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Visualizza Versione Completa : Elementi di verità sulla storia della controversia sul " Filioque"



Ecumenico
20-04-02, 19:26
dal sito http://www.criad.unibo.it/galarico/STORY.htm


Che cos'è il Filioque? Questa formula, cui diede un contributo decisivo il vescovo di Siviglia, Isidoro, appare per la prima volta nel canone 3 del terzo concilio di Toledo (589), il quale, paradossalmente, lanciò l'anatema contro coloro che avessero dichiarato vera una fede diversa da quella proclamata a Nicea (325) e Costantinopoli (381), senza sapere che già il canone 7 del concilio ecumenico di Efeso (431) aveva deciso di vietare tassativamente un "simbolo della fede" diverso da quello decretato a Nicea e a Costantinopoli! (Il concilio di Calcedonia, nel 451, aveva rinnovato la sanzione).

Tale qui pro quo si spiega probabilmente sia col fatto che i prelati spagnoli di Toledo non avevano intenzione di sfidare l'autorità dei primi concili ecumenici, sia col fatto che i testi greci erano sempre meno conosciuti in Occidente. Una delle accuse che il cardinale Umberto da Silva Candida, in occasione dello scisma del 1054, rivolgerà agli ortodossi sarà proprio quella di aver omesso il Filioque dal Credo!

L'aggiunta del concilio di Toledo fu causata dallo scontro con i visigoti ariani, onde accentuare maggiormente la "divinità" del Cristo, che l'eresia ariana negava. Gli ariani consideravano lo Spirito una creatura del Figlio, anch'egli a sua volta creato. Il Filioque non ebbe tanto lo scopo di negare la subordinazione dello Spirito al Figlio, quanto di affermare l'uguaglianza divina del Figlio col Padre nella relazione di origine riguardo allo Spirito. Sarà il re spagnolo Recaredo a ordinare d'introdurre il Filioque nel Simbolo di Nicea: il IV sinodo di Toledo, nel 633, lo approvò.

Nonostante che nel 681 il VI concilio ecumenico rinnovasse ancora il divieto di modificare il Credo, l'interpolazione fu poi approvata dai concili locali di Braga (675), Gentilly (767), Frioul (796), Aquisgrana (809), passando dal Simbolo spagnolo-gotico a quello gallicano. Nel 794, al sinodo di Francoforte, Carlo Magno (768-814) non solo inserì definitivamente nel Credo gallicano l'aggiunta, ma ripudiò anche, con l'approvazione dei legati del papa Adriano, le decisioni del Niceno II (787), che aveva canonizzato il culto delle immagini(1). Era solo un pretesto per scatenare un conflitto con l'impero bizantino, ma il papa Leone III, che successe ad Adriano, vi si oppose. Tuttavia, grazie anche alla solerte mediazione del vescovo spagnolo di Orleans, Teodulfo, Carlo Magno era riuscito ad imporre a tutte le chiese di Francia, Germania, Italia centro-settentrionale l'inserimento dell'eresia nel Credo, incontrando solo l'opposizione di Alcuino e dell'arcivescovo di Aquileia, Paolino.

Carlo Magno era personalmente interessato a quella introduzione per provocare la controparte bizantina ed avere così un pretesto per affermare la propria candidatura al titolo di imperatore del sacro romano impero. Non dimentichiamo, infatti, che la sua incoronazione da parte di papa Leone III avverrà senza richiedere l'autorizzazione del già esistente imperatore bizantino. Tale arbitraria modalità servirà anche al papato per risolvere in maniera politica le proprie rivalità giurisdizionali (di confine territoriale) con le chiese d'Oriente.

Finché il nuovo Credo rimase una caratteristica delle chiese "barbariche" (Gallia e Bretagna) l'Oriente ortodosso non intervenne. Le cose invece cambiarono quando i prelati francesi, nel IX secolo, cominciarono a servirsi del Filioque per sostenere l'originarietà del Credo latino e accusare i vescovi bizantini di averlo alterato! Così, in un concilio dell'807 Carlo Magno scomunicò l'impero rivale d'Oriente.

Gli orientali reagirono per la prima volta a Gerusalemme, nel Natale dell'808. Qui, alcuni monaci delle Gallie si scontrarono coi confratelli greci sulla questione del Filioque. I monaci delle Gallie espressero le loro lagnanze al papa Leone III, il quale, invece di risolvere la questione autonomamente, scrisse a Carlo Magno. Questi ordinò al vescovo Teodulfo di redigere un trattato sullo Spirito Santo in difesa del Filioque, e convocò nell'809 un sinodo ad Aix-la-Chapelle per far decretare che il Filioque era una dottrina della chiesa cattolica e doveva mantenere il suo posto nel Credo cantato durante la messa. Toedulfo sarà il primo a contrapporre il Filioque ai Greci nei Libri Carolini.

Nel dicembre dello stesso anno Carlo Magno chiese al papa d'introdurre nel Credo il Filioque. Pur approvando personalmente la processione ab utroque, formulata nel sinodo di Aquisgrana (809), Leone III era però contrario all'inserimento del theologumenon nel Credo: infatti ordinò che si incidesse il Simbolo originario su due tavole d'argento -in greco e in latino- da esporre nella basilica di San Pietro a Roma. Politicamente il papato era favorevole alla posizione di Carlo Magno e, a tale proposito, era anche disposto a condividere la modificazione del Credo (a partire da Leone Magno, sulla scia della teologia di Agostino e di Ambrogio, nessun papa ebbe dubbi sul valore del Filioque). Non dimentichiamo che lo Stato della Chiesa, nel 756, era nato in virtù dell'aiuto militare che i Franchi avevano concesso al papato contro i Longobardi.

