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Visualizza Versione Completa : Segnalazioni editoriali e mediatiche



Guelfo Nero
22-04-02, 09:47
CARISSIMI AMICI FORUMISTI,

APRO QUESTO THREAD DI SEGNALAZIONE E RECENSIONE BIBLIOGRAFICA, SPERO PERMANENTE, CHE SI OCCUPERà DI SEGNALARE TESTI E ARTICOLI APOLOGETICI DEL CATTOLICESIMO, CONTRO LE VARIE ERESIE, IERI E OGGI, SERPEGGIANTI, CONTRO LE ABOMINAZIONI LITURGICHE, CONTRO IL GIUDAISMO TALMUDICO, CONTRO L'ISLAMISMO BELLUINO, CONTRO LA MASSONERIA, CONTRO LE "RELIGIONI" ORIENTALI, CONTRO IL NEO-PAGANESIMO, CONTRO L'IMMORALISMO, CONTRO LE IDEOLOGIE POLITICHE ANTICATTOLICHE O ACATTOLICHE.
SONO SEMPRE GRADITE SEGNALAZIONI DI LIBRI EDIFICANTI, TESTI AGIOGRAFICI (DI SANTI VERI, OVVIAMENTE), LIBRI DEVOZIONALI (APPROVATI DALLA SANTA SEDE, NON DA RABDOMANTI POLACCHI).
SERVONO I DATI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI, UNA BREVE RECENSIONE (ANCHE CRITICA): GLI ALTRI FORUMISTI POTRANNO INTERVENIRE CRITICAMENTE SE NON CONDIVIDONO LA RECENSIONE.
Qui cerchiamo di segnalare soprattutto la buona stampa.
Ricordo solo che, essendo sempre in vigore i canoni 1385 e 1399 del Codice di Diritto Canonico del 1917, SONO PROIBITE "IPSO IURE":
-segnalazioni di testi originali e di antiche versioni della Sacra Scrittura, anche della Chiesa Orientale, pubblicate da qualsivoglia acattolico (quindi anche la neo-vulgata wojtyliana); idem le traduzioni non autorizzate in qualunque lingua;
-segnalazioni di libri di qualsivoglia scrittore che propugni scisma ed eresia (libri a favore del "VAticano II" o di una sua possibile interpretazione cattolica, libri a favore del "meaculpismo" o del neo-ecumenismo e quant'altro) o che tenti di sovvertire in qualsiasi modo i fondamenti stessi della Religione Cattolica;
-segnalazioni di libri di acattolici, che parlino di religione, anche se si è constatato che non contengono nulla contro la fede cattolica;
-segnalazioni libri o libelli che narrino di nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie, miracoli o che inducono a nuove devozioni, anche sotto il pretesto che si tratti di devozioni private, se sono stati editi senza le prescrizioni canoniche (come succede quasi sempre oggi: vedasi la spesso pessima editrice "Il Segno" di Udine ed altre);
-segnalazioni di libri che impugnino o deridano uno qualsiasi dei dogmi cattolici, che difendano errori proscritti dalla Santa Sede , che discreditino il culto divino (apologie della "Nuova Messa"n.d.r.), che si sforzino di sovvertire la disciplina ecclesiastica o che oltraggino la Sacra Gerarchia, lo stato clericale o religioso (sono escluse da questo comma, ovviamente, le critiche ai neo-modernisti e neo-modernizzanti del "Vaticano II che hanno disonorato la loro posizione gerarchica o il loro stato clericale n.d.r.);
-segnalazioni di libri insegnino o raccomandino superstizioni di ogni tipo, sortilegi, divinazioni, magia, evocazioni di spiriti e tutte le altre pratiche di questo tipo;
-segnalazioni di libri che considerino leciti il duello, il suicidio e il divorzio e di libri che affermino l'utilità e la non pericolosità delle sette massoniche e delle altre società segrete per la Chiesa e la società civile;
-segnalazioni di libri che trattino, narrino o insegnino cose lascive o oscene;
-segnalazioni di libri liturgici modificati senza l'approvazione della Santa Sede (il messale roncalliano del 1962 o il messale montiniano del 1965);
-segnalazioni di libri che divulghino indulgenze apocrife o proscritte dalla Santa Sede o mai approvate (un caso su tutti: le devozioni di Suor Faustina o altre simili n.d.r.);
-segnalazioni di immagini di Nostro Signore, della Beata Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi o di altri Servi di Dio, estranee al sentimento e ai decreti della Chiesa (praticamente l'80% circa dell'attuale "arte sacra" n.d.r.).


Speriamo di rendere questo thread molto ricco per la maggior gloria di Dio ed il bene delle anime nostre ed altrui.
Piano piano...grazie per la collaborazione.

un caro saluto

Guelfo Nero
:) :) :)

Guelfo Nero
23-04-02, 08:34
E' APPENA STATO RIPUBBLICATO "IL CATECHISMO SUL MODERNISMO SECONDO L'ENCICLICA PASCENDI DI PAPA SAN PIO X" SCRITTO NEL 1908 DA PADRE GIOVANNI BATTISTA LEMIUS, OBLATO DI MARIA IMMACOLATA.
è IL SETTIMO VOLUME DELLA COLLANA "CONTEMPLATA ALIIS TRADERE" DELLE EDIZIONI ICHTHYS (VIA TRILUSSA, 45 00141 ALBANO LAZIALE ROMA), LEGATE DIRETTAMENTE ALLA FRATERNITà "SAN PIO X".
SI TRATTA DI UNA COLLANA CHE IN MOLTI SUOI TESTI RISPECCHIA LA POSIZIONE DOTTRINALE, OGGETTO DI FORTI DISCUSSIONI, DELLA Fraternità STESSA.
LA PREFAZIONE DI QUESTA EDIZIONE è STATA SCRITTA NEL 1974 DAL DOMENICANO PADRE THOMAS CALMEL, ALFIERE DELLA LOTTA IN DIFESA DELLA SANTA MESSA (QUELLA VERA) IN FRANCIA: RISENTE UN POCO DEL CLIMA GALLICANO DI CERTA RESISTENZA ANTIVATICANOSECONDISTA NELLA FRANCIA DI QUEGLI ANNI (INFALLIBILLISMO MINIMALISTA, "DESISTENZA" DELL'AUTORITà...)
IL TESTO DI PADRE LEMIUS INVECE SI COMPONE DI 509 DOMANDE SUL MODERNISMO CON RELATIVE RISPOSTE, TRATTE PARI PARI DALL'AUREA ENCICLICA DI SAN PIO X: è UN MODO MOLTO PROFONDO ED CONTEMPORANEAMENTE MOLTO AGILE PER ACCOSTARSI A QUESTA PIETRA MILIARE DEL MAGISTERO PONTIFICIO DEL PRIMO NOVECENTO.
IN UNA LETTERA DEL 14 DICEMBRE 1907, S.E.R. IL CARDINAL MERRY DEL VAL, SI FELICITAVA CON L'AUTORE A NOME DEL PAPA, PER QUESTO "GENIALE" (SONO PAROLE DELL'EMINENTISSIMO) LAVORO.
UNA MAGGIORE DIFFUSIONE DI CATECHISMI PER DOMANDE E RISPOSTE, SU TUTTI I TEMI PIù IMPORTANTI, SAREBBE MOLTO AUSPICABILE E UTILE.

UN SALUTO

GUELFO NERO:)

Guelfo Nero
24-04-02, 23:26
E' appena stata pubblicata una nuova biografia di San Pio V°.
L'autore è don Ugolino Giugni, il titolo "San Pio V: il Papa della S. Messa e di Lepanto", l'editore è il centro librario Sodalitium (loc. carbignano, 36 10020 Verrua Savoia TO).
Si tratta di una serie di articoli pubblicati dal 1993 al 1994 su "Sodalitium" e ora rifusi in questo nuovo testo, scritto in uno stile accessibile ma non per questo popolaresco con un buon uso di provate fonti secondarie.
E' un libro che esalta la nobile figura del santo senza timidezze o falsi pudori: il suo impegno di riformatore della Chiesa e della liturgia (una riforma cattolica che pose fine a molti abusi e che l'autore distingue dalla riforma anticattolica di Paolo VI, marcia fin nella midolla) vi è fortemente tratteggiato.
E' un libro che mostra l'impegno organizzativo e spirituale del Santo Padre per la spedizione antiturca, coronata da un sofferto ma meritato successo a Lepanto (ottobre 1571: una vittoria "mariana").
Ma San Pio V non è solo questo: è il "martello degli eretici", il "Papa dell'Inquisizione", il vero patrono con San Pietro da Verona, di questa provvidenziale istituzione, benefattrice dei popoli e degli Stati, saggia, giusta, dura e caritatevole, severa e materna.
San Pio V è la smentita perenne della "Tertio Millennio adveniente" di Giovanni Paolo II, l'"enciclica" che ha teorizzato la necessità del "meaculpismo" da parte della Chiesa Cattolica. In un secolo di papi gloriosi ed impareggiabili in svariati campi, San Pio V superò tutti in fede fervorosa, zelo apostolico, coscienza intemerata.
Uno dei documenti più importanti e folgoranti del suo pontificato (1566-1572) è la bolla "Regnans in excelsis" del febbraio 1570 con la quale scomunicò e depose dal trono inglese Elisabetta I, l'apostata anglicana, azzerando di diritto la monarchia inglese.
Elisabetta continuò ad occupare il trono illecitamente e illegalmente per il resto della sua vita, tra delitti, perversioni e sterilità.
Questo gesto di San Pio V lo ricollega direttamente a San Gregorio VII, che scomunicò e depose l'imperatore Enrico IV, perdonandolo poi a Canossa.
Il bravo apologeta francese Pierre Tilloy scrisse nel 1974 nel suo libro "Saint Pie V un Pape pour notre temps": "Di fronte ai grandi di questo mondo Pio V si presentò come loro Maestro, Giudice supremo delle nazioni sopra le quali era stato, in quanto successore di Pietro, stabilito per benedirle o maledirle, piantarle o sradicarle: poichè appartiene alla potenza spirituale di instaurare quella terrestre e di giudicarla se essa non è buona".

Ecco le grandezze del Papato!

un carissimo saluto

Guelfo Nero:) :) :)

p.s. Unico appunto che rivolgo al libro: la parte dedicata alla salutifera campagna antiebraica scatenata da San Pio V, all'espulsione degli ebrei dallo Stato Pontificio e alla ri-creazione del ghetto di Roma con relativo copricapo giallo-arancione di riconoscimento obbligatorio è eccessivamente concisa. Manca una breve citazione della bolla "Hebreorum gens" del 1569 che ordina i sopraddetti provvedimenti. Si tratta di uno dei documenti più significativi dedicati dal magistero ordinario pontificio nel Cinquecento al "problema ebraico".

Guelfo Nero
26-04-02, 22:32
LO SO, IL SIMPATICO LIBRETTO è USCITO NEL GIUGNO 2000, PRIMA DELLA FATALE "PSEUDO-BEATIFICAZIONE" DEL 3 SETTEMBRE: RICORDO ANCORA QUEL SABATO CALDO, AMARO E INTERMINABILE, IL DISPIACERE PER LO SCHIAFFO CHE WOJTYLA LANCIAVA A SANTA MADRE CHIESA E ALLA MEMORIA DEL SERVO DI DIO PIO IX, "NON-BEATIFICATO" LO STESSO GIORNO.
SI, QUEL DEISTA, QUEL RAZIONALISTA, QUELLO SCETTICO, QUEL MODERNISTA, QUEL (FORSE) MASSONE DEL CARDINAL RONCALLI ACCANTO AL PAPA DEL SILLABO, AL PAPA DELL'IMMACOLATA, AL PAPA DELL'INFALLIBILITà, AL DOLCE "CRISTO IN TERRA", DUE VOLTE PRIGIONIERO IN VATICANO.
QUANTE LACRIME QUEL GIORNO IN CIELO: IDDIO AVRà TRATTENUTO LE SCHIERE ANGELICHE PRONTE A LANCIARSI SU QUEI VILI CHE INNANZAVANO IL LORO "VITELLO D'ORO" NELL'ABBRUTTITO COLONNATO BERNINIANO, SU QUEGLI SCIAGURATI CHE AGITAVANO IL TURIBOLO SULL'ALTARE DELL'ANTROPOLATRIA.
QUEL GIORNO PENSAVO ALLA SANTA VERGINE, AL SUO CUORE TRAFITTO DALLE SETTE SPADE: UNA SPADA ANCHE QUEL GIORNO MA LANCIATA DA UN UOMO CHE PORTA SUL SUO STEMMA UNA "M".
SEGNALARE QUESTO LIBRETTO PUò ESSERE UTILE DOPO LA FICTION DI RAI 1.
L'AUTORE è L'ANCORA VIGOROSO DON LUIGI VILLA, L'AGILE VOLUME ESCE PER I TIPI DELL'EDITRICE CIVILTà-OPERAIE DI MARIA IMMACOLATA (VIA GALILEI, 121 25123 BRESCIA TF. 030-3700003).
CON FORTI PENNELLATE L'AUTORE DELINEA LA "CARRIERA" DI RONCALLI, DA SEGRETARIO IN FORTE ODORE DI MODERNISMO DI MONSIGNOR RADINI-TEDESCHI A BERGAMO (BISOGNERà RIPARLARE DI QUESTO VESCOVO CADUTO DAGLI SPLENDORI DELL'INTRANSIGENTISMO AD UN CRISTIANESIMO-SOCIALE MALDESTRO E INCONTINENTE) A NUNZIO "PARACADUTATO" IN BULGARIA, TURCHIA, E FRANCIA, ALL'AMBIGUO PATRIARCATO DI VENEZIA, AL "PONTIFICATO", ALLA PREPARAZIONE DEL VATICANO II, ALLA "FALCEM IN TERRIS"...
è UN LIBRO SEMPLICE MA RICCO DI SPUNTI PER DOVEROSI APPROFONDIMENTI: SI SENTE CHE L'AUTORE HA RICOMPOSTO ABBASTANZA BENE LE FONTI DA CUI HA ATTINTO: TRA LE QUALI è IMPOSSIBILE NON SEGNALARE LA MONUMENTALE BIOGRAFIA RONCALLIANA (GIUNTA ORMAI AL 1961) PUBBLICATA ORMAI DA 13 ANNI DA DON FRANCESCO RICOSSA SU "SODALITIUM" E IL RECENTE DOSSIER SUI "SOFISMI RONCALLIANI" DI DON MICHELE SIMOULIN PUBBLICATO SU "LA TRADIZIONE CATTOLICA" [ANNO XI, 2(43)].
(SEMBRA) CHE PER INTERCESSIONE DI GIOVANNI XXIII SIANO AVVENUTI DEI "MIRACOLI". RICORDO, A CHI SI STUPISSE, CHE QUESTI PRODIGI, SE SONO SUPERANO REALMENTE LE LEGGI DI NATURA, POSSONO ESSERE DI ORIGINE DIVINA (E ALLORA SONO VERI MIRACOLI) OPPURE SONO DI ORIGINE DIABOLICA (E ALLORA SONO I CLASSICI "DIABOLICA PRODIGIA", SPESSO PRESENTI NELLA LUNGA STORIA DELLA CHIESA).

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO

:) :) :)

cuoreverde
26-04-02, 23:06
Forse non c'entra molto con la discussione in atto ma ho letto un interessante libro sulle prodezze e sulla vita del sopracitato 1°antipapa (il secondo è targato BS il terzo viene dall'est, - tra il 2° e il 3° ci fu un puro che per tale comportamento controcorrente andava ucciso).
Il titolo è 'NICHITA RONCALLI - Controvita di un Papa-' di Franco Bellegrandi
Ed. EILES (edizioni internazionali di letteratura e scienze) Roma 1994.
Alla faccia dei piagnoni che tengono nel portafogli l'immaginetta del pansù de Berghem.
Aprì la strada in modo distruttivo alle malefatte del futuro paolo mesto (ahimè Bresà come mé).

Ciao a tutti
cuoreverde

P.S. grazie Bellarmino x l'esaudiente risposta privata

Guelfo Nero
26-04-02, 23:28
CARISSIMO CUOREVERDE,

IL LIBRO DEL CONTE BELLEGRANDI, GUARDIA NOBILE DEL PAPA E REDATTORE DE "L'OSSERVATORE ROMANO", è STATO NEGLI ANNI 94-96 OGGETTO DI FORTI E FECONDE DISCUSSIONI. PERSONALMENTE LO CONSIDERO UN BUON LIBRO. STAVO APPUNTO PENSANDO DI SEGNALARLO AI FORUMISTI.

SU PADRE GRUNER DI CUI RICORDO SOLTANTO L'OPPOSIZIONE ALLA DILETTANTESCA (PER NON DIRE ALTRO) INTERPRETAZIONE RATZINGERIANA DEL TERZO SEGRETO DI FATIMA, NON TI SO DIRE MOLTO.
CHIEDO AD ALTRI SE HANNO NOTIZIE.

UN CARISSIMO SALUTO E GRAZIE PER LA TUA DISPONIBILITà

DA GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
28-04-02, 00:05
CARI AMICI,

NELL'OTTOBRE 2001 PER I TIPI DELLA EFFEDIEFFE (DODICESIMO VOLUME DELLA COLLANA "ORSA MAGGIORE", PP. 154) è STATO PUBBLICATO QUESTO GODIBILE LIBRO DI MAURIZIO BLONDET (SE NE PARLò IN POL.COM?).
COME TUTTI I LIBRI DI BLONDET, GIà DIRETTORE DE "IL SILENZIO DI SPARTA" E ORA DI "CERTAMEN", è GRADEVOLMENTE LABIRINTICO, RICCO DI FATTI E DI SUGGESTIONI, AFFASCINANTE E DISCONTINUO.
IL LIBRO DESCRIVE, PER SONDAGGI, IL SOVVERSIVISMO EBRAICO NELLA SUA DECLINAZIONE FRANKISTA CIOè ANTINOMISTA, EROTICA E DEMONOLATRICA (JACOB FRANK 1726-1791). SI PASSA DAI SUOI INFLUSSI SUL "RISORGIMENTO ITALIANO"(VI COMPARE ANCHE IL LOSCO MAZZINI) E SULLA "NAZIONE POLACCA" (è INTERESSANTE IL FATTO CHE L'AUTORE SEGNALI LA NATURA FORTEMENTE "FRANKISTA" DELL' "INSURREZIONE" DEL GHETTO DI VARSAVIA NEL 1944).
MOLTO INTERESSANTE, ALMENO PER ME, IL CAPITOLO DEDICATO ALL'EBREA IRMA BRANDEIS, IL CUI PADRE, LEGATO AI CIRCOLI FRANKISTI, FU ASCOLTATISSIMO CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE WILSON.
IRMA BRANDEIS FU LA "CLIZIA", LA "IRMA", LA MUSA DI EUGENIO MONTALE, IL NOTO POETA (POETA ???) DELLE NOSTRE CARE ANTOLOGIE: L'AUTORE SCANDAGLIA I TORBIDI E COMPLESSI RAPPORTI DELLO SCRITTORE CON I CIRCOLI FRANKISTI ITALIANI E I CIRCOLI DELLE EDIZIONI "adelphi" NEGLI ANNI '70 (TRAMITE IL GIUDEO BAZLEN).
MOLTI CAPITOLI SONO DEDICATI ALLA FORMAZIONE CULTURALE ED UMANA CRACOVIENSE DI KAROL WOJTYLA E ALLE SUE INTENSE INTERAZIONI CON IL FRANKISMO POLACCO DALLA GIOVINEZZA AL "CARDINALATO".
PER GLI APPASSIONATI DEL TEMA "CINEMA GIUDAICO: FENOMENOLOGIA DI UNA SOVVERSIONE" VI SONO NOTEVOLI ACCENNI, IN UN CAPITOLO, AD ALCUNI ASPETTI a FILMOGRAFIA DI POLANSKI E WAJDA.
MI PERMETTO DI RACCOMANDARE QUESTO LIBRO ANCHE SE ALCUNI ASPETTI NON LI TROVO PER NULLA CONDIVISIBILI : ECCESSIVA ESALTAZIONE DI "SOLIDARNOSC", STIMA ECCESSIVA PER LE "DEMOCRAZIE CRISTIANE", ESALTAZIONE IN UN PUNTO DELLO "STATO LAICO".
L'AUTORE, "PRUDENZIALMENTE", NON RIVOLGE TROPPO L'ATTENZIONE AL WOJTYLA "PONTEFICE", DEDICANDOGLI UNA PICCOLA "DIFESA D'UFFICIO" MOLTO DI CIRCOSTANZA, A CONCLUSIONE DEL LIBRO (P. 129).
BLONDET HA MESSO TUTTI GLI ADDENDI IN FILA MA LA SOMMA DEVE TIRARLA IL LETTORE.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO:)

P.S: : Una nota per Padre Silvano: domani Le darò i dati esatti per reperire il Messale quotidiano di cui parlava (il curatore è solo un omonimo di Mons. Lefebvre: l'unica edizione in commercio è quella del 1962, purtroppo). Per il resto darò un'occhiata ma temo che dovrà andare per bancarelle.
con cordiale inimicizia

Guelfo Nero :)

Guelfo Nero
28-04-02, 23:45
CARI AMICI,

DOPO SEGNALAZIONI UN PO' PONDEROSE MI PRENDO UNA SERA DI PAUSA.
STASERA NON INTENDO SEGNALARE UN LIBRO, VOLEVO SOLO RIPORTARVI UNA "POESIA" CHE HO TROVATO IN UNA PICCOLA E SCONOSCIUTISSIMA RACCOLTA DI UN "POETA" NON GIOVANE D'ETà MA "GIOVANE" DI PENSIERI, IN UN MONDO DOMINATO DA VECCHIE ERESIE.

GIUSEPPE MENDELLA "ARMONIE E DISSONANZE" L'AUTORE LIBRI FIRENZE, P. 53-55

"MEA CULPA"

Ministri sono del Signore, eppure
svellono il Credo nostro. Ora perseguono
conferme di primato universale,
da giudei e musulmani, da induisti
e pur buddisti, da animisti ed atei,
come da cristiana fratta selva.

Lettera del Vangelo a tempo oscurano,
relegando Gesù a mera icona.
Ricetto invece fu la Sposa Mistica
di prevaricazioni e orrori e vizi,
una sentina di nequizie unica,
da Pietro a Pio Duodecimo in opera.

Si offuscano e atti di Apostoli e Santi,
Dottori e Papi, e tradizioni memori,
orali e scritte, e una fede di popoli
ben di secoli salda, oggi spossata:
Fu detto: "Il mondo di Dio è in voi"
a immemori che il Verbo era nel mondo.

[...]Provocano per tanto avvilimento
le rese a partigiane attività
della superba diaspora ebraica,
della fanatica eresia islamica.
Creano apostati codeste insonni
azioni negatorie vaticane.

Duole e anche sdegna l'asserzione omessa:
la Chiesa, società perfetta,è il nuovo
popolo dal Crocifisso e dalla fede eletto.
Scandalo invece desta la ratifica,
extra Vangelo, di un'etnia incredula,
accusatrice implacata di Cristo.

[...]Ma oltre la negazione trinitaria,
par che onorare si debba anche il culto,
proprio fittizio, de seguaci islamici.
Ma Maometto predetto non fu,
e non compì miracoli, e il "devoto"
ignaro volle e al credo suo prono.

Umane brame e terreni piaceri
traslò nei tersi oltremondani azzurri,
l'anima alla materia impastando.
Intorno a debolezze e umiliazioni,
quelle amorose per Zainab e Ayesha,
con sure eresse alti e dialettici argini.

é "fede", questa, di conquiste umane,
di aggregazioni d'esseri, serrati
entro oppressive gabbie di coazioni,
religiose, civili, economiche.
Il Giudeo anela a imperio sommo e s'isola,
s'espande, invece, e incorpora l'islamico.

Ma il creato è di Dio, ed Uno e Trino,
tre Persone in unità di natura,
Amor di Padre, Carità di Figlio,
Comunione di Spirito Santo.
E, qual Dio incarnato, assunti i debiti,
Cristo affrnca il fedele al Verbo ligio.


UNA SENTITA POESIA CONTRO I COSIDDETTI "TRE GRANDI MONOTEISMI": MODERNISMO, GIUDAISMO, ISLAMISMO.

CIAO A TUTTI

GUELFO NERO
;)

Guelfo Nero
03-05-02, 00:36
EGREGIO PADRE,

CON UN CERTO RITARDO RISPONDO ALLA SUA RICHIESTA DI INFORMAZIONI RIGUARDO IL MESSALE QUOTIDIANO bilingue PUBBLICATO PER LA PRIMA VOLTA A TORINO NEL 1936 a cura di BERTOLA-DE STEFANI col commento del Padre D. G. Lefebvre, O.S.B. CON PRESENTAZIONE DI S.EM.R IL CARDINAL Fossati, Arcivescovo di Torino.
L'UNICA EDIZIONE ITALIANA IN COMMERCIO è QUELLA RISTAMPATA DALLE EDIZIONI SAN FRANCESCO DI SALES E RICHIEDIBILE AL PRIORATO SAN CARLO DELLA FRATERNITà SACERDOTALE DI SAN PIO X (VIA MAZZINI, 19-10090 TORINO, MONTALENGHE@INWIND.IT).
SI TRATTA PURTROPPO DELL'EDIZIONE DEL 1960-62 CON TUTTE LE MODIFICHE E RIDUZIONI LITURGICHE "INTRODOTTE" DA GIOVANNI XXIII: UN'EDIZIONE GIà IN LINEA CON LE ALTERAZIONI SUCCESSIVE.
LA PARTE INTRODUTTIVA, STORICA E GRAFICA è COMUNQUE RIMASTA INVARIATA: ERA CIò CHE LE INTERESSAVA, NO?
DEVO SEGNALARE UNA CERTA INSISTENZA IN QUESTO MESSALINO (GIà DALLA PRIMA EDIZIONE DEL 1936) SULLA BONTà DELLA MESSA "DIALOGATA": LA QUESTIONE è A TUTT'OGGI APERTA E PER NULLA RISOLTA.
IO PERSONALMENTE NON HO MAI CREDUTO CHE LA MESSA DIALOGATA AUMENTI LA PIETà DEI FEDELI: LA MESSA VA COMPRESA E MEDITATA NELLE SUE VARIE PARTI, PIù CHE "PARTECIPATA".
INFATTI ALLA SANTA MESSA è PIù IMPORTANTE ASSISTERE DEVOTAMENTE E CON TRASPORTO CHE "RISPONDERE": PER "RISPONDERE" C'è IL CHIERICO O L'INSERVIENTE CHE RAPPRESENTA L'INTERA CHIESA MILITANTE, ANCHE IN UNA MESSA PRIVATA.
IO PERSONALMENTE, SE MI CAPITA DI NON SERVIR MESSA, ASSISTO SEMPRE NEL PIù COMPLETO (E NEI MIEI LIMITI, ORANTE) SILENZIO.
OGGI (E A ME SEMBRA GIà TANTO) L'UNICO LIVELLO DI PARTECIPAZIONE CONSENTITO è QUELLO MINIMO : NELLE MESSE LETTE IL POPOLO DEVE RISPONDERE SOLO LE PARTI CHE RISPONDE L'INSERVIENTE, ESCLUSI PERCIò GLORIA, CREDO, SANCTUS, "AGNUS DEI", "DOMINE NON SUM DIGNUS".
SO CHE GLI INDULTISTI (PURTROPPO) "IDOLATRANO" LA "MESSA DIALOGATA" CON CONSEGUENTE SCIVOLAMENTO VERSO IL "PARTECIPAZIONISMO" LITURGICO.
ALDILà DI QUESTI LIMITI, SI TRATTA DI UN OTTIMO MESSALINO, MOLTO UTILE CHE PER CHI DELLA SANTA MESSA CATTOLICA NON SA NULLA O QUASI.
TRA L'ALTRO è L'UNICO MESSALINO IN COMMERCIO CHE CONTENGA IL VERO CANONE DELLA MESSA, è L'UNICO CHE ABBIA ANCORA TUTTI I SANTI AL LORO POSTO (O QUASI) PRIMA DELLA GRANDE "LIQUIDAZIONE" DI PAOLO VI, è L'ULTIMO MESSALINO ANCORA "TRIDENTINO" CIOè CATTOLICO.
LA "MESSA" MONTINIANA DELL 1969 (ANCORA "IN VIGORE" SOTTO L'APPARENZA DI LEGGE NELLE NOSTRE POVERE PARROCCHIE) NON REALIZZA IN NESSUN CASO LA TRANSUSTANZIAZIONE DELLE SACRE SPECIE, QUALUNQUE SIA L'INTENZIONE DEL SACERDOTE (VERO O PRESUNTO TALE) "CELEBRANTE".

SPERO, PADRE SILVANO, DI ESSERLE STATO UTILE ALMENO IN QUESTO: PER IL RESTO NON HO TROVATO NULLA. MAGARI GUARDERò ANCORA PER GLI ANTICHI "ORDINES ROMANI".

CON CORDIALE INIMICIZIA ANTI-"ORTODOSSA",

GUELFO NERO:)

Guelfo Nero
11-05-02, 22:30
CARI AMICI DEL FORUM,

STASERA NESSUNA SEGNALAZIONE DI ATTUALITà: VI RIPROPONGO UN ARTICOLO MOLTO SIMPATICO DI CAMMILLERI PUBBLICATO SUL NUMERO 5 DEL GENNAIO/FEBBRAIO 2000 DE "IL TIMONE".
NON CHE VADA MATTO PER TUTTA LA FIN TROPPO RICCA PRODUZIONE DI QUEST'AUTORE, NON CHE VADA MATTO PER "IL TIMONE", PICCOLA MA VIVACE PUBBLICAZIONE DELL'ALA DESTRA DEL "PARLAMENTO WOJTYLIANO" (OPUS DEI, CL, RINNOVAMENTO DELLO SPIRITO, ALLEANZA CATTOLICA) MA L'ARTICOLO RENDE BENE L'IDEA DI COSA VENGA PROPINATO NELLE "MESSE" DOMENICALI IN GRAN PARTE DELLE PARROCCHIE.

NOTA SUL TIMONE: PERSONALMENTE PER I MIEI GUSTI, QUESTI "nuovi apologeti" MESCOLANO UN PO' TROPPO DIAVOLO E ACQUASANTA (DEVO DIRE CHE SPESSO è ACQUASANTA DI OTTIMA QUALITà), WOJTYLA E TRENTO.
IL RISULTATO è UN NOTEVOLE POLPETTONE: AD OGNI BOCCONE IL SAPORE CAMBIA.
Come per i medicinali: leggere attentamente le avvertenze e le modalità d'uso.

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La Messa dove l'hai messa ?

di Rino Cammilleri


L'altra domenica, nella chiesa dove vado di solito, agli annunci finali il prete si è scusato. Si era dimenticato di dire un pezzo della messa. Era troppo intento a dare il via a uno dei "canti" (il cui libro è l'unico che troverete sui banchi, al posto dell'ormai obsoleto vangelo) e aveva saltato alcuni passaggi. Pazienza. Che volete che sia un pezzo di messa di fronte all'importanza del canto? Non lo sapete che come diceva sant'Agostino (solo Agostino per gli amici), chi canta prega due volte? Secondo me si riferiva ad altro tipo di musica. Ma torniamo al pezzo di messa mancante. Ora, la cosa curiosa è che non se ne era accorto nessuno. Per forza: estenuati dalla lunghezza della predica, frastornati dalla musica leggera, la messa vera e propria la si tira via mentalmente, in attesa dell'Omelia-due, cioè dei lunghissimi annunci finali. I quali vengono ricattatoriamente sempre declamati prima dell'Oremus e della benedizione finale, sennò tutti se ne vanno. Ora, questo sarebbe semmai la prova dell'importanza che la comunità annette alle iniziative parrocchiali. Dovrebbe indurre a riflettere, a cambiare quel che non interessa. Invece no. Come, vigliacchi?! Non vi interessano le riunioni, i comitati, gli organismi, le innumerevoli raccolte di fondi, il calendario degli impegni settimanali, le gite? Siete cattivi cristiani, vergogna. Ora, è noto che quelli che il Card. Ratzinger chiama "gli autoimpegnati", facendo parte di tali iniziative, sanno già tutto. Dunque, a quelli che non intendono autoimpegnarsi nulla importa di tutta 'sta roba. Allora -direte voi- perchè menarla tanto lunga? Per forza una messa domenicale deve durare un'ora e più? Se durasse meno, cosa succederebbe di grave? Niente, è lo "spirito postconciliare" che, lungi dal soffiare dove vuole, imperversa sempre nella stessa direzione. La messa è ormai un'intrattenimento? Magari, amici miei. No, neanche questo. E' una noia mortale. .Sì, lo so che i vertici cattolici hanno firmato una storica intesa con quelli protestanti, e che il rito cattolico deve poter essere frequentato anche dai "fratelli separati". Ma tale intesa è stata raggiunta troppo tardi, quando i buoi erano già tutti scappati. Le maggiori denominazioni protestanti, infatti, ormai non denominano più un bel niente. E se non fosse per Giovanni Paolo II, neanche la Chiesa cattolica sarebbe granchè rappresentativa. Quattrocento milioni di pentecostali nel mondo stanno a significare uno scollamento biblico tra i vertici e i fedeli; nei restanti, l' unica religione è il movimentiamo o il fai-da-te.
Ma torniamo alla Messa. Voi mi direte sei un nostalgico del vecchio rito latino? Vi risponderò come faccio ad avere nostalgia di una cosa che non ricordo più? Quando era in auge, ero un bambino. Quando fui adolescente avevo tutt'altro per la testa. Quando divenni Kattolico, l'avevano già cambiato. No, no. Il fatto è che mi ci annoio. Entro e mi accoglie una torma di ragazzini che schitarrano country music con testi che definire stupidi è andarci leggeri. Poi, sbrigate le letture, altre canzonette. Indi, il prete parla. E parla. E parla. E non dice niente. La prova? Fatelo come esercizio alla fine della messa, provate a riassumere al vostro accompagnatore quel che ha detto il prete. Scommetto le mutande che non ci riuscirete. Perchè? Perchè in genere si tratta di aria fritta. Che però è durata esattamente mezz'ora. Poi il prete si è seduto, e l'unica pausa di silenzio dell'intera messa è stata data giusto per meditare quel che ha detto lui. Non la parola di Dio, no solo quel che ne pensa il prete suddetto. Si ricomincia, indi, con le canzoni, che non ti lasciano nemmeno quando sei in fila per la comunione. E ringrazia il cielo che, incoraggiati dal celebrante, non ci tocchi di battere al tempo le mani. " E' per esprimere la nostra gioia comunitaria" dicono. Ohibò, ma quale gioia? Ma dico, hai guardato fuori? Si, ci hanno guardato, e spacciato come "intenzione dei fedeli" il commento del Tg del giorno avanti. Preghiamo per il tizio che si lascia morire di fame perchè gli è morto il gatto ( è successo davvero). Preghiamo perchè il summit economico di Seattle si ricordi dei Paesi in Via di Sviluppo ( che non è il nome di una strada. Seh, figùrati! Adesso diamoci il segno della pace. E si scatena il finimondo sedie spostate, vecchiette che attraversano l'intera chiesa alla caccia di qualcuno rimasto senza stretta di mano, bambini che ancora vogliono darti il segno di pace quando la messa sta già finendo. Ora tocca al Padrenostro. Qui si formano le catene umane.. Alcuni, sporchi individualisti, elevano le mani al cielo. Permangono quei giovinotti che, le mani, le tengono in tasca, per tutta la funzione.Alcune volte ho visto ragazzine fare la comunione con la gomma da masticare in bocca. Già, la comunione. Percorsa tutta la fila, quando tocca a te, ti ritrovi davanti una suora o un distinto signore con un calice in mano. Il prete? Nell'altra fila. Anche se siamo in tutto cinque. Verrà, prima o poi, il distributore automatico, il quale permetterà di cogliere due piccioni con una fava sopperire alla carenza di vocazioni e rimpinguare le mai sazie casse ecclesiastiche. Sorvolo sulle minigonne in chiesa. Quale prete rischierebbe l' impopolarità biasimandole? Con un gran respiro di sollievo, come Dio vuole (è il caso di dirlo) la noia penitenziale finisce ( non per nulla con un liberatorio "rendiamo grazie a Dio"). E ci avviamo all'uscita in un tripudio di chitarre. Fuori, ci attendono in agguato gli zingari.
:) :) :)

Guelfo Nero
15-05-02, 22:14
CARISSIMI AMICI,

COME ALCUNI DI VOI SAPRANNO, PADUS E CUOREVERDE HANNO APERTO UN LORO FORUM IN POL.NET (NELLA SEZIONE CLUB): DAI PRIMI THREAD IL CLUB SI CONFIGURA COME ANTIMONDIALISTA, ANTIMASSONICO, LOCALISTA E CATTOLICO NON-MODERNISTA.
è EVIDENTE CHE IO SEGNALI I CARI AMICI DI PADUS96 CON MOLTA GIOIA E SODDISFAZIONE A TUTTI VOI: LA CONNOTAZIONE POLITICA NON IMPEDISCE CERTAMENTE A QUESTO FORUM DI ABBORDARE IN TOTALE LIBERTà LE PIù SCOTTANTI TEMATICHE.
AUGURI!

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO
;)

Guelfo Nero
18-05-02, 16:45
CARISSIMI AMICI,

VI SEGNALO OGGI (FORSE NON TUTTI LO CONOSCETE) IL BEL LIBRO DEL CONTE FRANCO BELLEGRANDI, CAMERIERE DI CAPPA E SPADA DI SUA SANTITà, PRESTIGIOSA FIRMA DI TERZA PAGINA DE "L'OSSERVATORE ROMANO" NEGLI ANNI '60 CHE FU AMICO E SERVITORE DEGLI EMINENTISSIMI CARDINALI TODESCHINI E MINDSENTY E DI MONSIGNOR FAVERI, MEMBRO DELLA MINORANZA CATTOLICA AL "VATICANO II".
è UN LIBRO RICCO E PROFONDO, MALGRADO IL TONO TALVOLTA GIOCOSO E LEGGERO: è STATO BOLLATO DAI SOLITI "UTILI IDIOTI" COME "SCANDALISTICO" MA NON LO è AFFATTO. è INVECE SCRITTO CON NOTEVOLE SIGNORILITà, ANCHE QUANDO TOCCA ARGOMENTI DELICATI.
L'AUTORE è STATO VICINO IN QUALITà DI GUARDIA NOBILE, SIA A GIOVANNI XXIII CHE A PAOLO VI NEI SUOI PRIMI ANNI: HA VISTO E TOCCATO CON MANO LA PROGRESSIVA OCCUPAZIONE DEI NEO-MODERNISTI NEI PALAZZI VATICANI, IL PROGRESSIVO SVUOTAMENTO E ANNULLAMENTO DI FORME E CONTENUTI.
HA TOCCATO CON MANO L'ORRORE DEI CARDINALI ALL'ANNUNCIO DELL'INDIZIONE DEL VATICANO II, LO SVOLGIMENTO COSTELLATO DA CONTINUI "COLPI DI STATO".
SUI CONCLAVI DEL 1958 E DEL 1963 RILEVA L'EVIDENZA DELLA MACCHINAZIONE CUI CEDETTERO, ILLUSI, ANCHE GLI ITALIANI PER FAR ELEGGERE PRIMA UN VECCHIO MODERNISTA, POI UN GIOVANE E DISCUSSO MODERNISTA DELLA SECONDA GENERAZIONE.
DI GIOVANNI XXIII NOTA LA "LUNGIMIRANZA" TUTTA POLITICA, LA FALSA BONOMIA, L'ASSENZA DI "CARISMA" PONTIFICALE, LA SINISTRA E QUASI ORRIBILE PRESENZA DI MONSIGNOR CAPOVILLA AL SUO FIANCO, IL SUO ESSERE ARTEFICE E VITTIMA DEL "VATICANO II", IL SUO ESSERE "CREATURA" DI MONTINI.
DI PAOLO VI NOTA LA FORTE INCLINAZIONE AL "CATTOLICESIMO" DEMOCRATICO ALLA "MARITAIN", L'AVER PASSATO INFORMAZIONI A MOSCA QUANDO ERA ALLA SEGRETERIA DI STATO PER POI ESSERNE CACCIATO DA UN INORRIDITO E GIà MALATO PIO XII, L'ESSERE ARRIVATO AL CONCLAVE DEL 1963 CON L'ABITO BIANCO GIà PRECONFEZIONATO IN VALIGIA, LA DEMENZIALE "OSTPOLITIK" LA PRATICA, PARE CONTINUATIVA, DEL "VIZIO INNOMINABILE".
L'AUTORE RILEVA L'ESIBIZIONISMO E L'ISTRIONISMO DI PAOLO VI E LA SUA TENDENZA, TUTTA OMOFILA, NEL CREARE GRUPPI DI COLLABORATORI "SINERGICI ED OMOGENEI" (PARECCHIE NOMINE "PAPALI" SEMBRANO SIANO STATE REALIZZATE IN BASE A QUESTO CRITERIO, PERSINO PER IL "CARDINALATO").
NON MI PERMETTEREI MAI DI SCRIVERE TUTTO QUESTO SE NON FOSSI CONVINTO CHE MONTINI NON è STATO MAI SOSTANZIALMENTE PAPA ED EVITEREI DI SCRIVERLE SE NON FOSSE IN ATTO UN FORTE CAMPAGNA PROPAGANDISTICA (CON FIOR DI LIBRI!) CONDOTTA DA MONSIGNOR MACCHI, SUO ANZIANO "FEDELISSIMO", PER OTTENERE ADDIRITTURA LA "BEATIFICAZIONE" (ALLORA BEATIFICHIAMO ANCHE GENGIS KHAN!).
DON VILLA HA GIà SEGNALATO SU "CHIESA VIVA" IL RAPPORTO CONTINUATIVO TRA MONTINI E L'ATTORE CARLINI, E LA CUPA TRIANGOLAZIONE MONTINI-MACCHI-PIGNEDOLI NEGLI ANNI 50-60.
EPPURE IL "VIZIO INNOMINABILE" NON è NULLA IN CONFRONTO ALLO SMANTELLAMENTO DEL CATTOLICESIMO OPERATO DA PAOLO VI.
IL LIBRO CHE PUR NON SPOSA APPIENO LA TESI DELL'INVALIDITà DELLA "NUOVA MESSA" E DELLA "NUOVA CRESIMA", è PIENO DI PREGI ED IN ESSO SI COGLIE VERAMENTE LA SOLIDA E RICCA "ROMANITà" DELL'AUTORE.
DOPO LE DIREZIONI DEL CONTE DELLA TORRE E QUELLA GIà MODERNIZZANTE DEL MANZINI, L'OSSERVATORE ROMANO, CHE PER MOLTI ANNI E IN MOLTI MODI AVEVA LOTTATO CONTRO LA "SVOLTA CONCILIARE" SUBì IL "REPULISTI" MONTINIANO": L'INTERO GRUPPO DEI REDATTORI "PACELLIANI" (TRA CUI C'ERA L'AUTORE) FU SMANTELLATO E ARRIVò COME DIRETTORE IL GIUDAIZZANTE E "CONCILIARE" DON VIRGINIO LEVI. (DA POCO DECEDUTO, PARCE SEPULTO)
DOPO LA LETTURA NON RESTA CHE PREGARE PER L'ANIMA DI GIOVANNI XXIII E SOPRATTUTTO DI PAOLO VI.
MISERERE EIS DOMINE SECUNDUM MAGNAM MISERICORDIAM TUAM...

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO


http://www.oloswestriver.org/images/pope_paul_VI.gif
GIOVAN BATTISTA MONTINI, OCCUPANTE MATERIALE DELLA SEDE APOSTOLICA DA 21 GIUGNO 1963 AL 6 AGOSTO 1978




:( :( :(

cuoreverde
19-05-02, 09:22
Originally posted by guelfo nero
GIOVAN BATTISTA MONTINI, OCCUPANTE MATERIALE DELLA SEDE APOSTOLICA DA 21 GIUGNO 1963 AL 6 AGOSTO 1978
:( :( :(


:lol :lol :lol :lol

Ottimo!! Complimenti Guelfo Nero. Occupante quindi ospite nonb gradito per essere educati

Guelfo Nero
19-05-02, 16:57
caro cuoreverde,

Ti ringrazio molto per l'apprezzamento: il termine "occupante" indica la sostanziale estraneità di Montini ( ma potrei scrivere Wojtyla o anche probabilmente Roncalli) rispetto al Papato.
C'è un forte dibattito tra i cattolici sul modo teologico in cui si declini e si inquadri questa "estraneità" ma tutti concordano nel dire e nel prendere atto che questa "estreneità" è un dato acquisito.
In fondo il termine "estraneità" indica la totale mancanza di autorità magisteriale (con conseguente mancanza di infallibilità o di autenticità cattolica in ogni atto "pontificale") e di autorità legislativa in questi soggetti.
Credo che presto posterò qualcosa, non so se in "segnalazioni" o in "cultura cattolica".
Vedremo.

Buona domenica

guelfo nero





;) ;) ;)

Guelfo Nero
02-06-02, 23:57
CARI AMICI,

CHE POVERE SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE, CERCHIAMO UN PO' DI RIATTIVARLE DOPO TANTI GIORNI DI SILENZIO.
è USCITA PER I TIPI DEL CENTRO LIBRARIO SODALITIUM NELLA COLLANA "CASSICIACUM" LA PRIMA EDIZIONE ITALIANA DEL SAGGIO SUL "PAPATO MATERIALE" PUBBLICATO IN LINGUA LATINA TRA IL 1994 E IL 1996 DA DON DONALD SANBORN SULLA RIVISTA AMERICANA "SACERDOTIUM".
è UN LIBRO MOLTO DENSO CHE RICHIEDE UNA LETTURA ATTENTA: PER GLI AMANTI DEL LATINO C'è IL TESTO LATINO A FRONTE.
IL LIBRO è UN'ESPOSIZIONE STORICA, TEOLOGICA E CONTROVERSISTICA DELLA FAMOSA "TESI DI CASSICIACUM" CHE IL PADRE DOMENICANO MICHEL LOUIS GUERARD DES LAURIERS, GIà PROFESSORE DI MARIOLOGIA ALLA LATERANENSE, FORMULò NELL'ARCO DEGLI ANNI '70 E COMPIUTAMENTE NEL 1979 : UNA DELLE POSIZIONI PIù AUTOREVOLI (ANCHE SE MOLTO DISCUSSE) PER RISOLVERE IL PROBLEMA DELL'AUTORITà PAPALE DOPO IL "VATICANO II" E "LA RIFORMA LITURGICA".
CHI è GIOVANNI PAOLO II? CHI ERA PAOLO VI? CHI ERA GIOVANNI XXIII?
ERANO PAPI? NO, DAVVERO. HANNO PROCURATO E PROCURANO IL MALE DELLA CHIESA, LA SNATURANO, LA EVERTONO, OGGETTIVAMENTE TENTANO DI DISTRUGGERLA. (ALTRI AGGIUNGONO: SONO ERETICI MA QUESTO TEMA NON è AFFRONTATO DALLA "TESI")
SONO ANTIPAPI? NON PROPRIO, LA LORO ELEZIONE FINO A PROVA CONTRARIA SEMBRA ESSERE STATA LEGALE, DEVONO ESSERE CONSIDERATI NELLA SERIE NUMERICA DEI PAPI, LE LORO DESIGNAZIONI "EPISCOPALI" O "CARDINALIZIE" PUR NON CONFERENDO ALCUNA AUTORITà AI DESIGNATI, SONO VALIDE E REALI.

CHE SONO ALLORA QUESTI "papi"? MONSIGNOR DES LAURIERS COMPIENDO UN ACCURATO STUDIO DI TEOLOGIA DEL PAPATO ERA GIUNTO ALLA CONCLUSIONE E ALL'EVIDENZA RAZIONALE CHE SI TRATTASSE DI "PAPI" meramente MATERIALI.
IL NON VOLERE REALMENTE IL BENE DELLA CHIESA AVEVA IMPEDITO LORO, IL GIORNO DELL'ELEZIONE, DI ESPRIMERE UN REALE ACCETTAZIONE DELLA CARICA CUI VENIVANO INNALZATI.
UN'IPOTESI AD HOC? NO, SEMMAI LA RIFLESSIONE DELLA TEOLOGIA CATTOLICA DI FRONTE AD UN FATTO UNICO NELLA STORIA BIMILLENARIA DELLA CHIESA CATTOLICA: PAPI CHE ENTRANO IN FLAGRANTE CONTRADDIZIONE COL MAGISTERO DEI LORO PREDECESSORI, CHE INSEGNANO ABITUALMENTE L'ERRORE E PROMULGANO LEGISLAZIONI PALESEMENTE NOCIVE ALLE ANIME DEI CATTOLICI LORO SOTTOPOSTI.
MAI SI ERA VERIFICATO QUESTO NELLA STORIA DELLA CHIESA: MONSIGNOR DES LAURIERS (1898-1988) VAGLIò L'INTERA PRODUZIONE TEOLOGICA E CANONISTICA DEGLI ULTIMI SETTECENTO ANNI PER VERIFICARE ALLA FINE CHE GIà IL CAJETANO DISTINGUEVA TRA L'ASPETTO MATERIALE DEL PAPATO (QUELLO CHE POSSIEDE AD ESEMPIO GIOVANNI PAOLO II) E L'ASPETTO FORMALE O SOSTANZIALE DEL PAPATO (QUELLO CHE POSSEDEVA S.S. PIO XII E TUTTI I SUOI PREDECESSORI).
IL LIBRO RISPONDE POI ALLE MOLTE OBIEZIONI, SIA DI PARTE DELLA FRATERNITà SAN PIO X CHE DA PARTE DEI SEDEVACANTISTI GENERICI, ED
è CORRELATO DA UNO SPECCHIETTO ESPLICATIVO CHE RENDE PIù FACILE LA COMPRENSIONE.
MI SCUSO PER L'ESPOSIZIONE MOLTO ELEMENTARE CHE CERTO SCANDALIZZERà I FORUMISTI PIù ESPERTI DELLA "TESI DI CASSICIACUM".
A QUELLI CHE PENSASSERO CHE SI TRATTI SOLO DI ASTRUSERIE TEOLOGICHE, MI PERMETTO DI SOTTOLINEARE CHE I CATTOLICI DEVONO OBBEDIRE SEMPRE NELLE COSE DI FEDE, MORALE E QUESTIONI ANNESSE AL PAPA.
NON SI PUò DISUBBIDIRE AL PAPA: ORA GIOVANNI PAOLO II è IL PAPA?
FA IL BENE DELLA CHIESA, DICE SOLO COSE CATTOLICHE? NO, PER NULLA.
ALLORA NON HA L'AUTORITà PONTIFICIA, HA SOLO LA DESIGNAZIONE LEGALE, DI FATTO SOSTANZIALMENTE NON è IL PAPA.
SE LO FOSSE E SE LO FOSSERO STATI PAOLO VI E GIOVANNI XXIII, LA NOSTRA FEDE SAREBBE VANA, LE PROMESSE DI CRISTO SI SAREBBERO RIVELATE FALSE, LA REDENZIONE SAREBBE UNA BURLA O UNA CHIMERA. (DIO NON VOGLIA!)
SONO QUESTIONI CHE SAREBBE RIDUTTIVO DEFINIRE "CAPITALI E ASSOLUTE".
DON SANBORN SI è IMPEGNATO A REIMPOSTARE E COMPLETARE GLI STUDI DI MONSIGNOR DES LAURIERS: OPERAZIONE MERITEVOLE E DEGNA DI PLAUSO.
LA TRADUZIONE DALL'INGLESE ALL'ITALIANO è BEN FATTA, SEMPLICE MA GRADEVOLE L'IMPAGINAZIONE.
SI AUSPICANO SEMPRE MAGGIORI APPROFONDIMENTI E STUDI IN QUESTA DIREZIONE.

UNA NOTA: DON SANBORN è DA ANNI IMPEGNATO NELLA DIFESA DELLA MESSA CATTOLICA E DEL PAPATO CATTOLICO: ORDINATO SACERDOTE DA MONSIGNOR LEFEBVRE NEL 1977, HA LASCIATO LA FRATERNITà NEL 1983 CON ALTRI 8 SACERDOTI PER COMBATTERE CON MAGGIOR LIBERTà E SENZA ALCUNE AMBIGUITà LEFEBVRIANE LA BUONA BATTAGLIA.
IL 19 GIUGNO RICEVERà IL GIUSTO PREMIO PER TANTO IMPEGNO: IL DOMENICANO MONSIGNOR ROBERT FIDELIS MC KENNA, GIà CONSACRATO VESCOVO NEL 1986 DAL MONSIGNOR DES LAURIERS, GLI CONFERIRà A DETROIT LA PIENEZZA DEL SACERDOZIO CATTOLICO, CONSACRANDOLO VESCOVO.
ALLA FUTURA S.E.R. MONSIGNOR DONALD J. SANBORN LE CONGRATULAZIONI DI QUESTO FORUM E IL CLASSICO DEFERENTE AUGURIO: AD MULTOS ANNOS!
DON UGO GIUGNI E DON UGO CARANDINO SARANNO I SACERDOTI ASSISTENTI DEL NEO-VESCOVO DURANTE LA CONSACRAZIONE.
MONSIGNOR SANBORN SI OCCUPERà DI ORDINARE SEMPRE NUOVI SACERDOTI CATTOLICI CONTRO IL VATICANO II, DI FONDARE NUOVI SEMINARI E NUOVE CAPPELLE DOVE SI CELEBRI LA SANTA MESSA DI SAN PIO V, L'OFFERTA PURA.
è IL SECONDO VESCOVO FAVOREVOLE ALLA "TESI DI CASSICIACUM" CHE VIENE CONSACRATO QUEST'ANNO: IL PRIMO è STATO IL GIOVANE FIAMMINGO, SACERDOTE DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII", S.E.R. MONSIGNOR GEERT JAN STUYVER, CONSACRATO DA S.E.R. MONSIGNOR MCKENNA, A VERRUA SAVOIA NELLA CHIESA DI SAN PIETRO E PAOLO IL 16 GENNAIO 2002.
A QUESTI NUOVI PRESULI CHE RICEVONO UN GRANDE ONORE CHE è SOPRATTUTTO OGGI UN GRANDE ONERE, VA L'OMAGGIO REVERENTE E FERVOROSO DEI CATTOLICI.

UN CARISSIMO SALUTO A TUTTI E BUON MESE DI GIUGNO: IL MESE DEL SACRO CUORE DI GESù.

GUELFO NERO:) :) :)

Guelfo Nero
30-06-02, 21:23
CARI AMICI,

FINALMENTE UNA NUOVA RISTAMPA DEL PREGEVOLE TESTO TRADOTTO DI MONSIGNOR PRANAITIS "CHRISTIANUS IN TALMUDE IUDAEORUM SIVE RABBINICAE DOCTRINAE DE CHRISTIANIS SECRETA" OVVERO "I SEGRETI DELLA DOTTRINA RABBINICA. CRISTO E I CRISTIANI NEL TALMUD".
ERA DAL LONTANO 1939 CHE NON VENIVA STAMPATO IN ITALIA: ARIA NUOVA E PULITA DUNQUE NEGLI SCAFFALI DELLE LIBRERIE.
QUESTO AMPIO STUDIO DEL 1892 è UNA SIGNIFICATIVA SILLOGE DI PASSI ANTICRISTIANI PRESENTI NEL TALMUD, "LA BIBBIA DEGLI EBREI": UNA SILLOGE DI SPAVENTOSE BESTEMMIE CONTRO NOSTRO SIGNORE, LA MADONNA, I CRISTIANI, LA CHIESA CATTOLICA...
GENERAZIONI DI EBREI SE NE ABBEVERARONO PER SECOLI NELLE OSCURE LATEBRE DEL GHETTO, ESULI, RAMINGHI, PERSEGUITATI, SCHIAVI E POTENTI, VINTI MA MAI DOMI, PRONTI ALLA LORO "RECONQUISTA".
FURONO PASSI E TESTI AMPIAMENTI "RUMINATI", DIETRO SPESSE LENTI COPERTE DA CAPELLI CRESPI E RICCIUTI, PASSATI TRA MANI DIAFANE E SUDATE, L'ANIMA STESSA DEL TEMPIO DISTRUTTO DEL GIUDAISMO.
SIA DETTO SENZA CATTIVERIA: SONO ETERNAMENTE ERRANTI E INFELICI E CI ODIANO MA IDDIO BUONO E GIUSTO SAPRà UN GIORNO TOGLIERE DAL LORO CUORE QUEL VELO DI SUPERBIA, MALEVOLENZA ED ATEISMO CHE ORA LI OPPRIME.
UNA NOTA: IL LIBRO COSTò LA VITA ALL'AUTORE, OVVIAMENTE SPARITO DURANTE LA RIVOLUZIONE RUSSA COME "NEMICO DEL POPOLO".
UN CORDIALE INCORAGGIAMENTO A CHI HA BEN LAVORATO A QUESTA RISTAMPA, PORTANDO ALLA LUCE QUESTO CAPOLAVORO DEL CATTOLICESIMO RUSSO.
IL LIBRO CON TESTO ANASTATICO A FRONTE PER UN TOTALE DI 200 PAGINE è RICHIEDIBILE NELLE LIBRERIE "SANE" DELLE VARIE CITTà D'ITALIA.

UN SALUTO AFFETTUOSO A TUTTI

GUELFO NERO:)

cuoreverde
30-06-02, 22:46
Ciao Guelfo Nero.
Mi potresti cortesemente dire la casa editrice? Mi interessa.
Ciao e grazie

cuoreverde

Guelfo Nero
30-06-02, 22:58
CARO CUOREVERDE,

LA CASA EDITRICE NON C'è: O MEGLIO C'è MA NON COMPARE ASSOLUTAMENTE IN COPERTINA (UN PO' DI PRUDENZA NON GUASTA).
RICHIEDI IL TESTO ALLE EDIZIONI EFFEDIEFFE DI MILANO (02-4819117 OPPURE 02-4819227) EFFEDIEFFE@IOL.IT

UN SALUTO

GUELFO NERO;)

cuoreverde
30-06-02, 23:03
Lo farò sicuramente.
Ciao e grazie.

cuoreverde

Guelfo Nero
03-07-02, 23:31
CARI AMICI DEL FORUM,

BEN RITROVATI DOPO QUESTA BREVE SOSPENSIONE.
RIPRENDO SUBITO LE SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE CON UNA BELLA NOTIZIA.
è APPENA USCITO IL NUMERO 54 DI "SODALITIUM", LA RIVISTA TEOLOGICA DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII".
IN COPERTINA, PER UN DOVUTO OMAGGIO ALLA REGINA DEL CIELO, LA STATUA MUTILATA DELLA MADONNA DI BETLEMME.
è IMPOSSIBILE ORA PER DENSITà TEMATICA FARE UNA RECENSIONE APPROFONDITA DI TUTTI GLI ARTICOLI: DON FRANCESCO RICOSSA AFFRONTA BREVEMENTE IL TEMA DELLA PSEUDO-BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DELLA FUTURA PSEUDO-CANONIZZAZZIONE DI ESCRIVà DE BALAGUER, ANALIZZANDO LA POSIZIONE DELLA FRATERNITà IN RELAZIONE A QUESTI DUE ATTI "PAPALI".
LO STESSO DON RICOSSA COMPIE UN AMPIA DISAMINA DELLE TRATTATIVE IN CORSO TRA "ROMA" E LA FRATERNITà SAN PIO X: UNO STUDIO CHE PROBABILMENTE LASCERà IL SEGNO.
ANCORA DON RICOSSA RIPORTA L'INTERVENTO DEL RABBINO CAPO DI ROMA DI SEGNI AD UN "CONVEGNO EBRAICO-CRISTIANO" IL 17 GENNAIO 2002: IL RABBINO HA CHIARAMENTE AFFERMATO CHE LA BASE DELLA COLLABORAZIONE E DELLA "CONVIVENZA" TRA EBREI E "CRISTIANI" DEVE ESSERE LA COSIDDETTA "RELIGIONE NOACHIDE" (IL MONOTEISMO DI NOè, DIVERSO DA QUELLO CHE AVREBBE AVUTO ABRAMO, IL "PADRE" DEGLI EBREI).
O MEGLIO LA CONVERSIONE DEI CATTOLICI ALLA "RELIGIONE NOACHIDE" (CHE è IL MONOTEISMO, BASE ANCHE DELLA "SPIRITUALITà" MASSONICA): GRAZIE A QUESTA "CONVERSIONE" CHE SIGNIFICHEREBBE PER I CATTOLICI LA RINUNCIA ALLA FEDE IN GESù CRISTO REDENTORE, GLI EBREI POTREBBERO TOLLERARE L'ESISTENZA DI UNA "RELIGIONE CRISTIANA" COSì RIVEDUTA E CORRETTA.
ALTRIMENTI I CRISTIANI CONTINUEREBBERO AD ESSERE RITENUTI DEGLI IDOLATRI, REI DI MORTE PER LE LEGGI DELLA "RELIGIONE NOACHIDE".
NESSUN CATTOLICO HA OSATO PROTESTARE CONTRO QUESTO OSCENO DISCORSO DI DI SEGNI.
DON CURZIO NITOGLIA HA SCRITTO UN RICCO ARTICOLO SUI FRUTTI SPIRITUALI DELLA DEVOZIONE ALLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO.
DON UGOLINO GIUGNI HA TRATTATO LA FIGURA DI GIOVANNI GUARESCHI, OPPOSITORE DEL "CONCILIO VATICANO SECONDO" CON UNA RICCA ANTOLOGIA DI TESTI E VIGNETTE PUBBLICATE DA GUARESCHI SU "IL BORGHESE" DAL 1961 AL 1968.
SEGUONO UN'AMPIA RECENSIONE CON AMABILI ACCENNI NEGAZIONISTICI DEL TESTO DI MARIO SPATARO "OLOCAUSTO DAL DRAMMA AL BUSINESS. RIFLESSIONI SUGLI SCRITTI DI NORMAN G. FINKELSTEIN" EDIZIONI SETTIMO SIGILLO ED ALTRE RECENSIONI DI TESTI GIà NOTI IN QUESTA RASSEGNA.
NELLA RUBRICA "VITA DELL'ISTITUTO" VIENE DATO AMPIO RISALTO ALLA CONSACRAZIONE EPISCOPALE DI SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA GEERT JAN STUYVER, PRIMO SACERDOTE INTERAMENTE FORMATO NELLO SPIRITO ANTIMODERNISTA DELL'ISTITUTO E DELLA "TESI DI CASSICIACUM" AD ESSERE CONSACRATO VESCOVO (16 GENNAIO 2002).

PER SCARICARE IL NUMERO IN PDF

HTTP://WWW.PLION.IT/SODALI/ARCHIVIO.HTML

A TUTTI IL PIù CORDIALE "BENTORNATI"
NEL FORUM DELL'INTEGRALITà CATTOLICA

VIVA CRISTO RE!

GUELFO NERO

theophilus
04-07-02, 22:29
Già Fatto!

E' sicuramente un numero interessante
Ne consiglio la lettura agli altri forumisti.

L'articoli su Guareschi è gustosissimo e significativo (particolarmente efficaci le due lettere che Giovannino indirizzò a Don Camillo).

Segnalazione.
E' disponibile anche l'ultimo numero de "La Tradizione Cattolica" in formato pdf.

E' scaricabile al sito della Fraternità Sacerdotale San Pio X

www.sanpiox.it

Guelfo Nero
05-07-02, 08:35
CARO THEOPHILUS

GRAZIE PER LA SEGNALAZIONE.
PROVVEDERò APPENA POSSIBILE ALLA RECENSIONE.

CORDIALMENTE

GUELFO NERO

:) :) :)

Guelfo Nero
08-07-02, 22:59
CARI AMICI,

è USCITA DA POCO UNA PREGEVOLE RISTAMPA ANASTATICA DI QUESTO GRADEVOLE ROMANZO ANTIGIUDAICO PUBBLICATO DA HUGO WAST (PSEUDONIMO DI GUSTAVO MARTINEZ ZUVIRIA) NEL 1935 A BUENOS AIRES.
L'AUTORE FU MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE IN ARGENTINA NEL 1943 E DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE.
FU PUBBLICATO IN ITALIA NEL 1936 DA UNA CASA EDITRICE CATTOLICA: è UN ROMANZO STORICO AMPIAMENTE DOCUMENTATO.
L'AUTORE TRATTEGGIA CON MIRABILE TRATTO I MANEGGI DEI POTENTATI EBRAICI (COMANDATI DAL KAHAL, SEGRETISSIMO DIRETTORIO EBRAICO MONDIALE) PER L'ACQUISIZIONE COMPLETA DELLA RICCHEZZA MOBILE DELLE SINGOLE NAZIONI E PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO EFFETTIVO AI DANNI DELLA CHIESA E DELLE POPOLAZIONI.
ALCUNI PROTAGONISTI, INFINE, SI CONVERTIRANNO AL CATTOLICESIMO DURANTE IL CONGRESSO EUCARISTICO MONDIALE DEL 1933 A BUENOS AIRES (FATTO DESCRITTO CON GRAN DOVIZIA DI PARTICOLARI ED ACCENTI ACCORATI).
NEL TRIONFO DELLA VERA RELIGIONE IN QUESTE ANIME DI EBREI è MOSTRATA LA VITTORIA DELLA ROMA CATTOLICA SU BABILONIA (MOSCA-LONDRA-GINEVRA-NEW YORK), LA VITTORIA DELLA "CITTà DI DIO" SULLA "CITTà DEL DIAVOLO".
QUASI 500 PAGINE ANTIGIUDAICHE STAMPATE IN ITALIA OGGI!
A VOLTE SI CREDEREBBE DI SOGNARE.
IL LIBRO è DISPONIBILE AGLI STESSI INDIRIZZI DI QUELLI DI PRANAITIS, DATI POCO SOPRA E FORSE NELLE LIBRERIE "BUONE" DELLE GRANDI CITTà.

UN CORDIALE SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO

Colombo da Priverno
09-07-02, 20:32
Lorenzo Bianchi

Liturgia: memoria o istruzioni per l'uso?

pp. 208 - Euro 11,90 (L. 23.042) - Edizione in brossura con alette



Alla fine del 1991 il settimanale "Il Sabato" pubblicava una serie di interventi su una questione all'apparenza marginale: la progressiva introduzione di un linguaggio astratto nelle traduzioni dei testi liturgici in uso nella Chiesa italiana.

A quei primi interventi ha fatto seguito una serie di studi pubblicati sul mensile "30giorni" e ora raccolti in questo libro. Le ricerche sono indirizzate da una parte all'esame delle traduzioni italiane dei testi liturgici e alla verifica della loro corrispondenza con l'originale latino, dall'altra all'analisi delle trasformazioni di cui proprio i testi latini sono stati oggetto nel post-Concilio.

Il cammino della riforma liturgica del Concilio Vaticano II fra attuazione e tradimento. Un saggio per comprendere che cosa viene proposto e trasmesso oggi al popolo cristiano.



Lorenzo Bianchi, primo ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche, si occupa di Roma e dell'antichità cristiana sotto gli aspetti archeologico, letterario e di analisi delle fonti. È autore di numerosi saggi specialistici sull'argomento tra i quali si segnala Ad limina Petri. Spazio e memoria della Roma cristiana (Donzelli 1999). Dal 1991 collabora con il mensile "30giorni", dove ha pubblicato ricerche su testi biblici e liturgici e studi sulla prima cristianità.

(nota editoriale Edizioni PIEMME)

Guelfo Nero
13-07-02, 17:38
CARI AMICI,

GRAZIE ANCORA A LEPANTO PER QUESTA SEGNALAZIONE SUL LIBRO DEL PROFESSOR BIANCHI: HO NOTIZIA CHE GLI INDULTISTI MILANESI LO INNALZANO AL CIELO CON MOLTA GIOIA PERCHè è UNA VOCE AUTOREVOLE CHE SI ALLINEA ALLE LORO POSIZIONI.

L'ESTATE, COME è NOTO, PORTA AD UN RALLENTAMENTO DELLA PRODUZIONE CULTURALE E ANCHE QUESTO THREAD NON POTRà NON RISENTIRNE.
ALLORA MI PERMETTO DI SEGNALARE GRADEVOLI PERLE DEL PASSATO, REPERIBILI ORMAI SOLO NELLE GRANDI BIBLIOTECHE CITTADINE.
SI TRATTA DEL TESTO DI UNA LEZIONE INTRODUTTIVA TENUTA DAL PROFESSOR SIRO CONTRI ALL'UNIVERSITà STATALE DI MILANO LA SERA DEL 28 APRILE 1942, SU INVITO DEL "CENTRO MILANESE DI STUDI DEL PROBLEMA EBRAICO".
NON SEGNALO QUESTO SAGGIO COME TOTALMENTE POSITIVO: ANZI...IL CONTRI AFFRONTA IL TEMA CON TUTTE LE DEBOLEZZE CONNESSE ALLA PROPRIA POSIZIONE IDEOLOGICA E POLITICA.
L'AUTORE CENTRA GIUSTAMENTE LA PROPRIA ATTENZIONE SU TRE FIGURE SIMBOLO DELLA SOVVERSIONE GIUDAICA ALL'INTERNO DEL PENSIERO FILOSOFICO OCCIDENTALE: BARUCH SPINOZA (1632-1677), EMILE DURKHEIM (1858-1917), HENRY BERGSON (1859-1941).
ACCANTO A QUESTI SI LEGGONO BREVI MA SUCCOSI ACCENNI AD ALTRI FILOSOFI GIUDAICI: OVVIAMENTE KARL MARX, EDMUND HUSSERL, I FAMIGERATI RAPPRESENTANTI DEL "CIRCOLO DI VIENNA" (CARNAP, SCHLICK, REICHENBACH...E IL GIUDAIZZANTE WITTGENSTEIN), QUELLI DELLA "SCUOLA" DI MARPURGO (IL GIUDEO COHEN, NATORP, CASSIRER...), QUELLI DELLA GIOVANISSIMA "SCUOLA" DI FRANCOFORTE ( I GIUDEI HORKHEIMER, MARCUSE, ADORNO), IL GIUDAIZZANTE GIORGIO DEL VECCHIO E LA "FILOSOFIA DEL DIRITTO" COME STRUMENTO DI DISSOLUZIONE SOCIALE.
C'è ANCHE UN ACCENNO AL "CONVERSIONE" AL CATTOLICESIMO DI BERGSON, UN TEMA CHE MOSTRò L'ECCESSIVO FILOGIUDAISMO DI ALCUNI AMBIENTI INTELLETTUALI CATTOLICI FRANCESI E ITALIANI (SPECIE TRA I GESUITI FRANCESI).
MANCA PERò ALL'AUTORE UNA VISIONE DI LARGO RESPIRO DEL "PROBLEMA EBRAICO" E NON BASTANO LE PUR VIGOROSE PUNTATE SU FILONE EBREO, MOSè MAIMONIDE E MOSè MENDELSSOHN PER DARE VERAMENTE UN QUADRO COMPLETO DELLA QUESTIONE.
PUR NELLE CRITICHE AI KANTIANI E AGLI HEGELIANI EBREI, MANCANO VERI ACCENTI CRITICI ALL'IDEALISMO TEDESCO E ITALIANO.
PUR RILEVANDO, COME DICEVA BERTRANDO SPAVENTA NELL'OTTOCENTO, CHE SPINOZA è FIGLIO ANCHE DEL PENSIERO RINASCIMENTALE EBRAICO-ITALIANO, IL PROFESSOR CONTRI NON APPROFONDISCE IL TEMA IN NOME DI UNA PRESUNTà "SANITà DEL PENSIERO ITALIANO"(VENGONO ANCHE ESALTATI L'IDEALISTA ROSMINI E PERSINO QUELLO SQUILIBRATO DI GIOBERTI).
è VERISSIMO CHE UN FRUTTO MARCIO DELL'EBRAISMO FILOSOFICO è IL PANTEISMO MA ANCHE OGNI FORMA DI IDEALISMO FILOSOFICO, RIFIUTANDO IL REALISMO ARISTOTELICO-TOMISTA, PORTA CHIARAMENTE IL MARCHIO DI GIUDA.
(CON BUONA PACE DI FICHTE, DI CROCE O DI GENTILE).
L'AUTORE NON è TOMISTA MA SE LO FOSSE STATO, SI SAREBBE RAMMENTATO DELLA FAMOSA FRASE DEL GESUITA GIOVANNI MARIA CORNOLDI (1822-1892), PADRE DEL NEO-TOMISMO ROMANO E LEONIANO:
"LA STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA NON è LA STORIA DEL PENSIERO MA è LA STORIA DELLA PATOLOGIA DELLA RAGIONE UMANA". PATOLOGIA SPESSE VOLTE INDOTTA O CREATA DAL GIUDAISMO TALMUDICO.

QUESTO PRIMO TENTATIVO DEL PROFESSOR CONTRI NON EBBE POI CONTINUAZIONE E DOPO LA GUERRA L'AUTORE "EPURATO", PRUDENTEMENTE, NON SI OCCUPò PIù DEL PROBLEMA CHE INVECE ATTENDE STUDI SEMPRE PIù APPROFONDITI: NELLA SPERANZA DI POTER PRESTO GIUNGERE AD UN CENSIMENTO COMPLETO DELLA PRESENZA GIUDAICA (DIRETTA O INDIRETTA) NELLA FILOSOFIA MODERNA E ALLA PUBBLICAZIONE DI PRIMI ESPERIMENTI DI MANUALI SCOLASTICI DI FILOSOFIA SCRITTI NELL'OTTICA DELLA "QUESTIONE EBRAICA" E DEL PENSIERO CLASSICO E CATTOLICO.

UNA NOTA SUL FASCISMO: LA "BONIFICA LIBRARIA" OPERATA DAL REGIME NEI CONFRONTI DEI LIBRI SCRITTI DA EBREI FU SPESSO CAPILLARE E TALVOLTA RIGOROSA MA CERTO ASSOLUTAMENTE NON MIRATA.
NON VI FU UN SOLO SEQUESTRO DI LIBRI DI E SU SPINOZA, BERGSON O DI NEOPOSITIVISTI EBREI DAL 1938 AL 1945.
NON UNO...E CERTE RIVISTE DEL GUF PUBBLICAVANO ITALO SVEVO (!!!) E UMBERTO SABA (!!!).


UN CARO SALUTO A TUTTI GLI AMICI FORUMISTI

GUELFO NERO

:) :) :)

Guelfo Nero
15-07-02, 08:57
CARI AMICI,

LE EDIZIONI ICHTHYS HA RISTAMPATO QUESTO UTILE E CONSOLANTE LIBRO DI PADRE COCHEM PUBBLICATO NEL 1937.
IL LIBRO (320 p.) PUò ESSERE RICHIESTO AL PRIORATO DI MONTALENGHE DELLA FRATERNITà DI SAN PIO X CUI VANNO I COMPLIMENTI DEI BUONI PER AVER STAMPATO UN'OPERA CATTOLICA (SENZA ACCENTI GALLICANI), LEGGIBILE DA TUTTI CON PROFITTO.

NON SI FA LA RECENSIONE DI UN LIBRO SANTO, VI RIPORTO SOLO I TITOLI DEI PREGEVOLI CAPITOLI DI QUEST'OPERA.

1 DELL'ESSENZA DELLA SANTA MESSA
2 DELL'ECCELLENZA DELLA SANTA MESSA
3 I MISTERI DELLA SANTA MESSA
4 NELLA SANTA MESSA GESù RINNOVA LA SUA INCARNAZIONE
5 NELLA SANTA MESSA GESù CRISTO RINNOVA LA SUA NASCITA
6 NELLA SANTA MESSA GESù RINNOVA LA SUA VITA
7 NELLA SANTA MESSA GESù CRISTO RINNOVA LA SUA PREGHIERA
8 NELLA SANTA MESSA GESù CRISTO RINNOVA LA SUA PASSIONE
9 GESù CRISTO RINNOVA NELLA SANTA MESSA LA SUA MORTE
10 NELLA SANTA MESSA GESù CRISTO RINNOVA LO SPARGIMENTO DEL SUO SANGUE
11 LA SANTA MESSA è L'OLOCAUSTO PER ECCELLENZA
12 LA SANTA MESSA è IL PIù SUBLIME SACRIFICIO DI LODE
13 LA SANTA MESSA è IL PIù SUBLIME SACRIFICIO DI AZIONE DI GRAZIE
14 LA SANTA MESSA è IL PIù EFFICACE SACRIFICIO DI IMPETRAZIONE
15 LA SANTA MESSA è IL PIù POTENTE SACRIFICIO ESPIATORIO
16 LA SANTA MESSA è IL PIù GRANDE SACRIFICIO DI SODDISFAZIONE
17 LA SANTA MESSA è L'OPERA PIù ECCELLENTE DELLO SPIRITO SANTO
18 LA SANTA MESSA è LA GIOIA DELLA CORTE CELESTE
19 LA SANTA MESSA è IL PIù GRAN BENE DEI FEDELI
20 LA SANTA MESSA è IL MEZZO PIù SICURO PER AUMENTARE IN NOI LA GRAZIA DIVINA E LA GLORIA CELESTE
21 LA SANTA MESSA è LA SPERANZA DEI MORIBONDI
22 LA SANTA MESSA è LA PIù GRANDE CONSOLAZIONE DEI DEFUNTI
23 LE PREGHIERE DEL SACERDOTE PER QUELLI CHE ASCOLTANO LA SANTA MESSA
24 LA SANTA MESSA, LUNGI DAL NUOCERE AL LAVORO, LO FAVORISCE
25 DEL MODO DI OFFRIRE LA SANTA MESSA E DEL VALORE DELL'OBLAZIONE
26 QUANTO SIA UTILE RACCOMANDARSI IN MOLTE SANTE MESSE
27 URGENTI ESORTAZIONI PER ASCOLTARE OGNI GIORNO LA SANTA MESSA
28 ESORTAZIONE ALLA PIETà DURANTE LA SANTA MESSA
29 QUALE DEVOZIONE SI DEVE PRATICARE DURANTE LA SANTA MESSA
30 DEL RISPETTO COL QUALE SI DEVE ASCOLTARE LA SANTA MESSA

OVVIAMENTE TUTTO IL DISCORSO è RIFERITO ALLA MESSA CATTOLICA DI SAN PIO V: LA "messa" MONTINIANA NON HA PERTINENZA CON QUESTO LIBRO, NON ESSENDO CATTOLICA E NON DANDOSI IN ESSA TRANSUSTANZIAZIONE DI SORTA.


UN CORDIALE SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO
:) :) :)

Guelfo Nero
16-07-02, 01:22
IL SI DELLA TEOLOGIA CATTOLICA ALLA PENA DI MORTE: CONTRO LE FOLLIE DELL'ABOLIZIONISMO.

è UN BEL LIBRO CHE L'AVVOCATO SPATARO HA PUBBLICATO PER I TIPI DELLE EDIZIONI SEGNO NEL 1995 (LE "EDIZIONI SEGNO", PENTITE DI AVER PUBBLICATO FINALMENTE QUALCOSA DI DECENTE, SI SONO AFFRETTATE A RITIRARLO DAL COMMERCIO: QUINDI LE UNICHE COPIE DISPONIBILI SONO PRESSO L'AUTORE).
IL LIBRO è PUBBLICATO CON LA PREFAZIONE DEL PASSIONISTA PADRE ENRICO ZOFFOLI, GIà AUTORE DI UN PREGEVOLE TESTO ANTI-ABOLIZIONISTA "PENA DI MORTE E CHIESA CATTOLICA" PUBBLICATO A ROMA NEL 1981 PER I TIPI DELLA VOLPE EDITORE.
IL LIBRO è SCRITTO CONTRO LA DERIVA PIETISTICA E FILANTROPICA CHE HA PORTATO ALL'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE IN TUTTI (PURTROPPO) GLI ORDINAMENTI CIVILI DEGLI STATI EUROPEI.
L'AUTORE DISCUTE VARI ASPETTI DELLE SCUOLE ANTIABOLIZIONISTE : LA SCUOLA RETRIBUTIVA (CONCEZIONE ETICA DELLA PENA CAPITALE CUI ADERISCE ANCHE QUI SCRIVE QUESTE RIGHE), QUELLA ECONOMICISTA (O DELLA DETERRENZA) E QUELLA ECLETTICA O MISTA.
LA QUESTIONE DELLA SEVERITà E DELLA MODALITà DEL CASTIGO è AFFRONTATA CON UNA CERTA RAPIDITà SENZA CHE L'AUTORE PRENDA UNA DETERMINATA POSIZIONE (PROPORZIONALITà DELLA PENA IN RELAZIONE AL TIPO DI REATO O IN RELAZIONE ALL'EFFETTO DI DETERRENZA?).
IL CAPITOLO QUINTO è DEDICATO ALLA PENA DI MORTE COME PARTE INTEGRANTE DELLA CULTURA E DELLA RELIGIONE CATTOLICA (AD ESEMPIO LE BOLLE DEI PAPI INNOCENZO III E DI LEONE X E MOLTISSIMI PADRI DELLA CHIESA, TEOLOGI E CANONISTI).
PER QUANTO RIGUARDA LA QUESTIONE ANCORA APERTA SULLA POSSIBILITà DA PARETE DELLA CHIESA (IN CASI STRAORDINARI) DI APPLICARE direttamente LA PENA DI MORTE, L'AUTORE DA COME TEOLOGICAMENTE CERTA LA POSIZIONE DEL CARDINAL SATOLLI CHE ERA PER IL NO MA LA QUESTIONE è ANCORA AMPIAMENTE DISPUTABILE.
VENGONO POI CITATE LE GIUSTE ARGOMENTAZIONI DI PADRE ZOFFOLI CONTRO LA NON-VIOLENZA: IN FONDO LA LEGITTIMITà DELLA PENA DI MORTE è STATA SANZIONATA DIRETTAMENTE DA NOSTRO SIGNORE NEL SUO COLLOQUIO CON PILATO.
TRA GLI ESEMPI DI PENSIERO ERRATO E DEBOLISTA SULLA PENA DI MORTE VIENE CITATO ANCHE L'ALLORA MONSIGNOR DIONIGI TETTAMANZI, SEGRETARIO DELLA CEI (P. 182): ...AH MILANO!
UN OTTIMO LIBRO: CHISSà SE SE NE TROVANO ANCORA COPIE IN QUALCHE LIBRERIA?
CHIUDO CON UNA FRASE DI S.S. PIO XII, IL PASTORE ANGELICO, DEL 1939: " è RISERVATO AL PUBBLICO POTERE PRIVARE IL CONDANNATO DEL BENE DELLA VITA DATO CHE, COL SUO CRIMINE, EGLI SI è SPOGLIATO DEL SUO DIRITTO ALLA VITA".
NON POSSO CHE AGGIUNGERE LA PIA SPERANZA CHE UN GIORNO IN ITALIA POSSA ESSERE REINTRODOTTA LA PENA DI MORTE: A DIO PIACENDO!

UN SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO:) ;) :)

theophilus
16-07-02, 21:33
Caro Guelfo Nero

sto leggendo proprio il libro di padre Cochem "La Snta Messa".
Ti ringrazio per averlo segnalato a tutti i forumisti.

Sai, me lo ha regalato proprio un sacerdote del priorato di Montalenghe quando ho avuto occasione di incontarlo brevemente qui a Brescia.

Bisoga partire dalla Santa Messa Cattolica. Grande dispensatrice di grazie spirituali.

Speriamo di riuscire a riportarla a Brescia.
Bisognerebbe formare un primo gruppo... chissà che qualcuno non si faccia avanti già qui.
Io ci sono.

Un caro saluto

Theophilus

Guelfo Nero
16-07-02, 22:00
CARISSIMO THEOPHILUS,

GRAZIE PER IL TUO CORTESISSIMO POST: è PROPRIO BELLO IL LIBRO DEL COCHEM, UN LIBRO DA GUSTARE E DA MEDITARE UN PO' PER VOLTA.
LA SANTA MESSA è DAVVERO IL CENTRO DELLA VITA CRISTIANA, OGGI PIù CHE MAI.
PER QUANTO RIGUARDA LA SANTA MESSA A BRESCIA: CI VUOLE IMPEGNO, UNA BUONA DOSE DI PRATICITà E ANCHE TANTA PREGHIERA (LA PREGHIERA: LA GRANDE SCONOSCIUTA).
CI VUOLE DAVVERO UN GRUPPO ANCHE PICCOLO MA MOTIVATO CHE SAPPIA TROVARE UN LUOGO ADATTO, LE SUPPELLETTILI SACRE, SE POSSIBILE ANCHE QUALCHE PARAMENTO E OVVIAMENTE IL PRETE (FRATERNITà O ISTITUTO NON STA A ME DIRLO).
LA VOCE VA FATTA CIRCOLARE, QUALCHE PICCOLA AFFISSIONE, QUALCHE PICCOLO ANNUNCIO: LA GENTE C'è MA A VOLTE NON è FACILMENTE RAGGIUNGIBILE E RAGGRUPPABILE.
SE ALZI UNA BANDIERA, DEVE ESSERE BENE IN VISTA.
IL LUOGO DEVE ESSERE CURATO: MEGLIO UN LUOGO ADIBITO SOLO ALLA FUNZIONE DI CAPPELLA. L'OPTIMUM è OVVIAMENTE UN CAPPELLA (VERA) PROPRIETà DI PRIVATI, MAGARI UN PO' DA SISTEMARE. IN BRESCIA E DINTORNI UNA RICERCA DEL GENERE DOVREBBE ESSERE FACILE.
CI VOGLIONO OVVIAMENTE UNO O PIù SACRISTI CHE SI OCCUPINO DELLA PARTE LITURGICA E DELLA CURA DI TUTTO IL MATERIALE (AMPOLLINE, CALICI, TOVAGLIE, PARAMENTI, ALTARE), CI VOGLIONO DONNE PER LA CURA DELL'APPARATO FLOREALE E DELLA "LAVANDERIA SACRA".
SE MI CONSENTI UN SUGGERIMENTO: NON LEGARE MAI LA SANTA MESSA ALL'ATTIVITà DI UN QUALSIASI PARTITO (ANCHE IL MIGLIORE CHE VI SIA).
ALLA SANTA MESSA POSSONO E DEBBONO CONCORRERE TUTTE LE FORZE SANE DELLA SOCIETà BRESCIANA.
SECONDO SUGGERIMENTO: FARSI CONOSCERE ATTRAVERSO INIZIATIVE CULTURALI D'IMPATTO. AD ESEMPIO UNA CONFERENZA PUBBLICA CONTRO PAOLO VI SAREBBE L'IDEALE IN BRESCIA.

SONO SUGGERIMENTI "A MAZZO".
SE HAI BISOGNO DI QUALUNQUE COSA IN QUESTO CAMPO, FAMMI SAPERE.

GUELFO NERO;)

cm814
16-07-02, 23:54
Dalle parti di Catania non vi è nessun luogo di culto! Ma perché???? come si fa a far conoscere la MESSA TRADIZIONALE ai giovani? come posso farla conoscere ai miei ragazzi, se io stesso non la conosco? Certo, da due anni faccio catechismo sulle indicazioni del catechismo di San PIO X, però lo so che non basta! :( :(

Colombo da Priverno
17-07-02, 00:02
A Ravanusa (AG) viene mensilmente un sacerdote della Fraternità San Pio X a celebrare la Santa Messa tradizionale.

Guelfo Nero
17-07-02, 00:09
CARO LEPANTO,

SEI MEGLIO DELLA SPECTRE.
CARO CARLO MAGNO CONTINUO A DIRTELO: MI SPIACE DAVVERO CHE CATANIA NON ABBIA LA SANTA MESSA (MA IL BOMMARITO NON CONCEDE NEMMENO UNO STRACCIO DI INDULTO?).
PER IL RESTO, VALE PIù O MENO QUANTO HO DETTO A THEOPHILUS. PREGHIAMO SANT'AGATA PERCHè LA BELLA CATANIA POSSA RITORNARE PRESTO SOTTO LA SIGNORIA DI GESù EUCARISTICO.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO ;)

Guelfo Nero
18-07-02, 00:00
CARI AMICI

DAL LIBRO DI AUTORI VARI "SI SPIEGHI, EMINENZA!" PUBBLICATO DAL VOLENTEROSO DON VILLA NEL FEBBRAIO 2000 PER I TIPI DELLE EDIZIONI CIVILTà DI BRESCIA STRALCIO ALCUNI PASSI TRATTI DA INTERVENTI PUBBLICI DI PADRE CARLO MARIA MARTINI, "ARCIVESCOVO" DI MILANO DAL 1979 AL 2002: ORA "ARCIVESCOVO EMERITO" CON MOLTI DEMERITI MA IN VACANZA IN CORSICA.

"La funzione del Papa di Roma sarà sempre meglio compresa come funzione di servizio all'unità delle Chiese e non come funzione dominante"

"L'Occidente deve trasformare l'accoglienza dei migranti in integrazione razziale, culturale e religiosa, favorendo in Europa il sorgere di una società multirazziale e multiculturale"

"Il pluralismo religioso è, oggi, una sfide per tutte le religioni, soprattutto per quelle che si definiscono come vie universali e definitive di salvezza e come una rivelazione divina non modificabile, e che quindi tendono ad escludersi a vicenda"

"Il problema non è essere cattolico o no. La vera questione è il nostro rapporto con l'Evangelo, col suo messaggio rivoluzionario d'amore e di solidarietà, di fronte al quale siamo chiamati a prendere posizione. Il resto, l'appartenenza giuridica o sociologica, è secondario"

"All'apertura del Sinodo Diocesano, io ho detto che non vogliamo alcuna riaffermazione cattolica, alcun proselitismo, alcuna iniziativa per cercare di conquistare influenza. Noi vogliamo essere solamente noi stessi, al servizio di una società, e senza fare alcun torto ad alcuno".

"Ho ascoltato da un cardinale di Santa Romana Chiesa, arcivescovo di Milano, le cose più belle su Martin Lutero, e mi sono fatto l'idea che in qualche misura l'iniziatore della riforma protestante ebbe una sua santità". (Gaspare Barbellini Amidei sul rapporto di Martini con i protestanti)

L'elenco delle citazioni poco cattoliche dell' "arcivescovo emerito" di Milano potrebbe continuare (sull'aborto, sulla regolazione delle nascite, sui giudei, sul sacerdozio delle donne, sulla relativizzazione del celibato ecclesiastico etc.) ma non voglio anticipare l'intero libro, reperibile presso le SUORE OPERAIE DI MARIA IMMACOLATA, VIA GALILEI 121, BRESCIA (TEL. 030-3700003)

Non posso concludere senza riportare alcuni stralci della predica che Martini tenne durante i funerali del tristo "servo di Maria" David Maria Turoldo (colui, per intenderci, che strappò il Rosario nel santuario di Tirano, che considerava irrilevante la presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici,che chiese di non recitare il Rosario al momento della sua morte, IL "PRETE ROSSO", l'apologeta di Pasolini, il filodivorzista, il massone secondo la lista Pecorelli matricola 191-44).

"...io stesso mi considero tuo amico...oltre l'apprezzamento per ciò che sei, vogliamo fare atto di riparazione, vogliamo evitare di edificare soltanto sepolcri ai profeti, e dirti che se in passato non c'è sempre stato riconoscimento per la tua opera è perché abbiamo sbagliato!" (durante la consegna del "premio Lazzati")

"E' difficile definirti poeta, profeta, disturbatore di coscienze; ciascuna di queste definizioni ti è stretta"

"...testimone esemplare del Vangelo incarnato..." E VIA IN UN CRESCENDO DI SPENSIERATE SCIOCCHEZZE, presente cadavere.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO


P.S.: PADRE CARLO MARIA MARTINI "ARCIVESCOVO EMERITO" DI MILANO

http://www.fpa.es/esp/noticias/fotos/normal/188.jpg

theophilus
18-07-02, 22:43
Caro Guelfo Nero

ti ringrazio per i preziosi suggerimenti.

Come tu dici non è semplice spesso "riconoscersi", ma se il gruppo nascerà stai pur certo che necessiterà del tuo consiglio e non ci faremo riguardo nel chiederlo!

Preghiamo perché ce la si faccia.

Un saluto

Theophilus


PS: caro Carlo Magno, è già un buon risultato che tu da due anni possa insegnare ai tuoi ragazzi seguendo il Catechismo di San Pio X.
Un sacerdote della mia parrocchie una volta è arrivato ad affermare, in un certo contesto, che non è un catechismo cristiano.

Guelfo Nero
20-07-02, 00:30
CARISSIMI AMICI,

NELL'ULTIMO NUMERO, IL 50, DE "LA TRADIZIONE CATTOLICA"(PP. 42-46) DON LUIGI MONCALERO F.S.P.X. COMMEMORA MONSIGNOR ATTILIO VAUDAGNOTTI (1889-1982), FIERO DIFENSORE DELLA MESSA CATTOLICA IN TORINO DAL 1970 AL 1982, AUTORE DI UNA GRAN NUMERO DI TESTI EDIFICANTI O APOLOGETICI, MORTO IL GIORNO DEL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA ORDINAZIONE SACERDOTALE, IL 29 GIUGNO 1982.
FU IMPORTANTE COLLABORATORE DEGLI EMINENTISSIMI RICHELMY E FOSSATI, ULTIMI GRANDI ARCIVESCOVI DI TORINO (FINORA), FU L'ANIMA DELLA RESISTENZA TRIDENTINA A TORINO, FORMANDO DUE INTERE GENERAZIONI DI PRETI ANTIMODERNISTI E "ANTICONCILIARI".
COLLABORò PER GRAN PARTE DELLA VITA AD UN PIA RIVISTA CATTOLICA TORINESE "L'AMANUENSE DELLA SS. TRINITà", FU PER UN DECENNIO L'UNICO IN TORINO A CELEBRARE PUBBLICAMENTE LA MESSA CATTOLICA.
QUESTO FORUM L'AVEVA GIà ONORATO AMPIAMENTE COMMENTANDO UN SUO SCRITTO CONTRO L'ANTICRISTIANA PRATICA DELLA CREMAZIONE DEI CADAVERI RISALENTE AGLI IMMEDIATAMENTE PRECEDENTI IL "VATICANO II".

