentre un modello comunicativo avrà:
Emittente ‡ Messaggio->Codifica ‡ Canale ‡ Segnale ‡ Decodifica ‡ Ricevente.
(L’insieme di regole che codifica e decodifica si chiama Codice; il Canale è il mezzo di trasmissione del messaggio codificato, soggetto a “Rumore” (o Disturbo) e a Saturazione, quando un numero troppo alto di messaggi non può più essere smistato dal sistema comunicativo. Si ha comunicazione bidirezionale quando il ricevente è in grado di invertire la direzione del Messaggio, tramite una Risposta).
Un operaio esegue un paio di scarpe secondo le direttive avute. Il giornalista fa un lavoro diverso: prende direttive da se stesso, dagli eventi, dal Redattore capo. Di fatto, l'Emittente di ogni articolo è il redattore, garantito nella sua libera espressione di pensiero. Il proprietario governa il giro investimenti/ricavi, ed è padrone del Canale, ma è alquanto escluso dal controllo dei singoli messaggi prodotti dalla sua azienda.
Anche perché nel settore dell'informazione interviene una terza figura dotata di potere: il pubblico. Non a caso Berlusconi mantiene Le Jene (mentre ha "bruciato" Santoro in Rai): non si può permettere di alienarsi metà della audience. Eppure le Jene fanno più ascolto del Tg4 e sono importanti nell'orientare il voto contro il loro datore di lavoro, perché si rivolgono a un pubblico giovane e usano gli stilemi della satira.
Quindi il Messaggio non dipende dal proprietario del Canale, quanto dall'Emittente (il giornalista) e dal Ricevente (il pubblico). Tutto questo è molto bello e democratico, salvo in un punto: bisognerebbe lanciare un grido di allarme.
C'è davvero una posizione dominante da parte di Berlusconi? Dopo il ragionamento fatto la risposta sembrerà meno automatica.
Conviene anzi porsi il problema opposto: chi governa l'opinione pubblica -attraverso redazioni politicizzate e sindacati- ha la vera posizione dominante. C'è di più: i Gran Mufti' del Monopolio dell'informazione hanno in mano una gran parte dei media. Ma -dato che la Legge è fatta per i furbi- gli stessi personaggi non hanno concentrato il potere in una sola mano: così ci sono le Marcucci, i Caracciolo, i De Benedetti, gli Agnelli... Pluralismo degli Uguali, che sembrano vittime di una situazione della quale sono invece i primi beneficiari. Si atteggiano a Galileo Galilei della verità mentre ne sono i Torquemada. Sanno usare i turnspeak, appunto.

(Paolo Della Sala è autore del blog http://leguerrecivili.splinder.com)

brunik
21-04-05, 12:07
Originally posted by nuvolarossa
Il centrodestra di fronte al monopolio dell’informazione

di Paolo Della Sala
(Paolo Della Sala è autore del blog http://leguerrecivili.splinder.com)

:lol :lol amici, il Berlusconi è caduto per colpa della propaganda della sinistra, non perchè gli Uomini del fare ci hanno portato ad essere l'ultimo paese al mondo per PIL, esportazioni, produzione propagandando per quattro anni il contrario e rendendosi ridicoli agli occhi di tuttI.

IL PROBLEMA E' L'INCAPACITA', IL LECCACULISMO, LA MENZOGNA SISTEMATICA, GLI INTERESSI PRIVATI, NON CERTO LA PROPAGANDA DELLA SINISTRA, CHE I MEZZI NON VI MANCANO DI CERTO, AMICI BANANAS.

nuvolarossa
21-04-05, 12:20
Niente diretta per la crisi. A che serve la Rai?

di Sergio Menicucci

Niente diretta del discorso del premier Berlusconi al Senato. Niente Tg1. Non c’era neppure il Tg2 e tanto meno il Tg3. Mancavano anche le camere della testata per i servizi parlamentari. Alle 15,30 tutti coloro che erano interessati a conoscere cosa avrebbe detto il presidente del Consiglio dopo giornate di tensione nella Casa delle libertà sono rimasti delusi. Non si sono potuti collegare neppure con alcuna delle tre reti Mediaset. Niente diretta di Italia uno, niente Fede con Rete 4 sempre pronto a seguire il Cavaliere. Niente Tg5 di Carlo Rossella. Dopo un’affannosa ricerca di zapping con il telecomando il cittadino interessato alle sorti del governo ha avuto la fortuna di imbattersi con la diretta de La 7. Tecnicamente meno perfetta ma almeno sensibile alla portata dell’evento. Perché Berlusconi è stato oscurato da Rai e Mediaset?
Chi ha deciso che la dichiarazione di dimissioni del Premier non aveva rilievo giornalistico? A cosa serve alla Rai avere una struttura che si chiama “servizi parlamentari” se poi al momento più cruciale della vita del Parlamento ignora l’evento? Quella di ieri pomeriggio resta una cattiva pagina di giornalismo televisivo.

nuvolarossa
19-05-05, 11:30
Petruccioli presidente Rai, mette in crisi Prodi e imbarazza l’Unione

di Sergio Menicucci

Il nodo Petruccioli divide e imbarazza l’Unione. Mette in crisi, in particolare, il leader Romano Prodi. Al quale è andata di traverso la prima colazione cinese. Eppure il menù era di tutto rispetto: involtini primavera, spaghetti croccanti, gamberoni (o in alternativa pollo alle mandorle, anatra laccata, manzo alla piastra), frutta caramellata e grappa di rose per finire. Il piatto romano era, invece, più ruspante e politicamente indigesto.
Scelti i sette consiglieri di viale Mazzini (un Cda considerato di alto profilo) governo, maggioranza e minoranza non hanno molto margine per ritardare l’inizio della nuova stagione di viale Mazzini. La Rai è in fibrillazione da tempo. Pur avendo gestito la fase successiva alle dimissioni del cosiddetto presidente di garanzia Lucia Annunziata (indicata dall’area diessina) con alterni risultati (bene il bilancio, perdita di Bonolis, polemiche sui mondiali di calcio presi a metà), il cda a quattro aveva fatto il suo tempo. Per viale Mazzini occorrono ormai scelte politiche, di indirizzo strategico.
L’idea di Berlusconi e della Cdl di proporre Claudio Petruccioli, senatore Ds-Ulivo, nato a Terni nel 1941, eletto nel collegio di Ferrara nel 2001 e in quello di Bologna nel 1996, alla presidenza sta spaccando il fronte del centrosinistra e facendo emergere le varie anime all’interno dei Ds. Non è una novità che il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza rappresenti un personaggio di equilibrio, un riformista convinto e dialogante. La Casa delle libertà lo ha accettato quando si trattò di trovare un successore a Landolfi a differenza di quanto sta accadendo per Luciano Violante alla Consulta.
Non piace ad alcuni ambienti del partito dei diesse. Giovanna Melandri e Giuseppe Giulietti lo hanno esternato pubblicamente. Ma non piace soprattutto ai due co-leader dell’Unione: ossia a Prodi e a Fassino. Il primo ha manovrato a lungo per inserire un personaggio a lui gradito (Gnudi o altro cattolico) memore dei tempi dell’Iri quando da via Veneto faceva il bello e cattivo tempo sulla Rai. Petruccioli avrebbe, poi, agli occhi del professore bolognese altre due colpe: essere proposto dal “nemico” Cavaliere (impensabile che Berlusconi pascoli in terra altrui) ed essere ben visto, anzi appoggiato, dal leader della Margherita Francesco Rutelli con il quale sta ingaggiando un duro braccio di ferro sulla Federazione.
E allora Prodi dalla Cina ha fatto diventare rosso il telefonino di Gianni Letta per comunicargli che non intendeva dare il via libera per il Presidente, prima del suo ritorno in Italia. La scusa è quella di trattare anche un direttore generale di garanzia. Un giochino scoperto quando Armando Cossutta, a nome dei Comunisti italiani, ha dichiarato che senza l’accordo sull’abbinata Presidente - Dg non c’è alcuna disponibilità da parte della sinistre.Immediata la replica del Ministro Landolfi “Il direttore generale è una figura di gestione diversa da quella del Presidente. Non riguarda l’indirizzo politico ed editoriale nel quale invece è necessaria una figura di garanzia.Serve solo una corretta gestione”.
Anche il nuovo consigliere Nino Rizzo Nervo della Margherita è convinto che il Dg deve essere nominato d’intesa tra azionista (Ministro economia) e nuovo Cda. E allora con queste premesse l’assemblea dei soci Rai, presieduta da Siniscalco si è riunita ieri soltanto per rinviare tutto al 31 maggio (bilancio e designazione dei due Consiglieri di cui uno diverrà presidente solo dopo il consenso dei due terzi della Commissione di vigilanza).

nuvolarossa
20-05-05, 17:25
Cdl e Margherita solidali sulla presidenza Rai

di Sergio Menicucci

Quanto renderà (e se) alla Cdl il piacere fatto da Gianni Letta a Romano Prodi sul rinvio della scelta del presidente della Rai? Questo l’interrogativo più ricorrente al convegno organizzato da Adornato. Il super-attivismo di questi giorni del Cavaliere sembra contagioso. Ma si sa la Rai è un’altra cosa. Un caso anomalo. Più difficile da gestire di qualsiasi elezione. Altri dodici giorni senza vertice creano una nuova anomalia. Un consiglio di amministrazione è ancora in carica. Un consiglio,senza presidente, è stato designato dal Parlamento ma non ancora recepito dall’assemblea dei soci. E i partiti che ancora non trovano l’accordo. In verità a chiedere lo stop è stato il leader dell’Unione che dalla Cina guarda preoccupato a quanto sta avvenendo all’interno della Margherita. Rutelli ha tutto l’interesse ad accelerare i tempi sulla Rai. La presidenza a Claudio Petruccioli libera il posto al vertice della Vigilanza e il ritorno di Nino Rizzo Nervo a viale Mazzini libera la direzione del quotidiano Europa. A San Macuto potrebbe così andare un politico vicino a Rutelli e Marini, per esempio Gentiloni oppure Fioroni. Per il posto di direttore del quotidiano sarebbe pronto Menighini. In difficoltà così resterebbero Prodi che punta ancora su Piero Gnudi e Fassino che costretto a far buon viso a cattivo gioco sarebbe costretto a dare via libera al senatore ternano che lascerebbe il seggio senatoriale di Ferrara.
Non si tratta di una partita a scacchi ma della sistemazione di caselle importanti. Petruccioli a viale Mazzini è scomodo per i diesse. Petruccioli contribuì alla definizione della prima grande riforma del sistema radiotelevisivo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che poneva fine al monopolio Rai. Assertore di conciliare sempre valori ugualmente incomprimibili fu autore del cosiddetto “ lodo petruccioli” quando la sinistra sferrò l’attacco contro Rete4. Emilio Fede gliene dette atto pubblicamente. Vincenzo Vita (all’epoca responsabile dell’informazione Ds) paradossalmente è il miglior amico di Berlusconi. Si capisce allora perché Prodi e Fassino stiano facendo del tutto per non farlo insediare a viale Mazzini. La politica una volta scelti i consiglieri si deve fermare. La nomina del nuovo direttore generale spetta al nuovo Cda. Che bisogna fare presto lo sottolinea anche il presidente dell’Authority Corrado Calabrò che nella prima riunione del Consiglio ha avviato l’esame del dossier Rai. Presto ci sarà una definizione sullo schema di separazione contabile della Rai, entro l’estate sarà completata l’analisi sul Sic, sarà emanato un atto di indirizzo per l’Auditel.

nuvolarossa
31-05-05, 17:41
... C'e' chi riesce a fare danni anche quando e' in vacanza .... saputo che la Cdl e' disposta a nominare uno con tessera Ds alla Presidenza della RAI ... invece di un personaggio della sua scuderia .... punta i piedi e si mette lungo e steso in mezzo alla strada ... in stile sit-in .... minacciando di bloccare la nomina .... ma come ! .... la Cdl si permette di fare queste cose al leader ormai giubilato dell'Unione Catto-comunista ? ... dopo aver seminato per anni la zizzania dell'odio contro Berlusconi si aspettava che questi desse il via libera ad uno dei suoi uomini ? ...

nuvolarossa
31-05-05, 22:11
http://www.opinione.it/img_naz/123_GB.jpg

nuvolarossa
02-06-05, 10:25
Mezza poltrona, e nell’Unione si azzannano
Romano Prodi destabilizza la coalizione e fa litigare anche Margherita e Ds
Il centrosinistra nutre dubbi sul presidente della Vigilanza e boccia l’ex Ragioniere

IL CENTROSINISTRA, anche sulla Rai è allo sbando. È proprio sulle decisioni in merito al servizio pubblico che la crisi interna all’Unione sta svelando tutta la sua pesantezza. Circola pure voce che sia stato lo stesso D’Alema a sgambettare Petruccioli, pur di non vedere il margherito Gentiloni sul trono della Vigilanza. Le riunioni ansiogene e continue di ieri dei Ds e della Margherita, prima per decidere sulla presidenza a Petruccioli, e poi, dopo l’indicazione di Monorchio da parte di Siniscalco, per decidere di votare un molto imbarazzante no a Monorchio, provano che l’incertezza e la mancanza di un obiettivo comune di base regnano sovrani. Da una parte c’è Romano Prodi, il grande sconfitto di viale Mazzini. Per lui la partita praticamente non è neppure iniziata. Memore dell’occupazione operata nel ’96 con tutti i suoi uomini piazzati nei posti nevralgici del servizio pubblico, pensava di replicare, ma è rimasto fuori da tutto. «Non ho avuto nessun contatto con la Cdl», continua a dire il Professore, mostrando il suo isolamento e la sua rabbia. In Rai infatti non ha un consigliere di amministrazione perché l’unico «margherito» è Rizzo Nervo ed è rutelliano, non potrà avere un presidente e non ha più un candidato alla direzione generale. E non nemmeno un commissario in Vigilanza Rai. Così, pensando a Rutelli e alla sua fortuna di avere anche una degna consorte giornalista che furoreggia in Tv, ha ingoiato amaro e ha cominciato a urlare contro Petruccioli, che non sopporta, lasciando tutti di stucco. Una sfuriata sintomatica del suo senso di sconfitta hanno detto una parte dei Ds, mentre l’altra parte si è schierata con lui, contro Petruccioli, il più trasversale dei diessini. Dall’altra parte i Dl, che subito si sono dissociati da lui perchè puntano a ottenere una buona dose di posti a viale Mazzini e già possono contare su una schiera di giornalisti, ma che nel frattempo litigano con i Ds sulla Vigilanza. Sulla eventuale successione a Petruccioli in Vigilanza infatti si stanno scannando soprattutto Ds e Margherita. Prima infatti si è fatta avanti la candidatura della diessina Giovanna Melandri, poi invece sul dopo Petruccioli, sembrava spuntarla Paolo Gentiloni (Dl),cosa che D’Alema non avrebbe mai digerito. Il malumore più forte in ogni caso è quello verso Prodi. Da parte dei consiglieri di centrosinistra già nominati alla Rai, Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni, che temono di restare in una Rai ingovernabile senza presidente e da parte della maggioranza dei Ds. Infatti, anche se ufficialmente non se ne parla, aumentano nella Quercia i malumori su come il Professore sta esercitando la leadership. L’ex presidente Ue è a Creta, Rutelli e Fassino fino al tardo pomeriggio ancora non si erano parlati. Il centrosinistra si è azzannato per tutta la giornata cercando una ragione per decidere. Spiazzati dal blitz della maggioranza e incolpando Prodi di essersi messo d’accordo con Berlusconi, si son visti costretti a considerare non adatto alla presidenza Rai un manager di alto profilo come Monorchio, un uomo - tra l’altro - considerato vicino proprio al centrosinistra che lo confermò al vertice della Ragioneria. Ma il «no» a lui è una scelta dettata solo dal desiderio di «vendetta» per essere stati spiazzati quella del centrosinistra, che la dice lunga sulla sua strategia su viale Mazzini. Giu. Cer.

