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Visualizza Versione Completa : Costituente: il nulla osta dello Stato Italiano



tziku
23-04-02, 02:07
La presidente della Commissione bicamerale: per quanto riguarda i tempi molto dipende dal consenso delle forze politiche

«L’Assemblea Costituente? È la strada giusta»
Dal Parlamento giudizio positivo sulla proposta di legge del Consiglio regionale

«L’assemblea Costituente? Un’idea semplice ma efficace». Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente della Commissione bicamerale per le Questioni regionali, esprime così il suo giudizio sulla proposta di legge approvata dal Consiglio regionale della Sardegna all’esame del Parlamento. L’Assemblea costituente - dice Casellati - è una proposta fortemente innovativa, mette in campo un’idea nuova e, insieme, attenta alla questione della compatibilità costituzionale. La trovo di grande interesse e degna della massima considerazione. E apprezzabile perché coglie un problema reale che va affrontato quanto prima.
E per fare prima occorre il via libera della Commissione bicamerale. Ci vorrà ancora molto tempo?
«La Commissione ha esaminato questi disegni di legge in sede consultiva. Trattandosi di disegni di legge costituzionali, la competenza in sede referente è delle Commissioni affari costituzionali di Senato e Camera. Abbiamo comunque già tenuto due sedute. È stato necessario un rinvio per verificare la possibilità di procedere in maniera autonoma da altre iniziative parlamentari che riguardano sempre lo Statuto sardo. È evidente che la proposta del Consiglio regionale prevede un percorso diverso dalla modifica diretta dello Statuto. C’è un passaggio importante che prevede un’Assemblea costituente capace di coinvolgere le forze vive della società sarda. Mi sembra che questo percorso meriti la massima e prioritaria attenzione».
E dunque ora che cosa succederà per quanto riguarda l’iter parlamentare?
«L’iter parlamentare di un disegno di legge costituzionale è piuttosto complesso, come è noto. In questo caso va considerata poi, trattandosi comunque di modifica dello Statuto, la speciale procedura prevista dall’articolo 54 dello Statuto della regione Sardegna».
In poche parole, la procedura è perseguibile sì o no?
«Sì, con soluzioni attente e perciò assai apprezzabili di coniugare il rispetto dell’articolo 138 della Costituzione per quanto concerne il procedimento di revisione costituzionale con l’articolo 116 della Costituzione per quanto concerne lo status di Autonomia speciale. In sostanza l’idea si basa su due principi. Il primo: che si autorizzi il Consiglio regionale ad istituire un’assemblea speciale, eletta dai sardi, per scrivere e proporre al Parlamento un nuovo Statuto. Il secondo: che il Parlamento si esprima sul testo proposto dalla Costituente, senza emendarlo e salvo il potere di approvare o di respingere.
Secondo lei, è una strada percorribile?
«Ripeto, dal punto di vista giuridico-istituzionale la questione si presenta complessa ma la soluzione prospettata mi sembra attenta ed ingegnosa. Per il resto, dipende dalla volontà delle forze politiche. Allo stato delle cose, mi pare di poter affermare che vi sia un diffuso interesse alla questione da parte della maggioranza dei partiti e dei gruppi parlamentari. La commissione ha poi scelto come relatore Giampaolo Nuvoli, un parlamentare sardo molto attento alle vicende istituzionali della sua terra. E infine c’è l’impegno del presidente Berlusconi. E proprio le positive valutazioni espresse dal presidente del Consiglio rappresentano davvero un buon punto di partenza».
Può fare una previsione sui tempi?
«I disegni di legge costituzionale hanno un iter più complesso e quindi più lungo di quello cui sono sottoposte le proposte di legge ordinarie. Anche questo comunque dipenderà in larga misura dal consenso delle forze politiche. È del tutto ragionevole che la legge primaria della vostra comunità sia elaborata con il concorso primario dell’organo rappresentativo della vostra Regione ed è positivo che una comunità voglia trarre dalla coscienza della propria identità l’energia per costruire il proprio futuro e la propria modernità.