RIPORTO PER ESTESO IL POST SCRITTO QUALCHE MESE: è UN MODO SEMPLICE PER ONORARE LA MEMORIA DI QUESTO OTTIMO SACERDOTE.

"PARLIAMO SEMPRE DELLA FASE INIZIALE DEL "VATICANO II" (1959-1960), LA FASE IN CUI L'INTENZIONE SOVVERTITRICE E ANTICATTOLICA DI GIOVANNI XXIII E DEI SUOI FEDELISSIMI NON SI ERA ANCORA MOSTRATA IN TUTTA LA SUA AMPIEZZA.
HO GIà POSTATO I "DESIDERATA" DEGLI EMINENTISSIMI RUFFINI E MICARA CHE BEN INDICANO COSA AVREBBE POTUTO ESSERE L'ASSISE DEL "VATICANO II",
QUALI RISPOSTE AVREBBE POTUTO DARE ALLA SCRISTIANIZZAZIONE ALLORA IN ATTO.
IN QUESTO POST MI SOFFERMO SULLA CONDANNA CATTOLICA DELLA CREMAZIONE DEI CADAVERI: UNA DELLE TANTE CONDANNE CHE "CONCILIO" E "POSTCONCILIO" HANNO TRASFORMATO IN APPROVAZIONI.
MONSIGNOR ATTILIO VAUDAGNOTTI, UNO DEI TEOLOGI DELL'ARCIVESCOVO DI TORINO, L'EMINENTISSIMO FOSSATI, CHIEDEVA CHE IL "VATICANO II" RIBADISSE SOLENNEMENTE LA CONDANNA DELLA CREMAZIONE CONTRO QUALCHE "TEOLOGO" MODERNIZZANTE MOLTO POSSIBILISTA AL RIGUARDO.
LA CONDANNA NON VI FU, ANZI QUELLO CHE UN TEMPO ERA COSTUME DI ANTICLERICALI E MASSONI è DIVENTATO PRATICA COMUNE ANCHE TRA I CATTOLICI.
LA CREMAZIONE VOLONTARIA RIMANE ANCOR OGGI OGGETTIVAMENTE UN GESTO FORTEMENTE ANTICATTOLICO, UNA "BANDIERA" DEI NEMICI DI CRISTO: LE CONDANNE DELLA CHIESA RIMANGONO IN VIGORE MALGRADO LE CIARLE DEI MODERNISTI.
MOLTA GENTE OVVIAMENTE CHIEDE LA CREMAZIONE IN BUONA FEDE O QUASI: è OVVIO.
UN PO' PERCHè NON BEN INFORMATA DAI SACERDOTI CATTOLICI, UN PO' PER UN CERTO NATURALE ORRORE DELL'INUMAZIONE E DELLE SUE PUR NATURALI CONSEGUENZE, UN PO' PERCHè I CIMITERI (SPECIALMENTE NELLE GRANDI CITTà) SONO DIVENTATI, PER LA CRONICA CARENZA DI SPAZI, DELLE MISERANDE "CATENE DI MONTAGGIO" ( CHI HA VISTO QUALCHE ESUMAZIONE IN QUESTI CIMITERI PUò TESTIMONIARE- LO POSSO FARE ANCH'IO- LA POCA CURA, IL NESSUN RISPETTO DATO A QUEI MISERI RESTI STRAPPATI AL RIPOSO DELLE TOMBE SPESSO DOPO SOLO 10 ANNI!!!)
QUELLO CHE AVVIENE IN MOLTI CIMITERI ITALIANI, SFIORA A VOLTE IL VILIPENDIO DI CADAVERE.
LA CHIESA CATTOLICA HA SEMPRE LA CONDANNATO LA CREMAZIONE: L'INUMAZIONE è STATO COSTUME COMUNE DEI CRISTIANI, ANCHE IN MEZZO AL MONDO PAGANO OVVIAMENTE CREMAZIONISTA.
SPARITO PROGRESSIVAEMNTE IL PAGANESIMO, L'INUMAZIONE DEI CADAVERI è DIVENTATA PRATICA UNIVERSALE NEL MONDO CRISTIANO.
SOLO LA RIVOLUZIONE FRANCESE E IL RAZIONALISMO DEL XIX° SECOLO HANNO CON VARIE MOTIVAZIONI (ESTETICHE, PSICOLOGICHE, IGIENICHE, ECONOMICHE)RIABILITATO LA CREMAZIONE.
MA IL MOTIVO DI FONDO DELLA STRATEGIA DEI CREMAZIONISTI RIMANE IL MATERIALISMO, L'ODIO VERSO LA CHIESA, IL TENTATIVO DI RENDERE SEMPRE PIù LAICI I CIMITERI, DI LAICIZZARE LA MORTE, DI DISTRUGGERE O AFFIEVOLIRE LA FEDE NELLA RISURREZIONE E LA VITA ETERNA.
è VERO: LA CREMAZIONE NON è DIRETTAMENTE CONTRO IL DOGMA CATTOLICO (LA CHIESA L'HA SEMPRE PERMESSA IN DUE CASI :QUANDO SIA IMPOSSIBILE INUMARE PER GRANDI BATTAGLIE O EPIDEMIE, QUELLE AD ESEMPIO DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TEDESCHI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE OPPURE PER ESEGUIRE UNA SENTENZA DI MORTE PER UN DELITTO ANTISOCIALE PARTICOLARMENTE GRAVE) MA RIMANE CONTRO I COSTUMI CRISTIANI, LA PRASSI ECCLESIASTICA, IL NATURALE SENSO DI PIETà VERSO I DEFUNTI E LE LEGGI CANONICHE ED è STATA CONDANNATA DALLA CHIESA FIN DAI TEMPI ANTICHISSIMI.
LA CHIESA CATTOLICA NON SOLO HA CONDANNATO LA CREMAZIONE MA PROIBISCE DI DARE ESECUZIONI ALLE VOLONTà TESTAMENTARIE (CONSIDERATE IN TAL CASO NULLE) STILATE IN TAL SENSO.
TUTTO QUESTO SECONDO IL CANONE 1203 COMMA 2 DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO E L'ISTRUZIONE DEL SANTO UFFIZIO DEL 19 GIUGNO 1926 PUBBLICATA NEGLI ATTI DELLA SANTA SEDE VOLUME 18, P. 282 E SEGUENTI)
PRIMA DEL FUNESTO "VATICANO II" CHI VOLEVA CHE IL SUO CORPO VENISSE CREMATO O SI ISRIVEVA A SOCIETà FILO-CREMAZIONISTICHE ERA PRIVATO DEL FUNERALE E DELLA SEPOLTURA ECCLESIASTICA (ANCHE SE IN VITA MOSTRAVA IN QUALCHE SUO ATTO DI ESSERE CATTOLICO)
MONSIGNOR VAUDAGNOTTI DICEVA, A CHIUSURA DELLA SUA RICHIESTA, CHE IL CATTOLICO DEVE CONFORMARSI A CRISTO CHE "FU SEPOLTO" E RAMMENTARSI CHE, SECONDO LA DOTTRINA DI SAN PAOLO, IL CORPO è "COME UN SEME CHE NON VIENE BRUCIATO MA NASCOSTO NELLA TERRA, IN FEDE E SPERANZA DI RISURREZIONE".
IL BUON MONSIGNOR VAUDAGNOTTI, FECONDO APOLOGETA E TEOLOGO, NEGLI ANNI '70 E '80 DIFESE CON TUTTE LE FORZE LA SANTA MESSA A TORINO CONTRO LE FOLLIE MONTINIANE DELLA "NUOVA MESSA" CELEBRANDO SEMPRE IL SANTO SACRIFICIO CATTOLICO.
SEMPRE "HA COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA".

GUELFO NERO ;)

padus996 (POL)
21-07-02, 15:57
La nostra LIBERA ASSOCIAZIONE PADUS 996 di Brescia non finirà mai di ringraziare Padre Villa per le sue opere di verità nascoste che ci trasmette con i suoi scritti.
Lunga vita al carissimo Don Luigi Villa!

LIBERA ASSOCIAZIONE PADUS 996 - BRESCIA

Guelfo Nero
27-07-02, 22:28
CARI AMICI,

VI SEGNALO UNA GRADEVOLE RACCOLTA DI CANZONI FRANCESI E PROVENZALI DI TROVATORI E POETI DEI SECOLI X E XI A CURA DEL PROFESSOR SAVERIO GUIDA, PUBBLICATA NELLA COLLANA "BIBLIOTECA MEDIOEVALE" NELLA EDITRICE LUNI NEL 2001.
è UN RICCA E VISSUTA ANTOLOGIA, RICCA DELLE GRANDI PASSIONI CHE ATTRAVERSAVANO L'EUROPA CROCIATA DI QUEI DECENNI.
CONSAPEVOLEZZA RELIGIOSA, DESIDERIO DI ESPIAZIONE, ODIO GUERRESCO CONTRO I "CANI INFEDELI", NOSTALGIA DEGLI AFFETTI LONTANI, POLEMICA VERSO I TALVOLTA IMBELLI E DIVISI PRINCIPI CRISTIANI: TUTTO CONCORRE A RENDERE INTERESSANTE QUESTO LIBRO, COMPILATO SENZA UN TAGLIO CONFESSIONALE (PURTROPPO) MA ANCHE SENZA I SOLITI E TRITI LUOGHI COMUNI DI UNA CERTA STORIOGRAFIA.

VI TRASCRIVO UN BREVE PASSAGGIO DEL CANTO DEL CONTE THIBAUT IV DE CHAMPAGNE E DE BRIE (1238 0 39):

"SIGNORI, SAPPIATELO: CHI ORA NON ANDRà
IN QUELLA TERRA IN CUI IL REDENTORE FU UCCISO E RESUSCITò
E CHI NON PRENDERà LA CROCE D'OLTREMARE,
è DIFFICILE POSSA MAI ANDARE IN PARADISO.
CHI HA IN Sè PIETà E RIMEMBRANZA
DEVE PRENDERE VENDETTA DELL'ALTO SIGNORE
E LIBERARE LA SUA TERRA E IL SUO PAESE.
RIMARRANNO DI QUA TUTTI I MALVAGI
CHE NON AMANO DIO, Nè IL BENE, Nè L'ONORE, Nè IL PREGIO;
ED OGNUNO DI LORO DICE: "LA MIA DONNA, CHE FARà?
NON LASCERò PER NESSUNA RAGIONE I MIEI AMICI"
ESSI SONO CADUTI IN TROPPO IRRAGIONEVOLE PREOCCUPAZIONE,
PERCHè NON C'è AMICO ALL'IN FUORI DI COLUI, IN VERITà,
CHE PER NOI FU POSTO SULLA SANTA CROCE.

ORA PARTIRANNO I VALENTI BACCELLIERI
CHE AMANO DIO E LA PUBBLICA REPUTAZIONE,
E CHE SAGGIAMENTE VOGLIONO ANDARE NELLA TERRA DEL SIGNORE,
MENTRE I PAVIDI, GLI IMBOSCATI RIMARRANNO;
CIECHI SONO, NON HO ALCUN DUBBIO AL RIGUARDO.
COLUI CHE NELLA SUA VITA NON PORTA SOCCORSO A DIO,
PER COSì POCO PERDE LA STIMA GENERALE.
IL SIGNORE SI LASCIò MARTORIARE PER NOI SULLA CROCE
E CI DIRà IL GIORNO IN CUI TUTTI CONVERREMO:
"VOI CHE MI AIUTASTE A PORTAR LA CROCE,
VOI VE NE ANDRETE Là DOVE SONO I MIEI ANGELI;
Là VEDRETE ME E MIA MADRE MARIA.
E VOI DA CUI NON EBBI MAI AIUTO
DISCENDERETE TUTTI NEL PROFONDO INFERNO"

OGNUNO PENSA DI VIVERE SEMPRE FELICE
E DI NON DOVERE MAI SPERIMENTARE IL MALE;
IL NEMICO E IL PECCATO LI POSSIEDONO A TAL PUNTO
CHE ESSI NON HANNO SENNO, Nè ARDIRE, Nè FORZA.

DOLCE SIGNORE IDDIO, TOGLIETE LORO TALE CONVINZIONE
E COLLOCATE NOI NEL VOSTRO REGNO
COSì SANTAMENTE CHE VI POSSIAMO VEDERE!
CARA SIGNORA, REGINA CORONATA,
PREGATE PER NOI, VERGINE BEATA!
COSì IN SEGUITO NULLA DI MALE DI POTRà CAPITARE".

IL CONCETTO STORICO DI "CROCIATA" NON PUò ESSERE COMPRESO SE NON ALLA LUCE DEL CONCETTO TEOLOGICO DI "CROCIATA PERMANENTE" PRESENTE NEL MAGISTERO DELL'IMMORTALE INNOCENZO III DE' SEGNI (1198-1216)
NE RIPARLEREMO IN UNA NUOVA SEGNALAZIONE.

CIAO A TUTTI
DA GUELFO


;)

Guelfo Nero
03-08-02, 21:36
SOTTOTITOLO "CATECHISMO CATTOLICO ANTIPROTESTANTE. RISPOSTE PER LE RIME AI SEDICENTI EVANGELICI"

CARI AMICI,

SEGNALO QUESTO BEL LIBRO CHE è USCITO NEL 1949 CON LA PREFAZIONE DI MONSIGNOR RONCA, ARCIVESCOVO TITOLARE DI LEPANTO E CHE PURTROPPO TROVERETE SOLO NELLE BIBLIOTECHE.
SPERIAMO CHE UN GIORNO O L'ALTRO VENGA RISTAMPATO DA QUALCHE EDITORE ASSENNATO E "DEWOJTYLIZZATO".
è UN'OPERA SIMPATICAMENTE APOLOGETICA E VEEMENTEMENTE ANTIPROTESTANTE, SCRITTA IN VERSI QUINARI ACCOPPIATI A RIME BACIATE.
TUTTI I VERSI HANNO RIMANDO SCRITTURALE E MAGISTERIALE: I VARI COMPONIMENTI RIGUARDANO UNITà, SANTITà, CATTOLICITà, APOSTOLICITà DELLA CHIESA, PROMESSA, CONFERIMENTO E PERPETUITà DEL PRIMATO PETRINO.
ALTRI COMPONIMENTI RIGUARDANO LA VERGINITà "ANTE PARTUM, IN PARTU, POST PARTUM" DELLA BEATA VERGINE MARIA, LA MEDIAZIONE UNIVERSALE DI MARIA SANTISSIMA, L'IMPORTANZA DEL CULTO DEGLI ANGELI E DEI SANTI, DEL CULTO DELLE IMMAGINI, DELLE RELIQUIE, I SETTE SACRAMENTI, ISTITUITI DIRETTAMENTE DA GESù CRISTO, LA REALTà DEL PURGATORIO, L'IMPORTANZA E LA CENTRALITà DELLE INDULGENZE NELLA CHIESA.

CONTRO IL TANTO BLATERARE CHE FANNO I PROTESTANTI DELLA BIBBIA, SVENTOLANDOCI SOTTO IL NASO LE LORO "BIBBIE", IL PADRE GENOVESI SCRIVE:

"NON è LA BIBBIA L'UNICA NORMA
PER IL CRISTIANO CHE AL VER L'INFORMA
NEPPUR LA PRIMA, CHè L'UOMO NON CREDE
PUNTO ALLA BIBBIA, SE PRIA NON VEDE
DI QUALI IL LIBRO PARTI è COMPOSTO
E CHE DAL CIELO GLI VENGA IMPOSTO.
SOL DELLA CHIESA L'AUTORITà
PUò DAR DI QUESTO LA SICURTà
PERCHè L'INTERNO VOSTRO CRITERIO
è PER GLI SCIOCCHI MA NON è SERIO.
INSIEME COL CODICE, C'è IL MAGISTRATO,
PERCHè A DOVERE VENGA APPLICATO;
E CON LA BIBBIA C'è IL MAGISTERO
DI SANTA CHIESA CHE N'APRE IL VERO"

E A PAGINA 159, INVITANDO I CATTOLICI A SCACCIARE I PROTESTANTI:

"GRIDIAMO LORO CON FIERO SDEGNO:
LA VOSTRA AUDACIA GIà PASSA IL SEGNO!
CI PREDICATE SOLO MENZOGNE,
NON TOLLERIAMO TANTE VERGOGNE!
VOI SIETE APOSTOLI SENZA MISSIONE,
PROFETI SIETE SENZA VISIONE,
SIETE DI SCANDALI SUSCITATORI,
SIETE DI SCANDALI VOI SFRUTTATORI.
NOI NON SAREMO COSì VIGLIACCHI
DA TOLLERARE PIù I VOSTRI ATTACCHI.
[...]
SE D'AGGIOGARCI HANNO INTENZIONI
SBAGLIANO GROSSO! CON PIER CAPPONI
SDEGNOSI LORO RIPETEREMO:
LE NOSTRE SQUILLE NOI SONEREMO!
BEN SI RICORDINO D'UN VESPRO ANTICO...
SONO AVVISATI... IO PIù NON DICO"

A CONCLUSIONE RIPORTO LO SPLENDIDO SONETTO FINALE, DEDICATO
AD UNO SPRETATO PASSATO AI PROTESTANTI.
IL SIGNIFICATIVO TITOLO è "LA CRAVATTA":

"GITTò A LE ORTICHE IL PROPRIO COLLARINO,
DE LA SANTA MILIZIA INCLITO SEGNO;
LA CASTITà DEI FORTI EBBE A DISDEGNO,
COI CIACCHI SI ATTRUPPò DEL REO CALVINO.
TRADì LA CHIESA CHE IL NUTRì BAMBINO
E AL NEMICO PASSò, TRASFUGA INDEGNO,
DA STRANIERO DENARO EBBE SOSTEGNO,
DE LA PATRIA E DE LE ANIME ASSASSINO.
OR VA IMPETTITO CON LA DRUDA,
E SOLLECITO D'ANIME S'INFINGE,
QUASI A SOTTRARLE AD INFERNALE MUDA.
MA LA CRAVATTA, CHE LA GOLA NUDA
CON UN NODO SCORSOIO GLI RICINGE
TI DICE CHE IL CAPESTRO HA GIà DI GIUDA"

COSì SCRIVEVANO I VERI GESUITI: ERANO ANNI DI ENTUSIASMI E DI ILLUSIONI. (1949)
IN MOLTI AMBIENTI CATTOLICI SI CREDEVA CHE LA VITTORIA DELLA DC E LA SCOMUNICA DEI COMUNISTI AVREBBERO PORTATO ALLA NATURALE CREAZIONE DI UN STATO CATTOLICO CHE AVREBBE PROGRESSIVAMENTE ISOLATO E BLOCCATO LA CRESCITA DELLA FECCIA PROTESTANTE, ARRIVATA NELLE STIVE DELLE NAVI AMERICANE ED INGLESI.
SI SPERAVA CHE SI SAREBBERO POTUTI PERSEGUITARE I TRISTI VALDESI, GLI ODIOSI AVVENTISTI E I GIULLARESCHI "TESTIMONI DI GENOVA".

SOGNI CHE SI INFRANSERO SUL LAICISMO DEGENERATO DELLA DC: GEDDA FU ISOLATO, MONSIGNOR RONCA NON POTè LAVORARE PER CREARE UN'ALLEANZA STABILE TRA DC E LA DESTRA.
PIO XII, FEROCEMENTE DISILLUSO DAL TRADIMENTO DEL PESSIMO CATTOLIBERALE DE GASPERI E DALLA CRICCA DEI PROFESSORI CRISTIANOSOCIALI (FANFANI, LA PIRA, DOSSETTI), VISSE GLI ULTIMI ANNI DELLA SUA LUMINOSA VITA NELLA COSTERNAZIONE DI FRONTE ALL'IMBARBARIMENTO E ALLA SECOLARIZZAZIONE DELL' "ITALIA DEMOCRATICA".
ANCHE I SANTI POSSONO ANDARE INCONTRO A DESOLANTI ROVESCI: PIO XII SI ACCORSE CHE LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE, DA LUI NON OSTEGGIATA, AVREBBE PORTATO L'ITALIA AL PERDITA DEI VALORI CRISTIANI OPPURE AD UN CATTOLICESIMO SOCIALE MERAMENTE ORIZZONTALE ED APERTO ALLA COLLOBORAZIONE CON I SOCIAL-COMUNISTI MA ORMAI ERA TARDI...
RIVERITO IN UNA GABBIA D'ORO, CON UN CONCORDATO CHE VENIVA INESORABILMENTE EROSO IN OGNI ISTANTE CHE PASSAVA, OSSEQUIATO MA SPESSO NON OBBEDITO DAL SUO STESSO "ENTOURAGE", SUA SANTITà (IL PASTORE ANGELICO) CONDANNò, PROTESTò, PREGò, PIANSE, MORì.
ORA LE NOSTRE CITTà PULLULANO DELLE PIù ASTRUSE "CHIESE" ORIENTALI, DI MILLE RIDICOLE "CHIESUOLE" DI CRISTO, D"ASSEMBLEE DI DIO" DOVE DIO NON PASSA NEMMENO PER SBAGLIO, DI RAGAZZOTTI IN CAMICIA BIANCA CHE CI VOGLIONO "MORMONIZZARE", DI "CONVENTION" CON BATTESIMI COLLETTIVI, DI PUPAZZI VESTITI IN ARANCIONE (IL "DALAI LAMA") CHE CI VOGLIONO INSEGNARE IL "BEN VIVERE", DI LIBRERIE PROTESTANTICHE, ESOTERISTICHE E/O OCCULTISTE.
ECCO I FRUTTI DI UNA "TOLLERANZA RELIGIOSA" CHE DOVEVA ESSERE MINIMALE E CHE è INVECE DIVENTATA UNA INDISCRIMINATA E DELIRANTE (COME DICEVA GREGORIO XVI) "LIBERTA DI CULTO".


CONCLUDO CON L'ULTIMA QUARTINA, DEDICATA A MARIA SANTISSIMA, DI PADRE GENOVESI:

"LA STORIA TE DICE
SOVRANA DEI CUORI,
TE SOLA VITTRICE DI TUTTI GLI ERRORI:
DISPERDI, O MARIA,
LA TURPE ERESIA"


http://users.net1plus.com/artcatholic/MARY2.JPG


UN CARO SALUTO A TUTTI

DIO NON MUORE!

GUELFO NERO;)

Guelfo Nero
06-08-02, 21:15
FORSE ALLA LIBRERIA EUROPA DI ROMA (VIA SEBASTIANO VENIERO 74/76 00192 ROMA http://www.libreriaeuropa.net) SI TROVA ANCORA UNA COPIA DI QUESTO LIBRO DEL 1971 PUBBLICATO NELLA COLLANA "DOMINI CANES" DELLE EDIZIONI VOLPE.

L'AUTORE TRATTEGGIA CON CALORE ED AFFETTO LA VITA DI QUESTO GRANDE E DIMENTICATO SCRITTORE CATTOLICO TOSCANO (1877-1956), AUTORE TRA L'ALTRO DE "L'ORA DI BARABBA" E DEI "PENSIERI DI UN MAL PENSANTE E CO-AUTORE COL PAPINI, DA POCO CONVERTITO, DELL'INIMITABILE "DIZIONARIO DELL'OMO SELVATICO".
PUBBLICò UN'ANTOLOGIA DI CATTOLICI FRANCESI DEL SECOLO XIX CON ALCUNE PROSE DI DE MAISTRE, BONALD, LAMENNAIS (PRIMA DELLA CADUTA NEL GORGO DELL'APOSTASIA), HELLO, VEUILLOT, BLOY.
MOLTE PAGINE DELL' "ORA DI BARABBA" E DELL' "OMO SELVATICO" DOVREBBERO ESSERE NELLE ANTOLOGIE SCOLASTICHE AL POSTO DEI LEVI, DELLE MORANTE, DEI GINZBURG, DEI MORAVIA, DEGLI SVEVO O DEI SABA, DEI PASOLINI O DEI SANDRO PENNA, INVECE...

NEL 1913 INSIEME A FERDINANDO PAOLIERI E FEDERIGO TOZZI, GIULIOTTI FONDAVA LA RIVISTA "LA TORRE" (DA NON CONFONDERE CON QUELLA DEL SATANISTA EVOLA CHE INVECE è DEL 1930) DI CUI CON "PERFETTA LETIZIA" TRASCRIVO IL PRIMO EDITORIALE DEL 6 NOVEMBRE 1913:

LA NOSTRA FEDE

"MENTRE "LA TORRE" (SIMBOLO DI POTENZA, DI REGALITà E DI DRITTURA, SI ELEVA, GIUDICATRICE E PUNITRICE SULL'IMBESTIALIMENTO DEL SECOLO, NOI CHE IN PIENO CONTAGIO "FUTURISTICO", CI PROFESSIAMO A SCANDALO DEGLI STOLTI, REAZIONARI E CATTOLICI.
REAZIONARI, INVOCHIAMO E PROPUGNIAMO, A VISO APERTO, CONTRO I FIGURI DEMAGOGICI, LA NECESSITà DEL BOIA; CATTOLICI, MENTRE LE MONARCHIE VACILLANO, DIFENDIAMO LA CHIESA.
PERCIò LA NOSTRA FEDE NON è [SOLO] UN INGINACCHIATOIO , MA UN COLTELLO.
LA TOLLERANZA è INDIFFERENZA: CHI CREDE VUOLE CHE GLI ALTRI CREDANO.
NOI SIAMO INTOLLERANTI. [...]
NOI VEDIAMO CHE, QUANDO L'UOMO RESPINGE DIO, DIVENTA SERVO DELLE PASSIONI, TIRANNEGGIATO DALLA BESTIA INTERNA, AFFUMICATO DALL'IGNORANZA, PAZZO.
[...]
LA RELIGIONE, UNICO CEMENTO CHE SCREPOLA, COLLEGA TRA LORO TUTTE LE PIETRE DELL'EDIFICIO SOCIALE: TOGLIETE LA RELIGIONE, E PROCEDERETE CIECHI, A QUATTRO ZAMPE, TRA LE MACERIE E GLI STERPI. LA RELIGIONE è IL CATTOLICESIMO. [...]
CONTRO ALLA MOLTIPLICATA BESTIALITà GRUGNENTE, NOI CI VESTIAMO DI FRECCE.
COMBATTEREMO CON LO SCHERNO, CON L'INVETTIVA, CON LA CARICATURA FEROCE, COI DENTI.
SOPRA OGNI MODERNISTICO EIDFICIO DI CAPECCHIO, ROVESCEREMO FIAMMA (AVVERTIAMO CHE NELLA PAROLA MODERNISMO SONO COMPRESE TUTTE LE ODIERNE MANIFESTAZIONI ETERODOSSE, DALLE FRINGUELLAIE FEMMINISTE ALL'ATTENTATO ANARCHICO. [...]
I MENESTRELLI FUTURISTI E GLI IMMORALISTI EUNUCHI ESALTANO LA MACCHINA E LA BESTIA.
E GRUGNISCONO: "DIO FU UNA IPOTESI NEFASTA, LA VIRTù UNA PAROLA COMICA, LA FAMIGLIA UNA PRIGIONE, LO STATO UNA TIRANNIDE.
A DIO SI SOSTITUISCA L'UOMO, ALLA VIRTù IL VIZIO, ALLA FAMIGLIA IL POSTRIBOLO, ALLO STATO L'INDIVIDUO".
ECCO LE NUOVE E...DECREPITE "TAVOLE".
TUTTO QUESTO è LAIDO! [...]"

NEL LIBRO SONO DA NON PERDERE ALCUNE CITAZIONI DELL' "ORA DI BARABBA" CONTRO IL "GOBBO DI RECANATI" (LEOPARDI) ED IL "SENTIMENTALISMO MOLLICCIO ED IL SENSUALISMO EQUIVOCO DA ERMAFRODITO" DI GIOVANNI PASCOLI CUI VIENE QUASI PREFERITO "L'UBRIACO MAREMMANO" (CARDUCCI)
PER TACERE DI QUELLO CHE SCRIVE SUI "SALICI PIANGENTI" CREPUSCOLARI.

DOMENICO GIULIOTTI FU UN UOMO CHE, DEPOSTA LA SPADA, SAPEVA ESSERE UMILE, MITE, POVERO E DISINTERESSATO, SOTTO MOLTI ASPETTI ESEMPLARE.
IDDIO NON GLI FECE VEDERE LO SFACELO RONCALLIANO E MONTINIANO.

UN CARO SALUTO A TUTTI GLI AMICI
CHE COL FORUM CONDIVIDONO LO STESSO SPIRITO
CATTOLICO DI GIULIOTTI

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
08-08-02, 11:38
LA TESI DI QUESTO LIBRO è FALSA: L'AUTORE INTENDE DIMOSTRARE "IL RUOLO DEL VATICANO NELL'ANTISEMITISMO MODERNO" MA QUESTO VA CONTRO LA REALTà DEI FATTI.
L'ANTISEMITISMO DI STATO, PRATICATO DA ALCUNI GOVERNI EUROPEI IN QUESTO SECOLO, HA AVUTO BASI IN PARTE ESTRANEE, IN PARTE CONTRARIE ALLA DOTTRINA CATTOLICA.
NON SI POTEVA CHIEDERE ALL'AUTORE DI DISTINGUERE TRA "ANTIGIUDAISMO TEOLOGICO CATTOLICO" E ANTISEMITISMO LAICO O PAGANO: PER LUI CHE VIVE IN QUEL GRAN GHETTO CHE è NEW YORK, QUESTE DIFFERENZE POSSONO ESSERE TENUI COME UNO STORMIRE DI FRONDE.
FALLITO LO SCOPO DEL LIBRO, RIMANE LA GRAN QUANTITà DI MATERIALE DOCUMENTARIO RACCOLTO DALL'AUTORE SULL' "ANTIGIUDAISMO CATTOLICO" ED I SUOI MOLTI ED OTTIMI PROTAGONISTI.

NELLA BIBLIOGRAFIA HO POTUTO LEGGERE I NOMI DI QUEI GRANDI DEL PASSATO (RELIGIOSI E LAICI) I CUI LIBRI HANNO ACCOMPAGNATO CON DOLCEZZA LA MIA ADOLESCENZA E I MIEI STUDI UNIVERSITARI.

HO RITROVATO GLI ATTI DEL PROCESSO CONTRO GLI EBREI DI DAMASCO, REALMENTE COLPEVOLI DI AVER ASSASSINATO IL FRANCESCANO PADRE TOMMASO PER SCOPI RITUALI NEL 1840 E GLI ATTI DEI PROCESSI DI KIEV E DI XANTEN, TUTTI CON IMPUTATI EBREI ACCUSATI DI DELITTO RITUALE (OVVIAMENTE ASSOLTI PERCHè IL VENTO STAVA CAMBIANDO).
HO RILETTO L'INTRAMONTABILE PADRE RAFFAELE BALLERINI, AUTORE NEL 1891 DEL SAGGIO "DELLA QUESTIONE EBRAICA IN EUROPA", IL DOMENICANO PADRE CONSTANT, AUTORE NEL 1898 DE "LES JUIFS DEVANT L'EGLISE E L'HISTOIRE", I BRAVI HENRI DESPORTES ("LE MYSTERE DU SANG CHEZ LES JUIFS" E "TUè PAR LES JUIFS, AVRIL 1890: HISTOIRE D'UN MEUTRE RITUAL") E EDOUARD DRUMONT, DIRETTORE DE LA "LIBRE PAROLE" E AUTORE DE "LE TESTAMENT D'UN ANTISEMITE" (1891).
HO RITROVATO CON PIACERE I NOMI DEL DOTTOR MARTINEZ, AUTORE DE "L'EBREO: ECCO IL NEMICO" (LIBRO RACCOMANDATO DA "LA CIVILTà CATTOLICA" DEL 4 OTTOBRE 1890), GLI SCRITTI ANTIGIUDAICI DI PADRE ROHLING, QUELLI DI PADRE SAVERIO RONDINA ("LA MORALE GIUDAICA"), I TANTI SCRITTI DI PADRE GIUSEPPE OREGLIA DI SANTO STEFANO, DI PADRE MARIO BARBERA, DI MONSIGNOR DELASSUS, DI MONSIGNOR JOUIN, DI MONSIGNOR BENIGNI, DI PADRE JUSTINUS PRANAITIS, DI DON ALBERTARIO E DI PADRE SILVA CHE NEL 1914 SMONTò LA GAZZARRA EBRAICA SULLA LETTERA DEL CARDINAL MERRY DEL VAL SUL DELITTO RITUALE.
TRA I LAICI HO FELICEMENTE RILETTO ANCHE IL BRAVO CAPO DEI CRISTIANO-SOCIALI DI VIENNA, IL LUEGER E ANCHE HENRY GOUGENOT DES MOUSSEAUX, AUTORE DEL CAPITALE TESTO "LE JUIF, LE JUDAISME ET LA JUDAISATION DES PEUPLES CHRETIENS" (TESTO ELOGIATO DA S.S. PIO IX).
OVVIAMENTE TUTTO QUESTO NEL LIBRO è MESSO NELLA LUCE PIù NEGATIVA: è NEGATA LA REALTà DEL DELITTO RITUALE, VIENE ATTACCATA LA SANTA SEDE A TUTTO CAMPO PER "DEMERITI" CHE IN REALTà SONO MERITI E VENGONO IMPUGNATE ALTRE NOTEVOLI VERITà SUL PROBLEMA EBRAICO CHE PER I CATTOLICI (NON PENTITI) SONO DIREI SOLARI.

è UN LIBRO CHE MERITA, DOPO UNA LETTURA ATTENTA, UN ALLEGRO FALò.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
09-08-02, 16:16
SERGIO LUZZATTO "LA MUMMIA DELLA REPUBBLICA. STORIA DI MAZZINI IMBALSAMATO 1872-1946" RIZZOLI, 2001, PP. 223

PADRE HERMANN GRUBER S.J. "GIUSEPPE MAZZINI. MASSONERIA E RIVOLUZIONE." (PRIMA EDIZIONE 1908) RISTAMPATO DA FORNI, BOLOGNA, 1979), PP. 343, TRADOTTO DALL'ORIGINALE TEDESCO DA PADRE EUGENIO POLIDORI S.J.

IL PRIMO LIBRO, IL CUI AUTORE HA UN COGNOME "INEQUIVOCABILE", è UN CURIOSO E, A SUO MODO, DIVERTENTE SPACCATO DELL'AMBIENTE MAZZINIANO NEGLI ANNI IN CUI MORì "iL MAESTRO".
MASSONI, EBREI, POSITIVISTI, GARIBALDINI: I COMPAGNI DI SEMPRE CIRCONDANO IL LETTO DI MORTE DEL "VATE DELLA NUOVA ITALIA".
LO SVENTURATO MAZZINI MORì A LIVORNO, QUASI IN INCOGNITO, IL 10 MARZO 1872 A CASA DEGLI EBREI ROSSELLI, ACCUDITO DALL'AMICA SARA NATHAN, PARENTE DEI ROSSELLI.
ROSSELLI E NATHAN FURONO DUE DELLE PIù IMPORTANTI FAMIGLIE MERCANTILI DELLA GIUDAIZZANTISSIMA CITTà DI LIVORNO, DA SEMPRE FOCOLAIO DI OGNI GENERE DI RIVOLTE.
GIUNGONO PRESTO I SUOI FRATELLI DI LOGGIA SAFFI, IL GIUDAIZZANTE LEMMI, CAMPANELLA ED L'AGITATORE BERTANI E VIA VIA ALTRI VENGONO A "VENERARE" IL DEFUNTO.
SI ORGANIZZA UN SOLENNE VIAGGIO PER LA SALMA A GENOVA PER CREARE ANCORA MAGGIORMENTE UN ATMOSFERA SACRALE E RELIGIOSA, IL MASSONE E SATANISTA CARDUCCI COMPONE UN'EPIGRAFE VOLANTE, L'AMICO-NEMICO GARIBALDI MANDA UN TELEGRAMMA, SEGUE A GENOVA SOLENNE ESPOSIZIONE.

LA CIVILTà CATTOLICA COMMENTA: " SI ERA VOLUTA ALLESTIRE UNA CAPPELLA ARDENTE, A USO PAGANO PERò, ONDE ESPORVI ALLA VENERAZIONE DEI DEVOTI I RESTI DEL "PROFETA"; MA IL CADAVERE PUTIVA; E BISOGNò PORTARLO PRESTO AL CIMITERO DI STAGLIENO".

PER ETERNARNE LA FAMA, SI DECISE (FU IL BERTANI A DECIDERLO) DI IMBALSAMARE IL CADAVERE, AFFIDANDO IL PROCEDIMENTO AD UN BIZZARRO MEDICO MASSONE E SCIENTISTA, PAOLO GORINI: L'AUTORE SI DILUNGA A DESCRIVERE LO SPAVENTOSO LABORATORIO DI QUESTO "SCIENZIATO" CHE GIà DA ANNI SI IMPEGNAVA A MINERALIZZARE PEZZI DI CADAVERI UMANI, FETI O PICCOLI ANIMALI.
LA LETTURA (PER QUANTO AL LIMITE DELLA NECROFILIA) PUò ESSERE EDUCATIVA PER VEDERE A CHE ABISSI ERA GIUNTO IL MATERIALISMO SCIENTISTA NELLA PICCOLA "ITALIA" DI ALLORA.
IL PROCEDIMENTO IN PARTE RIUSCì MA L'ASPETTO DELLA SALMA ERA COSTERNANTE : ALLA FINE MAZZINI FU INUMATO IN UNA SPECIE DI IPOGEO PAGANO NEL CIMITERO DI STAGLIENO.
NE FU CAVATO A FORZA NEL GIUGNO DEL 1946 QUANDO REPUBBLICANI E SOCIALISTI GENOVESI, PER FESTEGGIARE LA "VITTORIA"(ALLA FINE I SAVOIA CHE BEFFARONO MOLTI, FINIRONO BEFFATI A LORO VOLTA) DELLA REPUBBLICA, ORGANIZZARONO UN' "OSTENSIONE" DELLA SALMA NEL CIMITERO STESSO.
CHI AVESSE TEMPO PUò VEDERE SU "IL LAVORO NUOVO" DI GENOVA DEL 20 GIUGNO 1946 LE FOTO DELLA RICOGNIZIONE DELLA SALMA "MARMORIZZATA", CON DUE GLOBI DI VETRO AL POSTO DEGLI OCCHI.
NON SI PUò NON PENSARE AL DESTINO DI QUELLA ANIMA SCIAGURATA, RESPONSABILE DI MOLTI DELITTI E DELLA MORTE DI TANTI INNOCENTI, SOSTANZIALMENTE ATEA, FORTEMENTE ANTICATTOLICA, PUR AVENDO SEMPRE SULLE LABBRA IL NOME DI "dio" (LO SCRIVO APPOSTA CON LA MINUSCOLA).
ANCHE GARIBALDI CHE, DA BUON MASSONE, VOLEVA ESSERE CREMATO, FU INVECE IMBALSAMATO DA UN ALTRO DOTTORE MASSONE, LO PSEUDO-FILANTROPO GAETANO PINI.
IRONIA DEL DESTINO: SIA IL GORINI CHE IL PINI ERANO ACCESI FAUTORI DEL LURIDO (A DISPETTO DEL SUO FALSO IGIENISMO) E ANTICRISTIANO METODO DELLA CREMAZIONE MA IN QUESTI DUE CASI SI PIEGARONO ALLA "RAGION POLITICA".
IL NUOVO STATO, LA NUOVA "ITALIA" AVEVA BISOGNO DI "RELIQUIE": ECCONE DUE GIà PRONTE.
I NOMI DI TUTTI QUESTI UOMINI "ONESTI": I NATHAN, I ROSSELLI, I BERTANI, I GARIBALDI, I MAZZINI, I CARDUCCI, I SAFFI, I PINI E PERSINO I GORINI E I LEMMI, CAMPEGGIANO NELLA TOPONOMASTICA STRADALE DELLE GRANDI E PICCOLE CITTà. SPERIAMO NON PER SEMPRE.

SULLA CONFUTAZIONE DEL PENSIERO MAZZINIANO è VERAMENTE INTERESSANTE IL TESTO DI PADRE GRUBER; REPERIBILE FORSE ANCORA PRESSO IL RIEDITORE FORNI O NELLE BIBLIOTECHE.
NEL CAPITOLO QUARTO IL PADRE DIPINGE CON FORTE MAESTRIA DOCUMENTARIA LA NATURA MASSONICA DEL PENSIERO MAZZINIANO, IL SUO TEISMO MERAMENTE VERBALE, IL SUO FALSO SPIRITUALISMO, LA SUA FALSA ED IDEOLOGICA DEMOLATRIA, LA SUA CARICA OMICIDA E SOVVERTITRICE.
PERSINO L'EBREO MANIN CHIESE A MAZZINI DI STACCARSI DALLA "TEORIA DEL PUGNALE".
QUANTO AI "GENII" CHE AVREBBERO DOVUTO GUIDARE IL POPOLO VERSO UNA NUOVA ERA, MAZZINI CREDETTE SEMPRE DI SCORGERNE UNO IN GARIBALDI: UNO SPARAFUCILE INTERNAZIONALISTA, GROSSOLANO E VOLGARE, "FANCIULLESCO E MULIEBRE", CHE PERò OGNI VOLTA LO DELUSE.
IL RESTO DEL TESTO è UNA RIGOROSA ANALISI DEL PENSIERO MASSONICO IN GENERALE.
SPIACE SOLO PENSARE AI TANTI BRAVI E CORAGGIOSI RAGAZZI (IN SPECIAL MODO, A QUELLI DELLA REPUBBLICA SOCIALE) CHE, DURANTE LA GUERRA CIVILE 1943-45, MORIRONO CON IN BOCCA IL NOME DI GARIBALDI, MAZZINI O DEL BANDITO PISACANE.
UNA MORTE CORAGGIOSA MERITA SEMPRE QUALCOSA DI MEGLIO CHE DEGLI IDOLI.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
10-08-02, 12:50
IL TESTO è USCITO PER I TIPI DELLA GRAPHOS DI GENOVA COME VENTISETTESIMO VOLUME DELLA COLLANA "STORIA" (UNA COLLANA EMINENTEMENTE REVISIONISTA) ORMAI PIù DI UN ANNO E MEZZO FA.
è UNA ANALISI SERRATA E METICOLOSA, SIA DAL PUNTO DI VISTA FILOLOGICO CHE DAL PUNTO DI VISTA STORICO, DEL "DIARIO".
SI TRATTA DI UN ABBOZZO DI STUDIO, PER COSì DIRE, UNO "STUDIO-PILOTA" CHE HA VISTO LA LUCE NEL 1980 MA ORA PUBBLICATO IN EDIZIONE ITALIANA CON PREFAZIONE AD HOC DELL'AUTORE.
OVVIAMENTE L'AUTORE, GIà PICCHIATO A MORTE DA ALCUNI "CULTORI DELLA MEMORIA" NEL 1989 E TRASCINATO PER VARIE AULE GIUDIZIARIE, NON HA AVUTO IL TEMPO PER PUBBLICARE UNO STUDIO PIù VASTO.
COMUNQUE IL GIà PUBBLICATO PUò SERVIRE A FARSI UN'IDEA SUL PRESUNTO "DIARIO": AGLI STUDIOSI PIù GIOVANI, FORNITI DELLA ATTUALE STRUMENTAZIONE DI LINGUISTICA COMPUTAZIONALE, IL COMPITO (SE HANNO CORAGGIO) DI CONTINUARE QUESTO FILONE STORIOGRAFICO.
QUESTO STUDIO SI LEGGE CON GUSTO E CON PROFITTO E FORNISCE UNA SERIE DI DATI ORIGINALI SULLA VICENDA "FRANK".
MOLTE RICERCHE DEVONO ESSERE ANCORA EFFETTUATE: SE, INFATTI, è CHIARO COSA NON è IL "DIARIO DI ANNA FRANK", NON è ANCORA BEN CHIARO CHI NE SIA STATO L'AUTORE E QUALE PARTE ABBIA AVUTO LA GIOVANE E SFORTUNATA FANCIULLA EBREA DI LINGUA OLANDESE NELLA STESURA DELLO STESSO (POTREBBE MATERIALMENTE NON AVERNE STESO UN RIGO).
IN FONDO POTREBBE ESSERE ANCHE UN FALSO VERIDICO, SIMILE AI FAMOSI "PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION" (FALSI NELLA STESURA, VERIDICI NELLA SOSTANZA).
MA NEMMENO QUESTO PARAGONE REGGE: L'AUTORE FA RILEVARE NEL "DIARIO" UNA SERIE COSì IMPRESSIONANTE DI ASSURDITà E DI INVENZIONI CONTRARIE ALLA REALTà OGGETTUALE DA CONFINARE QUEST'OPERA NELLA FALSA MEMORIALISTICA O NELLA LETTERATURA FANTASTICA.
SCRIVO QUESTA RECENSIONE PER DUE MOTIVI. IL PRIMO è CHE PERSINO IN VATICANO è STATA ORGANIZZATA NEL 1999 O 2000 UNA MOSTRA DEDICATA ALLA FIGURA DI ANNA FRANK E AL SUO "DIARIO": QUESTI CEDIMENTI AD UNA CERTA "VULGATA" E AI SUOI COROLLARI ("IL DIARIO" PUò ESSERE CONSIDERATO COROLLARIO ALLA "VULGATA" OLOCAUSTICA) SONO CERTAMENTE RIPROVEVOLI.
IL SECONDO MOTIVO è CHE ANCHE STUDIOSI AUTOREVOLI COME CARLO MATTOGNO O ALTRI, DANNO POCA RILEVANZA ALLA QUESTIONE DELL'AUTENTICITà DEL DIARIO, CONCENTRANDOSI TOTALMENTE SULLA BEN NOTA QUESTIONE DELLO "STERMINIO".
UNO STUDIO COME QUESTO PUò ESSERE UN PONTE TRA UN NEGAZIONISMO MERAMENTE COMPUTISTICO E FILOLOGICO (PURE IMPORTANTISSIMO) E UN NEGAZIONISMO CHE ASSUMA SU DI Sè E SI OCCUPI DI STUDIARE L'INTERA QUESTIONE EBRAICA NEL SUO COMPLESSO (STORICO, POLITICO, ETICO E TEOLOGICO).
FORSE è INUTILE CHIEDERE A QUESTI STUDIOSI, CORAGGIOSI MA DI FORMAZIONE SOCIALISTA O LIBERTARIA, UN PASSAGGIO DI QUESTO GENERE CHE SPETTEREBBE INVECE A STUDIOSI DI FORMAZIONE CATTOLICA.

LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLO SVIZZERO JURGEN GRAF (BATTEZZATO "SUB CONDITIONE" DA UN SACERDOTE DELLA FRATERNITà SAN PIO X ), GIà PREGIATO AUTORE DE "L'OLOCAUSTO ALLO SCANNER", FA BENE SPERARE IN QUESTA DIREZIONE.
NON POSSO CHIUDERE SENZA SCRIVERE PER LA GIOVANE FRANK CHE PERì PER UNA FEBBRE TIFOIDEA NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI BERGEN BELSEN, UN CATTOLICO PENSIERO, UNA CATTOLICA PREGHIERA: "PARCE, DOMINE, MISERERE! SANCTA MARIA, REFUGIUM PECCATORUM, ORA PRO NOBIS!"

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO

http://www.zundelsite.org/faurisson/graphics/faurisson_front_page_graphic.jpg
ROBERT FAURISSON: L'AUTORE DEL SAGGIO RECENSITO

Guelfo Nero
11-08-02, 12:45
CARI AMICI,

IL BREVE TESTO DI 27 PAGINE è STATO STAMPATO DELLE EDIZIONI MONFORTANE DI ROMA, PURTROPPO CON UNA PREFAZIONE MODERNISTA E DIMINUTIVA DEL MONFORTANO PADRE STEFANO DE FIORES.
IL TESTO è UNO DEI VERTICI DEGLI SCRITTI SPIRITUALI DI SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONFORT (1673-1716), BEATIFICATO DA PAPA LEONE XIII E CANONIZZATO DA PAPA PIO XII IL 20 LUGLIO 1947. (festa 28 aprile)
LASCIò INEDITe ALCUNE OPERE POI PUBBLICATE NELL'OTTOCENTO: "IL SEGRETO AMMIRABILE DEL SANTO ROSARIO", "L'AMORE DELL'ETERNA SAPIENZA", "TRATTATO SULLA VERA DEVOZIONE ALLA SANTA VERGINE", "LETTERA AGLI AMICI DELLA CROCE"...
FONDò I MISSIONARI DELLA COMPAGNIA DI MARIA: FU PROTETTO ED AMATO DAI VESCOVI ANTIGIANSENISTI DI FRANCIA.

CARI AMICI FORUMISTI, VI TRASCRIVO GLI ULTIMI PARAGRAFI DI QUESTA BELLA PREGHIERA, MOLTO VICINA ALLA SPIRITUALITà DELLA "MILIZIA IGNAZIANA":

"Guarda, Signore, Dio degli eserciti! I capitani mobilitano intere compagnie, i sovrani arruolano armate numerose, i navigatori formano flotte complete, i mercanti si affollano nei mercati e nelle fiere.
Quanti ladri, empi, ubriaconi e dissoluti si raggruppano in gran numero ogni giorno, con grande facilità e prontezza, contro di te! Basta fare un fischio, battere un tamburo, mostrare la punta smussata di una spada, promettere un ramo secco d'alloro, offrire un pezzo di terra gialla o bianca!
Basta, insomma, prospettare una voluta d'onore, un interesse da nulla e un misero piacere animalesco...ed in un istante si riuniscono i ladri, si ammassano i soldati, si congiungono i battaglioni, si assembrano i mercantim si riempiono le case e le fiere e si coprono la terra e il mare di una innumerevole moltitudine di perversi!
Benchè divisi fra loro a causa della distanza di luogo o della differenza di carattere o della diversità d'interesse, si uniscono tutti insieme, fino alla morte, per muoverti guerra, sotto la bandiera e la guida del demonio!
E quanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cura la tua causa, anche se nel servire te c'è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli, per lo zelo della tua gloria, come San Michele: "Chi è come Dio?"
Lasciami allora gridare dappertutto: al fuoco! al fuoco! al fuoco!...Aiuto! Aiuto! Aiuto!...C'è FUOCO nella casa di Dio! C'è FUOCO nelle anime! C'è FUOCO persino nel santuario!...Aiuto! stanno assassinando il nostro fratello!...Aiuto!stanno uccidendo i nostri figli!...Aiuto! stanno pugnalando il nostro buon padre!...
"Chi sta con il Signore, venga da me!" Tutti i buoni sacerdoti sparsi nel mondo cristiano, sia che si trovino tuttora in pieno combattimento o si siano ritirati dalla mischia nei deserti e nelle solitudinim vengano e si uniscano a noi.
Formiano insieme, sotto la bandiera della croce, un esercito schierato e pronto alla battaglia, per attaccare compatti i nemici di DIo, che han già dato l'allarme: suonano l'allarme, fremono, digrignano i denti, sono sempre più numerosi. "Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami" [dicono]. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore.
Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano. Svegliati, perchè dormi, Signore? Destati! Signore, alzati! Perche fingi di dormire?
Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia.
Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinchè ci sia un solo ovile e un solo pastore, e tutti possano glorificarti nel tuo tempio. Amen.


DIO SOLO !






http://www.ewtn.com/art/saints/San_Luis_de_Monfort.jpg

Guelfo Nero
12-08-02, 18:44
APPRENDO CON UNA CERTA SODDISFAZIONE LA NOTIZIA DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA DELL' "AMERIQUE JUIVE" DI PIERRE ANTOINE COUSTEAU (PRIMA EDIZIONE A PARIGI NEL 1942).
SONO LE BATTAGLIERE EDIZIONI EFFEPI DI GENOVA A CURARNE LA TRADUZIONE E L'EDIZIONE: CREDO CHE, SE QUALCUNO NON LO FARà PRIMA, A SETTEMBRE NE STENDERò UNA RECENSIONE CRITICA.
QUESTA TRADUZIONE INIZIA A COLMARE UN VUOTO (QUELLO SU ALCUNI ASPETTI DELLA LETTERATURA POLITICA FRANCESE DAL 1940 AL 1944) CHE NON POTEVA PIù A LUNGO RIMANERE TALE IN ITALIA.
IL TESTO, PUR SOSTANZIALMENTE ESTRANEO AI FONDAMENTI E ALLO SPIRITO DELL'ANTIGIUDAISMO CATTOLICO, PUò ESSERE LETTO CON INTERESSE, CON PASSIONE E CON DISCERNIMENTO CRITICO.
IL COSTEAU FU GIORNALISTA DI PUNTA DEL FAMOSO QUOTIDIANO FRANCESE "JE SUIS PARTOUT" E REDATTORE CAPO DEL "PARIS-SOIR" NEL 1942.
CONDANNATO A MORTE NEL 1947 DA COMUNISTI E GOLLISTI, LA PENA FU COMMUTATA IN ERGASTOLO. RIMASE IN PRIGIONE FINO AL 1954: QUANDO FU GRAZIATO RIPRESE IMMEDIATAMENTE LA PROPRIA ATTIVITà GIORNALISTICA CON LO STESSO SPIRITO DELLA SUA GIOVINEZZA.

UN CORDIALE SALUTO

GUELFO NERO :) :) :)

Guelfo Nero
12-08-02, 19:25
MAURIZIO BLONDET "L'UCCELLOSAURO ED ALTRI ANIMALI. LA CATASTROFE DEL DARWINISMO" EFFEDIEFFE, MILANO, PP. 140

è STATO PUBBLICATO NELLA COLLANA "ORSA MAGGIORE" COME QUINDICESIMO VOLUME: è UN LIBRO BELLO ED INTERESSANTE CHE TESTIMONIA LA NASCITA DI UNA FORTE SCUOLA DI RICERCA NEGLI STATI UNITI (CROCE E TALVOLTA DELIZIA DI QUESTO FORUM) DI ORIENTAMENTO ANTIEVOLUZIONISTA E CREAZIONISTA.
LE SCOPERTE SI SUSSEGUONO INCALZANTI, DARWINISTI E NEO DARWINISTI TENTANO DI BLOCCARE IL DIBATTITO CULTURALE MA LA FIUMANA DI GIOVANI RICERCATORI DI FORMAZIONE CRISTIANA SCOPRONO OGNI GIORNO CHE PASSA "ANELLI MANCANTI" OVUNQUE NELLA FAVOLA DARWINIANA.
CERTO, LA FACCENDA STENTA A PASSARE NELLA DIVULGAZIONE, GLI STANCHI RIPETITORI DELLE MITOLOGIE SCIMMIESCHE NON POSSONO CEDERE COSì FACILEMENTE E ACCEDONO TRANQUILLAMENTE AI PROGRAMMI DEI VARI PIEROANGELA E ALESSANDROCECCHIPAONE DI CUI IL MONDO TRABOCCA.
QUELLO CHE I CRITICI DELL'EVOLUZIONISMO NELL'OTTOCENTO AVEVANO CAPITO CON ARGOMENTI DI RAGIONE, ORA VIA VIA VIENE DIMOSTRATO EMPIRICAMENTE.
(RICORDO TRA TUTTI SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL CARDINAL PROSPERO CATERINI CHE GIà NEL 1884 AVEVA SCRITTO "DELL'ORIGINE DELL'UOMO SECONDO IL TRASFORMISMO. ESAME SCIENTIFICO FILOSOFICO TEOLOGICO", UN AMPIO TRATTATO DI QUASI QUATTROCENTO PAGINE).
LO STESSO PIO XII AVEVA SEMPRE CONSIDERATO L'EVOLUZIONISMO "INDIMOSTRATO".
SE LETTO, IL LIBRO FORNISCE AMPI SPUNTI ANCHE PER UNA POLEMICA POPOLARE CONTRO L'EVOLUZIONISMO ANIMALE ED UMANO.

COMPLIMENTI ALL'AUTORE.

GUELFO NERO ;)

Der Wehrwolf
12-08-02, 19:53
Cousteau P.-A. L'America ebraica. Effepi. pp. 104 Euro 13,00
E' già disponibile.

http://www.angelfire.com/rnb/effepi/index.htm

Guelfo Nero
14-08-02, 22:12
CARI AMICI,

STASERA SEGNALO UN LIBRO NON PIù RECENTISSIMO; è USCITO PER I TIPI DELLA EFFEDIEFFE NEL 1992 CON PREFAZIONE DI MARCO TANGHERONI.
è UN LIBRO SOTTO MOLTI ASPETTI UNICO IN ITALIA.
L'AUTORE, STUDIOSO "DI INCONSUETO VIGORE SPIRITUALE", PRENDE DI PETTO I LUOGHI COMUNI ACCADEMICI E GIORNALISTICI SULLA CONQUISTA SPAGNOLA E CATTOLICA DELLE AMERICHE.
è UN LIBRO SENZA PIAGNISTEI E SENZA LACRIME, SENZA IPOCRISIE E SENZA PAURE: QUESTO è IL TONO CHE SI VORREBBE ANCHE IN CERTI APOLOGETI (PIù O MENO IMPROVVISATI) DI OGGI.
SEGUE UN'INTERESSANTE APPENDICE DEDICATA AL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI ISABELLA "LA CATTOLICA": IL CUI TITOLO, COME BEN RICORDA IL DUMONT, NON è UN SOPRANNOME MA è LE STATO ATTRIBUITO (OGGI si può dire "in aeternum") DA SUA SANTITà PAPA ALESSANDRO VI CON LA BOLLA "SI CONVENIT" DEL 2 DICEMBRE 1496 SU PROPOSTA DEGLI EMINENTISSIMI PICCOLOMINI, CARAFA E COSTA.
L'ESPULSIONE DEGLI EBREI DA LEI DECISA ED ATTUATA FU LA SALVEZZA DELLA SPAGNA CATTOLICA E DEI MOLTI EBREI CONVERTITI IN BUONA FEDE DA CUI POI SBOCCIARONO GRANDI CATTOLICI SPAGNOLI (IL VITORIA, IL LAINEZ, SANTA TERESA D'AVILA).
LA PERICOLOSITà SOCIALE DEGLI EBREI ERA COSì ELEVATA CHE FU ADEGUATA MISURA DI PRUDENZA ESPELLERLI.
L'AUTORE FA NOTARE CHE UNO DEI GRANDI NEMICI DI QUESTA BEATIFICAZIONE è STATO IL "CARDINALE" LUSTIGER, IL MARRANO CHE TEMPO FA FACEVA POSE DA "ARCIVESCOVO" DI PARIGI.
IL RESTO DEL LIBRO è VIVACE E DI FORTE IMPATTO, l'USO DEI DOCUMENTI OCULATO E MIRABILE.
MOLTE PAGINE SONO DEDICATE A FERNANDO CORTES, IL "SAN PAOLO" DEL MESSICO CHE POSE FINE, ALLEATO A MOLTI POPOLI VICINI, ALLA SANGUINARIA DITTATURA DEGLI AZTECHI, RICOLMA FINO ALLA GINOCCHIA DEL SANGUE DEI SACRIFICI UMANI E A FRANCISCO PIZARRO, FORTE E MONDANO, CHE SCONFISSE IL DITTATORE INCA ATAHAULLPHA.
LO STESSO SI DICA PER LA GIà MORIBONDA CIVILTà MAYA DELLO YUCATAN: ANCHE Lì SI RITROVARONO SEGNI DI ORRIBILI DELITTI A SFONDO "RELIGIOSO".
è VERO ALCUNI CONQUISTADORES FURONO VIOLENTI E AVIDI MA SI TRATTAVA DI CASI SPORADICI: LA MAGGIOR PARTE INVECE FURONO UOMINI D'ARME, FORTEMENTE PERMEATI DEI VALORI CATTOLICI, FURONO VERI HIDALGOS.
LA "CONQUISTA" FU A BEN VEDERE UNA LIBERAZIONE "FORTE, COSCIENTE ED APPASSIONATA" DA FALSI MITI, DA BARBARIE INVETERATE, DA UNA "CIVILTà" STAGNANTE E MORENTE CHE CHIEDEVA VITA E PAROLE DI VITA.
PER L'AMERICA ERA SCOCCATA "L'ORA DI DIO": NASCEVA UNA CIVILTà INDOCATTOLICA, FELICE FUSIONE DEGLI ELEMENTI SANI DELLE CIVILTà PRECOLOMBIANE CON IL CATTOLICESIMO E LA CIVILTà CATTOLICA EUROPEA.
GLI INDIGENI CORSERO A FARSI BATTEZZARE IN MASSA, A VILLAGGI INTERI: FURONO BATTEZZATI AD UNO AD UNO MA LA SITUAZIONE STRAORDINARIA DOVETTE COSTRINGERE LA CATECHESI PRE-BATTESIMO A RIDURSI SPESSO ALLO STRETTISSIMO NECESSARIO (SAGGIA DECISIONE DI ORDINE PASTORALE).
MOLTE PAGINE SONO DEDICATE ALLE ASTRUSE FANTASIE, ALLE INVENZIONI E ALLE ESAGERAZIONI POLEMICHE DELLA RELAZIONE DI PADRE BARTOLOMEO DE LAS CASAS SUI RAPPORTI TRA INDIGENI E CONQUISTATORI (SAREI TENTATO DI SCRIVERE "LIBERATORI") E AI SUOI MOLTI CONFUTATORI.
ALTRE AI BENEFICI FRUTTI DELLA CREAZIONE DELLE "ENCOMIENDAS", VERO MODELLO DI COLONIZZAZIONE CRISTIANA, ALTRE PAGINE ALLA MADONNA DI GUADALUPE, VERA IMPERATRICE DELLE AMERICHE E ALLA SUA MIRACOLOSA APPARIZIONE, CONTRO ALCUNI TENTATIVI DI MITIZZAZIONE PSEUDO-SCIENTIFICA, ALTRE ALLE EPIDEMIE DI VAIOLO E PERSINO DI MORBILLO CHE PURTROPPO DECIMARONO PARTE DELLE POPOLAZIONI LOCALI, TOTALMENTE PRIVE DI DIFESE IMMUNITARIE, NEI PRIMI DECENNI DELLA CONQUISTA.
ALTRE PAGINE ANCORA SONO DEDICATE ALLE SPLENDIDA VITA DEL PRIMO INQUISITORI DEL PERù, DON FRAY JERONIMO DE LOAISA.
COME SI VEDE, è UN LIBRO RICCHISSIMO DI DATI E DI FELICI SPUNTI.
NON SI PUò CHE RINGRAZIARE PAPA ALESSANDRO VI CHE CON LA BOLLA "INTER CETERA" DELLA PRIMAVERA DEL 1493 DONò, UTILIZZANDO DELLA PIENEZZA TEMPORALE DEL POTERE PAPALE, PARTE DELLE AMERICHE ALLA CORONA SPAGNOLA E ALLA CORONA PORTEGHESE.
FU UNA VERA INVESTITURA FEUDALE DA CUI FIORIRONO ALTRI IMPORTANTI DOCUMENTI PONTIFICI DI ALESSANDRO VI E DI GIULIO II SULL'EVANGELIZZAZIONE E SULL'INCARDINAMENTO ECCLESIALE DI QUELLE TERRE.

UN CARO SALUTO A TUTTI E BUONA LETTURA

GUELFO NERO :)


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FERNANDO CORTES, IL "SAN PAOLO" E IL LIBERATORE DEL MESSICO
(1485-1547)



http://www.netmagic.net/~taz/files/pics/pizarro.jpg

FRANCISCO PIZARRO, CONQUISTATORE DEL PERù (1475-1541)

Guelfo Nero
15-08-02, 23:50
CARI AMICI,

QUESTO TESTO è STATO STAMPATO DALLA LIBRERIA TONINI DI RAVENNA NEL 1992: SARà ANCORA DISPONIBILE?
SAREBBE AUSPICABILE L'AUTORE, IL DOTTOR PIERO RAGGI, LO RIEDITASSE.
SI TRATTA DEL PIù COMPLETO VOLUME SUI VOLONTARI ACCORSI A ROMA, IN DIFESA DEL POTERE TEMPORALE DEI PAPI, DAL 1860 AL 1870.
SCORRENDOLO, SI RITROVANO NOMI E VOLTI CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLE PIù NOBILI CASATE ROMANE ED EUROPEE.
LA DIFESA DELLO STATO PONTIFICIO NON ERA MERA QUESTIONE TERRITORIALE MA EMINENTEMENTE UNA QUESTIONE RELIGIOSA: ERA LA MORSA DEL SECOLARISMO GIUDEO-MASSONICO CHE ASSEDIAVA ROMA, CHE ERODEVA PALMO IL PATRIMONIO DI SAN PIETRO.
CHE GRAN BATTAGLIA CHE SI COMBATTè ALLORA! L'ESERCITO DI CUI PARLA QUESTO LIBRO PERSE, EPPURE VINSE.
VINSE PERCHè COMBATTè PER LA CAUSA DI CRISTO E DEL SUO VICARIO, VINSE PERCHè NEL SACRIFICIO DI Sè E NELLA TOTALE DEDIZIONE AL PAPATO ADEMPì ALLA SUA MISSIONE.
MOSTRARE AL MONDO CHè LA SOLA VIOLENZA STRAPPAVA LE TERRE CHE AB IMMEMORABILI APPARTENEVANO AL VICARIO DI CRISTO, VERO SOVRANO TEMPORALE DI QUELLE TERRE.
RILEGGIAMO NOMI CHE COMMUOVEVANO I CATTOLICI DI UN TEMPO: MONSIGNOR DE MERODE PRO MINISTRO DELLE ARMI DAL 1860 AL 1865, IL GENERALE E COMANDANTE DE LA MORICIERE, IL BARONE KANZLER CHE DIFESE ROMA NEI SUOI ULTIMI MOMENTI DI LIBERTà, IL CONTE RAPHEL DE COURTEN OLTRAGGIATO, GIà PRIGIONIERO, IN PIAZZA SCIARRA DOPO IL 20 SETTEMBRE.
E POI I PRINCIPI ALDOBRANDINI, BORGHESE, ALFONSO DI BORBONE-SICILIA, VITTORIO ODESCALCHI, FRANCESCO RUSPOLI.
SEGUONO I TANTI ZUAVI FRANCESI, I DE CHARETTE DE LA CONTRIE, I FRATELLI DUFOURNEL, IL BRAVO ANTONMARIA BONETTI, UNO DEI PRIMI AUTORI DI "REVISIONISMO" PONTIFICIO CHE SCRISSE PER UN VENTICINQUENNIO VARI VOLUMI CONTRO LE "VERITà" UFFICIALI E MILLE ALTRI ANCORA DI CUI IL PAZIENTE STUDIOSO HA RACCOLTO NOTIZIE.
C'è UN VASTA RACCOLTA DI MATERIALE: IMMAGINI, MEDAGLIE, ORDINI DEL GIORNO, FOTOGRAFIE, ALCUNE RIGUARDANTI LA STREPITOSA VITTORIA DI MENTANA E DI CASTELFIDARDO.
IN UNA PICCOLA IMMAGINE, SULLA BARCA DI PIETRO, SI SCORGONO NOSTRO SIGNORE DORMIENTE, IL PAPA PIO IX E GLI ZUAVI CHE FUNGONO DA MARINAI.
DA SEGNALARE GLI UFFICIALI DELL'ESERCITO PONTIFICIO CHE DOPO IL 20 SETTEMBRE PASSARONO DALLA MILIZIA TEMPORALE A QUELLA SPIRITUALE, DIVENTANDO SACERDOTI.
NE RICORDO UNO SOLO: LUIGI TAMBINI, SOTTUFFICIALE DELL'ARTIGLIERIA PONTIFICIA, COMBATTENTE A MENTANA NEL 1867, PIù TARDI SACERDOTE.
LO VEDO IN DUE FOTO: IN UNA è UN GIOVANE SOLDATO DEL PAPA, CON MEDAGLIE E SCIABOLA, CON QUELLA FIEREZZA E QUELLA GIUSTA SPAVALDERIA CHE è BELLO VEDERE NEI SOLDATI DI UNA CAUSA SANTA, NELL'ALTRA è UN ANZIANO SACERDOTE NEL CUI SGUARDO BRILLA QUELLA QUIETE E SERENITà TUTTA SACERDOTALE.
IDDIO GLI CHIESE DI RIPORRE UNA NOBILE SPADA NEL FODERO PER UN BENE PIù GRANDE ED IL CONTE TAMBINI OBBEDì.
NON POTè INVECE DIVENTARE PRETE IL CHIERICO MINORE JOSEPH LOUIS GUERIN, MORTO, IN SEGUITO ALLE FERITE RIPORTATE A CASTELFIDARDO, IL 30 OTTOBRE 1860, CHE SCRIVEVA ORMAI MORIBONDO AL SUO PARROCO:

"MORIRE PER LA CAUSA DELLA RELIGIONE E DEL PAPA è PERDERE LA VITà IN MODO DOLCE E BELLISSIMO. LA TERRA è SORDIDISSIMA, QUANDO LA SI PARAGONI AL CIELO"

SE PENSO AI NOSTRI TEMPI E A QUALI SIANO GLI "EROI" DI MOLTI GIOVANI CATTOLICI...:confused:
DI QUESTI SOLDATI DEL PAPA NON SAREMMO DEGNI (IO PER PRIMO) NEMMENO DI REGGERE LA STAFFA DEL CAVALLO.


GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
19-08-02, 11:11
CARI AMICI,

IL SAGGIO IN QUESTIONE è REPERIBILE IN "L'INVASIONE SILENZIOSA: IMMIGRAZIONISMO RISORSA O COMPLOTTO?" DI ALBERTO CAROSA E GUIDO VIGNELLI. EDIZIONI IL MINOTAURO, ROMA, 2002
è UN LIBRO CHE NON RISPARMIA GIUSTE E SACROSANTE NERBATE AL TRISTO "MONSIGNOR" GIOVANNI NERVO, GIà PRESIDENTE DELLA FRAUDOLENTA "CARITAS, A "MONSIGNOR" GIOVANNI CHELI, "PRESIDENTE" DEL "PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI, A MONSIGNOR ANTONIO CANTISANI, "VESCOVO" DI CATANZARO, A "MONSIGNOR" LUIGI PETRIS, "DIRETTORE" DELLA "FONDAZIONE MIGRANTES", AL "CARDINAL" MARTINI, GIà "ARCIVESCOVO" DI MILANO, AL PESSIMO SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA "CARDINALE" ROGER ETCHEGARAY, "PRESIDENTE" DEL "PONTIFICIO CONSIGLIO IUSTITIA ET PAX".
PER NON PARLARE DEL PACIOSO "CARDINAL" TETTAMANZI E DELL'INQUALIFICABILE PROFESSOR ANDREA RICCARDI DELLA "COMUNITà DI SANT'EGIDIO" ESALTATORE DELLA TORRE DI BABELE COME "LUOGO DELL'UTOPIA REALIZZABILE".
L'AUTORE PAVENTA GIUSTAMENTE I PERICOLI DI UNA GUERRA CIVILE EUROPEA A BASE ETNICA, IN SEGUITO ALL'AGGANCIO TRA IL "QUINTO STATO DEI DEMENTI E DEI FOLLI" (I NO-GLOBAL, PER USARE UNA FELICE DEFINIZIONE DI BLONDET) CON GRUPPI DI IMMIGRATI ORGANIZZATI.
UN LIBRO CONTRO LA XENOMANIA DOMINANTE, CON IL PANDEMONIUM PROSSIMO VENTURO, CONTRO UN FUTURO ALLA "BLADE RUNNER".
L'AUTORE NON RIMANE PERò SOLO NEL CAMPO DELLA RIFLESSIONE INTELLETTUALE MA SUGGERISCE ALCUNI SUGGERIMENTI PER FUTURE INIZIATIVE LEGISLATIVE:

-ESPELLERE IMMEDIATAMENTE GLI IMMIGRATI IRREGOLARI O CLANDESTINI, CON PENALITà IN CASO DI RIENTRO;
-CONCEDERE SOLO PERMESSI DI SOGGIORNO TEMPORANEI, RINNOVABILI DIETRO ACCERTAMENTO DELLA BUONA CONDOTTA DEL SOGGETTO;
-SOTTOPORRE TUTTTI I RIFUGIATI A CONTROLLI MEDICI PREVENTIVI...;
-SOPPRIMERE EVENTUALI PRIVILEGI SPECIALI, CONCESSI AGLI IMMIGRATI;
-ESCLUDERE OGNI FORMA DI ASSIMILAZIONE/INTEGRAZIONE DI USANZE O DI SISTEMI GIURIDICI BARBARICI;
-PUNIRE SEVERAMENTE CHIUNQUE ITALIANO O STRANIERO PROPAGANDI IDEOLOGIE O PROGETTI CHE INCITINO ALLA RIVOLTA [ E ALL'ORGANIZZAZIONE DEI DISEREDATI IN GRUPPI SOVVERSIVI].
-APRIRE CASE DI CORREZIONE PER MINORENNI CHE PRATICHINO LA DELINQUENZA ETNICA;
-RESTRINGERE I "RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI", LIMITANDOLI ALLA PARENTELA STRETTA;
-FACILITARE IL RITORNO DEGLI IMMIGRATI ALLE LORO TERRE DI PROVENIENZA;
-PROMUOVERE LA CULTURA CLASSICO-CRISTIANA, ANCHE QUELLA GIURIDICA, PRESSO GLI IMMIGRATI;
-PROMUOVERE UNA LEGISLAZIONE CHE FAVORISCA I CITTADINI DI STIRPE E LINGUA ITALIANA, FACILITANDOLI IN CAMPO MATRIMONIALE, PROCREATIVO, FISCALE, TESTAMENTARIO.

RICCA LA BIBLIOGRAFIA DI TESTI ANTI-IMMIGRAZIONISTICI FRANCESI, BELLA E GRADEVOLE L'IMPAGINAZIONE.

BUONA LETTURA

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
22-08-02, 17:17
CARI FORUMISTI,

CONSIGLIO LA LETTURA DI QUESTO LIBRO (ORA RISTAMPATO ANCHE DA "CITTà NUOVA" CON IL TITOLO PIù ANONIMO "A SINISTRA DI LUTERO") PER MOLTI MOTIVI:

1. PUR ESSENDO STATO SCRITTO DA UN PROFESSORE UNIVERSITARIO, NON è UN TESTO ARIDAMENTE ACCADEMICO MA HA QUELLA VITALITà TIPICA DI UNA CULTURA "A TUTTO TONDO".

2 L'AUTORE (IN ALTRI SUOI SCRITTI MENO FELICE) DESCRIVE STAVOLTA CON ADEGUATA MINUZIE DI PARTICOLARI GLI ECCESSI E LE VERGOGNE DEI MOVIMENTI ERETICALI DEL NORD EUROPA DEL CINQUECENTO: ANABATTISTI, DAVIDISTI, FAMILISTI, MENNONITI, BATTISTI, ANTITRINITARI IN GENERE, SOCINIANI.

3 PER L'AUTORE IL "PROTESTANTESIMO" NON è UN INSIEME DI ERESIE NUOVE MA è LA RIPRESA IN GRANDE STILE E CON MAGGIOR VIRULENZA DELLE VECCHIE ERESIE CLASSICHE E MEDIOEVALI, FORSE MAI ABBASTANZA DEBELLATE. FORSE MAI DEL TUTTO DEBELLABILI.
MOTIVI TIPICI DEL CATARISMO, DEL "FRANCESCANESIMO" ERETICO DEL FRATICELLI E DEI "FRATELLI DEL LIBERO SPIRITO" DI GIOACHIMITICA MEMORIA, DELL'ARIANESIMO E DEL SABELLIANESIMO, OLTRE CHE IL NOMINALISMO FILOSOFICO DI OCCAM, TORNANO CON TUTTO IL LORO BAGAGLIO DI DISORDINI MORALI, DEVASTAZIONI, ANARCHIA SOCIALE.

4 PER L'AUTORE IL PROTESTANTESIMO RIGURGITA CON INCESSANTI MOTI PENDOLARI DI MORALISMI ANTIUMANI, PERVERSIONI MORALI E SOCIALI (SODOMIA, POLIGAMIA, NUDISMO, COMUNISMO, ANARCHISMO, ANTIMILITARISMO) E PERVERSIONI TEOLOGICHE (FEDE COME MERA "ESPERENZIA RELIGIOSA", PRIMATO DELLA "PAROLA DI DIO" INTERPRETATA CON LIBERO ESAME FALSAMENTE ISPIRATO OPPURE RAZIONALISTA, L'ANTUSACRAMENTALISMO, IL BATTESIMO DEI SOLI ADULTI, LA TRASFORMAZIONE DELL'EUCARISTA IN ATTO COMUNITARIO E MERAMENTE MEMORIALE...)

5 ALTRE PERVERSIONI TEOLOGICHE NOTATE DALL'AUTORE: SE CESSA L'EUCARISTIA, CESSA ANCHE IL SACERDOZIO. INFATTI L'EGUALITARISMO PROTESTANTE HA ANNICHILITO IL SACERDOZIO GERARCHICO DEL CATTOLICESIMO (DIFATTI, TRANNE IN RARISSIMI CASI, LE SETTE PROTESTANTI NON HANNO VERI PRETI E VERI VESCOVI) SOSTITUENDOLO CON UN FANTOMATICO ED ONNICOMPRENSIVO "SACERDOZIO DEI FEDELI", UNA "CHIESA" NON GERARCHICA MA PNEUMATICA CON FORTI VENATURE MILLENARISTE, STACCATA DALLA STATO.
INSOMMA LA "CHIESA" PROTESTANTE è UNA COMUNITà SU BASE MERAMENTE VOLONTARIA.
L'AUTORE FA NOTARE CHE NEL RETTO PENSIERO CATTOLICO LA CHIESA è INVECE L'ANIMA DELLO STATO, PER CUI NON VI PUò ESSERE CHE INTERAZIONI E, NEI CAMPI DOV'è NECESSARIO, STRETTA COLLABORAZIONE TRA I DUE ENTI.
L'ECCLESIOLOGIA PROTESTANTE è PENETRATA ANCHE NELLA CHIESA CATTOLICA DOPO IL VATICANO II: ANCHE L'AUTORE PRESENTA AUTOREVOLMENTE QUESTO PUNTO DI VISTA.

6 L'AUTORE ESAMINA POI L'ORIGINE PROTESTANTE DEL CONCETTO DI "lIBERTà RELIGIOSA", TUTTA PERMEATA DI ANTIDOGMATISMO, IRRAZIONALISMO E SEPARATISMO TRA CHIESA E STATO.
IL CONCETTO NASCE PER UN VERSO IN AMBIENTE DI TEOSOFI ANABATTISTI E PER UN ALTRO DALL'INDIFFERENTISMO DOGMATICO DEL PESSIMO SEBASTIAN CASTELLION (1554) E DELL'ERETICO GIACOMO ACONCIO (1565), ARRIVANDO MAN MANO FINO AL PROTESTANTE LOCKE E ALL'EMPIO VOLTAIRE.
LO SCIAGURATO CAPPUCCINO, POI SCAPPATO IN BOEMIA, BERNARDO OCHINO SOSTENEVA CHE "FORZARE UNA COSCIENZA è PEGGIO CHE UCCIDERE CRUDELMENTE UN UOMO".
QUESTO FALSO CONCETTO, OGGI MOLTO PUBBLICIZZATO, è IN COMPLETA ANTITESI CON IL PENSIERO CATTOLICO.
SAN TOMMASO INFATTI IN SUMMA THEOLOGICA, II-IIAE, Q. 10. A.8, AD. 3 SOSTIENE: "ACCETTARE LA FEDE APPARTIENE ALLA VOLONTà, CONSERVARLA GIà ACCETTATA è INVECE DI NECESSITà. GLI ERETICI DEVONO QUINDI ESSERE FORZATI A MANTENERE LA FEDE CATTOLICA".

7 L'AUTORE FA UN'INTERESSANTE ANALISI DEI RAPPORTI TRA SOCINIANESIMO, MASSONERIA E ACCADEMIE CULTURALI NELL'EUROPA DI INIZIO SETTECENTO. LA RIVOLUZIONE FRANCESE FU POI L'APPLICAZIONE IN CAMPO STATALE DI QUELLA "RIFORMA" CHE LE SETTE PROTESTANTI AVEVANO APPLICATO IN CAMPO ECCLESIASTICO.

8 L'AUTORE NOMINA COME "PADRI NOBILI" DI VARI ASPETTI DEL PENSIERO LUTERANO: GLI UMANISTI NICOLò CUSANO, MARSILIO FICINO, IL GIUDAIZZANTE PICO DELLA MIRANDOLA E OVVIAMENTE IL VERO PADRE DEL PROTESTANTESIMO, IL PESTILENZIALE ERASMO DA ROTTERDAM, LE CUI OPERE FURONO CONDANNATE AL ROGO DA PAPA PAOLO IV NEL 1557.


MI PARE CHE COME SEGNALAZIONE POSSA BASTARE.

BUONA LETTURA

GUELFO NERO ;)

Guelfo Nero
24-08-02, 19:15
CARI AMICI,

OGGI NESSUNA SEGNALAZIONE, ALMENO DA PARTE MIA, MA TRASCRIVO UN ARTICOLO DI PARECCHI MESI FA, PUBBLICATO SU UNA RIVISTA POCO BENEMERITA "TEMPI". LE NOTE SONO MIE.

LA RABBIA E L'ORGOGLIO CATTOLICO

"DUECENTO MORTI IN NIGERIA, UNA VENTINA IN PAKISTAN: IL DIALOGO CON I MUSULMANI PROCEDE COME HA SEMPRE PROCEDUTO.
E PERCIò ANCH'IO VENERO I MIEI SANTI PARTICOLARI, TUTTI CRISTIANI CHE COMBATTERONO CONTRO I TURCHI ED I MONGOLI.
CHI RICORDA GENGIS KHAN, MONGOLO MUSULMANO CHE DISTRUSSE NEL XIII SECOLO UNGHERIA E POLONIA? CHI RICORDA LE NOSTRE COSTE MEDITERRANEE SFREGIATE, LE DONNE CRISTIANE STUPRATE E RESE SCHIAVE, I NOSTRI UOMINI PRESI SCHIAVI ( E FORSE STUPRATI ANCH'ESSI VISTI I BUONI COSTUMI ISLAMICI DEL SESSO) E I MORTI A DECINE, A MIGLIAIA.
PENSO A COSTANTINOPOLI SACCHEGGIATA E BRUCIATA (1), MOSCA DOMINATA DALL'ORDA D'ORO. PENSO A MARCANTONIO BRAGADIN, PIALLATO A LEGNO PER AVER DIFESO CIPRO, PENSO AI NOSTRI RAGAZZI CRISTIANI RAPITI PER LE TASSE DEL SANGUE PER DIVENTARE I GIANNIZZERI DEL SULTANO. E INFINE QUESTA è LA MIA CHIESA CATTOLICA, LA CHIESA CHE è IN CIELO, E CHE è NELLA STORIA, LA STORIA DI COVADONGA DI LAS NAVAS, DELLE GLORIE CASTIGLIANE E PORTOGHESI.
RICORDO NEL DECIMO SECOLO LA PRIMA VITTORIA GENOVESE SUL MARE, RICORDO ROMA SACCHEGGIATA DAGLI ARABI, E LA GLORIA DELLA CONQUISTA NORMANNA DI PALERMO: E MI FERMO AL PENSIERO DI GIOIA SE PENSO ALLA CONQUISTA DI GRANADA DA PARTE DEI RE CATTOLICI.
DI QUESTA CHIESA IO SONO CATTOLICO. SARò CONTENTO DI TROVARE IN CIELO I CONIUGI BELTRAMI (2), MA SULLA TERRA NON MI DICONO NULLA.
MI DICONO DI PIù GLI UFFICIALI POLACCHI UCCISI DAI SOVIETICI NELLE FOSSE DI KATYN, I MORTI DI SOLOVKY, I CRISTIANI MORTI SOFFERENTI NEI CAMPI COMUNISTI DELL'EUROPA E DELL'ASIA.
IO MI SENTO CRISTIANO DI QUESTA CHIESA DE MARTIRI CHE ORA I MUSULMANI AUMENTERANNO ANCORA.
E MI SENTO IN GUERRA CON L'ISLAM. SI, IN GUERRA; COME I COMBATTENTI DI POITIERS E DI COSTANTINOPOLI O DI KULISCIOVO...
DI UN CATTOLICESIMO VILE PREOCCUPATO SOLO DI ESSERE DALLA PARTE DEI POVERI, E NON DEI POVERI CRISTIANI, MI VERGOGNO.
...DELLA NOSTRA DIFESA DAGLI ARABI, DAI TURCHI, DAI MONGOLI, DAI TARTARI NON MI VERGOGNO.
PENSO CHE CHE IN QUESTI GIORNI CI SONO ALTRI CHE DOVRANNO VERGOGNARSI DI AVER AVUTO TANTA COMPASSIONE DEI POVERI E NON DEI POVERI CRISTIANI.
PENSO CHE SATANA SIA RIUSCITO NEL SUO CAPOLAVORO: DI SOSTITUIRE LA CARITà ALLA FEDE, DI ABOLIRE LA FEDE IN NOME DELLA CARITà.
E CON CIò GIUNGERE ALL'ODIO DELLA CHIESA DEL PASSATO CHE è ADESSO LA CHIESA IN PARADISO.
CI SONO VESCOVI (3) CHE ODIANO IL PASSATO DELLA CHIESA, DIMENTICANDO CHE CON CIò NON POTRANNO PARTECIPARNE IN PARADISO.
SONO PER IL CRISTO RE DI PIO XI E DELL'APOCALISSE E NON PER IL GESù ABBANDONATO DAL PADRE DI CHIARA LUBICH (4), CHE è UN TEMA DI DUBBIA SPIRITUALITà E DI DUBBIA ORTODOSSIA.
BIN LADEN (5) CI RIPORTA NEL MEDIO EVO, CI RIPORTA A PRIMA DELL'ILLUMINISMO. SARANNO GIORNI DURI, MA NON GIORNI VERGOGNOSI COME QUELLI DI ABBANDONO DELLA FEDE, PEZZO A PEZZO, CHE VIVIAMO DA QUARANT'ANNI. IL PAPATO PUò ESSERE FRAGILE (7) MA PIETRO è LA ROCCIA D CRISTO."

(1) CERTAMENTE COSTANTINOPOLI HA PAGATO CON UN DURO SERVAGGIO LA SUA RIVOLTA AUTOCEFALA CONTRO IL PAPATO ROMANO: SANTA SOFIA PER NON ESSERE CATTOLICA, DIVENNE UNA MOSCHEA.
(2) SE CI SONO, A TUTT'OGGI LA CHIESA NON SI è ESPRESSA.
(3) NON SOLO DEI "VESCOVI" MA ANCHE DEI "PAPI".
LA DISCUSSIONE SULLA VALIDITà DELLE CONSACRAZIONI EPISCOPALI, SECONDO I "LIBRI LITURGICI" SUCCESSIVI ALLA RIFORMA MONTINIANA, PENDE ORMAI LARGAMENTE VERSO LA NEGAZIONE DELLA VALIDITà. VEDASI, AD ESEMPIO DON FRANCESCO RICOSSA "LE CONSACRAZIONI EPISCOPALI E LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA CHIESA",CLS, 1997, P. 3-6.
(4) SI ATTENDE CON IMPAZIENZA UN TESTO COMPLETO CHE ANALIZZI DETTAGLIATAMENTE E CRITICAMENTE IL PENSIERO "TEOLOGICO" DELLA "MONACA GUGLIELMINA" DEL SECOLO xx.
(5) NON ENTRIAMO NEL MERITO DELLE COLPE PROSSIME E REMOTE SULL'11 SETTEMBRE, SU CUI ORMAI C'è UN'AMPIA E DISCORDE LETTERATURA.
(6) QUESTO NON SAREBBE POI UN MALE...
(7) IL PAPATO PUò ESSERE FRAGILE MA è INDEFETTIBILE E SOPRATTUTTO INFALLIBILE.

L'AUTORE DELL'ARTICOLO è DON GIANNI BAGET BOZZO (PASSATO CON DISINVOLTURA DAL CARDINAL SIRI AL SOCIALISTA CRAXI) CHE, NEL SUO MOTO PERPETUO TRA ERESIA E CATTOLICESIMO, SCRIVE OGNI TANTO QUALCHE ARTICOLO SEMI-DECENTE CON ALCUNE FELICI INTUIZIONI.
PURTROPPO ANCHE IN QUESTO BREVE ARTICOLO HO DOVUTO FARE QUALCHE LIMITATURA PER POTERLO PRESENTARE IN QUESTO FORUM.
"RABBIA E ORGOGLIO CATTOLICO"?
LI AUSPICHIAMO TUTTI MA NELLA VERITà DI UN CATTOLICESIMO INTEGRALMENTE PROFESSATO.

BUONA LETTURA

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
07-09-02, 18:27
CARI AMICI,

COME POTREMMO IN UN FORUM DI CATTOLICI NON "PARLAR MALE DI GARIBALDI"?
VI SEGNALO QUESTO LIBRO, APPENA USCITO.
QUANDO L'HO LETTO, MI SONO MERAVIGLIATO CHE LA PIEMME, "CLOACA MAXIMA" D'OGNI NEQUIZIA MODERNISTICA E SCEMENZA MONDANA, AVESSE PUBBLICATO UN LIBRO TANTO BELLO, TANTO BEN SCRITTO, TANTO STRAORDINARIO NELLA SUA SEMPLICITà ("LA BANALITà DEL BENE"?).
SO CHE L'AUTORE, CON CUI HO QUALCHE AMICO IN COMUNE, AVEVA IN PREPARAZIONE QUESTO LIBRO DA MOLTI ANNI.
è CON EMOZIONE CHE HO RILETTO DEL PESSIMO CONTE DI CAVOUR, MASSONICO ORDITORE DELL'UNITà POLITICA ITALIANA, DELL'AFFILIAZIONE MASSONICA E DELLA MENTALITà MASSONICA DI GARIBALDI, DI UNA IGNOMINIOSA GUERRA DI CONQUISTA CAMUFFATA DA "GUERRA DI LIBERAZIONE", DELLE GLORIE DELL'ESERCITO PONTIFICIO E DI ALCUNI DEGLI STATI UNITARI, VITTIME SACRIFICALI DI DISEGNI CONCEPITI ALTROVE DA MENTALITà SETTARIE, ANTICATTOLICHE, RIVOLUZIONARIE (ANCHE NEL LORO PROCLAMATO MODERATISMO).
IL RITRATTO CHE ESCE è QUELLO DI UN MASNADIERO, UN BANDITO INTERNAZIONALE, CON QUALCHE POSA DI PSEUDO GALANTOMISMO, SOSTANZIALMENTE IMMORALE, IMBEVUTO DI UN ROZZO SOCIALISMO, PRONTO A TUTTO PER TUTTO DISTRUGGERE, TUTTO SOMMUOVERE, TUTTO ANNIENTARE IN UN NOME DI UNA BIZZARRA E NEBULOSA IDEA DI "PROGRESSO".
NEL 1982, QUANDO GLI SPADOLINI E I CRAXI (DEUS PARCAT MISERANDIS SEPULTIS!) CELEBRAVANO IL MITO GARIBALDESCO, IL BUON DON LUIGI VILLA SCRIVEVA SU "CHIESA VIVA" DI BRESCIA UN VEEMENTE ARTICOLO SU GARIBALDI "MASSONE, NEGRIERO E PUTTANIERE": PURTROPPO UNA VOCE PIUTTOSTO ISOLATA IN UN ASSORDANTE GRACCHIARE RISORGIMENTALE.
TUTTI QUESTI ASPETTI SONO COMUNQUE ANALIZZATI DAL PAPPALARDO IN UN SAGGIO CHE SA UNIRE IL PROVVIDENZIALE DOVERE DELLA DIVULGAZIONE CON QUELLO DELLA SCIENTIFICITà DOCUMENTARIA.
L'AUTORE RITIENE SOSTANZIALMENTE IDENTICI NELLA LORO CARICA ANTICRISTIANA DESTRA E SINISTRA STORICA: è UN GIUDIZIO CHE FA ONORE A CHI L'HA SCRITTO.
TRA I RICASOLI E I DEPRETIS, TRA I LAMARMORA, I LANZA, I CAIROLI, I CRISPI, NON C'è UNA VERA DIFFERENZA: SONO SOLDATI CHE GIOCANO A SORTE LE VESTI DI CRISTO SOTTO LA CROCE.
RIMANGONO I LORO POLVEROSI NOMI AGLI ANGOLI DELLE STRADE, SU QUALCHE LAPIDE COMMEMORATIVA, SU QUALCHE (BRUTTA) STATUA CHE DETURPA LE NOSTRE CITTà.
ANCHE DI GARIBALDI, TIPICO BANDITO DEL "QUINTO STATO" (PER DIRLA CON BLONDET), NON RESTANO CHE IL GROTTESCO PONCHO E LA RIVOLUZIONARIA CAMICIA ROSSA.
I SUOI EREDI DI OGGI, I NO GLOBAL EVERSORI, NON HANNO PIù NEMMENO IL FASCINO SINISTRO DEL LORO "ILLUSTRE" PROGENITORE.

UN CARISSIMO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO:)

P.S.: L'AUTORE è DI ALLEANZA CATTOLICA MA IL LIBRO NON RISENTE TROPPO DI QUESTA DISCUTIBILE APPARTENENZA.
A PARTE LA PREFAZIONE DEL SOLITO GIOVANNI CANTONI, è UN BUON LIBRO.
DA SEGNALARE LA PRESENTAZIONE NON MALVAGIA E PIUTTOSTO BATTAGLIERA DI monsignor ANDREA GEMMA, ATTUALE OCCUPANTE DELLA SEDE EPISCOPALE DI ISERNIA-VENAFRO.