nuvolarossa
03-06-05, 13:58
... la candidatura Monorchio alla presidenza della Rai e' caduta ... ora i catto-comunisti non possono piu' giocare a nascondino e sull'equivoco per non portare a galla la profonda separazione che li divide ... per mere posizioni di potere .... il candidato di garanzia alla Presidenza della Rai ... che venga proposto "alla svelta" da l'Unione dei Disuniti .... e senno' che la Cdl vada avanti per la sua strada .... senza curarsi dei due litiganti ...

la_pergola2000
04-06-05, 02:57
egli fa sapere da Creta che vorrebbe le primarie, dimostrando che le usa come un'arma per i suoi futuri alleati. Qualcuno dice , fa bne, ( notisti del Corriere ) in quanto non ha un partito dietro di se quindi ne fonda uno equidistante dalla margherita e dai ds , oppure propone le primarie per aver finalmente l'investitura della leadership, Errore o Erore, direbbe Sordi, se propone le primarie chi sarà secondo voi il secondo candidato, ma Rutelli sicuramente, per cui nella progettazione del nuovo governo, la margherita legittimamente potrebbe aspirare alla vicepresidenza del consiglio, e chi porporrebbe la margherita se non Rutelli,
Allora Prodi se vincerà le primarie, se vincerà le elezioni, avrebbe un nemico come vicepresidente, bella prospettiva, cari amici siete sicuri che Prodi vincerà?
Chi sarà stavolta il Teseo che ucciderà il Minotauro-Prodi reduce da Creta?

Seccondo Virzì :

Walter Prodi
Romano Veltroni

Walter Veltrodi
Romano Proni

Romater Prodi
Walano Veltroni

Walter Velprodi
Romano Troni

o Virzì mi sono stufato continua tu.

nuvolarossa
04-06-05, 17:16
http://www.ilriformista.it/imagesfe/montorchio1422_img.jpg

nuvolarossa
08-06-05, 09:09
Caro trifoglio52 ... in questi giorni abbiamo letto nei giornali ed ascoltato in Tv la polemica di Enzo Biagi nei confronti del Presidente del Consiglio ... da lui accusato di non essere un politico obiettivo e di non saper accettare le critiche ... al punto di "cacciarlo" dalla tv per futili motivi e non, come sostiene Berlusconi, per "un uso privato della Tv pubblica".
La "polemica" odierna e' stata innescata dalla fervida fantasia di Biagi che sul Corsera ha scritto che a Bolzano, nelle recenti elezioni, in un comizio, Berlusconi ha insultato la folla alzando al cielo il dito medio ....
Sulla Rete 4 ... sempre bistrattata ... ho rivisto il filmato ... si vede Berlusconi che, parlando alla folla, dice che mentre era in macchina con sua madre, un "tipo" lo riconosce e per salutarlo nel modo più riguardoso possibile alza il dito medio, mentre sua madre gli dice "tranquillo Silvio, vuol dire che sei il numero uno..".
Sarebbe opportuno che Enzo Biagi, di fronte alla prova televisiva (nel calcio e' decisiva per essere squalificati) si scusasse con il Presidente del Consiglio .... ma a parte questo sarebbe piu' opportuno, data l'eta', che si ritirasse in pensione a coltivare l'orticello dei suoi neuroni ...
... vari catto-comunisti, intervistati, avrebbero dichiarato, pomposamente come al solito ... "che il Governo venga in Parlamento a dire come stanno veramente le cose" ...

nuvolarossa
13-06-05, 12:52
Gerontocrazia “creativa” all’italiana
Chiedi al paese cosa può fare per te

di Romano Bracalini

“Avanti i giovani”, aveva proclamato il fascismo giovanilista e atletico e il maresciallo De Bono, vecchio trombone ultraottentenne, venne messo a capo dell’esercito di invasione in Etiopia e dovette essere rilevato nel comando dall’appena sessantacinquenne Badoglio. Il mito giovanile risiedeva soltanto nell’obbligo per i gerarchi di andare di corsa e di gettarsi nel cerchio infuocato. Correva Starace, poi a Gallipoli si strippava di orecchiette. Il generale d’armata americano Clark aveva 48 anni quando entrò a Roma nel 1944. Aveva lo sguardo d’aquila e non aveva un filo di pancia. I generali italiani sembravano suoi nonni. La gerontocrazia sovietica era rappresentata dalle mummie decorate del Cremlino. Leonid Breznev, che appena vedeva un compagno lo baciava in bocca, da morto non cambiò fisionomia. Le società vecchie e decrepite, incapaci di rinnovarsi, che si reggono sul principio dell’ereditarietà e sul privilegio di casta conferiscono all’età avanzata il crisma della saggezza e della autorevolezza, non sempre comprovata, che era regola di legge nell’antichità greca e romana e nelle tribù primitive. Oltretutto conviene. Lo stipendio è buono, il lavoro è comodo. E poi come dice il proverbio: gallina vecchia fa buon brodo.
In Africa il re o il capo tribù era il più vecchio, che significava anche il più lesto e il più furbo. Il nepotismo, che s’accompagna al culto della vecchiezza, è un’altra piaga che consiste nell’accomodare la folta figliolanza e parentela laddove il padre aveva lavorato più per loro che per la patria. Un campo nel quale siamo maestri. Una volta era il partito che mandava in Parlamento, oggi è la RAI il trampolino di lancio: Giulietti, Marrazzo, col codazzo del seme dei gerarchi. Giornalisti per caso, funzionari per vocazione. Non s’è mai persa questa utile e comoda disposizione di stare in cadrega col bastone di comando e di tenerlo in caldo fino all’ultimo respiro col proposito sempre onorato di trasmetterlo alla discendenza. Non è solo un vizio di forma quello di accattar potere per rivestirsene di prestigio e interesse personale, è una risorsa in un mondo pieno di insidie e di nemici; né pare vi sia legge o senso comune che impongano l’obbligo di un ringiovanimento dei ranghi, giacché si conviene unanimamente, dal sacro al profano, che cardinali, magistrati, docenti universitari, in controtendenza con le regole dei comuni mortali, possano restare al loro posto fino all’età che supera di decenni l’apparizione del dente del giudizio. Il Senato, come quello romano, è di per sé luogo di vecchi e per eternarne la vita pubblica si fanno senatori a vita gli ex capi di stato e quanti hanno meritato dalla patria per poi meritarne i frutti. Sicché, fin da primi vagiti della repubblica, il costume italiano non trovò conveniente ripudiare i privilegi e i vizi della monarchia eleggendo una nuova casta di cortigiani, maneggioni, furbacchioni con alte prebende che non trovavano né conveniente né decoroso andare in pensione. “Il potere logora chi non ce l’ha”, volle osservare uno che se ne intende. E infatti il senatore Giulio Andreotti, vecchia volpe, il cui esempio richiama al tempo stesso lo spirito passatista di Pio IX e l’indole beffarda di Pasquino, ha la stessa età politica della repubblica e come età anagrafica la sopravanza. A sua volta il compagno Sandro Curzi, attivo dal 1946, sta ormai doppiando la boa della pensione ma è sempre sulla breccia e con la pipa in bocca. È stato appena nominato membro anziano del consiglio di amministrazione RAI alle bella età di 75 anni, dopo aver diretto quasi tutto ma senza lasciarci un rigo. Gli è stata affidata anche una nuova rubrica sul Corriere. Sempre meglio che lavorare, diceva Mario Missiroli dei giornalisti. Curzi ha dovuto spegnere il cellulare. Riceveva vagonate di SMS. Suppliche, congratulazioni, richieste di favori. Il prezzo della gloria. Curzi un’idea ce l’avrebbe per la “nuova” RAI: richiamare Biagi, 85 anni, chiamare Bocca, 85 anni, peccato che non ci sia più Mario Appelius: l’età non sarebbe stata di impedimento. Ha raccontato Ottaviano Del Turco che il giorno (e solo per un giorno) che venne nominato per un alto incarico alla RAI, la notizia si propagò con la velocità del lampo e anch’egli dovette staccare i telefoni. L’uomo di potere si riconosce al fiuto e i nemici scompaiono. Lo chiamavano deputati, alti dirigenti, burocrati. Non chiedevano molto. Chiedevano di poter conoscere qualche starletta televisiva. Quando arriva piazzale Loreto scompaiono tutti.
Da giovani al ginnasio si cantavano le lodi di Noè, non tanto perché dotato dal lato virile (un chilo e 23 per fare la rima) ma perché, particolare non secondario nella gerontocrazia italiana, aveva passato i trecento anni. L’età di tre direttori generali e mezzo.

nuvolarossa
07-07-05, 10:04
Vendete la Rai

L'idea di mandare Giulio Malgara a presiedere la Rai è alquanto bislacca. Uomo di sicura e grande competenza, cliente e cantore della televisione commerciale, presidente dell'Upa (l'associazione degli inserzionisti pubblicitari) e, fino a qualche giorno fa, dell'Auditel, Malgara è, per sua natura e funzione, un sostenitore del mercato, un avversario dei monopoli, semmai un antagonista, non certo un presidente della Rai.

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/politica/cdarai3/malgarai/este_06172758_46440.jpg
(Giulio Malgara )

Erano gli anni del monopolio quando la Sipra, concessionaria pubblicitaria pubblica, costringeva gli inserzionisti, se volevano avere spazi nei caroselli, ad acquistare pagine di giornali amici. Era uno dei canali impropri con cui si finanziavano la politica e gli editori, di certo era un taglieggiamento per produttori di prosciutti e vasellame. Contro quel sistema le proteste valevano poco, contò di più l'irrompere del mercato. Berlusconi, Mondadori e Rusconi mossero guerra al monopolio Rai. Solo il primo dimostrò d'essere bravo al punto da potere continuare a competere, e da lì nacque il duopolio. Perché? E' presto detto.
Il duopolio non nasce dall'avvento della televisione commerciale, che, semmai, doveva significare apertura, libertà e pluralismo, nasce dal desiderio di democristiani e comunisti, coadiuvati da una parte dei socialisti, di difendere la Rai, che vivevano come la televisione propria. Il partito Rai è stato il più conservatore dei partiti televisivi, presto coadiuvato dal partito Fininvest, quando quest'ultima fu abbastanza grande da avere qualche cosa d'importante da conservare. Da allora in poi ogni tentativo di spezzare il duopolio è stato a sua volta spezzato (con tutti i mezzi, anche i più vili e ripugnanti).
Da questa situazione si esce in modo semplice ed utile, vendendo la Rai. Non vendendola in quel modo burlesco e canzonatorio che prevede la legge voluta dal centro destra, ovvero con quote omeopatiche da consegnare ad investitori ricompensati altrove, ma separando una rete dall'altra e mettendole sul mercato. Guadagnerebbe il mercato, perché aumenterebbe la competizione. Guadagnerebbe la democrazia, perché aumenterebbe il pluralismo. Guadagnerebbero le casse dello Stato, perché la Rai, oggi, si vende benissimo.
Pensare, invece, di tenere in piedi il baraccone e mandare Malgara a presiederlo, potrebbe servire solo a tenere artificialmente in vita un sistema in coma, al solo scopo di far restare basso il costo contatto (il prezzo dello spot), che nell'accordo duopolistico è lo strumento utilizzato per soffocare nella culla i possibili competitori. Malgara non merita una simile fine, e siccome il presidente della Rai non lo farà, a me resta la speranza che colga l'occasione per dire qualche cosa di sanamente mercatista.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

7 luglio 2005

............................................
tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/4455

Golia
07-07-05, 16:53
Prodi, Fassino e compagni sanno solo dire no. I loro niet fanno parte di un disegno premeditato: l'opposizione vuole imporre il proprio candidato anche se è minoranza. La verità è che è l'Unione a non volere un Presidente Rai condiviso che, come previsto, deve essere proposto dal ministro dell'Economia.