:ronf

tziku
17-05-02, 11:01
www.unionesarda.it

Fronte compatto in commissione autonomia, convocata per dare il parere sulle iniziative parlamentari

«La Costituente va avanti»
Il movimento: «Roma esamini subito la proposta di legge»


Fronte compatto. Nonostante Floris e nonostante Cossiga: la Costituente prima di tutto e nonostante tutto. Se la riunione di ieri della Commissione consiliare autonomia doveva costituire un banco di prova per verificare la solidità del fronte trasversale che nel luglio dell’anno scorso ha detto sì alla proposta di legge costituzionale sull’istiituzione di un’Assemblea costituente per la riscrittura del nuovo statuto, la prova è stata superata. Non ci sono crepe.
I commissari della Casa delle libertà (i riformatori Massimo Fantola e Ettore Businco, Mario Diana di An, Pasquale Onida del Pps, gli azzurri Pietro Pittalis e Vincenzo Satta) e il sardista Giacomo Sanna hanno espresso con chiarezza il loro no alle due proposte di legge di riforma dello Statuto presentate dai deputati Gianfranco Anedda (An) e Antonello Cabras (Ds) sulle quali sono stati chiamati ad esprimersi. Un no, per ora non formale, motivato dal fatto che «il consiglio regionale si è espresso con chiarezza sulla Costituente e, dunque, è inutile entrare nel merito di proposte che contrastano con il deliberato dell’Assemblea». Non c’è stato il voto finale (previsto per martedì prossimo) perché c’è ancora da sciogliere un nodo, non irrilevante: il centrosinistra (i diessini Emanuele Sanna, Salvatore Sanna e Giambattista Orrù, Peppino Balia dello Sdi, Luigi Cogodi del Prc, il popolare Gian Valerio Sanna) ritiene necessario discutere comunque nel merito le due proposte perché - spiega Gian Valerio Sanna - «non si discute la decisione del Consiglio, ma non si può negare che ci sia una parte di esso che non ha condiviso e non condivide la proposta di legge sulla costituente ed è giusto e doveroso discutere proposte alternative, per non creare un pericoloso vuoto dialettico, visto che l’argomento-Statuto non è per nulla esaurito». Tra le parti c’è un punto in comune: la volontà di sollecitare il parlamento a prendere una decisione «ma anche il Consiglio regionale», ha aggiunto Emanuele Sanna, «deve avviare un confronto costruttivo sulle proposte di riforma dello Statuto».
Simile, ma distinta nella sostanza, per il momento, la posizione del leader dell’Udr Mario Floris che ribadisce il suo sì alla Costituente, ma evidenzia «le difficoltà che sta incontrando a Roma» che giustificano «la proposta di un’alternativa valida per accelerare il percorso ed entrare finalmente nel merito delle riforme da fare». Un’ipotesi non condivisa dagli alleati «perché deve essere la Costituente ad entrare nel merito della riforma», sintetizza il leader consiliare di An Bruno Murgia. La compattezza del fronte ha un significato politico: non passeranno i tentativi di destabilizzare la maggioranza di governo (e quello di costituirne un’altra alternativa) usando come Cavallo di troia leggi alternative alle quali la proposta-provocazione dell’ex presidente della Repubblica ha dato nuova linfa. Oggi ci sarà un incontro informale tra le parti per cercare una sintesi che consenta di arrivare martedì al voto definitivo in commissione, prima di inserire l’argomento all’ordine del giorno dell’Aula.
A rafforzare la posizione politica dei Costituenti (e del centrodestra) è stata senza dubbio la presa di posizione del leader sardista Giacomo Sanna che ieri, mettendo fine alle illazioni su un possibile smembramento del fronte, ha ribadito non solo che sarebbe andato avanti sino alla fine nella battaglia, a costo di sostituire il confronto politico con la lotta (civile), ma ha aggiunto che sarebbe stato disposto ad entrare a far parte della maggioranza nel caso in cui si fosse aperta una falla con la fuoriuscita di qualcuno. Forza Italia apprezza: «Ha ribadito con chiarezza una posizione sulla quale ci auguriamo che in futuro si possa costruire un accordo politico programmatico con il centrodestra», risponde Pietro Pittalis. Laconico il commento di Peppino Balia: «se l’intenzione di Sanna è questa gli faccio i miei auguri».