Guelfo Nero
07-09-02, 18:27
CARI AMICI,

COME POTREMMO IN UN FORUM DI CATTOLICI NON "PARLAR MALE DI GARIBALDI"?
VI SEGNALO QUESTO LIBRO, APPENA USCITO.
QUANDO L'HO LETTO, MI SONO MERAVIGLIATO CHE LA PIEMME, "CLOACA MAXIMA" D'OGNI NEQUIZIA MODERNISTICA E SCEMENZA MONDANA, AVESSE PUBBLICATO UN LIBRO TANTO BELLO, TANTO BEN SCRITTO, TANTO STRAORDINARIO NELLA SUA SEMPLICITà ("LA BANALITà DEL BENE"?).
SO CHE L'AUTORE, CON CUI HO QUALCHE AMICO IN COMUNE, AVEVA IN PREPARAZIONE QUESTO LIBRO DA MOLTI ANNI.
è CON EMOZIONE CHE HO RILETTO DEL PESSIMO CONTE DI CAVOUR, MASSONICO ORDITORE DELL'UNITà POLITICA ITALIANA, DELL'AFFILIAZIONE MASSONICA E DELLA MENTALITà MASSONICA DI GARIBALDI, DI UNA IGNOMINIOSA GUERRA DI CONQUISTA CAMUFFATA DA "GUERRA DI LIBERAZIONE", DELLE GLORIE DELL'ESERCITO PONTIFICIO E DI ALCUNI DEGLI STATI UNITARI, VITTIME SACRIFICALI DI DISEGNI CONCEPITI ALTROVE DA MENTALITà SETTARIE, ANTICATTOLICHE, RIVOLUZIONARIE (ANCHE NEL LORO PROCLAMATO MODERATISMO).
IL RITRATTO CHE ESCE è QUELLO DI UN MASNADIERO, UN BANDITO INTERNAZIONALE, CON QUALCHE POSA DI PSEUDO GALANTOMISMO, SOSTANZIALMENTE IMMORALE, IMBEVUTO DI UN ROZZO SOCIALISMO, PRONTO A TUTTO PER TUTTO DISTRUGGERE, TUTTO SOMMUOVERE, TUTTO ANNIENTARE IN UN NOME DI UNA BIZZARRA E NEBULOSA IDEA DI "PROGRESSO".
NEL 1982, QUANDO GLI SPADOLINI E I CRAXI (DEUS PARCAT MISERANDIS SEPULTIS!) CELEBRAVANO IL MITO GARIBALDESCO, IL BUON DON LUIGI VILLA SCRIVEVA SU "CHIESA VIVA" DI BRESCIA UN VEEMENTE ARTICOLO SU GARIBALDI "MASSONE, NEGRIERO E PUTTANIERE": PURTROPPO UNA VOCE PIUTTOSTO ISOLATA IN UN ASSORDANTE GRACCHIARE RISORGIMENTALE.
TUTTI QUESTI ASPETTI SONO COMUNQUE ANALIZZATI DAL PAPPALARDO IN UN SAGGIO CHE SA UNIRE IL PROVVIDENZIALE DOVERE DELLA DIVULGAZIONE CON QUELLO DELLA SCIENTIFICITà DOCUMENTARIA.
L'AUTORE RITIENE SOSTANZIALMENTE IDENTICI NELLA LORO CARICA ANTICRISTIANA DESTRA E SINISTRA STORICA: è UN GIUDIZIO CHE FA ONORE A CHI L'HA SCRITTO.
TRA I RICASOLI E I DEPRETIS, TRA I LAMARMORA, I LANZA, I CAIROLI, I CRISPI, NON C'è UNA VERA DIFFERENZA: SONO SOLDATI CHE GIOCANO A SORTE LE VESTI DI CRISTO SOTTO LA CROCE.
RIMANGONO I LORO POLVEROSI NOMI AGLI ANGOLI DELLE STRADE, SU QUALCHE LAPIDE COMMEMORATIVA, SU QUALCHE (BRUTTA) STATUA CHE DETURPA LE NOSTRE CITTà.
ANCHE DI GARIBALDI, TIPICO BANDITO DEL "QUINTO STATO" (PER DIRLA CON BLONDET), NON RESTANO CHE IL GROTTESCO PONCHO E LA RIVOLUZIONARIA CAMICIA ROSSA.
I SUOI EREDI DI OGGI, I NO GLOBAL EVERSORI, NON HANNO PIù NEMMENO IL FASCINO SINISTRO DEL LORO "ILLUSTRE" PROGENITORE.

UN CARISSIMO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO:)

P.S.: L'AUTORE è DI ALLEANZA CATTOLICA MA IL LIBRO NON RISENTE TROPPO DI QUESTA DISCUTIBILE APPARTENENZA.
A PARTE LA PREFAZIONE DEL SOLITO GIOVANNI CANTONI, è UN BUON LIBRO.
DA SEGNALARE LA PRESENTAZIONE NON MALVAGIA E PIUTTOSTO BATTAGLIERA DI monsignor ANDREA GEMMA, ATTUALE OCCUPANTE DELLA SEDE EPISCOPALE DI ISERNIA-VENAFRO.

Guelfo Nero
08-09-02, 18:54
CARI AMICI FORUMISTI,

è APPENA USCITO L'ULTIMO NUMERO DI "OPPORTUNE IMPORTUNE", PICCOLO BOLLETTINO DELLA CASA "SAN PIO X" DI RIMINI, DIRETTO DA DON UGO CARANDINO DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII".
RICORDO CHE DON CARANDINO GARANTISCE LA MESSA CATTOLICA "NON UNA CUM" A MOLTE DELLE REGIONI ADRIATICHE.
VI TRASCRIVO IL SIGNIFICATIVO EDITORIALE DELLA RIVISTA CHE è UNA FRONTALE E SIGNIFICATIVA PRESA DI POSIZIONE CONTRO L'INCERTA E AMBIGUA POSIZIONE DELLA FRATERNITà SAN PIO X, SEMPRE OSCILLANTE TRA L'ACCORDO CON I MODERNISTI ED UNA RESISTENZA NEO-GALLICANA ALL'"AUTORITà". NON SONO QUESTIONI LANA CAPRINA. è L'ESSENZA STESSA DEL COMBATTIMENTO SOPRANNATURALE CONTRO IL "CONCILIO" E LE SUE "RIFORME".

UN CARISSIMO SALUTO DA GUELFO NERO

EDITORIALE

Negli ultimi decenni una minoranza di cattolici non ha accettato il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica. Questo rifiuto è giusto e doveroso; ma, nella Chiesa Cattolica, ogni cosa giusta e doverosa per essere tale deve essere conforme alla Fede: quindi questi cattolici devono giustificare il loro clamoroso rifiuto alla luce della immutabile dottrina cattolica.
Questa dottrina insegna che la Chiesa e il Papa non possono sbagliare in materia di Fede e di Morale; ora, effettivamente il Concilio Vaticano II e la nuova messa sono in contraddizione con la Verità e la Santità di Cristo. Per non accettarli è dunque necessario chiarire il problema dell’Autorità poiché, come abbiano ricordato, un Papa non può insegnare dottrine erronee o promulgare riti cattivi.
Giovanni Paolo II se fosse formalmente Vicario di Cristo, non potrebbe insegnare l’errore o accettare un rito eterodosso; invece, insegna gli errori modernisti e oggettivamente non promuove il bene della Chiesa. Ciò dimostra che Giovanni Paolo II, pur eletto validamente dal conclave (papa materialiter), non può essere formalmente il successore di Pietro (papa formaliter); questa constatazione salva il dogma dell’infallibilità e risolve il problema di coscienza dell’obbedienza.
Alcuni cattolici “tradizionalisti”, per giustificare la loro posizione, invece di ricorrere alla sana teologia, hanno scelto la via del pragmatismo e poco per volta si sono abituati a legittimare la loro disobbedienza sminuendo l’infallibilità della Chiesa e del Papa, rassegnandosi così a vivere - de facto - da scismatici, poiché disobbediscono abitualmente a colui che riconoscono come Vicario di Cristo.
Pensano, in questo modo, di promuovere il bene della Chiesa e delle anime: ma questa posizione, al contrario, offende la Chiesa, poiché si seguono i passi di Giovanni Paolo II che l’accusa di sbagliare (lui riferendosi al passato, con i suoi mea culpa, e i “tradizionalisti” riferendosi al presente, a causa del Concilio, dei nuovi riti, dell’ecumenismo, ecc.,); inoltre, si ingannano le anime, che pensano di santificarsi basando la vita cristiana (Messa, sacramenti, pellegrinaggi…) non più su Pietro, bensì contro Pietro.
E’ quindi nostro dovere, a tempo e controtempo, denunciare questo stato di cose, che fa scivolare la resistenza al Modernismo nel baratro dello scisma gallicano (o, a seconda degli umori dei “capi”, nelle braccia degli stessi modernisti, come è successo in Brasile, dove il vescovo e i sacerdoti “tradizionalisti”, più coerenti dei loro tentennanti confratelli europei, si sono sottomessi a Giovanni Paolo II).
Bisogna uscire al più presto da questa situazione deleteria, che fa credere a tanti cattolici che un Papa può sbagliare, che la Chiesa può dare ai suoi figli una Messa cattiva e un sacramento della Cresima addirittura invalido, che la Chiesa può canonizzare dei “falsi santi” e che, comunque, non è importante sapere se Giovanni Paolo II sia o non sia papa!
Le stesse persone che insegnano questi errori, mettono i loro fedeli in guardia da coloro che, riaffermando la dottrina tradizionale della Chiesa, rischiano di “essere troppo logici”, perché affermano che uno più uno fa sempre due e non tre o quattro o cinque e, rifiutando ciò che effettivamente non è logico, mancherebbero di umiltà e di sottomissione…
Siamo così arrivati al paradosso: chi professa integralmente la Verità cattolica e denuncia le deviazioni che si sono formate nel “tradizionalismo”, è accusato di essere “troppo cattolico”, di amare troppo il Papa, di attribuire troppa autorità al Papato, di essere un “infallibilista”, come dimostrano le seguenti considerazioni che, se fossero state scritte ai tempi di Pio XII, sarebbero state oggetto del severo intervento del Sant’Uffizio: “…non bisogna esagerare il culto dovuto a Roma, il culto dovuto al papa, non bisogna fare del papa il Cristo, bisogna lasciarli la sua posizione, il suo posto, che sicuramente è il primo nella Chiesa [bontà sua!]… (…) ma bisogna stare attenti…” (abbè Michel Simoulin, “1988: lo scisma introvabile”, pag. 40).
Io direi, piuttosto, che bisogna stare attenti a questi insegnamenti scismatici, che creano una dialettica tra la Chiesa e il Papa. Una “Chiesa” che, con la pretesa di essere fedele a Cristo, diffida del Papa, disobbedisce al Papa, restringe e caricatura l’infallibilità del Papa, non è più la Chiesa Romana, bensì una Piccola Chiesa, dove la Messa e Sacramenti sono celebrati al di fuori della Comunione con la Chiesa di Cristo (ma, in compenso, in comunione con Giovanni Paolo II…).
Il lettore deve capire che scrivere queste considerazioni non significa “parlar male” di Tizio o di Caio, bensì sollevare un gravissimo problema dottrinale che determina il fatto di essere cattolici autenticamente o solo apparentemente; questo problema è di gran lunga superiore a quello di poter assistere al rito tradizionale, in quanto la santificazione delle anime suppone l’appartenenza alla Chiesa (ad esempio, le Messe degli “Ortodossi” o dei Vecchi Cattolici, seppur valide e in rito tradizionale, non sono un mezzo di santità, in quanto celebrate da sacerdoti acattolici).
Le lettere e le telefonate che giungono alla Casa San Pio X da parte di coloro che frequentano abitualmente certi “centri di messa”, testimoniano - malgrado l’ostinazione dei “capi” - l’interesse di tante anime buone alla posizione teologica secondo cui la Sede è formalmente vacante, anime a volte frenate dal timore di dover rinunciare, abbracciando la “Tesi di Cassiciacum”, alla Messa o ai Sacramenti per mancanza di sacerdoti. A questo proposito, prima del consueto “Diario”, ricordiamo la presenza sacerdotale – e quindi sacramentale – della Casa San Pio X e dell’Istituto Mater Boni Consilii in Trentino, Emilia, Romagna, Marche e Abruzzi.
Ringraziamo il Sacro Cuore di Gesù di aver suscitato questi punti di riferimento e, sotto la protezione della Madonna del Buon Consiglio, perseveriamo nell’unica Chiesa di Cristo, fondata sulla roccia di Pietro.

don Ugo Carandino

Guelfo Nero
08-09-02, 18:54
CARI AMICI FORUMISTI,

è APPENA USCITO L'ULTIMO NUMERO DI "OPPORTUNE IMPORTUNE", PICCOLO BOLLETTINO DELLA CASA "SAN PIO X" DI RIMINI, DIRETTO DA DON UGO CARANDINO DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII".
RICORDO CHE DON CARANDINO GARANTISCE LA MESSA CATTOLICA "NON UNA CUM" A MOLTE DELLE REGIONI ADRIATICHE.
VI TRASCRIVO IL SIGNIFICATIVO EDITORIALE DELLA RIVISTA CHE è UNA FRONTALE E SIGNIFICATIVA PRESA DI POSIZIONE CONTRO L'INCERTA E AMBIGUA POSIZIONE DELLA FRATERNITà SAN PIO X, SEMPRE OSCILLANTE TRA L'ACCORDO CON I MODERNISTI ED UNA RESISTENZA NEO-GALLICANA ALL'"AUTORITà". NON SONO QUESTIONI LANA CAPRINA. è L'ESSENZA STESSA DEL COMBATTIMENTO SOPRANNATURALE CONTRO IL "CONCILIO" E LE SUE "RIFORME".

UN CARISSIMO SALUTO DA GUELFO NERO

EDITORIALE

Negli ultimi decenni una minoranza di cattolici non ha accettato il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica. Questo rifiuto è giusto e doveroso; ma, nella Chiesa Cattolica, ogni cosa giusta e doverosa per essere tale deve essere conforme alla Fede: quindi questi cattolici devono giustificare il loro clamoroso rifiuto alla luce della immutabile dottrina cattolica.
Questa dottrina insegna che la Chiesa e il Papa non possono sbagliare in materia di Fede e di Morale; ora, effettivamente il Concilio Vaticano II e la nuova messa sono in contraddizione con la Verità e la Santità di Cristo. Per non accettarli è dunque necessario chiarire il problema dell’Autorità poiché, come abbiano ricordato, un Papa non può insegnare dottrine erronee o promulgare riti cattivi.
Giovanni Paolo II se fosse formalmente Vicario di Cristo, non potrebbe insegnare l’errore o accettare un rito eterodosso; invece, insegna gli errori modernisti e oggettivamente non promuove il bene della Chiesa. Ciò dimostra che Giovanni Paolo II, pur eletto validamente dal conclave (papa materialiter), non può essere formalmente il successore di Pietro (papa formaliter); questa constatazione salva il dogma dell’infallibilità e risolve il problema di coscienza dell’obbedienza.
Alcuni cattolici “tradizionalisti”, per giustificare la loro posizione, invece di ricorrere alla sana teologia, hanno scelto la via del pragmatismo e poco per volta si sono abituati a legittimare la loro disobbedienza sminuendo l’infallibilità della Chiesa e del Papa, rassegnandosi così a vivere - de facto - da scismatici, poiché disobbediscono abitualmente a colui che riconoscono come Vicario di Cristo.
Pensano, in questo modo, di promuovere il bene della Chiesa e delle anime: ma questa posizione, al contrario, offende la Chiesa, poiché si seguono i passi di Giovanni Paolo II che l’accusa di sbagliare (lui riferendosi al passato, con i suoi mea culpa, e i “tradizionalisti” riferendosi al presente, a causa del Concilio, dei nuovi riti, dell’ecumenismo, ecc.,); inoltre, si ingannano le anime, che pensano di santificarsi basando la vita cristiana (Messa, sacramenti, pellegrinaggi…) non più su Pietro, bensì contro Pietro.
E’ quindi nostro dovere, a tempo e controtempo, denunciare questo stato di cose, che fa scivolare la resistenza al Modernismo nel baratro dello scisma gallicano (o, a seconda degli umori dei “capi”, nelle braccia degli stessi modernisti, come è successo in Brasile, dove il vescovo e i sacerdoti “tradizionalisti”, più coerenti dei loro tentennanti confratelli europei, si sono sottomessi a Giovanni Paolo II).
Bisogna uscire al più presto da questa situazione deleteria, che fa credere a tanti cattolici che un Papa può sbagliare, che la Chiesa può dare ai suoi figli una Messa cattiva e un sacramento della Cresima addirittura invalido, che la Chiesa può canonizzare dei “falsi santi” e che, comunque, non è importante sapere se Giovanni Paolo II sia o non sia papa!
Le stesse persone che insegnano questi errori, mettono i loro fedeli in guardia da coloro che, riaffermando la dottrina tradizionale della Chiesa, rischiano di “essere troppo logici”, perché affermano che uno più uno fa sempre due e non tre o quattro o cinque e, rifiutando ciò che effettivamente non è logico, mancherebbero di umiltà e di sottomissione…
Siamo così arrivati al paradosso: chi professa integralmente la Verità cattolica e denuncia le deviazioni che si sono formate nel “tradizionalismo”, è accusato di essere “troppo cattolico”, di amare troppo il Papa, di attribuire troppa autorità al Papato, di essere un “infallibilista”, come dimostrano le seguenti considerazioni che, se fossero state scritte ai tempi di Pio XII, sarebbero state oggetto del severo intervento del Sant’Uffizio: “…non bisogna esagerare il culto dovuto a Roma, il culto dovuto al papa, non bisogna fare del papa il Cristo, bisogna lasciarli la sua posizione, il suo posto, che sicuramente è il primo nella Chiesa [bontà sua!]… (…) ma bisogna stare attenti…” (abbè Michel Simoulin, “1988: lo scisma introvabile”, pag. 40).
Io direi, piuttosto, che bisogna stare attenti a questi insegnamenti scismatici, che creano una dialettica tra la Chiesa e il Papa. Una “Chiesa” che, con la pretesa di essere fedele a Cristo, diffida del Papa, disobbedisce al Papa, restringe e caricatura l’infallibilità del Papa, non è più la Chiesa Romana, bensì una Piccola Chiesa, dove la Messa e Sacramenti sono celebrati al di fuori della Comunione con la Chiesa di Cristo (ma, in compenso, in comunione con Giovanni Paolo II…).
Il lettore deve capire che scrivere queste considerazioni non significa “parlar male” di Tizio o di Caio, bensì sollevare un gravissimo problema dottrinale che determina il fatto di essere cattolici autenticamente o solo apparentemente; questo problema è di gran lunga superiore a quello di poter assistere al rito tradizionale, in quanto la santificazione delle anime suppone l’appartenenza alla Chiesa (ad esempio, le Messe degli “Ortodossi” o dei Vecchi Cattolici, seppur valide e in rito tradizionale, non sono un mezzo di santità, in quanto celebrate da sacerdoti acattolici).
Le lettere e le telefonate che giungono alla Casa San Pio X da parte di coloro che frequentano abitualmente certi “centri di messa”, testimoniano - malgrado l’ostinazione dei “capi” - l’interesse di tante anime buone alla posizione teologica secondo cui la Sede è formalmente vacante, anime a volte frenate dal timore di dover rinunciare, abbracciando la “Tesi di Cassiciacum”, alla Messa o ai Sacramenti per mancanza di sacerdoti. A questo proposito, prima del consueto “Diario”, ricordiamo la presenza sacerdotale – e quindi sacramentale – della Casa San Pio X e dell’Istituto Mater Boni Consilii in Trentino, Emilia, Romagna, Marche e Abruzzi.
Ringraziamo il Sacro Cuore di Gesù di aver suscitato questi punti di riferimento e, sotto la protezione della Madonna del Buon Consiglio, perseveriamo nell’unica Chiesa di Cristo, fondata sulla roccia di Pietro.

don Ugo Carandino

Guelfo Nero
12-09-02, 09:06
CARI AMICI,

è STATO EDITATO QUESTO BEL LIBRETTO A CURA DEL CENTRO LIBRARIO SODALITIUM AD USO DEI FEDELI CHE ASSISTONO ALLA SANTA MESSA CATTOLICA (VULGO DICTA "DI SAN PIO V").
è UN'INIZIATIVA EDITORIALE INTERESSANTE PERCHè NON PROPAGANDA LA MENTALITà DELLA "MESSA DIALOGATA", PRESENTE ANCHE IN MOLTI "TRADIZIONALISTI" MA FAVORISCE INVECE L'IDEA DI UNA MESSA ASCOLTATA E "PRESA" IN DEVOTO ED ORANTE SILENZIO.
OPPORSI ALLA DERIVA VATICANOSECONDISTA NON SIGNIFICA SOLO FARE COME SE NULLA FOSSE ACCUDUTO MA INDIVIDUARE CRITICAMENTE I PICCOLI E GRANDI CAVALLI DI TROIA CHE HANNO POI PORTATO ALLA RIVOLUZIONE NEL CUORE DELLA CHIESA.
ANCHE UNA CERTA PROPAGANDA, FAVORITA DAL MOVIMENTO LITURGICO DEGLI ANNI '30, ALLA MESSA DIALOGATA ED ECCESSIVAMENTE PARTECIPATA DA PARTE DEI FEDELI, PUò ESSERE RICONDOTTO A QUESTA CATEGORIA DI PRODROMI RIVOLUZIONARI.
IL LIBRO è SCRITTO IN UNO STILE SEMPLICE, CHIARO E ACCESSIBILE: NELLA PARTE FINALE CI SONO ANCHE ALCUNE ANNOTAZIONI SUL COME SERVIR MESSA.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
12-09-02, 09:06
CARI AMICI,

è STATO EDITATO QUESTO BEL LIBRETTO A CURA DEL CENTRO LIBRARIO SODALITIUM AD USO DEI FEDELI CHE ASSISTONO ALLA SANTA MESSA CATTOLICA (VULGO DICTA "DI SAN PIO V").
è UN'INIZIATIVA EDITORIALE INTERESSANTE PERCHè NON PROPAGANDA LA MENTALITà DELLA "MESSA DIALOGATA", PRESENTE ANCHE IN MOLTI "TRADIZIONALISTI" MA FAVORISCE INVECE L'IDEA DI UNA MESSA ASCOLTATA E "PRESA" IN DEVOTO ED ORANTE SILENZIO.
OPPORSI ALLA DERIVA VATICANOSECONDISTA NON SIGNIFICA SOLO FARE COME SE NULLA FOSSE ACCUDUTO MA INDIVIDUARE CRITICAMENTE I PICCOLI E GRANDI CAVALLI DI TROIA CHE HANNO POI PORTATO ALLA RIVOLUZIONE NEL CUORE DELLA CHIESA.
ANCHE UNA CERTA PROPAGANDA, FAVORITA DAL MOVIMENTO LITURGICO DEGLI ANNI '30, ALLA MESSA DIALOGATA ED ECCESSIVAMENTE PARTECIPATA DA PARTE DEI FEDELI, PUò ESSERE RICONDOTTO A QUESTA CATEGORIA DI PRODROMI RIVOLUZIONARI.
IL LIBRO è SCRITTO IN UNO STILE SEMPLICE, CHIARO E ACCESSIBILE: NELLA PARTE FINALE CI SONO ANCHE ALCUNE ANNOTAZIONI SUL COME SERVIR MESSA.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
17-09-02, 09:01
CARI AMICI,

QUESTO TESTO CAPITALE DI DEVOZIONE MARIANA è STATO STAMPATO DALLE EDIZIONI MONFORTANE DI ROMA PIù VOLTE, PURTROPPO CON PREFAZIONE E NOTE SPESSO MODERNISTICHE O INGANNEVOLI (BASTA SALTARLE A PIè PARI).
SAN LUIGI MARIA MONFORT HA SCRITTO QUESTO LIBRO PER RENDERE PIù FACILE E FRUTTUOSA LA RECITA DEL ROSARIO.
IL ROSARIO è CERTAMENTE LA PREGHIERA CATTOLICA E "CRISTOLOGICA" PER ECCELLENZA, IL SALTERIO DEL NUOVO TESTAMENTO: SAN LUIGI TRATTA AMPIAMENTE DELLE VARIE ECCELLENZE DEL ROSARIO CHE, NON DIMENTICHIAMOLO, FU PRESCRITTO DIRETTAMENTE DALLA MADONNA A SAN DOMENICO DI GUZMAN MENTRE ERA IMPEGNATO NELLA LOTTA PER LA CONVERSIONE DEGLI ALBIGESI.
LA MADONNA SANZIONò COSì UNA PRATICA CHE GIà ERA ANDATA SVILUPPANDOSI IN FORME DIVERSE, NEI SECOLI PRECEDENTI.
COME HO DETTO ALTRE VOLTE, DI UN LIBRO SANTO è INUTILE FARE LA RECENSIONE: VA SEMPLICEMENTE LETTO, VA MEDITATO E MESSO IN PRATICA.
CREDO CHE IN QUESTI GIORNI RIPORTERò QUALCHE PASSO DAVVERO SIGNIFICATIVO NEL NOSTRO 3D DI DEVOZIONE MARIANA ("FIORI SULL'ALTARE DELLA MADONNA"), SPECIALMENTE QUELLI CHE RIGUARDANO L'ODIO DEGLI ERETICI VERSO QUESTA GRANDE DEVOZIONE.

REGINA SACRATISSIMI ROSARII, ORA PRO NOBIS


http://www.kfki.hu/~arthp/art/l/lotto/1531-/04rosary.jpg



UN CARISSIMO SALUTO AGLI AMICI

GUELFO NERO

Guelfo Nero
18-09-02, 00:55
CARI AMICI, OGGI HO POTUTO AVERE TRA LE MANI IL TERZO NUMERO DI "OPPORTUNE IMPORTUNE", LETTERA D'INFORMAZIONI DELLA CASA SAN PIO X DI DON UGO CARANDINO.
NE AVEVO GIà TRASCRITTO L'EDITORIALE: ORA MI PERMETTO SOLO DI RIMARCARE IL RICCO DIARIO DELLE ATTIVITà DELLA CASA SAN PIO X (PERIODO 13 MARZO-30 GIUGNO 2002) E IL FATTO CHE DON CARANDINO ABBIA FATTO APPORRE SULLA PRIMA PAGINA DEL BOLLETTINO LO STEMMA DELLA "SEDE VACANTE".
L'ADESIONE ALLA TESI DI CASSIACICUM DA PARTE DI DON CARANDINO APPARE COMPLETA, CORDIALE E MEDITATA: LE SUE PRESE DI POSIZIONE NEI CONFRONTI DI QUESTA DOLOROSA VERITà SONO FRANCHE, SCHIETTE E SENZA TENTENNAMENTI.
ECCO CHE I SACERDOTI OPERANO SECONDO IL CUORE DI GESù E MARIA!

L'INDIRIZZO DELLA CASA SAN PIO X è:

VIA SARZANA 86
47828 SAN MARTINO DEI MULINI (RN)
CASA.SANPIOX@LIBERO.IT

0541.758961

UN SALUTO

GUELFO NERO

cm814
06-10-02, 16:22
Originally posted by guelfo nero

L'INDIRIZZO DELLA CASA SAN PIO X è:

VIA SARZANA 86
47828 SAN MARTINO DEI MULINI (RN)
CASA.SANPIOX@LIBERO.IT

0541.758961

UN SALUTO

GUELFO NERO

Voglio contattarli: non che io condivida le loro idee, però.... conoscere altri fratelli non è male.
Tra l'altro, finiti gli studi "laici" in filosofia, spero di frequentare - vediamo come!!! :( - lo studio domenicano di Napoli, e l'Ordine dei predicatori. Mi pare ci si possa fidare di loro....


Ma con i Gesuiti????
Guelfo, Bellarmino sapreste indicarmi qualcosa??? Non so... un indirizzo, uno "cattedrale del sapere"..... insomma, un punto di riferimento per capire cosa possano offrirmi per dare una "revisionata" puramente cattolico-clericaloe ai miei studi filosofici.....

Aspetto fiducioso.

;)

Guelfo Nero
09-10-02, 08:32
CARO CM814,

TI AVEVO GIà RISPOSTO DOMENICA MA POI INOPINATAMENTE HO PERSO IL POST.
I DOMENICANI NON SONO MALE OGGETTIVAMENTE: HANNO UN GLORIOSO PASSATO, MALGRADO L'OSCURO PRESENTE.
PER IL RESTO NON SAPREI COSA DIRTI: ESCLUDEREI LE UNIVERSITà EX-PONTIFICIE DI ROMA CHE PURTROPPO (SPECIALMENTE LA LATERANENSE E LA GREGORIANA) TI CORROMPEREBBERO PIUTTOSTO CHE FORMARTI.
PER COMPLETARE UN PO' I TUOI STUDI FILOSOFICI TI SUGGERISCO UNO STUDIO TOMISTA INTEGRALE IN TRE VOLUMI CHE USCIRà (CREDO) IN PRIMAVERA.
IL PRIMO VOLUME è UN QUADRO ESAUSTIVO DI LOGICA E GNOSEOLOGIA ARISTOTELICO-TOMISTA, IL SECONDO è UNA STORIA CRITICA E TAGLIENTE DELL'ABERRANTE E PATOLOGICA FILOSOFIA MODERNA (DA OCKHAM A GADAMER), IL TERZO è UN GLOSSARIO CON UN TAGLIO FEROCEMENTE POLEMICO CON GLOSSEMI CHE COMPLETANO AD ABUNDANTIAM IL VOLUME PRECEDENTE.
L'OPERA è PREZIOSA PERCHè IN ITALIA SONO ALMENO QUARANT'ANNI CHE NON ESCE UN'OPERA DI CONFUTAZIONE CATTOLICA A TUTTO CAMPO DELLA FILOSOFIA MODERNA E QUESTO INDICA CHE IN UN CERTO SENSO STA VERAMENTE SPIRANDO UN VENTO NUOVO SULLA PALUDE DEL MONDO CULTURALE E LIBRARIO ITALIANO.
ERA DAI TEMPI DE "IL VELENO KANTIANO" DI PADRE GUIDO MATTIUSSI E DI "ERRORI E PERICOLI DELLO SCOTISMO" DI PADRE DE TOTH CHE NON USCIVA UN'OPERA CON QUESTO TAGLIO.
IL FILOSOFO MODERNO (DA CARTESIO IN POI) è SOLO UN MODERNO MERCUZIO CHE SI BALOCCA CON LE PAROLE FINO ALLA FOLLIA: TUTTO QUESTO INCIDE POI GRAVEMENTE SULLA FILOSOFIA MORALE CHE NE ESCE FALSATA E STRAVOLTA.
è QUINDI UNA STORIA DELLA FILOSOFIA AD ORIENTAMENTO CATTOLICO INTEGRALE, TOMISTA INTRANSIGENTE E LEONIANA, MA SCRITTA CON LINGUAGGIO PIANO E DIDATTICO: AD USO DELLE SCUOLE.
L'AUTORE SARà DON CURZIO NITOGLIA, L'EDITRICE NON è ANCORA UFFICIALMENTE NOTA.

UN CARO SALUTO, CM814

GUELFO NERO
:) :) :)

Guelfo Nero
16-10-02, 08:49
CARI AMICI,

VERRà RISTAMPATA A BREVE (UN MESE O POCO PIù) UNA BIOGRAFIA DI PIù DI TRECENTO PAGINE DEDICATA AL FAMOSO SACERDOTE MILANESE (D'ADOZIONE, IN REALTà ERA PAVESE) CHE PER PIù DI TRENT'ANNI FU LA BANDIERA DELL'INTRANSIGENTISMO CATTOLICO A MILANO (MORì NEL 1902): FEROCEMENTE ANTIUNITARIO, ANTISABAUDO, ANTIMASSONICO, ANTIGIUDAICO, ANTIROSMINIANO, CI HA LASCIATO UN VASTISSIMO PATRIMONIO TEOLOGICO E CULTURALE DA CUI CONTINUAMENTE ATTINGERE PER COMBATTERE LE BUONE BATTAGLIE DEL CATTOLICESIMO OGGI.
FU UNA FIGURA COMPLETA DI PREDICATORE, POLEMISTA, APOLOGETA, STUDIOSO, GIORNALISTA E LETTERATO: FU SOPRATUTTO UN SACERDOTE CATTOLICO, CONSCIO DELLA SUA DIGNITà E DEI SUOI DOVERI.
INVECE DI ABBANDONARSI A SOTTILI ANTICLERICALISMI, I LAICI CATTOLICI
DOVREBBERO RISCOPRIRE QUESTE GRANDEZZE DEL SACERDOZIO CATTOLICO

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO

Guelfo Nero
02-11-02, 22:25
CARI AMICI FORUMISTI,

QUESTO, COME ALTRI THREAD IN QUESTI ULTIMI TEMPI, LANGUIVA: è COLPA ANCHE MIA CHE NON HO MAI TEMPO DI STILARE LE RECENSIONI E LE SEGNALAZIONI.
ORA CI METTEREMO DI BUONA LENA PER AGGIORNARE IL CASELLARIO DELLE SEGNALAZIONE.
COMINCIò RIPORTANDO UN SEVERO ARTICOLO CRITICO CONTRO CHARLES PEGUY, APPARSO SUL NUMERO 50 DELLA RIVISTA "SODALITIUM".
FU SCRITTO DAL PADRE GEORGE VINSON C.P.C.R. NEL 1954.


CONTRO PEGUY

In ricordo del venerato Padre Georges Vinson, Sodalitium ha pubblicato queste righe chiare e semplici sullo scrittore e poeta Charles Péguy, estratte dalla rivista "Valor" (n. 48, pp. 8-9, aprile 1954) la rivista argentina dei Cooperatori Parrocchiali di Cristo Re, diretta allora da P. Vinson (quasi certamente "Rioplatense" era uno degli pseudonimi del Padre). In Italia, gli scritti di Péguy hanno una notevole influenza su Comunione e Liberazione ed in Francia, su molti esponenti del movimento "tradizionalista" (basti pensare ai pellegrinaggi di Chartres sulle orme di Péguy).


Tra i modelli proposti alla gioventù cattolica moderna, Charles Péguy occupa ua posto d'onore: non c'è libro o articolo che tratti della rinascita francese contemporanea che non citi Péguy come uno dei suoi più illustri rappresentanti.
Si pensa a Péguy, si cita Péguy (persino in libri di spiritualità, eome se fosse stato un teologo o un santo), si imita Péguy... Nei circoli di Azione Cattolica, nelle riviste cattoliche, persino dal pulpito, si parla di Charles Péguy.
Nel 1912, Péguy scrisse al suo amico Lotte: "Ho una missione, ho immense responsabilità. In fondo, è un rinascimento cattolico che si sta compiendo tramite me". (Citato da Daniel Halevy nel suo libro su Péguy ap. 178). Nonostante l'orgogliosa e ridicola pretesa di questa frase, Péguy, finché visse, ebbe solo un piccolo gruppo di lettori (ibidem, p . 179), e non potè esercitare quella influenza spirituale di cui fantasticava: la esercita solo oggi, 30 o 40 anni dopo la morte. L'ha meritata? Per la sua vita, la sua opera, il suo carattere, i suoi sentimenti profondi, Péguy è degno di essere un capo spirituale, un modello per la gioventù cattolica?
Discepolo dell'ebreo Bergson, difenderà fino alla fine -- non senza attaccare perciò il Sommo Pontefice -- l'opera di colui che chiamerà il suo 'maestro', i cui libri tuttavia sono messi all'Indice. Come sottolinea Secretan nel suo libro "Péguy, soldat de la vérité", i suoi amici sono soprattutto protestanti ed ebrei.
Colui che pretendeva di essere chiamato a una missione e di iniziare la rinascita del cattolicesimo francese, non volle sposarsi in chiesa e non permise che i suoi figli fossero battezzati.
Halevy, nel libro succitato, si sforza di scusare Péguy buttando la eolpa sulla Chiesa. Però Secretan, nel suo libro, presenta le cose in modo più imparziale, e citando la testimonianza di Marcel Péguy, figlio di Charles, dimostra che la colpa non era della Chiesa, né della moglie di Péguy, ma di Péguy stesso.
Per portare un giudizio sul cattolicesimo di Péguy, bisogna ricordarsi che più volte egli contrappone il suo cattolicesimo personale a quello della Chiesa (Secretan, p . 273); che più volte pretende di dare lezioni alla Chiesa stessa, scrive invettive contro il clero ed il Papa (si leggano Halevy , Secretan...); secondo la testimonianza di questi autori, egli diffida dei sacerdoti e dice che finirà per non poterne vedere neppure uno.
Non si comunicò mai; assistette alla Messa qualche volta, ma come per caso; Halevy dice di lui: "Péguy non ha mai creduto nelle formule, nelle ricette di verità che raccomandano in modo uniforme i funzionari dei gruppi e delle sette, le pratiche religiose sono per lui ricette di salvezza alle quali non era affezionato " (p. 171).
Discepolo di Bergson fino alla fine, modernista, non crede in tutti i dogmi (come l'inferno), o li considera come un residuo dello slancio vitale (élan vital).
Nell'aprile del 1914, le opere di Bergson sono condannate e messe all'Indice. Fu in questa occasione che Péguy si rivolse al Papa con ben poco rispetto, nella sua 'Nota su Bergson'.
Poco dopo un sacerdote avvisò Lotte, un amico di Péguy che era però cattolico praticante, di diffidare di Péguy in lotta contro Roma; andandosene, questo sacerdote prese con sé le opere di Péguy che erano richieste dal Sant'Offizio e che molti suoi amici consideravano già come degne di condanna. Allora Péguy, intuendo tutto ciò, scrisse la sua ultima opera: una serie di invettive contro questo sacerdote, burlandosi della Congregazione dell'Indice...
Secretan, a proposito di questo libro che Péguy lasciò incompiuto perché già mobilitato per la guerra (agosto 1914), scrive: "Péguy compara la proscrizione dell'Indice a quei cartelli che il pellegrino non consulta per Conoscere il cammino. La frase termina con la parola 'protestante', nella quale vedo uno dei tratti più caratteristici del suo carattere " (p. 183).
La sera prima della sua morte, avvenuta sul campo di battaglia il 5 agosto 1914, offrì dei fiori a una Madonna che si trovava tra le rovine di un convento, ma nel giorno stesso della sua morte, il mattino, fu l'unico ufficiale della sua compagnia che non volle assistere alla Messa e comunicare . Pochi istanti più tardi, questo "gran cattolico" (?) cadde morto colpito in fronte da una pallottola, proferendo un'ultima bestemmia (Secretan, p. 278, Halevy, p. 247).
Sono due scrittori amici personali e ammiratori di Péguy che ci descrivono la vita di questo profeta dei tempi moderni. Halevy ricorda come Péguy stesso dettò a un amico un articolo-recensione del suo poema "Eva". Le prime parole sono le seguenti: "Eccetto Polyeucte (che Péguy ci ha insegnato a porre al primo posto, al di sopra di ogni cosa) tutto permette di pensare che quest'opera, Eva, è l'opera più considerevole che sia stata prodotta nella cattolicità dal secolo XIV a oggi (ovvero, dai tempi di Dante)". Capiamo allora la testimonianza di Mons. Batiffol: "Péguy aveva un immenso orgoglio".
Non è il caso di chiedersi: perché, contro ogni verità, si presenta Péguy come un gran cattolico? Cosa potrà mai ricavare, da un tal modello, la gioventù cattolica? Che cosa può dare un tal profeta alla rinascita cattolica contemporanea?

UN AUTORE QUINDI CHE DIFFICILMENTE PUò ESSERE INSERITO IN UNA BIBLIOTECA CATTOLICA.

GUELFO NERO;)

Guelfo Nero
05-11-02, 23:26
"CRISTINA CAMPO: quale tradizione?"

DON FRANCESCO RICOSSA, DA ALCUNI ANNI, STA PREPARANDO UN TESTO MOLTO ACCURATO SULLA, A SUO MODO, TRAGICA FIGURA DI CRISTINA CAMPO, STUDIOSA DI STORIA DELLE RELIGIONI, UN TEMPO "TRADIZIONALISTA CATTOLICA" E POI CONVIVENTE, SODALE E "PITONESSA" DEL TRISTO ELEMIRE ZOLLA. LO STUDIO DI QUESTA FIGURA DI RACCORDO TRA I TRADIZIONALISMI SPURI E "TRADIZIONALISTI CATTOLICI" PUò RISERVARE MOLTE FECONDE SORPRESE.
QUANDO USCIRà IL TESTO? FORSE IL 2003 SARà L'ANNO BUONO.

UN SALUTO CORDIALISSIMO A TUTTI

GUELFO NERO

"Grazie alla casa editrice Adelphi, che dal 1987 ad oggi ne ha pubblicato l’opera omnia, Cristina Campo (1923-1976), scrittrice
e poetessa, ha conosciuto dopo la morte un grande successo di pubblico e di critica. Sembrano averla dimenticata solo i cattolici
“tradizionalisti”, dei quali pure essa fu una personalità di primo piano. Tra i fondatori di “Una voce-Italia”, Vittoria Guerrini (questo il vero nome di Cristina Campo) ha dato un contributo decisivo
alla redazione del “Breve esame critico” del nuovo "messale", presentato a Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Attorno a Cri-stina Campo, in quegli anni, troviamo Mons. Lefebvre e Padre Guérard des Lauriers, Mons. D’Amato e Mons. Pozzi e, dalla Francia, Jean Madiran e l’abbé de Nantes... in modo tale che il lettore scoprirà forse per la prima volta buona parte della storia della opposizione alla riforma liturgica - quando tutto era ancora possibile - dal 1965 al 1970. Nello stesso tempo, seguendo le tracce di Cristina Campo, ci si può perdere nei meandri di un’altra “tradizione” ben diversa da quella cattolica! Dalla torbidissima Simone Weil alla psicanalisi junghiana, dal manicheismo all’esicasmo bizantino, dal Vedanta al cabalismo di Abraham J. Heschel, Cristina Campo percorse le vie tenebrose dell’esoterismo “cristiano”, guidata in questo da un "maestro" indiscusso quale Elémire Zolla, con il quale condivise la vita. Qual’é dunque il vero volto di Cristina Campo, una donna che visse veramente “sotto falso nome”? Nella natìa Bologna, ai piedi della Madonna di San Luca alla quale l’aveva consacrata la madre, riposa l’intrepida ammiratrice della Messa romana o una inquietante
iniziata? L’autore cerca di risolvere questo dilemma al quale solo Dio potrà dare l’ultima risposta. Lo storico - da parte sua - non può far altro che affidarsi ai documenti. Oltre alle fonti edite, don Ricossa ha potuto avvalersi dell’archivio di uno dei protagonisti della nostra storia - Padre M.L. Guérard des Lauriers -e delle testimonianze orali di una amica di Cristina, la dott. Elisabeth Gerstner, e dell’ultimo suo confessore, il Cardinale Augustin Mayer..."

SPERIAMO DAVVERO CHE QUESTO LIBRO VENGA PRESTO EDITO. ;)

Guelfo Nero
04-12-02, 11:20
CARI AMICI,

è STATA APPENA EDITA PER I TIPI DI ICHTHYS (EURO 10, PP.160) LA TRADUZIONE ITALIANA DEL TERZO VOLUME DE"LA TEOLOGIA DI GIOVANNI PAOLO II E LO SPIRITO DI ASSISI" DI JOHANNES DORMANN.
è UNA ANALISI RIGOROSA DELL' "ENCICLICA" "DIVES IN MISERICORDIA" DI GIOVANNI PAOLO DEL 1980 E DELLA TEOLOGIA TRINITARIA IN ESSA CONTENUTA, OMOGENEA CON QUELLA GIà PRESENTATA IN "REDEMPTOR HOMINIS".
NE FARò UNA RECENSIONE A BREVE: SI TRATTA COMUNQUE DI UN SAGGIO CHE SVISCERA A FONDO L'ERESIA E L'ERRONEITà DEL TESTO IN QUESTIONE.
UN COMPLIMENTO ALLA FRATERNITà SAN PIO X PER AVERNE FAVORITO L'EDIZIONE. SEGUIRà L'ANNO PROSSIMO UN'ANALISI ALTRETTANTO DURA E SERRATA DELLA "DOMINUM ET VIVIFICANTEM".
UN COMPLIMENTO AI TRADUTTORI PAOLO TAUFER ED ALFONS BENEDIKTER PER IL SOLERTE IMPEGNO DI QUESTI ANNI

UN SALUTO

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
15-12-02, 19:52
CARI AMICI,

è APPENA USCITO IL NUMERO 55 DI "SODALITIUM", LA RIVISTA TEOLOGICA DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII"; IN COPERTINA UN BEL QUADRO DI FILIPPINO LIPPI (1490) CHE SI TROVA ALLA BASILICA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA A ROMA IN CUI SAN TOMMASO D'AQUINO SCHIACCIA IL FILOSOFO AVERROè SCONFITTO.
DON CURZIO NITOGLIA HA SCRITTO UN SAGGIO SULLA LICEITà, SULLA POSITIVITà E SULLA AUSPICABILITà DELLE LEGISLAZIONI ANTIEBRAICHE CATTOLICHE E CONTEMPORANEAMENTE DI CRITICA ALLE LEGGI RAZZIALI DEL GOVERNO ITALIANO NEL 1938, FONDATE SU UN ANTISEMITISMO LAICO E SCIENTISTA, BEN DIVERSE DALLE PIù POSITIVE E FATTIVE (ANCHE SE PASSIM DIFETTOSE) LEGISLAZIONI DELLO STATO FRANCESE DEL MARESCIALLO PETAIN.
IL FASCISMO, FIGLIO DEL RISORGIMENTO GIUDAICO E LAICISTA, NON RIUSCIVA A STACCARSI DALLA SUA RADICE E PRODUCEVA LEGGI ANTIEBRAICHE INADEGUATE, SIA PER ECCESSO CHE PER DIFETTO.
DON FRANCESCO RICOSSA HA PUBBLICATO UN IMPORTANTE TRATTATELLO SULL'ELEZIONE PAPALE IN GENERE E SULLA POSSIBILE ELEZIONE PAPALE NELLA SITUAZIONE ATTUALE DELLA CHIESA CATTOLICA, COMMENTANDO CRITICAMENTE UNA LETTERA AI FEDELI DI S.E.R. MONSIGNOR MARK ANTHONY MARY PIVARUNAS C.M.R.I.
DON GIUSEPPE MURRO HA SCRITTO UN BREVE INTERVENTO SULL'EDUCAZIONE DEI FANCIULLI, ALLA LUCE DEGLI ULTIMI DELITTI COMMESSI DA ADOLESCENTI.
SEGUE UNA NOTA SULLA NON-CANONIZZAZIONE DI ESCRIVà DA BALAGUER: LA NOTA NON RIGUARDA IL FATTO IN Sè, IRRILEVANTE DAL PUNTO DI VISTA CATTOLICo, MA SUL FATTO CHE LA FRATERNITà SAN PIO X HA DICHIARATO PUBBLICAMENTE CHE IL PAPA NON SAREBBE INFALLIBILE NELLE CANONIZZAZIONI DEI SANTI, FONDANDOSI FRAUDOLENTEMENTE SU UN TESTO DI PAPA BENEDETTO XIV.
VI è SPAZIO ANCHE PER LA CONFUTAZIONE DI UNA TESI PIù MODERATA PROPOSTA DAI DOMENICANI LEFEBVRIANI DEL CONVENTO DI AVRILLé.
SEGUONO DOCUMENTI COPIOSI SULLA TRISTI RELAZIONI DEL SETTARIO MASSIMO INTROVIGNE COI COSIDDETTI "TESTIMONI DI GEOVA" E SU ALCUNI ASPETTI DEL FILOGIUDAISMO DEL CENTRO CULTURALE "LEPANTO" (PUR BENEMERITO NELLA SUA LOTTA ANTIMUSULMANA) E DEL SUO CAPO IL PROFESSORE ROBRTO DE MATTEI.
SEGNALO POI UNA RISPOSTA DI DON CURZIO NITOGLIA A MAURIZIO MURELLI CHE HA INTRODOTTO IN MODO ETERODOSSO LA "SUMMA ANTIGIUDAICA" DEL PIO SACERDOTE, PUBBLICATA COI TIPI DELLE EDIZIONI BARBAROSSA.
SEGUONO MOLTISSIME RECENSIONI E NOTE DI CRONACA E ALCUNE NOTE DI CONTROVERSIA TEOLOGICA CON LE RIVISTE SEDEVACANTISTE "EINSICHT" E "LA VOIE" CHE HA PUBBLICATO A NOVEMBRE UN ARTICOLO DI DON FRANCESCO MARIA PALADINO (FAUTORE DI UN SEDEVACANTISMO FINTAMENTE ASSOLUTO MA IN REALTà DIFETTOSO, PIUTTOSTO INCLINE AL CONCLAVISMO).
è UN DIBATTITO TEOLOGICO SERRATO E MOLTO INTERESSANTE.
IN ULTIMO VENGONO COMMEMORATI PADRE NOEL BARBARA, MORTO QUEST'ANNO A 92 ANNI E DIFENSORE DELLA SANTA MESSA IN FRANCIA, FONDATORE E DIRETTORE DELLA RIVISTA "FORTS DANS LA FOI", E LA PROFESSORESSA LILIANA BALOTTA (1917-2002) CHE HA COLLABORATO CON MONSIGNOR LEFEBVRE FIN DAGLI ANNI '70 E POI HA DIFESO LA SANTA MESSA "NON UNA CUM IOHANNE PAULO" IN FIRENZE FINO AL SUO ULTIMO RESPIRO.
...REQUIESCANT IN PACE. AMEN

UN SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO

Guelfo Nero
15-12-02, 22:14
TARQUINO MAIORINO, GIUSEPPE MARCHETTI TRICAMO, PIERO GIORDANA, "Fratelli d'Italia. La vera storia dell'inno di Mameli", Mondadori, Milano 2001, pagg. 142,

"FRATELLI" D'ITALIA di Don Ugo Carandino

Ci sono voluti ben tre autori, Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetta Tricamo e Piero Giordana, per scrivere un libro di 140 pagine dedicato alla figura di Goffredo Mameli e al suo celebre inno.
Gli Autori, fin dal I capitolo del libro, non nascondono la loro profonda simpatia per "il poeta con la sciabola" (pag. 14) e attribuiscono a Carlo Azeglio Ciampi il merito di aver rimesso in valore l'opera di Mameli, elogiando la "crociata di Ciampi a favore dell'inno-simbolo del nostro paese" (pag. 12). Lasciando il crociato Ciampi, scopriamo quindi la figura del "poeta con la sciabola".
Prima di esaminare la vita di Mameli, gli Autori consacrano il II capitolo,"L'inno-simbolo del Risorgimento", per situare l'inno di Mameli nel contesto delle vicende risorgimentali. A pag. 17 esaltano la rapidità con cui si diffusero, tra i partigiani dell'unificazione, le strofe dell'inno composto nel 1847 e musicato, successivamente, da Michele Novaro. Sulle ali dell'entusiasmo, gli Autori ipotizzano doti quasi profetiche di Mameli: "l'ultimo periodo [della vita di Mameli] vi appare talmente ricco di avvenimenti da far pensare che Mameli presagisse la scarsità del tempo che il destino gli aveva messo a disposizione e che cercasse di bruciare le tappe" (pag. 19). Con indignazione gli Autori riportano poi le critiche di qualche denigratore "che lo giudicò da «fisarmonica», un po’ frivolo e paesano" (pag. 20). Per gli Autori "il vero gradimento (…) venne dalla gente della strada che cantava a squarciagola Fratelli d'Italia" (pag. 21), anche se il nome esatto dell'inno è Il canto degli italiani. Da quel momento "era venuto il momento in cui la storia d'Italia non si faceva più con le norme giuridiche ma semmai con la poesia" (idem). Per suffragare questa tesi, riportano una frase particolarmente ispirata di Giuseppe Garibaldi: "una buona parte di questa Italia si deve ai poeti" (ibidem).
Nelle pagine che seguono, vengono citati i diversi canti del periodo risorgimentale, tra cui gli eloquenti versi dell'inno garibaldino E a Roma, Roma: "E a Roma a Roma/ ci sta un papa/ che di soprannome/ si chiama Pio nono/ lo butteremo giù dal trono/ dei papi a Roma/ non ne vogliamo più" (pag. 44).
Il lettore che desidera conoscere la vita di Mameli deve pazientare ancora un po’, in quanto il III capitolo è dedicato alla storia dell'inno in questione, dall'unità d'Italia sino ai giorni nostri. Gli Autori ricordano che l'opera di Mameli venne scelta come inno nazionale dopo il cambio istituzionale del 1946; l'inno, a differenza della bandiera tricolore, non è citato nella Costituzione, in quanto fu adottato con una decisione di carattere provvisorio che perdura tuttora.
Il IV capitolo è finalmente consacrato al "poeta-combattente" (pag. 76). Per la verità, in virtù della prima funzione, il Nostro cercò di evitare la seconda, almeno in occasione della chiamata di leva: "Secondo una legge che favoriva le classi ricche, era possibile farsi «sostituire» pagando una somma di danaro, e infatti il suo posto nel 16° reggimento fanteria della brigata Savona era stato preso da un certo Fedele Vitale Scrivante" (pag. 85).
Infatti il "poeta con la sciabola" apparteneva a un'altolocata famiglia genovese. Gotifredo (questo era il suo vero nome) nacque a Genova, il 5 settembre 1827, da Giorgio Mameli, alto ufficiale della Marina Sarda e dalla nobildonna Adelaide Zoagli, appartenente a una famiglia aristocratica che aveva dato alla Repubblica di Genova tre dogi e due consoli.
Grazie ai suoi illustri natali, Goffredo riesce dunque a evitare la chiamata alla leva per assicurare ai patrioti le sue produzioni poetiche. La sua prima opera, L'alba, è del 1846, e subito dopo, nell'ode Roma mostra i sentimenti di profonda avversione che nutriva per il Papato: "Ove del mondo i Cesari/ ebbero un dì l'impero/ e i sacerdoti tennero/ schiavo l'uman pensiero…" (pag. 81).
"Come poeta, aveva decisamente la mano facile" assicurano gli Autori (pag. 81), indicando un lungo elenco di inni, odi, poesie, sonetti composti da Mameli in giovane età. Oltre all'amore per la causa nazionale, il cuore di Mameli conosce l'amore di alcune fanciulle: da qui la stesura di versi che potrebbero rafforzare certi giudizi sulle sue qualità letterarie: "La tua statura è simile alla palma/ e le tue mammelle a dei grappoli d'uva…" (pag. 81). Per giustificare l'ardita composizione, gli Autori si affrettano a riferire di una confidenza fatta dal Nostro a un amico: "Temo la caduta nel sentimentale e nel platonico, ì miei eternamente acerrimi nemici" (pag. 82).
Nel 1847 Mameli entra a far parte di un club mazziniano, dove inizia la sua amicizia con Nino Bixio. Nel marzo 1848, dopo i fatti di Milano, gli Autori ci informano che per Mameli "giunse il momento di deporre la penna e impugnare la spada" (pag. 84), per mettersi a fare il "combattente in proprio" (pag. 85) agli ordini dell'amico Bixio: ma queste bande rivoluzionarie erano mal viste dallo Stato Maggiore dell'Esercito Sardo (pag. 85).
Dopo l'umiliante sconfitta di Custoza, Mameli ritorna a Genova e le meraviglie continuano, poiché "il poeta-patriota parve nondimeno possedere il dono dell'ubiquità. Era in movimento perpetuo" (pag. 87). In quel periodo avviene "un incontro entusiasmante, quello con Giuseppe Garibaldi" (pag. 87): tra i due eroi nasce un legane di "ammirazione, fiducia, complicità, amicizia“ (pag. 88).
Intanto a Roma gli eventi precipitano, la residenza papale del Quirinale è presa d'assalto, il Papa Pio IX (appartenete alla categoria di coloro che, secondo Mameli, "tennero schiavo l'uman pensiero") è costretto a trasferirsi a Gaeta. E' l'inizio della Repubblica Romana, periodo in cui si registrarono ripetuti atti sacrileghi nelle chiese dell'Urbe e numerose violenze contro il clero. Il fanatismo mazziniano prende il potere e in questo frangente "Mameli si precipitò a Roma" (pag. 89).
Intanto, sottolineano gli Autori, "dal suo rifugio borbonico Pio IX preparava la riscossa e la vendetta" (sic!) (pag. 90). La traballante Repubblica Romana sta per cadere, e Mameli, nella primavera del 1849, partecipa a degli scontri nei dintorni di Roma. E qui si consuma, almeno in parte, la vendetta papalina: "perse il cavallo e una notte gli rubarono il mantello" (pag. 91). Sembrerebbe un episodio marginale, in realtà il fisico del poeta-combattente ne soffre: "perché le notte umide trascorse all'addiaccio gli minarono il fisico e lo resero febbricitante" (pag. 91).
Bixio, in una lettera riportata dagli Autori, parla di un suo incontro con Mameli il quale, benché sofferente, intende proseguire il suo combattimento contro il Papato.
Il 3 giugno partecipa a uno scontro dove è ferito a morte. La ferita fatale non ha risvolti particolarmente eroici, in quanto "Mameli fu raggiunto per sbaglio da una pallottola amica; secondo un'altra [versione], a colpirlo fu invece la baionetta di uno dei suoi, un bersagliere poco pratico di quell'arma" (pag. 91). Sulle prime la ferita non sembra preoccupante; viene trasportato all'ospedale della Trinità dei Pellegrini (è da ricordare che la Roma di Pio IX possedeva un ospedale ogni 9.000 abitanti, mentre la Londra antipapista uno ogni 40.000), dove però le condizioni peggiorarono e "Mazzini andava a trovarlo più volte al giorno" (pag. 93).
Sul suo letto di morte compone i suoi ultimi versi, tristi come il volto del suo Maestro: "Come l'astro morente arde e balena/ ferve l'anima mia rinvigorita/ nel bacio della morte./ Addio, per sempre addio,/ sogni d'amor di gloria./ Addio mio suol natio./ Addio diletta all'anima/ del giovane cantor" (pag. 92), con riferimento a un amore non corrisposto con Adele, una giovane veneziana conosciuta a Roma. Il 19 giugno si procede all'amputazione di una gamba: ma l'intervento non è sufficiente per fermare la cancrena e Goffredo entra in agonia. Anche la Repubblica Romana è ormai moribonda: il 3 luglio Mazzini e i suoi discepoli scappano dalla città, che le truppe francesi riconsegnano al legittimo sovrano.
Mameli giace in ospedale abbandonato dai suoi, assistito solamente da Adele, che non gli nega l'estremo aiuto. Gli Autori non riferiscono se i Padri Barnabiti, che assicuravano l'assistenza nell'ospedale, riuscirono a confessare Mameli e riconciliarlo con Dio. Il Nostro muore il 6 luglio, a ventidue anni non ancora compiuti: nello stesso giorno a Torino, viene pubblicato un decreto che vieta l'ingresso nel Regno di Sardegna ai volontari della Repubblica Romana e in particolare a quattro personaggi: Mazzini, Garibaldi, Bixio e Mameli (pag. 95).
Il corpo di Mameli viene sepolto provvisoriamente in una chiesa vicina all'ospedale; nel 1872 è riesumato e trasportato al Verano. Nel 1940, il governo italiano dell'epoca che intendeva esaltare gli eroi del Risorgimento, lo fa traslare al Vittoriano e l'anno seguente, nel 1941, all'ossario del Gianicolo, dove riposa accanto ad altri protagonisti della Repubblica Romana.

Il libro rappresenta un'occasione mancata per contribuire alla rilettura del Risorgimento. Invece di un approfondimento storico serio, scevro da infatuazioni ideologiche, gli Autori hanno optato per un impostazione di stampo agiografico, che ricalca le mediocri produzioni letterarie post-unitarie.
Da sottolineare il silenzio assoluto sul ruolo della Massoneria nelle vicende risorgimentali. Eppure, secondo la rivista il Timone, il testo dell'inno di Mameli "è di chiara ispirazione massonica. I "fratelli" cui si rivolge perché insorgano sono quelli delle logge. La nazione è quasi deificata. (…) Si comprende bene come a Goffredo Mameli siano dedicate, ancora oggi, molte logge massomiche" (il Timone, Anno IV - Settembre/Ottobre 2002, n. 21, pag. 21).
Attendiamo allora un libro capace di esaminare in modo più scientifico questo argomento e capace di chiarire senza remore il ruolo delle società segrete nell'unificazione della Penisola.

Guelfo Nero
31-12-02, 17:29
CARISSIMI AMICI DELLA "TRADIZIONE CATTOLICA",

INSERISCO DEI TESTI, NATI SULLA SCIA DEL "BREVE ESAME CRITICO" DEI CARDINALI OTTAVIANI E BACCI, IN LINGUA STRANIERA: SONO PURTROPPO DI DIFFICILE RINVENIMENTO PERò, OVE TROVATI, POSSONO RISULTARE UTILISSIMI.
(QUELLI CON L'ASTERISCO SONO I MIGLIORI PERCHè PIù SAGGIAMENTE PROPUGNANO L'INVALIDITà DEL "NOVUS ORDO MISSAE")


CERTAMENTE IL MIGLIORE ED IL PUù COMPLETO è:
-"LE SACRIFICE DE CAIN - SUR LA NOUVELLE MESSE DE LA GNOSE, DE L'OECUMENISME, DE LA KABBALE" (ANCORA RICHIEDIBILE ALLA RIVISTA CATTOLICA "SOUS LA BANNIERE", VILLEGENON, 18260 VAILLY SUR SAULDRE, FRANCIA)*

SEGUONO POI IN ORDINE SPARSO:

-PADRE NOEL BARBARA "LA NOUVELLE MESSE EST EQUIVOQUE" FORSE ANCORA RICHIEDIBILE PRESSO LA REDAZIONE DI "FORTS DANS LA FOI" A TOUR

-PHILIPPE BAUCHAMPS "LA NOUVELLE MESSE EST ELLE OBLIGATOIRE?" PARIS, 1970 (VECCHIO TESTO CHE DIBATTE ANCORA LA QUESTIONE DELLA BOLLA "QUO PRIMUM")

-PADRE DIDIER BONNETERRE "LE MOUVEMENTE LITURGIQUE" ED. FIDELITER, 1980 (NE ESISTE ANCHE UNA TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI "UNA VOCE LUGANO" DEL 1985, MOSTRA IL SOTTILE LAVORO EVERSIVO DEL MOVIMENTO LITURIGICO NEL VENTENNIO 1930-50)*

-PADRE THOMAS CALMEL O.P. "EUCHARISTIE ILLUSOIRE" IN "ITINERAIRES", 162, 1972 (GRADEVOLE ANCHE SE NON PROPUGNA FRONTALMENTE L'INVALIDITà)

-PADRE ANTHONY CEKADA "THE PRAYERS OF THE MODERN mass" TAN EDIZIONI, ROCKOFORD, 1991 (TRADOTTO IN ITALIANO DA "CENTRO LIBRARIO SODALITIUM NEL 1994)*

-PADRE LOUIS COACHE "LE COMBAT DE LA FOI" BEAUMONT PIED DE BOUEF, F-53290 (VARI ARTICOLI SPARSI IN MOLTI NUMERI: PENSO NON PIù RICHIEDIBILI)

-RAMA COOMARASWANY "THE PROBLEMS WITH THE NEW MASS, TAN, ROCKFORD, 1990* (L'AUTORE HA SCRITTO ANCHE UN IMPORTANTE SAGGIO SUUL'INVALITà DEL SACERDOZIO E DELL'EPISCOPATO CONFERITO SECONDO I NUOVI "RITUALI")

-COURIER DE ROME "VERS UNE MESSE OECUMENIQUE; LA MESSE POLYVANTE DE PAUL VI", PARIS, NN* 49, 56, 1969 (POSIZIONE LEFEBVRIANA)

-PADRE DES GRAVIERS "LA MESSE TRIDENTINE EST ELLE MORTE" IN "COURIER DE ROME" JAN. 1974 (IDEM)

-HOMERO JOHAS "MESSE DI UN ALTRA RELIGIONE" IN "PERMANENCIA 86, 1976" E "LA PERPETUITà DEI RITI PATRISTICO-ROMANI" IN CHIESA VIVA NUMERI, 129, 136, BRESCIA 1983 (PUò ESSERE DI INTERESSANTE LETTURA)

-RUDOLF KRAEMER BODONI "RIVOLUZIONE NELLA CHIESA" UNA VOCE LUGANO 1980

-MONSIGNOR MICHEL LOUIS GUERARD DES LAURIERS O.P. "DICHIARAZIONE SULL'OBLATIO MUNDA", SODALITIUM NUMERO 16, 1988* (OVVIAMENTE FONDAMENTALE: COLLEGA LA PROMULGAZIONE DEL MESSALE INVALIDO CON LA VACANZA FORMALE DELLA SEDE APOSTOLICA)

-MONSIGNOR MARCEL LEFEBVRE "LA MESSA DI LUTERO", CONFERENZA A FIRENZE DEL 15 FEBBRAIO 1975" (AI SUOI TEMPI FECE SCALPORE, CURò L'EDIZIONE LA PROFESSORESSA LILIANA BALOTTA, RECENTEMENTE SCOMPARSA)

-GEORGE MAY "LA CALAMITà DELLA RIFORMA LITURGICA" NOTIZIE (UNA VOCE) 126, TORINO, 1987

-WILLIAM MORGAN "COUNTER REFORMATION ASSOCIATION" MONKS KIRBY, CV23 OQZ, GRAN BRETAGNA (PUBBLICAZIONE SEDEVACANTISTA INGLESE)

-PADRE HENRì MOURAUX "L'ORDINAL DE PAUL VI EST INVALIDE" BONUM CERTAMEN 1993, 69 RUE DE MARECHAL OUDINOT, F-54000. NANCY, 1993*
(OTTIMO STUDIO)

-DON GIUSEPPE PACE "SACRIFICIO E SACRILEGIO", NOTIZIE 146, TORINO, 1989

-HUGO ROSS WILLIAMSON "LA MESSA MODERNA", PERMANENCIA 80-83, 1975

-HELIO DRAGO ROMANO "DA IGREJA PARA A REVOLUCAO" PERMANENCIA 120-121, 1978

-PADRE JOAQUIN SAENZ Y ARRIAGA S.J. "EL MAGISTERIO DE LA IGLESIA E LA NUEVA MISA" 1970 (UNA DELLE PRIME IMPUGNAZIONI DELL'AUTORITà DI PAOLO VI)

-IDEM "LE NUEVA IGLESIA MONTINIANA, CISMA O FE?" EDIT ASOCIADOS, C. DE MEXICO, 1972

-LOUIS SALLERON "LA SUBVERSION DANS LA LITURGIE" ITINERAIRES 116, PARIGI 1967 PUBBLICATO IN ITALIA CON LO STESSO TITOLO DA VOLPE EDITORE NEL 1969 (SULLE VERGOGNE DEGLI ANNI CHE PRECEDETTERO L'ABOLIZIONE DELLA MESSA)

-WIGAND SIEBEL "NUOVA LITURGIA, SEGNO DI ROTTURA" SAKA INFORMATIONEN BASEL (CH) (MOLTO GRADEVOLE MA CREDO IRREPERIBILE)

-PADRE GEORGE VINSON C.P.C.R. "QUAND L'OBEISSANCE EST UN PECHè"; "lE SEDEVACANTISME" 1993-1995; "UN HYPOTHESE VALABLE?", 1996 (UNA DELLE GLORIE DEL CATTOLICESIMO INTEGRALE FRANCESE: STUDI REPERIBILI PRESSO "LA SIMPLE LETTRE" STAMPATA DALLE SUORE DI CRISTO RE A SERRE-NERPOL F-38470)*

-DIETRICH VON HILDEBRAND "IL CAVALLO DI TROIA NELLA CITTà DI DIO" VOLPE, 1970 (DATATO MA INTERESSANTE)

-IDEM "THE DEVASTATED VINEYARD" CHICAGO, 1973

-PADRE JAMES WATHEN "THE GREAT SACRILEGE" TAN EDIZIONI, ROCKFORD, 1975

-ARNALDO XAVIER DA SILVEIRA "LA NOUVELLE MESSE DE PAUL VI: QU'EN PENSER?" DIFFUSION DE LA PENSEE FRANçAISE, CHIRE EN MONTREUIL, 1975
PARZIALMENTE RISTAMPATO A FERRARA NEL 1995 CON IL TITOLO "L'ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE" (INCLINE A CONSIDERARE VALIDA "LA NUOVA MESSA")

LA BIBLIOGRAFIA è SOLO SOMMARIA: MANCA LA PARTE RELATIVA ALL'ULTIMO QUINQUENNIO, IN QUESTO THREAD PERò CI STAVA BENE.

UN SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO;)

Guelfo Nero
05-01-03, 22:47
CARI AMICI,

è APPENA USCITO PER LE EDIZIONI EFFEDIEFFE DI MILANO UN SEVERO TESTO, PREGNO DI ANTIGIUDAISMO TEOLOGICO, SCRITTO DAL PROFESSOR ENRICO MARIA RADAELLI, FEDELE DELLA FRATERNITà SAN PIO X.
IN UN AMPIO SAGGIO DI 410 PAGINE (UNA PARTE GIà PUBBLICATA PRO MANUSCRIPTO NEL 2000) IL PROFESSORE PRIMA ANALIZZA LA CECITà DELLA SINAGOGA DOPO IL DEICIDIO, PARTENDO DALL'ICONOGRAFIA DELLA SINAGOGA BENDATA NELLA SCULTURA ECCLESIASTICA MEDIOEVALE, POI DEDICA UN NOTEVOLE CAPITOLO A DIMOSTRARE, SECONDO RIGOROSI PRINCIPI DI LOGICA FORMALE, LA TOTALE ESTRANEITà E IRRIDUCIBILITà DEL DIO DEI CRISTIANI RISPETTO A QUELLO DEL TALMUDISTI E DEI MUSULMANI PER ABBATTERE IL FAMOSO SOFISMA SULLE "TRE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE".
SI DEDICA POI A DIFENDERE LA BEN NOTA DOTTRINA DELLA "SOSTITUZIONE" OVVERO LA CESSAZIONE DELLA RELIGIONE EBRAICA ED IL SUO COMPIMENTO NEL CATTOLICESIMO.
SEGUONO POI ANTOLOGIE DI PASSI DELLA SACRA SCRITTURA (IN QUESTO CASO IL NUOVO TESTAMENTO) IMPERNIATI SULL'IGNORANZA GUIDAICA E SULLA DOTTRINA DELLA SOSTITUZIONE DELLA SINAGOGA CON LA CHIESA.
APPENA L'AVRò RILETTO CON ATTENZIONE, RECENSIRò ALCUNI ASPETTI PARTICOLARI: è UN LIBRO, SOTTO ALCUNI PUNTI DI VISTA, LODEVOLE.
PURTROPPO L'AUTORE TRATTA GIOVANNI PAOLO II, COME SE FOSSE IL PAPA.
PREZZO UN PO' ESORBITANTE: 30 EURO.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO:)

Guelfo Nero
27-01-03, 10:35
CARI AMICI

TROVO PER CASO, TRA LE MIE CARTE, UNA GRADEVOLE E RECENTISSIMA POESIA DI ADINO FASOLIN, POETA MILANESE.
NON VI SAPREI DIRE DOVE SIA STATA PUBBLICATA: CREDO IN UNA PUBBLICAZIONE PERIODICA.
I MIEI COMPLIMENTI ALL'AUTORE CHE MANTIENE LO STESSO CORAGGIO CHE MOSTRò SUI CAMPI DI BATTAGLIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE CON UNA POESIA SEMPLICE E PROFONDA AL CONTEMPO.

GUELFO NERO


I FRUTTI DEL CONCILIO VATICANO SECONDO


"NOVATOR MODERNISTI" IN VATICANO,
DOPO IL SUBBUGLIO DEL CONCILIO APERTO
AD OGNI ESPERIMENTO ANCHE MONDANO
HAN LASCIATO NEL GREGGE GRAN SCONCERTO

NON SI PUò PIù PARLAR DI VERA FEDE,
DI UNA MISSION LANCIATA ALLA CONQUISTA
DI ANIME INFEDELI CUI SI ASCENDE
CON CELESTIAL CANDOR CHE NON ARRESTA

IL SUO FERVOR NEPPUR CON IL MARTIRIO
COME DISSE GESù: ANDATE OVUNQUE
CONFERMATE LA FEDE ANCHE IN DELIRIO
CONVERTITE A ME IL GENIO E L'UOM QUALUNQUE,

NON FERMANDOVI MAI FINO AGLI ESTREMI
CONFINI DELLA TERRA. ACCHè IL MIO REGNO
SIA UNICO, PERENNE E SENZA SCHEMI,
CON UN UNICO PASTOR SOTTO IL MIO SEGNO!

MA OGGI Dì DI TUTTO VI è MENZIONE,
DI TUTTO SI STRAPARLA: DI DIRITTI,
DI UMAN VALORI, DI COMUNE AZIONE,
DI "SOLIDARIETà" VERSO GLI AFFLITTI.

SI TENDE QUINDI TUTTO A "UMANIZZARE"
IN UN SINCRETISMO CHE OGNI COSA ABBRACCIA,
FORMANDO QUINDI UN VARIOPINTO ALTARE
IN CUI C'è IL CRISTO E BUDDHA FACCIA A FACCIA!

VI è POI IL DIVIETO, IMPOSTO ED ACCETTATO,
DI CONVERTIRE ISLAMICI E "ORTODOSSI";
DI EBREI NEMMEN SI PARLI, CH'è ASSODATO
CON SON I "maggior fratelli" ULTRA PROMOSSI...

E IL "PAPA" SLAVO, IN CIELO, MARE E TERRA,
VA CHIEDENDO PERDONO AI PROTESTANTI,
LE PIù ANTICHE SCOMUNICHE SOTTERRA,
GLI ERESIARCHI RIABILITA E, PIù AVANTI,

RISCOPRE CHE LUTERO E I CALVINISTI
ERAN IN FONDO PRECOCI ANTESIGNANI
DEI TEOLOGI FIERI MODERNISTI
CHE HAN FONDATO LA "CHIESA DEL DOMANI"!

E INFIN "RIPARAZIONE SACROSANTA,
SOLENNE, ETERNA PER I FRATELLI EBREI":
DAI CATTOLICI SORSE MALAPIANTA
CHE FALCIDIò IN EUROPA I "SEMIDEI",

CON "FORNI", "GASSAZIONE" ED ABBOMINIO
CHE DEBELLò "MILIONI" DI PERSONE:
IN GINOCCHIO DAVANTI A TAL "STERMINIO"
ED ETERNA SIA LA NOSTRA ESPIAZIONE!...

COSì, PURGATI E AFFLITTI, FORSE UN GIORNO
SOMMESSI CHIEDEREM: "MA I NOSTRI SANTI?"
SON SOLO UN ORNAMENTO DA SOGGIORNO:
LA "NUOVA CHIESA" DEVE ANDARE AVANTI!

Guelfo Nero
05-02-03, 11:50
CARI AMICI,

PER I TIPI DE "IL CERCHIO" DI RIMINI è APPENA STATO PUBBLICATO QUESTO INTERESSANTE TESTO DEDICATO ALLA DEPORTAZIONE IN FRANCIA DI PAPA PIO VI BRASCHI, AD OPERA DEL TIRANNO NAPOLEONE.
IL LUNGO PERCORSO E SPESSO INTERROTTO PERCORSO CHE CONDUSSE IL PAPA PRIGIONIERO DA ROMA A VALENCE IN FRANCIA DURò DAL FEBBRAIO 1798 AL LUGLIO 1799)
IL 29 AGOSTO 1799, STRAZIATO DA UN LUNGO E IRRIGUARDOSO VIAGGIO, IL PAPA MORIVA, DOPO AVER PERDONATO I SUOI PERSECUTORI E BENEDETTO LA CHIESA.
AVEVA 81 ANNI, 8 MESI E 2 GIORNI: AVEVA REGNATO 24 ANNI, 6 MESI E 14 GIORNI.
L'AUTORE RICOSTRUISCE IL PERCORSO PAPALE, CERCANDO SUI LUOGHI TRACCE O TESTIMONIANZE SCRITTE DEL SUO PASSAGGIO: ESCE VIVIDO IL RITRATTO DI UN PAPA, PRIGIONIERO DI BANDITI ATEI E ODIOSI, TRASCINATO OTTUAGENARIO PER CONTRADE SCONOSCIUTE, IN BALIA DEI SUOI PERSECUTORI MA SPESSO OMAGGIATO DALLE POPOLAZIONI RIVERENTI E FEDELI.
SEGUE UN'INTERESSANTE POSTFAZIONE STORICO DI FRANCESCO MARIO AGNOLI.
NE CONSIGLIO DAVVERO LA LETTURA: IL LIBRO è DAVVERO AGILE.

GUELFO NERO:)


http://digilander.libero.it/magistero/pio6.gif

S.S. PAPA PIO VI BRASCHI (1775-1799)

Guelfo Nero
04-03-03, 12:44
CARI AMICI,

IL CENTRO STUDI "FEDERICI" DI RIMINI HA DIFFUSO UNA BREVISSIMA BIBLIOGRAFIA SUL RISORGIMENTO SOPRATTUTTO AD USO DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI.
SU MOLTI DI QUESTI TESTI, TRA TANTI ALTRI, ABBIAMO FORMATO IN QUESTI ANNI LE NOSTRE GIOVINEZZE MA CREDO POSSANO RISULTARE UTILI AI FORUMISTI MENO PREPARATI SULL'ARGOMENTO.

CARLO ALBERTO AGNOLI, "LA RIVOLUZIONE FRANCESE NELL'OPERA DELLA MASSONERIA", EDIZIONI CIVILTà, BRESCIA, 1994

ANGELA PELLICIARI, "RISORGIMENTO DA RISCRIVERE. LIBERALI E MASSONI CONTRO LA CHIESA", ARES, MILANO, 1998

ANGELA PELLICCIARI, "L'ALTRO RISORGIMENTO. UNA GUERRA DI RELIGIONE DIMENTICATA", PIEMME, CASALE MONFERRATO, 2000

AA.VV. "UN TEMPO DA RISCRIVERE: IL RISORGIMENTO ITALIANO", ITACA, CASTELBOLOGNESE, 2000

GIANCARLO MONTANARI, "I FEDELISSIMI DEL DUCA, LA BRIGATA ESTENSE", EDIZIONI IL FIORINO, MODENA, 1995

PIERO RAGGI, "LA NONA CROCIATA. I VOLONTARI DI PIO IX IN DIFESA DI ROMA (1860-1870), LIBRERIA TONINI, RAVENNA, 2002

PATRICK KEYES O'CLERY "LA RIVOLUZIONE ITALIANA. COME FU FATTA L'UNITà DELLA NAZIONE", ARES, MILANO, 2000

FULVIO IZZO "I LAGER DEI SAVOIA. STORIA INFAME DEL RISORGIMENTO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER MERIDIONALI E PONTIFICI", CONTROCORRENTE, NAPOLI, 1999

FRANCESCO MARIO AGNOLI "SCRISTIANIZZARE L'ITALIA. POTERE, CHIESA E POPOLO 1881-1885", IL CERCHIO, RIMINI, 1996

E AGGIUNGO:

FULVIO IZZO "I GUERRIGLIERI DI DIO. VANDEANI, LEGITTIMISTI, BRIGANTI", CONTROCORRENTE, NAPOLI, 2002,

DI CUI DAREMO PRESTO ACCURATA RECENSIONE

UN SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO:) :) :)


http://www.papapionono.it/Agg201200/triregno.jpg

LA TIARA (TRIREGNO) DI PAPA PIO IX



http://www.papapionono.it/Agg201200/Pianeta.jpg

LA PIANETA DI PAPA PIO IX, PADRE, PASTORE E RE

Guelfo Nero
14-03-03, 11:16
http://www.amiciziacristiana.it/pregcris.gif



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http://www.amiciziacristiana.it/sanmessa.gif



http://www.amiciziacristiana.it/marsant.gif



http://www.amiciziacristiana.it/catechismo1e2.jpg

Guelfo Nero
14-03-03, 11:19
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adsum
17-03-03, 19:40
Georg Ostrogorsky
Storia dell’impero bizantino
Edizioni: Einaudi tascabili
euro 12
il libro affronta il trasferimento del centro politico dell’impero romano nell’oriente ellenistico, per concludersi con la presa di Costantinopoli da parte di Maometto IIche, se chiude la parabola politica, non segna certo la fine dell’influsso di Bisanzio sulla vita e la cultura europea. L’originale fisionomia dell’impero bizantino nasce dall’incontro della struttura statale romana con la cultura greca e la religione cristiana. Sono le tre grandi linee che si uniscono e che vengono analizzate, insieme all’organizzazione giuridica, amministrativa ed economica, e vengono affrontate anche le situazioni che hanno segnato e messo alla prova la Cristianità, l’arianesimo, il monofisismo, l’iconoclastia.
Lettura consigliata per iniziare a comprendere difficile questioni teologiche e basi di storia del periodo trattato, oltre che per vivere il periodo vissuto da S. Giovanni Crisostomo, S. Atanasio, S. Giovanni Damasceno.


Georg Ostrogorsky è uno dei maggior bizantinisti del secolo.

Guelfo Nero
18-03-03, 10:48
In ricordo del compianto Rev. Don Giuseppe Pace, passato a miglior vita il 2 novembre 2000, è stato pubblicato a Torino un volume in cui sono raccolti alcuni suoi articoli scritti tra gli anni 1976 e 1995 per il periodico “Notizie”, organo di “Una Voce Torino”: Zibaldone.
Si è inteso cosí rendere omaggio alla memoria di un sacerdote Salesiano che in quegli anni venne emarginato dalla sua stessa Congregazione perché colpevole di voler rimanere fedele alla Santa Chiesa e all'integrità della sua dottrina e del suo Magistero
L’occasione si rivela anche utile, però, per riproporre molte considerazioni espresse dal pio sacerdote in merito ai cambiamenti dottrinali e pastorali prodottisi in seno alla Chiesa a partire dal sedicente "concilio Vaticano II".
Anche se Don Pace purtroppo non constatò e dichiarò pubblicamente la Vacanza della Sede Apostolica (a tutt'oggi vacante purtroppo), il suo profondo senso ecclesiale e il rifiuto costante delle abominazioni moderniste conservano un grande valore morale.
Le cose a tutt’oggi non sono certo migliorate, anzi sono molto peggiorate. Per coloro che si sono accostati da poco alla tematica delle variazioni e delle sovversioni della "Chiesa" postconciliare e, soprattutto, per molti giovani che vogliono diventare veri preti (quindi con l'ordinazione con il vecchio rituale), questi articoli rappresentano un valido strumento di informazione.
Se poi si tiene conto che sono stati scritti da un sacerdote, da tutti riconosciuto come persona di grande preparazione, si comprende come essi si presentino come una sorta di diario segreto per tutte le coscienze turbate dei nostri giorni.

Per dare un’idea esauriente del contenuto del volume, riportiamo l’elenco degli articoli che lo compongono, segnalando, ove occorra, il tema trattato.
1) Sacra Scrittura e Sacra Tradizione;
2) Ascoltiamo la voce (sul canto gregoriano);
3) Silenzio adorante e figlia del clamore (sul silenzio del canone della S. Messa);
4) Il ritorno dei barbari (sull’abolizione della lingua liturgica, cioè del latino);
5) Riflessioni amare (sul latino);
6) Dall’Altare del Sacrificio alla tavola conviviale;
7) Guardatevi dai falsi profeti (sui frutti del postconcilio);
8) Il sacrificio di Isacco e quello della Croce;
9) Diaframma antipastorale? (sul canto gregoriano);
10) Regina Angelorum, ora pro nobis! (sugli Angeli);
11) Ai modernisti non piace il polline (sulla Sindone);
12) Ubbidienza e fedeltà;
13) La Bibbia;
14) Archeologite liturgica, sacrilegio dilagante;
15) Canon Missae (liturgie a confronto);
16) De liceitate Missae traditionalis;
17) Quo ibunt pastores (sulla Dignitatis umanae);
18) La concelebrazione;
19) Il Sacrificio della Messa;
20) All’erta! (sul postconcilio);
21) Perché tanto squallore nell’arte liturgica?;
22) Cattolici o Valdesi? (Concordanze tra Valdesi e il Novus Ordo Missae);
23) La menzogna (sulla S. Messa);
24) C’è chi dice… (sulla S. Messa);
25) San Tommaso;
26) Quale Chiesa?;
27) Tolle, Tolle! Crucifige eum! (sul latino);
28) Delusione;
29) Il neoMessale;
30) Sinossi dei Messali;
31) Pregare o capire? (sulla nuova Messa);
32) La storia si ripete! (sulla variazione dei Messali);
33) Seguendo Lutero (sulla nuova Messa);
34) Più papalini del Papa? (sulla mancanza di vocazioni);
35) Se ritornasse Santa Caterina! (sulla crisi della Chiesa);
36) Lettera aperta ai neosacerdoti della Fraternità San Pio X;
37) All’ombra della Croce (dal Sacrificio del Golgota al Sacrificio dell’Altare);
38) San Martino (Lutero), confessore e dottore della nuova Chiesa conciliare;
39) Il Santo Rosario;
40) “Ite et docete…”, La libertà di coscienza;
41) Ubi traditio ibi Ecclesia;
42) Alma domus Lauretana (sulla casa della Madonna di Loreto);
43) I Papi del diaframma antipastorale (sui Papi prima del concilio);
44) La Santa Comunione, ieri e oggi;
45) Origini lontane (del novus Ordo Missae);
46) Traslazione miracolosa della Santa Casa a Loreto;
47) La Sindone e il C14;
48) “De misterio libertatis, ovvero: del bene e del male;
49) La Chiesa dei poveri (sull’equivoco tra poveri e povertà nella Chiesa);
50) Sacrificio e sacrilegio;
51) Mater Dei;
52) Il Culto dei Santi, I quattro Evangelisti;
53) Il furto della concelebrazione;
54) Introduzione alla Sacra Scrittura (parte I);
55) Cantiamo in gregoriano;
56) Introduzione alla Sacra Scrittura (parte II);
57) Della libertà religiosa;
58) L’arte e la menzogna;
59) La liturgia della Parola;
60) Dov’era la mangiatoia? (sul luogo natale di Gesú) ;
61) Dietro la maschera di cartapesta (sui modernisti).

Il testo può essere richiesto al Priorato (gallican-lefebvriano) di Montalenghe:

FRA GALDINO DA PESCARENICO, Zibaldone, Editiones Sancti Michaelis, Torino, s. d., pp. 312, £ 30.000

Priorato San Carlo Borromeo, via Mazzini, 19, 10090 Montalenghe (TO), tel. 011.983.92.72 - fax 011.983.94.86

Guelfo Nero
07-04-03, 11:43
MI FA PIACERE CHE ADSUM ABBIA FATTO UNA SEGNALAZIONE SU QUESTO NOSTRO THREAD. RICORDO AGLI AMICI FORUMISTI CHE QUI LE BUONE SEGNALAZIONI SONO SEMPRE GRADITE. (SIA DEL PASSATO CHE DEL PRESENTE)

SCOPO DI QUESTO THREAD è INFATTI SEGNALARE TESTI E ARTICOLI APOLOGETICI DEL CATTOLICESIMO, CONTRO LE VARIE ERESIE, IERI E OGGI, SERPEGGIANTI, CONTRO LE ABOMINAZIONI LITURGICHE, CONTRO IL GIUDAISMO TALMUDICO, CONTRO L'ISLAMISMO BELLUINO, CONTRO LA MASSONERIA, CONTRO LE "RELIGIONI" ORIENTALI, CONTRO IL NEO-PAGANESIMO, CONTRO L'IMMORALISMO, CONTRO LE IDEOLOGIE POLITICHE ANTICATTOLICHE O ACATTOLICHE.
SONO SEMPRE GRADITE SEGNALAZIONI DI LIBRI EDIFICANTI, TESTI AGIOGRAFICI (DI SANTI VERI, OVVIAMENTE), LIBRI DEVOZIONALI (APPROVATI DALLA SANTA SEDE, NON DA RABDOMANTI POLACCHI).
SERVONO I DATI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI, UNA BREVE RECENSIONE (ANCHE CRITICA).
Qui cerchiamo di segnalare soprattutto la buona stampa.
Ricordo solo che, essendo sempre in vigore i canoni 1385 e 1399 del Codice di Diritto Canonico del 1917, SONO PROIBITE "IPSO IURE":
-segnalazioni di testi originali e di antiche versioni della Sacra Scrittura, anche della Chiesa Orientale, pubblicate da qualsivoglia acattolico (quindi anche la neo-vulgata wojtyliana); idem le traduzioni non autorizzate in qualunque lingua;
-segnalazioni di libri di qualsivoglia scrittore che propugni scisma ed eresia (libri a favore del "Vaticano II" o di una sua possibile interpretazione cattolica, libri a favore del "meaculpismo" o del neo-ecumenismo e quant'altro) o che tenti di sovvertire in qualsiasi modo i fondamenti stessi della Religione Cattolica;
-segnalazioni di libri di acattolici, che parlino di religione, anche se si è constatato che non contengono nulla contro la fede cattolica;
-segnalazioni libri o libelli che narrino di nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie, miracoli o che inducono a nuove devozioni, anche sotto il pretesto che si tratti di devozioni private, se sono stati editi senza le prescrizioni canoniche (come succede quasi sempre oggi: vedasi la spesso pessima editrice "Il Segno" di Udine ed altre);
-segnalazioni di libri che impugnino o deridano uno qualsiasi dei dogmi cattolici, che difendano errori proscritti dalla Santa Sede , che discreditino il culto divino (apologie della "Nuova Messa"n.d.r.), che si sforzino di sovvertire la disciplina ecclesiastica o che oltraggino la Sacra Gerarchia, lo stato clericale o religioso (sono escluse da questo comma, ovviamente, le critiche ai neo-modernisti e neo-modernizzanti del "Vaticano II che hanno disonorato la loro posizione gerarchica o il loro stato clericale n.d.r.);
-segnalazioni di libri insegnino o raccomandino superstizioni di ogni tipo, sortilegi, divinazioni, magia, evocazioni di spiriti e tutte le altre pratiche di questo tipo;
-segnalazioni di libri che considerino leciti il duello, il suicidio e il divorzio e di libri che affermino l'utilità e la non pericolosità delle sette massoniche e delle altre società segrete per la Chiesa e la società civile;
-segnalazioni di libri che trattino, narrino o insegnino cose lascive o oscene;
-segnalazioni di libri liturgici modificati senza l'approvazione della Santa Sede (il messale roncalliano del 1962 o il messale montiniano del 1965);
-segnalazioni di libri che divulghino indulgenze apocrife o proscritte dalla Santa Sede o mai approvate;
-segnalazioni di immagini di Nostro Signore, della Beata Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi o di altri Servi di Dio, estranee al sentimento e ai decreti della Chiesa (praticamente l'80% circa dell'attuale "arte sacra" n.d.r.).

Anch'io mi rimetterò con più assiduità a postare in questo thread

un saluto a tutti

Guelfo Nero:) :)

adsum
18-04-03, 01:05
Ecumenismo ultima eresia. Un cattolico tradizionalista accusa
E l’accusa colpisce anche il papa. Un libro di Enrico Maria Radaelli critica a fondo il cattolicesimo d’oggi. Con l’avallo di un prete filosofo dell’Opus Dei




ROMA – La foto qui sopra fissa un gesto famoso del pontificato di Giovanni Paolo II: il suo farsi giudeo coi giudei, a Gerusalemme, inserendo il foglietto con la preghiera nella fessura del muro del tempio.

I più, da tutto il mondo, hanno osannato questo gesto ecumenico. Ma c’è anche chi – pur essendo cattolico fedele – lo contesta in radice. Enrico Maria Radaelli, milanese, ha pubblicato in questi giorni un libro importante. Importante perché arricchisce la sequenza dei volumi di critica teologica al cattolicesimo d’oggi scritti da autori “tradizionalisti” di solido spessore. L’autore più rappresentativo di questa tendenza è stato Romano Amerio, filosofo e filologo svizzero, di Lugano, i cui libri “Iota unum” e “Stat veritas”, entrambi editi in Italia da Riccardo Ricciardi, sono due pietre miliari della critica al Concilio Vaticano II e alla Chiesa dopoconciliare in nome della Grande Tradizione. Ma non vanno dimenticati il cardinale Giuseppe Siri con il suo volume intitolato “Getsemani” e, più di recente, il teologo romano Brunero Gherardini con “Una sola fede, una sola Chiesa”.

Radaelli ha intitolato il suo libro “Il mistero della Sinagoga bendata”: ossia il mistero di chi non vede in Gesù il Figlio di Dio. Prototipo di questa cecità furono gli ebrei increduli sotto la croce. Ma è soprattutto dentro la Chiesa cattolica d’oggi, e persino ai suoi massimi vertici, che egli vede in atto un generale offuscamento della fede.

Teologi, monaci, cardinali cadono sotto la critica severa e argomentatissima di Radaelli. Tra i cardinali viventi i più presi di mira sono Roger Etchegaray, Edward Cassidy, Carlo Maria Martini, Joseph Ratzinger. Il solo risparmiato è Camillo Ruini, citato ad honorem per aver ricordato che la Santa Trinità è il cuore della fede cristiana.

Quest’ultima, infatti, è la tesi centrale del libro. Radaelli contrappone «l’articolo di fede che asserisce esservi nei cieli solo la santissima Trinità», unico Dio vero, ai tre «falsi» monoteismi che secondo l’ecumenismo alla moda accomunerebbero le tre religioni cristiana, ebraica e musulmana.

Giovanni Paolo II cade anch’egli sotto la critica. Prevedibile l’accusa ai suoi incontri interreligiosi di Assisi. Meno prevedibile, ma ancora più forte, è però quella che Radaelli concentra sul «giudaizzare» del papa a Gerusalemme, col suo gesto al muro del tempio: perché «come potremo poi rimproverare i giudei di non credere nel Nuovo Tempio di Cristo, se proprio noi corriamo a pregare nel tempio loro, morto, vuoto e ormai solo idolatrico?».

Come nei primi secoli della Chiesa il manicheismo e il pelagianesimo, così oggi Radaelli vede incombere una nuova grande eresia: l’ecumenismo.

E nell’introduzione al libro, Antonio Livi gli dà ragione. Riconosce all’autore il pieno diritto di dissentire dall’odierno magistero ecumenico della Chiesa. Perché questo magistero – spiega – è per sua stessa definizione «pastorale, non dogmatico» e quindi contestabile, mentre il dogma infallibile sta dalla parte della Grande Tradizione – quella degli apostoli e dei padri della Chiesa – alla quale Radaelli si richiama in ogni pagina del suo libro.

Livi non è figura di secondo piano. È professore ordinario e decano della facoltà di filosofia della Pontificia Università Lateranense, quella che ha per Gran Cancelliere il cardinale Ruini, ed è sacerdote dell’Opus Dei.