Anche oggi i signori della sinistra dimostrano che la loro volontà di risolvere il problema esiste solo a chiacchiere. Siamo davanti ai soliti guastatori dell'Unione.

nuvolarossa
07-07-05, 18:08
... hai colto proprio nel segno .... questi signori vogliono un Presidente di "garanzia" ... solo che per "garanzia" intendono uno che "garantisca" a loro la massima visibilita' da ora sino alle prossime elezioni politiche del 2006 .... infatti ... le persone serie ... che veramente davano garanzia di essere "garanti" ... le stanno facendo fuori tutte .... prima hanno fatto fuori Petruccioli, poi Monorchio ... poi hanno messo l'aut-aut a Vittorio Mathieu e a Biagio Agnes ... adesso si apprestano ad impallinare Giulio Malgara ... anche lui "reo" di essere troppo "garante" e poco di parte .... per permettere all'Arca di Noe' di continuare a navigare nel mare della spartizione dei posti e delle poltrone ....

nuvolarossa
02-08-05, 12:45
Rai, mezza sinistra contro Petruccioli

La sinistra Ds e quella antagonista partono all’assalto del nuovo presidente di Viale Mazzini minacciando di sconfessarlo e di chiederne la testa se avallerà l’indicazione della Cdl per il nuovo direttore generale. Dietro tanta violenza verbale si nasconde una lotta di potere non soltanto all’interno del Botteghino
ma anche della Margherita (tra prodiani e rutelliani) e dell’intero centrosinistra.

kid
02-08-05, 14:55
sta contro Fazio!

nuvolarossa
03-08-05, 17:21
La strana tesi delle incompatibilità buone e di quelle cattive con i vertici della tv pubblica
Giornalisti prestati alla politica cavallo di Troia di Prodi in Rai

di Sergio Menicucci

Ci sono le incompatibilità buone e quelle cattive. Il valzer mediatico-politico su quelle buone di sinistra e su quelle cattive di destra ha ripreso in pieno parlando di vertici Rai. All’inizio sotto il tiro è finito Giuliano Urbani, ex ministro dei Beni culturali. Giudicato compatibile dall’Autorità di garanzia delle telecomunicazioni, il battage è ripreso appena la maggioranza del cda Rai si è espresso a favore di Alfredo Meocci come direttore generale. Sono così piovuti sui più importanti giornali pareri giuridici, dichiarazioni, interviste. Paradossalmente anche i tre consiglieri Rai espressi dall’opposizione (Curzi, Rognoni e Rizzo Nervo) hanno voluto il loro parere legale. Non certo da parte dell’ufficio di viale Mazzini ma di due studi esterni: quelli dell’avvocato Pace e di Vittorio Ripa di Meana. Perché chiedere pareri esterni e pagarli? Se non erano sufficienti quelli interni ci si poteva rivolgere al ministero delle Telecomunicazioni o all’Autorità di garanzia. Ma per sostenere l’incompatibilità di Meocci tutti i mezzi sono buoni. Nella speranza di trovare appigli, delegittimare la nomina. Un vizio antico quello della sinistra di demonizzare l’avversario. Basta vedere cosa sta succedendo all’ingegnere Carlo De Benedetti appena costituito il fondo Cdl per rilanciare le medie imprese in difficoltà con la partecipazione di Silvio Berlusconi. Il fuoco di sbarramento della sinistra è totale. La transumanza giornalismo-politica se attuata a sinistra non suscitata scandalo. Anzi è ben praticata. Giuseppe Giulietti, redattore della Rai del Veneto, passa in politica e si fa eleggere dal Pci ad Orvieto. Paolo Raffaelli, redattore della Rai dell’Umbria, è diventato sindaco di Terni per la seconda volta. Piero Badaloni, inviato del Tg1, è stato eletto governatore del Lazio e poi è rientrato per fare il corrispondente a Bruxelles al tempo della presidenza dell’Ue di Romano Prodi. Ora da Berlino si appresta a diventare direttore del Tg3. In tempi più remoti Enrico Manca, redattore della Rai di Perugia, diventa prima deputato Psi e poi presidente della Rai. Clemente Mastella, redattore della Rai di Napoli, diventato deputato, segretario dell’Udeur e vicepresidente della Camera è in aspettativa. Un esercito di precari gli augura lunga vita parlamentare perché le sue sostituzioni sono diventate un tesoro. In aspettativa sono anche Michele Santoro e Lilli Gruber, europarlamentari dell’Ulivo. Anche Marco Ravaglioli, genero di Giulio Andreotti, dal Tg1 è diventato deputato e dopo il rientro in Rai è ora corrispondente da Madrid. Meocci come dipendente del Tg1 in aspettativa non può diventare, per incompatibilità, direttore generale? E allora perché il giornalista Franco Iseppi (sinistra Dc), responsabile della struttura del “Il fatto” di Enzo Biagi potette diventarlo? E Aldo Materia (sinistra Dc) quando diventò direttore generale non era responsabile dell’Adrai, l’associazione dei dirigenti d’azienda? Il pretesto dell’incompatibilità nasconde la volontà delle sinistre di non voler mollare l’egemonia culturale, politica e sindacale sulla Rai.

nuvolarossa
03-08-05, 20:12
Aria nuova alla Rai

Petruccioli pensa ad una trasmissione per Enzo Biagi.

Roma, 3 agosto 2005

.................................................
tratto da "I Corsivi del Diavoletto"
http://www.pri.it/archiviodiavoletto.htm

kid
04-08-05, 12:03
in analisi e commenti: ve lo anticipo, va!

Non c’è dubbio che sia un articolo di buon senso quello che possiamo leggere sullla prima pagina del Corriere della Sera firmato da Walter Veltroni e titolato appunti per la Rai.
In esso vi è un’idea molto positiva di qualità della programmazione, un apprezzamento importante per l’apertura tecnologica della nuova legge sull’emittenza, un riconoscimento alla scelta del nuovo presidente della Rai, Claudio Petruccioli, che tutti conosciamo come persona di elevata sensibilità culturale. E’ chiaro che tutto questo, se paragonato al giudizio del professor Parisi, contenuto sulle stesse pagine di giornale, il quale adombra non si sa quale scambio fra l’acquisto del calcio di Mediaset e la presidenza Petruccioli, appare come la manna che cadde su Mosè ed il popolo di Israele. E così compatendo i miseri bruti, l’ottimo Veltroni - che ci ha dato un’ennesima prova di intelliggenza, preparazionee lungimiranza - , non può che essere da noi apprezzato.
C’è solo un problema che vorremmo far presente a Veltroni, quello dell’opportunità. Perché essendo il presidente Petruccioli, membro dello stesso partito di Veltroni, ed essendo Veltroni ex responsabile rai, oltre che molte altre cose di quello stesso partito, questi suoi eccellenti appunti rischiano di dare l'idea di un partito che vuole mettere le mani sulla Rai e che ne ha finalmente l’occasione. Sia chiaro: noi che conosciamo bene Veltroni e bene Petruccioli, sappiamo che non è così. Si tratta di persone che hanno un alto senso istituzionale, che conoscono bene i compiti ai quali sono chiamati e rispettosi degli stessi. Tendiamo a credere che l’onorevole Veltroni essendo particolarmente felice per la nomina di Petruccioli abbia peccato di entusiasmo. Non siamo degli inquisitori noi. Però gradiremmo, in futuro se il sindaco di Roma restasse all’interno delle sue responsabilità, evitasse tali pubbliche esternazioni e se proprio volesse dare dei consigli al presidente della Rai, come è comprensibile ed umano, chi è che non vorrebbe dargliene, si rivolga a lui in forma privata. Questo lo ripetiamo, solo per una questione di forma, per non dare l’impressione che la Rai sia cosa propria e non di tutti i comuni cittadini, come pure dovrebbe essere in quanto servizio pubblico.

brunik
04-08-05, 15:49
Mi sembra più che ovvio e giusto che i DS mettano le mani sulla Rai una volta vinte le elezioni, e poi magari nazionalizzino pure mediaset. E' questo che noi elettori chiediamo loro, è questo il mandato popolare. Mai più bananas in TV. MAI.

Vi lasciamo Raitre di consolazione, forse, così potrete vedervi ancora l'Arturo in TV, ogni tanto.

kid
04-08-05, 16:16
affida la presidenza rai un ds, e lo spirito pubblico dell'unione ci fa sapere che loro si terranno tutto il malloppo. Il regime siamo noi, ovvio.

brunik
04-08-05, 16:23
Ragazzi, che generosità questi bananas, addirittura ci lasciano un comunista a presiedere la Rai, alla ovvia condizione che il direttore generale, che è quello che comanda, sia bananas di stretta osservanza Mediaset.

Era già successo con l'Annunziata che si dimostrassero molto generosi con il popolo italiano che li ha eletti e con il suo voto ha sancito che comandassero solo loro.

Grazie, grazie, grazie ancora per la generosità, amici pollisti. Al prossimo cambio di governo sarete ricompensati con un bel presidente Rai anche voi, tanto il CdA governa a maggioranza lo stesso, e governerà pro-Prodi e anti-Bananas.

Si faranno tante belle inchieste sui furti del quinquennio pollista, è questo il nostro mandato popolare.

kid
04-08-05, 16:32
allora è stato convenuto che il centrosinistra - sempre che vinca le elezioni - affiderà all'opposizione la presidenza rai. Tanto ci basta.

nuvolarossa
05-08-05, 18:08
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


Rai, anche Petruccioli per Meocci

Il consiglio di amministrazione della Rai propone il nome di Alfredo Meocci al ministro del Tesoro per la direzione generale. L’ex commissario all’authority tlc è il più votato in una rosa di tre nomi in cui compaiono anche il direttore generale uscente Flavio Cattaneo e il direttore di Rai International Giancarlo Leone. I consiglieri espressi dalla sinistra fanno muro contro il candidato espresso dalla maggioranza. Ma il presidente Petruccioli spiazza prodiani e sinistra estremista annunciando che, se ci sarà l’accordo con il governo, Meocci avrà anche il suo voto.
http://pinoulivi.com/midi/eadesso.mid

Golia
05-08-05, 18:20
La nomina di Alfredo Meocci a direttore generale della Rai è un fatto molto positivo. Purtroppo su questo come su tutti gli altri temi il centro-sinistra ha scatenato l'ennesima polemica. Adesso la Rai ha bisogno di una gestione dinamica che la rilanci.

Golia
05-08-05, 18:59
L'augurio che faccio ad Alfredo Meocci, se vuole riuscire nella sua difficilissima impresa, è di non cedere alle lusinghe e tanto meno ai ricatti della sinistra ulivista.

Meocci stia attento soprattutto ai programmi storici, culturali, scientifici, valoriali, dove resta ancora determinante la linea politica e storica dei consiglieri di sinistra.

nuvolarossa
06-08-05, 20:02
Rai, Meocci spacca la sinistra

Il consiglio d’amministrazione vota a maggioranza l’ex commissario all’authority direttore generale della Rai. Il presidente diessino Claudio Petruccioli si astiene e incassa le critiche di una parte della sinistra. Ma dietro al nervosismo per la nomina di Meocci si nasconde la guerra ormai neanche più sotterranea tra Prodi e la Quercia. Con il leader dell’Unione impegnato non tanto a vincere le prossime primarie quanto a tamponare il crescente potere politico-finanziario dei democratici di sinistra.

nuvolarossa
07-08-05, 16:39
http://www.ilriformista.it/imagesfe/meocci-fantino-c1527_img.jpg

nuvolarossa
22-08-05, 11:43
La sinistra vuole aumentare il canone Rai
Petruccioli attacca Landolfi: «Sbagliato tenerlo bloccato. Però leghiamo il rincaro a un progetto di rilancio»

D’accordo con il presidente di viale Mazzini anche il membro del cda Carlo Rognoni: «Il nostro è uno dei più bassi d’Europa»

di LUIGI FRASCA

NONOSTANTE il no del ministro Landolfi il neopresidente della Rai Claudio Petruccioli, spalleggiato dal consigliere di amministrazione di viale Mazzini Carlo Rognoni, è intenzionato ad aumentare il canone della Tv. Lo ha detto ieri mattina intervistato dai microfoni di Radio24 mentre è in vacanza a Capalbio. «È sbagliato dire che non si aumenterà il canone — ha annunciato — Credo che la Rai debba presentare un progetto di rilancio e ridefinizione del servizio pubblico che innalzi il livello medio della produzione televisiva: su quel progetto si può anche chiedere un aumento del canone. Mi ripromettevo di parlare con Landolfi per rappresentargli una serie di esigenze che devono essere considerate». E a dargli manforte è arrivato anche Carlo Rognoni, consigliere di amministrazione dell’azienda in quota ai Ds. «Il canone italiano è il più basso d'Europa e in Italia c'è un'evasione molto elevata, che si aggira sul 30%, pari cioè a 4-5 milioni di persone. Il ministero potrebbe dunque farsi carico della lotta all'evasione: per esempio, si potrebbe reinserire l'obbligo di denunciare, nella dichiarazione dei redditi, il possesso del televisore. O ancora, si potrebbero aumentare i casi di esenzione dal canone per i bassi redditi e applicare un canone multiplo per chi ha redditi elevati e più di un televisore, magari nella seconda casa». Da considerare, secondo il consigliere, anche il fatto che «circa il 10% del canone torna allo Stato come tassa di concessione governativa e Iva: prevedendone la defiscalizzazione, si aumenterebbero del 10% gli introiti. Infine, il canone resta troppo vincolato a decisioni politiche. In Francia viene fissato di triennio in triennio, in modo che l'azienda abbia la consapevolezza delle risorse di cui dispone». Rognoni ha snocciolato poi una serie di cifre («dal '95 al 2004 il canone è aumentato mediamente del 2.1% all'anno, il costo della vita del 2.8% e il Pil del 4.6%») e ha ricordato che «oggi i programmi si possono vedere anche con il pc o il telefono cellulare: non è insensato ipotizzare una riscossione dell'abbonamento magari ancorata alla bolletta dell'energia». Ma Petruccioli, approfittando dei microfoni di Radio24, ha anche stilato il suo «programma» di rilancio del servizio pubblico a partire dal palinsesto. Giovedì 25 agosto (occorre discontinuità e quindi meglio accantonare il tradizionale martedì?) si riunirà il cda di ritorno dalle vacanze. E all'ordine del giorno il senatore diessino ha messo «la verifica del nuovo Affari tuoi» condotto da Pupo, «la questione dello sport», con i palinsesti tutti da inventare visto che le immagini della Serie A le ha comprate Mediaset, e «l'andamento effettivo degli ascolti negli ultimi mesi». Dell'informazione, invece, se ne potrà parlare in un secondo momento, anche perché «i palinsesti prima di gennaio già sono stati fatti». Anche su questo, però, Petruccioli ha dimostrato di avere già le idee chiare: il rientro di Michele Santoro, che sarà «uno dei pilastri dell'approfondimento Rai», magari con un nuovo programma che non rievochi vecchie polemiche; verificare già a settembre le possibilità (sembra siano davvero poche) che Enzo Biagi decida di rientrare in Rai; mettere in piedi una rotazione di conduttori per Batti e Ribatti, la striscia di cinque minuti in onda dopo il Tg1 condotta da Riccardo Berti; e magari lanciare nell'universo dell'informazione Aldo Cazzullo del Corriere della Sera. Con calma, dunque, ma di informazione si discuterà parecchio al settimo piano di viale Mazzini. Anche se i consiglieri Sandro Curzi e Nino Rizzo Nervo un po’ di fretta in più rispetto a Petruccioli di far dimagrire Bruno Vespa, di sostituire Giovanni Masotti con Michele Santoro e di defenestrare il berluscones Berti c'è l'hanno. E non sembrano avere nessuna intenzione di aspettare gennaio 2006 per affilare le armi in vista della campagna elettorale. Il programma di Petruccioli, però, non si limiterà certo ai palinsesti. «Innanzitutto bisogna chiarire al più presto l'incompatibilità di Alfredo Meocci e poi occorre colmare il ritardo sul digitale terrestre rispetto a Mediaset». Ma soprattutto congelare la privatizzazione della Rai fino alle elezioni politiche. Niente male come inizio, dunque. D'altronde Petruccioli non ha avuto neanche bisogno di leggere le carte in quel di Capalbio: lui di Rai si occupa a tempo pieno ormai da anni. E tutto quello che fino a ieri invocava, ora, potrà finalmente realizzarlo. Meocci permettendo: non a caso il Tesoro ha scelto un «incompatibile».