Tuttavia, sul piano più propriamente ecclesiale, la chiesa romana temeva che quella eresia avrebbe potuto procurare divisioni e scismi, specie in quei territori (ad es. i Balcani) che sperava di sottrarre all'influenza bizantina. Il papato aveva bisogno d'essere appoggiato militarmente dal nuovo impero occidentale che stava emergendo nelle Gallie, onde far valere con sicurezza l'aggiunta nel Credo e il primato del pontefice e della sede romana. Per sostenere la teoria del primato papale la chiesa romana, nei secoli VIII e IX, elaborò addirittura dei falsi, in accordo con la monarchia francese: il Sesto canone del concilio di Nicea, la Donazione di Costantino e le Pseudo-Decretali di Isidoro. Proprio in virtù di tale teoria, il papato non avrebbe certo potuto tollerare che, dopo essersi liberati dalla presenza ingombrante dei bizantini, i Franchi cominciassero a rivendicare un'egemonia cesaropapista.

La questione rimase in sospeso per alcuni anni, finché, durante la polemica tra il papa Nicolò I e il patriarca Fozio, di nuovo fu al centro di accesi contrasti. Fozio infatti non solo condannò l'aggiunta nel Credo, ma anche il contenuto teologico del Filioque in sé. Tuttavia, solo nel 1014 l'imperatore Enrico II, incoronato a Roma, prese la decisione d'imporre a tutto il mondo latino il rito germanico della messa. Il papa Benedetto VIII accettò. Bisanzio reagì sopprimendo il nome del papa dalle sue preghiere liturgiche. La cristianità europea, fino a quel momento unita, sulle questioni fondamentali della dogmatica, giungerà alla separazione definitiva nel 1054.

Tale rottura verrà formalmente ma non sostanzialmente superata solo nel 1965, in una dichiarazione congiunta di papa Paolo VI e del patriarca di Costantinopoli (Istanbul) Atenagora, i quali si assunsero le reciproche responsabilità dello scisma. (Prima del 1054 le divergenze di natura disciplinare, giurisdizionale e di altro genere -come ad es. si possono riscontrare nel sinodo Trullano II del 692, detto Quinisextum- non erano mai sfociate in una rottura teologica).

La chiesa romana deciderà di canonizzare l'aggiunta nel concilio del Laterano del 1215, sotto Innocenzo III, dopo il trionfo latino della 4a. crociata (1202-1204) sulla Costantinopoli ortodossa. Successivamente, nei concili voluti per riunificare le due confessioni della cristianità (Lione nel 1274, sotto Gregorio X, e Ferrara-Firenze nel 1439, sotto Eugenio IV), si è cercato, da parte cattolica, d'indurre gli ortodossi ad accettare il Credo modificato, ma senza successo. L'importanza del Filioque di colpo cessò dopo il 1453, allorché Bisanzio fu conquistata dai turchi, e dopo l'affermarsi delle idee umanistico-rinascimentali e protestantiche in Europa occidentale.

In seguito, i cosiddetti "uniati" (credenti cattolici di rito ortodosso) si opporranno all'aggiunta, benché, ovviamente, non alla teologia ivi implicita. Ancora oggi alcune chiese cattoliche di rito orientale presenti in Occidente, e alcune comunità cattoliche di rito latino che vivono in Oriente recitano il Credo senza il Filioque (in Grecia dal 1973). Recentemente anche i vecchi-cattolici e gli anglicani sembrano essersi orientati in questa direzione.


Bibliografia

- F. Dvornik, Lo scisma di Fozio, ed. Paoline 1953.
- P. Evdokimov, Lo Spirito Santo nella tradizione ortodossa, ed. Paoline 1983.
- ID., L'Ortodossia, ed. Il Mulino 1965.
- W. de Vries, Ortodossia e cattolicesimo, ed. Queriniana 1983.
- S. Bulgakov, Il Paraclito, ed. Dehoniane 1971.
- Y. Congar, Credo nello Spirito Santo, vol.3, ed. Queriniana 1983.
- O. Clément, La rivolta dello Spirito, ed. Jaca Book 1980.
- J. Meyendorff, La chiesa ortodossa ieri e oggi, ed. Morcelliana 1962.
- L. Sartori (a cura di), Spirito Santo e storia, ed. AVE 1977.

vescovosilvano
20-04-02, 23:21
Devo ringraziare il nostro ultimo interlocutore che - col testo che riporta - dà sostanzialmente ragione al fatto che il "Filioque" è un problema dogmatico importante.
Tanto basta. Di fronte al semplicismo che - per fini irenici e relativistici - tende a cresre una notte dogmatica in cui tutte le le vacche sono grigie, per usare l'espressione cara ad Hegel, l'ammissio ne del problema è già un successo.
E' come dire che il dialogo con gli ortodossi è un dialogo dogmatico. Tra l'altro noto con piacere che le ragioni addotte non si differenziano poi tanto da quelle da me usate nel mio libro sul Credo e che ho riportato anche in questo forum.