__________


Il libro:

Enrico Maria Radaelli, “Il mistero della Sinagoga bendata”, introduzione di Antonio Livi, Effedieffe, Milano, 2003, pagine 416, euro 30,00.
http://www.nostreradici.it/papa_preg.jpg http://www.nostreradici.it/ptesto.jpg

SIA BEN CHIARO CHE QUESTO DOCUMENTO NON HA ALCUN VALORE DAL PUNTO DI VISTA Nè MORALE, Nè ECCLESIASTICO, Nè CANONISTICO.

GUELFO NERO

Guelfo Nero
18-04-03, 01:39
L'Autore del saggio che (credo) sarà recensito favorevolmente sul prossimo numero di Sodalitium, collaborerà anche con il Centro Studi "Davide Albertario nel prossimo futuro per una conferenza antigiudaica a Milano. SI TRATTA DI libro con pagine molto azzeccate che merita una buona diffusione.

Guelfo Nero

p.s: Giovanni Paolo II vi è attaccato in modo molto serrato e garbatamente violento.

;) ;) ;)

ciao adsum!

adsum
19-04-03, 03:16
il libro si presenta anche bene, buona copertina, all'interno anche un piccolo poster. da avere!!!!


;)

Guelfo Nero
22-04-03, 10:52
CARI AMICI,

è APPENA USCITO IL NUMERO 5 DI "OPPORTUNE IMPORTUNE", BOLLETTINO DELLA CASA "SAN PIO X" DI RIMINI CON TUTTE LE NOTIZIE SULL'APOSTOLATO ANTIMODERNISTA E SULL'ATTIVITà LITURGICHE E CULTURALI DI DON UGO CARANDINO I.M.B.C..
è USCITO INOLTRE IL NUMERO 8 DE "IL BUON CONSIGLIO", BREVE SUPPLEMENTO DI "SODALITIUM", QUESTA VOLTA DEDICATO AL SEMINARIO DELL'ISTITUTO "MATER BONI CONSILII",INTITOLATO A SAN PIETRO DA VERONA, PATRONO DELL'INQUISIZIONE ROMAnA.
CI SONO MOLTE FOTOGRAFIE DEL SEMINARIO E DELLA VITA DEI SEMINARISTI, EDUCATI NELLO SPIRITO DELLA TEOLOGIA ROMANA E DEL SACERDOZIO CATTOLICO. LA PUBBLICAZIONE RIPORTA POI LE NORME E REGOLE PER POTER ACCEDERE AL SEMINARIO (I CUI CORSI HANNO DURATA DI SEI ANNI) E RICORDA AI MOLTI GIOVANI CHE SENTONO LA VOCAZIONE E VOGLIONO ACCEDERE AI SACRI ORDINI L'APPELLO CHE GESù STESSO RIVOLGEVA AI SUOI DISCEPOLI: "VIENI E SEGUIMI".
IL POPOLO HA SETE DI SACERDOTI, DI VERI SACERDOTI E DI VERI SACRAMENTI: PER I GIOVANI CHE VOGLIONO COMBATTERE L'IDRA NEO-MODERNISTA NELLA MILIZIA ECCLESIATICA E NELLO STATO CLERICALE
è UN'OCCASIONE CHE NON PUò ESSERE PERDUTA.
BISOGNA SCENDERE NELL'AGONE SOTTO LE BANDIERE DI CRISTO RE SOMMO SACERDOTE, NON CERTO SOTTO LE BANDIERE DELLO SPURIO E GIUDAIZZANTE "PERSONALISMO CRISTIANO", PROPAGANDATI DAL "VATICANO II" E DAI SUOI "papi"
LA PUBBLICAZIONE SI CONCLUDE CON UN BRANO DI SANT'ALFONSO MARIA DE'LIGUORI SULLA DIGNITà DEL SACERDOZIO CATTOLICO E CON LA FAMOSA PREGHIERA DI PAPA PIO XII PACELLI PER LE VOCAZIONI.

COMPLIMENTI AGLI ESTENSORI DELLE DUE PUBBLICAZIONI.

GUELFO NERO
:)

adsum
27-04-03, 13:27
Jean Dumont

I falsi miti della rivoluzione Francese
Pref. di Giovanni Cantoni
Titolo originale dell’opera: pourquoi nuos ne celebrons pas 1789
Ed. effedieffe.

Libro interessante per la ricerca, la documentazione mostrata sia con immagini che con i testi, smontando pezzo per pezzo tutti i falsi miti del colpo di stato francese.

Alcuni argomenti trattati:
la menzogna dela pretesa “presa della Bastiglia da parte del popolo di Parigi”

la menzogna della pretesa “modernizzazione decisiva” portata dalla Rivoluzione
la menzogna di un preteso “potere al popolo” sotto la rivoluzione
la menzogna della pretesa “felicità del popolo” sotto la rivoluzione
la menzogna della preteso “antiristocratismo” della rivoluzione
il vero progetto, l’anticristianesimo
l’incapacità di realizzare il consenso nazionale
l’incapacità della libertà d’insegnamento
l’incapacità della autonomie
l’incapacità al consenso sociale
l’incapacità dello spirito imprenditoriale
l’inibizione ugualitaria
il terrore poliziesco
la deportazione e i campi di concentramento
il massacro eugenetico
il genocidio vandeani
l’espansionismo
la morte dell’identità francese
la morte del cristianesimo

adsum
27-04-03, 13:28
Lorenzo Del Boca

Maledetti Savoia

Il vero risorgimento non è quello che ci hanno insegnato a scuola

L’unità d’Italia è stata un’nnessione forzata. L’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele IIè un falso storico. Molti dei padri della Patria sono stati politici corrotti, ufficiali mestatori, traffichini di regime, burocrati inefficienti e magistrati faziosi.

Indice:

un falso storico, l’incotro di Teano
Vittorio Emanuele II “re galantuomo”?
Un “onesto babbeo” al comando dei mille
Il copyright inglese
La mafia in campo
Bixio, Zambianchi e Nievo
Francesco II “re lasagna”
La farsa del plebiscito: Borboni addio
Un parlamento da operetta
Briganti e agenti segreti
Sicilia senza pace
Ferrovie: un affae milionario
Regie Tabaccherie in fumo
Il crack della Banca Romana
I conti non tornano
La nazione che non c’è

adsum
03-05-03, 15:13
I guerrieri d’israele, inchiesta sulle milizie sioniste, collana “il mistero d’israele” di Emmanuel Ratier ed. Centro Librario Sodalitium

Per la prima volta al mondo, con I Guerrieri d'Israele si fa il punto su un soggetto assolutamente tabu: le milizie sioniste e l'autodifesa ebraica. Dalle truppe del Belar che sfilano in uniforme a Berlino durante il III0 Reich, passando attraverso le "milizie" di Francoise Fabius, l'assassinio di Fran?ois Duprat e gli attentati terroristi dell'Organizzazione Ebraica di Combattimento, le manipolazioni del Mossad fino agli adepti del Dott. Goldstein, scoprirete la stupefacente storia dei sostenitori della "legge del Taglione".
Per quanto riguarda l'Italia scoprirete i retroscena che hanno portato alla famigerata "legge Mancino" e l'azione degli emuli del Betar durante il processo Priebke, nonché una cronologia di avvenimenti fino al 1998.
Frutto di una ricerca lunga e rigorosa, / Guerrieri d'Israele include qualche centinaio di fotografie e di documenti confidenziali o inediti (rapporti di polizia, sentenze, riviste interne, volantini ecc.). Oltre ad una cronologia dettagliata della violenza (1976-1995) questo libro mostra tutti gli ingranaggi attuali delle milizie. In assoluta indipendenza risponde alle domande che vi ponete a proposito di queste inquietanti milizie: chi le ha fondate, chi sono i suoi membri, chi le manipola, chi le sostiene, se siano armate, come operano, perché beneficiano di una totale impunità giudiziaria, ecc.
Questo libro, che è la continuazione logica del precedente Misteri e segreti del B'nai'B'rith, scritto sempre da Emmanuel Ratier, svela veramente molti segreti...

adsum
13-05-03, 17:02
Giuseppre Sermonti
DIMENTICARE DARWIN
Edizioni Il Cerchio Iniziative Editoriali, Rimini 2003
pp. 143 , 15,00 euro.


Con questo piccolo libro dal delizioso stile, un soffio di vita torna a percorrere la biologia contemporanea, invitandola a tornare - da archivio storico dell'avvenuto e del prescritto - scienza e ricerca
dell'inesplorato.

Giuseppe Sermonti, padre della genetica dei microrganismi industriali ed eresiarca finissimo della cultura scientifica italiana, ci introduce ai mille dubbi irrisolti sulla vita e la pletora dei suoi modi, all'ineffabile convenzionalità del codice genetico, alle incongruenze della paleontologia, al limite indistinto fra matematica, biochimica e morfogenesi.

L'effetto è meraviglioso. Teorie scivolano come castelli di carte, e in sovrana bellezza un nuovo mondo di forme ed ordini si apre ai nostri occhi.

adsum
15-05-03, 19:18
SAGGISTICA

La Chiesa non ha ucciso la cultura antica: un pamphlet dello storico Jean Dumont smonta i pregiudizi

Primi cristiani, non talebani

di Maurizio Blondet

Non furono sovversivi e nemmeno fondamentalisti. Una dura polemica con la Nuova destra francese

Si facevano crescere le barbe. Odiavano le istituzioni. Distruggevano le splendide statue pagane. Bruciavano i libri degli antichi poeti. I primi cristiani furono i talebani della classicità? "Incompatibili con la civiltà", li ha definiti Louis Pauwels, il celebre redattore culturale del Figaro: una massa sottoproletaria e ignorante che finì per distruggere l'Impero Romano. È una polemica che conduce in Francia il "Grece", il gruppo culturale di destra, neopagano, guidato da Alain de Benoist (un nouveau philosophe "nero").
E' questa la "leggenda nera" originaria contro il cristianesimo: i primi cristiani sarebbero stati dei sottoproletari sovversivi, che fecero tabula rasa della splendida cultura classica, e precipitarono il mondo nella barbarie oscurantista del Medio Evo. Jean Dumont, storico francese noto per avere smentito con gli argomenti la più famosa leggenda nera, quella secondo cui la Spagna cattolica avrebbe sterminato gli indios d'America (vedasi il suo Il Vangelo delle Americhe, pubblicato dalla Effedieffe nel 1992), smentisce anche questa. Con dati di fatto sorprendenti.
Nei primi due secoli (la nuova fede era ancora clandestina e perseguitata) si fecero cristiani membri del più nobile patriziato di Roma. Come Acilio Glabrione, console nel 91 d.C. e martire sotto Domiziano (sotto la sua villa furono scavate le catacombe clandestine di Priscilla). La celebre martire Domitilla era figlia di Flavio Clemente, della famiglia dei Flavii che aveva dato a Roma tre imperatori, Vespasiano, Tito e Domiziano. Di più. Gli scavi nella necropoli sotto l'attuale basilica di San Pietro hanno scoperto numerose tombe di grandi famiglie della politica imperiale, le cui successive inumazioni testimoniano il passaggio dei loro membri al cristianesimo. Persino i Giulii, cioè i discendenti di Cesare (e di Augusto) erano diventati cristiani attorno al 200 dopo Cristo. E i Valerii, gens patrizia che aveva tra i suoi antenati Valerio Messala Corvino, amico di Ovidio e tra i vincitori di Azio nel 31 a.C.
Cristiani così, di famiglie che dell'Impero incarnavano il potere, e la cultura e la ricchezza, non potevano essere sovversivi. I primi cristiani si arruolavano in massa nelle legioni, in tempi in cui chi poteva scansava il servizio militare (nell'esercito il culto di Cristo rivaleggiava col culto di Mitra, militare per eccellenza); anche i pagani ostili riconoscevano la lealtà patriottica dei cristiani. Nel secondo secolo in ogni chiesa di pregava, attesta Tertulliano, perché l'imperatore avesse "lunga vita, regno tranquillo truppe valorose, un Senato fedele, un popolo leale". San Gerolamo s'era fatto eremita nel deserto, apparentemente rifiutando i beni e i comodi della civiltà. Ma quando Roma fu devastata dai Visigoti di Alarico nel 410, scrisse disperato: "La gloriosa luce del mondo si è spenta, quando la capitale del nostro impero fu presa. L'intero universo e la civiltà sono periti".
Tanto meno i cristiani furono "fondamentalisti" nel senso in cui i talebani (e l'islam in generale) distruggono ogni memoria delle civiltà precedenti, in quanto tenebra demoniaca. Per Giustino, padre della Chiesa che scrive verso il 150, "il Verbo ha fatto intendere la verità tra i greci e per bocca di Socrate". Clemente d'Alessandria sostiene: "La filosofia è il Testamento che Dio ha dato ai greci". La Chiesa non pretese di cacciare nell'oblio il grande passato classico. Al contrario. Innestò il ramoscello di Cristo sull'antica quercia di Platone e Aristotele, di cui si riconobbe tributaria. Fu un superbo sforzo culturale, iniziato da Paolo fariseo e civis romanus, e concluso mille anni dopo da Tommaso d'Aquino.
E' utile ricordare queste cose. Perché se Dumont polemizza con la "Nouvelle droite" francese, il fondo della sua polemica è diretto anche verso una tendenza presente nel cristianesimo di oggi che vorrebbe "purificare" il messaggio cristiano "originale" (con una profonda matrice giudaica) da tutti gli apporti greci e romani, ossia della filosofia e del diritto. Che vogliono "Gerusalemme" senza però "Roma". Ma la Chiesa -ci dice Dumont - ha voluto tenere insieme Roma e Gerusalemme: separare l'ebraismo cristiano dalla sua romanità, questo appunto è il "fondamentalismo" che ha sempre voluto e saputo evitare, sapendo che esso porta alla barbarie irrazionalista.

Jean Dumont, La Chiesa ha ucciso l’Impero romano e la cultura antica?, Effedieffe, Pagine 60. Lire 10.000

© Avvenire - 3 Novembre 2001

adsum
20-05-03, 01:29
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Randy Alcorn
Dalla parte della vita

Astea (Casella Postale n. 332 - 47037 Rimini Centro), Rimini 1994
Pagg. 137 - s.i.p.



RANDY ALCORN, autore di questo libro, è impegnato in una vasta serie d'attività a favore della vita; tra queste: assistenza alle donne lese dalle pratiche abortive, assistenza nei Centri di Accoglienza alla Vita, educazione dei giovani, conferenze ed interventi pratici per bloccare l'accesso di entrata alle cliniche abortiste. Egli è anche il fondatore ed il direttore dell'Eternal Perspective Ministries (LPM), una libera associazione senza scopi di lucro di ispirazione cristiana sorta per aiutare i poveri, gli emarginati e i "non nati", tutti soggetti bisognosi di assistenza e di aiuto. Alcorn ha già scritto cinque libri, uno dei quali - Women Under Stress - in collaborazione con la moglie Nancy, codirettrice di EPM. Egli è inoltre conferenziere molto noto sia a livello nazionale che internazionale. Randy e Nancy hanno due figlie: Karina ed Angela, e vivono a Gresham, nello Stato dell'Oregon.
Per informazioni concernenti libri, bollettini, nastri e conferenze scrivere a:

Eternal Perspective Ministries
2229 East Burnside # 23
GRESHAM, OREGON 97030
(503) 663 - 6481

adsum
20-05-03, 01:30
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Reynald Secher
Il genocidio vandeano
Effedieffe (Via Santa Maria Segreta n. 6 - 20123 Milano), Milano 1989
[ISBN-88-85223-03-6] Pagg. 382 - Lire 36.000



Il genocidio vandeano: l'accurata ricostruzione di un episodio "marginale" della Rivoluzione dell'Ottantanove rivela le conseguenze drammatiche dell'ideologia che la anima, per cui un'intera regione della Francia è fatta oggetto di un'operazione di genocidio, cioè di annientamento programmato di tutta la popolazione colpevole di non accettare la singolare libertà portata dal nuovo regime.

Reynald Secher, nato nel 1955, laureato in lettere, dottore di ricerca in scienze storiche e politiche, è autore di La Chapelle-Basse-Mer, village vandéen. Révolution et Contre-révolution, del 1986, e presentatore e curatore - con Jean-Joel Brégeon - di La guerre de la Vandée et le Système de Dépopulation (La guerra della Vandea e il Sistema di Spopolamento, effedieffe, Milano 1991).

adsum
20-05-03, 01:31
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Rino Cammilleri
Elogio del Sillabo
Invito alla lettura di Franco Cardini
Leonardo (Arnoldo Mondadori Editore), Milano 1994
[ISBN-88-04-39138-3] Pagg. 280 - Lire 24.000



Il Syllabus complectens praecipuos nostrae aetatis errores altro non è — come il titolo stesso annunzia — se non un elenco che comprende quelli che, per la Chiesa, sono i principali e più comuni errori riguardanti Dio e la Chiesa stessa, ma anche la natura, il mondo, i caratteri e i finì della presenza dell'uomo sulla terra e della vita umana. Pubblicato congiuntamente all'enciclica Quanta cura — che ne rappresenta l'elaborazione dottrinale — da papa Pio IX l'8 dicembre 1864, festa dell'Immacolata Concezione di Maria, il Sillabo non ha certo pretese né di sistematicità né di completezza; al contrario, il suo aspetto rapsodico denuncia il carattere febbrile dei tempi che correvano e della situazione nella quale fu messo insieme.
Per comprendere il Sillabo è dunque necessario tornare al clima degli anni Sessanta del XIX secolo; un clima che Rino Cammilleri ben ricostruisce e che non era soltanto quello della diffusa antireligiosità e del radicato anticattolicesimo in vaste aree del mondo scientifico e politico del tempo, ma anche quello di una Roma e di uno Stato pontificio assediati, prossimi alla fine.
Ma il clima di quegli anni, se è necessario a comprendere il Sillabo, non è però sufficiente. Per divenirlo, deve essere confrontato con quello che è accaduto più tardi, con le lunghe vicende successive al modernismo e con il — peraltro contrastato — flirt di una parte del mondo cattolico con il progressismo.
Ecco perché appare necessario, in questo momento di laboriosa ridefinizione dell'impegno anche culturale e politico del mondo cattolico, tornare a quel vecchio elenco di errori pubblicato nel 1864, rivisitarne i contorni farraginosi, quasi febbrili; chiedersi quante di quelle denunzie non possano oggi ritenersi ormai se non lettera morta; ma, al tempo stesso, saper discernere il transeunte dal fondamentale e l'accessorio dall'indispensabile.
Attualità del Sillabo, quindi? O sua "presenza inattuale"?

Rino Cammilleri, agrigentino nato il 2 novembre 1950, si è laureato in scienze politiche a Pisa, dove vive. Collabora con varie testate nazionali, tra cui Avvenire, Historia, L'Italia, Studi cattolici. Ha pubblicato L’Inquisitore (1991), I santi militari (1992), La storia di Padre Pio (1993), Chaminade. Un prete tra due rivoluzioni (1993), I mostri della Ragione (1993), Ufficiale e sacerdote (1994) e, insieme ad Antonio Socci, Pio IX e García Moreno (1988). Per la Leonardo Editore ha curato Elogio dell'Inquisizione (1994) di Jean-Baptiste Guiraud.

adsum
20-05-03, 01:31
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Fra Nicolau Eymerich
Manuale dell'inquisitore
PIEMME (Via del Carmine n. 5 - 15033 Casale Monferrato / AL), Casale Monferrato 1998
[ISBN-88-384-3170-1] Pagg. 309 - Lire 35.000



Il Vademecum del 1376 ad uso degli inquisitori per consigliarli nel loro lavoro quotidiano e soprattutto aiutarli a districarsi tra le regole della minuziosa procedura.
Come riconoscere un eretico, come istruire un processo per eresia, quale domande-tranello porre per smascherare la malafede di teologi in odor di eresia, da quali segni riconoscere negromanti, adoratori del diavolo e streghe, quando richiesere l'intervento del boia per torturare...
Tra queste e altre questioni affronta Fra Nicolau Eymerich, domenicano e inquisitore generale d'Aragona, autore di questo Manuale, famoso per la sua vastissima diffusione, che Cammilleri presenta qui insieme al commento di Francisco Pena, eminente giureconsulto e canonista del XVI secolo.
Apprezzato divulgatore sul tema dell'Inquisizione, Rino Cammilleri ha aggiunto via via ulteriori commenti alla luce della storiografia più accreditata. Il risultato è uno spaccato a tutto tondo di vita medievale e rinascimentale, una panoramica generale sull'Inquisizione quale non è dato vedere nelle opere che parlano dell'Inquisizione ma non fanno parlare gli inquisitori.

Nicolau Eymerich, domenicano, nacque a Gerona, in Spagna, nel 1320 ed ivi morì nel 1939. Nel 1357 succedette come inquisitore generale d'Aragona a Nicolas Rossell. In tale veste lottò duramente contro l'eresia valdese. Fu a Roma come cappellano di Gregorio XI fino al 1378, poi venne coinvolto nel cosiddetto grande scisma d'Occidente e parteggiò dapprima per l'antipapa Clemente VII. Tornato in Aragona, Eymerich avversò le dottrine di Raymond Llull, poi beatificato dalla Chiesa. Costretto a lasciare di nuovo l'Aragona, si rifugiò alla corte papale di Avignone, dove scrisse la sua opera più importante, il Directorium inquisitorium.
Francisco Pena, eminente canonista, anch'egli aragonese, nato a Villarroya de los Pinares nel 1540 e morto a Roma nel 1612. Su incarico del Sant'Uffizio, andò alla ricerca delle procedure inquisitoriali nelle foni medievali. Scrisse molte opere, specialmente in materia di procedura e diritto inquisitoriale; tra queste, ampi commentari a lavori di trattatisti precedenti come Eymerich, Vignati, Grillandi, Rategno.

Rino Cammilleri, scrittore, vive e lavora a Oisa. Collabora con varie testate nazionali, e in particolare cura la rubrica "Il Santo del giorno" sul quotidiano "Il Giornale". Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Elogio del Sillabo (leonardo, 1994(, Elogio degli italiani (Leonardo, 1995) e il romanzo L'inquisitore (San Paolo, 1998). Presso Piemme ha pubblicato: La storia di Padre Pio (1993), giunto a ben dieci edizioni, Santi dimenticati (1996) e San Gennaro (1996).

adsum
20-05-03, 01:35
http://www.tabulafati.it/prosperobaschieri.jpg

1809: Napoleone, imperatore dei francesi e re d’Italia, per le esigenze della guerra deve concentrare le sue truppe in Austria e in Germania. La conseguente diminuzione del controllo militare determina in molte province dell’Impero e del Regno l’insurrezione delle popolazioni, ancora legate ai vecchi sovrani e all’immagine di Napoleone erede della Rivoluzione e Anticristo.
In quella parte della Valle Padana compresa fra le città di Bologna, Ferrara e Modena, con qualche punta in Romagna, i francesi trovano a capo degli insorti un contadino, Prospero Baschieri: un giovane e robusto gigante alto due metri, coi lunghi capelli castano scuri sciolti sulle spalle... Un autentico Celta pacifico di natura, ma facile tanto al furore bellico quanto alla compassione per i vinti.

adsum
20-05-03, 01:38
http://www.tabulafati.it/insorgenze.jpg

Gli episodi più rilevanti e più famosi del vasto movimento di insorgenze antifrancesi che caratterizzò l’Italia dal 1796 al 1814, con particolare virulenza nel triennio 1796-1799, furono la riconquista del Regno di Napoli ad opera della Armata della Santa Fede guidata dal Cardinale Fabrizio Ruffo (talmente significativo da dare vita a vocaboli specifici come sanfedismo e sanfedista), le Pasque veronesi, l’epopea dei Viva Maria! in Toscana (ma bande di Viva Maria! vi furono anche in Liguria) e quella di Andreas Hofer nel Tirolo e nel Trentino.
In realtà durante gli anni dal 1796 al 1799 ed in quelli successivi non vi fu regione d’Italia le cui popolazioni non insorsero contro gli invasori francesi, tanto da potersi senza dubbio sostenere che il fenomeno delle insorgenze è stato il più vasto e più concorde movimento popolare della storia d’Italia. Una stima assolutamente prudenziale fa ascendere ad almeno 280.000 gli insorgenti e a 70.000 i loro caduti.





In copertina: Giacobini condotti all'inferno, Museo Correr, Venezia
[ISBN-88-87220-96-4] - € 2,50


Gli episodi più rilevanti e più famosi del vasto movimento di Insorgenze antifrancesi che caratterizzò l’Italia dal 1796 al 1814, con particolare virulenza nel triennio 1796-1799, furono la riconquista del regno di Napoli a opera dell’Armata della Santa Fede guidata dal cardinale Fabrizio Ruffo (talmente significativo da dare vita a vocaboli specifici come sanfedismo e sanfedista), le Pasque veronesi, l’epopea dei Viva Maria! in Toscana (ma bande di Viva Maria! vi furono anche in Liguria) e quella di Andreas Hofer nel Tirolo e nel Trentino.

In realtà durante gli anni dal 1796 al 1799 e in quelli successivi non vi fu regione d’Italia le cui popolazioni non insorsero contro gli invasori francesi, tanto da potersi senza dubbio sostenere che il fenomeno delle Insorgenze è stato il più vasto e più concorde movimento popolare della storia d’Italia. Una stima assolutamente prudenziale fa ascendere ad almeno 280.000 gli insorgenti e a 70.000 i loro caduti[1]. Lo storico deve procedere sempre con estrema cautela nel mettere a confronto epoche diverse. Eppure risulta subito evidente che una partecipazione altrettanto ampia e concorde su valori comuni non videro i due miti fondanti dello Stato unitario italiano, il Risorgimento, esaltato soprattutto dalla monarchia sabauda, che lo portò a compimento prestandogli la sua cauzione dinastica e moderata, e la resistenza partigiana, accaparrata dalla repubblica (e dalle sinistre), che, con una operazione spregiudicata e in larga misura scorretta, se ne è proclamata «figlia».

Del movimento risorgimentale, diviso inoltre in varie correnti, è da tutti riconosciuto il carattere minoritario, sia pure da alcuni considerato un pregio, da altri un limite, da altri ancora un fatto ovvio e comune a quasi tutte le vicende storiche. Ove il popolo si manifestò, fu contro il Risorgimento, per esempio con il brigantaggio legittimista nel regno delle Due Sicilie e con la compatta fedeltà dei romani a Pio IX ancora alla vigilia del 20 settembre 1870 (della quale restano le testimonianze anche di diplomatici protestanti accreditati presso la Corte papale[2]), nonostante gli intensi sforzi del governo di Firenze per promuovere un qualche moto popolare che fornisse pretesto all’invasione «piemontese». L’Italia fu unificata non tanto per le gesta di armi italiane, quanto grazie all’oro massonico (che finanziò Garibaldi), alle trame diplomatiche, alle altrui vittorie (Sadowa) o sconfitte (Sedan).

Quanto alla Resistenza partigiana, essa fu una delle due parti in lotta di una guerra civile limitata all’Italia centrosettentrionale. Per di più la Resistenza partigiana fu divisa tra gruppi di orientamenti diversi e anche opposti, spesso tra loro in polemica feroce, che degenerò talvolta in scontri cruenti, dei quali il più famoso fu il massacro di Porzûs, dove nel febbraio 1945 i comunisti uccisero 18 partigiani anticomunisti delle formazioni Osoppo. Una parte dei partigiani era altresì ostile al governo del sud e privava quindi la sua azione di qualunque legittimità giuridica. Non fu invece una guerra civile l’Insorgenza, perché i collaborazionisti dei francesi furono troppo pochi per renderla tale. Come per esempio scriveva un cronista locale, «non era riuscito a’ francesi di trovare un solo disgraziato a Crema che si volesse addossare l’odiosità di promuovervi uno sconvolgimento»[3], ovvero di suscitare una rivolta giacobina contro la repubblica di San Marco.

Perché allora del Risorgimento e della Resistenza tutti conoscono probabilmente almeno il nome (la vera storia è un altro discorso), mentre temo ben pochi abbiano mai sentito parlare delle Insorgenze o ne abbiano letto qualcosa sui testi scolastici? Perché le Insorgenze sorsero in difesa del cattolicesimo. Come diceva san Giovanni Bosco, «l’unica vera lotta della Storia è quella pro o contro la Chiesa di Cristo» e i nemici della sposa di Cristo, deposte momentaneamente le armi, almeno in Occidente, la combattono soprattutto, non da oggi, cancellando la memoria della verità. In due modi: con il silenzio e con la menzogna. In molti casi prevale quest’ultima: le crociate, l’inquisizione, la conquista e l’evangelizzazione delle Americhe, il «caso Galileo» (chi sa, per esempio, che la «terribile» pena comminatagli consistette unicamente nella recita per tre anni, una volta alla settimana, dei sette salmi penitenziali). In altri, come appunto le Insorgenze, prevale il silenzio. Accompagnato da anatemi per zittire chi osasse romperlo per raccontare la verità. Ecco allora i Galasso, i Flores d’Arcais, le Macciocchi proclamare con sufficienza l’inopportunità «di sollevare certi temi», deplorare severamente il «furore reazionario insensato» di chi ricorda gli insorgenti, tappargli la bocca con il marchio d’infamia di borbonico. Giustamente Franco Cardini ha dichiarato di non capire le «intimidazioni di quegli studiosi che fanno della tolleranza la loro bandiera»[4]; certo lo stupore dell’illustre storico fiorentino è una finzione dialettica, perché la storia dimostra ampiamente che nessuno è più illiberale di un liberale quando ha di fronte la Chiesa cattolica.

Occhiali ideologici
Se il silenzio o l’anatema non bastano, c’è sempre la deformazione della verità, o per menzogna deliberata, o per incapacità di comprendere, dovuta alle lenti ideologiche che si inforcano. La cultura italiana, storica e non, dalle università al giornalismo, è da almeno mezzo secolo dominata dal pensiero liberale e da quello marxista, nelle diverse sfumature; o, se si preferisce, da gruppi politici e di potere delle due correnti. Le fortune cambiano. Oggi per esempio tutti, o quasi, sono «liberali». Il regime lascia cadere i tabù per lui più innocui, tanto che oggi i reduci della Repubblica sociale italiana parlano alla radio di Stato. I percorsi culturali e politici variano: da Mosca alla City di Londra, da Predappio a Gerusalemme (meta, quest’ultima, per ora solo agognata), dall’eskimo di Lotta continua alle poltrone dirigenziali dei mass media capitalisti, dal marxismo al seggio di deputato di «centrodestra». Ci si può dividere su molte cose: forma di governo, sistemi elettorali. Resistenza o guerra civile. Un solo punto resta però fermo e unisce tutti, come i repubblicani nella Spagna del 1936, il motto volterriano: Écrasez l’infâme.

La difesa della memoria storica delle Insorgenze non è tuttavia solo una battaglia da combattere nell’interesse del cattolicesimo, è un doveredi qualunque italiano ed europeo che non voglia perdere la sua identità e con essa la sua libertà. Uno dei temi più dibattuti in Italia negli ultimi anni, in seguito al crollo della «prima» repubblica, al parto difficile della «seconda» e alla nascita di movimenti «separatisti», è quello della identità nazionale, dell’esistenza o meno di una Patria italiana, dei suoi fondamenti. Vengono così al pettine nodi ultrasecolari, che risalgono alla «leggenda nera» costruita a partire dal XVI secolo dai protestanti contro tutto quanto era cattolico («papista», secondo il loro gergo). Fino a quell’epoca l’Italia era giustamente considerata all’avanguardia in ogni campo, tanto da far esclamare a Erasmo da Rotterdam: «Italiani siamo noi tutti che siam dotti». Ma ecco nel ‘700 Samuel Johnson (dominatore delle lettere inglesi, tanto da essere sempre citato come il «Dottor» Johnson per antonomasia) scrivere: «Un uomo che non è stato in Italia sarà sempre consapevole della propria inferiorità»[5]. Che cos’era accaduto? La riforma protestante aveva trovato le porte sbarrate soprattutto in Italia e in Spagna, i due Paesi pilastri della Controriforma, e contro quei due popoli (in tempi e con intensità diversi, perché la potenza della Spagna imperiale degli Asburgo non consentiva simili offese) fu scagliata una campagna denigratoria per denunciarne e irriderne il «fanatismo» cattolico e imputare a esso tutti i loro mali, veri o presunti. Ancora oggi una vasta pubblicistica istruisce gli italiani sul fatto che le loro disgrazie derivano dal papato, dalla mancanza di una riforma protestante e dalla Controriforma. Ecco che cosa scrive il principe del giornalismo e della divulgazione storica in Italia: «La trionfante Controriforma aveva tolto agli italiani questa difesa [di una coscienza individuale consapevole dei propri diritti e doveri, ndr], e li rendeva disponibili a tutto. È da questo momento infatti che si sviluppa nel nostro popolo la propensione ai mestieri “servili” in cui tuttora gl’italiani eccellono. Essi sono i migliori camerieri del mondo, i migliori maggiordomi, i migliori portieri d’albergo, i migliori lustrascarpe, perché cominciarono a esserlo fin da allora, quattro secoli fa»[6]. È curioso però che la lingua di questi «servi» fosse la lingua elegante dell’aristocrazia internazionale (anche in Boemia nel ‘600 l’italiano prevaleva sul francese e sul tedesco); che nel secolo XIX, alla vigilia del Risorgimento, fosse ancora la lingua franca della cultura europea e venisse parlata o compresa da molti statisti di Londra e di Vienna, che si parlasse italiano a Malta e a Nizza, in Corsica e in Dalmazia. L’italiano era molto più diffuso nel mondo prima della costituzione dello Stato unitario, nonostante i successivi sforzi per difenderlo della massonica Società Dante Alighieri.

Non poteva essere altrimenti, perché gli artefici del Risorgimento erano imbevuti di anticattolicesimo e sottoscrivevano lo stereotipo denigratorio dell’Italia creato dai protestanti. Il Risorgimento e lo Stato unitario furono precariamente costruiti sul rifiuto politico e culturale di quasi quindici secoli di storia italiana. La terza Roma,quella liberale della scienza e del progresso, avrebbe dovuto ricollegarsi alla Roma antica, pagana, cancellando la Roma cristiana e papale. Quello che stava in mezzo (con la parziale eccezione del Rinascimento) era epoca di oscurantismo e di regresso: il Medioevo era l’«Italia dei secoli bui», l’epoca del barocco e della Controriforma era l’«Italia della decadenza»[7]. Il papato, sulla scorta di Machiavelli e Guicciardini, era accusato di aver impedito, con la presenza del potere temporale, l’unificazione politica della penisola. In realtà, come già osservato da Ludovico Antonio Muratori, la presenza del papato a Roma preservò l’Italia da un destino ben peggiore della frammentazione politico-istituzionale: la spaccatura tra un Settentrione provincia tedesca, destinato forse a divenire luterano, e un Meridione preda musulmana. Senza papato l’Italia sarebbe oggi nelle condizioni della ex Jugoslavia.

Cavour conosceva bene Ginevra e Londra e per la sua anglofilia era soprannominato «milord Camillo», ma non era mai stato a Roma e a Napoli. Uno dei suoi immediati successori, Luigi Carlo Farini, luogotenente nel 1861 nelle province meridionali, di esse scriveva: «Questa è Affrica, al cospetto di questa gente i beduini sono fior di virtù civili»[8]. «Glorificare i diritti della civiltà sulla terra del Sillabo e del dogma», lottare «per la verità contro l’ignoranza, contro il pregiudizio e contro l’errore», questi i propositi con i quali il Risorgimento voleva andare a Roma, condividendo l’immagine che di essa aveva lord Shaftesbury, capo degli evangelici inglesi e grande sostenitore di Cavour: «Una metropoli isterilita nei secoli, corrotta e tirannica [...] incarnazione della crudeltà, del dispotismo, dell’ignoranza, della falsità»[9].

L’Italia aveva sempre avuto nella fede religiosa la sua unità, ben più preziosa di quella politica: «Signore [...] benedite questa Penisola», disse il venerabile papa Pio IX nell’allocuzione del 6 gennaio 1875, «che quand’era divisa in più Stati, era unita colla fede; ma ora che si dice politicamente unita, è seminata di templi protestanti, di scuole eterodosse, e di altre simili istituzioni, che hanno missione di dividere l’Italia nella fede, nel culto, nella religione, per dar luogo alle istituzioni di Satana, il quale entra volentieri a regnare, ma ha per simbolo il Nullus ordo, e il Sempiternus horror.»[10]. Lo Stato piemontese e poi italiano si applicò a un’opera di scristianizzazione che andava ben oltre il semplice confitto territoriale sul potere temporale e Roma capitale[11]. Tra l’altro, l’odio e la furia antireligiosa dei «padri della patria» risorgimentali arrecò in pochissimi anni più danni al nostro patrimonio artistico di mezzo millennio di guerre: archivi di ordini religiosi bruciati e usati come carta straccia, capolavori confiscati ai conventi disciolti venduti a poco prezzo agli stranieri, chiese (ma anche il Palazzo ducale di Urbino, colpevole di essere stato sede del legato pontificio), trasformate sistematicamente in depositi del monopolio statale del sale, che con le sue esalazioni distrusse gli affreschi[12]. Perfino il Castello Sforzesco di Milano rischiò di essere distrutto dalla furia iconoclastica di una classe politica decisa a fare tabula rasa del passato.

Identità nazionale
Sarebbe ora di riconoscere l’errore di fondo di disprezzare la Patria concreta, creando una Patria astratta, «un’invenzione dei massoni ottocenteschi che avevano in mente, come modello, la Francia e l’Inghilterra e non sapevano cos’era il loro Paese»[13]. Invece si continua a cercare modelli Oltralpe, a imputare i difetti del sistema politico e della vita civile odierni al passato preunitario; e, ahimè, una parte dei cattolici corre in soccorso di quei difensori tardivi e interessati della Patria risorgimentale, ai quali ben si applica il detto del già citato Dottor Johnson: «Il patriottismo è l’ultimo rifugio di un briccone». Con il Santo Padre Giovanni Paolo II: «Non possiamo fare a meno di ringraziare Dio» per il «patrimonio di fede e di cultura, che è stato posto alle basi della storia d’Italia, e che nel corso di duemila anni ne ha progressivamente plasmato lo sviluppo. Ci rendiamo conto con chiarezza del fatto che la divina Provvidenza per mezzo di Pietro ha legato in modo particolare la storia dell’Italia con la storia della Chiesa»[14]. «L’Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l’Europa», ha dichiarato in un’altra recente occasione il Sommo Pontefice[15]. «All’Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per tutta l’Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo». Solo nella fedeltà a questa vocazione, nello stesso spirito degli insorgenti, l’Italia potrà avere un futuro.

Quale il nesso tra le Insorgenze e questo discorso sulla Patria e l’identità nazionale? Uno dei luoghi comuni della polemica contro l’Italia della Controriforma e preunitaria è quello sintetizzabile nei detti «Franza o Spagna basta che se magna» e «gli italiani non si battono», dei quali le Insorgenze sono evidentemente una clamorosa smentita. Peraltro quei due pregiudizi sono comunque falsi e privi di senso. Alcuni dei più grandi generali dell’epoca moderna e di tutti i tempi furono italiani: il principe Eugenio di Savoia, Raimondo Montecuccoli, Ottavio Piccolomini, Ambrogio Spinola, Alessandro Farnese, Prospero Colonna. A Lepanto due squadre navali su tre erano comandate da italiani: Agostino Barbarigo e Gianandrea Doria, nipote dell’altro grande ammiraglio Andrea; e italiani di tutte le regioni erano la grande maggioranza dei combattenti: «A leggere le liste dei nomi dei comandanti che combatterono a Lepanto, nomi di ignoti e di nobili casate di tutta Italia, si vede davanti un’Italia, sia pure per breve ora, unita nel sacrificio, nella lotta, nella vittoria»[16]. I veneziani Marcantonio Bragadin e Francesco Morosini furono gli eroici difensori di Cipro e di Creta. Un genovese, Giovanni Giustiniani Longo, a capo di un manipolo di compatrioti, era accorso all’estrema difesa di Costantinopoli dai turchi nel 1453. Il francescano san Giovanni da Capestrano fu l’anima della Resistenza contro i turchi; aveva settant’anni quando, nel 1456, partecipò alla difesa di Belgrado, dove per undici giorni mai abbandonò il campo di battaglia: «Entrò nelle schiere dei combattenti», scrive Piero Bargellini[17], «dove era più incerta la sorte delle armi, incitando i cristiani ad avere fede nel nome di Gesù», innalzando il suo stendardo con il monogramma bernardiniano di Cristo Re e una pesante croce di legno. Due secoli dopo un altro francescano, il cappuccino Marco d’Aviano, la cui statua campeggia sulla facciata della Kapuzinerkirche nella capitale austriaca, consigliere per un ventennio dell’imperatore Leopoldo I, fu l’eroe della vittoriosa difesa di Vienna del 1683 e l’anima della Resistenza cristiana contro gli ottomani anche a Budapest (1684 e 1686), Neuhäusel (1685), Mohács (1687), Belgrado (1688). Tutti questi condottieri furono accomunati da una caratteristica: l’avere combattuto contro gli eretici e gli infedeli, al servizio del Papa, dell’Impero, della Spagna cattolica o di Venezia, baluardo cristiano nel Mediterraneo orientale. In Italia, scrive Rodolico, «dal XVI al XVIII secolo vi sono forze morali religiose mirabili, che salvarono l’unità religiosa del mondo latino; vi sono forze militari magnifiche di marinai di Venezia, di soldati di Carlo Emanuele I sconfitti più volte e non mai vinti, di capitani e soldati dell’Italia meridionale e della Lombardia spagnola, che militarono valorosamente negli eserciti d’Europa»[18]. I denigratori osservano allora che, sì, vi furono grandi generali e coraggiosi soldati, ma dovettero disgraziatamente servire non la Patria, l’Italia unita che non c’era, ma lo «straniero». Curiosa osservazione. Come se combattere per la civiltà cristiana ed europea fosse meno nobile che servire le ambizioni nazionalistiche ed espansionistiche di un singolo Stato. Se si guarda poi alle vicende belliche dell’Italia unita, con tutto il dovuto rispetto per chi fece il suo dovere «per il Re e per la Patria» e con le doverose eccezioni, non sembra che le virtù militari degli italiani, soprattutto dei loro capi, abbiano tratto grande giovamento dalla costituzione di uno Stato unitario.

È poi vero che il popolo non si batteva e accettava supinamente qualunque nuovo padrone? Anche qui la critica si fonda su una evidente contraddizione. Da un lato si condannano le guerre di religioneche coinvolgevano le popolazioni, dall’altro si vorrebbe che il popolo avesse preso parte alle contese tra le potenze e si fosse armato contro i francesi, gli spagnoli o gli austriaci. In un’epoca prenazionalistica in cui un territorio passava senza scandalo da un sovrano all’altro in seguito a vicende belliche o dinastiche, come gli altri popoli europei, gli italiani, a parte rivolte marginali «alla Masaniello», giustamente non si ribellavano all’autorità costituita, comunque sempre cattolica e sempre rispettosa quindi dei diritti naturali, in primo luogo quello alla vera religione. Ma quando entrava in gioco la fede gli italiani si battevano. Agli albori dell’età moderna, nel 1480, gli ottocento martiri di Otranto rifiutarono di abiurare la fede cattolica pur di avere salvi la vita e i beni, secondo la promessa degli assedianti turchi; presero le armi e continuarono a combattere anche dopo la ritirata delle truppe aragonesi e, sconfitti, respinsero la grazia a prezzo dell’apostasia. Nel 1620, all’altro estremo d’Italia, gli abitanti della Valtellina insorsero contro i grigioni luterani in difesa della religione cattolica e li sconfissero. All’inizio dell’età contemporanea fu tutta l’Italia a insorgere contro gli invasori francesi in difesa della religione. Dunque gli italiani si battono, eccome!, quando sono in gioco i valori supremi.

Sono Insorgenze contro i francesi, ma, giustamente possono essere chiamate anche antigiacobine; infatti il campo della politica religiosa fu quello nel quale il regime del Direttorio invertì meno la rotta rispetto agli anni immediatamente precedenti e i francesi furono combattuti non tanto perché invasori stranieri, quanto perché anticattolici e rivoluzionari. Nelle istruzioni del 3 febbraio 1797 al generale Bonaparte, il Direttorio, premesso «che la religione romana sarà sempre la nemica inconciliabile della Repubblica», indicava «un punto essenziale» per «annientar(n)e» l’influenza: «distruggere [...] il centro di unità della Chiesa romana [...] distruggere il governo papale»[19]. Era la stessa convinzione propria poi di molti protagonisti del Risorgimento e dei loro sostenitori protestanti stranieri, che la Chiesa non sarebbe sopravvissuta alla perdita del potere temporale. Le Insorgenze furono quindi la manifestazione più clamorosa della vera identità nazionale e della vera essenza del popolo italiano: il cattolicesimo militante. Cattolicesimo militante e tradizionale che già si era manifestato, prima dell’arrivo dei francesi, con il forte malcontento dei lombardi per l’illuminismo dell’imperatore Giuseppe II in campo religioso e con l’aperta rivolta dei toscani contro le riforme gianseniste volute dal vescovo di Pistola Scipione de’ Ricci e dal granduca Pietro Leopoldo[20]. Ecco spiegato il silenzio sulle Insorgenze: perché contrastano con la vulgata denigratoria messa in giro dai protestanti anticattolici e fatta propria da chi si vergogna della propria storia e della propria tradizione.

Delle Insorgenze però si può anche deformare il significato, negando dignità agli insorgenti, stravolgendo le loro motivazioni, facendoli passare per precursori del Risorgimento. Sono le tre posizioni di chi guarda alle Insorgenze attraverso le lenti deformanti dell’ideologia[21], rispettivamente liberale, marxista o nazionalista. La negazione della dignità degli insorgenti avviene degradando il popolo a plebe nel momento stesso in cui osa mettere in discussione la Rivoluzione. Tale meccanismo, derivante dal concetto di «volontà generale» di Rousseau, è stato magistralmente spiegato da Augustin Cochin: «Esiste una volontà del popolo a priori, i princìpi. Se il popolo reale, la “moltitudine”, decide secondo quei princìpi, bene. In caso contrario è il popolo ad avere torto, ed esiste un organismo in grado di correggerlo, il popolo delle “società”»[22]. Perfettamente in questa linea, il neogiacobino Paolo Flores d’Arcais osserva appunto a proposito delle Insorgenze popolari antifrancesi che «la categoria di popolo è una delle più ambigue e si presta a un uso indecente [...] l’unico popolo che una democrazia riconosce è quello che nasce dalla somma di tanti individui liberi, e quindi cittadini»[23]: è sottinteso che la qualifica di cittadino va richiesta al club rivoluzionario, alla loggia, al maître à penser, alla cellula, e la si ottiene pensando e agendo come essi hanno stabilito. Nel caso di Verona vi fu un’applicazione da manuale dei princìpi giacobini[24]. Le elezioni del 2 luglio 1797 del Governo centrale Veronese, Legnaghese e Colognese, indette dagli occupanti francesi, videro infatti l’esclusiva elezione dei protagonisti delle Pasque e dei più noti antirivoluzionari. Nessun problema; su richiesta del periodico giacobino locale, il generale Augereau annullò l’elezione. Tutti ricordiamo come la vittoria del «centrodestra» in Italia nel 1994 fu seguita da un coro di critiche degli intellettuali di sinistra al suffragio universale. Personalmente rimasi divertito ad ascoltare l’indignazione di una collega di sinistra che si lamentava: «Ti rendi conto? Il voto della mia cameriera [disse proprio così, riferendosi all’infedele colf che, traviata da Rete 4, aveva votato per Berlusconi] vale quanto il mio!»[25]. Qualche anno fa mons. Jacques Gaillot, il prelato francese allontanato dalla diocesi per le sue eresie, richiesto in un’intervista sull’Unità se era favorevole all’elezione dei vescovi da parte dei fedeli, ha significativamente risposto: «Non è detto che questa sia la soluzione. Se la popolazione è tutta conservatrice, il rischio è di avere un vescovo conservatore. Bisogna trovare dei modelli misti»[26]. Le Insorgenze antifrancesi combattono i «sacri» princìpi dell’‘89, non hanno quindi diritto alla dignità di grande evento storico.

Nella visione marxista le Insorgenze sono essenzialmente un episodio della lotta di classe. La rivoluzione francese è per eccellenza la rivoluzione della borghesia; il popolo vede deluse le sue speranze di progresso sociale, comprende che i nuovi padroni, i borghesi, soprattutto se noveaux riches, sono assai più avidi dei vecchi, i nobili, e che la nuova organizzazione socioeconomica sarà assai più dura della vecchia per le classi popolari. Non essendo ancora sufficientemente illuminato sui benefici del socialismo, il cui sol dell’avvenire emana ancora solo i pochi bagliori dell’aurora, il popolo si aggrappa al vecchio regime, lasciandosi strumentalizzare dai nobili e dal clero reazionario. È innegabile che il popolo percepì istintivamente che le repubbliche giacobine erano anche una grande ruberia a favore dei nuovi padroni borghesi, tanto che a Napoli si diceva «chi tiene pane e vino ha da essere giacubine» e si cantava «llibertè, egalitè / tu arruobbe a mme, io arrobbo a tte!», che a Milano diventava «Liberté, Fraternité, Egalité / I Franzes in carroccia e nun a pè». Ma la motivazione prima delle Insorgenze non fu di carattere economico e sociale, ma religioso in senso controrivoluzionario, come è dimostrato dalla stessa spontaneità e immediatezza della maggior parte delle Insorgenze, che scoppiarono prima che il popolo potesse costatare il peggioramento delle sue condizioni e comprendere la falsità della promessa redenzione. Uno storico, Carlo Zaghi, che ha dedicato tutta la sua vita a studiare, con decisa simpatia per la rivoluzione, il periodo rivoluzionario e napoleonico e che ha parole di disprezzo per gli insorgenti, negando ogni dignità alle loro azioni e motivazioni, riconosce però che essi non erano «uomini delusi nelle loro speranze, che attendevano dai francesi e dai loro partigiani migliori condizioni di vita»[27].

L’interpretazione nazionalista delle Insorgenze si trova compiutamente esposta nel volume che Giacomo Lumbroso pubblicò nel 1932, la prima ricostruzione complessiva del fenomeno, e nelle opere generali di Ettore Rota e Niccolò Rodolico[28]. È l’interpretazione favorita dal clima politico e culturale del fascismo, che tendeva non a rinnegare il Risorgimento, ma a presentarsi come la sua compiuta realizzazione, superandone i limiti, in primo luogo il contrasto tra Chiesa e Stato e l’anticattolicesimo. Questi autori danno un giudizio positivo delle Insorgenze, viste però come il primo segno della rinascita morale e civile dell’Italia, l’anticipazione del risorgimento. Tale interpretazione si ferma però a un paragone esteriore, superficiale e inesatto: insorgenti e patrioti del Risorgimento combatterono entrambi gli stranieri. Ma, a parte che diversi sovrani preunitari erano italiani a tutti gli effetti, forse più dei Savoia che li spodestarono, come considerare precursori del Risorgimento anticlericale e anticattolico coloro che insorsero proprio in difesa della religione? Un illustre storico come Rodolico, certamente favorevole al Risorgimento, riconosce però che esso non seppe avere dalla propria parte «quella massa [di popolo che] aveva dato allora copioso il suo sangue per la religione e per la monarchia [...] lottando contro lo straniero, che esecrava e come eretico e come usurpatore e rapinatore»[29]. Come accomunare il patriottismo conservatore, monarchico e religioso, pro aris, rege et focis, degli insorgenti, con il liberalismo, radicalismo e repubblicanesimo dei patrioti risorgimentali? Per questi ultimi la Patria era un progetto concepito nelle logge massoniche e nelle vendite Carbonare, un’idea astratta contraria alla tradizione (per questo l’Italia unita ha basi così fragili), mentre gli insorgenti italiani potevano far proprie le parole di uno dei leggendari capi vandeani, il Cavaliere de Charette: «La nostra patria per noi sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re [...]. Ma la loro patria cos’è per loro? Lo capite, voi? [...] Loro l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i piedi [...]. È vecchio come il diavolo, il mondo che essi dicono nuovo e che vogliono fondare senza la presenza di Dio [...]. Ma di fronte a questi demoni che rinascono ogni secolo, noi siamo la giovinezza. Signori! Siamo la giovinezza di Dio»[30]. Piuttosto che il primo segnale del «risveglio» risorgimentale, le Insorgenze furono dunque il frutto magnifico di più di due secoli di Controriforma cattolica, che evidentemente non aveva infiacchito gli animi, ma li aveva predisposti alla difesa militante del trono e dell’altare. Sant’Alfonso de’ Liguori «preparò» l’Armata della Santa Fede, come san Luigi Maria Grignion de Montfort aveva «preparato» la Vandea. Gli eredi degli insorgenti non furono quindi i «patrioti» risorgimentali, ma gli zuavi pontifici, i «briganti» legittimisti, che combatterono per i loro stessi valori.

Perché vinse il Risorgimento
I sostenitori della continuità tra insorgenze antifrancesi e Risorgimento, anche per negare il carattere minoritario di quest’ultimo, osservano che comunque esso trovò scarsa opposizione, citando come esempio l’esito dei plebisciti. Non occorre spendere troppe parole sul loro valore assolutamente nullo alla luce delle più elementari regole di correttezza elettorale: perfino un entusiasta fautore del Risorgimento e acerrimo nemico del papato come il ministro degli esteri inglese lord John Russell ammise che essi avevano «poca validità». Una lettera di Bettino Ricasoli al suo scrivano di Brolio testimonia la farsa e il dolo di quelle consultazioni: «Procurerete che tutti coloro che dipendono da cotesta Amministrazione, e che hanno il diritto di dare il voto, si portino a rendere questo voto e lo rendano per la Unione alla Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele, che è il solo che può giovare agli interessi del Paese. Il modo poi che terrete sarà di riunirli tutti a un dato punto e con la bandiera tricolore alla testa, e avendo ciascuno la scheda in tasca, vi portiate in bell’ordine al luogo di votazione. Questo è il mio ordine, che farete rispettare»[31].

Va comunque riconosciuto che l’antirisorgimento ebbe grande vigore intellettuale, ma non riuscì a ripetere la mobilitazione delle Insorgenze; per almeno tre ragioni. Innanzitutto gli errori dei sovrani della restaurazione che, con l’eccezione dei duchi di Modena, nulla fecero per organizzare la controrivoluzione; anzi, il caso del principe di Canosa insegna, la scoraggiarono. «Il problema agitato da ogni parte», osservava il conte de Maistre già nel 1815[32], «è questo: trovare i mezzi per ristabilire l’ordine colpendo il meno possibile i Rivoluzionari e i loro atti. Mentre il problema, al contrario, dovrebbe essere questo: trovare i mezzi per schiacciare i Rivoluzionari e i loro atti, per quanto possibile, senza mettere a repentaglio le legittime Sovranità». In secondo luogo la rivoluzione risorgimentale vinse perché si presentò agli italiani, naturaliter monarchici, con la copertura «moderata» dei Savoia, una dinastia millenaria i cui titoli di fedeltà al cattolicesimo non avevano nulla da invidiare, per il passato, agli Asburgo e ai Borbone; anzi, guardando al periodo dell’illuminismo, erano in verità superiori. Infine, ancora grazie all’immagine moderata fornita da Vittorio Emanuele II e da Cavour, il Risorgimento ottenne l’appoggio delle grandi potenze liberali, Gran Bretagna e Francia, mentre gli Stati conservatori, Prussia e Russia, stettero a guardare, anche perché ai luterani e agli ortodossi, come agli anglicani, la caduta del potere temporale non poteva che fare piacere. A differenza del 1799, nel 1859 non arrivò in Italia nessun generale Suvorov. Eppure mezza Italia, nel Mezzogiorno, prese le armi per il re legittimo, gli eserciti del duca di Modena e del duca di Parma seguirono compatti i sovrani in esilio, nei 18 mesi successivi all’unità vi furono solo 121 disertori dall’esercito austriaco passati all’Italia, mentre ben 4.633 soldati italiani passarono all’Austria[33]. Viva San Marco!, gridavano a Lissa gli equipaggi veneti della marina austriaca.

Ma occorre fare giustizia di un’ultima interpretazione deformante delle Insorgenze controrivoluzionarie, che abbiamo visto farsi strada in occasione del bicentenario della rivoluzione francese a proposito della Vandea propriamente detta, ma che non dubitiamo verrà ripresentata anche a proposito della «Vandea italiana». Essa proviene da quei cattolici che condannano gli eccessi della rivoluzione francese, ma si rifiutano di respingerla in blocco, non comprendendo che essa è un processo in cui la fase moderata è la necessaria premessa di quella giacobina e del terrore. Per costoro l’alleanza fra trono e altare, la monarchia sacrale, è imbarazzante, appartiene all’èra della vecchia Chiesa preconciliare, che ha sempre condannato la dottrina liberale della separazione di principio tra Chiesa e Stato[34]. Di qui il tentativo di snaturare la controrivoluzione vandeana e le Insorgenze, sottacendone o negandone il carattere politico monarchico e riducendole alle pure motivazioni religiose, anch’esse viste in un’ottica distorta[35]. Già nel 1989, un prelato vandeano di nascita, ma evidentemente non di cuore aveva presentato i suoi compatrioti insorti come combattenti per i diritti dell’uomo e in particolare per la libertà religiosa intesa alla maniera del concilio Vaticano II. Quanto forzata e arbitraria sia questa interpretazione non occorre dilungarsi a dimostrare. Basti pensare che la prima vittima della insurrezione vandeana, il 7 marzo 1793, fu il parroco costituzionale di Chateauthibault e i catechismi diffusi dal clero fedele al Papa prescrivevano che «è meglio mancare alla Messa festiva che assistere a quella dei vescovi, parroci o vicari intrusi»[36]. Già nel 1791 in varie regioni della Francia il popolo si era opposto con la forza all’arrivo del clero costituzionale. In Spagna, gli insorti antifrancesi del 1808 in più di un caso reclamavano il ritorno della santa Inquisizione, una istituzione intorno alla quale sono nate superficialmente molte «leggende». In tutta Italia gli insorgenti non «dialogavano» con il clero progressista, ma lo cacciavano, come i bergamaschi della Valle Imagna che «scacciarono i preti rivoluzionari, facendoli scendere a forza dai pulpiti e allontanandoli a male parole dalle loro chiese»[37].

I vandeani combatterono per Dio e per il re. Gli insorgenti italiani impugnarono le armi per la religione e per i sovrani legittimi, tra i quali occupava ancora un posto d’onore nella coscienza delle popolazioni italiane il Sacro Romano Imperatore, al quale inneggiavano anche coloro che non erano suoi sudditi, come gli abitanti dello Stato della Chiesa e gli stessi veneti, che ovunque accoglievano con entusiasmo le truppe imperiali, i «soldati cesarei», come li definivano alcuni cronachisti, mentre in epoca napoleonica gli insorgenti esaltavano l’imperatore, ma «quello vecchio, quello vero». La difesa della religione richiedeva la restaurazione del sovrano legittimo; nonostante le riforme illuministiche di molti principi, per il popolo il sovrano era ancora circonfuso di sacralità[38]. Ecco perché le Insorgenze si spiegano veramente solo alla luce delle categorie di rivoluzione e controrivoluzione, come ammette anche lo Zaghi, sia pure con un linguaggio che non è certo il nostro: «Le insurrezioni del Triennio hanno un carattere religioso-politico e si collocano tutte... nello schema del contrasto ideologico rivoluzione-reazione [...]. Alla base di esse non c’è nessuna precisa rivendicazione di ordine sociale, politico ed economico; solo oscurantismo, superstizione, fanatismo [...]: difendendo la Chiesa e i suoi ministri, contadini e popolani credevano in buona fede di difendere la casa, la patria, la religione e le ragioni stesse della propria esistenza. [Vivevano] una religiosità ingenua, ma rigida e operante in ogni momento della giornata; [si impegnarono in] una mobilitazione generale degli spiriti in difesa dei vecchi sovrani, dei vecchi padroni e della religione dei padri»[39].

Le Insorgenze italiane furono dunque un evento pienamente inserito in una tradizione italiana plurisecolare. Furono anche la manifestazione nazionale di un movimento che coinvolse tutta l’Europa: dalla Francia, dove le rivolte controrivoluzionarie cominciarono nel 1792, prima ancora che esplodesse la Vandea, all’attuale Belgio, dalla Svizzera a Malta, dalle regioni tedesche sulla riva destra del Reno ai Paesi Bassi, dal Tirolo alla Spagna. Di questo vasto movimento, manca ancora una ricostruzione generale che ne valuti appieno il significato nel contesto della storia europea[40].

Nuova bibliografia
In Italia stiamo fortunatamente vedendo una fioritura di ricerche di àmbito locale o di carattere più generale. Tra esse il già ricordato volume di Agnoli sulle Pasque veronesi. Dalle sue pagine emerge il triste quadro di violenze e vergogne che, come in tutte le rivoluzioni, accompagnò l’invasione francese e la «democratizzazione» del Veneto: le vendette personali camuffate da repressione degli oppositori, l’interesse privato dei filogiacobini che, preparandosi a tradire, si preoccupano, come il Salimbeni, di mettere in salvo i loro averi, mentre i francesi arraffano tutto il possibile, a cominciare dai pegni della povera gente depositati al Monte di pietà, il libero sfogo all’immoralità dei costumi. Nel volume si trovano soprattutto diverse conferme del discorso sin qui fatto, ma non manca anche un’analisi dei limiti della controrivoluzione. Innanzitutto, a smentita appunto della «viltà» e «apatia» degli italiani, viene sottolineato l’entusiastico accorrere dei volontari alle cernide, le tradizionali milizie collettizie[41] della repubblica (aristocratica) veneta, ben al di là delle aspettative, tanto da avere difficoltà ad armare tutti i militi. È opportuno ricordare a questo proposito una bella pagina di Niccolo Rodolico: «Quando i reggitori della Repubblica di S. Marco, tremanti di paura per le minacce francesi, strappavano le gloriose insegne del leone alato, e supplicavano pace, i contadini del Veronese gridavano Viva San Marco! e morivano per esso in quelle Pasque che rinnovarono i Vespri. Quando, sotto il cumulo di umiliazioni patite da prepotenti Francesi e da giacobini paesani, Carlo Emanuele era costretto a lasciare Torino, i montanari delle Alpi, i contadini piemontesi e monferrini, continuavano disperatamente la resistenza allo straniero. Quando nella Lombardia gli Austriaci si ritiravano incalzati dai Francesi, i contadini lombardi a Como, a Varese, a Binasco, a Pavia, osavano ribellarsi al vittorioso esercito del Buonaparte, sfidando la ferocia della sua vendetta. Quando il mite Ferdinando III di Toscana era licenziato dai nuovi padroni, e i nobili fuggivano, e i Girella, democratici improvvisati, venivano fuori con la coccarda tricolore, i contadini toscani insorgevano al grido di Viva Maria! Quando nelle Marche scappavano generali e soldati pontifici e il vecchio Papa arrestato era condotto via da Roma sua, non i Principi cattolici osarono protestare, non Roma papale insorse, ma i contadini dai monti della Sabina alle marine marchigiane caddero a centinaia per la loro fede e per il loro Paese. Quando vilmente il re di Napoli con cortigiani, ministri e generali fuggiva all’avanzarsi dello Championnet, soli, i montanari degli Abruzzi, i contadini di Terra di Lavoro, i lazzaroni di Napoli si opposero all’invasore in una lotta disperata e sanguinosa. Come appare superiore per dignità umana e nazionale il più rozzo di quei popolani d’Italia, che muore combattendo lo straniero, a confronto del letterato: il Cesarotti che giura di morire per San Marco, e il giorno dopo acclama in versi lo straniero»[42].

Bell’affresco certo, anche se, coerentemente con l’impostazione nazionalistico-risorgimentale, si insiste sulla lotta allo «straniero», mentre si dovrebbe parlare più di lotta alla rivoluzione. Il quadro sottolinea anche la «viltà» degli antichi sovrani e governanti e, preso alla lettera, lascerebbe intendere che solo i «contadini» resistettero. Una «viltà» dei sovrani per la quale si potrebbero trovare molte ragioni: alcuni Stati, come il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa non erano coinvolti in guerre da più di due secoli (un beneficio non da poco per le popolazioni) e lo spirito militare si era di conseguenza affievolito; il re di Napoli e di Sicilia e il re di Sardegna si ritirarono nelle loro isole, attendendo l’intervento delle grandi potenze; tutti, non diversamente, allora e in seguito, da austriaci, russi e prussiani, ebbero difficoltà ad affrontare il nuovo tipo di guerra imposto dalla rivoluzione[43] e da Napoleone. In molti casi, i sovrani e i nobili si trovavano disorientati di fronte alle conseguenze estreme di quell’illuminismo, la cui filosofia e la cui prassi avevano adottato senza prevederne gli esiti. La rivoluzione e l’invasione francese provocarono un chiarimento, inducendo molti nobili e sovrani a ripudiare l’illuminismo e a ritornare al cattolicesimo, mentre altri aderirono invece al liberalismo e poi al Risorgimento. La nobiltà veneziana, il cui comportamento debole e rinunciatario è ben messo in evidenza da Agnoli, si distingueva per aver accettato non tanto le implicazioni politiche dell’illuminismo, quanto per averne «invece pienamente recepito l’aspetto morale fino a divenire il più perfetto esempio di quella società libertina che caratterizzò il modo di vivere di gran parte delle classi dominanti europee nell’ultimo quarto del XVIII secolo». Comunque le Pasque veronesi videro tra gli insorgenti la presenza di esponenti di tutte le classi (tra i condannati dai francesi vi furono nobili, sacerdoti, con in testa il vescovo Gian Andrea Avogadro, militari, un caffettiere, un calzettaio, un oste, un argentiere, un parrucchiere), e tra essi «una più numerosa e vigorosa presenza di esponenti dell’aristocrazia», nonostante le pavide autorità della Serenissima avessero provveduto a esiliare quelli notoriamente avversi alle idee «francesi». È questo un segno del carattere organico ancora mantenuto dalla società veronese di quel tempo e della minor penetrazione nel patriziato veronese e di Terraferma, rispetto alla nobiltà di Venezia, delle idee illuministiche. Si spiegano così le dimensioni cospicue e il carattere di sollevazione tipicamente cittadina e non rurale delle Pasque veronesi.

Giustamente osserva Agnoli che il popolo era rimasto inizialmente a guardare, fidando nella tradizionale saggezza dei suoi governanti. Viene qui accennato uno dei punti più importanti nella storia delle Insorgenze: l’atteggiamento del clero e della nobiltà, che spesso scoraggiarono le rivolte antifrancesi. A parte i pochi casi di adesione alle idee giacobine, molti ecclesiastici predicarono infatti la non resistenza agli occupanti francesi, o per mero opportunismo o per un’applicazione acritica della dottrina cattolica sulla sottomissione all’autorità. Anche qui le Pasque veronesi spiccano per il comportamento esemplare del clero, che, guidato dal vescovo Avogadro, non a caso legato alle Amicizie cristiane del venerabile Pio Brunone Lanteri, apostolo della controrivoluzione dottrinale[44], non ebbe timore di predicare per la Patria e di impegnare le argenterie delle chiese per la difesa di Verona veneta e di Venezia stessa, affrontando poi la prigionia. Lo stesso vescovo, processato dal tribunale rivoluzionario, scampò il patibolo per un solo voto.

Anche i nobili, per innato timore del disordine, in vari casi, ma non appunto a Verona, si tennero alla larga dalle Insorgenze. Se a Napoli il principe di Canosa (l’unico dei pensatori controrivoluzionari a essere anche uomo d’azione) promosse l’Insorgenza, a Recanati il conte Monaldo Leopardi al contrario fece di tutto per scoraggiarla[45]. In generale, mancò poi qualunque collegamento tra gli scrittori controrivoluzionari e le Insorgenze[46].

Le Pasque veronesi ci danno però l’esempio di un cappuccino settantaduenne, padre Luigi Maria da Verona (al secolo Domenico Frangini) fucilato in odio alla fede, senza altra colpa che di aver scritto e predicato contro i sacrilegi rivoluzionari. Non era un intellettuale, ma un umile frate; proprio per questo Dio gli concesse la grazia di capire e di agire secondo verità[47]. Lo accomuniamo nel ricordo a un altro frate veronese, anch’egli martirizzato dai nemici di Cristo, il domenicano san Pietro di Verona.


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[1] Cfr M. Viglione, Rivolte dimenticate: le Insorgenze degli italiani dalle origini al 1815, Città Nuova Editrice, Roma 1999, p. 332. Questo volume è la più completa mappa delle Insorgenze e trova la sua analisi storica in un’altra opera dello stesso autore che esamina le correnti storiografiche sull’argomento: M. Viglione, Le Insorgenze. Rivoluzione & controrivoluzione in Italia 1792-1815, Edizioni Ares, Milano 1999.

[2]«In verità sono convinto che se messa alla prova una grande maggioranza della popolazione oggi lo sosterrebbe», scriveva il 29 agosto 1870 il console inglese a Roma, mentre il 15 settembre il rappresentante diplomatico britannico nella capitale commentò l’intensa partecipazione popolare alle preghiere indette dal Papa per scongiurare l’invasione «piemontese» scrivendo: «Vi è, mi sembrò, una gran massa di gente sinceramente fedele al proprio governo» (documenti citati in M. de Leonardis, Le relazioni diplomatiche tra la Gran Bretagna e la Santa Sede negli ultimi due secoli, in Miscellanea Storica, Pietrabissara. Accademia Olubrense 1995, vol. II, parte I, p. 26).

[3]V. Barzoni, Rivoluzioni della Repubblica Veneta, Venezia 1799, p. 125.

[4]Cfr S. Del Magno, Gli insorti contro l’utopia, in Litterae Communionis. Tracce, gennaio 1997, p. 47; Corriere della Sera, 29-11-96, p. 32.

[5] Traggo le due citazioni da R. Cammilleri, Elogio degli italiani. Un pamphlet contro il vizio nazionale, Leonardo, Milano 1995, pp.56 e 26.

[6]I. Montanelli, L’Italia della Controriforma, Rizzoli, Milano 1968, pp. 510-11. Contestando la visione di cui Montanelli si è fatto divulgatore, Niccolò Rodolico nega il «presunto peggioramento della vita interiore» degli italiani che sarebbe stato causato dalla Controriforma, imputando giustamente ai calvinisti l’accusa di «superstizione e ipocrisia» lanciata contro la «ricca vivace espressione dell’anima religiosa del popolo latino» (Storia degli italiani. Dall’Italia dei Mille all’Italia del Piave, Sansoni, Firenze 1964, pp. 295-96).

[7]Eppure un crociano come Fausto Nicolini ha riconosciuto che la dominazione spagnola non fu né «insipiente» né «debole», né «tirannica» né «sfruttatrice», e «in un certo senso [...] perfino benefica» (cfr V. Messori, Pensare la storia. Una lettura cattolica dell’avventura umana, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1992, p. 220). Un appassionato, dotto e rigoroso affresco della dominazione spagnola in Italia meridionale fino al 1665 sono i cinque poderosi volumi di F. Elias de Tejada, Napoles Hispanico, Montejurra, Madrid-Siviglia 1958-1964.

[8] Questa citazione non intende certo portare acqua al mulino di un rozzo antimeridionalismo, bensì solo documentare l’ignoranza della classe dirigente liberale, che non conosceva e disprezzava a priori metà dell’Italia.

[9]Cfr il capitolo L’idea di Roma in F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Laterza, Bari 1951 e M. de Leonardis, L’Inghilterra e la questione romana 1859-1870, Vita e Pensiero, Milano 1980, p. 84.

[10] Ai Rappresentanti delle Diocesi e della gioventù d’Italia, in Discorsi del Sommo Pontefice Pio IX pronunziati in Vaticano ai fedeli di Roma e dell’orbe dal principio della sua prigionia fino al presente, per la prima volta raccolti e pubblicati dal P. Don Pasquale De Franciscis, Paravia, Roma 1875, vol. III, Discorso CCCLXXXIV, p. 402.

[11] A. Pellicciari, in Risorgimento da riscrivere. Liberali & massoni contro la Chiesa, Edizioni Ares, Milano 1998, dimostra molto bene come l’anticattolicesimo non fu uno sviluppo successivo del movimento risorgimentale ed era invece già virulento tra i deputati liberali al parlamento subalpino del 1848.

[12] Cfr V. Messori, op. cit., p. 37, sulla scorta della insospettabile testimonianza del critico d’arte radicale Federico Zeri.

[13] Così Manlio Cancogni, in uno slancio autocritico su Il Foglio del 7 giugno 1996, citato in esergo in V. Ilari, Inventarsi una Patria. Esiste l’identità nazionale?, Ideazione, Roma 1996.

[14] Omelia del 15 marzo 1994, in occasione della indizione di nove mesi di speciale preghiera per l’Italia, in L’Osservatore Romano, 16 marzo 1994, pp. 4-5.

[15]Lettera ai vescovi italiani del 6 gennaio 1994, in L’Osservatore Romano, 10-11 gennaio 1994, p. 5.

[16] N. Rodolico, Storia degli italiani..., cit, p. 319.

[17]P. Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi-Massimo, Firenze-Milano 1980, p.594.

[18]N. Rodolico, Storia degli italiani..., cit.,p. 613.

[19]Cfr S. Petiucci, Insorgenti marchigiani. Il trattato di Tolentino e i moti antifrancesi del 1797, Sico, Macerata 1996, p. 84.

[20]Naturalmente uno storico marxista come Gabriele Turi («Viva Maria». La reazione alle riforme leopoldine (1790-1799), Olschki, Firenze 1969, p. 25) da una lettura tutta economicistica dei moti popolari toscani, ma non può negare che «l’attaccamento alla religione tradizionale fu una costante di questi anni» (dal 1790 al 1799).

[21] L’ideologia, potremmo osservare sulla scorta di Eric Voegelin, è il peccato originale della moderna concezione della politica (cfr D. J. Levy, Political Order. Philosophical Anthropology, Modernity and the Challenge of Ideology, Baton Rouge e Londra, Louisiana State University Press 1987, pp. 149-51) e una ribellione contro il decalogo; nella sua versione liberale contro il primo comandamento, poiché mette sullo stesso piano tutte le fedi, riconoscendo uguali diritti alla Verità e all’errore, in quella marxista contro il decimo, perché fa leva sull’invidia e la cupidigia.

[22]A. Cochin, Meccanica della rivoluzione, Rusconi, Milano 1971, p. 146.

[23]Intervista in Corriere della Sera, 28-11-96.

[24] Al riguardo cfr P. M. Agnoli, Le Pasque veronesi, Il Cerchio, Rimini 1998, cap. XII, opera che costituisce la più recente e completa ricostruzione dell’evento, da parte di uno dei più importanti studiosi delle Insorgenze.

[25] Naturalmente destra e sinistra agiscono entrambe all’interno del sistema e le loro critiche al suffragio universale sono strumentali e opportunistiche, come lo erano del resto quelle dei liberali dell’Ottocento. Solo il tradizionalismo può coerentemente respingere in toto il dogma ateo della sovranità popolare.

[26]Cfr Corrispondenza romana, n. 512, che cita l’intervista apparsa il 6 gennaio 1996.

[27] C. Zaghi, L’Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, Utet, Torino 1986, p. 83.

[28]G. Lumbroso, I moti popolari contro i francesi alla fine del secolo XVIII (1796-1800), Firenze 1932; E. Rota, Le origini del Risorgimento (1700-1800), Vallardi, Milano 1938; N. Rodolico, Il popolo agli inizi del Risorgimento nell’Italia meridionale (1798-1801), Le Monnier, Firenze 1926; Id., Storia degli italiani..., cit. Sia Lumbroso, «animato da uno spirito stranamente sanfedistico», sia Rota, per aver «messi sullo stesso piano movimenti patriottici e convulsioni di plebi reazionarie», sono scomunicati da P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Einaudi, Torino 1962, p. 823.

[29] N. Rodolico, Storia degli italiani..., cit., p. 614.

[30]Cit. in M. de Saint Pierre, Monsieur de Charette chevalier du Roi, La Table Ronde, Parigi 1977, p. 15.

[31]Carteggi di Bettino Ricasoli, vol. XII, a cura di M. Nobili, S. Camerani, Roma 1960, 6 marzo 1860, n. 299, pp. 252-53.

[32]Lettera del 27 luglio 1815 al segretario agli esteri conte Alessandro di Vallesa, in Oeuvres Complètes, tome treizième, Correspondance, V, 1815-1816, Librairie générale catholique et classique, Lione 1886, pp. 110-18 (p. 113 per la citazione).

[33]Dati ufficiali austriaci, ripresi dalla Civiltà Cattolica e citati in M. Mazzetti, Dagli eserciti preunitari all’esercito italiano, in Rassegna Storica del Risorgimento, a. LIX, fasc.IV, ottobre-dicembre 1972, p. 574, nota 5.

[34]Valga come esempio di un Magistero assolutamente costante e univoco il Sillabo, che condanna la seguente LV proposizione: «Si deve separare la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa» (Sillabo ovvero Sommario dei principali errori dell’età nostra, a cura di G. Vannoni, Cantagalli, Pisa 1977, p. 93).

[35] Per una critica di queste posizioni cfr M. de Leonardis, La Vandea cattolica e monarchica, in L’Alfiere, ottobre 1994, pp. 8-10.

[36]Cfr J. de Viguerie, Christianisme et Revolution, Nouvelles Editions Latines, Parigi 1988, pp. 150 e 224.

[37] F. M. Agnoli, op. cit., p. 104.

[38]Sacralità che la Rivoluzione volle distruggere simbolicamente e di fatto. Il 3 ottobre 1796 un deputato alla Convenzione distrusse pubblicamente sulla piazza centrale di Reims l’ampolla con il sacro crisma utilizzato per la consacrazione del re di Francia; a Verona i francesi bruciarono le armi, bandiere e insegne ducali dell’ultimo rettore, i diplomi e le tele dei podestà e capitani che avevano governato la città negli ultimi quattro secoli.

[39] Op. cit., p. 78. Anche Benedetto Croce, parlando dei sanfedisti, riconosce che in loro «spirava, disopra alle più materiali passioni, un sentimento di devozione monarchica, di amore all’indipendenza e al costume nativo contro gli stranieri e le leggi che questi pretendevano imporre e di fanatica difesa delle credenze dei padri» (Storia del Regno di Napoli, Laterza, Bari 1967, p. 209). E il liberale Ippolito Nievo, citato da Agnoli, scrive che «il popolo, nonché preferire l’obbedienza a que’ nobili alla più dura servitù che lo minacciava, amava anzi quell’obbedienza e non voleva dimenticarla».

[40]Il volume di Jacques Godechot (La controrivoluzione. Dottrina e azione (1789-1804), Mursia, Milano 1988) costituisce solo una introduzione e una guida alle fonti, soprattutto francesi, da parte di un autore che si ferma alla proclamazione dell’impero napoleonico e non nasconde la sua ostilità ai controrivoluzionari.

[41] Anche in Tirolo, a Spinges (Spinga), 5.000 montanari delle milizie collettizie indissero così gravi perdite al generale Joubert da fargli esclamare: «Maledetti tirolesi! Maledetti contadini! A Rivoli non ho avuto tanti morti come a Spinges». In Val Sabbia, nel bresciano, a capo delle cernide fu nominato il sacerdote don Andrea Filippi.

[42]N. Rodolico, Storia degli italiani..., cit., pp. 549-50.

[43] Ma a proposito del regno sabaudo, da sempre esposto alle invasioni straniere, non si può tralasciare un’altra bella pagina, il racconto entusiasmante di Enrico Costa de Beauregard della ricostituzione il 1° gennaio 1793 del reggimento della Moriana, con l’arrivo sulla neve a poco a poco di tutti i soldati che si erano data parola di ritrovarsi, fino a quando «il colonnello, levando dal suo petto il nodo della bandiera che aveva salvato, l’attaccò alla punta della sua spada e l’alzò gridando: viva il Re!» e «ci fu nelle file un grido di viva il Re! da risvegliare i nostri gloriosi morti di Hautecombe» (Vecchio Piemonte nella bufera, Fògola, Torino 1977, pp.104-5).

[44]Cfr P. Calliari, Servire la Chiesa. Il Venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830), Lanteriana-Krinon, Caltanissetta 1989; R. de Mattei, Idealità e dottrine delle amicizie, Bibliotheca Romana, Roma 1981, pp. 55-56.

[45] E. M. Agnoli tratta diffusamente dell’atteggiamento del nobiluomo recanatese in Le insorgenze marchigiane, in Lo Stato della Chiesa in epoca napoleonica, Atti del XIX convegno di studi avellaniti, 24-26 agosto 1995, pp. 131-52.

[46] Cfr M. de Leonardis, Il pensiero controrivoluzionario cattolico in Italia (1793-1799), in L’Alfiere, maggio 1991, pp. 9-11. Uno dei protagonisti del pensiero e dell’associazionismo cattolico controrivoluzionario, san Gaspare Bertoni, era solo ventenne al momento delle Pasque. Sarà poi una delle glorie del clero veronese e la sua congregazione verrà perseguitata da Napoleone nel decennio successivo.

[47]«In quel tempo Gesù disse:“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”» (Mt 11, 25).

adsum
20-05-03, 01:42
BREVE ESAME CRITICO DEL "NOVUS ORDO MISSAE"





Presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci





Lettera di presentazione a Paolo VI



Beatissimo Padre,
esaminato e fatto esaminare il Novus Ordo preparato dagli esperti del Consilium ad exquendam Constitutionem de Sacra Liturgia, dopo una lunga riflessione e preghiera sentiamo il dovere, dinanzi a Dio ed alla Santità Vostra, di esprimere le considerazioni seguenti:

1) Come dimostra sufficientemente il pur breve esame critico allegato - opera di uno scelto gruppo di teologi, liturgisti e pastori d’anime - il Novu Ordo Missæ, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i «canoni» del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del magistero.

2) La ragioni pastorali addotte a sostegno di tale gravissima frattura - anche se di fronte alle ragioni dottrinali avessero diritto di sussistere - non appaiono sufficienti. Quanto di nuovo appare nel Novus Ordo Missæ e, per contro, quanto di perenne vi trova soltanto un posto minore o diverso, se pure ancora ve lo trova, potrebbe dar forza di certezza al dubbio - già serpeggiante purtroppo in numerosi ambienti - che verità sempre credute dal popolo cristiano possano mutarsi o tacersi senza infedeltà al sacro deposito dottrinale cui la fede cattolica è vincolata in eterno. Le recenti riforme hanno dimostrato a sufficienza che nuovi mutamenti nella liturgia non porterebbero se non al totale disorientamento dei fedeli che già danno segni di insofferenza e di inequivocabile diminuzione di fede. Nella parte migliore del Clero ciò si concreta in una torturante crisi di coscienza di cui abbiamo innumerevoli e quotidiane testimonianze.

3) Siamo certi che questa considerazioni, che possono giungere soltanto dalla viva voce dei pastori e del gregge, non potranno non trovare un’eco nel cuore paterno di Vostra Santità, sempre cosí profondamente sollecito dei bisogni spirituali dei figli della Chiesa. Sempre i sudditi, al cui bene è intesa una legge, laddove questa si dimostri viceversa nociva, hanno avuto, piú che il diritto, il dovere di chiedere con filiale fiducia al legislatore l’abrogazione della legge stessa.

Supplichiamo perciò istantemente la Santità Vostra di non volerci togliere - in un momento di cosí dolorose lacerazioni e di sempre maggiori pericoli per la purezza della Fede e l’unità della Chiesa, che trovano eco quotidiana e dolente nella voce del Padre comune - la possibilità di continuare a ricorrere alla integrità feconda di quel Missale Romanum di San Pio V dalla Santità Vostra cosí altamente lodato e dall’intero mondo cattolico cosí profondamente venerato ed amato.

A. Card. Ottaviani
A. Card. Bacci






BREVE ESAME CRITICO DEL «NOVUS ORDO MISSÆ»


I

Nell'ottobre del 1967, al Sinodo Episcopale, convocato a Roma, fu chiesto un giudizio sulla celebrazione sperimentale di una cosiddetta «messa normativa», ideata dal Consilium ad exequendam Constitutionem de Sacra Liturgia.
Tale messa suscitò le piú gravi perplessità tra i presenti al Sinodo, con una forte opposizione (43 non placet), moltissime e sostanziali riserve (62 juxta modum) e 4 astensioni, su 187 votanti. La stampa internazionale di informazione parlò di «rifiuto», da parte del Sinodo, della messa proposta. Quella di tendenze innovatrici ne tacque. E un noto periodico, destinato ai Vescovi ed espressione del loro insegnamento, cosí sintetizzò il nuovo rito:

«[vi] si vuol fare tabula rasa di tutta la teologia della Messa. In sostanza ci si avvicina alla teologia protestante che ha distrutto il sacrificio della Messa».

Nel Novus Ordo Missæ, testé promulgato dalla Costituzione Apostolica Missale romanum, ritroviamo purtroppo, identica nella sua sostanza, la stessa «messa normativa». Né sembra che le Conferenze Episcopali, almeno in quanto tali, siano mai state nel frattempo interpellate al riguardo.

Nella Costituzione Apostolica si afferma che l'antico messale, promulgato da S. Pio V il 19 luglio 1570 ma risalente in gran parte a Gregorio Magno e ad ancor piú remota antichità (1) fu per quattro secoli la norma della celebrazione del Sacrificio per i sacerdoti di rito latino, e, portato in ogni terra, «innumeri præterea sanctissimi viri animorum suorum erga Deum pietatem, haustis ex eo... copiosus aluerunt». E tuttavia questa riforma, che lo pone definitivamente fuori uso, si sarebbe resa necessaria «ex quo tempore latius in christiana plebe increbescere et invalescere cœpit sacræ fovendæ liturgiæ studium».
Ci sembra evidente, in questa affermazione, un grave equivoco. Perché il desiderio del popolo, se fu espresso, lo fu quando - soprattutto per merito del grande S. Pio X - esso cominciò a scoprire gli autentici ed eterni tesori della sua liturgia. Il popolo non chiese assolutamente mai, onde meglio comprenderla, una liturgia mutata o mutilata. Chiese di meglio comprendere una liturgia immutabile e che mai avrebbe voluto si mutasse.

Il Messale Romano di San Pio V era religiosamente venerato e carissimo al cuore dei cattolici, sacerdoti e laici. Non si vede in che cosa l'uso di esso, con l'opportuna catechesi, potesse impedire una piú piena partecipazione e una maggiore conoscenza della sacra liturgia e perché, con tanti eccelsi pregi che gli sono riconosciuti, non lo si sia stimato degno di continuare a nutrire la pietà liturgica del popolo cristiano.

Sostanzialmente rifiutata dal Sinodo Episcopale, quella stessa «messa normativa» oggi si ripresenta e si impone come Novus Ordo Missæ; il quale non è stato mai sottoposto al giudizio collegiale delle Conferenze; né è stata mai voluta dal popolo (e men che meno nelle missioni) una qualsiasi riforma della Santa Messa. Non si riesce dunque a comprendere i motivi della nuova legislazione, che sovverte una tradizione immutata nella Chiesa dal IV-V secolo, come la stessa Costituzione Missale Romanum riconosce. Non sussistendo dunque i motivi per appoggiare questa riforma, la riforma stessa appare priva di un fondamento razionale, che, giustificandola, la renda accettabile al popolo cattolico.

Il Concilio aveva espresso bensí, con il par. 50 della Costituzione Sacrosanctum Concilium, il desiderio che le varie parti della Messa fossero riordinate, «ut singularum partium propria ratio necnon mutua connexio clarius pateant». Vedremo subito come l'Ordo testé promulgato risponda a questi auspici, dei quali possiamo dire non resti, nel risultato, neppure la memoria.
Un esame particolareggiato del Novus Ordo rivela mutamenti di portata tale da giustificare per esso lo stesso giudizio dato per la «messa normativa». Quello, come questa, è tale da contentare, in molti punti, i protestanti piú modernisti.





II

Cominciamo dalla definizione di Messa che si presenta al par. 7, vale a dire in apertura al secondo capitolo del Novus Ordo: «De structura Missæ».

«Cena dominica sive Missa est sacra synaxis seu congregatio populi Dei in unum convenientis, sacerdote præside, ad memoriale Domini celebrandum (2). Quare de sanctæ ecclesiæ locali congregatione eminenter valet promissio Christi “Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum” (Mt. 18, 20)».

La definizione di Messa è dunque limitata a quella di «cena», il che è poi continuamente ripetuto (n. 8, 48, 55d, 56); tale «cena» è inoltre caratterizzata dalla assemblea, presieduta dal sacerdote, e dal compiersi il memoriale del Signore, ricordando quel che Egli fece il Giovedí Santo.
Tutto ciò non implica: né la Presenza Reale, né la realtà del Sacrificio, né la sacramentalità del sacerdote consacrante, né il valore intrinseco del Sacrificio eucaristico indipendentemente dalla presenza dell'assemblea (3). Non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa e che ne costituiscono pertanto la vera definizione. Qui l'omissione volontaria equivale al loro «superamento», quindi, almeno in pratica, alla loro negazione (4).
Nella seconda parte dello stesso paragrafo si afferma - aggravando il già gravissimo equivoco - che vale «eminenter» per questa assemblea la promessa del Cristo: «Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum» (Mt. 18, 20). Tale promessa, che riguarda soltanto la presenza spirituale del Cristo con la sua grazia, viene posta sullo stesso piano qualitativo, salvo la maggiore intensità, di quello sostanziale e fisico della presenza sacramentale eucaristica.

Segue immediatamente (n. 8) una suddivisione della Messa in liturgia della parola e liturgia eucaristica, con l'affermazione che nella Messa è preparata la mensa della parola di Dio come del Corpo di Cristo, affinché i fedeli «instituantur et reficiantur»: assimilazione paritetica del tutto illegittima delle due parti della liturgia, quasi tra due segni di eguale valore simbolico, sulla quale torneremo piú tardi.

Di denominazioni della Messa ve ne sono innumerevoli: tutte accettabili relativamente, tutte da respingere se usate, come lo sono, separatamente e in assoluto. Ne citiamo alcune: Actio Christi et populi Dei, Cena dominica sive Missa, Convivium Paschale, Communis participatio mensæ Domini, Memoriale Domini, Precatio Eucharistica, Liturgia verbi et liturgia eucharistica, ecc.
Come è fin troppo evidente, l'accento è posto ossessivamente sulla cena e sul memoriale anziché sulla rinnovazione incruenta del Sacrificio del Calvario. Anche la formula «Memoriale Passionis et Resurrectionis Domini» è inesatta, essendo la Messa il memoriale del solo Sacrificio, che è redentivo in sé stesso, mentre la Resurrezione ne è il frutto conseguente (5). Vedremo piú avanti con quale coerenza, nella stessa formula consacratoria e in generale in tutto il Novus Ordo, tali equivoci siano rinnovati e ribaditi.





III

E veniamo alle finalità della Messa.

1) Finalità ultima.
È il sacrificio di lode alla Santissima Trinità, secondo l'esplicita dichiarazione di Cristo nella intenzione primordiale della sua stessa Incarnazione: «Ingrediens mundum dicit: “Hostiam et oblationem noluisti: corpus autem aptasti mihi”» (Ps. XL, 7-9, in: Hebr. 10, 5).
Questa finalità è scomparsa:

- dall'Offertorio, con la preghiera Suscipe, Sancta Trinitas,
- dalla conclusione della Messa con il placeat tibi, Sancta Trinitas,
- e dal Prefazio, che nel ciclo domenicale non sara piú quello della Santissima Trinità, riservato ora alla sola
festa e che quindi sarà pronunziato una sola volta l'anno.

2) Finalità ordinaria.
È il Sacrificio propiziatorio. Anch'essa è deviata, perché anziché mettere l'accento sulla remissione dei peccati dei vivi e dei morti lo si mette sulla nutrizione e santificazione dei presenti (n. 54). Certo Cristo istituí il Sacramento nell'ultima Cena e si pose in stato di vittima per unirci al suo stato vittimale; questo però precede la manducazione e ha un antecedente e pieno valore redentivo, applicativo della immolazione cruenta, tanto è vero che il popolo assistendo alla Messa non è tenuto a comunicarsi sacramentalmente (6).

3) Finalità immanente.
Qualunque sia la natura del sacrificio è essenziale che sia gradito a Dio e da lui accettabile ed accettato. Nello stato di peccato originale nessun sacrificio avrebbe diritto di essere accettabile. Il solo sacrificio che ha diritto di essere accettato è quello di Cristo. Nel Novus Ordo si snatura l'offerta in una specie di scambio di doni tra l'uomo e Dio; l'uomo porta il pane e Dio lo cambia in «pane di vita»; l'uomo porta il vino e Dio lo cambia in «bevanda spirituale»: «Benedictus es, Domine, Deus universi, quia de tua largitate accepimus panem (o: vinum) quem tibi offerimus, fructum terræ (o: vitis) et manuum hominum, ex quo nobis fiet panis vitæ (o: potus spiritualis)» (7).
Superfluo notare l'assoluta indeterminatezza delle due formule «panis vitæ» e «potus spiritualis», che possono significare qualunque cosa. Ritroviamo qui l'identico e capitale equivoco della definizione della Messa: là il Cristo presente solo spiritualmente tra i suoi; qui pane e vino «spiritualmente» (e non sostanzialmente) mutati (8).
Nella preparazione dell'offerta, un consimile gioco di equivoci è attuato con la soppressione delle due stupende preghiere. Il «Deus, qui humanæ substantiæ dignitatem mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti», era un richiamo all'antica condizione di innocenza dell'uomo e alla sua attuale condizione di riscattato dal sangue di Cristo: ricapitolazione discreta e rapida di tutta l'economia del Sacrificio, da Adamo all'attimo presente. La finale offerta propiziatoria del calice, affinché ascendesse «cum odore suavitatis» al cospetto della maestà divina, di cui si implorava la clemenza, ribadiva mirabilmente questa economia. Sopprimendo il continuo riferimento a Dio della prece eucaristica, non vi è piú distinzione alcuna tra sacrificio divino e umano.