nuvolarossa
22-08-05, 19:06
http://www.panorama.it/media/020001021026.jpg

nuvolarossa
26-09-05, 17:24
Teleprodiberlusconi

Si lamenta, Prodi, un timore l'assale: che la televisione, tutta quanta, risulti non equanime, non equidistante, di fatto asservita alle ragioni del suo avversario. Il tema, grave per le sue conseguenze sulla vita democratica, si ripresenta perché la signora Prodi ha visto Mentana, sulle reti Mediaset, esporre un sondaggio secondo il quale la sinistra, capitanata da Prodi, vincerà le elezioni, ma di poco.
Un lamento sfugge continuamente dalle labbra di Berlusconi, un cruccio ne accompagna l'attività: la televisione, tutta quanta, è in mano alla sinistra, i giornalisti sono di sinistra, ed in ragione di questa loro militanza distorcono la realtà raccontandola in modo da danneggiarlo.

http://www.repubblica.it/2005/i/ARCHIVE/homepage/images/sezioni/cronaca/allibe/allibe_HM/ansa_6853120_53520.jpg

Mi piace prendere atto di questa uniformità di vedute, e constatare che, su un tema certo non irrilevante, i leaders delle due coalizioni non solo la pensano allo stesso modo, ma hanno anche ragione.
Difatti Berlusconi è direttamente proprietario di tre reti televisive analogiche, e la Rai, televisione pubblica che ne detiene altre tre, è governata da un sistema parlamentare che, inevitabilmente e giustamente, è indirizzato dalla maggioranza politica, che fa capo (oggi mi sento ottimista) allo stesso Berlusconi. Prodi, dunque, fa bene a preoccuparsi. Al tempo stesso, però, la sinistra non ha mai fatto nulla, dicasi nulla, nella direzione di rompere questo stato di cose. S'è impegnata, certo, nel tentativo di far chiudere le reti Mediaset, e non le sarebbe dispiaciuto che quel gruppo fosse seppellito da azioni giudiziarie che potevano anche portare al gabbio il fondatore. Ma, fuori da questi sogni, un tantinello truculenti, quando poi si tratta di occuparsi della quotidianità, la sinistra italiana s'è dedicata all'occupazione lottizzatoria di tutti gli spazi disponibili. E lo ha fatto sia che si sia trovata in maggioranza, non avendo remora alcuna ad occupare la Rai, sia che si sia trovata in minoranza, approfittando di un'azienda nella quale ha solide, profonde e ramificate radici. Non ha torto, dunque, Berlusconi a dire che i giornalisti (compresi quelli di Mediaset) sono in larghissima parte tifosi della sinistra.
Dopo aver gioito per tanta concordia, avrei una domanda da fare: c'è qualcuno che ha intenzione di battersi per l'unica cosa sensata che serva a rendere libero il mercato televisivo, affidandosi così non alla buona volontà dei giornalisti o alle demenzialità da par condicio, bensì alle leggi del mercato e della competizione, c'è qualcuno che intenda promuovere la vendita della Rai? Se c'è si faccia avanti, perché non lo vedo. Se non c'è, potete dire a quei due di piantarla e di tornare utilmente ad occuparsi del colore delle rispettive capigliature?

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

26 settembre 2005

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tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/Repubblicani/message/5363

nuvolarossa
19-10-05, 14:54
Il giornalista amico di Prodi non sarà domani nella trasmissione di Celentano
Rai, liquidare Biagi è costato 4 miliardi

di Sergio Menicucci

Biagi double face. Anzi Giano bifronte. A Raitre da Fabio Fazio sì. A Raiuno da Celentano no. Il giornalista bolognese non sarà su uno dei tre sgabelli preparati dal “molleggiato” per gli “epurati della tv pubblica”. Biagi ha scritto domenica in prima pagina sul Corriere della sera che non sarà presente perché “ non entrerà nella rete ancora guidata da chi lo ha cacciato”. Anche Daniele Luttazzi si è accodato mentre per Michele Santoro c’è l’ostacolo di essere europarlamentare e quindi di non poter partecipare ad una trasmissione di intrattenimento. Fibrillazioni, autospensioni, timori , riunioni del Consiglio di amministrazione sulla titolarità del controllo di quanto va in onda (Celentano ha per contratto assoluta autonomia editoriale) a parte, ricostruiamo alcuni retroscena della vicenda Biagi, dal cosiddetto editto bulgaro alla liquidazione.

Anzi partiamo da quest’ultima. Quanto ha intascato il giornalista? Una cifra certa è in bilancio. Secondo alcune indiscrezioni si è trattato di due milioni di euro. Pochi? Tanti? “Grazie al mio avvocato professor Salvatore Trifirò, scrive Biagi sull’Espresso del luglio scorso, ho trovato un accordo soddisfacente per la risoluzione del mio rapporto con la Rai, ma è giusto specificare che non ho deciso di smettere di lavorare con l’azienda ma ho deciso di non lavorare con le persone che allora la dirigevano”. Fa l’accordo, fa la vittima, continua a votare e far propaganda per “l’amico Prodi” ma mai una riflessione se effettivamente con “Il Fatto” abbia infranto le regole del pluralismo e della tanto decantata “par condicio”.

L’intervista a Roberto Benigni alla vigilia delle elezioni del 2001 era uno scivolone o una furbata giornalistica? Biagi sostiene che “la rifarei perché non ho avuto obiezioni, critiche, condanne da nessuna authorithy, né ho ricevuto dfall’azienda nessun rimprovero”. Intanto non è vero perché l’intervista, spropositata nei tempi ( 12 minuti) e nei contenuti antiberlusconiani e anti Casa delle libertà suscitò molti malumori. Ma l’atteggiamento dei giornalisti e degli artisti che si professano di sinistra è quello di dire quello che vogliono appellandosi ad un vago concetto di libertà d’opinione. Basta rivedere le scalette, gli ospiti,i commenti per dedurre che Biagi era “schierato”, di parte e non al di sopra delle parti come dovrebbe essere un grande giornalista. Se si schiera se ne deve assumere anche le responsabilità e i rischi,compreso quello che l’editore non gli rinnovi il contratto di collaborazione.

Il contratto di Biagi era infatti in scadenza e Raiuno a quell’ora (20,35-20,50) intendeva sperimentare altre soluzioni. Fallita la programmazione di “Max e Tux” con i “ Fatti tuoi” prima di Paolo Bonolis ed ora di Pupo Raiuno ha trovato una trasmissione in grado di battere in ascolto e pubblicità la concorrente “Striscia la notizia” di Canale 5. Torniamo alla vicenda. Ad un Biagi che parlava di “un editto bulgaro” eseguito da Agostino Saccà per il suo allontamento dalla Rai, l’avvocato prof. Oberdan Tommaso Scozzafava, a nome dell’ex direttore generale, precisava che “ il suo rapportro con la Rai non ha mai subito un deterioramento se si considera che nel luglio 2002 in previsione della scadenza del contratto Saccà aveva raggiunto con Biagi un’intesa giudicata con soddisfazione dal giornalista”.

Era previsto un contratto biennale, per 10 speciali su Raiuno di prima serata e 20 puntate di un programma settimanale di seconda serata. Il 27 novembre, però, l’avvocato Trifirò comunicava che Biagi non intendeva accettare né questa soluzione né quella di trasmettere “Il Fatto” con cadenza quotidiana su Raitre. Sia Paolo Ruffini che Antonio Di Bella avevano offerto uno spazio di approfondimento. Soluzioni ritenute insoddisfacenti da Biagi e da qui il mancato rinnovo del rapporto di collaborazione Rai-Biagi.

la_pergola2000
19-10-05, 17:38
Cosa dobbiamo portare se invitati dal rockettaro?


Io porto una bottiglia di Lambrusco , va beh , ciao.


Assistere agli sgabelli vuoti fa un pò tenerezza forse Celentano non è abbastanza schierato? o deve restare nel limbo come Sgarbi o Veronesi?


DemocritiaNAMENTE VOSTRO.

brunik
19-10-05, 20:00
Amici si puo' discutere se la televisione sia in mano o meno a Berlusconi, ma su una cosa possiamo essere tutti d'accordo: Giacalone è in mano alla destra di Silvio Berlusconi.

nuvolarossa
19-10-05, 20:44
... ma stai zitto Brunik ... orfano di Partito ... te sinistra e destra non sai manco cosa vogliano dire ...

nuvolarossa
20-10-05, 17:46
http://www.ilriformista.it/imagesfe/santoro1653_img.jpg

la_pergola2000
20-10-05, 23:05
Si, qualcuno dica a Celentano che se la smetta di fare i comizi, un grande cantante e showman preso dalle strette dei suoi autori Cirami, Freccero e chi più ne ha più ne metta si stà destrutturando sempre di più, la lunghezza del comizio stà diventanto una palla cosmica.si rifà poi con una bella canzone dell'autore di destra Mogol e delle musiche di Gianni Bella.
A proposito vi devo dire che ha dei grandi musicisti e questo è un pregio della trasmissione.
Non so se avete notato che gli applausi durante il comizio sono venuti qualche secondo dopo le sue battute, segno evidente che c'è anche una regia per la claque.
C'era una grande aspettativa per la trasmissione e abbiamo visto ( almeno nella prima parte ) un deja vu, era come vedere e sentire Via col vento per la decima volta, e questo dal punto di vista artitistico è una bella toppata.
Ha fatto bene Biagi a non andare alla trasmissione, così come Luttazzi e Grillo i quali molto più intelligentemente di Santoro hanno preferito non recitare nel teatrino del passato remoto.
Bene come sempre Crozza, grande ed ironico imitatore e derisore di tutto quello che stà a destra dei ds.
A dopo o a domani.

nuvolarossa
21-10-05, 13:38
Santoro spaventa solo i paurosi

di Arturo Diaconale

Ma chi ha paura di Michele Santoro? Non capisco i timori espressi da alcuni esponenti del centro destra per l’apparizione dell’ex conduttore di “Samarcanda” ed oggi ex parlamentare europeo al programma di Adriano Celentano. Non li capisco per la semplice ragione che, come l’“untorello” manzoniano a proposito di Milano, non sarà certo Santoro a spiantare la maggioranza degli italiani che non vuole essere governata dai fanatici estremisti.
Certo, non sottovaluto Santoro e l’effetto galvanizzante che il suo ritorno in video può provocare sui milioni di militanti di sinistra pronti a considerare la sua riapparizione come un anticipo della futura sconfitta elettorale dell’odiato Cavaliere.

Ma che effetto può avere un brindisi al Santoro ritrovato da parte di chi è appena uscito dalla sbornia delle primarie di domenica scorsa? Al massimo può continuare a motivare chi è già motivato. A mobilitare chi è già mobilitato, a gasare chi è già abbondantemente gasato. Di fatto non sposta un solo voto dal centro destra al centro sinistra. Ed, anzi, se per un verso contribuisce a dare morale e spinta al popolo prodiano, per l’altro spinge il popolo del centro destra a riflettere sulla pretesa del fronte opposto a concepire la Rai, ed in generale tutte le strutture pubbliche, come “cosa loro”. E lo obbliga a prendere atto che se quattro anni di governo “amico” non sono riusciti a fare piazza pulita del predominio della sinistra sui media, è necessario rinnovare il mandato al centro destra per metterlo in condizione di finire il lavoro e realizzare un corretto pluralismo informativo nel nostro paese.

Se dunque ci deve essere qualcuno che deve avere paura del ritorno di Santoro in video, questo qualcuno si trova dalle parti di Romano Prodi e dei suoi alleati. Il dimissionario parlamentare europeo non costituisce una risorsa per lo schieramento unionista, ma una zavorra che rischia di mantenerlo ancorato allo stereotipo del vecchio militante trinariciuto destinato puntualmente a risvegliare l’anticomunismo viscerale degli elettori di centro destra. Se c’è ancora qualcuno che deve avere paura del ritiro di Santoro, infine, questo qualcuno è Santoro stesso. La navetta tra media e politica attiva lo danneggia. Dimettendosi dal parlamento europeo si è dimostrato un pessimo politico. E rientrare in Rai con questa etichetta sulle spalle rischia di trasformarlo in un conduttore azzoppato. ...Questo, naturalmente, non significa auspicare che Santoro non torni a fare televisione.

Significa semplicemente inquadrare la questione nelle sue dimensioni reali. Chissà se non avendo paura del ritorno di Santoro il centro destra incominci a capire che l’egemonia rossa sui media non si combatte con gli anatemi ma con il pluralismo: professionalità contro professionalità. Senza complessi d’inferiorità!

nuvolarossa
21-10-05, 13:44
http://www.opinione.it/vignette/2005_238_B.jpg

nuvolarossa
21-10-05, 20:11
Celentano/Nucara: poi dicono che Berlusconi usa tv

Ma Celentano dica se fa politica o intrattenimento

''Quando dicono che Berlusconi sia avvantaggiato perche' potrebbe gestire sei reti televisive mi fanno proprio ridere. A me pare che il premier gestisca soltanto Emilio Fede che peraltro alla fin fine non gli e' neppure cosi' comodo''. Cosi' il segretario del Pri, Francesco Nucara commenta le polemiche scoppiate sulla trasmissione di Adriano Celentano di ieri sera. Secondo Nucara, impegnato a Pechino in una missione del ministero dell'Ambiente ''il problema non e' se Celentano, che peraltro riscuote un alta audience, debba continuare o no il suo programma. Quello che dobbiamo capire e' se Celentano realizza una trasmissione politica o un programma di intrattenimento. Se il 'Molleggiato' deve fare politica lo dica prima''.

Pechino, 21 ottobre 2005

nuvolarossa
22-10-05, 10:24
...

nuvolarossa
22-10-05, 12:56
...

nuvolarossa
22-10-05, 14:05
http://www.ilriformista.it/imagesfe/celentano-c-1658_img.jpg

la_pergola2000
22-10-05, 14:32
Zapatero ..................
Zapateraaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!
Sognavano Che Guevara....
C'è Bordon............

la_pergola2000
22-10-05, 14:37
.....non sono solo imprenditori proprietari di giornali, finanzieri, sono anche padroni di banche, che hanno fermato molte richieste di liquidazioni , fallimenti ecc. ecc.
Senza il controlo della banca d'Italia!!!!
Dato che Fazio è in quelle condizioni, allegria , allegria, l'uderrino Della Valle, Tronchetti Provera, ed altri del patto di sindacato passano un buon fine settimana.

la_pergola2000
22-10-05, 15:09
Santoro orfano del collegio elettorale europeo, è già in fila dalle parti di Rifondazione per un collegio in Campania.
Auguri a Santoro

La sezione di Rifondazione di Battipaglia ha creato un inno a Santoro.

