PDA

Visualizza Versione Completa : Elezioni In Francia.



Sir Demos
22-04-02, 02:12
L’elezione di un Presidente per sfinimento del corpo elettorale non è certamente un istituto previsto da alcun ordinamento costituzionale, e tuttavia sembra ormai affermarsi come tratto caratteristico, identificativo dei sistemi democratici maturi. Il turno elettorale francese di questa domenica, e del prossimo 5 maggio, è solo l’ultima conferma, in ordine di tempo, di questo torpore emotivo che affligge le più forti democrazie del mondo, una sorta di autunno dell’impegno civile, che succede alle turbolente primavere di trentacinque anni fa, e alle calde estati del riflusso, collocate più o meno tra la seconda metà degli anni ottanta e la prima dei novanta. Da qualche anno, infatti, esauriti gli slanci rivoluzionari, quelli riformatori e persino il loro epigono, la furia moralizzatrice, la politica appare irrimediabilmente appassita, precariamente sospesa ad un’impalcatura di progetti di buona amministrazione, masochisticamente ridotta ad una serie di istanze pragmatiche, moralmente neutre, nonché del tutto irrilevanti dal punto di vista creativo. Così, inevitabilmente, la cosiddetta “cosa pubblica” cessa d’interessare, ed il corpo elettorale si assottiglia fino a percentuali un tempo immaginabili solo negli Stati Uniti (dove per altro l’iscrizione alle liste elettorali è volontaria, e dove vigono comunque i più elevati tassi di esclusione sociale e, per conseguenza, anche politica, di tutto il mondo occidentale). Frutto senza alcun dubbio di un certo benessere diffuso, che relega la povertà ad istanza comunque drammatica, per chi la vive, e però numericamente minoritaria, e perciò assai meno capace di spostare quote significative di consenso, l’indifferentismo è tuttavia anche reazione antibatterica, sviluppata dal corpo sociale contro i germi dell’”engagement”, dell’ideologia della militanza, dell’impegno in prima persona, che troppo spesso hanno contribuito a coprire, con la buona volontà di alcuni, e l’illusione di molti, gli abusi di chi dello Stato si è servito, anziché servirlo. Né la stagione del conflitto sociale generalizzato, infatti, degli anni sessanta e settanta, né il decennio successivo, con le sue promesse tradite di possibile ricchezza diffusa, con l’esplosione finanziaria delle piccole borse in virtù del risparmio domestico, hanno lasciato di sé un ricordo, che non sia quello, bruciante, della mancata liberazione dal vecchio per amor del nuovo. Persino la breve e cruenta fase cosiddetta di mani pulite (per altro molto diseguale nei diversi paesi d’Europa, certo in nessuno di essi così intensa come in Italia, e tuttavia ovunque carica di ambiguità ed omissioni) non è stata sufficiente, in nessun luogo, per instaurare un nuovo circolo virtuoso fra i poteri dello Stato e l’opinione pubblica. Le Costituzioni post-belliche, perciò, che fossero o meno bisognose di riforma, si sono trovate a compiere il loro primo mezzo secolo in un clima di diffuso scetticismo verso la possibilità di perseguire il bene comune mediante l’assunzione di responsabilità politica. Analogamente, gli schieramenti e i partiti, abbandonato lo strumento ordinario per l’elaborazione del pensiero strategico, e cioè l’ideologia, non hanno da allora più saputo, e nemmeno potuto, offrire prospettive di fascino, tratteggiare grandi disegni, o anche solo suggerire percorsi di sviluppo dell’esistente che non fossero pura, pragmatica gestione dei fenomeni sociali prossimi alla media statistica. Persa la capacità di suscitare il sogno, le strutture della democrazia rivelano così il loro limite, paradossalmente, proprio là dove dovrebbe risiedere il loro principale punto di forza, e cioè la libertà della partecipazione: ora che questa è una realtà acquisita, sembra non interessare più a nessuno, ed il partito più forte è, di gran lunga, dovunque, quello delle astensioni. Ed ogni elezione, fosse pure una presidenziale, non è che una guerra fra poveri. Di significato.

Allora può anche succedere che degli estremisti, prendano il potere con le conseguenze che sappiamo... Le Pen Presidente, incubo di Mezza Estate...

Sir Demos
23-04-02, 01:40
Ti dice niente "Sogno di una notte di Mezza Estate"? Hai visto il film o una rappresentazione teatrale dello stesso?

Credo di no altrimenti avresti capito... Forse.




A parte che socialisti e verdi già hanno garantito il loro appoggio all'autogollista Chirac, quindi col piffero che Le Pen diventa presidente,

Si tratta comunque di un dato importante che se confermato nei prossimi turni, potrebbe assegnare molta importanza a Le Pen, nella scena politica...

Ciao Magnifico :D Senatore.

Sir Demos
24-04-02, 01:22
Ciao Brigante (:D), è sempre un piacere leggere i tuoi interventi, mi fa sentire migliore... :p

Tu hai letto Shakespeare? :D