Eliminando la chiave di volta bisogna costruire delle impalcature; sopprimendo le finalità reali se ne devono inventare di fittizie. Ed ecco i gesti che dovrebbero sottolineare l'unione tra sacerdote e fedeli, tra fedeli e fedeli; ecco la sovrapposizione, che immediatamente crollerà nel ridicolo, delle offerte per i poveri e per la chiesa all'offerta dell'Ostia da immolare. L'unicità primordiale di questa verrà del tutto obliterata: la partecipazione all'immolazione della Vittima diverrà una riunione di filantropi e un banchetto di beneficenza.




IV

Passiamo all'essenza del Sacrificio.

Il mistero della Croce non vi è piú espresso esplicitamente, ma in modo oscuro, velato, impercepibile dal popolo (9). Eccone le ragioni:

1) Il senso dato nel Novus Ordo alla cosiddetta «Prex eucharistica» è: «ut tota congregatio fidelium se cum Christo coniungat in confessione magnalium Dei et in oblatione sacrificii». (n. 54, fine).
Di quale sacrificio si tratta? Chi è l'offerente? Nessuna risposta a questi interrogativi.
La definizione in limine della «Prex eucharistica» è questa: «Nunc centrum et culmen totius celebrationis initium habet, ipsa nempe Prex eucharistica, prex scilicet gratiarum actionis et sanctificationis» (n. 54, pr.).
Gli effetti sono dunque sostituiti alle cause, di cui non si dice una sola parola. La menzione esplicita del fine dell'offerta, che era nel Suscipe, non è sostituita da nulla. Il mutamento di formulazione rivela il mutamento di dottrina.

2) La causa di questa non-esplicitazione del Sacrificio è, né piú né meno, la soppressione del ruolo centrale della Presenza Reale, cosí lampante prima nella liturgia eucaristica. Ve ne è una sola menzione - unica citazione, in nota, dal Concilio di Trento - ed è quella che si riferisce alla Presenza Reale come nutrimento (n. 241, nota 63). Alla Presenza Reale e permanente di Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nelle Specie transustanziate non si allude mai. La stessa parola transustanziazione è totalmente ignorata.
La soppressione della invocazione alla terza Persona della SS.ma Trinità (Veni sanctificator), onde scendesse sopra le oblate come già discese nel grembo della Vergine a compiervi il miracolo della Divina Presenza, si inserisce in questo sistema di tacite negazioni, di degradazioni a catena della Presenza Reale.
L'eliminazione poi:
- delle genuflessioni (non ne restano che tre del sacerdote e una, con eccezioni, del popolo, alla
Consacrazione);
- della purificazione delle dita del sacerdote nel calice;
- della preservazione delle stesse dita da ogni contatto profano dopo la Consacrazione;
- della purificazione dei vasi, che può essere non immediata, e non fatta sul corporale;
- della palla a protezione del calice;
- della doratura interna dei vasi sacri;
- della consacrazione dell'altare mobile;
- della pietra sacra e delle reliquie nell'altare mobile e sulla «mensa», quando la celebrazione non avvenga in
luogo sacro (la distinzione ci porta diritti alle «cene eucaristiche» in case private);
- delle tre tovaglie d'altare, ridotte a una sola;
- del ringraziamento in ginocchio (sostituito da un grottesco ringraziamento di preti e fedeli seduti, in cui la
Comunione in piedi ha il suo aberrante compimento);
- di tutte le antiche prescrizioni nel caso di caduta dell'Ostia consacrata, ridotte a un quasi sarcastico
«reverenter accipiatur» (n. 239);

tutto ciò non fa che ribadire in modo oltraggioso l'implicito ripudio della fede nel dogma della Presenza Reale.

3) La funzione assegnata all'altare (n. 262).
L'altare è quasi costantemente chiamato mensa (10). «Altare, seu mensa dominica, quæ centrum est totius liturgiæ eucharisticæ» n. 49, (cfr. 262). Si specifica che l'altare deve essere staccato dalle pareti perché vi si possa girare intorno e la celebrazione possa farsi verso il popolo (n. 262); si precisa che esso deve essere il centro della congregazione dei fedeli cosí che l'attenzione si volga spontaneamente ad esso (ibid.).
Ma il confronto fra i nn. 262 e 276 sembra escludere nettamente che il SS.mo Sacramento possa essere conservato su questo altare. Ciò segnerà una dicotomia irreparabile tra la presenza, nel celebrante, del Sommo ed Eterno Sacerdote e quella stessa Presenza realizzata sacramentalmente. Prima esse erano un'unica presenza (11).
Ora si raccomanda di conservare il SS.mo in un luogo appartato, ove possa esplicarsi la devozione privata dei fedeli, quasi si trattasse di una qualsiasi reliquia, sicché entrando in chiesa non sarà piú il Tabernacolo ad attirare immediatamente gli sguardi ma una mensa spoglia e nuda. Si oppone ancora una volta pietà privata a pietà liturgica, si drizza altare contro altare.
Nella raccomandazione insistente di distribuire nella comunione le Specie Consacrate nella stessa Messa, anzi di consacrare un pane di grandi dimensioni (12), cosí che il sacerdote possa dividerlo con una parte almeno dei fedeli, è ribadito lo sprezzante atteggiamento verso il Tabernacolo come verso tutta la pietà eucaristica fuori della Messa: altro strappo violento alla fede nella Presenza Reale sinché durino le Specie consacrate (13).

4) Le formule consacratorie.
L'antica formula della Consacrazione era una formula propriamente sacramentale, e non narrativa, indicata soprattutto da tre cose:

a) il testo della Scrittura, non ripreso alla lettera; l'inserto paolino «mysterium fidei» era una confessione immediata di fede del sacerdote nel mistero realizzato dalla Chiesa per mezzo del suo sacerdozio gerarchico;
b) la punteggiatura e il carattere tipografico; vale a dire il punto fermo e daccapo, che segnava il passaggio dal modo narrativo al modo sacramentale e affermativo, e le parole sacramentali in carattere piú grande, al centro della pagina e spesso di diverso colore, nettamente staccate dal contesto storico. Il tutto dava sapientemente alla formula un valore proprio, un valore autonomo;
c) l'anamnesi («Haec quotiescumque feceritis in mei memoriam facietis», che in greco suona: «eis ten emou anamnesin» - «volti alla mia memoria»). Essa si riferiva al Cristo operante e non alla semplice memoria di lui o dell'evento: un invito a ricordare ciò che Egli fece («hæc... in mei memoriam facietis») e come Egli lo fece, e non soltanto la sua persona o la cena.
La formula paolina oggi sostituita all'antica («Hoc facite in meam commemorationem») - proclamata come sarà quotidianamente nelle lingue volgari - sposterà irrimediabilmente, nella mente degli ascoltatori, l'accento sulla memoria del Cristo come termine dell'azione eucaristica, mentre essa ne è il principio. L'idea finale di commemorazione prenderà ben presto il posto dell'idea di azione sacramentale (14).
Il modo narrativo è ora sottolineato dalla formula: «narratio institutionis» (n. 55d), e ribadito dalla definizione della anamnesi, dove si dice che «Ecclesia memoriam ipsius Christi agit» (n. 55c).

In breve: la teoria proposta per l'epiclesi, la modificazione delle parole della Consacrazione e dell'anamnesi, hanno come effetto di modificare il modus significandi delle parole della Consacrazione. Le formule consacratorie sono ora pronunciate dal sacerdote come costituenti una narrazione storica e non piú enunciate come esprimenti un giudizio categorico e affermativo proferito da Colui nella cui persona egli agisce: «Hoc est Corpus meum» (e non: «Hoc est Corpus Christi») (15).

L'acclamazione, poi, assegnata al popolo subito dopo la Consacrazione: («Mortem tuam annuntiamus, Domine, etc.… donec venias») introduce, travestita di escatologismo, l'ennesima ambiguità sulla Presenza Reale. Si proclama, senza soluzione di continuità, l'attesa della venuta seconda del Cristo alla fine dei tempi proprio nel momento in cui Egli è sostanzialmente presente sull'altare: quasi che quella, e non questa, fosse la vera venuta.
Ciò è ancor piú accentuato nella formula di acclamazione facoltativa n. 2 (Appendix): «Quotiescumque manducamus panem hunc, et calicem bibimus, mortem tuam annuntiamus, Domine, donec venias»; dove le diverse realtà di immolazione e manducazione, e quelle di Presenza Reale e secondo avvento del Cristo, raggiungono il massimo di ambiguità (16).





V

Veniamo ora alla realizzazione del Sacrificio.
I quattro elementi di esso erano, nell'ordine:

1) il Cristo.
2) il sacerdote;
3) la Chiesa;
4) i fedeli.

1) Nel Novus Ordo, la posizione attribuita ai fedeli è autonoma (ab-soluta), quindi totalmente falsa: dalla definizione iniziale: «Missa est sacra synaxis seu congregatio populi», al saluto del sacerdote al popolo, che esprimerebbe alla comunità riunita la «presenza» del Signore (n. 28): «Qua salutatione et populi responsione manifestatur ecclesiæ congregatæ mysterium».

Dunque vera presenza di Cristo, ma solo spirituale, e mistero della Chiesa, ma come pura assemblea che manifesta e sollecita tale presenza.

Ciò si ripete ovunque:

- il carattere comunitario della Messa ossessivamente ribadito (nn. 74-152);
- l'inaudita distinzione tra «Missa cum populo» e «Missa sine populo» (nn. 203-231);
- la definizione della «oratio universalis seu fidelium» (n. 45), ove si sottolinea ancora una volta
l'«ufficio sacerdotale» del popolo («populus sui sacerdotii munus exercens») presentato in
modo equivoco perché ne viene taciuta la subordinazione a quello del sacerdote; tanto piú che questi si fa
interprete, nella sua qualità di mediatore consacrato, di tutte le intenzioni del popolo nel Te igitur e nei
due Memento.
Nella «Prex eucharistica III» («Vere sanctus», p. 123) è addirittura detto al Signore: «populum tibi congregare non desinis, ut a solis ortu usque ad occasum oblatio munda offeratur nomini tuo»: ove l'affinché fa pensare che l'elemento indispensabile alla celebrazione sia il popolo anziché il sacerdote; e poiché non è precisato neppure qui chi sia l'offerente (17) il popolo stesso appare investito di poteri sacerdotali autonomi.

Di questo passo non stupirebbe l'autorizzazione al popolo, tra qualche tempo, di congiungersi al sacerdote nella pronuncia delle formule consacratorie (ciò che del resto sembra già accada, qua e là).

2) La posizione del sacerdote è minimizzata, alterata, falsata.
Prima in funzione del popolo di cui egli è caratterizzato per lo piú come mero presidente o fratello anziché come ministro consacrato che celebra in persona Christi.
Poi in funzione della Chiesa come un «quidam de populo». Nella definizione della epiclesi (n. 55c) le invocazioni sono attribuite anonimamente alla Chiesa: il ruolo del sacerdote è dissolto.
Nel Confiteor divenuto collettivo egli non è piú giudice, testimone e intercessore presso Dio; è logico dunque che non gli sia piú dato di impartire l'assoluzione, che è stata infatti soppressa. Egli è «integrato» ai fratres. Persino il chierichetto lo chiama cosí nel Confiteor della «Missa sine populo».
Già prima di quest'ultima riforma era stata soppressa la significativa distinzione tra la Comunione del sacerdote - il momento in cui, per cosí dire, il Sommo ed Eterno Sacerdote e colui che agiva in sua persona si fondevano in intimissima unione (nella quale era il compimento del Sacrificio) - e quella dei fedeli.
Non piú una parola ormai sul suo potere di sacrificatore, sul suo atto consacratorio, sulla realizzazione per suo mezzo della Presenza eucaristica. Egli appare nulla piú che un ministro protestante.
La sparizione o l'uso facoltativo di molti paramenti (in certi casi alba e stola bastano - n. 298) vanificano ancor piú l'originale conformazione al Cristo: il sacerdote non è piú rivestito di tutte le virtú di Lui; egli è un semplice «graduato» che uno o due segni distinguono appena dalla massa (18): («un po' piú uomo degli altri» per citare la formula involontariamente umoristica di un moderno predicatore[19]).
Di nuovo, come nella opposizione degli altari, si separa ciò che Dio ha unito: l'unico Sacerdozio del Verbo di Dio.

3) Infine la posizione della Chiesa di fronte al Cristo.
In un solo caso, quello della «Missa sine populo» ci si degna di ammettere che la Messa è «Actio Christi et Ecclesiæ» (n. 4, cfr. Presb. Ord. n. 13), mentre nel caso della «Missa cum populo» non si accenna che allo scopo di «far memoria di Cristo» e santificare i presenti. «Presbyter celebrans... populum... sibi sociat in offerendo sacrificio per Christum in Spiritu Sancto Deo Patri» (n. 60), anziché associare il popolo a Cristo che offre sé stesso «per Spiritum Sanctum Deo Patri».
S'inseriscono in questo contesto:
- la gravissima omissione delle clausole «Per Christum Dominum nostrum», garanzia di esaudimento data alla Chiesa di
tutti i tempi (Io. 14, 13-14,. 15, 16; 16, 23-24);
- l'ossessivo «paschalismo»: quasi che la comunicazione della grazia non presentasse altri aspetti altrettanto importanti;
- l'escatologismo dubbio e maniaco, in cui la comunicazione di una realtà, la grazia, che è permanente ed eterna, è ricondotta
alla dimensione del tempo: popolo in marcia, chiesa peregrinante - non piú militante, si badi, contro la Potestas
tenebrarum - verso un futuro che non è piú vincolato all'eterno (quindi anche all'eterno presente) ma a un vero e proprio
avvenire temporale.

La Chiesa - Una, Santa, Cattolica, Apostolica - è umiliata come tale nella formula che, nella «Prex eucharistica IV», ha sostituito la preghiera del Canone romano «pro omnibus orthodoxis atque catholicæ et apostolicæ fidei cultoribus». Ora essi sono, né piú né meno: «omnium qui te quærunt corde sincero».
Cosí, nel Memento dei morti, questi non sono piú trapassati «cum signo fidei et dormiunt in somno pacis» ma semplicemente «obierunt in pace Christi tui»; ad essi si aggiunge, con nuovo e patente scapito del concetto di unitarietà e visibilità, la turba di «omnium defunctorum quorum fidem tu solus cognovisti».
In nessuna delle tre nuove preci, poi, vi è il minimo cenno, come già si è detto, allo stato di sofferenza dei trapassati, in nessuna la possibilità di un Memento particolare: il che, ancora una volta, snerva la fede nella natura propiziatoria e redentiva del Sacrificio (20).


Omissioni dissacranti avviliscono ovunque il Mistero della Chiesa.
- Esso è misconosciuto innanzi tutto come gerarchia sacra: Angeli e Santi sono ridotti all'anonimato nella seconda parte del Confiteor collettivo: sono scomparsi come testimoni e giudici, nella persona di Michele, dalla prima (21).
- Scomparse anche le varie Gerarchie Angeliche (e ciò è senza precedenti) dal nuovo Prefazio della «Prex II».
- Soppressa nel Communicantes la memoria dei Pontefici e dei Santi Martiri su cui la Chiesa di Roma è fondata, che furono
senza dubbio i trasmettitori delle tradizioni apostoliche e le completarono in ciò che divenne, con S. Gregorio, la Messa
romana.
- Soppressa, nel Libera nos, la menzione della B. Vergine, degli Apostoli e di tutti i Santi: la sua e loro intercessione non è
quindi piú chiesta neppure nel momento del pericolo.
- L'unità della Chiesa è compromessa fino all'intollerabile omissione, nell'intero Ordo, comprese le tre nuove «Preces» (e
con la sola eccezione del Communicantes del Canone romano), dei nomi degli Apostoli Pietro e Paolo, fondatori della
Chiesa di Roma, nonché dei nomi degli altri Apostoli, fondamento e segno della Chiesa unica e universale.
- Chiaro attentato al dogma della Comunione dei Santi: la soppressione, quando il sacerdote celebri senza inserviente, di tutte
le salutationes e della benedizione finale; dell'Ite Missa est (22), poi, persino nella messa celebrata con l'inserviente.
- Il doppio Confiteor mostrava come il prete, in veste di ministro di Cristo e in profonda inclinazione, riconoscendosi
indegno dell'alta missione, del «tremendum mysterium» che andava a celebrare, e addirittura (nell'Aufer a nobis) di
entrare nel Santo dei Santi, invocava ad intercessione (nell'Oramus te, Domine) i meriti dei martiri di cui l'altare
racchiudeva le reliquie. Entrambe le preghiere sono state soppresse. Vale qui ciò che già è stato detto per il doppio
Confiteor e la doppia Comunione.
- Sono profanate le condizioni del Sacrificio come segno di una cosa sacra: vedi ad esempio la celebrazione fuori del luogo
sacro nel qual caso l'altare può essere sostituito da una semplice «mensa» senza pietra consacrata né reliquie, con una sola
tovaglia (nn. 260, 265). Anche qui vale quanto già detto a proposito della Presenza Reale: dissociazione del «convivium» e
sacrificio della cena, dalla stessa Presenza Reale.

La desacralizzazione è perfezionata grazie alle nuove, grottesche modalità dell'offerta;
- l'accenno al pane anziché all'azimo;
- la facoltà, data persino ai chierichetti (nonché ai laici nella comunione sub utraque specie) di toccare i vasi sacri (n. 244d);
- la inverosimile atmosfera che si creerà nella chiesa ove si alterneranno senza tregua sacerdote, diacono, suddiacono, salmista,
commentatore (il sacerdote stesso par divenuto tale, continuamente incoraggiato com'è a «spiegare» ciò che sta per
compiere), lettori (uomini e donne) chierici o laici che accolgono i fedeli alla porta e li accompagnano ai loro posti, fanno la
colletta, portano e smistano offerte;
- e, in tanto delirio scritturistico, la presenza antiveterotestamentaria, antipaolina della «mulier idonea» che, per la prima
volta nella tradizione della Chiesa, sarà autorizzata a leggere le lezioni e adempiere anche ad altri «ministeria quae extra
presbyterium peraguntur» (n. 70).
- Infine la mania concelebratoria, che finirà di distruggere la pietà eucaristica del sacerdote e di obnubilare la figura centrale del
Cristo, unico Sacerdote e Vittima, e dissolverla nella presenza collettiva dei concelebranti (23).





VI

Ci siamo limitati ad un sommario esame del Novus Ordo, nelle sue deviazioni piú gravi dalla teologia della Messa cattolica. Le osservazioni fatte sono soltanto quelle che hanno un carattere tipico. Una valutazione completa delle insidie, dei pericoli, degli elementi spiritualmente e psicologicamente distruttivi che il documento contiene, sia nei testi come nelle rubriche e nelle istruzioni, richiederebbe ben altra mole di lavoro.

Poiché furono criticati ripetutamente e autorevolmente nella loro forma e sostanza, abbiamo sorvolato sui nuovi canoni, di cui il secondo (24) ha immediatamente scandalizzato i fedeli per la sua brevità. Di esso si è potuto scrivere, tra molte altre cose, che può essere celebrato in piena tranquillità di coscienza da un prete che non creda piú né alla transustanziazione né alla natura sacrificale della Messa, e che quindi si presterebbe benissimo anche alla celebrazione da parte di un ministro protestante.

Il nuovo Messale fu presentato a Roma come «ampio materiale pastorale», «testo piú pastorale che giuridico» su cui le Conferenze Episcopali avrebbero potuto operare secondo le circostanze e il genio dei vari popoli. Del resto, la I sezione della nuova Congregazione per il Culto Divino sarà responsabile «dell'edizione e della costante revisione dei libri liturgici».
Scrive l'ultimo bollettino ufficiale degli Istituti Liturgici di Germania, Svizzera, Austria (25):

«i testi latini dovranno ora esser tradotti nelle lingue dei vari popoli; lo stile “romano” dovrà essere adattato all'individualità delle Chiese locali; ciò che fu concepito al di fuori del tempo deve essere trasposto nel mutevole contesto di situazioni concrete, nel flusso costante della Chiesa universale e delle sue miriadi di congregazioni».


La Costituzione Apostolica stessa dà il colpo di grazia alla lingua universale (in contrasto con la volontà espressa nel Concilio Vaticano II) affermando senza equivoci che «in tot varietate linguarum una (?) eademque cunctorum precatio... quovis ture fragrantior ascendat».
La morte del latino è data dunque per scontata; quella del gregoriano, che pure il Concilio riconobbe «liturgiæ romanæ proprium» (Sacros. Conc. n. 116), ordinando che «principem locum obtineat» (ibid.), ne consegue logicamente, con la libera scelta, tra l'altro, dei testi dell'Introito e del Graduale.

Il nuovo rito è dato quindi in partenza come pluralistico e sperimentale, legato al tempo e al luogo.
Spezzata cosí per sempre l'unità di culto, in che cosa consisterà ormai quell'unità di fede che ne conseguiva e di cui sempre si parla come della sostanza da difendere senza compromissioni?
È evidente che il Novus Ordo non vuole piú rappresentare la fede di Trento.
A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno.
Il vero cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo, in una tragica necessità di opzione.




VII

La Costituzione accenna esplicitamente a una ricchezza di pietà e di dottrina mutuata nel Novus Ordo dalle Chiese di Oriente. Il risultato appare tale da respingere inorridito il fedele di rito orientale, tanto lo spirito ne è, piú che remoto, addirittura opposto.
A che si riducono queste scelte ecumeniche?
In sostanza
- alla molteplicità delle anafore (non certo alla loro bellezza e complessità),
- alla presenza del diacono e alla comunione sub utraque specie.
Per contro, pare si sia voluto eliminare deliberatamente tutto quanto, nella liturgia romana, era piú prossimo all'orientale (26) e, rinnegando l'inconfondibile ed immemorabile carattere romano, abdicare a ciò che piú gli era proprio e spiritualmente prezioso. Lo si è sostituito con elementi che soltanto a certi riti riformati (e nemmeno a quelli piú prossimi al cattolicesimo) lo avvicinano degradandolo, mentre vieppiú ne allontaneranno l'Oriente, come l'hanno già allontanato le ultime riforme.
In compenso, esso piacerà sommamente a tutti quei gruppi, vicini alla apostasia, che devastano la Chiesa inquinandone l'organismo, intaccandone l'unità dottrinale, liturgica, morale e disciplinare in una crisi spirituale senza precedenti.




VIII

S. Pio V curò l'edizione del Missale romanum affinché (come la stessa Costituzione ricorda) fosse strumento di unità tra i cattolici. In conformità alle prescrizioni del Concilio Tridentino esso doveva escludere ogni pericolo, nel culto, di errori contro la fede, insidiata allora dalla Riforma protestante.
Cosí gravi erano i motivi del Santo Pontefice che mai come in questo caso appare giustificata, quasi profetica, la sacra formula che chiude la Bolla di promulgazione del suo Messale:

«Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indignationem Omnipotenti Dei ac beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum» (Quo primum, 19 luglio 1570) (27).


Si è avuto l'ardire di affermare, presentando ufficialmente il Novus Ordo alla Sala Stampa del Vaticano, che le ragioni del Tridentino non sussistono piú. Non solo esse sussistono ancora, ma ne esistono oggi, non esitiamo a dirlo, di infinitamente piú gravi. Proprio facendo fronte alle insidie che minacciavano di secolo in secolo la purezza del deposito ricevuto («depositum custodi, devitans profanas vocum novitates», I Tim. 6, 20), la Chiesa dovette erigergli intorno le difese ispirate delle sue definizioni dogmatiche e dei suoi pronunciamenti dottrinali. Essi ebbero ripercussione immediata nel culto, che divenne il monumento piú completo della sua fede.
Volere ad ogni costo riportare questo culto all'antico, rifacendo freddamente, in vitro, quel che in antico ebbe la grazia della spontaneità primigenia, secondo quell'«insano archeologismo» cosí tempestivamente e lucidamente condannato da Pio XII (28), significa - come purtroppo si è visto - smantellarlo di tutte le sue difese teologiche oltre che di tutte le bellezze accumulate nei secoli (29), e proprio in uno dei momenti piú critici, forse il piú critico che la storia della Chiesa ricordi.

Oggi, non piú all'esterno, ma all'interno stesso della cattolicità l'esistenza di divisioni e scismi è ufficialmente riconosciuta (30); l'unità della Chiesa è non piú soltanto minacciata ma già tragicamente compromessa (31) e gli errori contro la fede s'impongono, piú che insinuarsi, attraverso abusi ed aberrazioni liturgiche ugualmente riconosciute (32).
L'abbandono di una tradizione liturgica che fu per quattro secoli segno e pegno di unità di culto (per sostituirla con un'altra, che non potrà non essere segno di divisione per le licenze innumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la purezza della fede cattolica) appare, volendo definirlo nel modo piú mite, un incalcolabile errore.

Corpus Domini 1969

adsum
20-05-03, 01:53
un pò di questa roba l'ho trovata in rete, ma l'ho ripostata su pol per fare un archivio unico (spero)


saluti.

adsum
24-05-03, 20:20
Le insorgenze. Rivoluzione & controrivoluzione in Italia
di Massimo Viglione

PREFAZIONE

Le insorgenze controrivoluzionarie in Italia iniziarono ancor prima della Rivoluzione francese, già nel 1787, e terminarono solo nel 1815, con la definitiva caduta di Napoleone.
In realtà, essendo uno dei problemi fondamentali dell’argomento in questione proprio il fatto di non essere seriamente conosciuto se non nell’ambito degli esperti e degli "appassionati" (è cosa innegabile che il concetto stesso di "insorgenza" sia ancor oggi sostanzialmente estraneo alla coscienza storica del popolo italiano), diviene anzitutto necessario puntualizzare alcuni elementi basilari costitutivi dell’intero fenomeno.

Occorre subito dire che si tratta di una pagina di storia italiana di importanza capitale; e questo è vero non solo per la durata, per il coinvolgimento popolare (centinaia di migliaia di persone), per l’epoca specifica in cui avvenne (gli anni della Rivoluzione francese e dell’affermazione napoleonica, che costituiscono le radici del nostro Risorgimento), per le efferate stragi, per la guerra insurrezionale, per le profanazioni e per i furti dell’invasore, perché non vi fu provincia o remota zona della Penisola che non venisse coinvolta, per gli sconvolgimenti religiosi, politici e sociali verificatisi (crollo delle secolari monarchie, nascita delle Repubbliche giacobine, affermazione delle idee illuministiche e del concetto moderno di democrazia politica, Papi fuggiaschi o arrestati, e quindi crollo delle suddette Repubbliche, nascita del Regno d’Italia napoleonico, la Restaurazione, ecc.), non solo per questo e per molto altro ancora; l’importanza consta soprattutto in un aspetto fondamentale, che forse rimane tuttora il meno compreso di tutti: vale a dire che ci troviamo di fronte alla prima grande insurrezione popolare di carattere nazionale che la storia ricordi.

Va infatti subito chiarito che la consistenza quantitativa di tale insurrezione generale del popolo italiano (non solo dal punto di vista geografico, quanto soprattutto da quello meramente numerico) è di gran lunga superiore a qualsivoglia altro grande e meno grande momento della nostra storia, trattandosi, come detto, di centinaia di migliaia di persone che, mosse da unitarietà di intenti spirituali e politici, contemporaneamente insorsero in armi in ogni luogo della Penisola contro un invasore straniero e i suoi alleati locali (i giacobini italiani).

Appare subito chiaro che il problema principale dell’Insorgenza controrivoluzionaria rimane quindi quello del suo pressoché totale oscuramento dalla memoria storica del popolo italiano (e dalla storia europea in genere), il che contrasta in maniera anomala tanto da un punto di vista quantitativo (vastità, partecipazione popolare, durata del fenomeno), quanto da un punto di vista qualitativo (momento storico, posta in gioco, scontro ideologico e religioso, ecc.) con quella che invece fu la realtà dei fatti. Da chiarire, dunque, non sono solo le cause, gli eventi e le conseguenze dell’Insorgenza, ma anche le cause e le conseguenze del silenzio che da decenni grava su di essa.

In tal senso, il fenomeno va inquadrato nel più vasto movimento storico di reazione popolare all’affermazione degli ideali illuministici e dei princìpi politici (e dei governi) della Rivoluzione francese, movimento comunemente denominato "Controrivoluzione", e che vede negli eventi della Vandea francese e nella ribellione antinapoleonica spagnola i momenti più salienti, tragici ed eroici nello stesso tempo, ai quali bisogna aggiungere, nei decenni successivi, fenomeni minori ma sempre significativi di reazione come il cartismo spagnolo, l’antirisorgimento italiano, e altri.

Ma la Controrivoluzione europea non ebbe solo carattere popolare militante; per comprendere il fenomeno nella sua completezza sarebbe necessario avere conoscenza anche dell’aspetto culturale e dottrinale di esso, in realtà ancor più profondo dei suoi risvolti militari, a partire dalle opere di pensatori come de Maistre, de Bonald, von Haller, per arrivare agli autori più recenti (alcuni anche di questo secolo), passando per i pensatori francesi ultramontani e per i vari esponenti del pensiero antirisorgimentale (Canosa, Solare, Leopardi).

Tutto questo mondo "sommerso" della Controrivoluzione — conosciuto solo in un ben ristretto àmbito di esperti e di cultori — andrebbe sia approfondito con maggiore serenità e obiettività, sia definitivamente reso noto al grande pubblico, senza timori di sorta. Anzi: da un serio dibattito storiografico mirante all’approfondimento del fenomeno — in ogni suo aspetto e contributo, di qualsiasi genere e livello qualitativo esso sia — altro non può venire che arricchimento culturale e chiarificazione ideale.

Per questo, in uno specifico seppur brevissimo paragrafo e in una Appendice apposita, ho dato qualche minimale indicazione bibliografica e concettuale sulla questione: per invitare a riprendere, anzitutto a livello generale, un discorso forse a tutt’oggi troppo omesso e misconosciuto (eccetto qualche caso, naturalmente: basti pensare alle opere di Omodeo, Maturi, Godechot, che però rimangono certamente insufficienti per una esaustiva presentazione), all’interno del quale si inserisce del resto l’intera evoluzione storica dell’Insorgenza. Non si può infatti avere perfetta e completa comprensione del fenomeno rivoluzionario (inteso nella sua secolare e progressiva estensione), senza considerare, conoscere, valutare e dibattere il suo "controaspetto", in quanto non esiste fenomeno nella storia che non abbia una reazione contraria. Scrisse A. Cobban nel Times Literary Supplement (6 gennaio 1956): "Il più grande vuoto nella storia della Rivoluzione francese è, paradossalmente, la storia della Controrivoluzione".

Non si dice assolutamente nulla di nuovo e sconvolgente se si afferma che gli anni in questione videro verificarsi eventi fra i più decisivi della storia umana (non solo limitatamente alla Rivoluzione francese e a Napoleone, ma estendendo tale affermazione a tutto il periodo che va dall’Illuminismo in poi); e, da questo punto di vista, l’aspetto preminente di tali sconvolgimenti fu senz’altro la sostituzione di una società con un’altra, di una mentalità con un’altra, nel senso più profondo e totalizzante del concetto. Per questo, lo scontro tra il fenomeno Rivoluzione e il fenomeno Controrivoluzione rimane uno dei momenti essenziali della storia contemporanea.

Del resto, il presente lavoro non vuole tanto essere una storia dell’Insorgenza italiana, bensì una introduzione generale a tale storia. E tuttavia va subito detto al lettore, al profano ancor più che all’esperto, che in realtà sarebbe necessario, al fine di una più completa comprensione di quanto viene affermato nelle prossime pagine, venire a conoscenza di che cosa fu storicamente l’Insorgenza, dei suoi fatti, delle sue cause e conseguenze storiche, dei suoi protagonisti. Insomma, la lettura di questo lavoro dovrebbe essere accompagnata dalla conoscenza del fenomeno delle insorgenze almeno nei suoi termini generali (in questo volume mi limito a un riassunto complessivo nel primo capitolo) in quanto, come osservato, la gran parte della popolazione italiana, e a maggior ragione di coloro che italiani non sono, non ha nemmeno la vaga coscienza di che cosa furono le insorgenze, del perché avvennero, del quando, del come e del chi.

Chiunque può scrivere un saggio sul Risorgimento senza dover spiegare che cosa sia stato il Risorgimento; ma ciò non vale anche per il fenomeno delle insorgenze. Se tali eventi non si conoscono, è perché evidentemente non se ne parla se non nell’ambito degli esperti e degli appassionati, o se ne parla in maniera errata.

Necessario è quindi trovare opere che raccontino serenamente, almeno in maniera sufficiente, i fatti nella loro complessità. In tal senso, negli ultimi decenni sono stati pubblicati sull’argomento lavori miranti alla ricostruzione dei fatti (ai quali accennerò in seguito), la maggior parte a carattere localistico o comunque tematico, qualcuno finalizzato proprio all’inquadramento storico generale di tutto il fenomeno delle insorgenze, dalle origini fino alla conclusione; lavori preliminari necessari per qualsiasi successiva considerazione del problema.

A tale proposito, v’è da dire che chi scrive è anche autore, oltre del presente volume, di una storia generale del fenomeno dell’Insorgenza controrivoluzionaria italiana, che inquadra, secondo il criterio geopolitico degli Stati preunitari, i fatti e i protagonisti di tutta questa drammatica pagina della nostra storia. Con questi due studi è stata mia intenzione offrire una ricostruzione generale — tanto dal punto di vista storico e narrativo quanto da quello più prettamente scientifico, dottrinale, ideologico, politico e storiografico — dell’intero fenomeno della Controrivoluzione italiana armata, l’Insorgenza appunto, avvenuta esattamente due secoli or sono, e di cui il 1999 costituisce l’anno bicentenario per eccellenza.

Sono iniziate le numerose manifestazioni — pubblicazioni, convegni, dibattiti, saggi, articoli, opere musicali — per commemorare il bicentenario della Repubblica Napoletana, dei tragici eventi nel Mezzogiorno d’Italia, e per ripresentare, ancora una volta, tutta questa storia (non solo di Napoli, ma del fenomeno nel suo insieme) dall’usuale punto di vista che da oltre un secolo (e specialmente in questo secondo dopoguerra) caratterizza le correnti dominanti della patria storiografia.

Ebbene, forse non sarà inutile ricordare che, dall’altra parte della barricata, sono insorti centinaia di migliaia di italiani per difendere le loro patrie, i loro ideali, la loro religione, i loro sovrani, le loro cose, in una parola, la loro civiltà, in quei giorni aggredita da un esercito invasore spalleggiato da esigue minoranze di italiani che condividevano le idee della Francia giacobina.

Ciò è altresì necessario, ritengo, per cercare non solo di donare alla coscienza pubblica nazionale la consapevolezza di questa straordinaria e tragica pagina di storia patria, ma anche per spiegare le reali motivazioni dell’occultamento che finora ha gravato su di essa.

Mi auguro che anche i miei lavori, insieme a quelli di altri studiosi del fenomeno, possano costituire un contributo in tal senso.

Massimo Viglione

Roma, 25 marzo 1999



Autore Massimo Viglione
Titolo Le insorgenze. Rivoluzione & controrivoluzione in Italia
Edizione ARES


http://www.augustea.it/dgabriele/images/bib_insorgenze.jpg

Guelfo Nero
24-05-03, 20:33
RINGRAZIO DI CUORE ADSUM PER IL GRANDE ZELO ED ATTACCAMENTO DIMOSTRATO A QUESTO FORUM.

AMICE CARISSIME, TIBI GRATIAS AGO PLURIMAS: AD MAIOREM DEI GLORIAM RECTE SCRIPSISTI

GUELFO NERO:)

adsum
25-05-03, 02:39
dovere...

:-00009

adsum
25-05-03, 15:23
http://www.amiciziacristiana.it/risorisc.gif

Angela Pellicciari
Risorgimento da riscrivere
Liberali & massoni contro la Chiesa
Edizioni Ares (Via A. Stradivari n. 7 - 20131 Milano), Milano 1998
[ISBN-88-8155-156-X] Pagg. 236 - Lire 32.000



L'unità d'Italia è stata cucita a spese della Chiesa. Il processo storico di unificazione dal 1848 al '61 si è svolto contestualmente a una vera e propria guerra di religione condotta nel Parlamento di Torino - dove tra i liberali siedono i massoni - contro la Chiesa cattolica. Perché? Perché proprio lo Stato sabaudo, che si dice costituzionale e liberale, alla guida del moto risorgimentale dedica accanite sessioni parlamentari per la soppressione degli ordini religiosi? Con quali motivazioni ideologiche, morali, politiche e giuridiche? Sulla base di una mole impressionante di fonti originali, Angela Pellicciari dimostra che colpendo il potere temporale della Chiesa s'intendeva annientarne la portata spirituale. Dell'iconografia tradizionale resta un Ottocento tormentato, certo spregiudicato, molto meno romantico, che apre a una più piena comprensione delle difficoltà riscontrate fino a oggi nell'evoluzione della nostra identità nazionale. "Raramente", afferma il filosofo Rocco Buttiglione nella Prefazione, "un libro che si occupa di un episodio lontano della storia italiana getta una luce così forte su di un decisivo problema del presente". In ogni caso, chiosa lo storico Franco Cardini nella Postfazione, "le vecchie e consolidate menzogne ormai scricchiolano: la considerazione del passato del Paese non sarà - non potrà essere - più la stessa".

Angela Pellicciari, laureata in Filosofia con dottorato in Storia ecclesiastica, insegna storia e filosofia in un liceo romano. Ha collaborato a diversi programmi Rai; attualmente scrive su Studi cattolici e su Liberal.

adsum
25-05-03, 15:24
http://www.amiciziacristiana.it/inquisit.gif

Rino Cammilleri
L'inquisitore
Romanzo
Edizioni San Paolo (Piazza Soncino n. 5 - 20092 Cinisello Balsamo / MI), Milano 1998
[ISBN-88-215-3672-6] Pagg. 231 - Lire 24.000



Pisa, anno di grazia 1247. La cittadinanza è turbata da un misterioso delitto: dinanzi al palazzo arcivescovile è stato rinvenuto il cadavere di una giovane, bellissima "donna di vita". L'arcivescovo Vitale sospetta che dietro l'assassinio si celino le trame criminose della setta eretica dei catari, che — stando a sussurri e grida — si anniderebbe in qualche segreto recesso ella città. Il prelato convoca quindi il domenicano Corrado da Tours, esperto inquisitore, e lo incarica di indagare su quel caso dai delicati risvolti politico-religiosi. All'inquisitore-detective si affianca l'amico, anch'egli domenicano, Gaddo Casalberti. Si costituisce così un sodalizio inquirente che sembra alludere ai celebri binomi Sherlock Holmes - Watson (Arthur Conan Doyle) e Guglielmo da Baskerville - Adso (Umberto Eco). Le indagini, movimentate da continui colpi di scena sullo sfondo di una Pisa telvolta solare, ma più spesso sulfurea o spettrale, fanno emergere, tra gli altri personaggi, il musulmano Harudne e il mago Michele Scotto. Dopo varie peripezie, Corrado giungerà infine alla più sorprendente delle soluzioni.
Incrociando le due linee tematiche dell'investigazione e della "crisi" spirituale del protagonista (tormentato dalla presenza, nella sua stessa anima, del "male" contro cui Dio lo chiama a combattere), Rino Cammilleri ha calato in un Medioevo ricostruito con rigore storico una vicenda di appassinante modernità psicologica, che fa dell'Inquisitore un romanzo non semplicemente classificabile come "giallo religioso": piuttosto, un libro capace di offrire, insieme con le ragioni del divertimento, anche gli stimoli per una riflessione sul conflitto tra amore e odio, pietà e violenza, fede e incredulità, in ogni destino umano.

Rino Cammilleri è nato a Cianciana, in provincia di Agrigento, nel 1950. Si è laureato in scienze politiche a Pisa, dove vive e insegna. Ha pubblicato: I santi militari (Piemme, 1992), La storia di Padre Pio (Piemme, 1993), Elogio del Sillabo (Leonardo, 1994), Ufficiale e sacerdote. Il servo di Dio Felice Prinetti omv (San Paolo, 1994), Elogio degli Italiani (Mondadori, 1995), Fra Riccardo Pampuri (Mondadori, 1997), I mostri della ragione (Ares, 1997).

adsum
25-05-03, 15:26
http://www.amiciziacristiana.it/spirito.gif

Augustin Cochin
Lo spirito del giacobinismo
Le società di pensiero e la democrazia:
una interpretazione sociologica della Rivoluzione francese
Bompiani (Via Mecenate n.91 - 20138 Milano), Milano 1981
Pagg. 205 - Lire 13.000



Cattolico e conservatore, Augustin Cochin ha dedicato la sua breve vita (1876-1916) a studiare la Rivoluzione francese, dominato dal proposito di spiegare perché la Francia alla fine del XVIII secolo si fosse bruscamente allontanata dalla propria storia secolare e avesse in tal modo divorziato da se stessa. Ma mentre altri storici conservatori si sono ostinati a vedere nella Rivoluzione il risultato della follia umana o di un complotto massonico, Cochin è giunto alla conclusione che gli eventi dal 1789 in poi furono lo sbocco inevitabile di un comportamento sociale affermatosi in quelle "società di pensiero" che si costituirono nel paese verso la metà del secolo, sull'onda dell'Illuminismo trionfante.
A differenza dei "corpi" dell'Ancien Régime, definiti dalla comunanza di interessi professionali e sociali dei membri, la società di pensiero promuove una socializzazione basata sul solo rapporto con le idee; e se da un lato prefigura il funzionamento della democrazia come sistema politico, dall'altro inaugura un meccanismo per la formazione del consenso, oggi diremmo un "regime assembleare" il quale, impostosi alla Francia con la Rivoluzione, creerà quella tirannia del sociale destinata a sfociare nel Terrore. Il club giacobino, forma perfetta di società di pensiero, dà vita all'homo ideologicus: lì i quadri della futura Rivoluzione imparano a selezionare gli adepti e a manipolare l'opinione nella ricerca della "verità sociale"; Il, in nome della Libertà, si prepara la soppressione delle molteplici libertà personali proprie della società "organica" prerivoluzionaria...
Perché riproporre Cochin oggi? Da Tocqueville a Michelet, da Taine a Jaurès, da Aulard a Mathiez e Lefebvre, nessuno ha mai pensato la Rivoluzione se non attraverso i problemi e le scelte del proprio tempo; da due secoli la Rivoluzione resta il riferimento classico dei grandi confronti ideali sulla nostra società. Ripensare oggi la Rivoluzione insieme a Cochin non sfugge a questa verità. E si capisce perché egli sia riesumato in Francia dai "nuovi storici" a dar man forte ai "nuovi filosofi": per dimostrare la deriva totalitaria cui conducono la tirannia intellettuale degli ideologi e la politicizzazione del reale. Ma l'attualità di Cochin, più che in questa consonanza con i discorsi disincantati sulla politica e l'ideologia, è in un motivo di riflessione consustanziale alla realtà del nostro tempo.
Come osserva Sergio Romano nella introduzione, la sua analisi ci offre una chiave per comprendere la dinamica dei gruppi rivoluzionari e il fenomeno terrorista contemporaneo; ci aiuta a capire come un movimento libertario possa, attraverso un processo di successive epurazioni, produrre una cellula terrorista, un "partito armato", un discorso ideologico che si avvita su se stesso, un disegno eversivo che ignora la realtà e cerca di farle violenza. Questo libro, scritto fra il 1904 e il 1912 da un uomo che mori sulla Somme come un paladino a Roncisvalle, letto oggi acquista il fascino di una profezia.

adsum
25-05-03, 15:38
LA SANTA MESSA

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La Santa Messa è la commemorazione e la rinnovazione del Sacrificio che fece Gesù Cristo sulla Croce. Gesù nuovamente si immola sui nostri altari durante la celebrazione della Santa Messa. Egli rimane sempre vivente nella SS.ma Eucaristia per i bisogni spirituali di tutta l'umanità.



OFFERTA DELLA S. MESSA

O Padre celeste, ecco che io, in questo momento, facendo memoria della passione e morte del vostro unigenito Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, vi offro questo santo Sacrificio, che vi fu già offerto un giorno dallo stesso vostro Figlio per la salute mia e di tutto il mondo. Sopra l'altare della vostra Maestà, io vi offro viva e vera, quella vittima divina, che Voi, nell'immensa vostra misericordia verso di noi, faceste salire sull'altare della Croce, per esservi per noi immolata.

Ricordatevi di quel sudore di sangue. Mirate quel corpo verginale crudelmente battuto e flagellato; ricordatevi di Gesù percosso dagli schiaffi, gonfio per le lividure, imbrattato di sputi, grondante di sangue, ferito di spine, trapassato dai chiodi e dalla lancia trafitto. Quella pietà pertanto che trasse il vostro Figlio dal cielo in terra e lo indusse a soddisfare sulla Croce la pena dovuta ai peccati di tutto il mondo; quella stessa, o Padre celeste, vi spinga ad usarci misericordia e sollevare le nostre miserie. Deh! ve ne prego e scongiuro: non mirate, no, i nostri peccati; ma piuttosto mirate il vostro Cristo. Ecco, noi umiliamo al vostro cospetto queste preghiere implorando la vostra misericordia. Così sia.

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Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

Ant. Mi accosterò all'altare di Dio; al Dio che allieta la mia giovinezza.



Salmo 42

Giudicami, o Dio, decidi tu la mia contesa; dalla gente non pia, dall'uomo perverso e fraudolento, salvami tu.

Perché tu sei, o Dio, la mia fortezza; perché mi scacciasti? E perché mi avanzo tristemente, mentre il nemico mi affligge?

Emana la tua luce e la tua verità; esse mi dirigano e mi conducano al tuo monte santo, e ne' tuoi tabernacoli.

Mi accosterò all'altare di Dio; al Dio che allieta la mia giovinezza.

Ti canterò sulla cetra, o Dio, Dio mio; perché sei triste, anima mia, e perché ti conturbi?

Spera in Dio, poiché ancora io lo esalterò, salvezza della mia fronte e Dio mio.

Sia gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo. Come era in principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia.

Ant. Mi accosterò all'altare di Dio; al Dio che allieta la mia giovinezza.

V. La nostra fortezza è nel nome del Signore.

R. Che ha creato il cielo e la terra.



Al Confiteor

Confesso a Dio onnipotente, a Maria SS.ma sempre Vergine, all'Arcangelo S. Michele, a San Giovanni Battista, ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, a tutti i Santi, e a te, Padre, che ho peccato troppo col pensiero, colla parola e con le opere; per mia colpa, per mia colpa, per mia massima colpa. Perciò supplico Maria SS.ma sempre Vergine, l'Arcangelo San Michele, San Giovanni Battista, i Santi Apostoli Pietro e Paolo, tutti i Santi e te, Padre, di pregare per me dinanzi al Signore Dio nostro.



Al Kyrie

Signore, abbi pietà; Signore, abbi pietà; Signore, abbi pietà.

Cristo, abbi pietà; Cristo, abbi pietà; Cristo, abbi pietà.

Signore, abbi pietà; Signore, abbi pietà; Signore, abbi pietà.

Al gloria


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Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria infinita. Signore Iddio, Re celeste, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre. Tu che togli i peccati del mondo, accetta la nostra supplica! Tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Poiché tu sei il solo Santo, il solo Signore, il solo Altissimo, o Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.



All'Oremus

Esaudite, o Signore, le orazioni della vostra Chiesa e di questo Sacerdote suo ministro per i meriti di Gesù Cristo Signor nostro, e diffondete sopra tutti le vostre misericordie.



All'Epistola

Spirito divino, che vi degnaste parlarmi per mezzo dei Profeti e degli Apostoli, fatemi ora la grazia che io approfitti delle vostre istruzioni, onde non abbiano ad essere la mia confusione nel giorno del giudizio.



Al Vangelo

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Oh quanto vi sono obbligato, mio Dio, che mi abbiate chiamato al vostro Vangelo. Fatemi ancora la grazia che a norma di esso abbia a regolare tutta la mia vita né mai tema di confessarlo innanzi al mondo.



Al Credo

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Credo in un Dio solo, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, delle cose tutte, visibili ed invisibili. Ed in un solo Signore, Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, nato dal Padre, luce da luce. Dio vero da Dio vero, generato non Creato, consostanziale al Padre, per cui furono create tutte le cose. Che per noi uomini e per la nostra salute discese dai cieli (genuflessione) e si incarnò per opera dello Spirito Santo in Maria Vergine e si fece uomo. Fu crocefisso per noi, sotto Ponzio Pilato, partì e fu sepolto. Ed è risorto il terzo giorno secondo le Scritture; salì al cielo ove siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo regno sarà senza fine. E credo nello Spirito Santo, Signore e vivificante, che procede dal Padre e dal Figlio, e che insieme col Padre e col Figlio viene adorato e glorificato, che parlò per mezzo dei profeti. E credo in una sola Chiesa, santa, cattolica ed apostolica. Professo che vi è un solo battesimo, per la remissione dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti, e la vita dei secoli futuri. Così sia.

adsum
25-05-03, 15:39
All'Offertorio

http://www.amiciziacristiana.it/offertorio.gif


Mio Dio, vi adoro e vi offro insieme col Sacerdote questo Sacrificio a vostra gloria, in ringraziamento di tutti i benefici fatti a me e a tutto il mondo e in soddisfazione delle mie colpe e di quelle di tutti gli uomini. E prego per questo stesso sacrificio che illuminiate gli infedeli e i peccatori e non cessiate mai di ricolmarli di tutti i beni, finché veniamo al compimento delle vostre misericordie in Paradiso.



Al Lavabo

Lavate, mio Dio, l'anima mia da ogni macchia di peccato, mentre sinceramente me ne dolgo, e conservatela dinanzi a Voi sempre monda e pura.



All'Orate Fratres

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Gradite, o Signore, il sacrificio che io vi fo del mio cuore e di tutto me stesso, come gradiste il sacrificio di Gesù, al quale unisco ancora il mio.
Il mio cuore sempre a Voi sospiri, o vera fonte di ogni bene, né mai cessino le nostre lingue di ringraziarvi di tutti i benefici da Voi ricevuti, o Signore Santo, Padre onnipotente, eterno Iddio, per continuare poi i nostri ringraziamenti cogli Angeli in Paradiso.



Al Prefazio

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Vi raccomando insieme la estirpazione delle eresie, la concordia fra i principi cristiani, l'esaltazione della Santa Chiesa, la salute e la pace di tutto il popolo cristiano. Vi raccomando la famiglia, i parenti, gli amici, i benefattori e quelli che si raccomandano alle mie orazioni e pregano per me, ecc. (qui fate il vostro memento spirituale), perché tutti possano essere con me salvi in Paradiso.



Al Sanctus

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Santo, Santo, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti: il cielo e la terra son pieni della tua gloria; osanna nel più alto dei cieli.



Al Memento dei vivi

Rendetemi, o Signore, partecipe di tutti i frutti di questo santo Sacrificio.



Alla Consacrazione

Mutate, mio Dio, gli affetti miei in Voi, come mutate il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo e concedetemi di consacrare interamente per Voi l'anima, il corpo e la vita mia.



All'Elevazione dell'Ostia

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Mio Gesù, vi adoro fatto Ostia di propiziazione per noi e intendo adorarvi come gli Angeli e i Santi vi adorano nel Cielo.



All'Elevazione del Calice


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Adoro, mio Gesù, in quel sacro calice, il vostro Sangue preziosissimo, che avete sparso per me sulla Croce. Spargetelo di nuovo sopra di noi colla vostra grazia per santificarci.



Al Memento dei morti

Concedete, o mio Dio, per i meriti di Gesù Cristo alle anime del purgatorio presto riposo. Vi raccomando in modo speciale quelle alle quali ho particolare obbligazione (fate il memento speciale dei vostri morti).



Al nobis quoque peccatoribus

Misericordia, o Signore, di me che sono gran peccatore, perché ho tanto offeso chi tanto mi ha amato ed ho abusato dei vostri stessi doni per offendervi maggiormente. Ma in avvenire vi prometto di non offendervi mai più.

adsum
25-05-03, 15:39
Al Pater Noster

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Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Così sia.



Al Libera nos e Pax Domini

Preghiera. - Liberaci, o Signore, te ne preghiamo, da tutte le colpe passate, presenti e future, e per l'intercessione di Maria SS.ma sempre Vergine, Madre di Dio, e dei tuoi santi Apostoli Pietro, Paolo e Andrea, e dei Santi tutti, dacci propizio la pace in questa vita, affinché, aiutati dalla tua misericordia, sempre siamo liberi dal peccato, e sicuri contro ogni assalto. Per lo stesso Figliuol tuo e Signor nostro, Gesù Cristo, il quale vive e regna in unione allo Spirito Santo, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.



All'Agnus Dei

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Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, donaci la pace.

Preghiera. - Signore Gesù Cristo, che dicesti ai tuoi Apostoli: vi lascio la pace, vi dò la mia pace; non riguardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa e degnati di pacificarla e di riunirla secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni Dio in tutti i secoli dei secoli. Così sia.



Al Domine non sum dignus

(Se non fate la Comunione sacramentale, fate almeno la Comunione spirituale).

O mio Gesù, unico bene della povera anima mia, desidero di ricevervi. Non ne son degno per le mie colpe; ma Voi supplite coi meriti del vostro Sangue. Venite adunque nel mio cuore; prendete possesso dell'anima mia. E poiché non ho la sorte di ricevervi realmente coll'Ostia santissima, entrate in me con la vostra grazia, per non dipartirvene mai più, e fate ch'io viva sempre e finalmente muoia nel vostro dolce amore.



Al Postcommunio e alla Benedizione

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Mio Dio, vi ringrazio del favore che mi avete fatto di rendermi partecipe di questo santo Sacrificio. Degnatemi della vostra santa benedizione al presente, alla morte e nel giorno del giudizio, onde venga a godere il frutto compiuto di questo Sacrificio in paradiso. Così sia.



All'ultimo Vangelo

(Vangelo di S. Giovanni)

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto si fece per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla fu fatto. In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; e la luce splendè sulle tenebre, ma le tenebre non la ricevettero. Ci fu un uomo mandato da Dio, Giovanni era il suo nome. Questi venne a far testimonianza, per attestare la luce, affinché per lui tutti credessero. Egli non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce. Ma stava per venire in questo mondo la luce vera ad illuminare tutti gli uomini. Egli era nel mondo, e il mondo per Lui fu fatto, e il mondo non lo conobbe. Venne nella sua casa e i suoi non lo accolsero. Ma a quanti lo ricevettero diede loro il potere di diventar figliuoli di Dio, e diede ciò ai credenti nel suo nome, che non sono nati da sangue, né da volere di uomo, ma solo da Dio. E il Verbo si fece carne e abitò tra noi, e contemplammo la sua gloria, come di Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità.

Grazie a Dio.



PREGHIERE DOPO LA MESSA



Recitate col popolo le 3 Ave Maria e la Salve Regina, il sacerdote soggiunge:

V. Prega per noi, santa Madre di Dio.

R. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.



P r e g h i e r a

O Dio, nostra protezione e nostra forza, guarda propizio al popolo che ti invoca e per intercessione di Maria la gloriosa e immacolata Madre di Dio, di San Giuseppe suo Sposo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi; accogli benigno e misericordioso le preghiere che ti innalziamo per la conversione dei peccatori, per la libertà e il trionfo della santa Chiesa nostra Madre. Per lo stesso Gesù Cristo nostro Signore. Così sia.



A S. Michele Arcangelo

S. Michele Arcangelo ci soccorri nella lotta e sii nostro presidio contro la nequizia e le insidie del demonio. Che Iddio lo sottometta, supplici lo chiediamo; e tu, principe della milizia celeste, per virtù divina ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che vagano nel mondo per la rovina delle anime. Così sia.

Cuore sacratissimo di Gesù, abbi pietà di noi (tre volte).

adsum
25-05-03, 15:44
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Umberto Benigni

Le sètte del satanismo
Nella storia delle aberrazioni umane a forma religiosa v'è, meno rara che non si creda, quella della suggestione, dello ammaliamento simile a quello famoso del serpe che attira l'uccello. Non per nulla Satana è il Serpente!

Nella evoluzione millenaria del satanismo è posteriore il luciferianismo o satanismo intel-lettualistico, del "non serviam", anima di certe sètte moderne. Più antico, più tenace, più continuato di spora in spora, è il satanismo, che diremo impressivo, nato da una suggestione di ribellione o di disperazione morale e sociale, senza un predominio di razionalismo filosofante.

Donde e come nascessero le organizzazioni a tipo popolare del satanismo nell'Occidente medievale, non è facile ritrovare. Senza dubbio, il Medioevo era tutto pervaso dal sentimento della presenza, in lotta, di Cristo e dell'Anticristo in questo mondo, donde il citato "Christus nobiscum; state". Tanto ciò è vero che ne abbiamo una prova analoga nel figurato linguaggio popolare: donde le frasi correnti del "povero diavolo" e del "buon diavolo" applicato ad un buonuomo, oltre "il diavolo non è nero quanto si dipinge", ecc.

Quindi in un ambiente tanto saturato dall'idea del diavolo presente ed operante, era non difficile una deviazione, per quanto mostruosa.

Se la spinta demagogica deviò il sentimento religioso e cristiano verso il "Cristo rosso", tale spinta più violenta e più malvagia doveva immettere gruppi di allucinati e disperati verso il culto del Demonio, il condannato, il disperato, l'oppresso....

Ed ecco certi gruppi di lollardi di Boemia organizzati nel culto segreto del "Maltrattato", dell'"Ingiustamente oppresso". Per loro Satana rappresentava l'eversione dell'ordine esistente dei preti, dei signori e dei ricchi per l'instaurazione di un ordine sociale egualitario, di pura demagogia.

Ed ecco la vera efficienza eversiva di quello che per se stesso è un fenomeno di patologia religiosa ossessionante individui o gruppi ristretti: esso era una fetida fogna che immetteva nella inondazione eversiva dell'ordine sociale.

Il fatto che spiccasse in Boemia un gruppo satanico, fa pensare a quel paese d'incrocio tra Oriente ed Occidente, che vede la punta nord-ovest dell'apostolato di Cirillo e Metodio, come poi la fila dei mercanti armeni e bulgari arrecanti il neomanicheismo del Dio Buono e del Dio cattivo, i quali poi continuavano dal Danubio al Reno, dal Reno al Rodano seminando le organizzazioni eversive contro l'ordine religioso e civile.

D'altronde il satanismo popolaresco faceva centro a tutta una tregenda di stregoni e di streghe, ereditati dalla più remota antichità barbarica.

Non entreremo nella selva selvaggia del dilagare, spesso isterico e lunatico, dello stregonismo con relativa vendita dell'anima al diavolo. I giudizi contro le streghe davanti da giudici i quali non scendevano dalla luna, sebbene erano uomini del loro ambiente e momento storico. Tanto ciò è vero che non solo l'"oscuro" medioevo ma la "illuminata" rinascenza umanista e la sua sorellastra la riforma protestante gareggiarono di zelo per abbruciare le streghe.

In conclusione il satanismo popolaresco, propriamente organizzato in sètte segrete demagogiche, pullulava di tentacoli della magia nera che se non era una organizzazione completa, era per lo meno una scuola che organizzava riti e formole e frenesie che si tramandavano fedelmente tra gli adepti. E sotto le diverse forme del satanismo il demonio rappresentava la ribellione radicale contro tutto l'ordine sociale, e non solo quello passeggero d'allora, ma le sue basi permanenti.

Ed il satanismo delle classi superiori?

Superiori, con netta distinzione. Tali erano, nel senso intellettuale, i cenacoli istruiti dall'esoterismo studioso: e tali erano, nel semplice senso di gerarchia sociale, i signori che non avevano cultura riguardante la materia.

Più tardi, nella pienezza e nel tramonto della rinascenza, vi poterono essere uomini di alto rango e di studi esoterici: tale fu il cosiddetto Barbebleue, cioè il maresciallo de Rais, vero satanista. Egli si divertiva a minacciar di morte un povero tapino se non bestemmiava, e quando il terrorizzato aveva bestemmiato, subito lo uccideva per assicurarsi di aver mandato un'anima al diavolo. Ma non meno satanista egli era, quando uccideva fanciulli e fanciulle con tale raffinata ipocrisia e crudeltà, che in mezzo all'orripilante sua confessione, il giudice domenicano inorridito si alzò di scatto e andò a coprire l'immagine del Crocifisso perché non fosse offesa l'immagine divina dall'aspetto di quel demonio.

Ed egli studiava freneticamente i libri magici ed alchimistici.

Invece altri signori per nulla cultori di "scienze" esoteriche, cadevano, non meno dei popolani nel satanismo.

Celebre è il caso della setta satanica del Bafometo (il demonio sotto il simbolo noto del Caprone) installata in seno all'Ordine dei Templari. Ne parleremo meglio a suo tempo: qui basterà riassumere il caso indubitabile malgrado le bollenti polemiche dei contraddittori.

La cosa ha una chiara fisionomia. La vita dei signori crociati nei feudi conquistati ad una dinastia o ad un Ordine assolutamente guerriero, diventava una vita d'ambiente: la lussuria e la crudeltà del barbaro Oriente. Intanto per gerire i beni immobiliari e mobiliari con una popolazione così diversa e che non comprendeva la vita, nonché la lingua, dei nuovi padroni, come questi non capivano quella, s'imponeva l'intermediario, gastaldo e sensale, che capisse i due popoli oltreché le due lingue. Fu uno dei colpi più fortunati d'Israele. Come eruditi ebrei avevano servito ai pensatori arabi le traduzioni ed i sunti della filosofia e mistica greca, pagana e cristiana, – così il traffichino israelita fece da passerella tra il franco e il germanico signore e la popolazione arabo-siriana. Carlo V diceva che un uomo vale tanti uomini quante lingue sa; perciò gli ebrei valevano per quattro.

Così il mercante millenario d'affari e di donne colla sua molteplice gestione di cui buona parte era inconfessabile, tenne sempre più in mano la vita vissuta dai signori crociati; e quando questi erano riuniti in una vita comune, la sua mano adunca e duttile entravavi da tutte le parti. Per l'ennesima volta rammentiamo la cinica confessione del talmudico Darmstetter sull'ebreo che penetrato nella corte gaudente di Federico II vi fischiava, antico serpente, le bestemmie contro Cristo ch'egli aveva suggerito, tanti secoli prima, al filosofo greco Celso. È facile dedurre che co-sa doveva accadere nei lontani palazzi e nelle fortezze templarie!

Fu facile in quell'ambiente iniettare il satanismo a rudi sanguinosi e lussuriosi baroni i quali, scesi sempre più in basso nella loro vita a cui Maometto prestava l'harem e la sodomia senza toglier loro il vino, arrivavano al momento in cui la loro coscienza vi poneva il quesito fondamentale, indelebile anche se assopito per un tempo, nella morale religiosa. Anche l'aberrazione ha la sua logica: il cristiano cavaliere del Tempio per la liberazione dei Luoghi Santi dall'Islam, ingolfato in una vita che anche da saggi mussulmani doveva giudicarsi per immonda, doveva dirsi un giorno: o vivo da cristiano o rinnego il cristianesimo. I peggiori rinnegavano: e siccome "è umano odiare chi tu hai offeso", come dice l'amaro Tacito, così l'apostasia diventava livore verso il Cristo tradito, donde la sostituzione del Bafometo-Anticristo alla immagine del Redentore.

Ecco la psicologia della setta satanica, compenetratasi nell'Ordine del Tempio. La sentenza di Clemente V fu equa e pratica, quando sciolse l'Ordine troppo contaminato per essere redento; ed impose alla massa dei disciolti templari un esame giudiziario davanti al tribunale episcopale della rispettiva provincia a cui il templario doveva presentarsi dentro un anno. Se il tribunale riconosceva che la vita dell'inquisito non dava materia a condanna, egli se ne andava libero e poteva avere un assegno da vivere sui beni sequestrati dell'Ordine disciolto.

Che il marcio satanista fosse vasto e profondo nel Tempio, i fatti che seguirono lo fecero toccare con mano.

I reprobi, quelli che avevano a temere il tribunale ecclesiastico, si strinsero sempre più in setta, emigrando in paesi più lontani – in Inghilterra e di là in Iscozia – per meglio sfuggire all'inquisizione sulle loro gesta.

Li animava l'odio non verso Clemente V e Filippo il Bello, ma contro il papato e la corona cristianissima. Quando nel 1717 nacque colla Gran Loggia di Londra la odierna massoneria, le due sètte "scelte" dei signori Templari e degl'intellettuali Rosacruciani dettero un largo elemento (non tutto, ché restano l'Ordine Templario e l'Ordine della Rosa-Croce nella loro condizione di sètte scelte, esoteriche) il quale elemento si fuse dietro la facciata dei franchi-muratori. Ed ecco che il fratello, dopo essere passato per lo scenario muratorio con il Tempio, l'architetto Hiram, la cazzuola e la squadra, all'improvviso – se arriva a quel grado – smette lo scenario muratorio ed entra in quello della Cavalleria. L'ammesso al grado massonizzato di Cavaliere, il novizio si trova davanti ad un altare su cui vede due teschi, uno colla tiara, uno colla corona. Sono i simboli di un Clemente V e di un Filippo il Bello non ancora morti, tantoché egli deve trafiggere con un colpo di pugnale. Sono la Chiesa e la Monarchia.

Questo Cavaliere si chiama Santo (Sacro), e pugnalati i teschi, alza il ferro al cielo pronunziando: "Vendetta, Signore"!

Ebbene, questo è il Cavaliere Kadosc' che pronunzia le parole: Nekam, Adonai! – Sono le tre parole ebraiche le quali corrispondono alle suddette santo, vendetta, Signore. Perché quei cavalieri occidentali si chiamano e parlano in ebraico?! – L'Istruttore satanico volle lasciare sull'empio rito la sua marca di fabbrica.

È inutile insistere sulla propaganda, diremmo automatica, fatta dalla vita e dalla eventuale parola del templario satanizzato sia quando restava tra i suoi in Oriente sia quando tornava in Occidente. Daltronde lo stretto vincolo della setta nefanda fece di questa un nucleo perenne d'infezione che arrivò colla fusione del 1717 ad un'azione mondiale. Attraverso i secoli la setta conservò come una eredità di famiglia l'odio demoniaco verso la Corona gigliata ("Lilia pedibus destine") e la Tiara. Fu un puro caso od un ultimo colpo viperino della setta che permeava il governo e più il suo retroscena, quando la famiglia reale di Francia condannata allo sterminio, fu chiusa nel Tempio cioè nell'antico monastero de' templari a Parigi, e Clemente V, nella persona del suo successore Pio VI, fu tratto a morire nel vilipendio della prigionia, sul suolo di Francia?

Esula per poco dal nostro tempo – ché si riferisce agli inizi del Quattrocento – la corruzione e decadenza dell'Ordine Teutonico. Dopo avere strenuamente combattuto in Terrasanta (l'Ordine fu una specie di Tempio teutonico), tornato in patria, estese i suoi grandi possessi oltre la frontiera germanica, in paese slavo. Anche là la corruzione del costume, causa determinante della sua decadenza definitiva, dovè innestarsi con defezioni della fede così radicali da valere per sataniche. La tradizione, raccolta in un magnifico poema da Myszkiewicz, parla del gran maestro Wallenrod come di un traditore a Cristo ed al suo Ordine. Fu sotto il suo maestrato che i Cavalieri Teutonici già fusi coi Portaspada ebbero uno sconquasso che fu irreparabile.

Altri Ordini crociati si salvarono da simili abissi, come i benemeriti Cavalieri dell'Ospedale di S. Giovanni (giovanniti, – di Rodi, – di Malta). Ma il Levante è un tale dissolvente per razze ed istituzioni come quelle rappresentate nell'Oriente delle Crociate, che per lo meno una rilassatezza, annullante o quasi la forza cristiana degli Ordini militari, era il pericolo incombente su tutti. E quando non si adorava Bafometo, per lo meno non lo si combatteva più come si doveva.

Altre organizzazioni sataniche erano certamente tra la borghesia, a cominciare dal mondo dell'arte. Abbiamo visto i franchi muratori spargere di figure satiriche contro la gerarchia, i preti, i monaci, le monache le mille volute dello stile ogivale. I pastori spirituali con teste di lupi, le monache in atteggiamenti sconci, erano la banale e sguaiata scorza del tronco maledetto al quale forse molti della scorza non pensavano, ma che non era perciò meno reale.

Un campione tipico dell'arte satanizzata è il quadro dell'Annunziata esposto recentemente [1933?, ndc] al Burlington House, a Londra. Il quadro viene dalla Chiesa di S. Maria Maddalena, ad Aix in Provenza e rimonta tra il tempo avignonese ed il tempo seguente. V'è tale un lusso di simbolismo satanico, da non potersi dubitare che esso venga da un bestiarium e da un herbarium esoterico, enciclopedia di simbolismo demoniaco, indizio di una setta organica. Dall'arcangelo con le ali di gufo, alla scimmia (Satana "scimmia di Dio") che intercetta il raggio divino che va alla Vergine, dai pipistrelli incastrati nei trifogli che fanno ornamento all'arco da cui si svolge il portico, fino al tradizionale vaso da fiori ove fiorisce il simbolico giglio, cui il pittore satanico ha aggiunto tre piante magiche, il basilico, la digitale e la belladonna. Ed il gesto della mano benedicente dell'Eterno, e di quella salutante dell'arcangelo è un gesto d'insulto immondo. E si noti che il tema scelto per accumularvi tanta ignominia, è quello dell'Annunciazione, il fatto iniziale della Redenzione. La pittura fu compiuta in quella Provenza che con la Linguadoca fu saturata dalle sètte anticristiane, di cui il catarismo che fu "albigesismo" colà, era un centro con i più vari tentacoli, parecchi dei quali debbono essere sfuggiti alla documentazione storica. Una religione che riconosce un Dio del Bene ed un Dio del Male, avviava tutto un mondo ribelle e degenerato al culto di quest'ultimo; donde il fatto presumibile, perché naturale, che altri gruppi satanisti venuti in contatto del grande movimento cataro, vi confluissero.

Concludiamo constatando che le organizzazioni sataniste, pur restando, come è loro natura, relativamente ristrettive, contribuirono sensibilmente, data la virulenza del loro veleno, alla eversione delle basi dell'Ordine sociale alla fine del Medioevo.





Testi e studi

La documentazione e la letteratura medievale e rinascentistica, come la seguente fino al Settecento è abbondante, troppo abbondante, per la farraggine di materiale acritico fino all'assurdo che vi si condensa. Si potrebbe chiamare la biblioteca del noce di Benevento. La leggenda della mirabolante potenzialità ed attività stregonesca era una vera cortina di fumo dietro cui operava il vero, tacito, spesso cerebrale satanismo.

Manca ancora un prospetto critico (immane lavoro) del satanismo assoluto e del satanismo relativo dei secoli cristiani, eredità maledetta dell'occultismo orientale infiltrato nel mondo greco romano.

Citiamo, fra tanti lavori moderni l'importante del LAENEN [Introduction à l'histoire paroissiale du diocèse de Malines. Les institutions - Bruxelles, Dewit 1924; Hist. de l'eglise métropolitaine de St. Rambaut à Malines - Malines, Godenne 1919-20; Hexenprocessen -] sui processi delle streghe; — fonti e studi sulle streghe e sui loro processi medievali: I: HANSSEN [Quellen und Untersuchungen zur Gesch. des Hexen wesens im Mittelalter - Bonn, Giorgi 1901]; — la Chiesa e la stregoneria: I. FRANCOIS [L'Eglise et la sorcellerie - Paris, Nourrit 1910]; — la magia e la stregoneria in Francia, nel medioevo e nell'ancien régime: de CAUZONS [La magie et la sorcellerie en France - Paris, Dorbon 1910]. Vedi qui appresso Gilb. MURRAY.

Un recentissimo lavoro di O. A. ERICH [Die Darstellung des Teufels in der christlichen Kunst - Berlin, Deutscher Kunstverlag 1931] sulla rappresentazione del demonio nell'arte cristiana, offre un materiale di raffronto per comprendere il simbolismo analogo degli artisti satanisti. Difatti vi è stata un'evoluzione nel simbolismo demoniaco, evoluzione che è seguita istintivamente dai satanisti. Valga ad es. il fatto che col XII secolo il demonio rappresentato fino allora (quando non si "maschera") con una figura più o meno umana, storpiata in ghigni e contorzioni da "posseduti" passa al simbolismo delle corna e delle zampe del fauno, grosse unghie di belva per poi (sec. XIV e XV) prendere le ali di pipistrello, e divenire esso stesso una bestia malefica o quanto meno di "malaugurio" come la nottola stessa, od una scimmia, ecc. Ed eccolo sotto questi simboli nel quadro satanico dell'Annunziazione d'Aix (di cui una fotografia ed una sommaria descrizione è stata data dal "Giornale della Domenica").

SATANISTI LOLLARDI di Boemia: interessanti pagine nell'acuto studio di Gilbert MURRAY [Satanism and the World Order - London , Allen 1920] sull'essenza e lo sviluppo del settarismo satanico nel mondo, compreso il coefficiente che più a noi interessa, del sovversivismo sociale.

Il rogo di Cecco d'Ascoli (a Firenze 1327, come mago): G. BOFFITO [Perché fu condannato al fuoco l'astrologo Cecco d'Ascoli (a Firenze 1327) - Roma, Prop. Fide 1900] — La condanna di una strega, 1250: L. ZDEKAUER [La condanna di una strega (1250) - Bull. storia patria XXVI (1924) pp. 107 ss.].

Per i Templari v. nel vol. seg. a Clemente V.

Per i Cav. Teutonici cfr. ZIESEMER [Wirtschaftsordnung des Elbinger Ordenshauses - "Sitzungsber. der Altertum-sgesell. Preussen" XXVI (1923) pp. 76 ss]. — La leggenda del gran maestro Wallenrod è stata magnificamente cantata dal grande poeta polacco MYSZKIEWICZ; per quanto un poema moderno non sia un documento storico, pure lo citiamo perché rappresenta, sia pur romanzato ma vivo tutto un ambiente, come "I promessi sposi" dànno della Milano spagnuola una visione romanzata ma viva e vera nel suo insieme.

Tratto da
Mons. Umberto Benigni
"Storia Sociale della Chiesa"
Vol. V - La crisi medievale
Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi, Milano 1933

adsum
25-05-03, 15:46
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Antonio De Castro Mayer
LA LIBERTA' RELIGIOSA

In materia di libertà religiosa nell’ordine civile, tre punti capitali, tra gli altri, sono assolutamente chiari nella tradizione cattolica:
1) nessuno può essere costretto con la forza ad abbracciare la Fede;
2) l’errore non ha diritti;
3) il culto pubblico delle religioni false può eventualmente essere tollerato dai poteri civili, in vista di un bene più grande da ottenersi o di un male maggiore da evitarsi, però per se stesso deve essere represso anche con la forza se necessario.
E' quello che si deduce, per esempio, dai seguenti documenti:
a) Pio IX, Enciclica Quanta Cura: "E contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e dei SS. Padri [i seguaci del naturalismo] non dubitano di asserire: "La migliore condizione della società essere quella, in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete". Dalla quale idea di governo dello Stato, in tutto falsa, non temono di dedurre quell’altra opinione sommamente dannosa alla Chiesa cattolica e alla salute delle anime, chiamata deliramento dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di recente memoria, cioè "La libertà di coscienza e dei culti essere diritto proprio di ciascun uomo, che si deve con legge proclamare e sostenere in ogni società bene costituita, e essere diritto d’ogni cittadino una totale libertà, che non può essere limitata da alcuna autorità vuoi civile, vuoi ecclesiastica, di manifestare e dichiarare i propri pensieri, quali che siano sia di viva voce, sia per iscritto, sia in altro modo palesamente ed in pubblico".»
b) Syllabus di Pio IX: proposizioni condannate 77 e 78: «Ai tempi nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto.» «Quindi lodevolmente in alcuni paesi cattolici fu stabilito per legge esser lecito a quelli che vi recano il pubblico esercizio del proprio qualsiasi culto.»
c) Leone XIII, Enciclica Libertas: «Nell’ordine sociale dunque la civile libertà, degna di questo nome, non consiste già in far quel che talenta a ciascuno, ciò che anzi partorirebbe confusione e disordine, che riuscirebbe in ultimo ad oppressione comune; ma in questo unicamente, che con la tutela e l’aiuto delle leggi civili si possa più agevolmente vivere secondo le norme della legge eterna [...].
«Considerata rispetto alla società, la libertà dei culti importa non esser tenuto lo Stato a professarne o a favorirne alcuno: anzi dover essere indifferente a riguardo di tutti e averli in conto di giuridicamente uguali, anche se si tratti di nazioni cattoliche [...].
«Iddio è quegli che creò l’uomo socievole, e lo pose nel consorzio de’ suoi simili, affinché i beni, onde ha bisogno la natura di lui, e ch’ei, solitario, non avrebbe potuto conseguire, li trovasse nell’associazione. Laonde la società civile, proprio perché società, deve conoscere e onorarne il potere e dominio sovrano. Ragione adunque e giustizia del pari condannano lo Stato ateo o, ch’è lo stesso, indifferente verso i vari culti, e ad ognuno di loro largo de’ diritti medesimi.
«Posto pertanto che una religione debba professarsi dallo Stato, quella va professata che è unicamente vera, e che per le note di verità, che evidentemente la suggellano, non è difficile a riconoscersi, massime in paesi cattolici [...].
«Potestà morale è il diritto, e, come si disse e converrà spesso ridire, è assurdo che la natura ne dia indistintamente e indifferentemente alla verità e alla menzogna, al bene ed al male. Le cose vere ed oneste hanno diritto, salve le regole della prudenza, di essere liberamente propagate, e divenire il più ch’è possibile comune retaggio; ma gli errori, peste della mente, i vizi, contagio dei cuori e dei costumi, è giusto che dalla pubblica autorità siano diligentemente repressi per impedire che non si dilatino a danno comune. L’abuso della forza dell’ingegno, che torna ad oppressione morale degl’ignoranti, va legalmente represso con non minore fermezza, che l’abuso della forza materiale a danno dei deboli. Tanto più che guardarsi dai sofismi dell’errore, specialmente se accarezzanti le passioni, la massima parte dei cittadini o del tutto non possono o non possono senza estrema difficoltà [...].
«Per queste cagioni, senza attribuire diritti fuorché al vero e all’onesto, ella non vieta che per evitare un male più grande o conseguire e conservare un più gran bene, il pubblico potere tolleri qualche cosa non conforme a verità e giustizia.»
d) Pio XII, allocuzione "Ci riesce": «Un altra questione essenzialmente diversa è se in una Comunità di Stati possa, almeno in determinate circostanze, essere stabilita la norma che il libero esercizio di una credenza e di una prassi religiosa o morale, le quali hanno valore in uno degli Stati-membri, non sia impedito nell’intero territorio della Comunità per mezzo di leggi o provvedimenti coercitivi, statali. In altri termini, si chiede se il "non impedire", ossia il tollerare, sia in quelle circostanze permesso, e perciò la positiva repressione non sia sempre un dovere.
«Noi abbiamo or ora addotta l’autorità di Dio. Può Dio, sebbene sarebbe a Lui possibile e facile di reprimere l’errore e la deviazione morale, in alcuni casi scegliere il "non impedire", ossia il tollerare, sia in quelle circostanze permesso, e perciò la positiva repressione non sia sempre un dovere.
«Noi abbiamo or ora addotta l’autorità di Dio. Può Dio, sebbene sarebbe a lui possibile e facile di reprimere l’errore e la deviazione morale, in alcuni casi scegliere il "non impedire", senza venire in contraddizione con la Sua infinita perfezione? Può darsi che in determinate circostanze Egli non dia agli uomini nessun mandato, non imponga nessun dovere, non dia perfino nessun diritto d’impedire e di reprimere ciò che è erroneo e falso?
«Uno sguardo alla realtà dà una risposta affermativa. Essa mostra che l’errore e il peccato si trovano nel mondo in ampia misura. Iddio li riprova; eppure li lascia esistere. Quindi l’affermazione: Il traviamento religioso e morale deve essere sempre impedito, quanto è possibile, perché la sua tolleranza è in se stessa immorale -- non può valere nella sua incondizionata assolutezza. D’altra parte, Dio non ha dato nemmeno all’autorità umana un siffatto precetto assoluto e universale, né nel campo della fede né in quello della morale. Non conoscono un tale precetto né la comune convinzione degli uomini, né la coscienza cristiana, né le fonti della rivelazione, né la prassi della Chiesa. Per omettere qui altri testi della Sacra Scrittura che si riferiscono a questo argomento, Cristo nella parabola della zizzania diede il seguente ammonimento: Lasciate che nel campo del mondo la zizzania cresca insieme al buon seme a causa del frumento. Il dovere di reprimere le deviazioni morali e religiose non può quindi essere una ultima norma di azioni. Esso deve essere subordinato a più alte e generali norme, le quali in alcune circostanze permettono, ed anzi fanno forse apparire come il partito migliore il non impedire l’errore, per promuovere un bene maggiore.
«Con questo sono chiariti i due princìpi, dai quali bisogna ricavare nei casi concreti la risposta alla gravissima questione circa l’atteggiamento del giurista, dell’uomo politico e dello Stato sovrano cattolico riguardo ad una formula di tolleranza religiosa e morale del contenuto sopra indicato, da prendersi in considerazione per la Comunità degli Stati. Primo: ciò che non risponde alla verità e alla norma morale, non ha oggettivamente alcun diritto né all’esistenza né alla propaganda, né all’azione. Secondo: il non impedirlo per mezzo di leggi statali e di disposizioni coercitive può nondimeno essere giustificato nell’interesse di un bene superiore e più vasto.
«Quanto alla seconda proposizione, vale a dire alla tolleranza, in circostanze determinate, alla sopportazione anche in casi in cui si potrebbe procedere alla repressione, la Chiesa -- già per riguardo a coloro, che in buona coscienza (sebbene erronea, ma invincibile) sono di diversa opinione -- si è vista indotta ad agire ed ha agito secondo quella tolleranza, dopo che sotto Costantino il Grande e gli altri Imperatori cristiani divenne Chiesa di Stato, sempre per più alti e prevalenti motivi; così fa oggi e anche nel futuro si troverà di fronte alla stessa necessità. In tali singoli casi l’atteggiamento della Chiesa è determinato dalla tutela e dalla considerazione del bonum commune, del bene comune della Chiesa e dello Stato nei singoli Stati, da una parte, e dall’altra, del bonum commune della Chiesa universale, del regno di Dio sopra tutto il mondo.» (1)
Non si concilia con i documenti sopra citati la dottrina della Dignitatis Humanae riguardo questa materia. Infatti nel n. 2 si legge: «Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto della libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata.»
Il testo è chiaro e a rigore dispensa da commenti. C’è, secondo la Dichiarazione, un vero diritto (2) alla libertà religiosa nel senso indicato. L’immunità dalla coercizione è presentata come un diritto di tutti in relazione a tutti: individui, gruppi e Stato.
Si noti, perciò, che la Dichiarazione non considera situazioni concrete anche se molto frequenti che consiglierebbero la permissione, la tolleranza del culto falso. Al contrario, il testo prescinde dai fatti concreti e stabilisce come principio che ogni uomo ha il diritto di agire secondo la propria coscienza, in privato come in pubblico, in materia religiosa.
I limiti alla libertà religiosa stabiliti dalla Dichiarazione ("entro i dovuti limiti") non sono sufficienti, alla luce dell’insegnamento tradizionale dei Papi, per liberarla dai difetti segnalati (3).
Più avanti il testo conciliare continua: «Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società.»
Il testo è chiaro. Il motivo per cui la Dichiarazione desidera che la libertà religiosa, nei termini indicati, si converta in diritto civile, consiste nel fatto che, già prima di qualsiasi disposizione legale, l’uomo avrebbe questo diritto. Si tratterebbe perciò di un vero diritto naturale (4). Ebbene, questo principio si oppone all’insegnamento dei Papi precedenti.
Quel che causa perplessità è il fatto che la Dignitatis Humanae non soltanto difende la libertà religiosa in termini che discordano con la tradizione, ma afferma "ex professo" -- peraltro senza addurre le prove -- che la sua posizione non si scontra con gli insegnamenti tradizionali: «E poiché la libertà religiosa, che gli esseri umani esigono nell’adempiere il dovere di onorare Iddio, riguarda l’immunità dalla coercizione nella società civile, essa lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo.»
Ora, la tradizionale dottrina cattolica circa il dovere morale degli uomini e delle società in rapporto alla Chiesa Cattolica, ha sempre insegnato che la vera religione deve essere favorita e sostenuta dallo Stato, mentre il culto pubblico e il proselitismo delle false religioni devono essere impediti, se necessario con la forza (malgrado possano, evidentemente, essere tollerati in considerazione di determinate circostanze concrete). E questo la tradizionale dottrina cattolica ha sempre insegnato essere un dovere morale, nel senso esatto del termine. E qualcosa che le società, come creature di Dio, devono in modo assoluto alla religione vera.
Nel numero 2 della Dignitatis Humanae, si legge: «A motivo della loro dignità (5) tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà, e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla toro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad ordinare tutta la toro vita secondo le sue esigenze. Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell’immunità dalla coercizione esterna. Non si fonda quindi il diritto alla libertà religiosa su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura. Per cui il diritto ad una tale immunità perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia, non può essere impedito.»
E' evidente, perciò, che la Dichiarazione non rivendica la libertà religiosa soltanto per gli adepti di altre religioni, ma per tutti gli uomini. Pertanto, anche per quelli che non abbracciano nessuna religione e per quelli che negano l’esistenza di Dio. Anche questi, secondo la Dignitatis Humanae, possono professare pubblicamente i loro errori e fare propaganda delle loro irreligiosità. Non vediamo come la Dichiarazione possa non trovare in opposizione con la tradizione cattolica questo strano "diritto" al proselitismo ateistico.
A sostegno del suo concetto di libertà religiosa, la Dichiarazione conciliare adduce alcuni testi pontifici. Essi sono: l’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, AAS 1963, pp. 260-261; il Radiomessaggio Natalizio del 1942 di Pio XII, AAS 1943, p. 19, l’Enciclica Mit Brennender Sorge di Pio XI, AAS 1937, p. 160, l’Enciclica Libertas di Leone XIII, Acta Leonis XIII, 8, 1888, pp. 237-238.
Esaminiamo brevemente questi quattro testi pontifici.
Quello dell’Enciclica Libertas di Leone XIII dice così:
«Non meno celebrata delle altre è la libertà così detta di coscienza, la quale se prendasi in questo senso che ognuno sia libero di onorare Dio o di non onorarlo, dagli argomenti recati di sopra è confutata abbastanza. Ma può avere ancora questo significato, che l’uomo abbia nel civile consorzio diritto di compiere tutti i suoi doveri verso Dio senza impedimento alcuno. Questa libertà vera e degna dei figli di Dio, che mantiene alta la dignità dell’uomo, è più forte di qualunque violenza ed ingiuria, e la Chiesa la reclamò e l’ebbe carissima ognora.»
Può un tale testo costituire una genuina difesa della libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per il seguace di qualsiasi religione? L’espressione «nulla re impediente» dà a questo testo il significato di una libertà religiosa nel senso sopra indicato?
Il senso reale del testo non avalla una simile interpretazione. Infatti, parlando della libertà per seguire la volontà di Dio ed eseguire i Suoi ordini, il testo colloca faccia a faccia l’uomo da una parte, la volontà di Dio e i Suoi ordini dall’altra. E chiede per l’uomo la facoltà di eseguire questa volontà e questi ordini senza impedimenti. Si capisce subito che il testo parla della volontà di Dio e dei Suoi ordini come si presentano ufficialmente ed obiettivamente. D’altronde, l’interpretazione favorevole al testo della Dignitatis Humanae sarebbe talmente opposta a tutto il contesto dell’Enciclica che è difficile comprendere come possa valersi di esso il testo conciliare. Leone XIII, che aveva appena difeso la "repressione" contro quelli che oralmente o per scritto diffondono l’errore (op. cit. p. 196), non potrebbe poi contraddire se stesso!
Il senso della libertà ivi difeso da Leone XIII è chiaro. Come dice lo stesso testo, si tratta del diritto di «seguire la volontà di Dio e di compiere i Suoi precetti» d’accordo con «la coscienza del dovere». Questa libertà, secondo la stessa Enciclica, ha «per oggetto un bene conforme alla ragione» (n. 6, cfr. nn. 69); non si oppone al principio per cui la Chiesa concede diritti soltanto «a quello che è vero e onesto» (n. 41); ed è qualificata come «legittima e onesta» (n. 16), per opposizione alla libertà di cui parlano i liberali radicali o moderati.
Inoltre il contesto prossimo del passo della Libertas che stiamo analizzando, dà ancora più risalto al suo vero significato che non è quello che la Dignitatis Humanae gli vuol attribuire.
Infatti, la Commissione del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, citando il testo teste analizzato (cfr. opuscolo "Schema Declarationis de Libertate Religiosa", 1965, p. 19), ha trascritto solo il passo che sopra abbiamo riportato. Se questa citazione si fosse estesa ancora per qualche rigo, si sarebbe visto subito che il passo non si riferisce alla libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna contro la diffusione di religioni false. Poiché, di seguito, la Libertas dice:
«Siffatta libertà rivendicarono con intrepida costanza gli Apostoli, la sancirono con gli scritti gli Apologisti, la consacrarono gran numero di Martiri col proprio sangue.»
Ora, la libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per le religioni false, la stessa Dignitatis Humanae non la difende come insegnata espressamente dagli Apostoli, ma dichiara soltanto che «ha radici nella rivelazione divina». Come potrebbe perciò dire Leone XIII che gli Apostoli costantemente rivendicavano per sé questa libertà?
E, soprattutto, come potrebbe Leone XIII dire che «una moltitudine innumerevole di Martiri» ha consacrato questa libertà col proprio sangue? Non abbiamo notizia di nessun martire che sia morto per difendere il "diritto" dei nicolaiti, degli gnostici, degli ariani, dei protestanti o degli atei a diffondere i loro errori. E, soprattutto, sarebbe singolare parlare di una «moltitudine di martiri» che abbiano versato il loro sangue con tale intenzione. Torna perciò evidente che il tratto citato della Libertas non riguarda la libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per i divulgatori dell’errore.
Immediatamente all’inizio del paragrafo seguente, Leone XIII dichiara:
«Nulla di comune ha [questa libertà cristiana] con lo spirito di sedizione e di rea indipendenza, né deroga punto al debito ossequio verso il pubblico potere, il quale intanto ha diritto di comandare e obbligare in coscienza, in quanto non discorda dal potere di Dio, e nell’ordine stabilito da Dio si mantiene. Ma quando si comandano cose apertamente contrarie alla divina volontà, allora si esce da quest’ordine e si va contro al volere divino e quindi non obbedire è giusto e bello.»
Ora, l'«ubbidienza dovuta al pubblico potere» e il diritto dei cittadini di disubbidire alle leggi umane ingiuste non dimostrano la libertà religiosa, nel senso di immunità da coercizione esterna nella pratica delle false religioni. Ciò riguarda la vera libertà, che è la facoltà di fare il bene, di seguire la volontà di Dio, di praticare la religione cattolica, senza essere in questo impedito da nessuno.
Più avanti, il testo della Libertas; è ancora più chiaro:
«Ai liberali al contrario, che fanno padrone assoluto e onnipotente lo Stato, e che inculcano di vivere senza curarsi minimamente di Dio, questa libertà, congiunta a onestà e religione, è affatto ignota; tantoché ciò che altri faccia per mantenerla è, a giudizio loro, delitto e attentato contro l’ordine pubblico.»
Ora, sarebbe totalmente assurdo dire che i liberali sono contrari alla libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per la diffusione delle religioni false. Si rende chiaro, perciò, che Leone XIII propone ivi quella libertà «legittima ed onesta» da lui stesso definita e difesa precedentemente nella stessa Enciclica (cfr. p. 186), nel cui nome possiamo e per principio dobbiamo opporci alle leggi ingiuste.
Queste considerazioni sul testo della Libertas, citato dalla Dignitatis Humanae, rendono facile la comprensione anche del vero senso degli altri passi che la Dichiarazione conciliare cita nello stesso luogo.
Quando la Mit Brennender Sorge rivendica, contro il nazismo, il diritto del fedele a conoscere e praticare la religione (6), il testo di fatto non afferma che l’errore gode dell’immunità nell’ordine civile. D’altronde, sarebbe inconcepibile che, in quattro brevi righe, Pio XI pretendesse difendere una nuova nozione cattolica di libertà, in opposizione con i Papi precedenti. E' evidente che, nello stesso modo in cui Leone XIII ha proclamato, in nome di questa libertà, il diritto di resistere alle leggi ingiuste e oppressive dei governi liberali, così anche Pio XI ha proclamato, in nome di questa stessa libertà, il diritto di resistere al nazismo.
E quando Pio XII, durante la seconda Guerra Mondiale, con una semplice frase ha rivendicato, tra i diritti fondamentali delle persone, «il diritto al culto di Dio privato e pubblico, compresa l’azione caritativa religiosa», il testo del suo Radiomessaggio non affermava -- come abbiamo già osservato a proposito della Mit Brennender Sorge -- il diritto al culto falso reso a Dio in una religione non vera. Al contrario, il suo senso naturale è che all’uomo sia riconosciuto il diritto di rendere a Dio il vero culto, una volta che questo soltanto è il culto a Lui dovuto.
Inoltre, è evidente che Pio XII non intendeva modificare la dottrina cattolica riguardo a questa materia, ma difendeva soltanto la libertà «legittima e onesta» tanto chiaramente spiegata da Leone XIII. Tanto più che Pio XII, nell’allocuzione "Ci riesce", dove ha trattato "ex professo" della questione, nega qualsiasi diritto a ciò che non corrisponde alla verità e alla norma morale.
Lo stesso dicasi del brano di Giovanni XXIII citato dalla Dignitatis Humanae. Esso dice:
«In hominis iuribus hoc quoque numerandum est, ut et Deum, ad rectam conscientiae suae normam, venerari possit, et religionem privatim publice profiteri.»
Poiché il testo dice: «secondo i retti dettami della propria coscienza», e non «secondo i dettami della propria coscienza retta» (come hanno voluto certuni), si rende chiaro che Giovanni XXIII parla qui nello stesso senso di Leone XIII nella Libertas. Questa interpretazione si impone ancora più chiaramente se consideriamo che, per chiarire il senso del passo indicato, Giovanni XXIII trascrive, nello stesso testo principale della Pacem in Terris, una pagina di Lattanzio e una di Leone XIII. Quella di Lattanzio si riferisce al «rendere giusti e dovuti onori a Dio», mentre quella di Leone XIII è esattamente la stessa che abbiamo sopra commentato («Haec quidem vera, haec digna filiis Dei libertas...»).
Al termine di questo studio, giudichiamo opportuno risolvere un’obiezione che potrebbe essere formulata come segue:
La Dichiarazione Dignitatis Humanae è stata approvata dalla maggioranza dell’Episcopato. Non sarebbe perciò garantita dal carisma dell’infallibilità o almeno, come documento del Magistero Ordinario, non obbligherebbe tutti i fedeli?
Rispondiamo con le seguenti osservazioni:
1 - Come è stato ufficialmente dichiarato, il Concilio Vaticano II non ha avuto intenzione di fare nuove definizioni solenni. Perciò anche la Dichiarazione Dignitatis Humanae non è garantita dal carisma dell’infallibilità, inerente alle definizioni solenni.
2 - Ciò nonostante, una risoluzione presa dalla maggioranza dell’Episcopato riunito in Concilio e approvata dal Sommo Pontefice obbliga tutti i fedeli, anche se non viene con la garanzia dell’infallibilità.
3 - Quest’obbligo però cessa, come succede con la Dignitatis Humanae, quando si verificano nello stesso caso le due seguenti condizioni: a) è manifesto che l’Episcopato universale non ha avuto l’intenzione di vincolare in maniera definitiva le coscienze, e inoltre, b) è anche chiaro che tale documento dell’Episcopato universale è in contrasto con una dottrina già data come certa dal Magistero Ordinario di una lunga serie di Papi.

adsum
25-05-03, 15:54
San Vincenzo di Lerino

REGOLA PER DISTINGUERE LA VERITA' CATTOLICA DALL'ERRORE





Nella [...] Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti.
Questo è veramente e propriamente cattolico, secondo l'idea di universalità racchiusa nell'etimologia stessa della parola.
Ma questo avverrà se noi seguiremo l'universalità, l'antichità, il consenso generale.
Seguiremo l'universalità se confesseremo come vera e unica fede quella che la Chiesa intera professa per tutto il mondo; l'antichità, se non ci scostiamo per nulla dai sentimenti che notoriamente proclamarono i nostri santi predecessori e padri; il consenso generale, infine, se, in questa stessa antichità, noi abbracciamo le definizioni e le dottrine di tutti, o quasi, i Vescovi e i Maestri.
Come, dunque, dovrà comportarsi un cristiano cattolico se qualche piccola frazione, della Chiesa si stacca dalla comunione con la fede universale?
- Dovrà senz'altro anteporre a un membro marcio e pestifero la sanità del corpo intero.