Oh Santoro che dalle brume nordiche
già ti pensavam con gnocche lubriche
vieni in Italia a vagheggiar battaglie
alla fin ci porti un bel pò di rigaglie

Platea fu giusta in quel di Celentano
prendesti il microfono caldo in mano
per tuonar contro gli allor licenziator
per averti messo in bocca il silenziator

Ah quanto era bella la di lui favella
Quando il gallo cantava e la Rai pagava
Ora paga sempre più brevi manu ( O )
ad un cretin ( Bocca ) a nome Celentano.

jmimmo82
22-10-05, 16:32
Il modo migliore per far del male a Santoro è dargli un microfono...

la_pergola2000
23-10-05, 00:17
Sono d'accordo

nuvolarossa
23-10-05, 09:51
...

jmimmo82
23-10-05, 12:42
La destra, dal suo punto di vista, non ha tratto alcun vantaggio dalla gestione della televisione pubblica. Anzi... licenziando "platealmente" uomini di faziosità consolidata e risaputa come Biagi Santoro e Luttazzi, ha donato alla sinistra dei veri e propri martiri da sbandierare ad ogni comizio, manifestazione o dibattito televisivo. Ad un apparente intolleranza verso il pensiero altrui, ha paradossalmente contrapposto il potenziamento della sinistra nel palinsesto di Rai 3. Oggi, non c'è Biagi, ma c'è un certo Floris che è più viscido e più efficace di 1000 Santoro! Per colpa di queste scelte sbagliate è costretta a difendersi dalle accuse di illiberalità. A mio avviso, avrebbe fatto meglio a lasciare tutti questi signori al loro posto ed a contrapporgli signori di destra altrettanto faziosi. Ha perso per strada l'alleato Sgarbi e non ha saputo conquistare il tenace Funari. Ora ne sta pagando le conseguenze.

la_pergola2000
23-10-05, 14:48
come sempre sono d'accordo nella tua analisi, aggiungo prima del 2001 i suddetti signori impazzavano nei programmi, e il cd vinse con 100 deputati in più.
Ergo bisognerebbe riprenderli tutti in Rai per rivincer le elezioni, assioma o paradosso l'analisi è uguale allle altre.
E non è con il senno del poi che dico questo, se andaste a rileggere le vecchi discussioni si troverà traccia di questo .
Ciao a tutti e buona domenica.

nuvolarossa
24-10-05, 15:18
Santoro, Celentano e la tv dei “ripetenti”-
La libertà di stampa, Taras Bulba e il raglio dell’asino

di Romano Bracalini

Un Celentano spiegazzato, la crapa pelata, e con facoltà di parola, biascica la litania dei buoni e dei cattivi: “La tortura è lenta, la pietà è rock”. Lui è rock, chiedere a Claudia stagionata bonazza. Arriva Gerard Depardieu, che parla un italiano approssimativo ma sempre meglio di Di Pietro, e pone a Celentano un arduo quesito. “Sai, Taras Bulba”. “Chi è?”. Celentano gli zampetta intorno: “Sono contento che tu dici qualcosa”. Vittima designata è soprattutto la lingua. Ma la serata è dedicata a un motivo alto e nell’improvviso e mistico silenzio, come nemmeno Bernadette, ecco in un sfondo di nebbia, come Bogart in “Casablanca”, l’apparizione del “martire” della libertà di stampa, l’illustre e patetico “azzoppato”, (“rivoglio il mio microfono”), ma sì, il Michele Santoro, i bargigli penzoloni, che l’“esilio” europeo (a 144.000 Euro di stipendio), ha “vulnerato” e un po’ appensantito. Applausi e grida.

Il pubblico televisivo applaudirebbe anche Nerone. Basta che sia. La stupidità non ha confini né epoche. Ma appena Santoro apre bocca capisci che è proprio lui. Quanto a libertà di stampa l’Italia, stando a una classifica redatta non si sa da chi, verrebbe dopo la Bulgaria e prima della Mongolia. Ma se la cosa può far piacere il Turkmenistan (antica colonia sovietica), la Cina e Cuba vengono dopo. E allora Santoro di che si lamenta? Dopo il comizio sgrammatico di Santoro l’Italia balza in cima alla classica. Ora sì che alla libertà di stampa è stato reso l’omaggio dovuto! “La libertà d’espressione è una cosa sacra, nessuno può impedire a un altro di esprimersi”. Ora non ci sono più remore alla finzione e sotto la baracconata di comprimari e mezze calzette, Santoro, incoraggiato da Celentano (ma non era democristiano?), lancia un vaticinio ai compagni di lavoro: “Loro si preparassero a tornare”. La lingua langue, ma la passione politica è sincera. Ed ecco il grido liberatorio: “Viva la fratellanza, viva l’uguaglianza, viva la cultura, viva la libertà”.

E se ne va. Eia eia alalà. Si converrà che l’apologia della libertà di stampa fatta da un ex funzionario del PCI potrebbe apparire temeraria, e certo sarebbe più eroica e più rischiosa se fosse fatta alla Tv pubblica dell’Avana o della Cina. Nel nostro caso ad apparire temeraria è solo la pretesa di rendere omaggio alla cultura con la lingua di Celentano e Santoro. Lo spettacolo andato in onda giovedi sera è la prova che qualunque analfabeta, meglio se analfabeta, può avere un microfono e licenza di sproloquio; e nessuno può farlo meglio di chi ignora le regole grammaticali. Santoro è laureato in filosofia (forse a Salerno, patria della mozzarella di bufala) ma continua a ignorare il congiuntivo. Celentano non ha studiato in nessun posto, usa il viagra e scrive cocomero con la q.

Biagi, Luttazzi, Beppe Grillo, invitati a partecipare al martirologio hanno declinato l’offerta, il primo per “discrezione”, Luttazzi e Grillo per il contenzioso che hanno con la RAI. Fabrizio Del Noce, direttore di RaiUno, s’è preso la sua saccata di merda, il tutto in nome della libertà d’espressione conculcata. Ce n’era anche per il governo Berlusconi e ovviamente Bush, quando per annichilire Celentano basterebbe menzionargli Badoglio. La Rai assomiglia a Primato dell’epoca fascista. Bottai, che n’era il fondatore e l’animatore, insieme a Giorgio Vecchietti, poi direttore del Centro di produzione RAI di Milano, non negava la pagnotta a nessuno, fu così che nacque la leggenda degli intellettuali “frondisti”, in attesa di dichiararsi “antifascisti” a tutti gli effetti, ma non prima del 25 luglio. Tutti gli intellettuali del PCI vengono di lì. Da regime a regime. Di quale libertà di stampa parli Santoro non si capisce! Negli anni Sessanta e Settanta era un obbligo di dottrina essere democristiani per essere assunti e far carriera in RAI.

Segretario potente e riverito dell’Agirt, antenato dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti radiotelevisivi, era Guido Botteri, democristiano antemarcia, triestino, che sullo schienale della poltrona aveva scritto: “La Rai feudo della DC”, con la stessa tracotanza ma senza l’ironia con la quale Leo Longanesi aveva sentenziato: “Mussolini ha sempre ragione”. Botteri, per meriti democristiani, divenne poi direttore della sede RAI di Trieste. Nel suo crudo linguaggio del Carso, in una riunione aziendale aveva chiamato Furio Colombo, funzionario RAI, “La checca pachistana”. Se ne rideva, non faceva scandalo. Sua figlia Giovanna entrata in Rai democristiana è diventata pasionaria de sinistra al TG 3 diretto da Tonino Di Bella, esperto chitarrista, figlio di Franco Di Bella, giornalista di destra, poi nelle liste della P2 e cacciato dalla direzione del “Corriere”.

Tonino Di Bella, autore del fondamentale: “Le giacche blu stanno facendo a pezzi i blue-jeans”, con compiaciuta nota introduttiva di Furio Colombo, è entrato in RAI targato PCI. Di carattere permaloso e litigioso, s’è visto recentemente confermare dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti una sanzione disciplinare per comportamento scorretto nei confronti di un giornalista della redazione di Milano. Episodi di miserabile opportunismo all’italiana! Niente di nuovo. Ma la “farsa” del “Rockpolitik” del clan Celentano con la recita dei “martiri della libertà” ha superato ogni più funesta previsione. Se il tema era quello della libertà d’espressione non s’è mai visto farne un così inutile e banale spreco, a spese del contribuente. La messinscena era fantasmagorica, come l’Aida. Ma un asino resta un asino.

kid
24-10-05, 16:45
Che alla Rai vi sia una discriminante antiberlusconiana è cosa che va da sé. Solo la ragione che il Cavaliere abbia imposto per anni la concorrenza ad un detentore del monopolio pubblico, sarebbe motivo sufficiente per spiegare per lo meno uno stato di antipatia. Ma, a parte questo, come ha ammesso lo stesso Prodi, la Rai è stata lottizzata negli anni da forze politiche che hanno lasciato i loro sedimenti, quando Berlusconi, di politica, non si occupava. E va detto che negli anni di governo Berlusconi non si è minimamente preoccupato di questo problema, che esiste, è attuale e che esercita un riflesso sulla pubblica informazione di Stato. Piuttosto è limitato pensare che si tratti della sola Rai 3. Al limite Rai 3 è netta nella sua collocazione politica, e questo si potrebbe anche capire. Nel senso che in una logica di rappresentazione degli umori del Paese, una rete all’opposizione è cosa comprensibile. Il problema è che le altre due reti, che il premier definisce più obiettive, sembrano invece terra di nessuno. Nel pieno del conflitto in Iraq l’unica testata giornalistica al mondo che accusava gli americani di aver bombardato un mercato colpito dai mortai della guerriglia irachena, non era al Jazera, era il tg1. E servizi di questo genere, mentre il governo italiano era impegnato in un sostegno politico agli anglo - americani, ne abbiamo visto a iosa. Berlusconi è dunque fin troppo morbido nel lamentare di essere bersaglio di parte del servizio pubblico. E i cosiddetti epurati sono giornalisti e uomini di spettacolo che lo attaccarono al limite dell’insulto, quando egli era capo dell’opposizione in campagna elettorale, ed un codice deontologico, se non un codice della Rai, avrebbe dovuto impedire un tale scempio.
Berlusconi invece sbaglia, e glielo diciamo con franchezza, nel mettere nel mirino i comici e la satira, indipendentemente dal fatto che questo non significa affatto fare delle liste di proscrizione, quanto descrivere un fenomeno autentico. La nostra idea è che sia sano che la satira politica si rivolga principalmente verso il governo e verso chi lo guida. Poi sta al senso di decenza dei comici privilegiare certi aspetti piuttosto che altri. Non solo, ma enfatizzando il ruolo dei satirici, si tende a sottovalutare quello di una struttura che molto più larvatamente rema contro e compie danni più pesanti. Riteniamo talmente grave la condizione della Rai, che siamo da tempo sostenitori della privatizzazione. Poi potremmo anche considerare l’idea del professor Prodi che vorrebbe per lo meno fermare la spartizione politica degli incarichi nell’azienda. Vorremmo però vederlo, se mai dovesse vincere le elezioni, cacciare dalla direzione di Rai News il suo ex responsabile della comunicazione, Roberto Morrione.

nuvolarossa
26-10-05, 16:16
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg


La «Vigilanza» vuole vedere il contratto
Caso Celentano, Petruccioli liquida il direttore Del Noce «Se non è d'accordo con il cda può dimettersi»

ROMA - Con una dura lettera il presidente della Rai Claudio Petruccioli ha portato il caso Celentano in Cda, criticando in particolare le esternazioni dei dirigenti. Critiche condivise dai consiglieri dell'opposizione ma bocciate pubblicamente da quelli della maggioranza: quindi l consiglio si è diviso su «Rockpolitick» ma dopo una lunga discussione al settimo piano di Viale Mazzini non ci saranno conseguenze formali per nessuno. Nel mirino del presidente le dichiarazioni rispettivamente del capo dell'Ufficio legale Rubens Esposito, definita «di gran lunga la più grave», quelle del direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, e dei sette dirigenti che lo hanno pubblicamente difeso. Su Del Noce Petruccioli è chiarissimo, e boccia nettamente sia l'ipotesi di violazione contrattuale da parte di Celentano, definendola «assai problematica». Che quella di autosospensione per un programma non condiviso: «La decisione conclusiva spetta dunque al dg e al Cda, nei termini suddetti. Se questa decisione non corrisponde alla volontà del direttore di rete, è nella sua totale disponibilità scegliere se restare nell incarico o abbandonarlo. Non vedo altra via limpida e rispettosa della dignità e delle responsabilità di tutti». Su questo tema durante la riunione lo scambio di opinioni è stato lungo e vivace, tanto da sacrificare gli altri all'ordine del giorno. Oggi comunque di tutto questo e molto altro si parlerà in Commissione di Vigilanza che oltre al piano per il digitale terrestre, ha chiesto di acquisire anche il contratto di Adriano Celentano e una documentazione aggiornata sulla normativa che regolamenta le esternazioni dei dirigenti e più in generale sulle ultime vicende citate da Petruccioli al cda.

nuvolarossa
28-10-05, 22:45
...

Golia
29-10-05, 09:00
Celentano recidivo. Ancora un vero e proprio cecchinaggio mediatico premeditato contro il premier Berlusconi. Affiancato da una stucchevole beatificazione propagandistica di Prodi. Una vergogna. Praticamente uno spot filo professore e anti Berlusconi, senza la minima traccia di contradditorio. Il tutto per la modica cifra di un milione e 400 mila euro pagati con i soldi di tutti i cittadini.

nuvolarossa
29-10-05, 13:43
http://www.opinione.it/vignette/2005_245_B.jpg

Golia
30-10-05, 15:48
Pagare con circa tre miliardi di vecchie lire i lunghi monologhi di Celentano, pieni di vuoto e di silenzio e intercalati dal ritornello 'è rock - è lento' ha davvero dell'incredibile, uno shock per i cittadini che vivono di busta paga e un brutto esempio per le giovani generazioni che rischiamo di confondere il mondo con l'Eldorado.

A Celentano chiediamo: è più immorale questo contratto o i reality show che lui tanto disprezza e che anche noi non amiamo?

Golia
30-10-05, 15:54
E' grazie a personaggi come Celentano o Santoro che la Cdl riuscirà a vincere anche queste nuove elezioni.

Non ho visto la trasmissione perché lavoravo ma da quello che mi hanno raccontato è da persone come Celentano o Santoro, un esempio delle alte idee delle istituzioni europee per cui ci si dimette da deputato per andare a partecipare ad uno show in televisione, che la Casa delle libertà trae la sua forza. Nella trasmissione hanno detto che siamo un regime, ebbene vinceremo proprio perché siamo un regime di quel tipo che permette a queste persone di dire e fare cose del genere.

Dopo la trasmissione di ieri di Celentano è ormai sotto gli occhi di tutti che Berlusconi non controlla alcuna rete televisiva. Coloro che sino ad ora ha sostenuto il contrario, dicendo che in Italia non vi è libertà di espressione, si deve adesso richiedere.

