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AIACE TELAMONIO
20-04-02, 23:42
Il Ponte del Roch o del Diavolo



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L'antico Ponte del Roch sulla Stura unisce i fianchi del Monte Buriasco e del Mombasso ed è assunto a simbolo di Lanzo; anticamente vi passava la mulattiera che portava a Torino. Il ponte, il cui ardito profilo ad arco gotico si eleva di quindici metri sul livello del fiume, fu costruito su decisione della Credenza di Lanzo del gennaio 1377; per poterne sostenere le spese fu imposta una tassa sul vino che si protrasse per dieci anni. A metà dello stretto camminamento si erge un' arcata: qui in epoca medioevale si trovava una porta custodita da una sentinella, che veniva chiusa in tempi di guerra e di pestilenza.


Per maggiori informazioni: www.vallidilanzo.com


La leggenda


Numerose sono le leggende, la più famosa delle quali resta però quella secondo cui a costruire il ponte in una sola notte fu il diavolo in persona, in cambio del sacrificio di un'anima.
"Bisogna prima di tutto sapere che una volta, molti secoli fa, si era stabilita nei dintorni [di Lanzo] una colonia di diavoli, allo scopo di coltivare per l'inferno le anime dei valligiani. Un giorno il diavolo in capo della colonia se ne andava in giro alla ricerca, ma era assai sfiduciato perché da molti giorni i suoi sforzi riuscivano infruttuosi, soprattutto per l'opera assidua che andava svolgendo negli stessi luoghi, e con scopi naturalmente opposti, un santo uomo dei dintorni. Neanche a farlo apposta quel giorno però i due avversari si vennero ad incontrare sulle rive della Stura; pare che a quei tempi diavoli e santi si conoscessero personalmente e non disdegnassero talora di scambiare fra loro qualche parola. Infatti il sant'uomo – che forse non disperava nemmeno di arrivare a convertire il diavolo – incontrandolo presso il fiume, non esitò ad attaccar discorso. – Come va, messer Satanasso? Hai fatto buona raccolta di anime, oggi? – Eh, no! c'è una carestia birbona: non si trova più nessuno che voglia venire con me: tutto per causa vostra, caro signor Santo! – Non ci pensare, buon diavolo! io non ho merito alcuno se la gente delle valli si va finalmente facendo migliore. Ascolta piuttosto. Tu vedi questo fondo di torrente? Ebbene, non sarebbe possibile costruire un ponte che ne facilitasse ai mortali la traversata pericolosa? Sovente, al guado, qualcuno ci casca, la corrente lo travolge e non si salva più! – Già, e purtroppo, son tutti così buoni ormai, che vanno diritti in Paradiso, tutt'al più in Purgatorio, ed io non ci guadagno mai nemmeno uno straccio d'anima! – A maggior ragione dunque, tu che sei forte in edilizia, dovresti provvedere. – Certo – rispose il diavolo un poco perplesso e anche lusingato – io potrei in una sola notte far costruire dai miei dipendenti un magnifico ponte, ma... – Ho capito – interruppe il santo – tu non sei fatto per la beneficenza senza scopo; ma io, vedi, ho pensato anche a questo: se tu farai il ponte solido e veramente utile a questa povera gente, io ti prometto che il primo a transitarvi sopra sarà abbandonato in tuo dominio, corpo ed anima... – Allora, patto concluso! – esclamò il diavolo fregandosi le mani dalle unghie lunghissime – so che i santi come te non dicono mai bugie, ed hanno la ingenua abitudine di mantenere le promesse. Dunque una volta tanto anch'io manterrò la mia, e domani il ponte sarà fatto. D'altronde riuscirà così alto che si presterà idealmente ai suicidi. E almeno chi si ammazza, non muore in odore di santità, e viene direttamente con me all'inferno! – Questa ultima osservazione fu fatta sottovoce, e mentre il santo già si stava allontanando perché la compagnia del diavolo alla lunga non gli era poi troppo gradita. Nella notte si scatenò un furiosissimo temporale, per cui nessuno osò mettere il naso fuori dell'uscio di casa: in mezzo alla bufera davvero infernale però i farfarelli e i barbariccia lavoravano tranquillamente, facendo muovere massi che sembravano mezze montagne, cementandoli fra di loro con un mastice potentissimo che traevano dritto dritto dall'inferno, e completando poi l'opera con tutte quelle ornamentazioni rudimentali che a quell'epoca conoscevano benissimo anche i diavoli. Allo spuntare del sole, la folla dei lavoratori cornuti e chiodati sparì come per incanto, e il ponte apparve agile e bello col suo unico arco elegantissimo che stringeva, quasi a congiungerle, le due opposte falde dei monti. Il diavolo, intanto, si era nascosto presso la nuova costruzione e attendeva che si effettuasse la promessa del santo: sentiva anzi già rumore all'altro capo del ponte, e, nell'impazienza, si arrotava le unghie e si mordicchiava la punta della coda. D'un tratto gli parve proprio di udire un passo grave e pesante risuonare da presso: si acquattò pronto allo slancio e, quando sentì ormai vicinissimo il passo, balzò dal nascondiglio sul misero viandante, gridando: – Ecco la mia preda! – e si trovò fra le acute unghie un ingenuo vitello, preda ottima per un macellaio, non per Belzebù. Vedendosi così ben beffato, il povero diavolo costruttore si volse allora adirato al ponte per maledirlo e farlo magari sprofondare; ma ci vide sopra una schiera di fedeli inginocchiati e alto, dritto in mezzo a loro, il Santo che reggeva il Crocifisso. A quella vista Satanasso non seppe più che fare: balzò nel torrente e scomparve in una nuvola di vapori di zolfo; ma il ponte rimase allora e rimane ancor oggi, dopo secoli e secoli, a testimoniare la serena, ingenua fede dei valligiani, cui tanto piace la storia di quel diavolo bonaccione, costruttore di opere di pubblica utilità. Tuttavia quel ponte conserva ancora qualcosa di peccaminoso. Alla domenica e nelle altre feste più o meno comandate, per le Valli di Lanzo amano sperdersi le coppiette in cerca di solitudini sentimentali, quando la primavera fa tiepido il sole, o l'estate rende care e propizie le ombre dei boschi. Guai se una coppietta, ancora relativamente ingenua, durante il suo pellegrinaggio, giunge sul ponte del diavolo, incerta se passare all'altra sponda. Dalle antiche pietre di origine infernale sorge subito il cattivo suggerimento, le ultime resistenze... non resistono più, e continua fatale la marcia dolcissima vero il peccato. Tutta colpa del diavolo costruttore, che non vuole aver lavorato per niente."