Se, però, si tratta di una novità eretica che non è limitata a un piccolo gruppo, ma tenta di contagiare e contaminare la Chiesa intera?
- In tal caso, il cristiano dovrà darsi da fare per aderire all'antichità, la quale non può evidentemente essere alterata da nessuna nuova menzogna.

E se nella stessa antichità si scopre che un errore è stato condiviso da più persone o addirittura da una città o da una provincia intera?
- In questo caso avrà la massima cura di preferire alla temerità e all'ignoranza di quelli, i decreti, se ve ne sono, di un antico concilio universale.

E se sorge una nuova opinione, per la quale nulla si trovi di già definito?
- Allora egli ricercherà e confronterà le opinioni dei nostri maggiori, di quelli soltanto però che, pur appartenendo a tempi e luoghi diversi, rimasero sempre nella comunione e nella fede dell'unica Chiesa Cattolica e ne divennero maestri approvati. Tutto ciò che troverà che non da uno o due soltanto, ma da tutti insieme, in pieno accordo, è stato ritenuto, scritto, insegnato apertamente, frequentemente e costantemente, sappia che anch'egli lo può credere senza alcuna esitazione.

SAN VINCENZO DI LERINO

Il Commonitorio, trad. it., Edizioni Paoline, Alba 1968, pp. 61-64.

adsum
25-05-03, 16:03
+
Pio IX
Quanta cura
Syllabus


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Con quanta cura e pastorale vigilanza i Romani Pontefici Predecessori Nostri, eseguendo l’ufficio loro affidato dallo stesso Cristo Signore nella persona del Beatissimo Pietro, Principe degli Apostoli, e l’incarico di pascere gli agnelli e le pecore, non abbiano mai tralasciato di nutrire diligentemente tutto il gregge del Signore con le parole della fede, di educarlo con la salutare dottrina e di rimuoverlo dai pascoli velenosi, a tutti ed a Voi in particolare, Venerabili Fratelli, è chiaro e manifesto. Invero i predetti Nostri Predecessori dell’augusta Religione cattolica – difensori e garanti della verità e della giustizia, sommamente solleciti della salute delle anime – non ebbero a cuore niente di più che individuare e condannare, con le loro sapientissime Lettere e Costituzioni, tutte le eresie e gli errori i quali, avversando la divina nostra fede, la dottrina della Chiesa cattolica, l’onestà dei costumi e l’eterna salute degli uomini, spesso suscitarono gravi tempeste e funestarono in modo devastante la cristiana e la civile repubblica. Pertanto i suddetti Nostri Predecessori con apostolica forza continuamente resistettero alle nefande macchinazioni di uomini iniqui che, schizzando come i flutti di procelloso mare la spuma delle loro fallacie e promettendo libertà mentre sono schiavi della corruzione, con le loro opinioni ingannevoli e con i loro scritti perniciosissimi si sono sforzati di demolire le fondamenta della Religione cattolica e della società civile, di levare di mezzo ogni virtù e giustizia, di depravare gli animi e le menti di tutti, di sviare dalla retta disciplina dei costumi gl’incauti, e principalmente la gioventù impreparata, e di corromperla miseramente, di imprigionarla nei lacci degli errori e infine di strapparla dal seno della Chiesa cattolica.

Intanto, come a Voi, Venerabili Fratelli, è ben noto, poiché per un’arcana decisione della divina provvidenza, non certo per qualche Nostro merito, fummo innalzati a questa Cattedra di Pietro, vedendo Noi con estremo dolore del Nostro animo l’orribile procella sollevata da tante prave opinioni e i gravissimi, e non mai abbastanza lacrimabili danni che da tanti errori ridondano sul popolo cristiano, per dovere del Nostro Apostolico Ministero, seguendo le vestigia illustri dei Nostri Predecessori, alzammo la Nostra voce e con parecchie Lettere Encicliche divulgate per mezzo della stampa, con le Allocuzioni tenute nel Concistoro e con altre Lettere Apostoliche condannammo i principali errori della tristissima età nostra, e stimolammo la Vostra esimia vigilanza episcopale, ammonimmo con ogni Nostro potere ed esortammo tutti i figli della Chiesa cattolica a Noi carissimi che avessero in sommo abominio l’infezione di una peste così crudele e la fuggissero. Specialmente poi con la Nostra prima Lettera Enciclica del 9 novembre 1846 e con due Allocuzioni (delle quali una fu tenuta da Noi nel Concistoro del 9 dicembre 1854, e l’altra in quello del 9 giugno 1862) condannammo le mostruose enormità delle opinioni che segnatamente dominano in questa nostra età, con grandissimo danno delle anime e con detrimento della stessa civile società, le quali non solo avversano la Chiesa cattolica, la sua salutare dottrina e i suoi venerandi diritti, ma altresì la sempiterna legge naturale scolpita da Dio nei cuori di tutti e la retta ragione; da tali opinioni traggono origine quasi tutti gli altri errori.

Ma quantunque non abbiamo omesso di bandire spesso e di riprovare i più capitali errori di tal fatta, nondimeno la causa della Chiesa cattolica, la salute delle anime a Noi divinamente affidate e il bene della stessa società umana richiedono assolutamente che di nuovo eccitiamo la Vostra pastorale sollecitudine a sconfiggere altre prave opinioni, che scaturiscono dai predetti errori come da fonte. Tali false e perverse opinioni tanto più sono da detestare, in quanto mirano in special modo a far sì che sia impedita e rimossa quella salutare forza che la Chiesa cattolica, per istituzione e mandato del suo divino Autore, deve liberamente esercitare fino alla consumazione dei tempi, sia verso i singoli uomini, sia verso le nazioni, i popoli e i supremi loro Principi: esse operano affinché sia tolta di mezzo quella mutua società e concordia fra il Sacerdozio e l’Impero, che sempre riuscirono fauste e salutari alle cose sia sacre, sia civili . Infatti Voi sapete molto bene, Venerabili Fratelli, che in questo tempo si trovano non pochi i quali, applicando al civile consorzio l’empio ed assurdo principio del naturalismo (come lo chiamano) osano insegnare che "l’ottima regione della pubblica società e il civile progresso richiedono che la società umana si costituisca e si governi senza avere alcun riguardo per la religione, come se questa non esistesse o almeno senza fare alcuna differenza tra la vera e le false religioni". Contro la dottrina delle sacre Lettere della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare "essere ottima la condizione della società nella quale non si riconosce nell’Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace". Con tale idea di governo sociale, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l’opinione sommamente dannosa per la Chiesa cattolica e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata delirio , cioè "la libertà di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo che si deve proclamare e stabilire per legge in ogni ben ordinata società ed i cittadini avere diritto ad una totale libertà che non deve essere ristretta da nessuna autorità ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera". E mentre affermano ciò temerariamente, non pensano e non considerano che essi predicano "la libertà della perdizione" , e che "se in nome delle umane convinzioni sia sempre libero il diritto di disputare, non potranno mai mancare coloro che osano resistere alla verità e confidano nella loquacità della sapienza umana, mentre la fede e la sapienza cristiane debbono evitare questa nociva vanità, in linea con la stessa istituzione del Signor Nostro Gesù Cristo" .

E poiché nei luoghi nei quali la religione è stata rimossa dalla società civile o nei quali la dottrina e l’autorità della rivelazione divina sono state ripudiate, anche lo stesso autentico concetto della giustizia e del diritto umano si copre di tenebre e si perde, ed in luogo della giustizia vera e del diritto legittimo si sostituisce la forza materiale, quindi si fa chiaro il perché alcuni, spregiando completamente e nulla valutando i principi certissimi della sana ragione, ardiscono proclamare che "la volontà del popolo manifestata attraverso l’opinione pubblica (come essi dicono) o in altro modo costituisce una sovrana legge, sciolta da qualunque diritto divino ed umano, e nell’ordine Politico i fatti consumati, per ciò stesso che sono consumati, hanno forza di diritto". Ma chi non vede e non sente pienamente che una società di uomini sciolta dai vincoli della religione e della vera giustizia non può avere altro proposito fuorché lo scopo di acquisire e di accumulare ricchezze, e non può seguire nelle sue operazioni altra legge fuorché un’indomita cupidigia di servire alle proprie voluttà e comodità? Conseguentemente questi uomini, con odio veramente acerbo, perseguitano le Famiglie Religiose, quantunque sommamente benemerite della cosa cristiana, civile e letteraria, e vanno dicendo che esse non hanno alcuna ragione di esistere, e con ciò applaudono le idee degli eretici. Infatti, come sapientissimamente insegnava Pio VI, Nostro Predecessore di venerata memoria, "l’abolizione dei regolari lede lo stato di pubblica professione dei consigli evangelici, lede una maniera di vita raccomandata nella Chiesa come consentanea alla dottrina Apostolica, lede gli stessi insigni fondatori che veneriamo sopra gli altari, i quali non ispirati che da Dio istituirono queste società" . Ed affermano altresì empiamente doversi togliere ai cittadini e alla Chiesa la facoltà "di potere pubblicamente erogare elemosine per motivo di cristiana carità", e doversi abolire la legge "che per ragione del culto divino proibisce le opere servili in certi determinati giorni" con il fallace pretesto che quella facoltà e quella legge contrastano con i principi della migliore economia pubblica. Né contenti di allontanare la religione dalla pubblica società, vogliono rimuoverla anche dalle famiglie private. Infatti, insegnando e professando il funestissimo errore del Comunismo e del Socialismo dicono che "la società domestica, cioè la famiglia, riceve dal solo diritto civile ogni ragione della propria esistenza, e che pertanto dalla sola legge civile procedono e dipendono tutti i diritti dei genitori sui figli, principalmente quello di curare la loro istruzione e la loro educazione". Con tali empie opinioni e macchinazioni codesti fallacissimi uomini intendono soprattutto eliminare dalla istruzione e dalla educazione la dottrina salutare e la forza della Chiesa cattolica, affinché i teneri e sensibili animi dei giovani vengano miseramente infettati e depravati da ogni sorta di errori perniciosi e di vizi. Infatti, tutti coloro che si sono sforzati di turbare le cose sacre e le civili, e sovvertire il retto ordine della società e cancellare tutti i diritti divini ed umani, rivolsero sempre i loro disegni, studi e tentativi ad ingannare specialmente e a corrompere l’improvvida gioventù, come sopra accennammo, e nella corruzione della medesima riposero ogni loro speranza. Pertanto non cessano mai con modi totalmente nefandi di vessare l’uno e l’altro Clero da cui, come viene splendidamente attestato dai certissimi monumenti della storia, tanti grandi vantaggi derivarono alla cristiana, civile e letteraria repubblica; e vanno dicendo che "il Clero, come nemico del vero ed utile progresso della scienza e della civiltà, deve essere rimosso da ogni ingerenza ed ufficio nella istruzione e nella educazione dei giovani".

Altri poi, rinnovando le prave e tante volte condannate affermazioni dei novatori, ardiscono con rilevante impudenza sottomettere all’arbitrio dell’autorità civile la suprema autorità della Chiesa e di questa Sede Apostolica, ad essa affidata da Cristo Signore, e di negare alla Chiesa e alla Sede Apostolica tutti i diritti che a loro appartengono intorno alle cose che si riferiscono all’ordine esterno. Infatti costoro non si vergognano di affermare che "le leggi della Chiesa non obbligano in coscienza se non quando vengono promulgate dal potere civile; che gli atti e i decreti dei Romani Pontefici relativi alla Religione e alla Chiesa hanno bisogno della sanzione e dell’approvazione, o almeno dell’assenso, del Potere civile; che le Costituzioni Apostoliche con le quali sono condannate le associazioni clandestine, sia che in esse si esiga, sia che non si esiga il giuramento di mantenere il segreto, e con le quali sono fulminati di anatema i loro seguaci e fautori, non hanno vigore in quelle contrade dove siffatte associazioni sono tollerate dal governo civile; che la scomunica inflitta dal Concilio di Trento e dai Romani Pontefici a coloro i quali invadono ed usurpano i diritti e i beni della Chiesa si appoggia alla confusione dell’ordine spirituale col civile e politico, per promuovere il solo bene mondano; che la Chiesa non deve decretare nulla che possa costringere le coscienze dei fedeli in ordine all’uso delle cose temporali; che alla Chiesa non compete il diritto di reprimere con pene temporali i violatori delle sue leggi; che sia conforme alla sacra teologia ed ai principi del diritto pubblico attribuire e rivendicare al governo civile la proprietà dei beni posseduti dalle Chiese, dalle Famiglie Religiose e dagli altri luoghi pii".

Né arrossiscono di professare apertamente e pubblicamente le parole e i principi degli eretici, da cui nascono tante perverse sentenze ed errori. Essi ripetono che "la potestà ecclesiastica non è per diritto divino distinta ed indipendente dalla potestà civile, e che questa distinzione e questa indipendenza non possono essere mantenute senza che da parte della Chiesa non si usurpino i diritti essenziali della potestà civile". Né possiamo passare sotto silenzio l’audacia di coloro che, intolleranti della sana dottrina, pretendono "che si possa, senza peccato e pregiudizio della professione cattolica, negare l’assenso e l’obbedienza a quei decreti e a quelle disposizioni della Sede Apostolica che hanno per oggetto il bene generale della Chiesa, i suoi diritti e la sua disciplina, purché essi non tocchino i dogmi della fede e dei costumi". Quanto ciò grandemente contrasti con il dogma cattolico della piena potestà del Romano Pontefice, divinamente conferitagli dallo stesso Cristo Signore in ordine a pascere, reggere e governare la Chiesa universale, non è chi apertamente e chiaramente non vegga ed intenda. Noi dunque, in tanta perversità di depravate opinioni, ben memori del Nostro apostolico ufficio e massimamente solleciti della santissima nostra religione, della sana dottrina e della salute delle anime affidateci da Dio, e del bene della stessa società umana, abbiamo ritenuto di dovere nuovamente elevare la Nostra apostolica voce. Pertanto, tutte e singole le prave opinioni e dottrine espresse nominatamente in questa Lettera, con la Nostra autorità apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo che esse siano da tutti i figli della Chiesa cattolica tenute per riprovate, proscritte e condannate.

Ma, oltre a queste, Voi ben sapete, Venerabili Fratelli, che nel presente tempo altre empie dottrine d’ogni genere vengono disseminate dai nemici di ogni verità e giustizia con pestiferi libri, libelli e giornali sparsi per tutto il mondo, con i quali essi illudono i popoli e maliziosamente mentiscono. Né ignorate come anche in questa nostra età si trovino alcuni che, mossi ed incitati dallo spirito di Satana, pervennero a tanta empietà da non paventare di negare con scellerata impudenza lo stesso Dominatore e Signore Nostro Gesù Cristo ed impugnare la sua Divinità. E qui non possiamo astenerci dall’elogiare con massime e meritate lodi Voi, Venerabili Fratelli, che in nessun modo tralasciaste di elevare con tutto zelo la Vostra voce episcopale contro tanta nequizia.

Pertanto, con questa Nostra Lettera riprendiamo con tanto affetto il discorso con Voi che, chiamati a partecipare della Nostra sollecitudine, Ci siete di sommo conforto, letizia e consolazione in mezzo alle gravissime Nostre angosce, per l’egregia religione e pietà per cui Vi siete segnalati, e per quel meraviglioso amore, per la fedeltà e per l’osservanza con cui, stretti a Noi ed a quest’Apostolica Sede con cuori concordi, Vi sforzate di adempiere strenuamente e diligentemente al Vostro gravissimo ministero episcopale. In verità, dall’esimio Vostro zelo pastorale Ci aspettiamo che, impugnando la spada dello spirito, che è la parola di Dio, e confortati nella grazia del Signore Nostro Gesù Cristo, vogliate con rinforzate cure ogni giorno più provvedere a che i fedeli affidati alla Vostra sollecitudine "si astengano dalle erbe nocive che Gesù Cristo non coltiva perché non sono piantagione del Padre" . Né mancate d’inculcare sempre agli stessi fedeli che ogni vera felicità ridonda negli uomini dall’augusta nostra religione, dalla sua dottrina e dalla sua pratica: è beato quel popolo il cui Signore è il suo Dio (Sal 144,15). Insegnate "che sul fondamento della fede cattolica restano saldi i regni , e nulla è così mortifero, così vicino al precipizio, così esposto a tutti i pericoli, come il credere che ci possa bastare di aver ricevuto, quando nascemmo, il libero arbitrio, e non occorra domandare più altro al Signore: questo è dimenticare il nostro creatore e rinnegare, per mostrarci liberi, la sua potenza" . Né trascurate parimenti d’insegnare "che la reale potestà non fu data solamente per il governo del mondo, bensì soprattutto per il presidio della Chiesa , e nulla vi è che ai Principi e ai Re possa recare maggior profitto e gloria quanto, come un altro sapientissimo e fortissimo Nostro Predecessore, San Felice, inculcava a Zenone imperatore: lasciare che la Chiesa cattolica... si serva delle sue leggi, e non permettere che alcuno si opponga alla sua libertà... Giacché è certo che sarà loro utile che, quando si tratta della causa di Dio, si studino, secondo la Sua legge, non di anteporre ma di sottoporre la regia volontà ai Sacerdoti di Cristo" .

Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno. Perciò abbiamo ritenuto giusto eccitare la devozione di tutti i fedeli affinché, insieme con Noi e con Voi, con fervidissime ed umilissime preci preghino e supplichino incessantemente il clementissimo Padre della luce e delle misericordie; nella pienezza della fede ricorrano sempre al Signore Nostro Gesù Cristo, che ci redense a Dio nel Sangue Suo; e caldamente e continuamente implorino il Suo dolcissimo Cuore, vittima della Sua ardentissima carità verso di noi, perché coi vincoli del Suo amore attiri tutto a se stesso, e tutti gli uomini, infiammati del Suo santissimo amore, camminino rettamente secondo il Cuore Suo, in tutto piacendo a Dio e fruttificando in ogni opera buona. Ed essendo, senza dubbio, più gradite a Dio le preghiere degli uomini se questi ricorrono a Lui con l’animo mondo da ogni macchia, perciò abbiamo creduto giusto aprire con apostolica liberalità i celesti tesori della Chiesa affidati alla Nostra dispensazione, perché gli stessi fedeli più intensamente accesi alla vera pietà e lavati dalle macchie dei peccati nel Sacramento della Penitenza, con maggiore fiducia volgano a Dio le loro preghiere e conseguano la Sua grazia e la Sua misericordia.

Dunque con questa Lettera, con la Nostra autorità Apostolica, a tutti e ai singoli fedeli del mondo cattolico di ambo i sessi concediamo l’Indulgenza Plenaria in forma di Giubileo per il periodo solamente di un mese, fino a tutto il prossimo anno 1865, e non oltre, da stabilirsi da Voi, Venerabili Fratelli, e dagli altri legittimi Ordinari, nello stesso modo e forma in cui all’inizio del sommo Nostro Pontificato lo concedemmo con l’apostolica Nostra Lettera in forma di Breve del 20 novembre 1846 e mandata a tutto il vostro Ordine episcopale, la quale comincia "Arcanae Divinae Providentiae consilio", e con tutte le stesse facoltà che con detta Lettera furono da Noi concesse. Vogliamo però che si osservino tutte quelle cose che sono prescritte in detta Lettera, e si eccettuino quelle che dichiarammo eccettuate. Ciò concediamo, nonostante le cose contrarie, qualunque siano, ancorché degne di speciale ed individua menzione e deroga. E perché siano eliminati ogni dubbio e difficoltà, abbiamo disposto che Vi si mandi copia di tale Lettera.

"Preghiamo, Venerabili Fratelli, dall’intimo del cuore e con tutta l’anima, la misericordia di Dio, perché Egli stesso disse: "Non disperderò la mia misericordia da loro". Domandiamo e riceveremo, e se vi saranno indugio e ritardo nel ricevere, poiché peccammo gravemente, bussiamo, perché a chi bussa verrà aperto, purché alla porta si bussi con le preghiere, con i gemiti e con le lacrime nostre, con le quali bisogna insistere e durare; e se sia unanime la nostra orazione... ciascuno preghi Dio non solamente per sé, ma per tutti i fratelli, così come il Signore ci insegnò a pregare" . E perché il Signore più facilmente si pieghi alle preghiere Nostre, Vostre e di tutti i fedeli, con ogni fiducia adoperiamo presso di Lui come interceditrice l’Immacolata e Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, la quale uccise tutte le eresie nell’universo mondo, e madre amantissima di tutti noi "è tutta soave... e piena di misericordia... a tutti si offre indulgente, a tutti clementissima; e con un sicuro amplissimo affetto ha compassione delle necessità di tutti" ; come Regina che sta alla destra dell’Unigenito Figlio suo, il Signore Nostro Gessù Cristo, in manto d’oro e riccamente vestita, nulla esiste che da Lui non possa impetrare. Domandiamo anche l’aiuto del Beatissimo Pietro, Principe degli Apostoli, e del suo Coapostolo Paolo e di tutti i Santi che, divenuti già amici di Dio, pervennero al regno celeste e, coronati, posseggono la palma; sicuri della loro immortalità, sono solleciti della nostra salvezza.

Infine, invocando da Dio, con tutto l’animo, su di Voi l’abbondanza di tutti i doni celesti, come pegno della singolare Nostra benevolenza verso di Voi, con tanto amore impartiamo l’Apostolica Benedizione che viene dall’intimo del Nostro cuore a Voi stessi, Venerabili Fratelli, ed a tutti i Chierici e Laici fedeli affidati alle Vostre cure.

Dato a Roma, presso San Pietro, 1’8 dicembre dell’anno 1864, decimo dopo la dogmatica Definizione dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria Madre di Dio, anno decimonono del Nostro Pontificato.


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SILLABO

DEI PRINCIPALI ERRORI DELL’ETÀ NOSTRA, CHE SON NOTATI NELLE ALLOCUZIONI CONCISTORIALI, NELLE ENCICLICHE E IN ALTRE LETTERE APOSTOLICHE DEL SS. SIGNOR NOSTRO PAPA PIO IX



I - Panteismo, naturalismo e razionalismo assoluto

I. Non esiste niun Essere divino, supremo, sapientissimo, provvidentissimo, che sia distinto da quest’universo, e Iddio non è altro che la natura delle cose, e perciò va soggetto a mutazioni, e Iddio realmente vien fatto nell’uomo e nel mondo, e tutte le cose sono Dio ed hanno la sostanza stessissima di Dio; e Dio è una sola e stessa cosa con il mondo, e quindi si identificano parimenti tra loro, spirito e materia, necessità e libertà, vero e falso, bene e male, giusto ed ingiusto.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

II. È da negare qualsiasi azione di Dio sopra gli uomini e il mondo.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

III. La ragione umana è l’unico arbitro del vero e del falso, del bene e del male indipendentemente affatto da Dio; essa è legge a se stessa, e colle sue forze naturali basta a procurare il bene degli uomini e dei popoli.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

IV. Tutte le verità religiose scaturiscono dalla forza nativa della ragione umana; laonde la ragione è la prima norma, per mezzo di cui l’uomo può e deve conseguire la cognizione di tutte quante le verità, a qualsivoglia genere esse appartengano.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Encicl. Singulari quidem, 17 marzo 1856.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

V. La rivelazione divina è imperfetta, e perciò soggetta a processo continuo e indefinito, corrispondente al progresso della ragione umana.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

VI. La fede di Cristo si oppone alla umana ragione; e la rivelazione divina non solo non giova a nulla, ma nuoce anzi alla perfezione dell’uomo.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

VII. Le profezie e i miracoli esposti e narrati nella sacra Scrittura sono invenzioni di poeti, e i misteri della fede cristiana sono il risultato di indagini filosofiche; e i libri dell’Antico e Nuovo Testamento contengono dei miti; e Gesù stesso è un mito.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.



II - Razionalismo moderato

VIII. Siccome la ragione umana si equipara colla stessa religione, perciò le discipline teologiche si devono trattare al modo delle filosofiche.

Alloc. Singulari quadam perfusi, 9 dicembre 1854.

IX. Tutti indistintamente i dommi della religione cristiana sono oggetto della naturale scienza ossia filosofia, e l’umana ragione, storicamente solo coltivata, può colle sue naturali forze e principi pervenire alla vera scienza di tutti i dommi, anche i più reconditi, purché questi dommi siano stati alla stessa ragione proposti.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Gravissimas, 11 dicembre 1862.

Lett. al medesimo Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

X. Altro essendo il filosofo ed altro la filosofia, quegli ha diritto e ufficio di sottomettersi alle autorità che egli ha provato essere vere: ma la filosofia né può, né deve sottomettersi ad alcuna autorità.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Gravissimas, 11 dicembre 1862.

Lett. al medesimo Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

XI. La Chiesa non solo non deve mai correggere la filosofia, ma anzi deve tollerarne gli errori e lasciare che essa corregga se stessa.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Gravissimas, 11 dicembre 1862.

XII. I decreti della Sede apostolica e delle romane Congregazioni impediscono il libero progresso della scienza.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

XIII. Il metodo e i principi, coi quali gli antichi Dottori scolastici coltivarono la teologia, non si confanno alle necessità dei nostri tempi e al progresso delle scienze.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

XIV. La filosofia si deve trattare senza aver riguardo alcuno alla soprannaturale rivelazione.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

N. B. – Col sistema del razionalismo sono in massima parte uniti gli errori di Antonio Günther, che vengono condannati nella Lett. al Card. Arciv. di Colonia, Eximiam tuam, 15 giugno 1847, e nella Lett. al Vesc. di Breslavia, Dolore haud mediocri, 30 aprile 1860.



III - Indifferentismo, latitudinarismo

XV. È libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

XVI. Gli uomini nell’esercizio di qualsivoglia religione possono trovare la via della eterna salvezza, e conseguire l’eterna salvezza.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Ubi primum, 17 dicembre 1847.

Encicl. Singulari quidem, 17 marzo 1856.

XVII. Almeno si deve bene sperare della eterna salvezza di tutti coloro che non sono nella vera Chiesa di Cristo.

Alloc. Singulari quadam, 9 dicembre 1854.

Encicl. Quanto conficiamur, 17 agosto 1863.

XVIII. Il protestantesimo non è altro che una forma diversa della medesima vera religione cristiana, nella quale egualmente che nella Chiesa cattolica si può piacere a Dio.

Encicl. Noscitis et Nobiscum, 8 dicembre 1849.



IV - Socialismo, comunismo, società segrete, società bibliche, società clerico-liberali

Tali pestilenze, spesso, e con gravissime espressioni, sono riprovate nella Epist. Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846; nella Alloc. Quibus quantisque, 20 aprile 1849: nella Epist. Encicl. Nostis et Nobiscum, 8 dicembre 1849; nella Alloc. Singulari quadam, 9 dicembre 1854; nell’Epist. Quanto conficiamur, 10 agosto 1863.



V - Errori sulla Chiesa e suoi diritti

XIX. La Chiesa non è una vera e perfetta società pienamente libera, né è fornita di suoi propri e costanti diritti, conferitile dal suo divino Fondatore, ma tocca alla potestà civile definire quali siano i diritti della Chiesa e i limiti entro i quali possa esercitare detti diritti.

Alloc. Singulari quadam, 9 dicembre 1854.

Alloc. Multis gravibusque, 18 dicembre 1860.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

XX. La potestà ecclesiastica non deve esercitare la sua autorità senza licenza e consenso del governo civile.

Alloc. Meminit unusquisque, 30 settembre 1861.

XXI. La Chiesa non ha potestà di definire dommaticamente che la religione della Chiesa cattolica sia l’unica vera religione.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

XXII. L’obbligazione che vincola i maestri e gli scrittori cattolici, si riduce a quelle cose solamente, che dall’infallibile giudizio della Chiesa sono proposte a credersi da tutti come dommi di fede.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

XXIII. I Romani Pontefici ed i Concilii ecumenici si scostarono dai limiti della loro potestà, usurparono i diritti dei Principi, ed anche nel definire cose di fede e di costumi errarono.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

XXIV. La Chiesa non ha potestà di usare la forza, né alcuna temporale potestà diretta o indiretta.

Lett. Apost. Ad Apostolicae, 22 agosto 1851.

XXV. Oltre alla potestà inerente all’episcopato, ve n’è un’altra temporale che è stata ad esso concessa o espressamente o tacitamente dal civile impero il quale per conseguenza la può revocare, quando vuole.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XXVI. La Chiesa non ha connaturale e legittimo diritto di acquistare e di possedere.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

Lett. Encicl. Incredibili, 17 settembre 1863.

XXVII. I sacri ministri della Chiesa ed il Romano Pontefice debbono essere assolutamente esclusi da ogni cura e da ogni dominio di cose temporali.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

XXVIII. Ai Vescovi, senza il permesso del Governo, non è lecito neanche promulgare le Lettere apostoliche.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

XXIX. Le grazie concesse dal Romano Pontefice si debbono stimare irrite, quando non sono state implorate per mezzo del Governo.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

XXX. L’immunità della Chiesa e delle persone ecclesiastiche ebbe origine dal diritto civile.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

XXXI. Il foro ecclesiastico per le cause temporali dei chierici, siano esse civili o criminali, dev’essere assolutamente abolito, anche senza consultare la Sede apostolica, e nonostante che essa reclami.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

XXXII. Senza violazione alcuna del naturale diritto e delle equità, si può abrogare l’immunità personale, in forza della quale i chierici sono esenti dalla leva e dall’esercizio della milizia; e tale abrogazione è voluta dal civile progresso, specialmente in quelle società le cui costituzioni sono secondo la forma del più libero governo.

Epist. al Vescovo di Monreale Singularis Nobisque, 29 sett. 1864.

XXXIII. Non appartiene unicamente alla ecclesiastica potestà di giurisdizione, qual diritto proprio e connaturale, il dirigere l’insegnamento della teologia.

Lett. all’Arciv. di Frisinga Tuas libenter, 21 dicembre 1862.

XXXIV. La dottrina di coloro che paragonano il Romano Pontefice ad un Principe libero che esercita la sua azione in tutta la Chiesa, è una dottrina la quale prevalse nel medio evo.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XXXV. Niente vieta che per sentenza di qualche Concilio generale, o per opera di tutti i popoli, il sommo Pontificato si trasferisca dal Vescovo Romano e da Roma ad un altro Vescovo e ad un’altra città.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XXXVI. La definizione di un Concilio nazionale non si può sottoporre a verun esame, e la civile amministrazione può considerare tali definizioni come norma irretrattabile di operare.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XXXVII. Si possono istituire Chiese nazionali non soggette all’autorità del Romano Pontefice, e del tutto separate.

Alloc. Multis gravibusque, 17 dicembre 1860.

Alloc. Iamdudum cernimus, 18 marzo 1861.

XXXVIII. Gli arbìtri eccessivi dei Romani Pontefici contribuirono alla divisione della Chiesa in quella di Oriente e in quella di Occidente.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.



VI - Errori che riguardano la società civile, considerata in sé come nelle sue relazioni con la Chiesa

XXXIX. Lo Stato, come quello che è origine e fonte di tutti i diritti, gode un certo suo diritto del tutto illimitato.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

XL. La dottrina della Chiesa cattolica è contraria al bene ed agl’interessi della umana società.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Quibus quantisque, 20 aprile 1849.

XLI. Al potere civile, anche esercitato dal signore infedele, compete la potestà indiretta negativa sopra le cose sacre; perciò gli appartiene non solo il diritto del cosidetto exequatur, ma anche il diritto del cosidetto appello per abuso.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XLII. Nella collisione delle leggi dell’una e dell’altra potestà, deve prevalere il diritto civile.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

XLIII. Il potere laicale ha la potestà di rescindere, di dichiarare e far nulli i solenni trattati (che diconsi Concordati) pattuiti con la Sede apostolica intorno all’uso dei diritti appartenenti alla immunità ecclesiastica; e ciò senza il consenso della stessa Sede apostolica, ed anzi, malgrado i suoi reclami.

Alloc. In Concistoriali, 1° novembre 1850.

Alloc. Multis gravibusque, 17 dicembre 1860.

XLIV. L’autorità civile può interessarsi delle cose che riguardano la religione, i costumi ed il governo spirituale. Quindi può giudicare delle istruzioni che i pastori della Chiesa sogliono dare per dirigere, conforme al loro ufficio, le coscienze, ed anzi può fare regolamenti intorno all’amministrazione dei Sacramenti ed alle disposizioni necessarie per riceverli.

Alloc. In Concistoriali, 1° novembre 1850.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

XLV. L’intero regolamento delle pubbliche scuole, nelle quali è istruita la gioventù dello Stato, eccettuati solamente sotto qualche riguardo i Seminari vescovili, può e dev’essere attribuito all’autorità civile; e talmente attribuito, che non si riconosca in nessun’altra autorità il diritto di intromettersi nella disciplina delle scuole, nella direzione degli studi, nella collazione dei gradi, nella scelta e nell’approvazione dei maestri.

Alloc. In Concistoriali, 1° novembre 1850.

Alloc. Quibus luctuosissimis, 5 settembre 1851.

XLVI. Anzi, negli stessi Seminari dei Chierici, il metodo da adoperare negli studi è soggetto alla civile autorità.

Alloc. Numquam fore, 15 dicembre 1856.

XLVII. L’ottima forma della civile società esige che le scuole popolari, quelle cioè che sono aperte a tutti i fanciulli di qualsiasi classe del popolo, e generalmente gl’istituti pubblici, che sono destinati all’insegnamento delle lettere e delle più gravi discipline, nonché alla educazione della gioventù, si esimano da ogni autorità, forza moderatrice ed ingerenza della Chiesa, e si sottomettano al pieno arbitrio dell’autorità civile e politica secondo il placito degli imperanti e la norma delle comuni opinioni del secolo.

Epist. all’Arciv. di Frisinga Quum non sine, 14 luglio 1864.

XLVIII. Può approvarsi dai cattolici quella maniera di educare la gioventù, la quale sia disgiunta dalla fede cattolica, e dall’autorità della Chiesa e miri solamente alla scienza delle cose naturali, e soltanto o per lo meno primieramente ai fini della vita sociale.

Epist. all’Arciv. di Frisinga Quum non sine, 14 luglio 1864.

IL. La civile autorità può impedire ai Vescovi ed ai popoli fedeli di comunicare liberamente e mutuamente col Romano Pontefice.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

L. L’autorità laicale ha di per sé il diritto di presentare i Vescovi e può esigere da loro che incomincino ad amministrare le diocesi prima che essi ricevano dalla S. Sede la istituzione canonica e le Lettere apostoliche.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

LI. Anzi il Governo laicale ha diritto di deporre i Vescovi dall’esercizio del ministero pastorale, né è tenuto ad obbedire al Romano Pontefice nelle cose che spettano alla istituzione dei Vescovati e dei Vescovi.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

LII. Il Governo può di suo diritto mutare l’età prescritta dalla Chiesa in ordine alla professione religiosa tanto delle donne quanto degli uomini, ed ingiungere alle famiglie religiose di non ammettere alcuno ai voti solenni senza suo permesso.

Alloc. Nunquam fore, 15 dicembre 1856.

LIII. Sono da abrogarsi le leggi che appartengono alla difesa dello stato delle famiglie religiose, e dei loro diritti e doveri; anzi il Governo civile può dare aiuto a tutti quelli i quali vogliono disertare la maniera di vita religiosa intrapresa, e rompere i voti solenni; e parimenti, può spegnere del tutto le stesse famiglie religiose, come anche le Chiese collegiate ed i benefici semplici ancorché di giuspatronato e sottomettere ed appropriare i loro beni e le rendite all’amministrazione ed all’arbitrio della civile potestà.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

Alloc. Probe memineritis, 22 gennaio 1855.

Alloc. Cum saepe, 27 luglio 1855.

LIV. I Re e i Principi non solamente sono esenti dalla giurisdizione della Chiesa, ma anzi nello sciogliere le questioni di giurisdizione sono superiori alla Chiesa.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

LV. È da separarsi la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.



VII - Errori circa la morale naturale e cristiana

LVI. Le leggi dei costumi non abbisognano della sanzione divina, né è necessario che le leggi umane siano conformi al diritto di natura, o ricevano da Dio la forza di obbligare.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

LVII. La scienza delle cose filosofiche e dei costumi, ed anche le leggi civili possono e debbono prescindere dall’autorità divina ed ecclesiastica.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

LVIII. Non sono da riconoscere altre forze se non quelle che sono poste nella materia, ed ogni disciplina ed onestà di costumi si deve riporre nell’accumulare ed accrescere in qualsivoglia maniera la ricchezza e nel soddisfare le passioni.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

Epistola encicl. Quanto conficiamur, 10 agosto 1863.

LIX. Il diritto consiste nel fatto materiale; tutti i doveri degli uomini sono un nome vano, e tutti i fatti umani hanno forza di diritto.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

LX. L’autorità non è altro che la somma del numero e delle forze materiali.

Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

LXI. La fortunata ingiustizia del fatto non apporta alcun detrimento alla santità del diritto.

Alloc. Iamdudum cernimus, 18 marzo 1861.

LXII. È da proclamarsi e da osservarsi il principio del cosidetto non-intervento.

Alloc. Novos et ante, 28 settembre 1860.

LXIII. Il negare obbedienza, anzi il ribellarsi ai Principi legittimi, è cosa logica.

Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846.

Alloc. Quisque vestrum, 4 ottobre 1847.

Epist. Encicl. Nostis et Nobiscum, 8 dicembre 1849.

Lett. Apost. Cum catholica, 26 marzo 1860.

LXIV. La violazione di qualunque santissimo giuramento e qualsivoglia azione scellerata e malvagia ripugnante alla legge eterna, non solo non sono da riprovare, ma anzi da tenersi del tutto lecite e da lodarsi sommamente, quando si commettano per amore della patria.

Alloc. Quibus quantisque, 20 aprile 1849.



VIII - Errori circa il matrimonio cristiano

LXV. Non si può in alcun modo tollerare che Cristo abbia elevato il matrimonio alla dignità di Sacramento.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXVI. Il Sacramento del matrimonio non è che una cosa accessoria al contratto, e da questo separabile, e lo stesso Sacramento è riposto nella sola benedizione nuziale.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXVII. Il vincolo del matrimonio non è indissolubile per diritto di natura, ed in vari casi può sancirsi per la civile autorità il divorzio propriamente detto.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

LXVIII. La Chiesa non ha la potestà d’introdurre impedimenti dirimenti il matrimonio, ma tale potestà compete alla autorità civile, dalla quale debbono togliersi gl’impedimenti esistenti.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

LXIX. La Chiesa incominciò ad introdurre gl’impedimenti dirimenti, nei secoli passati non per diritto proprio, ma usando di quello che ricevette dalla civile potestà.

Lett. Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.

LXX. I canoni tridentini, nei quali s’infligge scomunica a coloro che osano negare alla Chiesa la facoltà di stabilire gl’impedimenti dirimenti, o non sono dommatici, ovvero si debbono intendere dell’anzidetta potestà ricevuta.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXXI. La forma del Concilio Tridentino non obbliga sotto pena di nullità in quei luoghi, ove la legge civile prescriva un’altra forma, e ordina che il matrimonio celebrato con questa nuova forma sia valido.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXXII. Bonifazio VIII per primo asserì che il voto di castità emesso nella ordinazione fa nullo il matrimonio.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXXIII. In virtù del contratto meramente civile può aver luogo tra cristiani il vero matrimonio; ed è falso che, o il contratto di matrimonio tra cristiani è sempre sacramento, ovvero che il contratto è nullo se si esclude il sacramento.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

Lett. di S. S. Pio IX al Re di Sardegna, 9 settembre 1852.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

Alloc. Multis gravibusque, 17 dicembre 1860.

LXXIV. Le cause matrimoniali e gli sponsali di loro natura appartengono al foro civile.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

N. B. – Si possono qui ridurre due altri errori, dell’abolizione del celibato de; chierici, e della preferenza dello stato di matrimonio allo stato di verginità. Sono condannati, il primo nell’Epist. Encicl. Qui pluribus, 9 novembre 1846, il secondo nella Lettera Apost. Multiplices inter, 10 giugno 1851.



IX - Errori intorno al civile principato del Romano Pontefice

LXXV. Intorno alla compatibilità del regno temporale col regno spirituale disputano tra loro i figli della Chiesa cristiana e cattolica.

Lett. Apost. Ad apostolicae, 22 agosto 1851.

LXXVI. L’abolizione del civile impero posseduto dalla Sede apostolica gioverebbe moltissimo alla libertà ed alla prosperità della Chiesa.

Alloc. Quibus quantisque, 20 aprile 1849.

N. B. – Oltre a questi errori censurati esplicitamente, molti altri implicitamente vengono riprovati in virtù della dottrina già proposta e decisa intorno al principato civile del Romano Pontefice: la quale dottrina tutti i cattolici sono obbligati a rispettare fermissimamente. Essa apertamente s’insegna nell’Alloc. Quibus quantisque, 20 aprile 1849; nell’Alloc. Si semper antea, 20 maggio 1850; nella Lett. Apost. Cum catholica Ecclesia, 26 marzo 1860; nell’Alloc. Novos, 28 settembre 1860; nell’Alloc. Iamdudum, 18 marzo 1861, e nell’Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.



X - Errori che si riferiscono all’odierno liberalismo

LXXVII. In questa nostra età non conviene più che la religione cattolica si ritenga come l’unica religione dello Stato, esclusi tutti gli altri culti, quali che si vogliano.

Alloc. Nemo vestrum, 26 luglio 1855.

LXXVIII. Però lodevolmente in alcuni paesi cattolici si è stabilito per legge che a coloro i quali vi si recano, sia lecito avere pubblico esercizio del culto proprio di ciascuno.

Alloc. Acerbissimum, 27 settembre 1852.

LXXIX. È assolutamente falso che la libertà civile di qualsivoglia culto, e similmente l’ampia facoltà a tutti concessa di manifestare qualunque opinione e qualsiasi pensiero palesemente ed in pubblico, conduca a corrompere più facilmente i costumi e gli animi dei popoli, e a diffondere la peste dell’indifferentismo.

Alloc. Numquam fore, 15 dicembre 1856.

LXXX. Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà.

Alloc. Iamdudum cernimus, 18 marzo 1861.

adsum
25-05-03, 16:33
Biologi e zoologi contro l’ortodossia


Dagli Usa arrivano i post-darwinisti


di Maurizio Blondet


Nel mondo scientifico persiste l’egemonia darwinista: un sistema di potere (cattedre, stampa scientifica, premi Nobel) che custodisce la teoria, cui la vita si è evoluta per l’azione di due forze cieche, Caso e Necessità. Questo establishment ama dipingere i suoi avversari come "creazionisti" e "fondamentalisti", contestatori del darwinismo per motivazioni religiose. In realtà, ormai da decenni l’opposizione al darwinismo cresce proprio nel mondo scientifico. Ogni nuova scoperta in paleontologia e genetica, in biologia e biochimica, porta una nuova smentita al quadro evoluzionista, gradualista e adattativo su cui giura l’establishment E ormai una folla di paleontologi, biologi, genetisti, zoologi e matematici osa contestare a voce alta lo schema darwinista. Nel breve volumetto Le origini della vita Giovanni Monastra (lui stesso biologo ricercatore) espone le motivazioni, gli autori e gli argomenti della contestazione anti-darwiniana. Stuoli di ricercatori "sul campo" vengono scoprendo, per esempio, i segni di una stupefacente intelligenza nella struttura del Dna: esso possiede livelli multipli di "programmi di correzione di bozze", che rilevano ed eliminano gli errori di copiatura che possono avvenire durante la duplicazione. Il Dna si difende dunque attivamente contro le mutazioni accidentali presupposte dal darwinismo come il motore continuo dell’evoluzione. In compenso, il Dna è capace di mutare la propria architettura, ma non per caso, anzitutto al contrario lo fa secondo una logica sottostante, una progettualità e intelligenza che lascia perplessi i ricercatori. Nonostante queste imbarazzanti scoperte i darwinisti continuano a difendere l’idea di mutazioni accidentali di un Dna supposto inerte perché è il solo modo di escludere l’opera di un Autore. La nuova generazione di scienziati sta elaborando una teoria post-darwiniana (in Usa chiamata Intelligent Design, Progetto Intelligente); elabora nuovi come la "complessità irriducibile" (esempio: il processo di coagulazione del sangue non può essersi perfezionato gradualmente, perché la complessità del processo non può essere semplificata: basta che manchi una sola delle numerose proteine che entrano nel processo, e il sangue non coagula per mente). L’establishment rifiuta questi concetti come "antiscientifici", perché non sono riduzionistici. E’ il vizio dello scientismo antiquato: considerare scientifico solo il pensiero che riduce i fenomeni complessi ai suoi elementi più semplici. La vita biologica alla chimica. La psicologia agli ormoni. L’uomo (con il suo immenso "mondo interiore", ciò che lo caratterizza su ogni altro vivente) a un altro tipo di scimmia. I nuovi scienziati, invece, sentono l’esigenza di una scienza assai più complessa e raffinata. Che, ad esempio, non si contenti di spiegare la bellezza cosi evidente nel mondo animale (le corna ramose del cervo, le ali della farfalla) in termini di mimetismo o utilità nella "lotta per la vita" (una "lotta" immaginata dal darwinismo, perché il suo ateismo implicito sceglie di vedere la Natura come un’arena del caos); ma in termini di matematica, di "musicalità", di "arte". "La natura agisce più come un artista che come un ingegnere". Alcuni dei nuovi scienziati non esitano a dirsi platonici: per loro, la vita è l’incarnazione di archetipi ideali odi "temi", nel senso musicale nelle condizioni dello spaziotempo. Per questi scienziati. la teoria darwiniana non è altro che un ostacolo al sorgere di una scienza della complessità, ormai necessaria per indagare la complessità insuperabile della vita. La generazione degli scienziati post-evoluzionisti, come dimostra l’agile saggio di Monastra, è già qui Occorre solo aspettare che salgano sulle cattedre, e saremo tutti post-darwinisti.

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Giovanni Monastra

Le origini della vita

Ed. Il cerchio. Pagine 70. Lire 10.000

Avvenire - 7 aprile 2001

adsum
31-05-03, 01:51
http://www.culturacattolica.it/contenuto/biblioteca/novita/doc_perseguitati/img01bg.jpg

Antonio Socci: I nuovi perseguitati. Indagine sull'intolleranza anticristiana nel nuovo secolo del martirio

Il merito più grande del recente libro di Antonio Socci, I nuovi perseguitati. Indagine sull'intolleranza anticristiana nel nuovo secolo del martirio, è quello di fare luce su una verità storica di grandissima importanza che, tuttavia, viene ignorata totalmente dalla maggior parte delle persone. Anche se forse si dovrebbe dire abilmente nascosta.
Chi conosce il numero approssimativo dei cristiani martirizzati nella storia del cristianesimo? Chi quello dei cristiani uccisi nel XX secolo solo per il fatto di essere cristiani? Chi è a conoscenza del fatto che tutt'oggi esiste un numero considerevole di cristiani perseguitati che pagano la fedeltà alla loro fede con la vita? Basta porre queste domande in giro, anche tra quanti si dicono cristiani, per rendersi conto dell'ignoranza totale che avvolge tali questioni.
Alcune cifre riportate possono fare intuire la vastità del fenomeno e la gravità di tale ignoranza: "se in due millenni sono stati calcolati circa 70.000.000 di cristiani uccisi per la loro fede, ben 45.500.000 (circa il 65 per cento del totale) sono martiri del XX secolo". Si tratta di cifre che leggendole viene il dubbio di trovarsi davanti ad errori di stampa, ad una svista, ma non è così, come è dimostrato anche dal fatto che lo stesso libro di Socci non è stato in alcun modo smentito.
Ma se queste cifre sono drammatiche, forse ancora di più lo sono quelle relative alle condizioni dei cristiani nel mondo di oggi: "attualmente circa 160.000 persone ogni anno trovano la morte a causa della loro fede in Gesù Cristo […] attualmente, dai 200 ai 250.000.000 di cristiani sono perseguitati a causa della loro fede in Cristo, e altri 400.000.000 subiscono restrizioni non piccole della loro libertà religiosa". A questi dati si possono aggiungere i 33 missionari cattolici uccisi nel 2001.



L'ignoranza su una tale tragica verità appare quindi come qualcosa di sconcertante e sorge il sospetto che in qualche modo sia voluta: "si tratta di un fenomeno di dimensioni terribili, per questo sconcerta il poco interesse delle maggior organizzazioni umanitarie, il silenzio dei Paesi liberi e dell'Onu (quando non la sua azione favorevole a quei regimi illiberali) e la rimozione operata dai mass media, infine l'indifferenza dei cristiani d'Occidente pronti a lanciare campagne di solidarietà o veglie di preghiera per qualsiasi fatto sociale, ma quasi mai per i cristiani perseguitati, occuparsi dei quali ritengono quasi esecrabile in quanto andrebbe a minare il "dialogo ecumenico" o costringerebbe a parlare di regimi e ideologie che pare non si debbano mai criticare".
Non solo quindi troppo poco si fa per recuperare la memoria storica di quel "grande macello" che è stato il Novecento, ma si chiudono gli occhi anche davanti a quello che accade oggi in più parti del mondo. Spesso lo si fa finendo per attribuire agli stessi cristiani colpe imperdonabili, ignorando invece totalmente l'apporto decisivo della stessa storia cristiana. Socci non manca di evidenziarlo attraverso il commento di un intellettuale ebreo americano, Michael Horowitz: "Armati della conoscenza dei peccati commessi nel nome della cristianità e orrendamente inconsapevoli del ruolo fondamentale del cristianesimo nella storia dell'Occidente, le elites dei nostri giorni sono indotte a pensare ai cristiani come coloro che perseguitano, non come le vittime".
Questo errore di prospettiva va corretto e il libro di Socci si presenta come un validissimo e agile strumento per questo scopo. Infatti, in primo luogo permette di avere un'idea complessiva di quel "grande macello" che fu il Novecento, recuperando anche quelle dimensioni del martirio cristiano troppo spesso confuse, o meglio, ridotte ideologicamente a conflitti di carattere politico, come nel caso dei martiri spagnoli degli anni trenta. Ma lasciamo anche in questo caso che siano le stesse parole scritte da Socci a darcene un'idea più chiara: "Il caso più terrificante è senz'altro la Spagna degli anni Trenta. […] Dal 17 e 18 Luglio 1936, data della sollevazione militare contro il governo repubblicano, la carneficina si fa sistematica: in agosto furono massacrati 2.077 ecclesiastici con una media di 70 al giorno. Fu solo dopo questa strage, un anno dopo, che il 1° luglio del 1937, uscì la lettera dei vescovi i quali si schierarono a fianco dei "nazionali" e dopo quel documento il massacro andò a scemare per virulenza. Dunque la lettera come ha spiegato il cardinale Tarancon fu la conseguenza di quelle morti e non il contrario. Questione decisiva perché fa capire che si trattò di un martirio inflitto per odio alla fede cristiana e non per motivazioni politiche".
In secondo luogo, tale libro risulta di fondamentale importanza per chiarire l'effettiva situazione di quei milioni di cristiani ancora oggi perseguitati senza che i media ne diano notizia. A questo riguardo la persecuzione dei cristiani nei paesi islamici è indubbiamente di gran lunga la più tragica, anche se il libro non manca di evidenziare come la situazione sia tremenda pure per i cristiani che vivono in quei paesi in cui è ancora oggi presente un regime di matrice comunista, nonostante i più si ostinino a dire che il comunismo non esista più. Nei paesi islamici la situazione è così dura che la riduzione della popolazione cristiana è stata drastica: "All'inizio del secolo i cristiani in Turchia erano il 32 per cento della popolazione, mentre oggi sono appena lo 0,6 per cento. In Egitto i cristiani copti erano il 20 per cento nel 1975, oggi poco più del 10 per cento. In Siria dal 40 per cento erano precipitati al 10 per cento nei primi anni Novanta e oggi sono al 7,8. In Iran dal 15 per cento siamo passati al 2 per cento del 1993 e allo 0,5 attuale. In Iraq dal 35 al 5 e oggi al 3,2". Anche nei così detti paesi moderati la situazione dei cristiani non è delle più rosee. A titolo esemplificativo si prenda l'Egitto: "si è svegliati dagli altoparlanti delle moschee che impongono di pregare, la radio (come la TV) bombarda tutto il giorno esortazioni e propaganda islamica anche in tram e in taxi (spesso con pesanti accuse ai cristiani senza che questi possano difendersi), si è costretti a studiare il Corano a scuola (comprese quelle cattoliche), un cristiano, che porta la croce al collo rischia di essere picchiato o vedersela strappare per strada, così come rischia un prete cristiano, nel lavoro statale i cristiani non possono accedere a certi livelli, come pure nell'esercito e nella politica, talora alle bambine cristiane è imposto il chador nelle scuole, è praticamente impossibile costruire nuove chiese ed è difficilissimo avere il permesso di ripararle, proibito anche annunciare il cristianesimo ad altri, davanti ai tribunali i cristiani non sono considerati come i mussulmani ed è proibito sposare un cristiano per una donna islamica mentre una cristiana deve di fatto accettare l'Islam per sposare un mussulmano". Se questa è la situazione nei Paesi moderati, essa raggiunge livelli inauditi nei paesi integralisti in cima ai quali si trova sicuramente l'Arabia Saudita: "La Costituzione è il Corano stesso. La legge vieta ai cristiani ogni tipo di culto, catechesi o di preghiera non solo pubblica, ma - di fatto - anche privata, nelle proprie case. È vietato festeggiare le ricorrenze cristiane e perfino scambiarsi gli auguri di Natale per telefono (mentre è obbligatorio rispettare il Ramadam), tanto più è proibito anche solo avere in casa un Vangelo o portare addosso simboli religiosi, come il crocefisso (perfino alla Croce Rossa in operazioni di soccorso è stato imposto di cancellare il simbolo e non esporre la bandiera) […] Sono centinaia i casi documentati di cristiani arrestati per aver partecipato clandestinamente a preghiere in case private".
Tuttavia non ci si è resi conto del livello a cui giunge attualmente la persecuzione nei confronti dei cristiani, se non si leggono le pagine che Socci dedica ai milioni di cristiani uccisi nel mondo: Timor Est, Pakistan, Indonesia, Nigeria, Sudan, per citarne alcuni. Il Sudan, ad esempio, che per i media non esiste, è in guerra dagli anni Cinquanta, ma non se ne parla. "Forse perché - suggerisce Socci - è un jihad, una "guerra santa" contro i cristiani e coloro che non accettano l'islamizzazione forzata". Si parla di 2 milioni di morti causati dai bombardamenti sui villaggi e sui campi di atterraggio dove arrivano gli aiuti internazionali, compiuti per ridurre alla fame il sud del paese cristiano ed animista. Il colmo di tale situazione però è che nel maggio del 1999 lo stesso Sudan "viene eletto membro della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite (insieme a campioni di libertà come Cina, Cuba, Libia e Vietnam), mentre gli Stati Uniti vengono esclusi per la prima volta in 50 anni".
Risulta pertanto di fondamentale importanza leggere il libro di Socci, se si vuole incominciare avere uno sguardo critico su quello che accade intorno a noi, recuperando la memoria e il significato originario, nonché tutt'ora valido ed attuale, della parola martirio, secondo la tradizione cristiana. È infatti importante, in un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui vengono chiamati martiri uomini che suicidandosi uccidono migliaia di persone, recuperare l'autentico significato cristiano di martirio; ovvero, il dare la propria vita per un altro, per affermare Gesù Cristo, per affermare l'amore infinito di Gesù per l'uomo, amore che arriva a perdonare gli stessi carnefici. È proprio di fronte all'esperienza tragica di tanti cristiani del nostro tempo che, superata l'indifferenza del mondo, si fa strada il Regno di Cristo: "È impressionante l'indifferenza con cui si accettano discriminazioni, persecuzioni, violenze e morte inflitte alle popolazioni cristiane che sono normalmente pacifiche, solidali, refrattarie alla violenza. Ed è ancora più straordinario constatare come tanti cristiani del nostro tempo, con le loro famiglie, siano disposti a correre rischi mortali o ad accettare vessazioni quotidiane, persecuzioni e perfino il martirio per non rinnegare Gesù Cristo".

Giulio Luporini

adsum
02-06-03, 16:41
Giuseppe Sergi

L'IDEA DI MEDIOEVO
tra senso comune e pratica storica

Donzelli editore, in tutte le librerie.

consigliato a chi s'interessa di medioevo, libro che toglie molti luoghi comuni sul periodo citato.

adsum
03-06-03, 19:14
"non si prega più come prima"


I problemi che pongono ai cattolici don Anthony Cekada E. 5,20 + Spese di spedizione Le preghiere della Nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici.
Quando, nel 1969, fu introdotta la nuova messa, molti Cattolici erano convinti che le orazioni o del proprio della Messa (collette, segrete e postcommunio) fossero le stesse della liturgia tradizionale della Chiesa che, in alcuni casi, nel rito latino, risalivano al 150 dopo Cristo. Fu solo nel 1986, quando la Sacra Congregazione per il Culto Divino cominciò "a pubblicare, poco alla volta, le nuove preghiere insieme alle precedenti" (pag. 10), che i ricercatori furono in grado di confrontare le preghiere della nuova messa con quelle dell'antica liturgia cattolica. "Non si prega più come prima: Le preghiere della Nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici" è il primo studio che si occupa di tale confronto. Il risultato è al tempo stesso impressionante e inconfutabile. In questo agile, dotto e ben documentato libro, Padre Cekada dimostra come quasi tutti i concetti tipicamente cattolici siano stati eliminati dalle preghiere del Novus Ordo Missae e sostituiti da espressioni assai blande, che non offendono alcuno. Sono sparite parole quali "sacrificio", "riparazione", "inferno", "la gravità del peccato", "le insidie del male", "il fardello del male", "avversità", "nemici", "i mali", "tribolazioni", "afflizioni", "infermità dell'anima", "durezza di cuore", "concupiscenza del cuore o degli occhi", "indegnità", "tentazione", "cattivi pensieri", "gravi offese", "perdita del cielo", "morte eterna", "punizione eterna", "frutti proibiti", "colpa", "eterno riposo", "vera fede", "meriti", "intercessione", "comunione dei santi", "fuoco dell'inferno", ecc. Nessuno può contestare le scoperte dell'autore che non solo le documenta con circa cinquecento citazioni dai testi del vecchio e nuovo Messale, ma in molti casi, pubblica, una a lato dell'altra, le nuove e le vecchie preghiere e le offre all'esame del lettore. "Non si prega più come prima: Le preghiere della Nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici" presenta i fatti in modo non emozionale ma scientifico e rivela con un'evidenza che sconcerta quanto il contenuto delle preghiere del proprio del Novus Ordo Missae sia stato sistematicamente decattolicizzato.

adsum
03-06-03, 19:16
L'antisemitismo. Storia e cause
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€ 15,50, (320 pag). Bernard Lazare
"L’antisémitisme, son histoire et ses causes" di Bernard Lazare è un classico della letteratura sul/contro il giudaismo ma, per quanto ne sappiamo, non ha ancora avuto una traduzione italiana. Questo libro completa così idealmente il libro di Israel Shahak. Scrivendo nel 1894 l’opera che lo rese celebre, L’antisémitisme, appunto, Bernard Lazare, un ebreo secolarizzato,attratto dai movimenti anarchici e socialisti, sosteneva che la causa dell’antisemitismo non doveva essere ricercata tanto negli antisemiti, quanto piuttosto nella mentalità stessa degli ebrei, mentalità consistente appunto nei “tre millenni” di giudaismo di cui parla Israel Shahak. Sarebbe stata dunque la religione rabbinica a plasmare quel popolo ebraico, così diverso da tutti gli altri, con delle caratteristiche tali da provocare come reazione - ingiusta ma ineluttabile - l’antisemitismo.

franco damiani (POL)
06-06-03, 16:30
Chiedo ospitalità per questa segnalazione, non cattolica (del resto nemmeno Lazare lo è) ma credo interessante per molti.


----- Original Message -----
From: Edizioni all'insegna del Veltro
To: nucleocodreanu@yahoogroups.com
Sent: Friday, June 06, 2003 3:39 PM
Subject: [nucleocodreanu] Minima Holocaustica


EDIZIONI ALL’INSEGNA DEL VELTRO
Viale Osacca 13 43100 Parma

insegnadelveltro@libero.it

In distribuzione:
Claudio Mutti, Minima holocaustica, Effepi, Genova 2003, € 6,50

A MO’ DI PREFAZIONE

Verso la metà degli anni Settanta alcuni zoologi lanciarono un grido d’allarme: gli elefanti (tanto l’Elephas Indicus quanto la Loxodonta Africana) sembravano essere condannati a una lenta ma inesorabile estinzione. Un organismo delle Nazioni Unite, incaricato di affrontare la questione per trovare un eventuale rimedio, istituì un’apposita commissione, che si mise subito al lavoro e nel giro di un anno poté raccogliere gli studi elaborati da ogni suo singolo membro. Lo statunitense celebrò i meriti dell’elefante nelle lotte intraprese per liberare i popoli dalle dittature e per instaurare i diritti umani e la democrazia; il sovietico applicò i criteri del materialismo storico allo studio del ruolo dell’elefante nell’edificazione della società socialista; l’inglese mise in luce l’importanza dell’elefante nei rapporti economici basati sul libero mercato; il tedesco descrisse minuziosamente, in due volumi ponderosi, le caratteristiche primarie e secondarie di ogni ramo della famiglia degli elefantidi; il francese se la cavò con un agile pamphlet intitolato L’éléphant et son esprit.

Il membro italiano della commissione, che aveva fatto appello alle diverse Regioni della Repubblica al fine di ottenere molteplici contributi sul tema, poté presentare ben due ricerche, entrambe prodotte dalla Regione Emilia Romagna, la sola che si era data da fare. Titolo della prima ricerca: L’elefante, l’antifascismo e la Resistenza. La seconda: Mille ricette per cucinare l’elefante.

Recentemente, la bibliografia sull’argomento si è arricchita di un nuovo testo: il Diario di un elefante miracolosamente scampato all’Olocausto.



C. M.

adsum
06-06-03, 18:40
libri disponibili presso il
Centro Librario Sodalitium / Istituto Mater Boni Consilii
Indirizzo: Loc. Carbignano, 36
10020 VERRUA SAVOIA (TO)
tel: 0161 839335
Fax 0161 839334


L’Antisemitismo. Storia e Cause - Bernard Lazare - € 15,50
Come Dimostrare l’Esistenza di Dio - € 4,65
Le Consacrazioni Episcopali - Francesco Ricossa - € 4,65
Dalla Sinagoga alla Chiesa - Curzio Nitoglia - € 3,60
Don Paladino e la "Tesi… - Francesco Ricossa - € 4,65
L’Esoterismo. L’auto-divinizzazione dell’uomo e l’unità trascendente delle religioni alla luce della metafisica tradizionale - Curzio Nitoglia - € 14,00
Molte sono le persone che conoscono Schuon, Evola, Guénon e Mordini, ma pochi sanno che essi hanno attinto la loro "dottrina" dalla Cabala giudaica. L’autore vuole dimostrare che tramite Raimondo Lullo, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Giordano Bruno e Baruch Spinoza, la Càbala spuria ha influenzato, in maniera decisiva, i grandi iniziati moderni (tra i quali bisogna annoverare anche Joseph De Maistre). Con il presente libro, inoltre, il lettore potrà capire le definizioni di termini quali esoterismo, gnosi e càbala alla luce della metafisica aristotelica-tomistica e comprendere le contraddizioni e gli equivoci che da essi derivano.
I Guerrieri d’Israele - Emmanuel Ratier - € 20,70
Un'inchiesta sconcertante. la storia delle milizie sioniste e delle organizzazioni di autodifesa ebraica, dalla loro nascita all'interno del III Reich, ad oggi.
Influsso dello Gnosticismo Ebraico… - Meinvielle - € 15,50
Misteri e Segreti del B’NAÏ B’RITH - Emmanuel Ratier - € 20,70
Non si Prega più come prima… - Anthony Cekada - € 5,20
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Il Papato Materiale (De Papatu Materiali) Testo latino-italiano - Donald J. Sanborn - € 8,40
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Storia Ebraica e Giudaismo - Israel Shahak - € 15,50
Il peso di tre millenni: un ebreo israeliano racconta la politica razzista, totalitaria e xenofoba dello Stato d'Israele.
Il Vangelo Narrato ai Piccoli - € 7,75

adsum
06-06-03, 18:41
http://www.libroelibri.com/BaEu.jpg

Il Bavaglio Europeista. Come l’Europa uccide la libertà - Mario Spataro - € 15,00
Impenitente scrittore controcorrente, Mario Spataro denuncia in questo libro, talvolta ricorrendo al sarcasmo, il tentativo dell'Unione Europea di imporre al governo italiano, nel 2001, l'accettazione di un "mandato d'arresto europeo" contrastante con le leggi nazionali, col buon senso e con secoli di civiltà del diritto: un progetto inizialmente giustificato dagli eurocrati di Bruxelles con la necessità di una più incisiva difesa dal terrorismo, ma poi subdolamente allargato a reati d'opinione come quelli di razzismo e xenofobia, così insidiando le libertà di parola e di stampa. Dopo aver denunciato la parassitaria inefficienza delle pachidermiche strutture di Bruxelles ed aver demolito il progetto di mandato d'arresto europeo facendo riferimento ai pareri di accademici ed esponenti politici di tutti gli orientamenti, l'autore si spinge a uno spietato esame delle liberticide norme penali che, presenti in Germania (legge Deckert) e in Francia (legge Fabius-Gayssot), l'Unione Europea vorrebbe estendere all'Italia dove le libertà di parola e di stampa sono, in buona misura, garantite. Pur nella sua difesa della libertà d'espressione di storici, giornalisti e scrittori comunemente definiti razzisti, xenofobi o revisionisti, e nella sua elencazione dei processi per reato d'opinione celebrati in alcune nazioni europee, questo libro non si schiera in alcun modo su posizioni favorevoli o contrarie a quelle richiamate: cosa questa che l'autore sottolinea in più occasioni, affermando di voler solo difendere la libertà d'espressione che ogni democrazia dovrebbe garantire a tutti i propri cittadini. Anzi, sostiene l'autore, proprio alle opinioni "scomode" deve essere garantita piena libertà di espressione poiché solo così esse potranno essere contestate. Reprimerle facendo ricorso ai tribunali, conclude Spataro, fa sorgere il sospetto che non ci fosse altro mezzo per contrastarle e che, quindi, fossero giuste.

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06-06-03, 18:42
11 Settembre. Dietro le Torri, dentro le torri - Mauro Bottarelli - € 10,50
Cosa è veramente accaduto l'11 settembre 2001? In Occidente, la stragrande maggioranza della gente è portata semplicemente a credere che quel giorno, contro le Torri Gemelle e il Pentagono, si sia sfogata una rabbiosa e odiosa follia terroristica in spregio allo Stato difensore della libertà e della democrazia: si è trattato, insomma, di un attacco delle forze del male contro le forze del bene - la barbarie contro la Civiltà. Presso le popolazioni di fede islamica, invece, la convinzione di massima è che agli USA sia stata impartita una giusta punizione per i danni e i soprusi provocati dalla politica neocoloniale americana in primis (ma non soltanto), particolarmente colpevole per l’apporto dato a Israele, per la profanazione dei luoghi sacri all’Islam e per il sostegno fornito a governanti e leader arabi succubi degli interessi americani. Tanto per i primi quanto per i secondi le cose sono chiare e dai contorni nitidi: bianche e nere. Ci sono però anche quelli che non si accontentano delle "verità scontate" propinate dai media e cercano di guardare dentro i fatti, di andare a vedere cosa c’è dietro le quinte dei grandi scenari olegrafici propinati alla gente comune. Mauro Bottarelli, nella sua inchiesta giornalistica che qui diventa libro, dimostra una certa abilità non solo nello sfuggire ai luoghi comuni della pubblicistica alternativa, ma anche e soprattutto nel non restare intrappolato nelle facili suggestioni di certa dietrologia seppur "griffata". Si sarebbe potuta ipotizzare la guerra all’Iraq se non ci fosse stato l’11 settembre? Forse sì, forse vi si sarebbe arrivati per altre strade ma certamente non si sarebbe potuta preparare la guerra all’Iraq avendo in mente anche quella successiva in Sudan, in Somalia o da qualche altra parte. Sapere allora cosa effettivamente è accaduto l’11 settembre 2001 e chi si muoveva dietro le quinte è di importanza fondamentale anche per conoscere il nostro destino: di italiani, di europei, di cittadini del mondo.

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06-06-03, 18:44
http://www.libroelibri.com/AbIlGeDeXXSe.jpg

Aborto. Il genocidio del XX secolo - Aa. Vv. - € 12,91
Il padre è il grande dimenticato del dibattito, l’aborto è solamente una questione della donna – si dice – come se il bambino fosse un prolungamento del corpo della madre, mentre ne è distinto. L’aborto ha un effetto quasi castrante per il padre, la paternità è oscurata, la virilità sminuita. Il padre è raramente consultato. La disfunzione della società viene in buona parte da questa perdita di saggezza e di forza che costituiscono la virilità dell’uomo, che è responsabile dei suoi atti.Questo è un libro che nasce dall'azione e dalla passione di uomini e donne in Russia, Irlanda, Germania, Francia e Italia, accomunati non solo dall'amore per la vita, ma dall'amore per il Creatore della vita. Il testo contiene tra gli altri documenti di: don Ignacio Barreiro, Maurizio Blondet, Luigi Di Bella, Xavier Dor, Marzio Gozzoli, Niamh Nic Mhathuna, padre Maxim Obukhov, Mario Palmaro, Hugues Petit, Agostino Sanfratello, Johanna Grafin von Westphalen.

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06-06-03, 18:45
11 Settembre: Colpo di Stato in USA - Maurizio Blondet - € 10,00
Maurizio Blondet, gia' inviato speciale per "Il Giornale" e attualmente per "Avvenire", anche in questo volume propone l'analisi che da anni sta svolgendo indagando sui poteri oligarchici che agiscono dietro le quinte della democrazia

Chi Comanda in America - Maurizio Blondet - € 13,00
Questo saggio è il logico sviluppo di "11 settembre, colpo di stato in Usa", in cui Maurizio Blondet ipotizzava lo scenario non di un attentato ma di un putsch. In "Chi comanda in America" si analizza chi sono i componenti principali dell’establishment USA; in questo paese, il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, ha inaugurato un’importante "privatizzazione" del Pentagono (mercenari privati, a contratto, formano ormai il 10 per cento della forza armata spiegata sui teatri di guerra; la strategia militare è appaltata a istituti di ricerca privati come il "Defence Policy Board" dell’americano israelita Richard Perle. Ora, Richard Perle (già dirigente della Saltam, fabbrica d’armi israeliana) siede con il numero due del Pentagono Paul Wolfovitz e col numero tre, Douglas Feith, in un’altra "fondazione culturale" privata: il "Jewish Institute for National Security Affairs" (JINSA). Qui, con i "consiglieri strategici" privati e filo-israeliani, compaiono generali e ammiragli che presiedono i consigli d’amministrazione delle grandi fabbriche di armamento a contratto per il Pentagono, il cosiddetto complesso militare-industriale.

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06-06-03, 18:46
Cronache dell’Anticristo - Maurizio Blondet - € 11,50
Il testo si presenta come una minuziosa e spesso sorprendente ricerca sulle motivazioni “religiose” e “mistiche” che supportano l’azione dei poteri forti e delle varie lobbies che muovono i fili del mondo. Più che al denaro e alla volontà di dominio in senso stretto, queste confraternite sovvertitrici mirano ad instaurare un ordine anti-umano e anti-divino, sulla scorta di una gnosi custodita da pochi privilegiati che “sanno” come il senso della vita sia nulla. Questa gnosi, di derivazione antica e medievale, è nata nella Costantinopoli del 1666 in ambienti scismatici ebraici nei quali si credette – e si crede – che “la salvezza si ottiene attraverso il peccato”, attraverso la trasgressione senza limiti di ogni principio. Nel testo viene rivelato in quali modi tali ambienti abbiano agito nella storia d’Italia, soprattutto in quella del Risorgimento e della mazziniana Giovine Italia, continuino ad agire nel nostro paese e nel mondo (approfondite analisi sono dedicate alla Turchia, alla Polonia e al mondo hollywoodiano) e come abbiano circondato e lambito anche l’attuale papato.

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06-06-03, 18:46
Il Genocidio Vandeano - Prefazione di Jean Meyr e presentazione di Pierre Chaunnu - Reynald Secher - € 18,59
L'accurata ricostruzione di un episodio "marginale" della Rivoluzione dell'Ottantanove rivela le conseguenze drammatiche dell'ideologia che la anima, per cui un'intera regione della Francia è fatta oggetto di un'operazione di genocidio, cioè di annientamento programmato di tutta la popolazione colpevole di non accettare la singolare libertà portata dal nuovo regime.


La Guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento - Introduzione, presentazione, cronologia, bibliografia e note di Reynald Secher e Jean-Joël Brégeon - Gracchus Babeuf - € 11,36

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06-06-03, 18:48
Indagine sul Mondialismo. Il diavolo probabilmente - Mario Di Giovanni - € 15,49
Chi sono i veri reggitori del mondo? Chi manovra fenomeni mondiali quali la denatalità, l’aborto e l’immigrazione? Di Giovanni, attento studioso del problema mondialista, in questo testo analizza da vicino i centri di potere che stanno imponendo una nuova dominazione mondiale, fondata su una visione materialista e edonista dell’uomo. Oltre alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, sono soprattutto le lobbies che dominano gli USA ad essere prese in esame. “L’America è attualmente amministrata da un gruppo, che chiameremo Liberal Eastern Establishment, costituito da alcuni dei più ricchi finanzieri statunitensi e da certi dirigenti liberali della stampa, dell’esercito e della politica. Questo gruppo domina sia i partiti politici degli Stati Uniti sia le più grosse banche e multinazionali americane. Le più importanti organizzazioni politiche che lo rappresentano sono il Council on Foreign Relation (CFR) e la Trilateral Commission. Questo gruppo controlla la politica statunitense dagli anni 20, ed è strettamente collegato con altri gruppi internazionalisti impegnati nel raggiungimento di un unico governo mondiale…”

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06-06-03, 18:48
L’Uccellosauro ed Altri Animali. La catastrofe del darwinismo - Maurizio Blondet - € 10,00
L'autore si e' dedicato all'indagine sui poteri oligarchici che guidano la storia e presenta il rivoluzionario dibattito scientifico che dimostra l'infondatezza del darwinismo

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06-06-03, 18:51
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE
AI CAVALIERI DEL TEMPIO
L'elogio della nuova cavalleria
pp. 136 - € 13,00

Il famoso De Laude Novae Militiae, fondamentale trattato sui Templari, in una nuova edizione critica con un ampio commento che lo inquadra storicamente e lo analizza a fondo, per sgombrare il campo da fraintendimenti o travisamenti; non un elogio della guerra, quindi, ma la sua giustificazione in difesa di chi, senza la protezione del milites, sarebbe esposto all’arbitrio del nemico. In appendice il rituale di investitura del nuovo cavaliere, tratto dal Pontificale Romanum. Il volume è illustrato con i celebri sigilli templari.

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07-06-03, 14:39
UN LIBRO SUL SUD
SCRITTO A DUE MANI

“I Nuovi primati del Sud:
storie contemporanee
di un Mezzogiorno positivo”

Più che un saggio, questo è un squarcio sull’orizzonte, a volte nuvoloso ed imperscrutabile, del Mezzogiorno. Perché del Sud pone in luce le straordinarie risorse umane che si articolano in tanti emblematici episodi di emersione.
Nonostante il contesto, le “diseconomie esterne” come vengono chiamate per pudore, per quell’alibistico e bigotto normale “senso del pudore” laico, che nasconde le oscenità dietro le parole.

La verità vera, vera perché ce ne sono troppe di false in giro per non dover distinguere, è che a 170 e più anni dall’Italia fatta sì una ma nei modi che sappiamo, siamo al punto di partenza: il territorio, nonostante le sue infinite risorse, è restato il deserto strutturale, infrastrutturale e dei servizi sociale che tuttora è.
Nonostante ci sia stata, ora in una epoca ora in un’altra, una altalena di interventi sostitutivi di quelli ordinari, spacciati per straordinari e incapaci di pareggiare nelle sue permanenti inconsistenze ed oscillazioni il conto con il centro nord.

Su questo stesso territorio uomini e donne hanno rifiutato coraggiosamente la resa, chi restando e combattendo qui, chi portando altrove le sue personali risorse di intelligenza. E, in entrambi i casi, vincendo.

Questo saggio, forse il primo di una serie diretta a render periodicamente conto di un Mezzogiorno mai veramente sconfitto, vuole testimoniarlo emblematicamente, con piccola ma anche grandi vicende del suo popolo, senza dover attendere ancora la crescita di un contesto che, per essere del tutto esterno alle persone ed alle imprese, non spetta certo ad altri che allo Stato ricondurre al riequilibrio con altre aree nazionali.

PREFAZIONE

L’appassionata attenzione con cui Antonio Parlato si è sempre dedicato all’analisi e alla soluzione dei problemi del Sud –e che costituisce una delle ragioni fondamentali della nostra amicizia, al di là di divergenza ideologica e politica- si traduce, questa volta, in una iniziativa geniale condotta da Parlato con la collaborazione di Paolo Trapani.
Utilizzando un metodo esemplare empirico, i "Primati del Sud" vengono illustrati in questa originalissima ricerca non attraverso una retorica esaltazione dell’orgoglio campanilistico (e sia pure di un campanile i cui rintocchi risuonano in più di un terzo del nostro Paese), ma mediante un’esemplificazione di casi, di situazioni, di trovate, di successi, di imprese e di imprenditori, tutti attinti scrupolosamente dalla realtà.
E questa realtà non è stata limitata da Parlato e dal suo fervido collaboratore al solo territorio nazionale ma si allarga, come è giusto e inevitabile considerato l’enorme flusso migratorio della gente meridionale, a tutto il pianeta.

Talento, cultura imprenditoriale e audacia del Sud vengono, insomma, globalizzati nella ricerca dei due saggisti; e non se ne può certo stupire il sottoscritto, la cui professione giornalistica di lunga lena ha coinciso con un’esperienza mondiale della presenza di meridionali in tutte le terre, a tutti i livelli e con tutte le sfumature intellettuali, psicologiche e sentimentali possibili. Non c’è settore dell’attività umana che sfugga a questa indagine: l’economia si sposa alla cultura, la ricerca modica e scientifica allo sport, il cinema al teatro, la donna alla gastronomia, lo sport all’arte, e finalmente il libro di Parlato e Trapani si conclude con un capitolo dedicato alla solidarietà e all’umanità.

C’è un tema che i figli del Sud hanno sempre affrontato con grande sensibilità e che oggi si ripropone con drammatica attualità sol che si pensi a fenomeni come la crescente povertà di una parte della società occidentale, la desolazione e la disperazione dei paesi sotto-sviluppati, i pericoli di un’ondata migratoria che non sia regolata nel rispetto dei diritti della persona.
Ma "I primati del Sud" non si risolve esclusivamente in una documentazione, che del resto rassomiglia ad un romanzo tanto ammirevoli e sorprendenti sono gli esempi citati dai due autori. Il loro obiettivo non si esaurisce nella ricerca, si colloca –per così dire- più lontano e più in alto, purché sottolinea la contraddizione tra l’operosità dei singoli e la persistente arretratezza del contesto, gli entusiasmanti risultati dei primi e il ricorrente fallimento delle politiche generali di intervento nel Mezzogiorno.

Rappresenta, in altri termini, una denuncia ed uno stimolo perché la classe politica, le istituzioni, il Parlamento prendano atto, in questo inizio di millennio, della responsabilità che loro incombe perché, finalmente la lacerante contraddizione a cui abbiamo appena accennato, venga avviata a soluzione.

Antonio Ghirelli

La scheda degli autori

Antonio Parlato, nato a Napoli nel 1939, è avvocato. Dopo una lunga attività professionale nel campo del diritto della navigazione e dei trasporti, si è dedicato a tempo pieno all’impegno politico e culturale.
Deputato al Parlamento per cinque legislature, ha ricoperto l’incarico di Sottosegretario di Stato al Bilancio ed alla programmazione economica, con delega per il Mezzogiorno.
Attualmente presiede la Consulta per il Mezzogiorno e le aree depresse del centro-nord di Alleanza Nazionale.
Da luglio 2002 è vice-commissario straordinario all’Inail. È autore di centinaia di saggi ed articoli pubblicati su quotidiani nazionali su temi di politica culturale, economica e sociale nonché di diversi libri.
Suoi sono Uscire dal capitalismo, I Diritti del Mezzogiorno e Federico II a Napoli.
Per i tipi di Iniziativa Meridionale ha di recente pubblicato il saggio Identità e Globalizzazione.

Paolo Trapani, nato nel 1975 a Vico Equense, in provincia di Napoli, è giornalista.
Laureato in Scienze Politiche, ha discusso nella seduta di laurea una tesi in Storia dei Partiti e dei Movimenti Politici sul tema
“Aldo Moro e la crisi del sistema politico”.

Particolarmente attento allo studio ed all’analisi delle questioni storiche e politologiche, è da anni collaboratore del quotidiano “Roma-Giornale di Napoli”, oltre che collaboratore del quotidiano economico “Il Denaro”.

adsum
07-06-03, 14:43
preciso:

a volte segnalo libri che non sono prettamente cattolici, ma che un cattolcio deve avere per la sua formazione in modo da essere integro non solo spiritualmente ma anche culturalmente e con una chiara visione delle cose.

saluti.

adsum
08-06-03, 17:38
dal corsera

Avidi, retrivi, libertini: il volto oscuro dei Savoia




GIUDIZI Vittorio Emanuele II ? «Nei salotti era considerato un babbeo»Un
libro di Lorenzo Del Boca riscrive il mito della dinastia piemontese. E
racconta il Risorgimento fuori dalla retoricaRossani Ottavio



«Le cronache compiacenti riferirono che gli ultimi successori di Casa Savoia
lasciarono l' Italia dignitosamente e con una valigetta, perché il resto era
già nei forzieri della Svizzera». Un treno intero di gioielli, quadri, opere
d' arte, e documenti riguardanti la dinastia, tra la caduta del fascismo e
la caduta della monarchia, trasferì i beni mobili dei Savoia in Svizzera. Ma
un' altra parte consistente di «risparmi» si trovava già a Londra: era il
frutto delle speculazioni finanziarie di Vittorio Emanuele III, il quale
alla morte di Umberto I si trovò con il risarcimento delle assicurazioni del
«Re buono» da investire: decise di lasciare il tutto in Inghilterra per
farlo fruttare. Quando l' Italia entrò in guerra alleata della Germania di
Hitler, il «Re Sciaboletta» invece di ritirare quei fondi e trasferirli in
Italia continuò a investirli in Inghilterra, fidando più nella vittoria
degli inglesi che degli italiani-tedeschi. Ma non fu da meno Vittorio
Emanuele II, primo re d' Italia, che non volle cambiare il numero «secondo»
in «primo» perché cocciutamente volle mostrare che il regno d' Italia era l'
allargamento del regno di Sardegna, non una nuova entità sorta dalla
necessità di «liberare i fratelli». Reazionario, retrivo, e firmatario di
tante condanne a morte di patrioti quante non ne furono comminate in quegli
anni in tutte le altre nazioni europee, fu anche quel Carlo Alberto che
nella mitologia risorgimentale divenne un' icona di democrazia e di
intuizione politica. Poiché alla fine, contro la sua volontà, concesse la
Costituzione, fu ritenuto avveduto. Ma fu il «Tentenna» tramandato dall'
acume popolare. Non seppe mai decidere bene e in fretta. L' unica cosa che
aveva ben chiara e che decideva ogni notte, era la dissoluta voluttà di
peccare con le donne più carine che gli giravano attorno. Attorno ai Savoia,
crebbe tutta una genia di adulatori e imitatori, di aiutanti di campo e di
ministri compiacenti, che contribuirono alla mistificazione del Risorgimento
e a nascondere le verità. Ad essi interessava prima il soldo poi la patria.
Compreso il «mito» Cavour, che fu il migliore dei peggiori. «Piccolo,
tracagnotto, miope, con una faccia che assomigliava a un melone ancora
acerbo ». Sono solo alcuni dei giudizi taglienti che Lorenzo Del Boca regala
all' indirizzo dei «padri della patria» che forgiarono il clima
risorgimentale e costruirono poi, una volta fatta l' unità italiana, una
realtà contraddittoria, ingiusta, provinciale, falsamente moderna, spaccando
in due il Paese, senza poter mai recuperare il ritardo di democrazia e
giustizia. Non si salva nessuno dei Savoia, nessuno dei politici e militari
che per risolvere il primo grande problema dell' unità, cioè la resistenza
nel Sud dei «briganti» sostenuti da quasi tutto il popolo contro gli
occupanti piemontesi, non fecero di meglio che dichiarare lo stato d'
assedio, praticare esecuzioni sommarie, incendiare paesi e stuprare donne e
bambini. «Le SS dell' Ottocento indossavano la divisa dell' esercito del
Piemonte», scrive Lorenzo Del Boca, piemontese, già inviato speciale de La
Stampa, presidente dell' Ordine nazionale dei Giornalisti. In questa «storia
controcorrente del Risorgimento» Del Boca sfata tutti i luoghi comuni dell'
agiografia sabauda e risorgimentale. E con una scrittura ironica, che spesso
sfiora lo sberleffo, ci offre un disegno storico articolato e documentato,
di godibile lettura. «Questioni di moneta accompagnano passo passo le
vicende del Risorgimento». Il Risorgimento non è stato mai visto come un'
epoca importante dell' evoluzione storica italiana a causa della «retorica
del regime». Vittorio Emanuele II: «Nei salotti internazionali lo
consideravano un babbeo...Aveva sempre bisogno di soldi e non andava per il
sottile». Cavour: attorno a lui s' era creata una congrega di amici che
traeva vantaggio dalle leggi che si andavano preparando con speculazioni
varie e Cavour faceva parte del gioco. Nacque con lui il primo conflitto d'
interesse. Garibaldi: «Non veniva colpito solamente perché se ne stava
prudentemente alla larga della prima linea di fuoco». Ma il racconto,
esilarante se non denudasse la tragedia italiana delle origini, continua con
innumerevoli esempi. È ormai un dato indiscutibile che gli storici hanno
falsificato fatti e talvolta occultato o male interpretato documenti. Del
Boca fa parte di un gruppetto di storici battaglieri che negli ultimi anni
stanno ribaltando la lettura di quegli anni cruciali, colmando tutte le
lacune interpretative ed eliminando il tartaro della retorica sui falsi miti
fondanti. Il suo libro è quindi benvenuto e necessario. Ottavio Rossani Il
libro: Lorenzo Del Boca, «Indietro Savoia!», Piemme, pp. 281, euro 15,00

franco damiani (POL)
08-06-03, 19:33
L'articolo era già postato nella rassegna stampa del "Corriere della Sera".

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09-06-03, 01:55
a me l'articolo è arrivato l'altro giorno, comunque qui bisogna fare un archivio generale anhe di libri segnalati da altre parti.

p.s. caro prof. io segnalo, ma anche io ho bisogno che qualcuno mi dia dei consigli....

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13-06-03, 13:25
Carmine Colacino, Alfonso Grasso, Andrea Moletta, Antonio Pagano, Giuseppe Ressa, Alessandro Romano, Maria Russo, Marina Salvadore, Maria Sarcinelli.

La Storia Proibita. Quando i piemontesi invasero il Sud.

(2001) - Euro 15,50

Il libro ci fornisce notizie sulla storia del Regno delle Due Sicilie, lo Stato preunitario più prospero, la cui popolazione non intendeva unirsi alla penisola grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo e alla sua politica di fiera indipendenza.


_________________________________________________


Gustavo Rinaldi

Il Regno delle Due Sicilie. Tutta la verità.

(2001) - Euro 20,66

L'opera qui proposta intende illlustraci la storia del processo di unificazione della Nazione Italiana, resa possibile grazie ai documenti ufficiali che ci sono pervenuti.

adsum
13-06-03, 13:25
Gianandrea De Antonellis

Non mi arrendo. Romanzo storico. Da Gaeta a Civitella, l'eroica difesa del Regno delle Due Sicilie.

(novembre 2001) - Euro 10,33


Non mi arrendo è un romanzo storico che, pur presentando protagonisti di fantasia, rispetta accuratamente le vicende reali che gli fanno da sfondo: Luigi Vinciguerra, uno degli ufficiali dell'esercito delle Due Sicilie, ottiene il compito di far scoppiare l'insurrezione nelle province occupate dai Piemontesi.

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13-06-03, 13:28
http://www.adsic.it/biblioteca/immagini/1861_p1.jpg

1861 PONTELANDOLFO E CASALDUNI

( Un Massacro dimenticato)

Gigi Di Fiore

La storiografia ufficiale non ne parla affatto ma il Sud, unificato al resto della penisola italiana con la forza delle armi piemontesi, rese potenti dall’aiuto economico dai grandi stati europei, è stato teatro di tragedie umane di immensa portata.

La rappresaglia dell’esercito sabaudo, ora italiano, si rivolgerà ovunque contro migliaia e migliaia di inermi cittadini colpevoli solo di essere rimasti fedeli al loro re. A questi soldati sono ancora oggi dedicate strade e piazze proprio nei luoghi ove consumarono questi incancellabili delitti.

Agli eroici cittadini di Pontelandolfo e Casalduni, morti per mano fratricida, Gigi Di Fiore dedica un romanzo storico tanto appassionato quanto crudo e veritiero. A Concetta e Pasqualino, ignari giovani, fragili creature, private della loro giovinezza e delle loro speranze, è affidato il compito di accompagnare il lettore nella comprensione di un periodo bellico tra i più violenti che la nostra storia ci ha insegnato. L’autore restituisce al documento storico e con abile maestria un tratto di elevata poesia e di toccante verismo.

Edito da Grimaldi &C Editori, Riviera di Chiaja, 215 – 081-406021


L'Unità d'Italia : nascita di una colonia

Nicola Zitara

.......Giacchè viviamo in un mondo in cui la dominazione politica è incorporata nelle merci di massa, la nostra liberazione non comincerà con la freccia di un nostrano Guglielmo Tell che trafigge il tracotante nemico, ma con un camion di provolette Galbani precipitato nella scarpata dell'autostrada Salerno_Reggio Calabria.....

Per l'Autore il sottosviluppo del mezzogiorno altro non è che il contraltare dello sviluppo delle regioni settentrionali. In una lucida e scientifica esposizione degli argomento socio-storici vengono demoliti tutti i falsi luoghi comuni, nati dalla propaganda risorgimentale, che vogliono pervicacemente individuare nelle ragioni della terra "matrigna" le principali motivazioni dell'attuale situazione economica del Sud.

Il, non solo "allegorico", rifiuto del consumo dei prodotti delle aziende del Nord rappresenterà la rinascita dell' identità meridionale, primo ed indispensabile passo per la crescita spontanea di un'economia autonoma, florida e portatrice del tanto sperato sviluppo.

Nicola Zitara - Editore


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I LAGER DEI SAVOIA

( Storia infame del Risorgimento nei campi di concentramento per meridionali)

Fulvio Izzo

Un doveroso pugno nello stomaco.

La farsa risorgimentale mostra finalmente il suo volto di tragedia immane per la popolazione meridionale, l’esercito Duosiciliano non solo sconfitto ma umiliato in campi di prigionia che potevano, quasi un secolo prima, competere, per ferocia repressiva, con quelli nazisti di triste fama.