Provo una grande amarezza per questa trasmissione così orientata politicamente, ne dobbiamo prendere atto, siamo in un Paese democratico e questo ci fa ormai rendere pienamente conto che la campagna elettorale è iniziata. E a chi sostiene che noi utilizziamo il mezzo pubblico contro gli avversari rispondo dicendo che dopo un tale esempio è sicuramente il contrario.

Ho dei dubbi fondati che si sia sfiorato il confine tra satira e attacco politico.

Non ho visto la trasmissione ma da quello che mi hanno raccontato e mi riferiscono è stato un gigantesco spot a favore dell'opposizione.

Forse lo strumento pubblico dovrebbe essere usato con maggiore cautela. Tuttavia, la trasmissione di Celentano sbugiarda quanti continuano a dichiarare che in Italia esiste qualche controllo sulle televisioni.

Le cose vanno migliorate perché così non si può andare avanti.

nuvolarossa
02-11-05, 14:10
Rockpolitik: “ripulirsi” non basta

di Enzo Balboni

Revoluscion! Revoluscion! dopo la scorribanda nel volgare e nel pedante che ha indignato un bel po’ di milioni di teleutenti; dopo la denuncia di Fabrizio Del Noce che continua sostenere che il programma di Adriano Celentano “Rock Politick” invade, appunto, la politica dribblando il dettato contrattuale si è scatenata la polemica. Quelli di sinistra hanno applaudito entusiasti, quelli di destra hanno fatto mucchio nello stigmatizzare, il contenuto politico “a senso unico” degli interventi. E poi c’è stata la minoranza silenziosa, che si è schifata della pesante caduta nel volgare e nel cattivo gusto, nell’anti-berlusconismo acido e dell’anti-americanismo viscerale. Così Celentano, che indubbiamente sa “annusare” l’aria cattiva, ha preso un’accetta e ha cominciato a tagliare, ha preso una raspa e ha cominciato a smussare gli angoli; soprattutto si è messo in una zona d’ombra, a fare da spettatore attento ma semi-passivo, quasi sempre la “finta spalla”. Furbamente. Ha messo da parte il “Crozza” che imitava Bush come farebbero alla Garbatella, infarcendo di luoghi comuni e di parolacce le invettive.

Ha ridimensionato il tempo a disposizione anche se ha tenuto lo stesso spazio, dilatato nelle pause (perché il telespettatore rifletta), del suo sermone pseudo ecologico. Ha calamitato applausi quando ha detto che: “Da bambino volevo fare molte cose, quando sono cresciuto sono diventato il re degli ignoranti”. Ha incassato una ovazione quando ha detto: “Il Papa è rock”. Valentino Rossi è stata una presenza intelligente e simpaticissima. Eros Ramazzotti ha cantato “Il ragazzo della via Gluck” duettando con “il maestro” dandogli un personalissima e garbatamente fasulla, interpretazione. E Adriano, durante tutta la maratona ha fatto quel che sa fare. Cantare alla sua maniera: inimitabile. È stato un vero e proprio restyling (si dice così?) di una trasmissione nata velleitaria e zoppa e che con quattro martellate ben assestate alla carrozzeria è diventata un “pezzo” splendido di spettacolo a redini sciolte.

Ma… Incombeva la paura di Roberto Benigni, il giullare-poeta che fa “satira” davvero, anche se invischiata in una politica a senso unico, anche se rasenta il pesante ad ogni passo, pur senza mai uscire dalla demarcazione tra buon gusto e cattivo gusto; facendo il suo mestiere di guitto, spesso strafacendo, ma sempre pronto a rientrare nel giusto tracciato. Benigni ha fatto un rapido spogliarello in scena per mettersi un vestito “alla Claudia Mori”, poi ha cantato con Celentano “Siamo la coppia più bella del mondo”. Benigni se ne è andato, dopo aver citato Socrate (straordinariamente difficile) e Voltaire (straordinariamente incisivo). Se ne è andato saltellando e ridendo. In qualche modo ha dato una lezione di satira al “becerume” di casa nostra. Allora… riconciliamo? E no! Non riconciliamo un bel niente, restiamo attoniti, indignati. Non basta “ripulirsi” per far credere di essere “parziali”. In Rai si colpisce a senso unico. Sempre e solo contro Berlusconi, sempre e solo lui. Sempre un solo bersaglio. In un martellare continuo, politicamente scorretto, che non trova uguali in nessun altro Stato.

Celentano ha fatto un poco di pulizia, poi ha trasformato in “magazine” di immagini e dichiarazioni il Rock Politick che nella prima puntata era sparso un po’ di qua e un po’ di là. È venuto fuori un album consunto dal tempo proposto come se fosse roba di oggi. Fini che se la prende con Bossi perché gli ha dato del fascista. Prodi che dice di aver sanato il bilancio dell’Iri, quando tutti sanno che il risanamento è derivato dalla depauperazione del capitale dell’Istituto. Berlusconi che apprende dai giornali (edizione straordinaria) che è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Prodi che dice sorridendo: “I documenti sono in regola”. Fini che se la prende con Bossi. Prodi che dice quanto è bravo. Berlusconi che protesta perché ha avuto un avviso di garanzia. Fini che se la prende… Prodi che si autostima… Berlusconi che… Se non è campagna elettorale questa, cosa è mai una campagna elettorale? Si può? Non si può. Ma Celentano lo ha fatto lo stesso mischiando un poco le carte. E non poteva. Ha continuato ad andare a senso unico. E non poteva. E poi si sparla dell’Italia come di un Paese che non ha libertà di espressione, libertà di stampa, si parla di Santoro come fosse un martire, come fosse Voltaire. Ma che ne sanno i “parrucconi” internazionali di cosa succede, davvero, in Italia?

nuvolarossa
02-11-05, 15:51
http://www.panorama.it/media/020001045474.jpg

brunik
02-11-05, 16:30
Povero Forattini, tutti vogliono ammazzargli il suo Berlusconi, c'ha l'ossessione.


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Evergreen
02-11-05, 17:04
Queste vignette dimostrano che Forattini e' un vero autore satirico. Prende di mira chiunque
Grazie

la_pergola2000
02-11-05, 17:08
Rivolgiamo un grazie a brunik per il suo servizio sulle vignette di Forattini, se non avesse fatto il lavoro noi non avremmo potuto vederle.


Grazie ancora



Saluti prodiani a tutti.

Evergreen
02-11-05, 17:13
Originally posted by pergola2000@yahoo.it
Rivolgiamo un grazie a brunik per il suo servizio sulle vignette di Forattini, se non avesse fatto il lavoro noi non avremmo potuto vederle.

Grazie ancora
Saluti prodiani a tutti. A me Forattini piace da matti.
Credo che sia rimasto uno dei pochi veri autori satirici che sanno raccontare la verita' e sorriderne.
Grazie

kid
02-11-05, 17:17
Questa si che è una notizia!

Evergreen
02-11-05, 17:21
Non so se si lavava, pero' sembra che ora rimpianga quei tempi li.
E' un essere reazionario perche' e' contrario al progresso.
Mi meraviglio che la sinistra ne tesse le lodi, a meno che la sinistra in realta' non si adiventata piu' conservatrice del Re.
Grazie

kid
02-11-05, 17:29
la sinistra è sempre stata conservatrice almeno quanto il re.

brunik
02-11-05, 17:31
Originally posted by Evergreen
Queste vignette dimostrano che Forattini e' un vero autore satirico. Prende di mira chiunque

...INSIDI IL SUO BERLUSCONI...

http://www.panorama.it/media/020001011433.jpg

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ESILARANTE FORATTINI

brunik
02-11-05, 17:37
http://www.panorama.it/media/020001000489.jpg

QUESTA E' ECCEZIONALE

Texwiller (POL)
02-11-05, 17:42
di fronte alla spartizione del Pil che vorresti fosse più a favore del capitale (grazie ad una graduale riduzione della tassazione delle rendite), ce n'è una che vorrebbe conservare almeno lo status quo ed in quanto tale conservatrice, ed un'altra che vorrebbe appesantire le tasse sul capitale.

Tex Willer

brunik
02-11-05, 17:43
FMI, ALLARME OPACITA' CONTI ITALIA: DEFICIT 2006 A RISCHIO

Roma, 2 nov. (Apcom) - Il Fondo Monetario Internazionale lancia un allarme-trasparenza sui conti pubblici italiani e, condividendo l'obiettivo sul rapporto deficit/Pil 2005, fissato dal governo al 4,3%, esprime invece "preoccupazione" per il raggiungimento dell'obiettivo del 3,8% nel 2006 senza formulare previsioni su tale parametro. E' un documento tutt'altro che formale la lettera finale consegnata al ministro dell'Economia Giulio Tremonti e al governatore di Bankitalia Antonio Fazio dagli ispettori del Fmi al termine della missione annuale in Italia, nell'ambito dell'articolo 4 dello statuto dell'istituzione di Washington. Una missione la cui conclusione, a sorpresa, e' slittata dal 31 ottobre a oggi.

http://brunik.altervista.org/foto/bananameccanica.jpg

questa e' satira, modestamente

kid
02-11-05, 17:46
ed ai suoi derivati, i nazisti rossi, come questo che posta qua sopra.

brunik
02-11-05, 17:57
Originally posted by calvin
ed ai suoi derivati, i nazisti rossi, come questo che posta qua sopra.

NAZISTA ROSSO lìaveva già detto Bossi ad Amato, non sei originale.

Poi scusa se torno sull'argomento, visto che mi ci tiri per i capelli: io non sono mai stato nè nazista nè rosso, tu invece?

kid
02-11-05, 18:05
ma se tu passi le giornate a postare cazzate, la tua azienda se ne va a picco ed il pil come lo rilanciamo, cribbio! Vai a produrre Brunik, che il paese ha bisogno della tua pietra. O forse in azienda non conti un'emerita....

brunik
02-11-05, 18:09
A parte il fatto che

1. non sono un imprenditore, ma un PADRONE CHE DA' DA MANGIARE ALLA GENTE (studiati l'art. 2195 cc, invece di parlare a vanvera, somaro)

2 mi devi rispondere alla domanda sul nazismo rosso, perchè tu sei rosso e io no

io qua sul forum difendo Prodi, e quindi i miei interessi. E' un investimento a lungo termine.

Anzi, ormai a breve, mancano 5 mesi.

kid
02-11-05, 18:14
è vero io sono rosso, il più rosso di tutti qua dentro, garibaldino e tifoso dello united. Tu sei solo un padrone nazista. Di quelli che vanno aperti in quattro e dati ai porci da mangiare con i loro amici preti. Olè.

brunik
02-11-05, 18:23
Originally posted by calvin
è vero io sono rosso, il più rosso di tutti qua dentro, garibaldino e tifoso dello united. Tu sei solo un padrone nazista. Di quelli che vanno aperti in quattro e dati ai porci da mangiare con i loro amici preti. Olè.

Padrone lo accetto, nazista purtroppo no.

Sei il solito comunistello da strapazzo che grida al nazismo inutilmente, rilassati, Calvin.

Divertiti con questa, vah.

http://www.panorama.it/media/020001000508.gif

il calvin bisogna saperlo prendere: tu gli dai la caramella e lui per 5 minuti smette di insultarti.

non è cattivo, solo che ha avuto un'infanzia difficile: da bambino era comunista poi veltroni l'ha menato ed è diventato anticomunista

nuvolarossa
05-11-05, 17:36
I comizi politici del “molleggiato”

di Claudio Romiti

Sono circa quarant’anni che Adriano Celentano si batte, dal pulpito di un palcoscenico, contro un certo modello di sviluppo. O per meglio dire, contro l’urbanizzazione incalzante e la frenesia della cosiddetta vita moderna. Sotto questo profilo, pur nella estrema vaghezza del suo messaggio, possiamo includere l’ex molleggiato nel variegato fronte dei fautori del pensiero anti-moderno. A partire dal “Ragazzo della via Gluck”, canzone simbolo della weltanschauung celentaniana, il nostro non ha fatto altro - a parte rastrellare milardi a palate per diritti musicali, film e opulenti spettacoli televisivi - che portare avanti la sua personale guerra per cambiare, a suon di musica e chiacchiere, un mondo che non gli piace affatto. Un mondo, secondo quanto ribadito nel corso del contestatissimo Rockpolitik, dominato da una destra che opprime i deboli, costringendoli a lavorare nelle fabbriche ed a vivere negli infernali palazzoni, e da una sinistra che lascia colpevolmente fare in nome del Dio sviluppo.

Ora, intanto vorremmo segnalare al nostro paladino del verde e dell’aria salubre che a inventare la cosiddetta edilizia popolare, quella che ha eretto il mostruoso “Nuovo Corviale” a Roma -immenso blocco di cemento lungo oltre un chilometro, concepito come un disumano alveare - per intenderci, è stata quella stessa sinistra invocata dall’attempato fondatore del Clan. E non mi pare di aver mai sentito Celentano spendere una parola contro quelle numerose amministrazioni rosse che hanno, in nome e per conto del bene comune, innalzato in ogni dove i loro giganteschi monumenti di cemento armato che vanno sotto la voce, per l’appunto, edilizia popolare. Ma a parte ciò, sarebbe interessante capire se il più rappresentativo cantante rock della musica italiana abbia una minima idea su ciò che sarebbe accaduto se il Paese fosse rimasto fermo al tempo in cui nella via Gluck c’era l’erba ed i Navigli servivano per abbeverare gli asini e per lavare il bucato. In una simile società, fondata sull’autarchia fisiocratica, non sarebbero esistite le avanzate industrie moderne, tra cui quelle discografiche, che permettono ad alcuni bravi fortunati come Celentano di accumulare grandi ricchezze.

Nel bucolico mondo vagheggiato da costui non possono trovare posto discorsi legati all’odience televisiva ed ai relativi ingaggi miliardari da contrattare. In questo utopistico regno del verde, in cui Berta fila ancora la lana, non esistono fenomeni musicali di massa che possono permettersi il lusso di straparlare percependo stratosferici cachet, ma solo menestrelli di ventura che, rischiando pure qualche legnata, si guadagnano da vivere tra una bettola ed una osteria. Diciamoci la verità, a chi non piacerebbe sognare una società nella quale i fiori si mettono nei cannoni e in cui aprendo la porta di casa ci appare la “valle degli orti” o il ruscello che porta l’acqua al “mulino bianco”? Solo che queste sono favole, belle sicuramente ma a cui nemmeno più i bambini d’oggi riescono a credere, caro Celentano. E nemmeno tu, con tutto il rispetto per una grandezza artistica espressa lungo una irripetibile carriera, puoi crederci quando godi di quei grandi benefici che l’odiata società dei consumi ti mette a disposizione.

Texwiller (POL)
11-11-05, 11:14
sul sito del Corriere ho rilevata della sana pubblicità per il PRI.

Tex Willer

nuvolarossa
12-11-05, 14:23
Petruccioli (Ds) al ministro: serve l'aumento del canone

I costi per adempiere agli obblighi di servizio pubblico per la Rai sono pari a 1,9 miliardi e visto che oggi col canone e le convenzioni con le pubbliche amministrazioni la radiotelevisione pubblica incassa 1,6 miliardi, c'è uno squilibrio di 0,3 miliardi da colmare nel 2006 con un relativo aumento del canone. Questa la richiesta formalizzata ieri dal presidente di Viale Mazzini Claudio Petruccioli, in una lettera al ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi.

nuvolarossa
08-12-05, 01:17
http://www.ilriformista.it/imagesfe/ritorno-santoro-c-1731_img.jpg

david777
09-12-05, 01:24
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=46181

http://www.unita.it/images/2005novembre/1101casiniberlusconi.jpg

L'IMPAR CONDICIO: Il Primo tra gli Eguali e dunque più Eguale, come per i Papi Filosofi Orientali!

david777
12-12-05, 01:48
http://img175.imageshack.us/img175/4991/prilogodp2.jpg

http://www.corriere.it/Media/Foto/2005/12_Dicembre/07/berlu.jpg

La notizia non è confermata, ma circolano le prime foto del sequestro!
Dai tratti somatici e dall'etnia dei rapitori non c'è da preoccuparsi: si vede chiaramente che si accontenterebbero di un milione a testa e di un posto al sole se si concilia subito!

david777
15-12-05, 14:16
http://www.unita.it/audio/1215prodibiagi.mp3

nuvolarossa
10-01-06, 13:18
FABIO FAZIO E IL SOCCORSO ROSSO SU RAITRE

ALESSANDRO MONTANARI

Giusto una settimana fa Gianpaolo Pansa aveva destato scalpore definendo “faziosa”, nel corso di una trasmissione di approfondimento politico di La7, la terza rete della tv di stato. «È addirittura peggio dei tempi di tele Kabul - aggiunse sornione il giornalista de L’Espresso - E per questo mi fa schifo». Lo studio, nel quale curiosamente comparivano solo personaggi più o meno dichiaratamente di sinistra come il politologo Giovanni Sartori, l’autore televisivo Carlo Freccero, il tennista Adriano Panatta e il conduttore Antonello Piroso, sprofondò in un imbarazzo palpabile. Poi, superato lo shock, tutti si affrettarono a esprimere la propria personale dissociazione da quanto affermato da Pansa, qualcuno provò a farlo ritrattare e il conduttore accusò addirittura il collega di essere incappato in una spiacevole “caduta di stile”.
In quel momento fu a tutti evidente che su certe cose a sinistra è vietato parlare, se non, ovviamente, stando ben attenti a non scavalcare quel fitto steccato ideologico di luoghi comuni per cui “i politici di sinistra non rubano”, “fanno politica nell’interesse del paese”, “si confrontano con gli avversari sul terreno delle idee”, “non occupano i media” e se proprio, loro malgrado, si trovano incidentalmente ad occuparli, come nel caso di rai tre e di alcuni quotidiani tutt’altro che secondari, lo fanno nel pieno rispetto... ...delle regole dell’informazione e della libertà d’espressione. È passata una settimana, dicevamo, ed ecco che proprio su rai tre una trasmissione dal titolo anonimo e per certi versi fuorviante, Chetempochefa, convoca Eugenio Scalfari e Walter Veltroni per parlare della bufera che si è abbattuta sui vertici diessini in seguito agli sviluppi dell’inchiesta sulla scalata di unipol a bnl. Per chi non lo sapesse, al timone della trasmissione c’è un tipo garbato e serafico come Fabio Fazio che sullo scacchiere politico nazionale si è sempre, candidamente, collocato a sinistra. Faccia, e la pens, come crede, Fazio. Il punto è un altro. Fazio sa fare televisione, sa ingraziarsi lo spettatore e, all’occorrenza, lo sa anche far divertire: insomma, è uno di quelli, pochini a dir la verità, che sa “entrare” educatamente nella casa degli italiani. Una delle sue caratteristiche peculiari è l’aura sdrammatizzante con la quale riesce a mettere a proprio agio i suoi ospiti. Noto per non fare mai domande cattive, Fazio è un tranquillante omeopatico televisivo e col suo contegno pacioso riuscirebbe a farci sembrare un bravo ragazzo persino Bin Laden. Quel che spiace dover constatare, tuttavia, è che il suo sorriso prodiano (fateci caso, quando ridono si somigliano) sia diventato “la lavatrice scioglimacchia” della sinistra.
Finisci nella bufera? Sei in crisi di consensi? Non ce la fai a tenere a bada la coalizione? Non piaci più agli italiani? Non c’è problema, Fazio il benevolo ti rimette in pista con l’operazione simpatia!
Cos’hanno fatto, in effetti, Scalfari e Veltroni sabato e domenica scorsi a Chetempochefa se non cercare di dissipare le nubi della tempesta unipol? Il sindaco di Roma, che del buonismo politically correct è il principale importatore nazionale, se l’è cavata giudicando inopportuno il tifo della politica in un’operazione di alta finanza. Le intercettazioni telefoniche tra Fassino e Consorte, ha soavemente spiegato Veltroni, non sono rilevanti se non nell’accezione dell’uso distorto che ne ha voluto fare la stampa. «Perché - si è chiesto il sindaco nel confortevole studio di rai tre - se quelle intercettazioni non sono state trasmesse, qualcuno ha pensato di prendere quei nastri e portarli al Giornale di proprietà del presidente del consiglio?». Dopo una veloce allusione allo scandalo Watergate, “che potrebbe essere nulla in confronto alla manovra di aggressione in atto contro i ds”, Veltroni è poi tornato ad agitare la bandiera oggi un tantino sdrucita della superiore moralità della sinistra.
La sera prima, invece, era stato il turno del fondatore di Repubblica. Anche Scalfari aveva voluto rassicurare il popolo degli elettori di sinistra onorando “la loro sensibilità particolare per l’etica”. Una sensibilità che d’ altro canto non sarebbe patrimonio della destra. Per questo, dunque, non si parla dei nomi legati a Fiorani mentre si parla molto dei rapporti tra i ds e Consorte sebbene la magistratura non abbia ancora formulato ipotesi di reato ai danni della dirigenza della quercia. Dopo aver confermato il teorema della diversità degli uomini di sinistra e rifiutato di riconoscere una simile peculiarità morale ai cattolici, Scalfari ha concluso il suo intervento scagliandosi contro quei giornali che hanno puntato l’indice accusatore contro i ds. «Un conto è criticarli, un conto è approfittare per ammazzarli. In questa mattanza, nella quale - ha detto Scalfari - Il Foglio eccelle, i vari giornali che di solito non mi nominano, mi hanno nominato solo perché ho fatto delle critiche ai ds». Tutto, perciò, veniva utilizzato strumentalmente al fine ultimo di far fuori la quercia.
Non c’è bisogno di specificare che le due amichevoli chiacchierate di Fazio con Scalfari e Veltroni sono state rilanciate, battuta dopo battuta, da tutte le agenzie di stampa e, il giorno dopo, riprese da tutti i quotidiani. Se a questa copertura si aggiungono i 4 milioni e mezzo di telespettatori che hanno seguito in diretta la trasmissione, l’eco mediatica delle due puntate è presto evidente. “Il soccorso rosso” è perciò riuscito.
Ma era già riuscito diverse volte. Quando? Ad esempio quando il sindaco Sergio Cofferati finì sotto il tiro dei suoi stessi compagni per la mano troppo ferma con cui aveva deciso di tutelare l’ordine e la legalità a Bologna La Rossa. Improvvisamente decaduto, anche nei soprannomi, da Cinese a Cileno (allusione al dittatore Pinochet), Cofferati decise di fare una provvidenziale comparsata da Fazio. Altri esempi? Ricordate quando, subito dopo la liberazione, Simona Pari e Simona Torretta si trasformarono in Vispe Terese in seguito a una serie di dichiarazioni un po’ troppo spavalde nei confronti dei loro rapitori? Pure in quel caso la clinica di riabilitazione di Chetempochefa intervenne tempestivamente. Fu poi il turno di un’altra rapita eccellente, Giuliana Sgrena, che a Fazio raccontò la sua versione della sparatoria nella quale fu ucciso Nicola Calipari. Come non ricordare, quindi, la lunga lista dei presunti epurati-rai con le memorabili ospitate di Michele Santoro, Enzo Biagi e Sabina Guzzanti. In studio, in entrambi i casi, c’era pure Silvio Berlusconi, ma come uno spirito eternamente evocato.
L’apoteosi, tuttavia, è stata la puntata del 26 novembre scorso. In studio c’erano nientemeno che Flavia e Romano Prodi. Fazio gongolava e, forse per via di quella strana somiglianza nel modo di sorridere, sembrava proprio uno di famiglia...

nuvolarossa
10-01-06, 13:57
La battaglia del Tg3 contro il giustizialismo, nessuno tocchi i compagnucci del botteghino
di Ferruccio Formentini

Durante gli eroici tempi di “Tangentopoli” qualsiasi sussurro, indiscrezione, intercettazione e perfino gossip - vero, verosimile o fantastico - purché sdrucciolevole per i personaggi politici della maggioranza di centro sinistra (meglio se socialisti), veniva sbattuto dal Tg3 nelle case degli italiani con enfasi come prima notizia. E, se necessario, il direttore non esitava ad esibire nella sceneggiata di supporto con occhi spiritati e voce concitata: “il popolo dei fax - annunciava lui - pretende con grande insistenza che la magistratura intervenga subito nei confronti di questo o quello scandalo per punire i colpevoli”. I tempi passano e gli usi e costumi mutano. Oggi le notizie riguardanti gli eventuali “compagni di merende dei diessini” al Tg3 finiscono in coda con la raccomandazione: nessuno ne approfitti per fare del giustizialismo.

nuvolarossa
21-01-06, 11:36
A Prodi e Fassino il monopolio di RaiTre

di GIULIA CERASOLI

LA FACCENDA Unipol fa decollare la presenza del centrosinistra nei programmi di informazione delle reti e nelle rubriche giornalistiche. E RaiTre e Tg3 si confermano sempre più le roccaforti dell’opposizione. Mentre per una strana alchimia, secondo i dati dell’Osservatorio di Pavia di dicembre, il bilancio complessivo dei telegiornali di viale Mazzini offre un certo equilibrio e un sostanziale rispetto della par condicio come sottolinea anche il presidente della Rai, a guardare da vicino le singole testate, si nota che l’esasperazione del confronto elettorale sta sempre più trasformando RaiTre e il Tg3 in TeleUnione. Altro che Telekabul. È sempre il Tg3, sia del prime time che dell’intera giornata, a superare la percentuale di «presenza» del 40% dell’Unione, mentre la Cdl non riesce mai a toccare tale percentaule in nessuno telegiornale. La pressione del centrosinistra e dei suoi leader conflittuali oltre alla patata bollente di Consorte, da cui tutti si affrettano a prendere le distanze, infatti occupa totalmente l’informazione della rete di Ruffini e del telegiornale di Di Bella. E l’ex Telekabul diventa la maggiore roccaforte di Prodi e compagni, per dare l’assalto al premier in carica. Meno accentuata anche se evidente la presenza del Governo al Tg1 (35,6%) e al Tg2 (37,5%), che però poi tengono basso, per compensare, lo spazio destinato alla Cdl (Tg1 al 16,3% e Tg2 al 17,5%). Insomma il dato del Tg3 con l’Unione al 40,4% in prime time e 44,6% nella giornata, è insuperabile e degno di nota. Almeno per dimostrare che chi accusa è spesso il più fazioso. Il varo di TeleUnione, accellerato dal caso Unipol e dalla reazione a catena delle polemiche collegate, diventa eclatante nei programmi di informazione della rete (Porta a porta, Confronti, Ballarò, Mi Manda RaiTre, Report e Telecamere) e nelle rubriche giornalistiche (come Batti e Ribatti, Tv7, Speciale Tg1, Costume e società, Salute, Primo Piano. Ambiente Italia ecc. ecc.). Per quanto riguarda le prime, se Porta a Porta riesce a tenere un sotanziale equilibrio, del tutto sbilanciati a favore del centrosinistra sono sia Confronti che le trasmissioni di RaiTre come Ballarò che Report, che affidano all’Unione uno spazio veramente eccessivo e toccano anche il 50%. A questo punto riesce difficile capire le polemiche degli ultimi giorni, sulle presenze eccessive dei protagonisti della Cdl nei contenitori, che alla fine servirebbero solo a bilanciare quelle già abituali dell’Unione. Insomma, se siamo più abituati a vedere nelle trasmissioni di informazione Fassino, Rutelli, Bertinotti e compagni, non è detto che ora se arrivano improvvisamente in scena anche Casini, Fini e Berlusconi, e magari con una frequenza inusitata, si possa gridare allo scandalo. Passando poi alle Rubriche a cura delle testate giornalistiche, tutte e tre le reti della Rai riservano uno spazio ampio, e superiore a tutte le altre forze politiche, all’Unione. E infatti se su RaiUno il Governo raggiunge la percentuale del 33,8% e la Cdl del 6,7%, l’Unione arriva al 34,1%. Ancora più forte il divario su RaiDue che affida al Governo il 26,3% dello spazio, alla Cdl il 28,4% e all’Unione il 40,3%. Senza paragoni RaiTre, in tutte le sue numerose rubriche giornalistiche affida al Governo solo il 16,8% dello spazio, alla Cdl il 21,0% e all’Unione il 48,4%. Un dato veramente sconcertante se si pensa che negli ultimi mesi il centrosinistra non ha fatto che polemizzare proprio su questi spazi giornalistici diversi dai telegiornali in senso stretto. Anche Petruccioli alla fine non ha potuto far altro che arrendersi davanti al fatto che il centrodestra non è particolarmente favorito nelle percentuali degli ultimi mesi. Anzi, anche se nessuno ha voluto ufficializzarlo in una conferenza stampa, è appena nata una nuova rete dalle ceneri della gloriosa Telekabul, e si chiama Tele-Unione.

nuvolarossa
21-01-06, 19:24
La sinistra in Rai 60 volte, Berlusconi soltanto dieci
Parlano i dati dell’osservatorio mediatico dei Radicali

di Sergio Menicucci

Sessanta a dieci per Fassino e Rutelli contro Berlusconi. Questo il bilancio di cinque anni di presenze dei tre politici a Porta a Porta. Cifre alla mano, il salotto di Bruno Vespa ha ospitato in misura straripante i due leader della sinistra rispetto al Capo del governo e leader della Casa delle libertà. 18 ore contro 11 negli ultimi quattro mesi sulla Rai. Ancora una volta l’opposizione di sinistra batte la coalizione di centrodestra in quanto a presenze in tv. 7 a 3 anche nel top dieci dei personaggi politici più presenti nei programmi di approfondimento della televisione di Stato. Le cifre sono cifre. I dati sono dati. Sono a disposizione di chi vuole leggerli con correttezza. E provengono da varie fonti. Bruno Vespa, tirato per i capelli ancora una volta dall’ex direttore dell’Unità Furio Colombo, ha reagito duramente alle accuse di parzialità ed altro. Ha messo a disposizione i numeri degli ultimi 5 anni e sfidato a provare il contrario. Tanto che la stessa direzione di viale Mazzini è stata costretta ad intervenire con un comunicato in cui si ribadisce la piena fiducia dell’operato del conduttore. Gli altri dati sono forniti dal Centro di ascolto dell’informazione radiotelevisiva dei Radicali, che ha registrato gli interventi in viva voce dei protagonisti della politica non legati ai servizi parlamentari.