Il fatto che nella storiografia ufficiale non si sia mai fatto cenno alle deportazioni, alle sofferenze dei prigionieri meridionali dei quali moltissimi deceduti nei campi di Finestrelle e San Maurizio in Piemonte, non è comprensibile e soprattutto non è giustificabile.

Pur a distanza di tempo se ne deve chiedere conto e l’autore attraverso la Sua appassionata e coerente esposizione, fornisce gli elementi storici necessari e sufficienti.

Edito da Controcorrente, Via Carlo de Cesare, 11 – 081-421349/081-5520024- Fax 081-4202514- e-mail : controcorrente_na@libero.it

adsum
13-06-03, 13:31
http://www.adsic.it/biblioteca/immagini/INVENZIONE_ITALIA_UNITA_RIDOTTA.jpg

L'INVENZIONE DELL'ITALIA UNITA

Roberto Martucci



……..Partendo da una fonte spesso sottoutilizzata in sede di ricostruzione storiografica, i carteggi di Cavour, integrati dalla memorialistica risorgimentale e dagli atti parlamentari- Roberto Martucci analizza il periodo d’intensa storia italiana compresa tra la guerra di Crimea ed il trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

L’autore ricostruisce in modo originale l’operazione politico-militare che nell’arco di soli venti mesi trasforma una penisola frammentata in più Stati di dimensione regionale o provinciale ( divisa linguisticamente in una decina di aree fortemente disomogenee) nel regno d’Italia.

Da questa indagine risulta confermato il ruolo di assoluto protagonista del conte di Cavour in ciascuna delle vicende considerate, compresa la spedizione dei Mille, fino alla liquidazione dell’indipendenza napoletana.

Tuttavia dal quadro complessivo emergono gli elementi di fragilità istituzionale e sociale del nuovo stato, relativi in modo particolare alla sua legittimazione dal basso, evidenti in alcuni passaggi storici fondamentali: dalla manipolazione dei plebisciti del 1860 alla liquidazione draconiana dell’insurrezione contadina e del brigantaggio nel mezzogiorno, alla caratterizzazione fortemente censitaria del sistema politico italiano.

Il libro riserva poi un’attenzione particolare ad alcune vicende poco note, già frettolosamente archiviate (la presenza malavitosa nei moti politici, l’odissea dei quarantamila prigionieri di guerra napoletani deportati in Italia settentrionale, la scomparsa delle dotazioni di cassa del Banco di Napoli, la misteriosa morte di Ippolito Nievo), suggerendo che sugli eventi fondanti l’identità istituzionale italiana molto possa ancora essere investigato e detto…………



Il Prof. Martucci colma con questo libro molte lacune della storiografia ufficiale e rinfranca con documentazione bibliografica inoppugnabile l’ormai vastissimo pubblico desideroso di conoscere i lati più oscuri della vicenda risorgimentale.

Il suo modo di esporre elegante , incisivo ed estremamente chiaro rende il voluminoso testo di gradevolissima lettura.



Edito da Sansoni RCS Libri S.P.A.


http://www.adsic.it/biblioteca/immagini/REVISIONE_STORIA_ITALIA.jpg



REVISIONE DELLA STORIA DELL'UNITA' D'ITALIA

Carmine De Marco



Carmine De Marco non è di professione scrittore.

E’ un imprenditore del SUD che opera nel settore dei servizi informatici tra le molte difficoltà di un mercato povero, ma con discreto successo.

Scrive questo libro per “Fatto Personale”, lo sente come obbligo morale di ricerca della verità.

L’osservatorio dell’Autore non è, come detto, quello dello storico ufficiale più o meno schierato, unitario o legittimista borbonico, giacobino o sanfedista, piuttosto quello di un economista molto esperto di fatti storici e sociali.

Dalla lettura del libro traspare anche la sua forte esperienza nella gestione diretta di un impresa ed è proprio questo “stare nel mercato” che gli consente di attraversare le barriere temporali dei fatti storici con una semplicità estrema.

Questa mobilità gli permette inoltre di evitare l’errore che molti fanno di confondere la causa con gli effetti.

L’Autore, partendo da quello che lui definisce l’anno cruciale, il 1860, anno dell’inizio del dramma del SUD, propone al lettore non solo una semplice e personale rilettura della storia ufficiale, bensì una puntuale quanto efficace confutazione delle asserzioni di Denis Mack Smith, al secolo l’agiografo principale del cosiddetto risorgimento italiano.

E’ questa la peculiarità del De Marco, quella di confrontarsi punto per punto e con estrema lealtà.

I documenti che egli porta a supporto della demolizione degli assunti dello Smith sono numerosissimi, precisi ed inconfutabili.

In sostanza l’Autore, in questo processo politico, non fa l’avvocato difensore del SUD piuttosto, in modo magistrale, egli ribalta le parti accusando lo storico Denis Mack Smith di diffamazione del SUD. Le prove portate a suffragio sono schiaccianti.

Il SUD di De Marco non esce però vincente da questo processo, esce solo ripulito dall’infamia. Non è sufficiente. L’imprenditore De Marco sa che il danno economico e sociale causato al SUD da 143 anni di cattivo governo è immenso. Come sarà possibile ripararlo?

Edito da Carmine De Marco, carminedemarco@nikebari.it, Via Palumbo, 5-70123 Bari- tel. 080/5621353



UNIONE NON UNITA' D'ITALIA

( Il federalismo e i Borbone )

Pietro Calà Ulloa



L'ultimo primo ministro del Regno delle Due Sicilie esprime in un agile documento l'insieme delle sue opinioni socio-politiche in merito all'assetto dell'Italia.

Noi non condividiamo la prefazione di Corrado Augias che finisce per bollare il libro come un maldestro e stravagante tentativo, da parte di Calà Ulloa, di restaurare i Borbone sul trono delle Due Sicilie in una ipotetica Italia federata.

Al contrario per noi, che conosciamo bene la storia di quel periodo, risulta evidente che il pensiero del nostro ultimo capo del Governo, allora in esilio a Roma, era largamente condiviso dalle cancellerie di quasi tutta Europa, anche a fronte di un evidente imbarazzo legato da un lato alla feroce repressione delle insorgenze antiunitarie operate dalle truppe piemontesi nel Sud della penisola e dall'altro alla spinosa questione degli stati pontifici che, dopo la sconfitta di Garibaldi a Mentana, non poteva essere risolta con una semplice ripetizione della farsa plebiscitaria già avutasi nel Regno delle Due Sicilie.

Non è un caso che la Francia, fautrice primaria della forzata unità d'Italia, si trovi come nemica la stessa novella Italia che, con mirabile primo voltagabbana, si allea con la Prussia contro l'Austria e combatte la sua terza guerra, detta risorgimentale, conseguendo rovinosa sconfitta.

Fu quindi la sconfitta dell'Austria ad opera della Prussia a far sì che fosse ceduto il Veneto all'Italia, e per il solo fatto che questa aveva impegnato parte dell'esercito asburgico su un altro fronte.

La Francia pagherà comunque lo scotto di tale guerra di lì a pochi anni quando, durante la guerra franco-prussiana, lo stesso Napoleone III fu fatto prigioniero. La sconfitta della Francia pose la parola fine allo stato Pontificio e quindi tutti i progetti federalisti italiani furono rimossi dai tavoli delle cancellerie. Ma l'autore non poteva sapere ciò in quanto il suo scritto( 1867) precede gli eventi ( 1870).

La nascita dell'impero Germanico coincide anche con quella di un sodalizio nefasto tra quest'ultimo e l'Italia poichè è da ritenersi trascurabile, da un punto di vista temporale, l'inimicizia durata di fatto il solo spazio di un triennio ( 1915-1918 ) o poco più.

Il libro, che è estremamente sintetico ed efficace, si presta agevolmente a celeri necessarie riletture dei concetti esposti per via della loro complessità ed interdipendenza, dà una visione d'insieme ed anche esaustiva, per l'epoca, dei perchè del federalismo. Sinceramente, a fronte degli odierni dibattiti in merito, sembra proprio che l'Autore avesse la capacità di predire il futuro.

Il libro è particolarmente adatto agli studiosi di storia ma resta di piacevole lettura anche ai non addetti.



Edito da ARGO p.s.c.r.l. Corte dell'Idume, 6 Lecce- tel. 0832/241595

Guelfo Nero
17-07-03, 11:41
Tale Georgius da pagina 2, di fronte ad un brano di santa Caterina da Siena tale da strappare la pelle di dosso a qualsiasi gallicano, ricama alcune paginette sul dovere di disubbidienza (abituale? continuativa? trentennale?) al Papa se questi parli contro la fede ed i buoni costumi.
L'untuosità di molte affermazioni, la continua contrapposizione tra Dio e gli "uomini di chiesa", l'ampio bagaglio di citazioni o gallicane o interpretate in senso gallicano (lettera dei vescovi di Germania del 1875) sono tali da suscitare una profonda nausea.
ma questa gente dove vive? sulla Luna?
Spero vivamente che Georgius sia solo un laico o al massimo...una suora.

con costernazione ma senza sorpresa

Guelfo Nero
:fru :fru :fru

Guelfo Nero
26-10-03, 19:11
OGGI 26 OTTOBRE NELLA FESTA DI CRISTO RE ESCE IL NUMERO 6 DEL BOLLETTINO DELLA CASA SAN PIO X "OPPORTUNE IMPORTUNE". NE CONSIGLIO UNA LETTURA MOLTO ATTENTA. L'EDITORIALE DI DON UGO CARANDINO, CHE SPERIAMO DI POTER PUBBLICARE PRESTO IN QUESTO FORUM, CONTIENE SEVERE E MOTIVATE CRITICHE ALLA FOLLIA DELL'INDULTISMO, ALLE SUE DOLCI ILLUSIONI, ALLE SUE INNUMEREVOLI DIFFICOLTà PRATICHE E AGLI ERRORI DOTTRINALI CHE STANNO ALLA BASE DI QUESTA SCELTA.
SEGUONO RICCHISSIME PAGINE DI CRONACA SULLE BATTAGLIE ANTIMODERNISTE, ANTIMONDIALISTE E ANTISEDEPLENISTE COMBATTUTE CON CRESCENTE VIGORE DALLA CASA SAN PIO X, UNA REALTà CATTOLICA CHE ORMAI OPERA SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITà DAL TRENTINO ALLA LUCANIA.

POTETE RICHIEDERE IL BOLLETTINO ALLA CASA SAN PIO X

VIA SARZANA 86 478282 SAN MARTINO DEI MULINI (RN)
0541-758961
FAX 0541.757231

CASA.SANPIOX@LIBERO.IT

GUELFO NERO :) :)

Sùrsum corda! (POL)
29-12-03, 02:59
http://www.sodalitium.it/Italie/SODALITIUM.asp

;)

Guelfo Nero
21-02-04, 15:19
Segnalazione libraria:

Maude Barlow, Tony Clarke
ORO BLU. LA BATTAGLIA CONTRO IL FURTO MONDIALE DELL'ACQUA
pp. 300, 14,00 euro, Arianna Editrice (arianed@tin.it)

L'acqua, fondamentale risorsa del Pianeta, sta rapidamente sparendo.
Infatti, la sua scarsità globale si profila come la maggiore minaccia di
crisi ecologica, economica e politica del ventunesimo secolo. E chi alimenta
il problema? Il grande business.
In ³Oro blu², Maude Barlow e Tony Clarke documentano la rapida espansione
degli interessi speculativi resa possibile dai recenti accordi commerciali
internazionali che favoriscono la privatizzazione e la spartizione
commerciale dell'acqua.
Gli autori dimostrano come le corporation multinazionali - includendo
imprenditori spregiudicati, l'industria pesante, i fornitori di bottiglie
d'acqua minerale e i due giganti delle bevande leggere - stiano
letteralmente rubando l'acqua del Pianeta, confezionandola, per poi
rivendercela con una percentuale estorsiva, che contribuisce a devastare
l'ecosistema e a spogliare le comunità umane della loro risorsa
fondamentale.
³Oro blu² non è solo illuminante sulla drammatica contraddizione tra
interessi economici e natura, di cui noi siamo parte, ma è anche un
indispensabile strumento per agire contemporaneamente come abitanti locali e
globali del proprio territorio: diventare custodi responsabili dell'acqua,
fonte primaria di vita.

Maude Barlow è presidentessa del ³Council of Canadians² e autrice di
svariati saggi di grande successo in Nord America. Fa parte del direttivo
dell' ³International Forum on Globalization² e cofondatrice del ³Blue Planet
Project², associazione mondiale per la protezione dell'acqua.

Tony Clarke è il direttore del ³Polaris Institute of Canada². Fa parte del
direttivo dell' ³International Forum on Globalization². Saggista, è coautore
con Maude Barlow di tre libri sui ³Multilateral Agreement on Investment²
, di cui contestano la legittimità animando in Canada un vasto movimento di
protesta.

Per informazioni e ordinazioni: Arianna Editrice (arianed@tin.it)

Guelfo Nero
13-04-04, 10:01
LETTERA DI INFORMAZIONI DELLA CASA SAN PIO X PASQUA 2004

OLTRE AD UN INTERESSANTE ARTICOLO SUL DECORO DA TENERE IN CHIESA, si può LEGGERE L'INTERESSANTE E DENSISISSIMA CRONACA DELLE ATTIVITà DELLA CASA SAN PIO X.
TRA L'ALTRO DON CARANDINO ANNUNCIA LA NASCITA DEL COORDINAMENTO CATTOLICO, CON ANNESSA PUBBLICITà A QUESTO FORUM E AL SITO DI WWW.CATTOLICESIMO.COM

UNA PUBBLICAZIONE TUTTA DA LEGGERE E DA GUSTARE.

RICHIEDIBILE PRESSO

CASA SAN PIO X
VIA SARZANA 86
47828 SAN MARTINO DEI MULINI (RN)
0541.758961 FAX 0541 757231

CASA.SANPIOX@SODALITIUM.IT

Guelfo Nero
30-05-04, 17:14
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 67/04 del 30 maggio 2004, Pentecoste

205°ANNIVERSARIO DELL¹INSORGENZA ANTIGIACOBINA A RIMINI

30 maggio 2004: 205°anniversario dell¹Insorgenza antigiacobina a Rimini
La presente ricostruzione storica è dovuta principalmente agli studi del
dott. Francesco Mario Agnoli, autore di numerosi libri sulla materia.
Seguono quattro documenti d¹archivio.

Giuseppe Federici e l¹Insorgenza antigiacobina a Rimini
Il 30 maggio 1799 scoppia a Rimini l'Insorgenza del popolo contro il regime
giacobino: è la pagina storica in cui compare con tutta la sua forza e la
sua audacia la figura di Giuseppe Federici, ³parone² (proprietario di barca)
del Borgo San Giuliano, che guidò l'insurrezione dei pescatori.
All'epoca dei fatti Rimini era occupata dalle truppe francesi comandate dal
gen. Fabert, che erano in allarme in seguito all'avvistamento al largo della
costa riminese di un vascello austriaco, comandato dal tenente Carlo
Martiniz. Il generale temendo uno sbarco improvviso fa costruire delle
trincee nelle quali colloca alcuni cannoni per rispondere ad eventuali
bordate della nave, ma proprio quando si apprestava ad ordinare il fuoco,
venne assalito da un gruppo di marinai e pescatori riminesi, incitati da un
anziano "parone" di nome Giuseppe Federici, soprannominato il "Glorioso",
che con sassi, remi e bastoni si precipitarono sui francesi costretti a
riparare in città.
Il notaio Michelangelo Zanotti, nel suo diario "Giornale di Rimino", così
descrive il Federici: "(...) Li precede il Parone Giuseppe Federici nostro
borgheggiano chiamato volgarmente "il glorioso". Uomo alto di statura, ed
attempato, che da lunga ed oscura berretta in testa distinto, e da nera
giubba vestito, abbraccia un grosso e tronco fucile e capo si scorge
dell'insorta marinareccia. Si tengon dietro alcuni suoi fratelli, è una
turba numerosa di gente sussurrante dal porto...".
Il Martiniz, resosi conto dell'accaduto, ha in questo modo la possibilità di
entrare in porto, scendere a terra e marciare al fianco dei pescatori verso
la città dove erano rifugiati i francesi. I soldati di guardia alle porte
non oppongono resistenza e il Federici insieme agli altri insorti per le
strade del centro chiamano i riminesi alle armi al grido di "Morte alla
Repubblica! Morte ai giacobini! Viva il Papa! Viva l'Imperatore! Viva la
Religione!".
La folla degli insorti ingrossa ed il Fabert preferisce lasciare Rimini per
la porta di San Giuliano. Alla fuga dei francesi segue l'abbruciamento degli
alberi della libertà, la distruzione delle insegne repubblicane, la
neutralizzazione dei giacobini riminesi, le ritorsioni nei confronti dei
commercianti israeliti considerati collaborazionisti dei francesi.
Il giorno seguente è dedicato ai festeggiamenti: una gran massa di contadini
proveniente dai monti armati di falci, zappe, mannaie, spade rugginose e
qualche archibugio festeggia nelle piazze, ma la festa è interrotta dalla
notizia che il Fabert anziché dirigersi verso Bologna, come si era creduto,
sta rientrando in Rimini attraverso il Borgo San Giuliano.
Il Martiniz, coadiuvato dal Federici, riorganizzano la massa di insorti e
dopo uno scontro di circa un'ora costringe il Fabert a ripiegare su Santa
Giustina. A questo punto emerge l'esperienza militare del tenente Martiniz
che anziché ritornare alla tranquillità sino a nuovo attacco del nemico,
organizza rapidamente una sessantina di cavalleggeri con i quali piomba nel
cuore della notte sulle truppe del Fabert, accampate appunto a Santa
Giustina, costringendolo, dopo un breve combattimento, ad una definitiva
rotta. Il Fabert riuscirà a fuggire a San Leo, dove però sarà catturato e
fatto prigioniero dagli insorti.

Guelfo Nero
03-08-04, 17:25
Originally posted by guelfo nero
CARI FORUMISTI,

CONSIGLIO LA LETTURA DI QUESTO LIBRO (ORA RISTAMPATO ANCHE DA "CITTà NUOVA" CON IL TITOLO PIù ANONIMO "A SINISTRA DI LUTERO") PER MOLTI MOTIVI:

1. PUR ESSENDO STATO SCRITTO DA UN PROFESSORE UNIVERSITARIO, NON è UN TESTO ARIDAMENTE ACCADEMICO MA HA QUELLA VITALITà TIPICA DI UNA CULTURA "A TUTTO TONDO".

2 L'AUTORE (IN ALTRI SUOI SCRITTI MENO FELICE) DESCRIVE STAVOLTA CON ADEGUATA MINUZIE DI PARTICOLARI GLI ECCESSI E LE VERGOGNE DEI MOVIMENTI ERETICALI DEL NORD EUROPA DEL CINQUECENTO: ANABATTISTI, DAVIDISTI, FAMILISTI, MENNONITI, BATTISTI, ANTITRINITARI IN GENERE, SOCINIANI.

3 PER L'AUTORE IL "PROTESTANTESIMO" NON è UN INSIEME DI ERESIE NUOVE MA è LA RIPRESA IN GRANDE STILE E CON MAGGIOR VIRULENZA DELLE VECCHIE ERESIE CLASSICHE E MEDIOEVALI, FORSE MAI ABBASTANZA DEBELLATE. FORSE MAI DEL TUTTO DEBELLABILI.
MOTIVI TIPICI DEL CATARISMO, DEL "FRANCESCANESIMO" ERETICO DEL FRATICELLI E DEI "FRATELLI DEL LIBERO SPIRITO" DI GIOACHIMITICA MEMORIA, DELL'ARIANESIMO E DEL SABELLIANESIMO, OLTRE CHE IL NOMINALISMO FILOSOFICO DI OCCAM, TORNANO CON TUTTO IL LORO BAGAGLIO DI DISORDINI MORALI, DEVASTAZIONI, ANARCHIA SOCIALE.

4 PER L'AUTORE IL PROTESTANTESIMO RIGURGITA CON INCESSANTI MOTI PENDOLARI DI MORALISMI ANTIUMANI, PERVERSIONI MORALI E SOCIALI (SODOMIA, POLIGAMIA, NUDISMO, COMUNISMO, ANARCHISMO, ANTIMILITARISMO) E PERVERSIONI TEOLOGICHE (FEDE COME MERA "ESPERENZIA RELIGIOSA", PRIMATO DELLA "PAROLA DI DIO" INTERPRETATA CON LIBERO ESAME FALSAMENTE ISPIRATO OPPURE RAZIONALISTA, L'ANTUSACRAMENTALISMO, IL BATTESIMO DEI SOLI ADULTI, LA TRASFORMAZIONE DELL'EUCARISTA IN ATTO COMUNITARIO E MERAMENTE MEMORIALE...)

5 ALTRE PERVERSIONI TEOLOGICHE NOTATE DALL'AUTORE: SE CESSA L'EUCARISTIA, CESSA ANCHE IL SACERDOZIO. INFATTI L'EGUALITARISMO PROTESTANTE HA ANNICHILITO IL SACERDOZIO GERARCHICO DEL CATTOLICESIMO (DIFATTI, TRANNE IN RARISSIMI CASI, LE SETTE PROTESTANTI NON HANNO VERI PRETI E VERI VESCOVI) SOSTITUENDOLO CON UN FANTOMATICO ED ONNICOMPRENSIVO "SACERDOZIO DEI FEDELI", UNA "CHIESA" NON GERARCHICA MA PNEUMATICA CON FORTI VENATURE MILLENARISTE, STACCATA DALLA STATO.
INSOMMA LA "CHIESA" PROTESTANTE è UNA COMUNITà SU BASE MERAMENTE VOLONTARIA.
L'AUTORE FA NOTARE CHE NEL RETTO PENSIERO CATTOLICO LA CHIESA è INVECE L'ANIMA DELLO STATO, PER CUI NON VI PUò ESSERE CHE INTERAZIONI E, NEI CAMPI DOV'è NECESSARIO, STRETTA COLLABORAZIONE TRA I DUE ENTI.
L'ECCLESIOLOGIA PROTESTANTE è PENETRATA ANCHE NELLA CHIESA CATTOLICA DOPO IL VATICANO II: ANCHE L'AUTORE PRESENTA AUTOREVOLMENTE QUESTO PUNTO DI VISTA.

6 L'AUTORE ESAMINA POI L'ORIGINE PROTESTANTE DEL CONCETTO DI "LIBERTà RELIGIOSA", TUTTA PERMEATA DI ANTIDOGMATISMO, IRRAZIONALISMO E SEPARATISMO TRA CHIESA E STATO.
IL CONCETTO NASCE PER UN VERSO IN AMBIENTE DI TEOSOFI ANABATTISTI E PER UN ALTRO DALL'INDIFFERENTISMO DOGMATICO DEL PESSIMO SEBASTIAN CASTELLION (1554) E DELL'ERETICO GIACOMO ACONCIO (1565), ARRIVANDO MAN MANO FINO AL PROTESTANTE LOCKE E ALL'EMPIO VOLTAIRE.
LO SCIAGURATO CAPPUCCINO, POI SCAPPATO IN BOEMIA, BERNARDO OCHINO SOSTENEVA CHE "FORZARE UNA COSCIENZA è PEGGIO CHE UCCIDERE CRUDELMENTE UN UOMO".
QUESTO FALSO CONCETTO, OGGI MOLTO PUBBLICIZZATO, è IN COMPLETA ANTITESI CON IL PENSIERO CATTOLICO.
SAN TOMMASO INFATTI IN SUMMA THEOLOGICA, II-IIAE, Q. 10. A.8, AD. 3 SOSTIENE: "ACCETTARE LA FEDE APPARTIENE ALLA VOLONTà, CONSERVARLA GIà ACCETTATA è INVECE DI NECESSITà. GLI ERETICI DEVONO QUINDI ESSERE FORZATI A MANTENERE LA FEDE CATTOLICA".

7 L'AUTORE FA UN'INTERESSANTE ANALISI DEI RAPPORTI TRA SOCINIANESIMO, MASSONERIA E ACCADEMIE CULTURALI NELL'EUROPA DI INIZIO SETTECENTO. LA RIVOLUZIONE FRANCESE FU POI L'APPLICAZIONE IN CAMPO STATALE DI QUELLA "RIFORMA" CHE LE SETTE PROTESTANTI AVEVANO APPLICATO IN CAMPO ECCLESIASTICO.

8 L'AUTORE NOMINA COME "PADRI NOBILI" DI VARI ASPETTI DEL PENSIERO LUTERANO: GLI UMANISTI NICOLò CUSANO, MARSILIO FICINO, IL GIUDAIZZANTE PICO DELLA MIRANDOLA E OVVIAMENTE IL VERO PADRE DEL PROTESTANTESIMO, IL PESTILENZIALE ERASMO DA ROTTERDAM, LE CUI OPERE FURONO CONDANNATE AL ROGO DA PAPA PAOLO IV NEL 1557.


MI PARE CHE COME SEGNALAZIONE POSSA BASTARE.

BUONA LETTURA

GUELFO NERO ;)

anche Don Ricossa analizza con attenzione questo libro sull'ultimo numero di Sodalitium...

buona lettura.

Guelfo Nero :)

Guelfo Nero
13-08-04, 21:44
Sono libri aurorali, veementi nella loro vena polemica, dotti e sapienti, spesso ingenui nel loro sedeplenismo ma animati da un forte amore per la Chiesa e per il suo salvifico patrimonio liturgico, dottrinale e storico.
Ci precedettero nella buona battaglia, ricordiamo i loro nomi ed i loro libri.
Rileggiamoli con affetto, con simpatia, con amicizia...

Sigfrido Bartolini "Lettere di San Bernardino a un quotidiano" (1969)
Marcel De Corte "La grande eresia" (1970)
Pierre Tilloy "L'Ordo Missae - L'unità nell'eresia" (1970)
Fausto Belfiori "Un cattolico al Papa" (1971)
Jean Cau "Il Papa è morto" (1969)
Giuseppe Pensabene "Congiura contro la chiesa" (1968)
Gianni Franceschi "La religione comoda"
Fausto Gianfranceschi "Teologia elettrica" (1969)
Bernard Fay "La Chiesa di Giuda?" (1969)
Padre George De Nantes "Lettere" (1969)
Pierre Debray "Abbasso la tonaca rossa" (1969)
Dietrich Von Hildebrandt "Il cavallo di Troia nella città di Dio" (1967)
Alfred Barivault "Aforismi di un credente" (1967)
Louis Salleron "La sovversione nella liturgia" (1970)
Jean Madiran "L'eresia del ventesimo secolo" (1972)
Marcel de Corte "L'intelligenza in pericolo di morte" (1973)
R. Valneve "Teilhard l'apostata"
Padre Noel Barbara "Lettera a Paolo VI" (1971)

Tutti stampati presso l'editore Volpe a Roma

O gran bontà dei cavalieri antiqui...;)

Guelfo Nero

Guelfo Nero
21-11-04, 00:56
IL Centro Librario SODALITIUM ha ristampato un pregevole libro di 391 pagine del 1941 su sacramenti e sacramentali, con moltissime spiegazioni e annotazioni sui sette sacramenti e sui sacramentali più comuni.
La lettura è veramente interessante e divulgativa e può essere un'ottima base per un catechismo sui sacramenti.
Il costo è di dodici euro

da richiedere al centro librario SODALITIUM

www.sodalitium.it

un saluto cordiale a tutti

Guelfo Nero :)

Guelfo Nero
24-11-04, 10:51
http://secure.cartsvr.net/product_images/catalog2709/n700.jpg

L'ultima edizione cattolica del Denzinger (1954) ristampata negli Usa.

http://secure.cartsvr.net/catalogs/catalog.asp?prodid=1420153&showprevnext=1&affId=catholicsupplies

Guelfo Nero
28-12-04, 01:02
Originally posted by guelfo nero
IL Centro Librario SODALITIUM ha ristampato un pregevole libro di 391 pagine del 1941 su sacramenti e sacramentali, con moltissime spiegazioni e annotazioni sui sette sacramenti e sui sacramentali più comuni.
La lettura è veramente interessante e divulgativa e può essere un'ottima base per un catechismo sui sacramenti.
Il costo è di dodici euro

da richiedere al centro librario SODALITIUM

www.sodalitium.it

un saluto cordiale a tutti

Guelfo Nero :)

I TESORI SPIRITUALI
Sacramenti e Sacramentali. Traduzione e spiegazione
Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 2004
Euro 12


Ristampa anastatica di un libro che spiega i Riti dei Sacramenti, secondo il Rituale Romano e il Pontificale prima delle riforme invalide di Paolo VI: dal Battesimo alla Cresima, dall'Ordine Sacro al Matrimonio e i principali Sacramentali, come le Processioni e le Benedizioni. Ricco di riflessioni spirituali e liturgiche che illustrano la simbologia dei Riti della Chiesa. L'opera è uno dei frutti del sano movimento liturgico promosso da San Pio X per
formare le anime secondo l'autentico spirito liturgico della Chiesa.
é un'opera che sto leggendo ed apprezzando e può essere utile all'intero mondo "tradizionalista".
Conosciamo a fondo ciò che difendiamo, meditiamo con attenzione le abissali differenze tra i riti cattolici e quelli montiniani. Davvero si tratta di un testo imprescindibile per la biblioteca di cattolico integrale, molto utile per poter conoscere i riti delle ordinazioni sacerdotali e delle consacrazioni episcopali, nel caso si dovesse assistere a questi riti, tanto importanti oggi per tutti noi.

Insomma: Da non perdere

un caro saluto a tutti

Guelfo Nero :) :) :)

Guelfo Nero
28-12-04, 01:12
LETTERA DI INFORMAZIONI DELLA CASA SAN PIO X NATALE 2004

RICHIEDIBILE PRESSO

CASA SAN PIO X
VIA SARZANA 86
47828 SAN MARTINO DEI MULINI (RN)
0541.758961 FAX 0541 757231

CASA.SANPIOX@SODALITIUM.IT

Guelfo Nero
30-01-05, 23:36
Originally posted by adsum
http://www.amiciziacristiana.it/libertareligiosa.jpg

Antonio De Castro Mayer
LA LIBERTA' RELIGIOSA

In materia di libertà religiosa nell’ordine civile, tre punti capitali, tra gli altri, sono assolutamente chiari nella tradizione cattolica:
1) nessuno può essere costretto con la forza ad abbracciare la Fede;
2) l’errore non ha diritti;
3) il culto pubblico delle religioni false può eventualmente essere tollerato dai poteri civili, in vista di un bene più grande da ottenersi o di un male maggiore da evitarsi, però per se stesso deve essere represso anche con la forza se necessario.
E' quello che si deduce, per esempio, dai seguenti documenti:
a) Pio IX, Enciclica Quanta Cura: "E contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e dei SS. Padri [i seguaci del naturalismo] non dubitano di asserire: "La migliore condizione della società essere quella, in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete". Dalla quale idea di governo dello Stato, in tutto falsa, non temono di dedurre quell’altra opinione sommamente dannosa alla Chiesa cattolica e alla salute delle anime, chiamata deliramento dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di recente memoria, cioè "La libertà di coscienza e dei culti essere diritto proprio di ciascun uomo, che si deve con legge proclamare e sostenere in ogni società bene costituita, e essere diritto d’ogni cittadino una totale libertà, che non può essere limitata da alcuna autorità vuoi civile, vuoi ecclesiastica, di manifestare e dichiarare i propri pensieri, quali che siano sia di viva voce, sia per iscritto, sia in altro modo palesamente ed in pubblico".»
b) Syllabus di Pio IX: proposizioni condannate 77 e 78: «Ai tempi nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto.» «Quindi lodevolmente in alcuni paesi cattolici fu stabilito per legge esser lecito a quelli che vi recano il pubblico esercizio del proprio qualsiasi culto.»
c) Leone XIII, Enciclica Libertas: «Nell’ordine sociale dunque la civile libertà, degna di questo nome, non consiste già in far quel che talenta a ciascuno, ciò che anzi partorirebbe confusione e disordine, che riuscirebbe in ultimo ad oppressione comune; ma in questo unicamente, che con la tutela e l’aiuto delle leggi civili si possa più agevolmente vivere secondo le norme della legge eterna [...].
«Considerata rispetto alla società, la libertà dei culti importa non esser tenuto lo Stato a professarne o a favorirne alcuno: anzi dover essere indifferente a riguardo di tutti e averli in conto di giuridicamente uguali, anche se si tratti di nazioni cattoliche [...].
«Iddio è quegli che creò l’uomo socievole, e lo pose nel consorzio de’ suoi simili, affinché i beni, onde ha bisogno la natura di lui, e ch’ei, solitario, non avrebbe potuto conseguire, li trovasse nell’associazione. Laonde la società civile, proprio perché società, deve conoscere e onorarne il potere e dominio sovrano. Ragione adunque e giustizia del pari condannano lo Stato ateo o, ch’è lo stesso, indifferente verso i vari culti, e ad ognuno di loro largo de’ diritti medesimi.
«Posto pertanto che una religione debba professarsi dallo Stato, quella va professata che è unicamente vera, e che per le note di verità, che evidentemente la suggellano, non è difficile a riconoscersi, massime in paesi cattolici [...].
«Potestà morale è il diritto, e, come si disse e converrà spesso ridire, è assurdo che la natura ne dia indistintamente e indifferentemente alla verità e alla menzogna, al bene ed al male. Le cose vere ed oneste hanno diritto, salve le regole della prudenza, di essere liberamente propagate, e divenire il più ch’è possibile comune retaggio; ma gli errori, peste della mente, i vizi, contagio dei cuori e dei costumi, è giusto che dalla pubblica autorità siano diligentemente repressi per impedire che non si dilatino a danno comune. L’abuso della forza dell’ingegno, che torna ad oppressione morale degl’ignoranti, va legalmente represso con non minore fermezza, che l’abuso della forza materiale a danno dei deboli. Tanto più che guardarsi dai sofismi dell’errore, specialmente se accarezzanti le passioni, la massima parte dei cittadini o del tutto non possono o non possono senza estrema difficoltà [...].
«Per queste cagioni, senza attribuire diritti fuorché al vero e all’onesto, ella non vieta che per evitare un male più grande o conseguire e conservare un più gran bene, il pubblico potere tolleri qualche cosa non conforme a verità e giustizia.»
d) Pio XII, allocuzione "Ci riesce": «Un altra questione essenzialmente diversa è se in una Comunità di Stati possa, almeno in determinate circostanze, essere stabilita la norma che il libero esercizio di una credenza e di una prassi religiosa o morale, le quali hanno valore in uno degli Stati-membri, non sia impedito nell’intero territorio della Comunità per mezzo di leggi o provvedimenti coercitivi, statali. In altri termini, si chiede se il "non impedire", ossia il tollerare, sia in quelle circostanze permesso, e perciò la positiva repressione non sia sempre un dovere.
«Noi abbiamo or ora addotta l’autorità di Dio. Può Dio, sebbene sarebbe a Lui possibile e facile di reprimere l’errore e la deviazione morale, in alcuni casi scegliere il "non impedire", ossia il tollerare, sia in quelle circostanze permesso, e perciò la positiva repressione non sia sempre un dovere.
«Noi abbiamo or ora addotta l’autorità di Dio. Può Dio, sebbene sarebbe a lui possibile e facile di reprimere l’errore e la deviazione morale, in alcuni casi scegliere il "non impedire", senza venire in contraddizione con la Sua infinita perfezione? Può darsi che in determinate circostanze Egli non dia agli uomini nessun mandato, non imponga nessun dovere, non dia perfino nessun diritto d’impedire e di reprimere ciò che è erroneo e falso?
«Uno sguardo alla realtà dà una risposta affermativa. Essa mostra che l’errore e il peccato si trovano nel mondo in ampia misura. Iddio li riprova; eppure li lascia esistere. Quindi l’affermazione: Il traviamento religioso e morale deve essere sempre impedito, quanto è possibile, perché la sua tolleranza è in se stessa immorale -- non può valere nella sua incondizionata assolutezza. D’altra parte, Dio non ha dato nemmeno all’autorità umana un siffatto precetto assoluto e universale, né nel campo della fede né in quello della morale. Non conoscono un tale precetto né la comune convinzione degli uomini, né la coscienza cristiana, né le fonti della rivelazione, né la prassi della Chiesa. Per omettere qui altri testi della Sacra Scrittura che si riferiscono a questo argomento, Cristo nella parabola della zizzania diede il seguente ammonimento: Lasciate che nel campo del mondo la zizzania cresca insieme al buon seme a causa del frumento. Il dovere di reprimere le deviazioni morali e religiose non può quindi essere una ultima norma di azioni. Esso deve essere subordinato a più alte e generali norme, le quali in alcune circostanze permettono, ed anzi fanno forse apparire come il partito migliore il non impedire l’errore, per promuovere un bene maggiore.
«Con questo sono chiariti i due princìpi, dai quali bisogna ricavare nei casi concreti la risposta alla gravissima questione circa l’atteggiamento del giurista, dell’uomo politico e dello Stato sovrano cattolico riguardo ad una formula di tolleranza religiosa e morale del contenuto sopra indicato, da prendersi in considerazione per la Comunità degli Stati. Primo: ciò che non risponde alla verità e alla norma morale, non ha oggettivamente alcun diritto né all’esistenza né alla propaganda, né all’azione. Secondo: il non impedirlo per mezzo di leggi statali e di disposizioni coercitive può nondimeno essere giustificato nell’interesse di un bene superiore e più vasto.
«Quanto alla seconda proposizione, vale a dire alla tolleranza, in circostanze determinate, alla sopportazione anche in casi in cui si potrebbe procedere alla repressione, la Chiesa -- già per riguardo a coloro, che in buona coscienza (sebbene erronea, ma invincibile) sono di diversa opinione -- si è vista indotta ad agire ed ha agito secondo quella tolleranza, dopo che sotto Costantino il Grande e gli altri Imperatori cristiani divenne Chiesa di Stato, sempre per più alti e prevalenti motivi; così fa oggi e anche nel futuro si troverà di fronte alla stessa necessità. In tali singoli casi l’atteggiamento della Chiesa è determinato dalla tutela e dalla considerazione del bonum commune, del bene comune della Chiesa e dello Stato nei singoli Stati, da una parte, e dall’altra, del bonum commune della Chiesa universale, del regno di Dio sopra tutto il mondo.» (1)
Non si concilia con i documenti sopra citati la dottrina della Dignitatis Humanae riguardo questa materia. Infatti nel n. 2 si legge: «Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto della libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata.»
Il testo è chiaro e a rigore dispensa da commenti. C’è, secondo la Dichiarazione, un vero diritto (2) alla libertà religiosa nel senso indicato. L’immunità dalla coercizione è presentata come un diritto di tutti in relazione a tutti: individui, gruppi e Stato.
Si noti, perciò, che la Dichiarazione non considera situazioni concrete anche se molto frequenti che consiglierebbero la permissione, la tolleranza del culto falso. Al contrario, il testo prescinde dai fatti concreti e stabilisce come principio che ogni uomo ha il diritto di agire secondo la propria coscienza, in privato come in pubblico, in materia religiosa.
I limiti alla libertà religiosa stabiliti dalla Dichiarazione ("entro i dovuti limiti") non sono sufficienti, alla luce dell’insegnamento tradizionale dei Papi, per liberarla dai difetti segnalati (3).
Più avanti il testo conciliare continua: «Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società.»
Il testo è chiaro. Il motivo per cui la Dichiarazione desidera che la libertà religiosa, nei termini indicati, si converta in diritto civile, consiste nel fatto che, già prima di qualsiasi disposizione legale, l’uomo avrebbe questo diritto. Si tratterebbe perciò di un vero diritto naturale (4). Ebbene, questo principio si oppone all’insegnamento dei Papi precedenti.
Quel che causa perplessità è il fatto che la Dignitatis Humanae non soltanto difende la libertà religiosa in termini che discordano con la tradizione, ma afferma "ex professo" -- peraltro senza addurre le prove -- che la sua posizione non si scontra con gli insegnamenti tradizionali: «E poiché la libertà religiosa, che gli esseri umani esigono nell’adempiere il dovere di onorare Iddio, riguarda l’immunità dalla coercizione nella società civile, essa lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo.»
Ora, la tradizionale dottrina cattolica circa il dovere morale degli uomini e delle società in rapporto alla Chiesa Cattolica, ha sempre insegnato che la vera religione deve essere favorita e sostenuta dallo Stato, mentre il culto pubblico e il proselitismo delle false religioni devono essere impediti, se necessario con la forza (malgrado possano, evidentemente, essere tollerati in considerazione di determinate circostanze concrete). E questo la tradizionale dottrina cattolica ha sempre insegnato essere un dovere morale, nel senso esatto del termine. E qualcosa che le società, come creature di Dio, devono in modo assoluto alla religione vera.
Nel numero 2 della Dignitatis Humanae, si legge: «A motivo della loro dignità (5) tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà, e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla toro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad ordinare tutta la toro vita secondo le sue esigenze. Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell’immunità dalla coercizione esterna. Non si fonda quindi il diritto alla libertà religiosa su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura. Per cui il diritto ad una tale immunità perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia, non può essere impedito.»
E' evidente, perciò, che la Dichiarazione non rivendica la libertà religiosa soltanto per gli adepti di altre religioni, ma per tutti gli uomini. Pertanto, anche per quelli che non abbracciano nessuna religione e per quelli che negano l’esistenza di Dio. Anche questi, secondo la Dignitatis Humanae, possono professare pubblicamente i loro errori e fare propaganda delle loro irreligiosità. Non vediamo come la Dichiarazione possa non trovare in opposizione con la tradizione cattolica questo strano "diritto" al proselitismo ateistico.
A sostegno del suo concetto di libertà religiosa, la Dichiarazione conciliare adduce alcuni testi pontifici. Essi sono: l’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, AAS 1963, pp. 260-261; il Radiomessaggio Natalizio del 1942 di Pio XII, AAS 1943, p. 19, l’Enciclica Mit Brennender Sorge di Pio XI, AAS 1937, p. 160, l’Enciclica Libertas di Leone XIII, Acta Leonis XIII, 8, 1888, pp. 237-238.
Esaminiamo brevemente questi quattro testi pontifici.
Quello dell’Enciclica Libertas di Leone XIII dice così:
«Non meno celebrata delle altre è la libertà così detta di coscienza, la quale se prendasi in questo senso che ognuno sia libero di onorare Dio o di non onorarlo, dagli argomenti recati di sopra è confutata abbastanza. Ma può avere ancora questo significato, che l’uomo abbia nel civile consorzio diritto di compiere tutti i suoi doveri verso Dio senza impedimento alcuno. Questa libertà vera e degna dei figli di Dio, che mantiene alta la dignità dell’uomo, è più forte di qualunque violenza ed ingiuria, e la Chiesa la reclamò e l’ebbe carissima ognora.»
Può un tale testo costituire una genuina difesa della libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per il seguace di qualsiasi religione? L’espressione «nulla re impediente» dà a questo testo il significato di una libertà religiosa nel senso sopra indicato?
Il senso reale del testo non avalla una simile interpretazione. Infatti, parlando della libertà per seguire la volontà di Dio ed eseguire i Suoi ordini, il testo colloca faccia a faccia l’uomo da una parte, la volontà di Dio e i Suoi ordini dall’altra. E chiede per l’uomo la facoltà di eseguire questa volontà e questi ordini senza impedimenti. Si capisce subito che il testo parla della volontà di Dio e dei Suoi ordini come si presentano ufficialmente ed obiettivamente. D’altronde, l’interpretazione favorevole al testo della Dignitatis Humanae sarebbe talmente opposta a tutto il contesto dell’Enciclica che è difficile comprendere come possa valersi di esso il testo conciliare. Leone XIII, che aveva appena difeso la "repressione" contro quelli che oralmente o per scritto diffondono l’errore (op. cit. p. 196), non potrebbe poi contraddire se stesso!
Il senso della libertà ivi difeso da Leone XIII è chiaro. Come dice lo stesso testo, si tratta del diritto di «seguire la volontà di Dio e di compiere i Suoi precetti» d’accordo con «la coscienza del dovere». Questa libertà, secondo la stessa Enciclica, ha «per oggetto un bene conforme alla ragione» (n. 6, cfr. nn. 69); non si oppone al principio per cui la Chiesa concede diritti soltanto «a quello che è vero e onesto» (n. 41); ed è qualificata come «legittima e onesta» (n. 16), per opposizione alla libertà di cui parlano i liberali radicali o moderati.
Inoltre il contesto prossimo del passo della Libertas che stiamo analizzando, dà ancora più risalto al suo vero significato che non è quello che la Dignitatis Humanae gli vuol attribuire.
Infatti, la Commissione del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, citando il testo teste analizzato (cfr. opuscolo "Schema Declarationis de Libertate Religiosa", 1965, p. 19), ha trascritto solo il passo che sopra abbiamo riportato. Se questa citazione si fosse estesa ancora per qualche rigo, si sarebbe visto subito che il passo non si riferisce alla libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna contro la diffusione di religioni false. Poiché, di seguito, la Libertas dice:
«Siffatta libertà rivendicarono con intrepida costanza gli Apostoli, la sancirono con gli scritti gli Apologisti, la consacrarono gran numero di Martiri col proprio sangue.»
Ora, la libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per le religioni false, la stessa Dignitatis Humanae non la difende come insegnata espressamente dagli Apostoli, ma dichiara soltanto che «ha radici nella rivelazione divina». Come potrebbe perciò dire Leone XIII che gli Apostoli costantemente rivendicavano per sé questa libertà?
E, soprattutto, come potrebbe Leone XIII dire che «una moltitudine innumerevole di Martiri» ha consacrato questa libertà col proprio sangue? Non abbiamo notizia di nessun martire che sia morto per difendere il "diritto" dei nicolaiti, degli gnostici, degli ariani, dei protestanti o degli atei a diffondere i loro errori. E, soprattutto, sarebbe singolare parlare di una «moltitudine di martiri» che abbiano versato il loro sangue con tale intenzione. Torna perciò evidente che il tratto citato della Libertas non riguarda la libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per i divulgatori dell’errore.
Immediatamente all’inizio del paragrafo seguente, Leone XIII dichiara:
«Nulla di comune ha [questa libertà cristiana] con lo spirito di sedizione e di rea indipendenza, né deroga punto al debito ossequio verso il pubblico potere, il quale intanto ha diritto di comandare e obbligare in coscienza, in quanto non discorda dal potere di Dio, e nell’ordine stabilito da Dio si mantiene. Ma quando si comandano cose apertamente contrarie alla divina volontà, allora si esce da quest’ordine e si va contro al volere divino e quindi non obbedire è giusto e bello.»
Ora, l'«ubbidienza dovuta al pubblico potere» e il diritto dei cittadini di disubbidire alle leggi umane ingiuste non dimostrano la libertà religiosa, nel senso di immunità da coercizione esterna nella pratica delle false religioni. Ciò riguarda la vera libertà, che è la facoltà di fare il bene, di seguire la volontà di Dio, di praticare la religione cattolica, senza essere in questo impedito da nessuno.
Più avanti, il testo della Libertas; è ancora più chiaro:
«Ai liberali al contrario, che fanno padrone assoluto e onnipotente lo Stato, e che inculcano di vivere senza curarsi minimamente di Dio, questa libertà, congiunta a onestà e religione, è affatto ignota; tantoché ciò che altri faccia per mantenerla è, a giudizio loro, delitto e attentato contro l’ordine pubblico.»
Ora, sarebbe totalmente assurdo dire che i liberali sono contrari alla libertà religiosa nel senso di immunità da coercizione esterna per la diffusione delle religioni false. Si rende chiaro, perciò, che Leone XIII propone ivi quella libertà «legittima ed onesta» da lui stesso definita e difesa precedentemente nella stessa Enciclica (cfr. p. 186), nel cui nome possiamo e per principio dobbiamo opporci alle leggi ingiuste.
Queste considerazioni sul testo della Libertas, citato dalla Dignitatis Humanae, rendono facile la comprensione anche del vero senso degli altri passi che la Dichiarazione conciliare cita nello stesso luogo.
Quando la Mit Brennender Sorge rivendica, contro il nazismo, il diritto del fedele a conoscere e praticare la religione (6), il testo di fatto non afferma che l’errore gode dell’immunità nell’ordine civile. D’altronde, sarebbe inconcepibile che, in quattro brevi righe, Pio XI pretendesse difendere una nuova nozione cattolica di libertà, in opposizione con i Papi precedenti. E' evidente che, nello stesso modo in cui Leone XIII ha proclamato, in nome di questa libertà, il diritto di resistere alle leggi ingiuste e oppressive dei governi liberali, così anche Pio XI ha proclamato, in nome di questa stessa libertà, il diritto di resistere al nazismo.
E quando Pio XII, durante la seconda Guerra Mondiale, con una semplice frase ha rivendicato, tra i diritti fondamentali delle persone, «il diritto al culto di Dio privato e pubblico, compresa l’azione caritativa religiosa», il testo del suo Radiomessaggio non affermava -- come abbiamo già osservato a proposito della Mit Brennender Sorge -- il diritto al culto falso reso a Dio in una religione non vera. Al contrario, il suo senso naturale è che all’uomo sia riconosciuto il diritto di rendere a Dio il vero culto, una volta che questo soltanto è il culto a Lui dovuto.
Inoltre, è evidente che Pio XII non intendeva modificare la dottrina cattolica riguardo a questa materia, ma difendeva soltanto la libertà «legittima e onesta» tanto chiaramente spiegata da Leone XIII. Tanto più che Pio XII, nell’allocuzione "Ci riesce", dove ha trattato "ex professo" della questione, nega qualsiasi diritto a ciò che non corrisponde alla verità e alla norma morale.
Lo stesso dicasi del brano di Giovanni XXIII citato dalla Dignitatis Humanae. Esso dice:
«In hominis iuribus hoc quoque numerandum est, ut et Deum, ad rectam conscientiae suae normam, venerari possit, et religionem privatim publice profiteri.»
Poiché il testo dice: «secondo i retti dettami della propria coscienza», e non «secondo i dettami della propria coscienza retta» (come hanno voluto certuni), si rende chiaro che Giovanni XXIII parla qui nello stesso senso di Leone XIII nella Libertas. Questa interpretazione si impone ancora più chiaramente se consideriamo che, per chiarire il senso del passo indicato, Giovanni XXIII trascrive, nello stesso testo principale della Pacem in Terris, una pagina di Lattanzio e una di Leone XIII. Quella di Lattanzio si riferisce al «rendere giusti e dovuti onori a Dio», mentre quella di Leone XIII è esattamente la stessa che abbiamo sopra commentato («Haec quidem vera, haec digna filiis Dei libertas...»).
Al termine di questo studio, giudichiamo opportuno risolvere un’obiezione che potrebbe essere formulata come segue:
La Dichiarazione Dignitatis Humanae è stata approvata dalla maggioranza dell’Episcopato. Non sarebbe perciò garantita dal carisma dell’infallibilità o almeno, come documento del Magistero Ordinario, non obbligherebbe tutti i fedeli?
Rispondiamo con le seguenti osservazioni:
1 - Come è stato ufficialmente dichiarato, il Concilio Vaticano II non ha avuto intenzione di fare nuove definizioni solenni. Perciò anche la Dichiarazione Dignitatis Humanae non è garantita dal carisma dell’infallibilità, inerente alle definizioni solenni.
2 - Ciò nonostante, una risoluzione presa dalla maggioranza dell’Episcopato riunito in Concilio e approvata dal Sommo Pontefice obbliga tutti i fedeli, anche se non viene con la garanzia dell’infallibilità.
3 - Quest’obbligo però cessa, come succede con la Dignitatis Humanae, quando si verificano nello stesso caso le due seguenti condizioni: a) è manifesto che l’Episcopato universale non ha avuto l’intenzione di vincolare in maniera definitiva le coscienze, e inoltre, b) è anche chiaro che tale documento dell’Episcopato universale è in contrasto con una dottrina già data come certa dal Magistero Ordinario di una lunga serie di Papi.

una gradevole opera che ho riletto recentemente...

Guelfo Nero
31-01-05, 00:25
é inutile, Eccellenza, che Lei continui a riproporre il suo refrain, che conosco ormai da anni.
Lo Stato, qualunque esso sia, ha il dovere di riconoscere e discernere la religione vera da quelle false.
é l'unica religione vera, che fornisce completamente questi elementi di convincimento e di prova, è quella Cattolica Romana: gli altri devono essere solo culti tollerati. (tra cui anche il suo, Eccellenza)
Mi permetto di rigettare con vigore ed orrore il suo pretto liberalismo, tipico di un acattolico.

Guelfo Nero

codino
31-01-05, 20:02
Originally posted by silvano
...purchè essa non violi i principi etici fondamentali (non può certo esser tollerata una religione che prevedesse sacrifici umani!) ...
Reverendissimo Vescovo Silvano,
lungi da me il proposito di essere, seppur minimamente, offensivo nei suoi confronti, ma questa sua obiezione non è degna della sua intelligenza.
Infatti basterebbe chiedersi: quali sono e chi o cosa stabilisce questi "principi etici fondamentali"?? Risulta chiaro che se tali principi non sono religiosi essi sono laici, il chè fa tutt'uno con massonici e giacobini. Questo "giochetto" dei principi etici fondamentali (che poi sono quelli della "dichiarazione dei diritti dell'uomo" di infausta e dannatissima memoria) è abbastanza vecchio. Solo i "gonzi" credono ancora che il cosidetto laicismo sia sinonimo di vera libertà. Esso è piuttosto una falsa religione che si fa più cupa ed intollerante di qualsiasi altra, e permette il libero dibattito e la libera opinione solo entro i confini della SUA etica umanitarista e, lo ripeto, massonica e giacobina. Una persona intelligente come lei non può pensare davvero questo, è stato senz'altro trascinato dallo spirito polemico. Non faccia come le attuali gerarchie vaticane che si sono piegate addirittura, somma ingiuria, al liberalismo!!
E poi cos'è 'sta storia dei sacrifici umani?? Perché la libertà di bestemmiare Dio è meno grave? O la libertà di abortire sancita dai moderni stati laici è meno grave?
Con rinnovata stima.
CRISTO REGNA!!

Guelfo Nero
09-04-05, 13:28
é uscito l'ultimo numero di Sodalitium, il 58, scaricabile in pdf o word a questo link.

http://sodalitium.it/Default.aspx?tabid=130

Guelfo Nero
09-04-05, 13:29
Editoriale di Don Francesco Ricossa


Questo numero di Sodalitium, il primo dell’anno di grazia 2005, vede la luce in occasione d’importanti, e spesso tristi, anniversari. Nel 1905, infatti, fu votata in Francia la legge di separazione tra lo Stato e la Chiesa che causò tanti gravi mali alla Chiesa, alla Religione e anche alla civile società. Sessant’anni dopo, nel 1965, si chiudeva il Concilio Vaticano II che, con la dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae personae, rivoluzionava la dottrina e il diritto pubblico della Chiesa nei suoi rapporti con lo Stato, accettando il principio, sempre condannato, della libertà religiosa. San Pio X non esitò a condannare severamente la legge di separazione, voluta dal governo francese, con l’Enciclica Vehementer dell’11 febbraio 1906 e la susseguente allocuzione concistoriale del 21 febbraio. Una legge “odiosa”, “iniquissima”, “contraria ai diritti di Dio e della Chiesa”. Giovanni Paolo II, scrivendo ai vescovi francesi l’11 febbraio 2005 per commemorare la legge in questione, parla del “principio di laicità, al quale il vostro paese è molto affezionato” come di un principio che, “se ben compreso”, “appartiene anche alla Dottrina sociale della Chiesa” in quanto ricorda la “necessità di una giusta separazione dei poteri”, elogiando la “non-confessionalità dello Stato”. La Chiesa ha sempre parlato di distinzione tra il potere spirituale e quello temporale (in quanto hanno fini distinti), ma non mai di separazione. Al contrari la Chiesa insegna che deve vigere un’unione tra questi due poteri in sé distinti, e anche una subordinazione di quello temporale a quello spirituale, in virtù della subordinazione dei fini. Giovanni Paolo II va oltre la stessa Dichiarazione conciliare e nello stesso tempo la interpreta “autenticamente”, se mai ce ne fosse stato bisogno, in senso di rottura colla dottrina della Chiesa. Lo stesso si può dire dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sui rapporti della Chiesa colle religioni non cristiane e particolarmente l’ebraismo, che conferma ed aggrava persino quello della Dichiarazione conciliare Nostra aetate: su questo numero troverete nuovamente un articolo sul tema…


Il tramonto di Giovanni Paolo II invita ad un bilancio, che non può che essere negativo, per la Chiesa e per la fedeltà al deposito rivelato; si conferma così il dovere improrogabile di non accettare i documenti conciliari e quindi l’autorità di chi li ha promulgati e di chi ancor oggi li vuole imporre. In realtà, neppure si dovrebbe parlare di documenti “conciliari”, giacché un Concilio fa sempre parte dell’insegnamento della Chiesa, che non può mai essere rifiutato. Ciò che non possiamo accettare, proprio perché vogliamo aderire alla Fede rivelata quale ci è stata proposta dalla Chiesa, sono l’ecumenismo, la libertà religiosa, la nuova dottrina sulla Chiesa e quella sulle religioni non cristiane, ecc., tutte dottrine già condannate ripetutamente dal Magistero.

Ci viene chiesto, a volte, il nostro parere su movimenti o pensatori cattolici particolarmente vicini ad alcune nostre posizioni, o che sembrano comunque attaccati ad alcuni aspetti della tradizione della Chiesa. La nostra risposta è sempre la stessa: la prima, essenziale, discriminante è il Vaticano II. Quanti accettano l’insegnamento del Vaticano II (e, le due cose sono inseparabili, l’autorità che lo fa proprio) non edificano la Chiesa ma – per quanto umanamente possibile – la distruggono. Il nostro piccolo Istituto è nato vent’anni fa, dopo tanti altri, per opporsi a questa distruzione, a questo tradimento; a chi ci chiedesse di unirci a quanti hanno finito per accettare le nuove dottrine, magari con una vernice di tradizione, rispondiamo, oggi come ieri: non possumus!

© Tutti i Diritti Riservati Sodalitium.

Guelfo Nero
10-04-05, 22:06
Originally posted by guelfo nero
I TESORI SPIRITUALI
Sacramenti e Sacramentali. Traduzione e spiegazione
Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 2004
Euro 12


Ristampa anastatica di un libro che spiega i Riti dei Sacramenti, secondo il Rituale Romano e il Pontificale prima delle riforme invalide di Paolo VI: dal Battesimo alla Cresima, dall'Ordine Sacro al Matrimonio e i principali Sacramentali, come le Processioni e le Benedizioni. Ricco di riflessioni spirituali e liturgiche che illustrano la simbologia dei Riti della Chiesa. L'opera è uno dei frutti del sano movimento liturgico promosso da San Pio X per
formare le anime secondo l'autentico spirito liturgico della Chiesa.
é un'opera che sto leggendo ed apprezzando e può essere utile all'intero mondo "tradizionalista".
Conosciamo a fondo ciò che difendiamo, meditiamo con attenzione le abissali differenze tra i riti cattolici e quelli montiniani. Davvero si tratta di un testo imprescindibile per la biblioteca di cattolico integrale, molto utile per poter conoscere i riti delle ordinazioni sacerdotali e delle consacrazioni episcopali, nel caso si dovesse assistere a questi riti, tanto importanti oggi per tutti noi.

Insomma: Da non perdere

un caro saluto a tutti

Guelfo Nero :) :) :)

La Chiesa insegna che il fine principale
della liturgia è l’adorazione della Santissima
Trinità; la liturgia è quindi essenzialmente
teocentrica, è il culto pubblico frutto
della virtù di religione. Ma Dio vuole la salvezza
delle anime e quindi il culto liturgico è
offerto anche per la santificazione dei fedeli.
In questo contesto san Pio X, nel Motu
proprio Tra le sollicitudini, del 22 novembre
1903, insegna che: “Tra le sollicitudini
dell’officio pastorale… senza dubbio è precipua
quella di mantenere e promuovere il
decoro della Casa di Dio, dove gli augusti
misteri della religione si celebrano e dove il
popolo cristiano si raduna, onde ricevere la
grazia dei Sacramenti, assistere al santo Sacrifico
dell’Altare, adorare l’augustissimo
Sacramento del Corpo del Signore ed unirsi
alla preghiera comune della chiesa nella
pubblica e solenne officiatura liturgica”.
Dopo aver ammonito che “nulla dunque
deve occorrere nel tempio che turbi o anche
solo diminuisca la pietà e la devozione dei fedeli,
nulla che dia ragionevole motivo di disgusto
o di scandalo, nulla soprattutto che direttamente
offenda il decoro e la santità delle
sacre funzioni e perciò sia indegno della casa
di orazione e della Maestà di Dio”, Papa Sarto
continuava ricordando che “è necessario
provvedere prima di ogni altra cosa alla santità
del tempio, dove appunto i fedeli si radunano
per attingere tale spirito dalla sua prima
e indispensabile fonte, che è la partecipazione
attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera
pubblica e solenne della Chiesa”.
Il riferimento alla partecipazione attiva
dei fedeli fu più tardi interpretato in modo
errato dagli attivisti modernisti che tradirono
lo spirito iniziale del movimento liturgico.
Per loro la liturgia doveva essere innanzitutto
insegnamento per i fedeli, capace di
essere “capita” e perciò riformata e adattata
ai fini catechistici.
Invece, il clero cattolico, sulla scia
dell’insegnamento di san Pio X, moltiplicò
gli sforzi per la formazione dei fedeli nelle
sedi idonee, quindi prima o dopo la celebrazione
delle funzioni sacre. In questo contesto
vanno situate le numerose iniziative editoriali,
protese a ravvivare nelle anime
l’amore e il rispetto per i riti contenuti nel
Messale, nel Rituale e nel Pontificale, e il
conseguente desiderio di avvicinarsi con più
fervore a questi tesori spirituali.
Tesori spirituali è il titolo di una di queste
opere, edita nel 1941, che il Centro librario
Sodalitium ha deciso di ristampare in
forma anastatica per la formazione dottrinale
e spirituale dei fedeli.
Nel volume il lettore troverà innanzitutto
la pubblicazione del testo latino e della traduzione
in lingua italiana di tutti i Sacramenti
e dei maggiori Sacramentali. Vi è poi,
per ogni sacramento e sacramentale, un prezioso
commento dogmatico, che illustra la
ricchezza contenuta in ogni rito della Chiesa.
Di particolare interesse la parte consacrata
alle diverse cerimonie relative all’Ordine
Sacro, con i testi integrali della Tonsura,
degli ordini minori (Ostiariato, Lettorato,
Esorcistato e Accolitato) e degli ordini
maggiori (suddiaconato, diaconato e sacerdozio).
È un libro importante da utilizzare durante
le cerimonie, per seguirne le diverse
fasi; da usare come testo di meditazione, per
riflettere sui sacramenti già ricevuti o che si
riceveranno nel futuro; e infine da consultare
frequentemente, per curare la propria
istruzione religiosa e preservarsi così dalla
proposizioni moderniste relative alla liturgia
condannate da san Pio X nel decreto Lamentabili
del 3 luglio 1907 (nn. 39-52) e oggi
ampiamente diffuse tra i cattolici.

INDICE
PARTE PRIMA – I SACRAMENTI
Pag. 10 SACRAMENTI IN GENERE
Pag. 17 BATTESIMO
Pag. 25 Rito Battesimale
Pag. 25 Il Battesimo nei primi tempi della Chiesa
Pag. 30 Rito odierno per il battesimo solenne dei
bambini
Pag. 42 CRESIMA
Pag. 49 Rito della Cresima
Pag. 55 EUCARESTIA
Pag. 56 Eucarestia - Sacramento
Pag. 67 Modo di comunicarsi
Pag. 71 Amministrazione della SS. Eucarestia
Pag. 73 La Comunione agli infermi e il Viatico
Pag. 78 Eucarestia - Sacrifico
Pag. 88 Il Divino Ospite
Pag. 90 Come onorare il SS. Sacramento
Pag. 98 PENITENZA
Pag. 111 Modo per ben confessarsi
Pag. 113 Rito della Confessione
Pag. 115 ESTREMA UNZIONE
Pag. 121 Rito dell’Estrema Unzione
Pag. 127 Raccomandazioni dell’anima
Pag. 144 MATRIMONIO
Pag. 158 Rito Nuziale
Pag. 169 ORDINE SACRO
Pag. 181 Le Ordinazioni
Pag. 190 Gli Ordini Minori
Pag. 191 Ordine dell’Ostariato
Pag. 195 Ordine del Lettorato
Pag. 199 Ordine dell’Esorcistato
Pag. 202 Ordine dell’Accolitato
Pag. 209 Gli Ordini Maggiori
Pag. 209 Il Suddiaconato
Pag. 225 Il Diaconato
Pag. 239 Il Sacerdozio
PARTE SECONDA – I SACRAMENTALI
Pag. 265 SACRAMENTALI IN GENERE
Pag. 275 BENDIZIONI NON RISERVATE
Pag. 275 Benedizione dell’acqua
Pag. 281 Benedizione delle case
Pag. 283 Benedizione delle candele nella festa di S.
Biagio
Pag. 285 Benedizione della bandiera professionale di
qualsiasi associazione
Pag. 290 Benedizione degli animali malati
Pag. 290 Benedizione d’una nuova casa
Pag. 292 Benedizione dei nuovi frutti
Pag. 293 Benedizione di qualunque cibo
Pag. 294 BENEDIZIONI RISERVATE
Pag. 294 Benedizione e posa della prima pietra di una
Chiesa
Pag. 308 Benedizione di una nuova Chiesa od Oratorio
pubblico
Pag. 314 Benedizione del Cimitero nuovo
Pag. 317 Benedizione deprecatoria contro gli animali
nocivi
Pag. 320 RITO DELLE PROCESSIONI
Pag. 320 La Candelora
Pag. 325 Le Rogazioni
Pag. 332 Processione del Corpus Domini
Pag. 338 Per domandare la pioggia
Pag. 341 Per allontanare la tempesta
Pag. 345 Per il tempo di guerra
49
Pag. 351 Processione di ringraziamento
Pag. 359 RITO DELLE ESEQUIE
Pag. 363 Messa esequiale
Pag. 372 Assoluzione al tumulo
Pag. 379 Sepoltura dei bambini

I TESORI SPIRITUALI. Sacramenti e
Sacramentali. Traduzione e spiegazione
Centro Librario Sodalitium,
Verrua Savoia 2004. Formato Tascabile,
pagg. 390, € 12,00

Guelfo Nero
08-06-05, 09:15
Roberto Gremmo, MONTANARI CONTRO IL TRICOLORE. L¹INSORGENZA VALDOSTANA DEL 1853 E L¹OPPOSIZIONE POPOLARE A CAVOUR, Biella 2005, pp. 232, euro 20,00


Indice:
Cap. 1 L¹opposizione popolare al Œliberismo¹ del Conte di Cavour
Cap. 2 Le rivolte contro il carovita ad Arona, Pegli e Genova
Cap. 3 A Torino la protesta popolare prese di mira la casa del Primo Ministro
Cap. 4 Le proteste popolari a Stradella, Bra, Carignano, Casale e tutto il Cuneese contro l¹¹ultraliberismo cavouriano¹
Cap. 5 Cavour venne accusato di conflitto di interesse e di speculare sul grano
Cap. 6 I montanari affamati della Val d¹Aosta si ribellarono a Natale
Cap. 7 Le Autorità sabaude mobilitarono l¹esercito per fermare la rivolta
Cap. 8 Le schiere montanare presero in ostaggio il Vescovo e il Sindaco di Aosta
Cap. 9 I ribelli vennero fermati con l¹inganno alle porte di Aosta
Cap. 10 Gli ultimi irriducibili fecero ancora ³sfregio alla tricolore bandiera²
Cap. 11 L¹ostinata resistenza di Bartolomeo Bosc
Cap. 12 Il Governo punì l¹Intendente Rocca per aver sottoscritto un patto coi rivoltosi
Cap. 13 Centinaia di montanari valdostani finirono in carcere per parecchi mesi
Cap. 14 Nove montanari detenuti evasero dalla fortezza di Bard
Cap. 15 Il Œpentito¹ Dogier puntò il dito accusatore contro i presunti mandanti
Cap. 16 Un pesante atto d¹accusa contro il Clero: il ŒMemoriale Dogier¹
Cap. 17 Il processo ai rivoluzionari del pane, della polenta, del formaggio e del vino
Cap. 18 Tre sacerdoti benedissero i rivoltosi e don Menabrea imbracciò il fucile contro i Carabinieri
Cap. 19 Il Œpentito¹ Dogier accusò i sacerdoti d¹aver organizzato la rivolta
Cap. 20 Testimoni bugiardi, comprati o venduti
Cap. 21 Una sentenza mite fu l¹ultimo segno d¹indipendenza della Magistratura francese
Cap. 22 Dopo tre anni giunse un secondo pentimento del notaio Dogier
Cap. 23 I borghesi di Aosta tornarono ad aver paura dei ³Socques² nel 1859

Guelfo Nero
23-07-05, 18:54
http://www.traditioninaction.org/bkreviews/A_020br_WorldYouthDay.htm

Un accurato testo in lingua inglese contro le sedicenti "giornate mondiali della gioventù".

Guelfo Nero :) :) :)

Guelfo Nero
11-08-05, 10:55
http://www.effedieffe.com/fdf/l2cf.html

Una nuova ristampa del Pranaitis per i tipi della Effedieffe

Guelfo nero :) :) :)

Agape
02-12-05, 21:59
Cari amici,
vi segnalo la novità editoriale del Centro Librario Sodalitium, il secondo volume della collana Cassiciacum, dal titoloIl problema dell'Autorità e dell'episcopato nella Chiesa Per maggiori informazioni clickate qui (http://sodalitium.it/eshop/index.aspx?tabindex=0&tabid=1&productid=28&directoryid=+76&ctrl=productdetails).

Agape
02-12-05, 22:00
Nel 2005 ricorrono i vent’anni dell’Istituto Mater Boni Consilii che fu fondato nel dicembre del 1985 a Nichelino, in provincia di Torino. Da quella data la rivista Sodalitium ne è sempre stata l’organo ufficiale (prima era la rivista ufficiale del distretto italiano della FSSPX). Per festeggiare questo lieto anniversario il Centro Librario Sodalitium, nato come una costola dalla stessa rivista, ha pensato di riproporre in questo libro alcuni articoli, pubblicati in passato, che erano divenuti ormai irreperibili a causa del*l’esaurimento dei rispettivi numeri arretrati di Sodalitium (nn° 13 e 16).
Questi testi costituiscono come una “pietra miliare” nella storia dell’Istituto e della sua posizione teologica (la Tesi di Cassiciacum) di fronte all’attuale crisi nella Chiesa, ed a essi bisogna sempre riferirsi per capire l’evoluzione e lo sviluppo del pensiero successivo.
Fondamentali sono i due testi di Mons Guérard des Lauriers: “l’intervista” (pubblicata nel “famoso” n° 13 di Sodalitium del maggio 1987) con la quale Sodalitium abbracciava ufficialmente la Tesi di Padre Guérard; e “Consacrare dei Vescovi” (pubblicato su Sodalitium n° 16 del marzo-aprile 1988) con il quale l’Istituto riteneva opportuno perpetuare la “Missio” secondo il pensiero di Padre Guérard scegliendo “l’opzione episcopale”. Questi due testi dell’illustre teologo domenicano sono corredati da due articoli introduttivi di don Ricossa (attuale direttore di Sodalitium) che spiegano la situazione creatasi nella chiesa dopo il Concilio Vaticano II e i mezzi per conservare la fede, vivificata dai Sacramenti.
Sarà molto interessante notare come Mons Guérard nei suoi scritti avesse già risposto e dato una soluzione a tutte le questioni che ancora oggi, a vent’anni di distanza, inquietano i cattolici fedeli e dividono i “tradizionalisti” (notiamo en passant come nell’intervista egli affermava già l’invalidità del nuovo rito di consacrazione episcopale, di cui qualche tradizionalista di oggi crede di essere lo scopritore...).
Mons Guérard des Lauriers è stato un vero “Maestro” nelle questioni teologiche legate alla difesa della fede dopo il Concilio Vaticano II, ed è sempre un piacere leggere e rileggere i suoi scritti. Nella sua vita egli portò la conseguenza delle sue scelte rigorose con Fede profonda, pagandone lo scotto anche con un quasi totale isolamento verso la fine della sua vita, ma ha insegnato a tutti noi, con il suo esempio, le esigenze della “VERITÀ”.
Questo opuscolo vuole essere quindi un omaggio di riconoscenza vivissima di Sodalitium a Mons Guérard des Lauriers. “Veritas liberavit vos” (Giov. VIII, 32).
Buona lettura!


Sodalitium

Guelfo Nero
03-12-05, 15:03
MOLTO BENE

Guelfo Nero

Guelfo Nero
27-12-05, 22:57
http://www.cvm.qc.ca/gconti/905/BABEL/Index%20Librorum%20Prohibitorum-1948.htm

Indice dei libri proibiti del 1948, a tutt'oggi pienamente in vigore

Guelfo Nero
27-12-05, 22:59
http://www.bl.uk/images/content/librorum.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 22:59
http://www.rarebooks.nd.edu/exhibits/inquisition/images/44/44_title.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 22:59
http://www.bethelux.it/images/indexlibrorumproibitorum2.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 23:00
http://www.lib.byu.edu/~aldine/ald51tp.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 23:01
http://www.courcelle-bruno.nom.fr/IndLibProhib.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 23:01
http://spencer.lib.ku.edu/exhibits/bannedbooks/index2.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 23:02
http://www.alyamiah.com/cema/fotos/inquisicion.jpg

Guelfo Nero
27-12-05, 23:02
http://secure.cartsvr.net/product_images/catalog2709/n700.jpg

L'ultima edizione cattolica del Denzinger (1954) ristampata negli Usa.

http://secure.cartsvr.net/catalogs/catalog.asp?prodid=1420153&showprevnext=1&affId=catholicsupplies

GUelfo nero

Guelfo Nero
28-12-05, 13:04
http://www.uni.tim.it/photoalbum/photoalbum/immagini/good/00000/091/91106/93735/2216165.jpg

L'ottimo calendario cattolico edito da Sodalitium...con tutti i santi al posto giusto.

Guelfo nero :-)

Guelfo Nero
31-12-05, 02:47
Non solo complotti

Questo saggio di Maurizio Blondet va ad aggiungersi a“11 Settembre colpo di Stato in Usa”, “Chi comanda in America” e “Osama Bin Mossad” e in parte a “La strage dei genetisti”, tutti usciti successivamente ai fatti del 2001.
In fondo, come tutti i libri di Blondet, potrebbe incappare in un duplice quanto spiacevole destino: quello di non essere letto né dai suoi detrattori (indignati in servizio permanente effettivo con spiccata vocazione allo scandalismo giornalistico o al vittimismo politico, e quindi poco propensi alla lettura), né dai suoi ammiratori ed estimatori (perché in fondo già consapevoli delle linee guida dell’analisi o convinti della sua veridicità d’insieme).
Invece si tratta di un libro molto variegato che riporta ulteriori novità d’indagine sui fatti dell’Undici Settembre, sul ruolo del vicepresidente Cheney, sugli attentati di Beslan, Bali e Madrid, sui profili massmediatici di Al-Zarkhawi e di altri protagonisti del fronte del terrorismo internazionale. (Si veda a questo proposito anche un articolo su “La Padania” dell’11 settembre 2005 in cui Blondet esprimeva tutte le sue documentate difficoltà nell’accettare la versione ufficiale sui fatti del 9.11).
Tramite un’accurata ricerca di informazioni, difficilmente attingibili per il pubblico di lingua italiana, Blondet ricostruisce un mondo di relazioni diplomatiche ed economiche, lontano mille miglia dal pastone massmediatico quotidiano: parlano infatti alcuni dei responsabili della sicurezza aerea in servizio il fatale 11 settembre, parlano gli atti delle commissioni d’inchiesta parlamentari, le indagini condotte da testate giornalistiche e da ultimo parlano anche molti uomini dell’Intelligence di vari paesi. Il quadro che ne esce ribalta certamente la comoda oleografia del “conflitto di civiltà” propagandata anche qui, nella provincia itagliana dell’Impero, con astuzia di taluni e con molta dabbenaggine e buona fede da parte di altri.
Sarebbe troppo difficile sintetizzare la varietà dei temi trattati in poche altre battute: si lascia quindi al lettore attento di approfondire altri ed ulteriori argomenti.
Se certamente è vero che, in senso proprio o in senso lato, tutta la storia umana (nella sua componente politica) giace sotto il segno di congiure, complotti, cospirazioni, è compito dello storico esaminarne la natura, percepire le diverse sfumature e i diversi intendimenti degli attori sulla scena, rendere la complessità spesso casuale, priva di molti determinismi, delle scelte dei singoli partecipanti.
Dietro ogni atto delittuoso, quale può essere un complotto, si aggirano, la malafede di alcuni, la bramosia di possesso di altri, la viltà di altri ancora, l’ignoranza crassa e superficiale di moltissimi.
In questo lo storico Maurizio Blondet raggiunge perfettamente il suo obiettivo, fornendo un affresco se non esaustivo, perlomeno moralmente convincente, della sordida politica internazionale di questi ultimi anni.

Maurizio Blondet
Israele, Usa, il terrorismo islamico
Edizioni Effedieffe


DA "Il CInghiale Corazzato" numero 11, novembre 2005

ps: Ricordarsi sempre che Blondet è comunque sedeplenista.

argyle_83
31-12-05, 11:24
http://www.uni.tim.it/photoalbum/photoalbum/immagini/good/00000/091/91106/93735/2216165.jpg

L'ottimo calendario cattolico edito da Sodalitium...con tutti i santi al posto giusto.

Guelfo nero :-)

E' possibile richiedere questo calendario?

Guelfo Nero
01-01-06, 03:11
Carissimo Argyle

chiedilo all'indirizzo dell'Istituto Mater Boni Consilii
Località Carbignano 36
10020 Verrua Savoia (To)

Un caro augurio di buon anno

Guelfo nero

Agape
01-01-06, 08:59
Carissimo Argyle

chiedilo all'indirizzo dell'Istituto Mater Boni Consilii
Località Carbignano 36
10020 Verrua Savoia (To)

Un caro augurio di buon anno

Guelfo nero

per maggiori nformazioni puoi anche visitare il sito www.sodalitium.it, scrivere all'indirizzo info@sodalitium.it o telefonare al numero 0161.839335 Fax 0161.839334

e buon 2006:-:-01#19

argyle_83
01-01-06, 16:58
Vi ringrazio.

Buon 2006 anche a voi.
:-:-01#19

Agape
01-01-06, 18:21
Vorrei anche io quel calendario. Buon 2006 a tutti!

bhe,se non ricordo male sei di roma.. se vai a messa da don Curzio dovresti poterlo trovare li, al massimo chiedilo a lui...
:-:-01#19

Guelfo Nero
01-01-06, 18:30
In effetti all'Oratorio San Gregorio VII dovrebbero averlo sicuramente, anche perchè è uscito a inizio novembre.

Guelfo

Il Patriota
04-01-06, 14:40
(Corrispondenza romana) In Francia è stato riedito, in edizione critica, un classico del pensiero cattolico controrivoluzionario: le celebri Mémoires pour servir à l'histoire du Jacobinisme, del padre gesuita Augustin Barruel, stampate per la prima volta a Londra nel 1797.

Questa riedizione è curata da Christian Lagrave, che vi ha premesso un riassunto della vita e delle opere dell'autore e vi ha posposto un dettagliato indice dei nomi citati (Editions de Chiré, Chiré-en-Montreuil 2005, 2 voll., pp. 550+634). In Italia, l'anno scorso, per i tipi della Oscar Mondatori, era stato pubblicato il libro Gli Illuminati di Baviera, ristampa anastatica delle pagine 115-350 del secondo volume delle Mémoires pour servir à l'histoire du Jacobinisme.

Nonostante il titolo modesto e fuorviante, questo saggio non raccoglie le memorie di un testimone ocu-lare, ma costituisce la prima vasta indagine sulle cause profonde della Rivoluzione Francese, colta nella sua unitarietà e coerenza e valutata come castigo divino per la Francia.

I prodromi e gli sviluppi di quella tragedia vengono ricondotti ad una regìa lucida e deliberata, individuata nella "triplice cospirazione contro l'Altare, il Trono e la Società", animata dai "sofisti dell'empietà, della rivolta e dell'anarchia", allo scopo di abbattere non solo la Chiesa e la monarchia francese ma anche ogni ordine sociale.

Gli agenti della cospirazione sono individuati nei circoli intellettuali degli Illuministi che la preparano dottrinalmente, poi nella setta massonica degli Illuminati di Baviera (Weishaupt, von Knigge), che la organizzano strategicamente, e infine nei noti poli-tici giacobini, che l'attuano concretamente.

Sebbene sia stata elogiata da personalità come Burke e de Maistre, l'opera del Barruel venne dappri-ma violentemente attaccata, soprattutto da persone che si vantavano di non volerla leggere, poi venne boicotta-ta e infine venne sepolta da una congiura del silenzio.

Benché tuttora snobbata dagli ambienti accademici, che non le perdonano il fatto di essere un lavoro pionieristico, quest'opera si conferma tuttoggi come storicamente valida in quanto rigorosamente ragionata e solidamente documentata, attingendo soprattutto alle fonti origina-rie. Le Mémoires diedero il via da una parte all'interpretazione della Rivoluzione come cospirazione anticri-stiana, dall'altra all'indagine sul "complotto massonico" contro la civiltà: una tesi che, sebbene ancor oggi respinta con sdegno, non è però mai stata confutata. (CR 926/07 del 24/12/05)

Guelfo Nero
04-01-06, 22:53
Ho spostato qui la gentile segnalazione di Patriota.

Guelfo nero

aprile crudele
04-01-06, 22:55
Amici, mi segnalereste una buona storia del CVII " di facile reperibilità?

Guelfo Nero
05-01-06, 01:41
CARI AMICI,

STASERA SEGNALO UN LIBRO NON PIù RECENTISSIMO; è USCITO PER I TIPI DELLA EFFEDIEFFE NEL 1992 CON PREFAZIONE DI MARCO TANGHERONI.
è UN LIBRO SOTTO MOLTI ASPETTI UNICO IN ITALIA.
L'AUTORE, STUDIOSO "DI INCONSUETO VIGORE SPIRITUALE", PRENDE DI PETTO I LUOGHI COMUNI ACCADEMICI E GIORNALISTICI SULLA CONQUISTA SPAGNOLA E CATTOLICA DELLE AMERICHE.
è UN LIBRO SENZA PIAGNISTEI E SENZA LACRIME, SENZA IPOCRISIE E SENZA PAURE: QUESTO è IL TONO CHE SI VORREBBE ANCHE IN CERTI APOLOGETI (PIù O MENO IMPROVVISATI) DI OGGI.
SEGUE UN'INTERESSANTE APPENDICE DEDICATA AL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI ISABELLA "LA CATTOLICA": IL CUI TITOLO, COME BEN RICORDA IL DUMONT, NON è UN SOPRANNOME MA è LE STATO ATTRIBUITO (OGGI si può dire "in aeternum") DA SUA SANTITà PAPA ALESSANDRO VI CON LA BOLLA "SI CONVENIT" DEL 2 DICEMBRE 1496 SU PROPOSTA DEGLI EMINENTISSIMI PICCOLOMINI, CARAFA E COSTA.
L'ESPULSIONE DEGLI EBREI DA LEI DECISA ED ATTUATA FU LA SALVEZZA DELLA SPAGNA CATTOLICA E DEI MOLTI EBREI CONVERTITI IN BUONA FEDE DA CUI POI SBOCCIARONO GRANDI CATTOLICI SPAGNOLI (IL VITORIA, IL LAINEZ, SANTA TERESA D'AVILA).
LA PERICOLOSITà SOCIALE DEGLI EBREI ERA COSì ELEVATA CHE FU ADEGUATA MISURA DI PRUDENZA ESPELLERLI.
L'AUTORE FA NOTARE CHE UNO DEI GRANDI NEMICI DI QUESTA BEATIFICAZIONE è STATO IL "CARDINALE" LUSTIGER, IL MARRANO CHE TEMPO FA FACEVA POSE DA "ARCIVESCOVO" DI PARIGI.
IL RESTO DEL LIBRO è VIVACE E DI FORTE IMPATTO, l'USO DEI DOCUMENTI OCULATO E MIRABILE.
MOLTE PAGINE SONO DEDICATE A FERNANDO CORTES, IL "SAN PAOLO" DEL MESSICO CHE POSE FINE, ALLEATO A MOLTI POPOLI VICINI, ALLA SANGUINARIA DITTATURA DEGLI AZTECHI, RICOLMA FINO ALLA GINOCCHIA DEL SANGUE DEI SACRIFICI UMANI E A FRANCISCO PIZARRO, FORTE E MONDANO, CHE SCONFISSE IL DITTATORE INCA ATAHAULLPHA.
LO STESSO SI DICA PER LA GIà MORIBONDA CIVILTà MAYA DELLO YUCATAN: ANCHE Lì SI RITROVARONO SEGNI DI ORRIBILI DELITTI A SFONDO "RELIGIOSO".
è VERO ALCUNI CONQUISTADORES FURONO VIOLENTI E AVIDI MA SI TRATTAVA DI CASI SPORADICI: LA MAGGIOR PARTE INVECE FURONO UOMINI D'ARME, FORTEMENTE PERMEATI DEI VALORI CATTOLICI, FURONO VERI HIDALGOS.
LA "CONQUISTA" FU A BEN VEDERE UNA LIBERAZIONE "FORTE, COSCIENTE ED APPASSIONATA" DA FALSI MITI, DA BARBARIE INVETERATE, DA UNA "CIVILTà" STAGNANTE E MORENTE CHE CHIEDEVA VITA E PAROLE DI VITA.
PER L'AMERICA ERA SCOCCATA "L'ORA DI DIO": NASCEVA UNA CIVILTà INDOCATTOLICA, FELICE FUSIONE DEGLI ELEMENTI SANI DELLE CIVILTà PRECOLOMBIANE CON IL CATTOLICESIMO E LA CIVILTà CATTOLICA EUROPEA.
GLI INDIGENI CORSERO A FARSI BATTEZZARE IN MASSA, A VILLAGGI INTERI: FURONO BATTEZZATI AD UNO AD UNO MA LA SITUAZIONE STRAORDINARIA DOVETTE COSTRINGERE LA CATECHESI PRE-BATTESIMO A RIDURSI SPESSO ALLO STRETTISSIMO NECESSARIO (SAGGIA DECISIONE DI ORDINE PASTORALE).
MOLTE PAGINE SONO DEDICATE ALLE ASTRUSE FANTASIE, ALLE INVENZIONI E ALLE ESAGERAZIONI POLEMICHE DELLA RELAZIONE DI PADRE BARTOLOMEO DE LAS CASAS SUI RAPPORTI TRA INDIGENI E CONQUISTATORI (SAREI TENTATO DI SCRIVERE "LIBERATORI") E AI SUOI MOLTI CONFUTATORI.
ALTRE AI BENEFICI FRUTTI DELLA CREAZIONE DELLE "ENCOMIENDAS", VERO MODELLO DI COLONIZZAZIONE CRISTIANA, ALTRE PAGINE ALLA MADONNA DI GUADALUPE, VERA IMPERATRICE DELLE AMERICHE E ALLA SUA MIRACOLOSA APPARIZIONE, CONTRO ALCUNI TENTATIVI DI MITIZZAZIONE PSEUDO-SCIENTIFICA, ALTRE ALLE EPIDEMIE DI VAIOLO E PERSINO DI MORBILLO CHE PURTROPPO DECIMARONO PARTE DELLE POPOLAZIONI LOCALI, TOTALMENTE PRIVE DI DIFESE IMMUNITARIE, NEI PRIMI DECENNI DELLA CONQUISTA.
ALTRE PAGINE ANCORA SONO DEDICATE ALLE SPLENDIDA VITA DEL PRIMO INQUISITORI DEL PERù, DON FRAY JERONIMO DE LOAISA.
COME SI VEDE, è UN LIBRO RICCHISSIMO DI DATI E DI FELICI SPUNTI.
NON SI PUò CHE RINGRAZIARE PAPA ALESSANDRO VI CHE CON LA BOLLA "INTER CETERA" DELLA PRIMAVERA DEL 1493 DONò, UTILIZZANDO DELLA PIENEZZA TEMPORALE DEL POTERE PAPALE, PARTE DELLE AMERICHE ALLA CORONA SPAGNOLA E ALLA CORONA PORTEGHESE.
FU UNA VERA INVESTITURA FEUDALE DA CUI FIORIRONO ALTRI IMPORTANTI DOCUMENTI PONTIFICI DI ALESSANDRO VI E DI GIULIO II SULL'EVANGELIZZAZIONE E SULL'INCARDINAMENTO ECCLESIALE DI QUELLE TERRE.

UN CARO SALUTO A TUTTI E BUONA LETTURA


http://www.ddbstock.com/jpeg1/cortez3.jpg


FERNANDO CORTES, IL "SAN PAOLO" E IL LIBERATORE DEL MESSICO
(1485-1547)



http://www.netmagic.net/~taz/files/pics/pizarro.jpg

FRANCISCO PIZARRO, CONQUISTATORE DEL PERù (1475-1541)

Guelfo nero

Guelfo Nero
06-08-06, 23:53
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=265950

Interessante e riccamente erudito il thread sul presidente dell'Ecuador Garcia Moreno, assassinato dalla Massoneria. Lo trovate nel forum sedeplenista dell'amico Augustinus. Ne consiglio la lettura. Complimenti al compilatore.

Guelfo nero

Guelfo Nero
07-08-06, 00:09
Eroi d’Europa: Monsignor Josef Tiso


Il 18 aprile 1947 a Bratislava Monsignor Josef Tiso, già presidente della Repubblica slovacca dal 1939 al 1945 e sacerdote cattolico, veniva impiccato e poi arso, in odio alla fede cattolica, su sentenza di un tribunale “popolare”al servizio dei nuovi “padroni del mondo”. Nel 1918 era nata la Cecoslovacchia, innaturale mostro tricefalo, creato a tavolino dopo lo sfaldamento degli imperi centrali. A questo aborto statuale era incatenato il popolo slovacco che già da decenni aveva riscoperto il proprio secolare senso di appartenenza nazionale. Il maggiore partito identitario slovacco era il Partito popolare (SLS), guidato da Monsignor Andrei Hlinka con principi cattolici. In questo partito militò il giovane sacerdote Tiso, di lontane origini venete, deputato dal 1925. A questo partito si affiancò negli anni Trenta la Rodobrana, una milizia nazional-patriottica guidata da Vojtech Tuka. Alla morte di Hlinka, Monsignor Tiso prese la guida del partito e dichiarò l’autonomia della Slovacchia il 6 ottobre 1938, diventando capo del governo autonomo. La Cecoslovacchia dovette modificare la sua costituzione in senso federalista ma nel marzo 1939 il governo centrale di Benes tentò un colpo di coda, sciogliendo le assemblee regionali e arrestando i miliziani indipendentisti ma il 13 marzo l’invasione tedesca della Cechia spazzava via i disegni del governo centrale. Avute garanzie di autonomia ed indipendenza dalle autorità tedesche, Monsignor Tiso proclamava l’indipendenza della Slovacchia, diventandone primo Ministro e poi presidente della Repubblica nell’ottobre dello stesso anno. Tiso mantenne nei confronti della Germania un atteggiamento di illuminata indipendenza mentre Tuka ed il suo movimento premevano per una germanizzazione del nuovo Stato. Ne vennero delle tensioni che si ricomposero solo alla stretta finale della guerra. La Slovacchia fu uno stato cattolico indipendente, governato sui principi della dottrina sociale della Chiesa e delle encicliche papali. Sacerdote inappuntabile, Monsignor Tiso governò lo Stato pur rimanendo parroco della sua parrocchia. Quando la Slovacchia fu invasa dai sovietici, Monsignor Tiso dovette creare un governo in esilio in Germania. A guerra finita fu processato ma si difese con coraggio puntualmente su ogni capo d’accusa. Nel suo testamento spirituale scrisse. “Muoio come martire della legge naturale data da Dio a ciascun popolo di promuovere la sua libertà e come difensore della civiltà cristiana contro il comunismo”. Il 31 dicembre 1993 la Storia giustiziava la Cecoslovacchia che aveva assassinato Monsignor Tiso e la bandiera della Doppia Croce apostolica tornava a garrire nel vento.


Bibliografia

Massimiliano Ferrari “Tiso: un martire per la nuova Europa” La Padania, 11 aprile 1999
Lisa Guarda Cardini. “Tiso: una terza proposta”, Liviana-Ceseo, Padova, 1977
Michele Lacko, voce “Tiso” su Enciclopedia Cattolica,XII, cc. 142-143, Roma, 1954
Memoria Excellentissimi viri Dr. Josephi Tiso, [Roma]. 1947

Articolo contenuto nel numero 13 de "Il Cinghiale Corazzato", marzo-aprile 2006, giornale della Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica di Milano

Guelfo Nero
13-08-06, 19:06
Sul numero 2/2006 di "Instaurare omnia in Christo", piccola ma battagliera rivista friulana ormai giunta al trentaquattresimo anno di vita, Fabio Marino in un articolo dedicato alla "Messa tridentina in Italia" parla lungamente delle messe "indultate" (la rivista appoggia l' "Indulto") ma cita anche quelle della Fspx e quelle dell'Istituto (accenando alla posizione sulla Vacanza della Sede apostolica) con tanto di link di segnalazione.
Non è poco in questi tempi di tregenda.

Guelfo nero

argyle_83
13-08-06, 21:18
L'ho letto e lo consiglio.



CARI AMICI,

è APPENA USCITO PER LE EDIZIONI EFFEDIEFFE DI MILANO UN SEVERO TESTO, PREGNO DI ANTIGIUDAISMO TEOLOGICO, SCRITTO DAL PROFESSOR ENRICO MARIA RADAELLI, FEDELE DELLA FRATERNITà SAN PIO X.
IN UN AMPIO SAGGIO DI 410 PAGINE (UNA PARTE GIà PUBBLICATA PRO MANUSCRIPTO NEL 2000) IL PROFESSORE PRIMA ANALIZZA LA CECITà DELLA SINAGOGA DOPO IL DEICIDIO, PARTENDO DALL'ICONOGRAFIA DELLA SINAGOGA BENDATA NELLA SCULTURA ECCLESIASTICA MEDIOEVALE, POI DEDICA UN NOTEVOLE CAPITOLO A DIMOSTRARE, SECONDO RIGOROSI PRINCIPI DI LOGICA FORMALE, LA TOTALE ESTRANEITà E IRRIDUCIBILITà DEL DIO DEI CRISTIANI RISPETTO A QUELLO DEL TALMUDISTI E DEI MUSULMANI PER ABBATTERE IL FAMOSO SOFISMA SULLE "TRE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE".
SI DEDICA POI A DIFENDERE LA BEN NOTA DOTTRINA DELLA "SOSTITUZIONE" OVVERO LA CESSAZIONE DELLA RELIGIONE EBRAICA ED IL SUO COMPIMENTO NEL CATTOLICESIMO.
SEGUONO POI ANTOLOGIE DI PASSI DELLA SACRA SCRITTURA (IN QUESTO CASO IL NUOVO TESTAMENTO) IMPERNIATI SULL'IGNORANZA GUIDAICA E SULLA DOTTRINA DELLA SOSTITUZIONE DELLA SINAGOGA CON LA CHIESA.
APPENA L'AVRò RILETTO CON ATTENZIONE, RECENSIRò ALCUNI ASPETTI PARTICOLARI: è UN LIBRO, SOTTO ALCUNI PUNTI DI VISTA, LODEVOLE.
PURTROPPO L'AUTORE TRATTA GIOVANNI PAOLO II, COME SE FOSSE IL PAPA.
PREZZO UN PO' ESORBITANTE: 30 EURO.

UN CARO SALUTO

GUELFO NERO:)

Guelfo Nero
15-09-06, 01:49
Nuovo orario del programma di cultura cattolica su RPL
Dal 3 settembre 2006 il programma Alle radici della Fede, condotto da don Ugo Carandino sulle frequenze di Radio Padania Libera, va in onda ogni domenica dalle ore 14 alle ore 14,20. E’ possibile ascoltare il programma su Internet.

Per informazioni:
http://www.radio-padania.com/rpl/Articoli.asp?category_id=53&articolo_id=141&

Luca
18-11-06, 02:21
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni librarie - Avvento e Natale

Per vivere il tempo d´Avvento (che quest´anno inizia domenica 3
dicembre) secondo la Tradizione della Chiesa e festeggiare
cristianamente il Natale segnaliamo un classico della devozione
popolare cattolica:

NATALE: MEDITAZIONI E POESIE di Sant´Alfonso Maria de Liguori, Ed. San
Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003, 3 ed., 160 pp, euro 8,00.

Dalla quarta di copertina:
Quest´opera, pubblicata nel 1758, flui´ quasi spontanea dall´anima
serafica di sant´Alfonso M. de Liguori, che la intitolo´ Novena del
Santo Natale colle meditazioni per tutti i giorni dell´Avvento sino all´
ottava della Epifania. Gia´ l´insigne autore rilevava:
... Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro
case il presepe per rappresentare la nascita di Gesu´ Cristo; ma pochi
sono quelli che pensano a preparare i loro cuori. Tra questi pochi
pero´ vogliamo essere ancora noi, acciocche´` siamo fatti degni di
restare accesi di questo felice fuoco, che rende le anime contente in
questa terra e beate in cielo.
A questo concetto morale sant´Alfonso, detto giustamente il dottore
della salvezza, ispiro´ il dettato, proponendosi di aiutare le anime a
vivere il Natale con genuino sentimento cristiano. Il libro contiene
quarantasei meditazioni, che vanno dal 28 novembre al 13 gennaio
(diciotto per l´Avvento, dieci per la novena di Natale e diciotto per
il periodo successivo) e sei poesie, tra cui il notissimo canto
natalizio Tu scendi dalle stelle e la pastorale Quanno nascette Ninno a
Bettalemme.

Alfonso Maria De Liguori nacque il 27 settembre 1696 a Marianella di
Napoli, primogenito di otto figli. Laureatosi a sedici anni in diritto
canonico e civile, venne presto acclamato civilista di fama per le
vittorie riportate in tutte le liti affidategli. Nel 1723 un clamoroso
processo perduto decise il suo avvenire. Ordinato sacerdote nel1726,
penetrò con coraggio nel mondo dei lazzaroni per recuperarli mediante l´
istituzione delle Cappelle serotine. Nel 1732 fondo´ a Scala (Salerno)i
Missionari Redentoristi con lo scopo di catechizzare le anime più
abbandonate delle campagne. Fatto vescovo di Sant´Agata dei Goti nel
1762, ottenne l´esonero dal governo della diocesi tredici anni dopo,
per ritirarsi a Pagani, dove quasi novantunenne si spense il 1° agosto
1787. Ha lasciato in tutto centoundici scritti. Gregorio XVI nel 1839
lo dichiaro´ santo; Pio IX nel 1871, dottore della Chiesa; e Pio XII
nel 1950, patrono dei confessori e moralisti.

argyle_83
23-11-06, 11:40
Francesco Agnoli
CONTRO DARWIN E I SUOI SEGUACI
Fede & Cultura


Citando le tesi e spiegazioni dei più famosi autori e divulgatori delle tesi evoluzioniste e confrontandole con la realtà dei fatti e delle scienze più avanzate, gli Autori ne smascherano l'intento ideologico facendoci ridere degli svarioni che personaggi di spicco dicono impunemente e che la gente comune beve passivamente. Questo agile libretto si propone di spiegare in modo semplice e sintetico il pensiero di Charles Darwin, e dei suoi seguaci. Lo scopo principale è diradare le nebbie del mito che circondano il darwinismo, per capire veramente cosa esso sia, quali siano i suoi fondamenti e i suoi intendimenti. Per fare questo si fa ricorso alle fonti, cioè ai testi originali di Darwin e dei suoi seguaci, spesso epurati e addomesticati dalla vulgata più comune. E' vero che Darwin ragionava da scienziato, oppure le sue idee sull'evoluzione gli provenivano da visioni filosofiche precedenti al suo famoso viaggio alle Galapagos? Darwin era ateo o credente? Che rapporti c'erano tra Darwin e Marx? E perché Darwin è diventato così famoso, e Wallace, che diceva le stesse cose, negli stessi anni, ma traendo conclusioni teologiche ben diverse, è sconosciuto ai più? Ancora: è una mentalità scientifica quella di credere che tutto sia materia, che la vita derivi dal caso, che il cranio dell'uomo cresca di dimensione a seconda di quanto viene "utilizzato"? Infine: quali sono le conseguenze del darwinismo nei nuovi campi della manipolazione genetica e della fecondazione artificiale? Ci sono legami tra alcune convinzioni nazionalsocialiste e Darwin? Zapatero e Umberto Veronesi, oggi, sono discepoli fedeli del pensiero darwinista?

Luca
08-12-06, 17:32
http://img81.imageshack.us/img81/2511/p1126061043qn3.jpg

Un dettaglio della tavola della Buona Stampa all'Oratorio Sant'Ambrogio di Milano.

Franco Damiani
02-01-07, 10:55
Caro Romano,

ha ragione Ernesto Galli della Loggia a denunciare una scarsa presenza dei cattolici in quanto tali nel dibattito pubblico. Ha anche ragione a denunciare una certa rissosità della componente "non progressista" che le impedisce di avere una voce unitaria.
Mi sembra ingeneroso però attribuire interamente alla parte ghettizzata la colpa della ghettizzazione.
Esiste da quarant'anni, infatti, all'interno del cattolicesimo una corrente tradizionalista (Mons. Lefèbvre ne è solo il nome più noto) che contesta il Vaticano II e in genere tutta la deriva relativista della civiltà euro-americana, identificandone le radici nella guerra secolare che la massoneria e i suoi addentellati muovono al cristianesimo. Questa corrente pubblica riviste, celebra convegni, organizza manifestazioni che dai grandi media ricevono sì e no una distratto alzar di sopracciglia. Si dà anche il caso che questa corrente individui i nemici principali della civiltà cristiana nei cripto-massoni e giudaizzanti presenti all'interno della gerarchia cattolica, fino ai suoi massimi vertici (c'è anche una corrente sedevacantista), e che ne monopolizzano i posti di potere e di insegnamento. Si dà pure il caso che questa corrente venga screditata in partenza con epiteti del tipo "preconciliare", "integralista", "fondamentalista", "antisemita" eccetera e non venga mai presa in considerazione come portatrice di un suo punto di vista distintoo e a volte contrapposto a quello dei vari Messori, Socci, Baget Bozzo, Introvigne e in genere teo e neocon.
Si dà soprattutto il caso che questa corrente (divisa, certo, al suo interno, ma su questioni dottrinali più che personali, e non più di quanto lo sia quella progressista) abbia una precisa posizione antigiudaica. E qui veniamo al punto: quando GdL scrive che dal dibattito pubblico, oltre alla voce cristiana, manca anche quella ebraica, o mente sapendo di mentire (e conoscendolo non lo posso credere) o dice la barzelletta del secolo: TUTTO è ebraico, nella nostra cultura! Quello che l'articolista chiama il "punto di vista laico" è, al 99%, quello ebraico, e l'olo-religione, come la chiama Maurizio Blondet (ossia il dogma dell'Olocausto) è l'unica vera religione rimasta nel nostro tempo, con i suoi dogmi, i suoi eretici e la sua onnipotente Inquisizione-Grande Fratello.
Ed è questo che spiega, a mio avviso, l'assenza del punto di vista cattolico tradizionalista dal dibattito pubblico: chi farebbe mai parlare in TV o sui giornali, se non come macchiette, personaggi che rifiutano la Rivoluzione francese ma anche quella americana, che inalberano il cuore crociato di Vandea, che rivendicano la Regalità Sociale di Gesù Cristo e il ritorno allo Stato cattolico, che rifiutano tutti i dogmi della modernità a partire dalla democrazia giacobina, che hanno come testi base il Sillabo e la Pascendi anziché la Dignitatis Humanae e la Gaudium et Spes? Che rifiutano il "dialogo interreligioso", l'ecumenismo modernista e soprattutto l'impossibile dialogo con l'ebraismo talmudico, rabbinico e farisaico? Ho toccato con mano il terrore che queste posizioni, saldamente poggiate sulla dottrina bimillenaria, suscitano nei "laici" di tute le risme, compresi quelli sedicenti cattolici: esse infatti minano alla base tutti i dogmi su cui si basa l'attuale modello di "civiltà". Da cattolico militante che non ha paura di rivelarsi tale ho pagato come insegnante il prezzo della coerenza e non accetto di subire, dopo il danno, la beffa di apprendere che...non esisto.

Cominci il Corriere della Sera a ospitare regolarmente queste voci: nel mio piccolo scrivo decine di lettere "integraliste" all'anno a tutti i principali quotidiani, che se va bene ne pubblicano una su cinquanta (e sono in genere le meno graffianti). Venga Galli della Loggia a una Messa tradizionale e a un convegno dell'Istituto Mater Boni Consilii o della Fraternità san Pio X: poi si faccia lui stesso, visto che ne ha i mezzi, portavoce di questo punto di vista così latitante.
Franco Damiani

costantino
02-01-07, 13:44
Franco Damiani
bentornato !

Franco Damiani
03-01-07, 16:13
bentornato !

Grazie , caro amico.

Franco Damiani
03-01-07, 16:18
Giuliano Ferrara sul "Foglio" di sabato 30 dicembre.


Sfida ai cattolici senza dottrina


Abbiamo cercato di spiegare l’altro giorno,
a proposito dei funerali religiosi negati
a Piergiorgio Welby, quel che ci pare di
sapere. Sapere culturalmente, senza l’apporto
della fede, della carità e della sequela
di Cristo, che in senso stretto ci riguarda
ma non ci afferra. Sapere laicamente. Librescamente.
Irreligiosamente. Aridamente.
Razionalmente. Il che è un piccolo sapere,
se confrontato con lo stare saldi, con il
comprendere e il decidere della fede, ma
pur sempre un sapere.
Non era complicato. La nostra tesi era
questa. Negare o concedere le esequie a
una persona che laicamente, orgogliosamente,
e perfino con una sua felicità poetica
primitiva, ha voluto testimoniare morendo
la sua concezione della vita, una concezione
relativistica, che comprende la possibilità
di una vita non degna di essere vissuta
a causa del dolore, è un fatto canonico,
che può apparire minore, controverso. Ma
stabilire un confine certo della fede, sia pure
nella forma della dottrina, è un dovere
del clero cattolico, nella tradizione. Togli al
cristianesimo il significato del dolore e il
dolore come significato, togligli il vivere
morendo di Agostino e anche la redenzione
sola fide pur nella oppressione del corpo di
Lutero, e gli hai tolto tutto. Che è per l’appunto
il progetto moderno della scristianizzazione
del mondo, un progetto che spesso
ormai passa anche attraverso i cristiani ricolmi
di doni di bontà, i fedeli che amano e
praticano la carità in ogni sfumatura della
loro esistenza, e quelli tra loro che a me
paiono autentici, come un Aldo Maria Valli
per esempio, che su Europa si dice in fiero
disaccordo con questa nostra idea (o una
Roberta De Monticelli, filosofa, o un Filippo
Gentiloni, teologo di base).
Siccome ciò che ho banalmente scritto
dell’impossibilità di togliere il significato
del dolore senza uccidere il cristianesimo
è vero incontestabilmente, e non solo perché
lo dica il Papa o un atto formalistico
del vicariato di Roma; siccome il Cristo del
perdono infinito è anche il fondatore di
una chiesa, popolo di Dio e gerarchia, che
opera con lui e in suo nome, la faccenda si
fa complicata. Dirimerla non è facile, perché
il perdono è innato, la carità senza
confini è una tentazione per tutti, perfino
per un ateo devoto assimilabile a un criminale
morale. Ma le preghiere per Welby
non sono mancate, neanche tra i membri
del clero, e un suo ricordo affettuoso e sincero
non è mancato nemmeno tra noi infedeli,
anche tra coloro che sono convinti
della decisione di negare le esequie religiose,
magari a caro prezzo nel mondo mediatico
e facile di oggi.
Per dirla con una formula immaginifica
e profana: è il perdono che traccia il solco,
ma è la dottrina che lo difende. Una chiesa
senza Cristo certo no, ma un Cristo senza
la chiesa, una fede di testa e di libera
coscienza senza corpo mistico e sacramenti,
anche questo no, mi pare. Almeno per i
cattolici, dico. Per non aggiungere che di
Cristo non si ricorda mai, accanto al perdono
santificante, la spada che giudica, la rivendicazione
di una via ch’è verità e vita,
e perfino il mistero della resurrezione, a
testimoniare la dignità della persona tutta,
compreso il dolore.
Comunque, il problema è questo, se si voglia
dirimere la questione, capirla, invece
di recitare filastrocche umanitarie buone
per ogni uso, sempre, poco costose ma non
gratuite, gratificanti ma prive di grazia. Il
problema è che i cristiani e cattolici conciliaristi
più convinti, quelli che la ricezione
del concilio ultimo è incompleta, quelli che
vogliono considerarne o forzarne il significato
in senso ecumenico-relativista, quelli
che la “Dominus Jesus” di Ratzinger è uno
scandalo, quelli che la papolatria di Giovanni
Paolo II è uno scandalo, quelli che il
cristianesimo non è il sale della terra ma il
lievito della pasta, insomma un ingrediente
spirituale, o addirittura una mentalità, dovrebbero
assumersi le loro responsabilità.
Pensate dunque questo vostro cristianesimo
senza dottrina, scrivetene, predicate.
Avendo la presunzione di disputare alla
chiesa i suoi atti, e sottoporli a critica, abbiate
anche l’umiltà di dire la vostra, di dottrina,
di spiegare che il dolore può non essere
cristianamente significativo e che nel
mondo moderno, tra i segni burrascosi dei
tempi che lo Spirito Santo e la nuova pentecoste
mandano in terra, il cristianesimo va
pensato e vissuto altrimenti. Spiegateci il
cristianesimo della tracheotomia, della fertilizzazione
artificiale, della libertà di procreare
quando lo si desideri a prescindere
dai diritti del concepito, del matrimonio al
di là della differenza di genere.
E’ troppo facile prendere il cristianesimo
che c’è, e da duemila anni, e darne una
versione novatrice e irrituale, con la carità
usata come una scusante, un’esimente, e
tutto senza pagare il prezzo di giustificarla,
questa versione vostra. Insomma, provate a
scrivere le vostre lettere paoline, provate a
buttar giù una confessione pubblica agostiniana,
provate ad arzigogolare “de ente et
essentia” come i tomisti. I protestanti luterani
e calvinisti ci hanno provato, l’esito è
parecchio controverso, ma ci hanno provato.
Provateci anche voi, cattolici gravemente
e autenticamente insoddisfatti per come
la dottrina protegge le verità di fede, anzi,
la verità della fede e nella fede.
Provateci.
Volete un cristianesimo filastrocca umanitaria? Fate lo sforzo di giustificarlo

Franco Damiani
03-01-07, 16:22
Al direttore.

"E’ troppo facile prendere il cristianesimo
che c’è, e da duemila anni, e darne una
versione novatrice e irrituale, con la carità
usata come una scusante, un’esimente, e
tutto senza pagare il prezzo di giustificarla,
questa versione vostra".
Così Lei scrive nella "Sfida ai cattolici senza dottrina" sul "Foglio" di sabato 30 dicembre.
Quello che Lei denuncia è esattamente ciò che fanno da più di quarant'anni, dal concilio Vaticano II in poi, i novatori, che però non sono solo i cattoprogressisti oggetto dei suoi anche troppo facili strali, ma l'intera gerarchia che ha capovolto la dottrina bimillenaria e tenta di imporne manu militari a fedeli ignari e ignavi una versione riveduta e corretta. La natura della Chiesa, la natura della Messa, il primato papale, i rapporti con le sette eretiche e scismatiche, i rapporti con le idolatrie organizzate (oggi "altre religioni"), i rapporti con lo Stato: tutto è stato stravolto al punto che della dottrina tradizionale non è rimasta traccia. Ma ha letto l'ultimo libro di Ruini, Verità e libertà, lì dove dice che non bisogna tornare "a una subordinazione unilaterale e premoderna della libertà alla verità" ? E lei se la prende con le animucce belle che chiedono l'eutanasia? Ma questo non è che l'ultimo risultato di un'anarchia scientemente organizzata, colpevolmente tollerata e che in ultima analisi non è che il frutto avvelenato di quella resa della gerarchia al liberalismo che ha il suo manifesto nella Dignitatis Humanae. Mediti, direttore, se vuol fare il tradizionalista cominci con il convertirsi e poi vada fino in fondo, alzando il tiro: troppo facile sparare sulle salmerie. Proprio perché la Chiesa è (o era) una struttura gerarchica, i colpevoli vanno sempre cercati in alto, tra i comandanti, non in mezzo alla truppa, la quale fa quello che le consentono (o le suggeriscono: ha presente quegli ufficiali che in privato incoraggiavano il nonnismo, salvo deplorarlo pubblicamente?).


Franco Damiani
Villafranca Padovana (PD)

Guelfo Nero
03-01-07, 17:24
Bentornato anche da parte mia, caro Professore.
Il mio personale augurio per il 2007.

Guelfo Nero :)

Luca
03-01-07, 18:42
Ammetto che ambedue le lettere del professore sono molto belle e decisamente ficcanti!

Filotea
03-07-07, 22:38
pronto da mettere in valigia per avere una buona lettura da fare in vacanza
http://www.sodalitium.it/
lo potete scaricare in pdf qui:
http://www.sodalitium.it (http://www.sodalitium.it/)/ (http://www.sodalitium.it/)

adsum
05-07-07, 11:37
bellissimo

codino
05-07-07, 12:54
http://www.sodalitium.biz/mkportal/modules/gallery/album/Soda61d.jpg

Luca
05-07-07, 16:55
Ottimo, non mancherò di leggerlo con interesse come sempre... (bella la copertina!),
Complimenti a tutti i preti dell'Istituto per il loro immenso impegno nell'alternarsi tra la cura delle anime e gli impegni dell'editoria cattolica.

Guelfo Nero
13-08-07, 19:53
http://www.traditionalmass.org/blog/

Quidlibet: il blog di Don Anthony Cekada, sacerdote americano, cattolico integrale.

Guelfo Nero
06-09-07, 01:55
http://www.rosarychapel.net/

Un sito con notizie e immagini dell'Eccellenza Mc Kenna.

Franco Damiani
22-10-07, 16:55
http://www.traditionalmass.org/blog/

Quidlibet: il blog di Don Anthony Cekada, sacerdote americano, cattolico integrale.

Certo che una traduzioncella di massima, per gli ignoranti come me...

Franco Damiani
22-10-07, 16:55
Informo diquesto convegno, segnalatomi da un caro amico, dal tema interessante ma con diversi lati preoccupanti a partire dai nomi di alcuni relatori. Chiedo lumi ai saggi. A me e non solo a me sembra un tentativo di normalizzare Amerio, tentativo possibilmente da sventare. Che ne dici, Guelfo?

CONVEGNO DAL TITOLO

ROMANO AMERIO, IL VATICANO II E LE VARIAZIONI NELLA CHIESA CATTOLICA DEL XX SECOLO

venerdì 9 novembre 2007
Ancona
Aula Rettorato Università Politecnica delle Marche,
piazza Roma, 22

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

ORE 10.00
- Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo
- Rappresentante del Centro Studi Oriente Occidente

SALUTI
- Sandro Magister, giornalista, vaticanista, Roma
Coordinamento del Convegno

INTRODUZIONE
- Agostino Marchetto, Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, Citta' del Vaticano
LETTURE ERMENEUTICHE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

- Matteo D'Amico, docente di storia e filosofia, saggista, Ancona
PER UN ACCESSO A "IOTA UNUM": LA STRUTTURA DELLA CRITICA DI AMERIO ALLA TEOLOGIA CONCILIARE E POST-CONCILIARE

- Enrico Maria Radaelli, saggista, scrittore, direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Estetica dell'Associazione Internazionale Sensus Communis, Roma
IN PRINCIPIO ERA IL VERBO ... NON L'AMORE (ERRORI DELLA 'DISLOCAZIONE' DELLE ESSENZE TRINITARIE)
Discussione e approfondimenti
_________

ORE 16.00
- Antonio Livi, Pontificia Università Lateranense, Roma
LE DISAVVENTURE DI UN FILOSOFO CRISTIANO

- Pietro De Marco, Università di Firenze
TEOLOGIE 'NEOTERICHE' E DE-ELLENIZZAZIONI: PER UNA DIAGNOSI DEL CAMPO TEORICO POST-CONCILIARE

- Pietro Cantoni, Studio Teologico Interdiocesano “Mons. Enrico Bartoletti”, Camaiore (Lucca)
PUO' LA CHIESA VARIARE VERAMENTE? TRADIZIONE, TRASMISSIONE, CAMBIAMENTO, CONTINUITA'
Discussione e approfondimenti

- Sandro Magister, giornalista, vaticanista, Roma
CONCLUSIONI

Franco Damiani
22-10-07, 18:43
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2335&parametro=religione

Guelfo Nero
23-10-07, 00:35
In effetti, Professore, il convegno ha tutto l'aspetto di un accademico minestrone, segno dei tempi di "transizione" che viviamo. Che poi si tenti di "normalizzare" Amerio non mi stupisce, stupisce forse che i suoi più autorevoli interpreti si prestino a questa normalizzazione. In ogni caso sospendo il giudizio fino a notizie più precise sull'esito del convegno.

Cordialmente

Guelfo nero :)

Abaelardus
23-10-07, 20:04
cancellato questo mio inutile intervento. ciao e grazie :)

Luca
02-11-07, 20:08
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni – La buona stampa di Amicizia Cristiana

Ultima novità editoriale:
Édouard Hugon O.P., FUORI DELLA CHIESA NON C'È SALVEZZA, Edizioni Amicizia Cristiana, pag. 192, euro 15,00.
«C’è una verità che non può essere ignorata se non si vuole compromettere la salvezza delle anime, e che tuttavia è misconosciuta volontariamente o negata ostinatamente: Extra Ecclesiam nulla salus. L’incredulità ed il falso liberalismo ci rimproverano questo assioma come una crudeltà; certi cattolici considerano la formula inopportuna e ci chiedono di non ricordare più alle coscienze moderne questo dogma intransigente, o almeno di attenuarne la portata.» Fuori della Chiesa non c’è salvezza è un vero piccolo trattato pratico sulla Chiesa e sulla necessità di appartenerle per realizzare la propria salvezza. La natura della Chiesa; la distinzione tra anima e corpo; la necessità di appartenere alla sua anima; la necessità, per la salvezza, della vera fede teologica e della grazia santificante. L’autore vi affronta, in un capitolo essenziale, la difficile questione della salvezza degli infedeli. La seconda parte spiega l’obbligo di appartenere al corpo della Chiesa per salvarsi.
Florentin-Louis Hugon nacque in Francia a Lafarre, piccolo villaggio di montagna nella diocesi di Puy-en-Velay, il 25 agosto 1867. A diciotto anni, conclusi gli studi secondari, entrò nell’Ordine di San Domenico a Rjickolt, in Olanda, dove lo studium della provincia di Lione si era rifugiato a causa delle espulsioni operate dai politici e dai governanti massoni. L’anno seguente ricevette l’abito col nome di Frate Édouard. Fece la professione solenne il 13 gennaio 1890 e fu ordinato sacerdote il 24 settembre 1892. Inaugurò subito la carriera di docente, che lo accompagnò tutta la vita. Insegnò successivamente a Rijckolt, Rosary Hill (vicino New York), Poitiers, Angers, nuovamente a Rijckolt, infine all’Angelicum a Roma, dal 1909 al 1929.

Altri testi nel catalogo delle Edizioni Amicizia Cristiana:

Giovanni Rossi, PICCOLO CATECHISMO CATTOLICO, pag. 64, euro 5,00.
Ottimo testo catechistico rivolto ai giovani e agli adulti. Il catechismo cattolico è una chiara esposizione della dottrina che Gesù Cristo ha insegnato e che, raccolta dagli apostoli, fu da essi scritta o tramandata a viva voce. La dottrina cristiana contiene le verità che riguardano la vita e il governo di Dio, l’origine dell’uomo, la sua elevazione all’ordine soprannaturale, il suo fine supremo e i mezzi per raggiungerlo.Non deve quindi essere ignorata, perché essa sola illumina e risolve tutti i problemi dello spirito e del cuore umano. Senza la sua luce, la virtù, il sacrificio, l’eroismo, la famiglia, la patria sono parole vuote di senso.

Dominicus, LA SANTA MESSA E IL CALVARIO. Confronto fra la liturgia antica e quella attuale, pag. 64, euro 5,00.
Uno studio esauriente sulla differenza tra la Messa Romana (secondo il Missale Romanum di San Pio V) e il rito riformato da Paolo VI. Le considerazioni di Dominicus si rifanno principalmente al Breve Esame Critico al Novus Ordo Missae firmato dai cardinali Bacci e Ottaviani nella primavera 1969. Uno strumento importante soprattutto per chi si sta avvicinando per la prima volta alla liturgia detta tridentina.

Pier Carlo Landucci, LA VERA CARITA' VERSO IL POPOLO EBREO, pag. 48, euro 4,00.
Qualunque siano le accuse che si fanno, fra i motivi di benevolenza verso gli Ebrei, si adduce sempre il dovere della carità, da estendersi evangelicamente anche ai nemici.Ora a me preme soprattutto rilevare che queste metodiche scuse a loro riguardo sono invece contro la illuminata e vera carità, perché contribuiscono a nascondere ad essi la drammatica e tragica situazione obiettiva in cui sono venuti a trovarsi dopo la condanna di Gesù. La vera carità verso gli ebrei è di illuminarli lealmente su tale situazione, sollecitando in tal modo anche per essi — e come individui e come popolo — il “ravvedimento” e la redenzione ad essi promessa “per primi” (At. 3,26), essendo i «doni di Dio e la vocazione di Lui irrevocabili.» (Rm. 11,29)
Giorgio Maffei, EBREI E MUSULMANI NON HANNO LO STESSO DIO DEI CRISTIANI, pag. 64, euro 5,00.
Si è diffuso nel mondo cattolico l’errato concetto che ebrei e musulmani, essendo monoteisti, abbiano lo stesso Dio dei cristiani. Con argomenti teologici, al lume della fede rivelata, l’Autore ha voluto dimostrare l’assoluta infondatezza di tale asserzione, poiché l’unico vero Dio è quello che si è manifestato e rivelato nella persona del Figlio, che col Padre e con lo Spirito Santo è un solo Dio. Pertanto, ebrei e musulmani, che non credono in Gesù Cristo, non hanno lo stesso Dio dei cristiani, benché siano monoteisti ed abbiano qualche conoscenza intorno alla divinità.

Per informazioni e richieste:
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/

argyle_83
06-11-07, 11:45
Marcel de Corte
Fenomenologia dell'autodistruttore
Borla

Saggio sull'uomo occidentale contemporaneo.

argyle_83
06-11-07, 12:32
PIERRE VIRION
Il Governo mondiale e la controchiesa
Controcorrente

***

Molti parlano di Governo Mondiale, pur senza sapere esattamente di che cosa si tratti; tranne naturalmente i protagonisti occulti, dal momento che su questo problema viene conservato un segreto a più livelli , che ne cela la natura profonda, e che lascia ai “profani” discutere solo della sua realizzazione secondo il colore politico che essi hanno adottato. L’idea di un governo mondiale non è indubbiamente nuova. Essa, dopo la fine della Cristianità medievale ha dato vita a molteplici progetti: trae origine da una degradazione dell’idea cristiana dell’unità del genere umano, è ostile molto spesso al Papato quando non mira puramente e semplicemente ad una teocrazia al rovescio, come è il caso della Alte società segrete. In questo libro di Pierre Virion, arricchito con ampie note e commenti da Bruno Tarquini, un excursus sui progetti e le realizzazioni compiute nel corso dei secoli da alcune forze occulte, che hanno agito dietro le quinte della storia.
Dal disegno degli Illuminati di Baviera, alle Alte logge massoniche, al Patto sinarchico, fino alla creazione della Società delle Nazioni e dell’Onu.
Un disegno mondialista che si è dipanato nel corso dei secoli fino ai giorni nostri.

argyle_83
06-11-07, 12:35
ALVARO D'ORS
La violenza e l'ordine
Marco Editore, 2003

-- -- --

Il mondo, oggi, sembra orientarsi verso una duplice direzione; da una parte si ha una maggiore concentrazione di potere sovranazionale, dall'altra si ha una maggiore disintegrazione degli Stati nazionali. Queste due tendenze sono favorite dal pacifismo democratico, che avendo delegittimato la guerra come strumento per dirimere i conflitti fra Stati, ha indebolito la forza dei governi per tutelare l'ordine interno.

La delegittimazione della guerra da parte del pacifismo fa sì che l'azione terroristica, non essendo considerata un atto bellico, produce una situazione di permanente disordine, che gli Stati nazionali, ormai indeboliti, non riescono a superare, creando così una condizione di insicurezza permanente per tutti i cittadini. Qual è il rimedio proposto da d'Ors?

La soluzione dell'ordine di libertà cristiana proposta dall'Autore è coerente con la sua teologia politica, che pone a fondamento della giustizia non la legalità formale dello Stato moderno che ha condotto al totalitarismo assolutistico, bensì la legittimità dell'ordine morale e naturale che discende dalla potestà del Cristo Re.

Luca
09-12-07, 16:14
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni – Finalmente!

Finalmente è stata ristampata un’edizione tascabile di uno dei più importanti classici della spiritualità cattolica: lL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di Lorenzo Scupoli, Edizioni Amicizia Cristiana, pag. 160 (formato 12 x 16 cm), euro 9,00.

Per ordinare il volume, che può essere un’ottima strenna natalizia:
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/combattimentospirituale.htm
edizionitabulafati@yahoo.it

DEDICA AL SUPREMO CAPITANO E GLORIOSISSIMO TRIONFATORE GESÙ CRISTO FIGLIUOLO DI MARIA
Poiché sempre piacquero e piacciono tuttora a vostra Maestà i sacrifici e le offerte di noi mortali quando da puro cuore vengono offerti a gloria vostra, io presento questo trattatello del Combattimento spirituale dedicandolo alla divina vostra Maestà. Né mi tiro indietro perché questo trattato è piccolo: infatti ben si sa che voi solo siete quell'alto Signore che si diletta delle cose umili e disprezza le vanità e le pretese del mondo. E come potevo io senza biasimo e senza danno dedicarlo ad altra persona che alla vostra Maestà, Re del cielo e della terra? Quanto insegna questo trattatello tutto è dottrina vostra, avendoci voi insegnato che, non confidando più in noi stessi, confidiamo in voi, combattiamo e preghiamo. Inoltre se ogni combattimento ha bisogno di un capo esperto che guidi la battaglia e animi i soldati, i quali tanto più generosamente combattono quanto più militano sotto un invincibile capitano, non ne avrà forse bisogno questo Combattimento spirituale? Voi dunque eleggemmo, Gesù Cristo (noi tutti che già siamo risoluti a combattere e a vincere qualunque nemico), per nostro Capitano: voi che avete vinto il mondo, il principe delle tenebre, e con le piaghe e la morte della vostra sacratissima carne avete vinto la carne di tutti quelli che hanno combattuto e combatteranno generosamente. Quando io, Signore, ordinavo questo Combattimento, avevo sempre nella mente quel detto: ìNon siamo nemmeno capaci di pensare qualcosa come proveniente da noiî (2Cor 3,5). Se senza di voi e senza il vostro aiuto non possiamo avere pensieri che siano buoni, come potremo da soli combattere contro tanti potentissimi nemici ed evitare tante innumerevoli e nascoste insidie? Vostro è, Signore, da tutte le parti questo Combattimento, perché, come ho detto, vostra è la dottrina e vostri sono tutti i soldati spirituali, tra i quali siamo noi Chierici Regolatori Teatini: perciò, tutti chini ai piedi della vostra altissima Maestà, vi preghiamo di accettare questo Combattimento muovendoci e animandoci sempre con la vostra grazia attuale a combattere molto più generosamente: perché noi non dubitiamo affatto che, combattendo voi in noi, vinceremo a gloria vostra e della vostra santissima Madre Maria Vergine.
Umilissimo servo comprato con il vostro Sangue
DON LORENZO SCUPOLI Chierico Regolare

Luca
22-12-07, 19:35
http://ar.geocities.com/integrismo/mapa.htm

Contenuti e articoli della rivista argentina "Integrismo" (sedevacantista e tesista), giunta ormai al sedicesimo numero.

Luca
15-02-08, 03:22
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni - Un vescovo contro la Democrazia Cristiana

Un vescovo contro la Democrazia Cristiana. Cardinale Tommaso Pio Boggiani, Centro Librario Sodalitium, pagg. 36, euro 5,00.

Con questa lettera pastorale del 1920 dal titolo: «L’Azione Cattolica e il “Partito Popolare Italiano”, Lettera al Clero e al Popolo dell’Archidiocesi», il cardinale Boggiani all’epoca Arcivescovo di Genova, che apparteneva alla corrente degli “integralisti” di San Pio X, metteva in guardia i suoi fedeli e tutti i cattolici dalle deviazioni liberali del nascente Partito Popolare (che diventerà poi la DC). Proprio a causa della reazione dei vertici del PPI a questo suo scritto il cardinal Boggiani dovette lasciare la diocesi ligure per un incarico in curia a Roma.

http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=reviews&op=entry_view&iden=9

Per richiedere il libro:
Centro Librario Sodalitium
loc. Carbignano, 36 - 10020 Verrua Savoia (TO)
Tel: 0161.839335 - Fax: 0161.839334
E-mail: info@sodalitium.it
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Per scaricare il catalogo completo del Centro Librario Sodalitium:
http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=entry_view&iden=50

Franco Damiani
16-02-08, 11:01
"Cattofondamentalisti" e "cattotalebani"
Luigi Copertino
15/02/2008
http://www.effedieffe.com/tasti/img/42-15228327.jpg

Quando abbiamo scritto di «cattofondamentalisti» e di «cattotalebani» non ci riferivamo né al professor Damiani né a nessun altro in particolare.
Facevamo solo un riferimento ad una categoria culturale e comportamentale, che riteniamo abbia poco a che fare con la Fede.
Una categoria da cui si rischia a volte tutti, per «impeto di battaglia», di essere travolti.
Era anche un invito a superare, con l’aiuto di Dio, questi limiti comportamentali perché non fanno bene a nessuno, neanche a noi stessi.

Damiani ci chiede come si fa a conciliare il «Syllabus» con la «Dignitatis Humanae».
Rispondiamo di non cercare una conciliazione a tutti i costi, questo sarebbe appunto metafisicamente contradditorio, ma ci sforziamo di leggere la seconda alla luce del primo tenendo conto della differenza di linguaggio esistente tra quando fu scritto il primo e quando fu scritta la seconda.
Non presumiamo affatto che tale lettura sia sempre e comunque possibile o comunque per tutto possibile.
Damiani ci dirà che è tramite il linguaggio che si esprimono i contenuti ed è vero.
Ma è anche vero che qualsiasi documento ha pur sempre bisogno di interpretazione.
E’ stato così anche per i documenti del Concilio Tridentino, che furono giustamente oggetto di ricezione ed esegesi successiva al Concilio stesso.
Riconosciamo che la chiarezza ab origine sia la modalità di estensione migliore e che i documenti del Tridentino fossero certamente molto meglio impostati.
Ma è proprio questo quel «mistero» di Passione per la Chiesa che abbiamo ricordato.

L’esegesi alla Luce della Tradizione degli atti di un Concilio solo pastorale come il Vaticano II è l’unico modo di evitare l’errata conclusione sedevacantista: ossia che lo Spirito Santo sia andato in vacanza e che le promesse di Cristo «Sarò con voi fino alle fine dei tempi» o «Inferii non praevalebunt» non siano o non si stiano realizzando.
Attenzione perché quest’ultima, quella sedevacantista, è la strada che porta dritto dritto al settarismo ed è la stessa strada praticata dai protestanti a suo tempo e dai così detti «vecchi cattolici» che, all’indomani del Vaticano I, non riconoscendone le conclusioni perché a loro giudizio antitradizionali, si separarono da Roma ed hanno finito per approdare alla «chiesa» calvinista.
Il rischio è nel peccato di superbia: è questo il peccato che in passato ha portato molti contestatori, delle manchevolezze umane della Chiesa, all’eresia.

Valdo, per fare un esempio, ma anche altri «pauperismi» scandalizzati dalla corruzione morale degli uomini di Chiesa dei loro tempi, non ha avuto l’umiltà di amare lo stesso una Chiesa che in apparenza, per le colpe dei suoi uomini, non sembrava più cristiana.
Al contrario, San Francesco baciava le mani dei sacerdoti moralmente corrotti perché tramite quelle mani operava, comunque, Cristo.
Santa Caterina da Siena scriveva lettere di fuoco al Papa perché era andato via da Roma, eppure lo chiamava «il mio dolce Cristo in terra» perché in lui, nonostante tutte le accuse ed i rimproveri che gli rivolgeva, vedeva la Roccia stabilita dal Signore.
Ecco: nella storia della Chiesa i santi, a differenza degli eretici, sono sempre rimasti dentro la Chiesa e proprio nei momenti più difficili della sua vita.
Così facendo l’hanno salvata dagli sbagli degli stessi uomini di Chiesa.

Damiani ci dirà che adesso si tratta non di costumi ma di dottrina: a maggior ragione allora vale il nostro discorso.
Quanto bene farebbero alla Chiesa se vescovi e sacerdoti tradizionalisti [certo, dopo aver avuto le loro garanzie, ma anche senza pretendere l’impossibile] operassero dal suo interno, sfornando dai loro seminari preti che poi potrebbero salire in alto verso cariche importanti, fino, perché no?, al soglio papale?
Non dica Damiani che i tradizionalisti non hanno i loro problemi di comunione con Roma: non entriamo nel merito della presunta «scomunica», ma è indubbio che una posizione di irregolarità vi sia.
«Ubi Petrus ibi Ecclesia»: vale ancora.

Per quanto poi riguarda la «gnosi» forse Damiani si riferisce al passaggio nel quale diciamo che la crisi della Chiesa, pur fomentata dall’antico avversario, fa parte di un Disegno salvifico.
Ebbene una precisazione: non abbiamo affatto affermato che dal male derivi il bene.
E per meglio spiegarci richiamiamo il Genesi.
Non è stato certo Dio a volere il peccato di Adamo come se da questo poi Egli avrebbe potuto trarre dialetticamente il bene.
A peccare è stato Adamo e solo Adamo nonostante ogni avvertimento divino.
Tuttavia, il disegno salvifico di Dio, la Redenzione, si è messo all’opera immediatamente dopo il peccato di Adamo.
Dio non ha abbandonato l’uomo, lo ha ricoperto di «pelli», se ne è subito preso cura, benché l’uomo peccando lo avesse tradito e respinto.

Nel Genesi subito dopo il peccato di Adamo, alla sentenza di maledizione che Dio pronuncia verso l’antico avversario, segue la promessa di Redenzione con l’immagine della Donna che schiaccerà il capo al serpente: è il cosiddetto protovangelo.
Ebbene tutto questo è perfettamente estensibile, lo hanno insegnato i Padri della Chiesa, anche al cammino storico della Chiesa.
Il Cielo, a Fatima, aveva avvertito gli uomini di Chiesa del pericolo di uno sbandamento della Fede; eppure gli uomini di Chiesa hanno preso alla leggera quegli avvertimenti ed hanno mancato, essi non Dio e non su permissione divina, di fedeltà verso la Tradizione.
Ma Dio si è messo all’opera subito per riparare ai guasti inferti.
E, forse (non è una affermazione ma una speranza), iniziamo a vedere un riaggiustamento di certe situazioni che certamente è positivo.
Forse, è solo un inizio, un germoglio: vogliamo soffocarlo prima del tempo?

Lo Spirito Santo non ha mai smesso di soffiare nella Chiesa neanche nei momenti più oscuri della sua storia, neanche durante e dopo il Vaticano II nonostante tutto il «fumo di Satana» che incoscientemente la Gerarchia ha fatto entrare nel Tempio.
La Chiesa nella sua essenza è sempre la stessa ma il professor Damiani, che insegna storia, converrà che nelle forme esteriori tra la Chiesa di Papa Silvestro, quella di Gregorio VII e quella tridentina di San Pio V vi sono sviluppi e differenze.
Non nella dottrina, certo.
Ma la differenza con il passato sta nel fatto che in quelle epoche, nonostante certi passaggi filosofici come quello dall’agostinismo al tomismo, tutta la cultura, ed il linguaggio usato per esprimere i contenuti culturali, era di impostazione metafisica: sicché la Fede aveva di che appoggiarsi.
All’epoca del Vaticano II la Chiesa non ha trovato una cultura ed un linguaggio metafisici cui appoggiarsi: il mondo parlava, e parla, senza più riferimenti metafisici.
E’ stato fatto un tentativo di «adattare» la Fede alla cultura ed al linguaggio del mondo moderno e questo ha provocato la crisi.

La modernità è ormai morta ed il postmoderno si presenta ambiguo: da un lato esso sta portando alle estreme conseguenze il moderno rivelandone il nucleo di sostanziale irrazionalità nascosto dietro l’apparente razionalismo; dall’altro sembra dare segnali di una non ancora ben chiara riscoperta della metafisica.
Senza nasconderci le ambiguità che senza dubbio ci sono, tuttavia la scienza postmoderna per alcuni aspetti sembra iniziare a riparlare un linguaggio più metafisico, anche se di tipo «neoplatonico».
I Padri della Chiesa si trovarono proprio in una situazione simile: avevano di fronte una cultura neoplatonica da depurare da tutto ciò che di «idealistico» essa aveva, per costruire, con le intuizione precristiane della cultura ellenistica, una teologia ed una filosofia assolutamente cristiane.
Da qui è partito il medioevo cristiano.

Quando Benedetto XVI dice che l’incontro tra Gerusalemme ed Atene, tra fede ebraica e filosofia ellenistica, è stato provvidenziale nel disegno di Dio approssimandosi l’Incarnazione, ed invoca l’endiadi Logos et Ratio, o Ratio et Fidei, egli è perfettamente cosciente di queste possibilità che sembrano aprirsi alla Fede per riappropriarsi di una base culturale e di un linguaggio metafisici, che nella modernità le erano venuti progressivamente a mancare.
Ed anche la liturgia rientra in questa attenzione di Benedetto XVI: egli sa che la liturgia è linguaggio, anche gestuale, necessario alla Fede e che deve essere linguaggio adatto ad esprimerla. Ecco spiegato il motu proprio.
Damiani ritiene davvero che questa visione del regnante Pontefice sia da disprezzare e da rigettare? Oppure non ritiene che sia invece intelligente sostenerla con la preghiera, innanzitutto, ma anche con ogni sforzo da tutti i fedeli, secondo le possibilità personali di ciascuno?

Infine, il nostro «agnosticismo» sul cosiddetto «olocausto»: non sono storico di professione e pertanto non ci addentriamo su problemi circa i quali altri sono meglio attrezzati di noi.
Diciamo solo, l’abbiamo detto a Teramo (e Damiani c’era), l’abbiamo ripetuto in questi giorni su EFFEDIEFFE, che ciò da cui i cattolici devono assolutamente guardarsi, pena l’apostasia, è la «teologia dell’olocausto» che vuol sostituire il Golgota con Auschwitz.
Tutto qui.
Abbiamo la massima stima verso il professor e la massima riverenza verso il suo coraggio di cristiano perseguitato.

Luigi Copertino




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Timoteo (POL)
16-02-08, 20:38
"Cattofondamentalisti" e "cattotalebani"
Luigi Copertino
15/02/2008




Ogni volta che sento questo tipo di difese del Vaticano II svaniscono i miei dubbi e una sola considerazione splende d'improvviso nella mia mente: che p. Guerard ci ha proprio azzeccato...

Luca
29-03-08, 14:14
http://www.libreriacattolica.net/catalog/index.php

Un nuovo ottimo sito per trovare libri preziosi come l'oro... ;)

Luca
28-06-08, 00:37
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni librarie - il crimine dell’aborto

Mario Palmaro, ABORTO & 194. Fenomenologia di una legge ingiusta, Sugarco 2008, pp. 270, euro 18,00
L'aborto è l'uccisione di un essere umano innocente. Questa verità può esser detta in molti modi e con molte intenzioni diverse: per il gusto un po' feroce di ferire e umiliare la donna che ha abortito; o per il desiderio sincero e amorevole di salvare un innocente da una fine terribile, e una madre da un rimorso oscuro quanto palpabile. Ma poi, alla fine, contano i fatti. E il fatto rimane sempre quello: con l'aborto si uccide. Questo vuole essere un libro onesto, al punto da trarre con rigore tutte le conseguenze logiche che la ragione ci impone: se l'aborto uccide, e uccide un innocente, non può essere giusto che la legge - in Italia la 194 del 1978 - consenta alla donna di praticarlo. Lo scandalo non è che una donna possa essere tentata di abortire. Perché ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, un uomo è tentato di uccidere, rubare, tradire, violentare, sfruttare, mentire, uccidersi. Lo scandalo è che una società e uno Stato possano dire a quella donna: "Ecco, accomodati, ti ho preparato un luogo pulito e sicuro dove tu possa farlo gratuitamente".

Francesco Agnoli (con C. Baccaglini e A. Pertosa), Storia dell’aborto, Fede e Cultura 2008, pag. 96, euro 9,50
Fin dal concepimento vi è una vita che corre verso l'avvenire: a 18 giorni iniziano i primi battiti cardiaci; ad un mese e mezzo i ditini si precisano, con le loro impronte digitali, già inconfondibili ed uniche; a due mesi vi è una creatura perfettamente simile ad un grande ("Eccomi qua"), che misura tre centimetri, ma ha una precisione assoluta. A tre mesi il bimbo è alto circa 8 centimetri, vive una vita sua, in stretto collegamento con quella della mamma: si sveglia se si sveglia lei, la ascolta parlare o cantare, fa le capriole, scalcia, sembra addirittura che distingua il dolce dall'amaro, che si lasci cullare dal battito del cuore della madre e che sogni…Una vita così possiamo sopprimerla? Chi e come, nella storia, ha ritenuto giusto farlo? A questa e a molte altre domande, questo libro cerca di dare una risposta.

Luca
24-08-08, 11:09
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/fuoridellachiesa.jpg

Salutiamo con entusiasmo la prima edizione italiana di Fuori della Chiesa non c’è salvezza, opera del teologo domenicano Édouard Hugon, pubblicata in Francia nel 1922 e da allora numerose volte ristampata (l’ultima edizione francese è del 1995, per i tipi della Clovis).
[...]Nel disordine attuale sono numerosi gli uomini di buona volontà che cercano dei sicuri punti di riferimento dottrinale: li troveranno esposti con la massima chiarezza in questo testo. L’autore fu, infatti, un eminente teologo, molto stimato dai Papi san Pio X, Benedetto XV e Pio XI, sotto il pontificato dei quali esercitò l’incarico di professore di teologia dogmatica. Prima di presentare Fuori della Chiesa non c’è salvezza, crediamo utile, per i nostri lettori, evocare la piacevole fisionomia di questo degno figlio di San Domenico.
Florentin-Louis Hugon nacque in Francia a Lafarre, piccolo villaggio di montagna nella diocesi di Puy-en-Velay, il 25 agosto 1867. Il villaggio era cristiano, a giudicare da certi inequivocabili indizi: tutti si recavano a Messa e tutti assolvevano il precetto pasquale. Le famiglie di dieci e anche più figli non erano rare.
I suoi genitori, Florentin e Philomène Hugon, erano contadini molto osservanti e morirono entrambi santamente. Ebbero tredici figli e Florentin-Louis fu il primogenito. Educato da una madre pia ed intelligente, il fanciullo mostrò ben presto disposizioni intellettuali fuori dell’ordinario e a tre o quattro anni tormentava già la madre con domande acute tratte dall’osservazione del mondo naturale. A scuola, si fece notare per la metodica volontà e la sorprendente spigliatezza intellettiva, ma conosceva le preghiere ed il catechismo ben prima di saper leggere. Durante la ricreazione, trovava sempre il modo d’andare a trascorrere un momento in chiesa, e attirava con sé studenti molto più grandi di lui. Fin dall’età di sei o sette anni, si avviò anche alla custodia del bestiame, poi al lavoro dei campi.
Inviato alla scuola apostolica domenicana di Poitiers nel febbraio del 1882, vi compì brillanti studi secondari. Aveva un interesse speciale per il greco, ed in particolare per Omero, di cui sapeva a memoria diversi canti dell’Iliade; i suoi compagni l’avevano persino soprannominato “il nipote di Omero”.
A diciotto anni, conclusi gli studi secondari, entrò nell’Ordine di San Domenico a Rjickolt, in Olanda, dove lo studium della provincia di Lione si era rifugiato a causa delle espulsioni operate dai politici e dai governanti massoni. L’anno seguente ricevette l’abito col nome di Frate Édouard. Fece la professione solenne il 13 gennaio 1890 e fu ordinato sacerdote il 24 settembre 1892. Inaugurò subito la carriera di docente, che lo accompagnò tutta la vita. Insegnò successivamente a Rijckolt, Rosary Hill (vicino New York), Poitiers, Angers, nuovamente a Rijckolt, infine all’Angelicum a Roma, dal 1909 al 1929.
Un avvenimento occorso nel 1898 mostra che la Provvidenza vigilava su di lui. Si trovava allora in America, e lo scolasticato doveva rientrare in Francia. Cinque tra i Padri erano stati designati per partire col piroscafo La Bourgogne, tra loro il Padre Édouard Hugon. Ora, senza che potesse egli stesso spiegare perché, il Priore propose al P. Hugon di partire su di un altro piroscafo, che salpava l’indomani. È così che il nostro teologo scampò al drammatico naufragio della nave La Bourgogne, in cui morirono quasi seicento uomini, tra i quali tutti i domenicani.
Nel 1909, il R.P. Cormier, Maestro Generale dell’Ordine, fondò a Roma il Collegio pontificio internazionale del Dottore Angelico e chiamò il Padre Hugon per insegnarvi la teologia dogmatica. Questi si trovò in compagnia del Padre Szabo, che divenne reggente, e di altri due Francesi di gran talento: il Padre Garrigou-Lagrange ed il Padre Pègues. È all’Angelicum che il Padre Hugon diede il meglio di sé, al servizio della Verità.
Suo collega per vent’anni all’Angelicum, il Padre Garrigou-Lagrange ha testimoniato che la scienza di Édouard Hugon aveva anche salutari effetti sugli animi, poiché non derivava solo dal bisogno naturale di conoscere e dall’attività naturale della mente, ma da una ricerca sovrannaturale di Dio e dall’amore per il prossimo. Non contento di diffondere il sapere durante i suoi corsi, che erano molto apprezzati, esercitava a Roma un apostolato tra i più attivi, in particolare il ministero della confessione presso numerose comunità religiose. Aveva in sommo grado il dono di far crescere la fiducia e la gioia negli animi.
Il Padre Hugon era membro dell’Accademia Romana di San Tommaso d’Aquino, esaminatore del clero romano, consultore della Congregazione per la Chiesa Orientale, ma la sua attività intellettuale non si limitava a questo. Fu in gran parte merito suo se furono proclamati Dottori della Chiesa Sant’Efrem e San Pietro Canisio; ebbe un ruolo determinante nella canonizzazione di Giovanna d’Arco; fu inoltre il principale collaboratore del Cardinale segretario di Stato nella redazione del suo catechismo, il famoso ed eccellente Catechismo del Cardinal Gasparri; preparò l’enciclica Quas Primas su Cristo Re. Anche per l’istituzione della festa di Maria Mediatrice, la sua partecipazione fu rilevante.
Si può dire che il Padre Hugon non abbia mai conosciuto il riposo. Alzandosi tutti i giorni alle quattro e mezza, celebrava la Messa alle cinque e riempiva la mattinata insegnando o scrivendo. Il pomeriggio, dopo la ricreazione in comune, praticava la Via Crucis. Restava naturalmente fedele al rosario quotidiano, e poi di nuovo ricominciava con i corsi, gli esami o le riunioni presso la Congregazione Orientale, o altrove. Altrimenti, era il turno delle visite, della predicazione, delle confessioni, della corrispondenza epistolare. Certi giorni, affermano i testimoni, non trascorreva cinque minuti senza ricevere la visita di qualcuno che veniva a consultarlo o a chiedergli un favore. Ad una dedizione illimitata alla Chiesa, il Padre Hugon univa un’inesauribile affabilità che attirava i cuori. Non rifiutava mai un incarico: l’estate, dopo il lungo e stancante periodo degli esami tra giugno e luglio, percorreva la Francia, predicando un ritiro spirituale dietro l’altro.
È soprattutto come teologo, però, che il Padre Hugon resterà celebre e continuerà a rendere servigio alla Chiesa. A tal proposito, nessuno meglio del Padre Garrigou-Lagrange ha illustrato il profitto che si può trarre dalla lettura di questo grande maestro.
«Dopo quarant’anni d’insegnamento sulla dottrina di san Tommaso, era diventato un teologo particolarmente completo, come se ne trovano pochi. La sua intelligenza coglieva rapidamente i principi che chiarivano le grandi questioni. Non insisteva affatto sulle difficoltà; grazie al suo invidiabile temperamento, non ne era tormentato, ma quando gliele presentavano, non si lasciava ostacolare da esse: per risolverle, tornava sempre ai principi tradizionali, che sapeva esprimere con una terminologia generalmente esattissima, risultato, talvolta, d’un assai lungo lavoro che si produceva senza grande sforzo nella sua mente, aiutato com’era da un’eccezionale memoria (...).
«Pur avendo insegnato tutte le specialità della filosofia, della teologia dogmatica e della morale, il Padre Hugon non aveva dimenticato nulla di ciò che aveva appreso. Senza prepararsi, poteva esporre benissimo e difendere questa o quella tesi particolare che non aveva riesaminato da vent’anni. Consultato costantemente come un’enciclopedia vivente, poteva fornire subito una risposta sicura alla maggior parte delle domande di teologia e di casuistica, o anche di diritto canonico, che gli venivano poste.
«Tutta questa scienza è forse andata perduta, per noi? No, gli studenti di filosofia e teologia si serviranno ancora a lungo delle opere in latino e in francese fortemente approvate dagli ultimi tre Papi, che onorarono d’una particolare benevolenza il caro scomparso, e lo consultarono spesso considerandolo come il “theologus communis”, eco fedele del Doctor Communis Ecclesiae.» (1) Diamo ora qualche estratto delle lettere elogiative di diversi Papi che hanno avuto l’occasione di giudicare le opere filosofiche, poi quelle di divulgazione, ed infine gli scritti teologici del Padre Hugon. Il primo fu san Pio X.

Cursus Philosophiae Thomisticae
3 voll. in-8° (Paris, Lethielleux)

Lettera di S.S. Pio X
26 luglio 1913
Sono noti i giudizi espressi su di lei dai grandi esperti in filosofia, che esaltano nei suoi testi la pura dottrina di san Tommaso, la ricchezza e l’ordine delle materie e la limpidezza dell’esposizione; si congratulano con lei particolarmente perché impiega saggiamente gli antichi principi scolastici per chiarire i nuovi progressi della filosofia e confutare gli errori. Perciò la ringraziamo per i frutti dei suoi lavori di cui ci ha fatto omaggio, ma soprattutto per l’opera salutare che esercita presso la gioventù costituita negli ordini sacri.
Come abbiamo più volte affermato, non c’è nulla di maggiormente utile alla Chiesa che affidare alla guida sapiente del Dottore Angelico gli studi superiori del giovane clero, e ci rallegriamo nel vedere che adempie con successo questa missione tra gli studenti in scienze sacre, i quali vi seguono come professore o come autore (2).

Seguì poi Benedetto XV, che scrisse all’autore una lettera sulle sue opere teologiche in francese.


Lettera di S.S. Benedetto XV
5 maggio 1916
È un obbligo santo e salutare, quello che s’impone alle scuole cattoliche in cui il giovane clero si forma alla scienza filosofica e teologica, di prendere come sommo maestro san Tommaso d’Aquino. (...) Ma Noi stimiamo che è altrettanto opportuno fare uscire il Dottore Angelico dai confini della Scuola per consentirgli di irradiarsi al di fuori e di proiettare la luce quasi divina del suo genio su tutti coloro che vogliono approfondire la nostra religione. È certo che i cosiddetti Modernisti si sono a tal punto allontanati dalla fede e si sono smarriti in tante opinioni diverse perché hanno trascurato i principi e la dottrina di san Tommaso.
Per questo motivo, è stato eccellente da parte sua proporsi di esporre, sotto la direzione di un tale maestro, le verità della fede cristiana e i nostri più augusti misteri soprattutto in vantaggio dei laici, impiegando uno stile adatto alle menti che non si sono potute iniziare agli studi e ai metodi usuali nelle scuole teologiche.
Siamo felici che i suoi volumi, nei quali ha abbracciato quasi tutto l’insieme della teologia, ottengano, nella stima di chi può giudicare con competenza, un pieno successo, a causa del loro speciale merito che è, da una parte, quello di chiarire e difendere i dogmi della salvezza, dall’altra di stimolare i devoti sentimenti della religione. Giacché la sola vera pietà è quella che sboccia dopo essersi alimentata in qualche modo alla radice della sana teologia, è anche motivo d’eccellenza, per i libri di teologia, accendere nei lettori l’amore della pietà (3).

Anche Pio XI, in occasione dell’edizione completa delle opere teologiche del padre Hugon, indirizzò al dotto domenicano parole di fervida approvazione.

Tractatus Dogmatici
ad modum commentarii in praecipuas quaestiones
dogmaticas Summae Theologicae Divi Thomae Aquinatis
3 voll. in-8°, ed. Téqui

Lettera di S.S. Pio XI
25 luglio 1927
Le esprimiamo la Nostra soddisfazione compiacendoci, con una ulteriore testimonianza della benevolenza pontificia, di raccomandare la dottrina, la finezza e la competenza nell’interpretazione della Somma di san Tommaso (...). Unendo le indicazioni della teologia positiva ai principi della scolastica, lei è giunto, grazie a Dio, con formule rigorose, a distribuire ed ordinare giudiziosamente tutto un corpus di dottrina sacra, “ad mentem Angelici” (4).

Ciò che diceva Benedetto XV in genere sulle opere di divulgazione del Padre Hugon si applica bene al caso specifico di Fuori della Chiesa non c’è salvezza. Questo libro ha il merito speciale “da una parte, di chiarire e difendere i dogmi della salvezza” (in questa circostanza la necessità d’appartenere alla Chiesa per salvarsi), “dall’altra di stimolare i devoti sentimenti della religione” (in particolare l’amore della Chiesa). La rivista “L’Ami du Clergé”, che contava all’epoca ventunomila abbonati, scriveva a sua volta nel 1927:
«Fuori della Chiesa non c’è salvezza è un vero piccolo trattato pratico sulla Chiesa e sulla necessità di appartenerle per realizzare la propria salvezza. La natura della Chiesa; la distinzione tra anima e corpo; la necessità di appartenere alla sua anima; la necessità, per la salvezza, della vera fede teologica e della grazia santificante. L’autore vi affronta, in un capitolo essenziale, la difficile questione della salvezza degli infedeli. La seconda parte spiega l’obbligo di appartenere al corpo della Chiesa per salvarsi.» (5)
Questo riassunto dell’opera richiede un’integrazione: perché, in effetti, una tale distinzione tra l’appartenenza al corpo e l’appartenenza all’anima della Chiesa? Il Padre Hugon stesso la chiarisce nella prefazione alla terza edizione dell’opera:
«C’è (però) una verità che non può essere ignorata se non si vuole compromettere la salvezza delle anime, e che tuttavia è misconosciuta volontariamente o negata ostinatamente: Extra Ecclesiam nulla salus. L’incredulità ed il falso liberalismo ci rimproverano questo assioma come una crudeltà; certi cattolici considerano la formula inopportuna e ci chiedono di non ricordare più alle coscienze moderne questo dogma intransigente, o almeno di attenuarne la portata.»
Il dotto teologo ricorda allora l’insegnamento costante dei Padri della Chiesa e del Magistero, evoca le dichiarazioni dei concili ecumenici. L’enunciato in questione è davvero un dogma di fede e ciò risulta soprattutto dalle dichiarazioni dei concili ecumenici Lateranense IV (6) del 1215 e Fiorentino (7) del 1442.

Il Padre Hugon riprende:
«D’altra parte, se è vero che Dio vuole sinceramente la redenzione di tutti gli uomini, se la Chiesa ci proibisce di pronunciare una sentenza di dannazione sui pagani, sugli eretici, sugli scismatici, non occorre forse trovare una soluzione che, senza attenuare la portata dell’assioma, concili la misericordia con la giustizia?
«La soluzione è nel duplice modo d’appartenenza alla Chiesa, visibilmente od invisibilmente... La Chiesa di cui ognuno deve far parte, al di fuori della quale non c’è salvezza, è l’unica Chiesa che i Padri ed i concili conoscono, la Chiesa in senso stretto, quella del Nuovo Testamento, con l’organizzazione che ne fa una società visibile perfetta. Il senso dei documenti del magistero infallibile si riferisce, evidentemente, all’appartenenza a questo organismo vivente, e a tal proposito la distinzione tra l’anima ed il corpo non avrebbe ragion d’essere. È dunque necessario, per necessità di mezzo, appartenere in qualche modo al corpo della Chiesa.
«Ma di quale appartenenza si parla? Distinguiamo ora l’appartenenza reale, effettiva, in re, dall’appartenenza col cuore, tramite il desiderio, in voto.
«L’appartenenza reale è sempre di necessità di mezzo quando si parla dell’elemento interiore che anima l’organismo sovrannaturale, e che è chiamato “anima della Chiesa”. Avviene lo stesso quando si tratta di tutto l’organismo?
«Diventa ormai utile e persino, fino ad un certo punto, necessaria la nota distinzione tra anima e corpo della Chiesa. Ne nascono tre conclusioni tratte dai documenti ecclesiastici e sulle quali non è possibile alcun dubbio:
1) Necessità di mezzo d’appartenere all’anima della Chiesa, non solo col desiderio, ma in realtà: il votum o desiderio della fede, il votum, o desiderio della grazia, non basteranno mai da soli alla giustificazione.
2) Necessità di mezzo d’appartenere almeno per desiderio al corpo della Chiesa. Poiché la società visibile, istituita da Nostro Signore, è l’unica economia del sovrannaturale, e le sono stati affidati tutti gli strumenti della salvezza, desiderare efficacemente la salvezza significa voler implicitamente e necessariamente unirsi ad essa come al principio vitale.
3) Necessità di mezzo d’appartenere realmente al corpo della Chiesa nella misura in cui si conosce e si può adempiere questo dovere. Il desiderio, che è di necessità di mezzo, non avrebbe alcuna fermezza, non sarebbe sincero, e quindi mancherebbe di qualunque efficacia per la salvezza, se si trascurasse di metterlo in pratica quando ciò fosse possibile...
«Ancora una volta, non c’è che una Chiesa, opera di Cristo, e bisogna entrare in qualche modo in questa società visibile, che comporta due elementi, così come la nostra natura esige un’anima ed un corpo.
«L’appartenenza a questi due principi è sempre necessaria ed in qualunque ipotesi; poiché, tuttavia, essa non si produce allo stesso modo per ambedue, sarà bene, metodologicamente, considerare attentamente uno dopo l’altro i due elementi. «Un tale metodo ci permetterà di porre in rassegna le questioni, di studiarle con più chiarezza, precisione, pienezza. Da tutto ciò nasce la divisione di questo libro in due parti:
L’appartenenza all’ANIMA della Chiesa
L’appartenenza al CORPO della Chiesa

«Per quanto riguarda il metodo, resteremo fedeli al procedimento tomista, che armonizza la Rivelazione con la ragione. Lasceremo parlare prima di tutto i documenti: le Scritture, i Padri (8), i concili, i Papi, i Dottori, poi faremo valere gli argomenti razionali e le convenienze.»


Possa quest’opera, tradotta per la prima volta nella lingua di Dante, contribuire a far amare la Chiesa cattolica, e suscitare, per la sua difesa ed espansione, santi sacerdoti e ferventi laici, quelli appunto di cui la Chiesa ha bisogno oggi per ritrovare tutto il suo vigore apostolico.

P. Thomas Poinçon O.P.



1) P. Réginald Garrigou-Lagrange O.P., Un théologien Apôtre, le Père Maître Édouard Hugon, Téqui, Paris 1929, pp. 5-8. Cfr. anche Abbé Henri Hugon, Le Père Hugon, Téqui, Paris 1930.
2) «Nota sunt enim hominum in philosophia prudentissimorum de te judicia, efferentium in tuis voluminibus et sinceram sancti Thomae doctrinam et copiam compositionemque rerum et scribendi perspicuitatem; qui tibi hoc praesertim dant laudi, quod vetera principia Scholae ad novos philosophiae vel illuminandos progressus vel refutandos errores sapienter adhibeas. Quare Nos tibi quidem ob exhibitos, observantiae causa, laborum tuorum fructus gratias agimus; sed multo magis ob salutarem operam quam ipse navas sacrae juventuti. Nam, quod pluries jam affermavimus, nihil ad utilitatem Ecclesiae tuam interest, quam ut gravioribus adulescentis Cleri studiis Angelici Doctoris sapientia praesideat; idque in sacrorum alumnis, qui te sive magistro sive auctore utuntur, feliciter fieri gaudemus.»
3) «Sanctum et salutare est, ac paene necessarium in scholis catholicis, ubi ad philosophiae ac theologiae scientiam instituitur sacra juventus, summum haberi magistrum Thomam Aquinatem. (...) Sed etiam valde opportunum putamus, si Doctor Angelicus tamquam ex adytis Scholae prodeat, et ad omnes qui in religione altius cupiunt erudiri, lumen prope divinum afferat ingenii sui. Constat enim, Modernistas, qui dicuntur, ideo tam longe a Fide in tantas opinionum varietates aberrasse, quod sancti Thomae principia disciplinamque neglexerint. Quam ob causam optimo tu quidem consilio instituisti de fidei christianae doctrinis augustissimisque mysteriis eo duce scribere in gratiam maxime laicorum, ratione scilicet non usitata in scholiis, sed iis qui huic studio non dediti essent, accomodata. Gaudemus autem haec tua volumina, quibus omnem fere theologiam complexus es, prudentum commendatione florere eo in primis nomine quod cum ad illustranda ac tuenda religionis dogmata, tum ad alendos religiosos spiritus egregie valere videantur. Profecto, uti pietas est nulla, nisi quodammodo ab ipsa sanae theologiae radice efflorescat, ita magna illorum de theologia librorum laus est, qui studium pietatis in lectoribus inflamment (...).»
4) Dal testo francese riportato nelle edizioni delle opere teologiche del P. Hugon: «Notre satisfaction s’adresse à vous dont il Nous plaît, par un nouveau témoignage de la bienveillance pontificale, de recommander la doctrine, ainsi que la finesse et la compétence dans l’interprétation de la Somme de saint Thomas (...). En joignant les lumières de la théologie positive aux principes de la scholastique, vous êtes arrivé, grâce à Dieu, avec des formules rigoureuses, à répartir et ordonner judicieusement tout un corps de doctrine sacrée, “ad mentem Angelici”.» (N.d.T.)
5) «Hors de l’Église point de salut est un véritable petit traité pratique de l’Église, et de la nécessité de lui appartenir pour faire son salut. Ce qu’est l’Église; distinction de l’âme et du corps; nécessité d’appartenir à l’âme et nécessité de la vraie foi théologique et de la grâce sanctifiante pour le salut. L’auteur aborde ici, dans un chapitre substantiel, la difficile question du salut des païens. La deuxième partie explique l’obligation d’appartenir au corps de l’Église pour le salut», “L’Ami du Clergé”, 19 mai 1927.
6) Concilio Lateranense IV, Definizione contro gli Albigesi ed i Catari, DS 800.
7) Concilio di Firenze, Decreto per i Giacobiti, DS 1351. È utile da leggere anche la magistrale enciclica di Papa Pio XII “Mystici Corporis”.
8) Citiamo i Padri seguendo il Migne. L’edizione da consultare, per i Padri Apostolici, è quella di Funk, ma i testi che ne trarremo si trovano anche nel Migne, e quindi facciamo uniformemente riferimento a questa edizione.

Luca
24-08-08, 11:13
http://img81.imageshack.us/img81/2511/p1126061043qn3.jpg

Un dettaglio della tavola della Buona Stampa all'Oratorio Sant'Ambrogio di Milano.;)

Luca
24-08-08, 12:05
http://img237.imageshack.us/img237/8074/p1126061046xr4.jpg

"messa nuova" e "santi nuovi": lo sguardo attento del cattolicesimo integrale

Luca
24-08-08, 12:07
http://www.istitutoveneto.it/iv/attivita/convegniescuole/fogazzaro.jpg

Le edizioni Amicizia Cristiana ristampano uno sferzante scritto di Don Alessandro Cavallanti contro l'empio Fogazzaro: ne riparleremo. ;)

Per informazioni e richieste:
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/

Luca
07-09-08, 20:34
http://img389.imageshack.us/img389/6474/p0709081008qo5.jpg

Luca
07-09-08, 20:36
http://img136.imageshack.us/img136/2382/p0709081009ly7.jpg

Luca
07-09-08, 20:39
http://img134.imageshack.us/img134/4188/bodypartho7.jpg

http://www.libreriacattolica.net/

Luca
07-09-08, 20:58
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/ilmodernismo.jpg


Conferenza tenuta nel Duomo di Milano (Quaresimali 1909)

Luca
07-09-08, 21:02
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/humanigeneris.jpg

Per il cinquantennale della morte di Papa Pio XII

DestrAbruzzo (POL)
19-09-08, 17:33
Questa sera su Raitre, alle ore 21:00, verrà trasmesso un reportage sul Kossovo dal titolo "La guerra inifinita". Verranno mostrati i danni causati dalla guerra della Nato contro la Serbia.

Luca
27-09-08, 12:14
http://santaiglesiamilitante.blogspot.com/

Un blog interessante in spagnolo

Luca
17-10-08, 11:27
A. Philippe
CATECHISMO DEI DIRITTI DIVINI NELL'ORDINE SOCIALE
Edizioni Amicizia Cristiana


In questi tempi di grande e universale apostasia, beati coloro che si sforzano di conoscerne la fonte avvelenata, al fine di vivere della fede in Nostro Signore Gesù Cristo e di ritrovare in Lui tutti gli effetti della Sua Redenzione e della Sua grazia per la santificazione delle persone, delle famiglie e delle società.
Ora, il veleno di tutte le perversioni dello spirito moderno è il liberalismo tante e tante volte designato dai Papi, tante volte da Loro condannato in termini molto energici.
Coloro che desiderano purificare la propria mente da questa atmosfera e preservarsene, leggano con attenzione opere valide come questa, in cui si respira la salutare aria buona del cristianesimo.

A. Philippe
CATECHISMO DEI DIRITTI DIVINI NELL'ORDINE SOCIALE
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-04-8]
Pag. 88 - € 7,50

Guelfo Nero
19-10-08, 15:09
http://www.istitutoveneto.it/iv/attivita/convegniescuole/fogazzaro.jpg

Le edizioni Amicizia Cristiana ristampano uno sferzante scritto di Don Alessandro Cavallanti contro l'empio Fogazzaro: ne riparleremo. ;)

Per informazioni e richieste:
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/


Alessandro Cavallanti
ANTONIO FOGAZZARO
Edizioni Amicizia Cristiana

Antonio Fogazzaro (1842-1911) rappresentò una delle figure più insidiose del modernismo religioso in Italia. Nel 1905 pubblicò il romanzo Il Santo, avente come protagonista un religioso, venerato come un santo dai suoi fedeli, che intendeva convincere lo stesso Papa della necessità di una radicale riforma della Chiesa Romana.
Don Alessandro Cavallanti (1879-1917), direttore della rivista antimodernista "L’Unità Cattolica" — a più riprese lodata da san Pio X — pubblicò questo breve saggio su Fogazzaro, per smascherare il «tenace propagandista del modernismo».
L’intervento di don Cavallanti fu determinato dall’influenza che il pensiero di Fogazzaro esercitava nel clero e in alcuni circoli cattolici, anche grazie alla copertura ricevuta dai vescovi insofferenti al magistero (e ai provvedimenti disciplinari) di san Pio X contro l’eresia modernista. Fu significativo il caso mons. Geremia Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona, che lodò Fogazzaro nell’opera "Profili di personaggi italiani" (1911): Papa Sarto indirizzò al prelato un severo monito. Il modernismo stava devastando la Chiesa, e le speranze contenute ne "Il Santo" si sarebbero realizzate negli anni ‘60, facendo del Fogazzaro un autentico precursore del concilio Vaticano II.


Alessandro Cavallanti
ANTONIO FOGAZZARO
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-23-9]
Pagg. 64 - € 5,00

Timoteo (POL)
02-11-08, 20:13
Le témoignage de Poulat « Ils sont tous modernistes »

L‘événement est religieux.
L‘événement, c’est Poulat et son témoignage irrécusable. Dans les 280 pages de France chrétienne, France laïque (Desclée de Brouwer,
achevé d’imprimer : octobre 2008), Emile Poulat est interrogé, contredit, écouté par Danièle Masson, qui est un redoutable inquisiteur et un critique parfaitement informé des sortilèges idéologiques contemporains.

Impressionnant, Emile Poulat, par la diversité, le volume, la sûreté de ses connaissances historiques, et souvent par la pertinence de ses observations. Mais il pourrait sans doute, à la manière de Mauriac, dire de Pie X : « Ce saint n’est pas de ma paroisse. » C’est dommage.

Emile Poulat est, en matière d’histoire du catholicisme moderne, l’auteur le plus important et le principal témoin. J’entends qu’on m’objecte : – Le principal ? Le plus ? Mais que faites-vous donc d’Yves Chiron ?
– Patience ! Yves Chiron est sur la voie de devenir nec Poulato impar, mais quand il aura le même âge et autant de travaux accomplis.

Ce livre, France chrétienne, France laïque, est d’une grande richesse. Je n’en fais pas une recension. J’en retiens avant tout un témoignage capital. On cite souvent le jugement de Maritain en 1966, sans tenir compte de son contexte un peu restrictif. Il apercevait dans le catholicisme une fièvre néo-moderniste fort contagieuse, disait-il, auprès de laquelle le modernisme du temps de Pie X lui paraissait n‘être qu’un modeste rhume des foins. L’exagération verbale mise à part, Maritain avait raison. Les élites intellectuelles et sociales du catholicisme vivent aujourd’hui sous la domination d’un modernisme d’une gravité jamais atteinte auparavant.

Les historiens, même catholiques ? Désormais, « ils sont tous modernistes », dit Poulat, « sans toujours le savoir ou l’admettre » (p. 61) : pour eux, « Dieu a cessé d‘être un personnage de l’histoire comme il pouvait l‘être pour Bossuet et encore pour Dom Guéranger ».
D’ailleurs, « on ne peut plus essayer de présenter en Sorbonne une thèse où il apparaîtrait comme tel ». Ce n’est point limité aux historiens, mais l’enseignement historique est ici décisif. La foi chrétienne en effet est la foi en la réalité d’une histoire : le
Décalogue révélé par Dieu à Moïse, l’annonce d’un Messie par les prophètes juifs, l’incarnation de Jésus, vrai Dieu et vrai homme, son enseignement, sa mort, sa résurrection, son Eglise… Quand l’histoire enseignée est moderniste, on aboutit inévitablement à « ce modernisme ambiant et vulgarisé qui traîne aujourd’hui partout » (p. 236). Partout, c’est-à-dire partout dans les hiérarchies de la société civile et de la société ecclésiastique, et surtout chez leurs diplômés de « sciences humaines », leurs docteurs en religieuse et leurs autres stars audiovisuelles.

Il n’est pas indispensable au salut temporel ni au salut éternel d’avoir une philosophie : mais il est indispensable de n’en avoir pas une qui soit mauvaise, fût-ce sans le savoir. Or « le kantisme », dit Poulat, est « la forme d’esprit qui façonne aujourd’hui tout homme normalement constitué. L’homme politique, l’industriel, le scientifique, même catholique, est spontanément kantien » (p. 215). Il ne dit pas : l‘évêque, le commissaire doctrinal, le recteur d’université catholique, mais cela va de soi, il a dit « partout », il a dit « tous », et s’il y a bien sûr quelques rares exceptions, elles sont presque toutes automatiquement marginalisées, aussi bien dans la société ecclésiastique que dans la société civile.

Ce que dit Poulat du modernisme dominant, d’autres l’ont dit, mais ils ne comptent pas, car dansl’Egl ise et dans sa hiérarchie, parler contre la prépotence moderniste fait immédiatement ranger dans la catégorie d’« intégriste », qui est disqualifiante. Mais là il s’agit d’Emile Poulat, qu’il est impossible de soupçonner d’« intégrisme ». Si l’on devait le suspecter de pencher d’un côté, ce serait plutôt du côté « moderniste » et « kantien ». En cela consiste l‘événement. Le témoin est compétent, il sait de quoi il parle, il est la référence reconnue en matière d’« intégrisme » et de « modernisme ». Quelle clarification !

JEAN MADIRAN

Article extrait du n° 6707 de Présent, du Vendredi 31 octobre 2008
http://www.present.fr/article-7626-6707.html

Luca
07-11-08, 14:09
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni librarie

La libreria del Centro Culturale San Giorgio

Fin dalla sua nascita, il Centro Culturale San Giorgio ha iniziato un'opera di diffusione di piccoli strumenti di informazione sotto forma di agili opuscoli (dalle trenta alle settanta pagine). Lo scopo di questa iniziativa è duplice: da una parte cercare di portare a conoscenza - almeno a grandi linee - i temi più controversi su cui la stampa tace perché «politicamente scorretti»; dall'altra, di raggiungere anche chi non se la sente di impegnarsi nella lettura di opere voluminose, alla cui lettura tuttavia rimandiamo chi voglia approfondire certe tematiche. Gli argomenti trattati sono molteplici; i libretti sono suddivisi in quattro Collane:
La Collana Quaderni di San Giorgio spazia dalla musica satanica, al subliminale, all'occultismo, alla storia volutamente dimenticata;
La Collana Antimassonica è consacrata allo studio e alla conoscenza della Massoneria e di tutti quei movimenti anticristiani legati in qualche modo a questa pericolosissima sètta;
La Collana San Pio V è invece dedicata all'analisi della religione della cultura islamica, oggi sempre più emergente e minacciosa in tutto il globo;
La Collana Apologetica Cattolica comprende titoli che cercano in poche pagine di confutare gli errori più grossolani e smentire le calunnie più odiose sollevate anche in questi ultimi tempi contro la figura di Gesù Cristo o contro la Sua Chiesa, la Chiesa cattolica.

NOVITA’ LIBRARIE

Per la Collana Apologetica Cattolica

- AA. VV, Parliamo di tolleranza, pagg. 62.
Scritto alla fine degli anni ’50 in forma di dialogo tra un cattolico e un protestante, questo scritto tocca i punti più «caldi» della Storia della Chiesa, accusata di intolleranza dagli acattolici. Di particolare interesse risulta la parte relativa alla persecuzione dei «papisti» in terra statunitense. € 6,50

Per la Collana Antimassonica

- John Ankerberg-John Weldon, Le profezie messianiche, pagg. 62.
Da sempre, le profezie contenute nell’Antico Testamento riguardanti il Messia sono uno dei principali argomenti di credibilità del cristianesimo. Gli Autori, prendendone in esame una decina, non solo dimostrano come esse si siano avverate pienamente in Gesù Cristo, ma di come anche gli antichi ebrei considerassero tali profezie come inerenti la persona del Messia atteso. € 6,50

- P. Hermann Gruber s.j., La sètta massonica, pagg. 74.
Traduzione integrale della voce «Massoneria» estratta da The Catholic Encyclopedia, pubblicata a New York nel 1910. Storia, dottrina e metodi della sètta per eccellenza. € 7,00

- David L. Carrico, Le radici massoniche dell’occultismo moderno, pagg. 42.
Prendendo in esame ad una ad una le maggiori confraternite magiche create in questi ultimi due secoli (Società Teosofica, Società Rosicruciana, Golden Dawn, Ordo Templi Orientis, Wicca, ecc…), l’Autore dimostra come i fondatori di tali congreghe fossero tutti massoni, e di come la Massoneria abbia perorato la loro creazione. € 4,50

- Elizabeth Dilling, Demonologia e monoteismo dei rabbini, pagg. 58.
Prendendo in esame due aspetti della religione giudaica post-biblica e post-cristiana – vale a dire talmudica – l’Autore dimostra come l’attuale religione giudaica sia in totale rottura con l’ebraismo biblico e con l’Antico Testamento, e che quindi è assolutamente sbagliato considerare il giudaismo dei nostri giorni come la continuazione naturale dell’antica religione mosaica. € 5,80

http://www.centrosangiorgio.com

info@centrosangiorgio.com

Guelfo Nero
13-12-08, 12:15
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni

Opportune Importune
E’ in rete il numero 18 di Opportune Importune, lettera d’informazioni della Casa San Pio X (Istituto Mater Boni Consilii).
Per scaricare il pdf: http://www.casasanpiox.it/opportune.asp

CD del seminario di studi di Modena
Sono disponibili i CD delle tre lezioni tenute da don Francesco Ricossa alla III Giornata per la Regalità sociale di Cristo (Modena, 11.10.2008), sul tema: "L'ecumenismo: nella Chiesa, contro la Chiesa. A 80 anni dall'enciclica Mortalium Animos di Pio XI (1928)". Prima lezione: “Il movimento ecumenico: dal protestantesimo al modernismo”. Seconda lezione: “La condanna dell’ecumenismo: l’enciclica Mortalium Animos”. Terza lezione: “L’ecumenismo nella Chiesa, dal Concilio a Benedetto XVI”. 3 CD - Codice CD 022 - euro 12,00. Per ordinazioni scrivere a: centrolibrario@sodalitium.it

BELLA, un film da non perdere
http://www.h2onews.org/_page_videoview.php?id_news=1354
http://www.bellamoviesite.com/

Novità libraria: Giuseppe Fanin. Fedele a Cristo
AA.VV., Giuseppe Fanin. Fedele a Cristo, Ass. Culturale Il Mascellaro 2008, euro 15.00, 254 p., illustrazioni di Giovannino Guareschi.
Sono ormai passati sessant’anni dall’assassinio di Giuseppe Fanin, cinque dalla chiusura del processo diocesano per la sua canonizzazione, tre dalla pubblicazione dell’ultimo volume sulla sua vicenda, a firma di don Filippo Gasparrini, che così bene ne conosce la persona avendone curato la citata causa diocesana. Ci è parso quindi interessante riproporre il volume che ricordò Fanin in occasione del primo anniversario della sua morte, ancora oggi così chiaro ed esaustivo sulla sua personalità, non appesantito da analisi storico-politiche su quel periodo. Fresco dell’affetto provato per il protagonista, ha il pregio di non disperdersi, di rimanere con lo sguardo puntato su di lui, sulla sua fede e la sua disponibilità cristiana. Per l’occasione avremmo potuto utilizzare la prima edizione del volume Giuseppe Fanin. Se non l’abbiamo fatto è stato per rispetto dei suoi estensori (tuttora anonimi, ma non sconosciuti) che ne hanno redatta una seconda edizione, completamente riveduta, come si sono premuniti di far sapere all’interno. Un’opera che seppur elaborata a poco tempo dai tragici fatti (la prima edizione è stata stampata ventitré giorni dopo l’omicidio), deve proprio alla sua rielaborazione la sua maturazione. Quello che, fortunatamente, manca al volume originale abbiamo cercato di scriverlo oggi, con interventi su quel periodo storico, sulla visione cristiana del lavoro e del rapporto tra lavoratori e datori di lavoro.

http://www.mascellaro.info/aps/node/29

Per richiedere il libro: http://www.mascellaro.info/aps/node/22

Video su Giuseppe Fanin

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HcvcrscbawM

Luca
29-12-08, 19:32
One Million Roman Catholics Shouting 'SEDE VACANTE' Urbe et Orbi (http://www.new.facebook.com/home.php#/group.php?gid=30845241083&ref=ts)
Sede Vacante (http://www.new.facebook.com/home.php#/group.php?gid=2204639248)
Sedevacantism (http://www.new.facebook.com/group.php?gid=2436741479&ref=ts)
Sedevacantismo (http://www.new.facebook.com/group.php?gid=2436741479&ref=ts#/group.php?gid=18009337668&ref=ts)
Sedevacante (http://www.new.facebook.com/group.php?gid=2436741479&ref=ts#/group.php?gid=18313473888)

Interessanti gruppi Facebook che uniscono sedevacantisti di vario orientamento (spesso totalista) e di svariate nazionalità.

Guelfo Nero
29-12-08, 20:01
Vindication of Bishop Peter Martin Ngo Dinh Thuc (http://www.new.facebook.com/group.php?gid=2240255431)

e qualcosa sull'Eccellenza Thuc... ;)

Luca
02-01-09, 15:35
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni

Aggiornamento del sito www.centrostudifederici.org
- Aggiornata la pagina delle attività svolte:
http://www.centrostudifederici.org/svolte/svolte.htm
- Inserita una nuova pagina sui video:
http://www.centrostudifederici.org/AudioVideo/audio.htm
- Inserita una nuova pagina sull’audio delle Giornate per la regalità sociale di Cristo:
http://www.centrostudifederici.org/AudioVideo/video.htm

Aggiornamento del sito www.casasanpiox.it
Aggiornata la pagina degli appuntamenti:
http://www.casasanpiox.it/

Centro Librario Sodalitium: i CD del VII Convegno di studi albertariani
VII Convegno di studi albertariani: Papa Pio XII (1939-1958) l'ultimo papa "romano" Padre Michel Louis Guérard des Lauriers (1898-1988) l'ultimo "teologo romano". In memoriam".
Interventi:
- Don Francesco Ricossa - Pastor Angelicus: il magistero di Pio XII, un argine contro gli errori moderni.
- Don Giuseppe Murro - Padre Michel Louis Guérard des Lauriers, eredità spirituale e dottrinale di un teologo "romano".
- Don Francesco Ricossa - 1958 la morte di Papa Pio XII "Dopo di me il diluvio":l'azione e le battaglie dottrinali di Padre Guérard des Lauriers prima e dopo il Concilio.
Cod. 023 - Anno 2008 - 3 CD euro 12,00
Per ordinazioni scrivere a: centrolibrario@sodalitium.it
www.sodalitium.it

Timoteo (POL)
04-01-09, 12:45
Segnalo Catholicgoogle, un motore di ricerca cattolico: http://www.catholicgoogle.com/.

Qualche informazione su catholicgoogle: http://www.catholicgoogle.com/disclaimer; http://fr.techcrunch.com/2009/01/03/catholicgoogle-pour-des-recherches-web-plus-cathos/.

Luca
11-01-09, 18:13
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www.centrostudifederici.org

Segnalazioni librarie

Padre A. Philippe, c.ss.r
Catechismo dei Diritti Divini nell’Ordine Sociale. Gesù Cristo, Maestro e Re!
Ed. Amicizia Cristiana 2008, pag. 88, euro 7,50
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/catechismodirittidivini.htm

Dall'introduzione (dall’edizione originale francese):
La Settimana Cattolica, all'inizio del 1926, organizzata dalla Lega Apostolica, ci ha espresso un desiderio: quello di possedere un catechismo che esponga il fatto e la natura della Regalità di Gesù Cristo.
E' per rispondere a questo desiderio che sono pubblicate queste pagine, col titolo di Catechismo dei Diritti Divini nell'Ordine Sociale. Gesù Cristo, Maestro e Re! Noi diciamo: Catechismo dei Diritti Divini nell'Ordine Sociale.
Col pretesto di seguire soltanto i lumi della coscienza, si è presa l'abitudine di abbandonare alla libera disposizione di essa tutti i doveri. I diritti della verità, e specialmente quelli della Verità Suprema sono disprezzati.
Il nostro catechismo richiede un grande atto di Fede: l'atto di Fede in Dio e in Gesù Cristo, che intervengono con l'autorità, allo stesso modo in cui intervengono con la loro azione creatrice, in ogni società.
I Popoli devono sapere che in tutti i rapporti che incorrono tra gli uomini, tra le società, tra le nazioni, e tutto ciò che rappresenta il cuore di una nazione, dipendono da Dio e da Gesù Cristo.
Su questo punto, come su quello dell'esistenza stessa di Dio, bisogna che ciascuno si inchini, ripetendo con tutta la sua anima: Credo!
Padre A. PHILIPPE, C. ss. R.

Per richiedere il libro: edizionitabulafati@yahoo.it

dudidudi
15-01-09, 08:46
Un testo poco impegnativo, ma prezioso per riscoprire una fede "di sostanza":

"Signore, insegnaci... a pregare. Esercizi spirituali nella vita quotidiana sullo stile di Sant'Ignazio di Loyola", di Vincenzo D'Ascenzi. EMP, 2008

Presentazione:Uno strumento per fare esperienza personale di preghiera. Il presente sussidio si intitola appunto: "Signore, insegnaci a pregare". Sono esaminati i 2 passi del vangelo (Mt 6,7-13 e Lc 11,1-4) in cui Gesù insegna il Padre nostro ai suoi discepoli. In Matteo Gesù raccomanda la riservatezza della preghiera personale "in luogo appartato" ma raccomanda anche la sobrietà: "non sprecate parole come fanno i pagani". In Luca invece troviamo che sono i discepoli a chiedere a Gesù che insegni loro a pregare. È dall'esempio del loro maestro che nasce il desiderio di pregare come lui.

Luca
21-01-09, 18:32
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni librarie


Catalogo del Centro Librario Sodalitium
E’ in rete il catalogo aggiornato del Centro Librario Sodalitium:
http://www.sodalitium.biz/index.php?pid=64


Domenico Bertetto, IL PAPA, Amicizia Cristiana 2008, pag. 64, euro 5,00
Filippo interrogò i suoi discepoli dicendo: Chi dicono gli uomini che sia il Figliuolo dell’uomo? Ed essi risposero: Altri dicono che è Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o alcuno dei Profeti. E Gesù disse loro: E voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro e disse: Tu sei il Cristo il Figliuolo di Dio vivo. E Gesù di rimando gli disse: Beato sei tu, Simone figlio di Giovanni, perché non la carne e il sangue te l’ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. E a te darò le chiavi del Regno dei cieli e qualunque cosa avrai legata sopra la terra sarà legata anche nei cieli e qualunque cosa avrai sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche nei cieli.» (Mt., 16, 13 ss.)
Indice
I - La promessa del Primato.
II - La realizzazione della promessa.
III - La perpetuità del Primato.
IV - Il Successore di Pietro.
Si tratta della ristampa del libretto n. 9 della Collana “Con Roma” edita negli anni ’50 da una casa editrice cattolica, che si proponeva “di presentare, in forma piana e precisa, le verità della fede cattolica, ad uso dei sacerdoti nella loro funzione di docenti, ad istruzione dei fedeli e premunirli contro gli errori della propaganda protestante”.
http://www.edizioniamiciziacristiana.it/
Per richiedere il libro: edizionitabulafati@yahoo.it

luigi maria op (POL)
21-01-09, 18:53
interessante realmente.vi segnalo www.editorialeilgiglio.it (http://www.editorialeilgiglio.it)

Luca
01-02-09, 11:44
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
www.centrostudifederici.org

Segnalazioni

E’ in rete il comunicato dell’Istituto Mater Boni Consilii sulla revoca della scomunica ai Vescovi della Fraternità San Pio X:
http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=45
http://www.casasanpiox.it/news.asp?id=260

E’ il rete il n. 3 dell’edizione romana del Buon Consiglio, supplemento alla rivista Sodalitium:
http://www.sodalitium.biz./index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=44 <http://www.sodalitium.biz./index.php?ind=news&amp;op=news_show_single&amp;ide=44>

Avviso
Per motivi tecnici questa settimana sarà sospeso l’invio dei comunicati. Arrivederci a lunedì 9 febbraio 2009.