Da questa analisi appare che il più presente da settembre al 31 dicembre sia stato Giulio Tremonti. La spiegazione deriva dal fatto che il ministro dell’Economia è stato presente sia sulla Finanziaria, sia sul programma economico, sia sulla questione del Governatore, sia infine nei rapporti con la Comunità europea. Al secondo posto si trova Giovanardi. Anche qui la spiegazione arriva dalla sua qualità di ministro per i Rapporti con il parlamento. Al terzo posto arriva Silvio Berlusconi con 3 ore e 37 minuti di presenze, seguito a stretto giro di danze dal leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti. Francesco Rutelli ha messo insieme 3 ore e 8 minuti, quasi 20 in più di Pietro Fassino perché il leader dei Ds ha riempito giornali e tv con dichiarazioni e interviste soprattutto in questi primi giorni di gennaio. Al settimo posto c’è il Verde Pecoraro Scanio, sempre presente, all’ottavo arriva Romano Prodi, al nono Luciano Violante nella sua qualità di capogruppo Ds alla Camera e al decimo Antonio Di Pietro. Fatte le somme si arriva, secondo l’istituto monitoraggi dei Radicali, a poco più di undici ore per Tremonti, Giovanardi e Berlusconi contro le 18 delle sinistre. Se si parla di occupazione della Rai appare evidente la sproporzione a favore dei partiti dell’opposizione. Cosa che non avviene in nessun altro paese al mondo.

Se si prendono, infine, le prime due settimane dell’anno dei telegiornali del servizio pubblico si ricava che il governo ha occupato il 30 per cento del tempo, le opposizioni il 30,5 % e la maggioranza solo il 7,8%. Nei programmi d’informazione delle tre Reti (Ballarò, Primo piano, Porta a Porta, Dossier, etc) il governo ha ottenuto il 29,6 per cento, le opposizioni il 42,7% e la maggioranza il 12,2%. E il presidente della Rai il diessino Claudio Petruccioli in una relazione al Cda ha precisato che nei 15 giorni di gennaio si contano 39 partecipazioni di esponenti politici e che sono stati assicurati “equilibrio e parità di trattamento”. E alla fine ieri, a Matrix, dopo cinque anni faccia a faccia, guidato da Enrico Mentana, tra Silvio Berlusconi e Rutelli che aveva ricevuto in anticipo da Repubblica un’intera paginata di intervista mentre il Corriere della sera mandava online una polemica Fotogalleria del premier invasore di video.

nuvolarossa
28-01-06, 14:21
Coerenza e suscettibilità di Celentano

di Claudio Romiti

Questa è veramente grossa: Celentano, il paladino superpagato della libertà d’espressione, minaccia di querelare Chiambretti per aver mandato in onda un bravo imitatore del “molleggiato”. Proprio non è andata giù all’anziano ragazzo della via Gluk l’essere diventato anch’egli oggetto di quella satira che ha tanto difeso a colpi di milioni di euro. Evidentemente, avrà pensato Celentano, un conto è dileggiare un cattivo per antonomasia come Berlusconi - lui sì che se lo merita- altra cosa è scherzare su chi possiede la patente, sebbene autocertificata, di difensore del bene comune. E giù, dunque, minacce di rivolgersi ai propri avvocati (i quali dovrebbero essere numerosi a giudicare dall’immenso patrimonio posseduto dal fondatore del clan). Quanto poi alla decenza, sempre più un optional in certi ambienti, non è compito del nostro perseguirla. In fondo la valanga di soldi che la Rai ha versato a Celentano per fargli inscenare un processo musical - mediatico contro il capo del Governo e le Destre cattive non prevede che l’artefice di Rockpolitik faccia un corso accelerato di coerenza, tale da inculcargli il sentimento della vergogna. In realtà lo scopo ultimo che gli stessi dirigenti Rai, se non ho capito male, si prefiggono, allorché permettono al “molleggiato” di esibirsi nelle sue pasquinate televisive, è solo quello di aumentare l’audience. Se poi si scopre che quest’ultimo predica bene e razzola malissimo non è rilevante per chi utilizza l’Auditel come misura di tutte le cose. L’importante è, dunque, che il prestigioso cantante riesca a tenere incollati al teleschermo il maggior numero di italiani, raccontando loro che bel mondo sarebbe se ognuno potesse esprimere liberamente le proprie idee. Ognuno tranne Chiambretti o chiunque altro osasse prendere in giro sua Maestà, l’imperatore del Rockpolitik.

nuvolarossa
29-01-06, 14:36
Mimun denuncia: pressioni ds sul Tg1

Tornano all’orizzonte le urne e, inevitabilmente, torna a surriscaldarsi il clima in Rai. Primo a scalciare, seguendo i dettami del cavallone posto all’ingresso di viale Mazzini, Carlo Rognoni, già parlamentare ds e consigliere d’amministrazione dell’ente. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui si presenta come l’alfiere del buonismo, chiedendo di evitare il ricorso a vendette o allo spoil-system, dopo il voto, si lascia scappare che a rischio - qualora prevalesse la sua parte - c’è forse solo il direttore del Tg1 Clemente Mimun. Visto che lui stesso, rivela Rognoni, gli aveva confessato a suo tempo come «ci sono alcuni posti che chi vince le elezioni decide di occupare e sicuramente il mio è uno di questi».
Vero o falso? Verissimo. E infatti la conferma di Mimun giunge a stretto giro di posta, sulle colonne del medesimo quotidiano. Ammette senza peli sulla lingua che il 6 dicembre scorso la frase la pronunciò, anche se non esattamente in quei termini. Ma aggiunge, il direttore del Tg1, una postilla: Rognoni, racconta, mi invitò «al fine di rasserenare il clima, a valutare l’opportunità di attribuire ad un giornalista di area diessina una vicedirezione del Tg1 e a fare il possibile per favorire la crescita professionale di un altro giornalista, a suo avviso meritevole, anch’esso vicino alla Quercia. E il riferimento allo spoil-system emerse perché sottolineai che, a mio avviso, come sempre, le elezioni avrebbero determinato nuovi assetti dei vertici Rai».
Mare agitato, come si vede. Che ieri diviene tempesta. Perché Rognoni, il quale ha evidentemente accusato il colpo, non ci sta. Prende carta e penna e scrive a Mimun e, in copia, al presidente, al direttore generale, al CdA tutto. «Non ho chiesto posti! Non rientra nella mia cultura e nel mio ruolo!». Ammette sì di aver chiesto «che ci si facesse carico delle tensioni interne e del malessere del Tg1», ricordando di avergli rammentato le dimissioni di un vice-direttore per protesta contro il «suo modo di dirigere il telegiornale» e di avergli raccomandato «il ripristino del pluralismo», ma solo questo. Dice invece di essere «meravigliato e stupefatto» per la ricostruzione dell’incontro dei primi di dicembre. Respinge secco ogni addebito sul tentativo di far «premiare» due giornalisti diessini (circola voce a Saxa Rubra che uno fosse Daniela Tagliafico, già vicedirettore spostata al Tg2 per polemiche con il suo capo e ora desiderosa di rientrare in vista del voto del 9 aprile), accusa Mimun di «malizia e malignità», lo attacca per la parzialità del suo tiggì.
Ma ancora una volta Mimun non ci pensa un minuto a replicare. «Confermo tutto, parola per parola» detta alle agenzie di stampa, rivelando tra l’altro di avere anticipato i contenuti della sua lettera allo stesso Rognoni venerdì alle 12. «Sono io che esprimo meraviglia e stupore per la sua meraviglia ed il suo stupore. Rognoni - prosegue - conferma tra l’altro la richiesta di un vicedirettore Ds esattamente nei termini che avevo usato nella mia lettera al quotidiano, ma dimentica invece di aver indicato anche un altro nome, di un giornalista di area diessina...».
Strano ma vero, dopo lo scambio epistolare e la guerra delle dichiarazioni, nessuno a sinistra si alza a prendere le difese di Rognoni. Solo l’Usigrai - che da una vita è governato dalla sinistra - punta un dito contro le «sottoutilizzazioni» dei giornalisti del Tg1 da parte di Mimun. Il quale chiude il round con un altro colpo da ko: «Io ho una memoria precisa. Altri, evidentemente, a corrente alternata. Mi spiace solo che, in una settimana, dai Ds arrivano attacchi che faccio finta di dimenticare e che poi viene citato il mio nome come uno di quelli che si vogliono far fuori. Mi viene quasi il dubbio che i Ds ce l’abbiano con me...».

nuvolarossa
30-01-06, 17:59
Berlusconi monopolizza il video? Ma in che film!

di Odoardo Reggiani

Gianni Brusadelli, detto “Filotto” per i suoi trascorsi di campione di biliardo, uomo-sandwich della pubblicità del cinema Bios nonché venditore di gazzose e noccioline durante la proiezione dei film di cui ricordava a memoria i dialoghi e le scene madri, era anche un poeta, un filosofo, uno straordinario autore di aforismi che declamava a richiesta nei bar in cambio di un bicchiere di frizzantino. Che però accettava solo dai veri amici perché, diceva, “Se un mezzo-amico ti offre da bere, di lì a poco te lo mette nel…”. Il testo originale in dialetto bolognese rende ancor meglio il concetto. Ci è venuto in mente quel personaggio ormai scomparso e relegato nel cassetto degli “amarcord” personali leggendo in questi giorni le reazioni dei nemici e dei mezzi-amici alle comparsate televisive del premier Berlusconi. Titoli come “Il Cavaliere oltranzista” sparati in prima pagina dal Corriere a firma di un insospettabile come Pier Luigi Battista e la valanga di aggettivi della serie “straripante”, “insopportabile”, “dilagante”, profusi nei commenti dei compagni come ad esempio il margherito Castagnetti che lunedì scorso al Gr3 ha detto che “Gli italiani non ne possono più” (di vedere Berlusconi in Tv, ndr) ci mettono francamente di buon umore. Vuol dire che lorsignori le stanno prendendo. Che Fassino o D’Alema, Pecoraro Scanio o Diliberto siano insofferenti alla sola vista del Cavaliere nei talk show televisivi è comprensibile, visto che dopo quattro o cinque comparsate tutta la CdL è stata rilevata dai sondaggi in netta ripresa, quasi appaiandosi all’Unione rossa che fino a due mesi fa era data in fuga strepitosa verso la vittoria. Stavano infatti già spartendosi ministeri, sottosegretariati e sinecure assortite i compagni e compagnucci della parrocchietta. Vuoi vedere che quel guastafeste rompe le uova nel paniere ancora una volta come nel 1994 e nel 2001? Questo è il loro grande terrore.

È dunque lui, il Cavaliere, l’unico leader in grado di condurre il centrodestra alla vittoria o per lo meno di rendere assai difficile quella degli avversari. Ve l’immaginate Follini che tiene incollati milioni di telespettatori davanti alla televisione da mezzanotte alle due del mattino? Per carità, tutti gli alleati sono indispensabili per battere la poderosa armata di Prodi-Bertinotti-D’Alema-Rutelli sostenuta dalle ingenti risorse dei poteri forti e da “goleador” come De Benedetti e Della Valle e dai loro grandi giornali, ma non c’è alcun dubbio che il Cavaliere abbia una marcia in più come comunicatore e conoscitore del mezzo televisivo. E poi, con chi vorrebbero sostituirlo alla leadership della CdL? Non lo hanno detto né Socci né Follini. Lo stesso Casini, sarebbe votato dall’area liberale, repubblicana, socialdemocratica e socialista per non dire dagli anticomunisti democratici al pari di Berlusconi? Difficile anche solo immaginarlo. Vanno bene le tre punte, ma a vincere o perdere sarà l’intera squadra. Tutto si giocherà sugli indecisi e sugli assenteisti cronici (un terzo degli aventi diritto al voto) e la personalità del Cavaliere ha più chance di qualsiasi altro leader per convincere costoro a recarsi alle urne il 9 aprile prossimo per dire no al Mortadella e compagnucci vari.

Ma torniamo un attimo alla “occupazione militare” della televisione e della radio da parte del Premier perché su questo argomento lorsignori evidenziano tutto lo spessore dello strato di bronzo dietro il quale nascondono le loro faccette rosse. Come abbiamo più volte scritto su queste colonne, siamo assidui ascoltatori della trasmissione radiofonica “Prima pagina” in onda al mattino presto su RadioTre. Quarantacinque minuti di commento delle notizie del giorno da parte di un giornalista ed altrettanti a disposizione degli ascoltatori per porre domande al conduttore. Un programma perfetto se la trasmissione fosse neutrale o almeno non smaccatamente di parte. Siamo andati a ripassare i conduttori dell’ultimo anno il cui elenco con tanto di foto e curricula è disponibile su internet. Ebbene, su 52 settimane, 38 (73%), sono state gestite da giornalisti di sinistra-sinistra o centrosinistra (Loris Campetti, Riccardo Barenghi, Antonio Padellaro, Ida Dominijanni, Sebastiano Messina, Concita DeGregorio, Massimo Giannini, Bruno Manfellotto, Federico Orlando, Michele Salvati, Antonio Polito, solo per dare l’idea del genere), 7 settimane (13,5%) da giornalisti di centrodestra (Il Giornale, Libero, Il Tempo, Il Foglio) e 7 da giornalisti non “partigiani” o comunque dimostratisi assolutamente neutrali nella loro settimana di conduzione (Giorgio Dell’Arti, Luca Paolazzi, Giampiero Mughini, Oscar Giannino, per citare i più noti). Se a questa programmazione affianchiamo una regia che filtra e lascia passare solo le telefonate contro Berlusconi e il centrodestra, il quadro della “par condicio” come l’intendono i compagni è chiarissimo. E sono in arrivo per il rush finale della campagna i vari Santoro, Guzzanti, eccetera. Ecco perché andremo il 14 febbraio alla manifestazione organizzata a Milano dal direttore del Foglio a sostegno del Cav. Sperando che big Giuliano non faccia il mezzo-amico.

nuvolarossa
31-01-06, 13:30
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