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Scano (Democratzia): «L’idea di Cossiga? Un’operazione simpaticamente stravagante»

«Un’operazione simpaticamente stravagante che, per sua stessa ammissione, non ha nessuna possibilità di essere presa in considerazione». Così i consiglieri del centrosinistra che hanno aderito alla Costituente definiscono «la concreta proposta di Statuto presentata in parlamento dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
I diessini di Democratzia Piersandro Scano, Ivana Dettori, Nazareno Pacifico e Giampiero Pinna e Luca Deiana dei Democratici, invitando i vertici del proprio schieramento ad aprire «un dialogo serio» con il movimento a sostegno dell’ipotesi di un’assemblea elettiva incaricata di redigere la nuova carta dei sardi. «Il senatore Cossiga si diverte, come sempre, a mischiare cose molto serie e autentiche bizzarrie», sostengono. Aggiungono che «la visione della Sardegna come nazione nell’ambito della nazione italiana è a nostro parere da condividere ed è in forte sintonia con l’ispirazione del movimento per la Costituente», ma contestualmente sottolineano le profonde differenze con la Convenzione proposta dall’ex presidente della Giunta regionale Mario Floris. «La Costituente è eletta dagli elettori sardi; la Convenzione invece viene nominata. La Costituente limita il potere del Parlamento, che può solo approvare o respingere, mentre la Convenzione lascia tutto il potere nelle mani delle Camere». Secondo Scano, Deiana, Dettori, Pacifico e Pinna «l’opera di delegittimazione della Costituente viene condotta non da centrali romane ma da alcune centrali sarde. Lascino che sia il Parlamento a pronunciarsi. Piuttosto, chiediamo tutti insieme che lo faccia subito. È un nostro diritto costituzionale».
Ieri Piersandro Scano, in apertura della seduta del Consiglio regionale, ha anche criticato, come aveva già fatto il sardista Giacomo Sanna, la presa di posizione del presidente del Consiglio regionale Efisio Serrenti che, inviando una lettera in sardo all’ex Capo dello Stato, aveva manifestato la sua «simpatia», per la sua proposta. Nel frattempo Serrenti, che in quel momento non era presente in Aula, aveva già preparato la sua replica a Sanna.
«Se avesse avuto la pazienza di leggere quanto ho scritto al senatore Cossiga in merito alla sua proposta di autonomia nazionale per la Sardegna», scrive Serrenti, «non avrebbe corso il rischio di strumentalizzarlo a una polemica senza senso. Non c’è una parola in quella lettera che autorizzi anche il lontano sospetto che io abbia abiurato al dovere di difendere la legge regionale che propone la Costituente del popolo sardo. Ho espresso all’ex capo dello Stato», aggiunge Serrenti, «il mio apprezzamento per i contenuti della sua proposta, così come lo avrei espresso a chiunque avesse proposto di riconoscere istituzionalmente la nazione sarda e di sancire con un atto di legge quel che è da tempo sentimento comune della maggioranza dei sardi e dei loro rappresentanti».
Sarcastico, come di consueto, il commento di Luigi Cogodi (Prc) sulla cena con i parlamentari sardi organizzata del senatore Cossiga. «A conti fatti, della cena romana degli esponenti politici sardi del centro-destra-sinistra, colà convenuti, rimane solo un enorme fiasco (vuoto). Dove sono», si chiede Cogodi, «i veri contenuti che si intendono proporre per avere uno Statuto nuovo e vero dell’autonomia e della economia della Sardegna?».


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Il Picconatore a Sanna: il Parlamento non dirà mai sì al vostro progetto

«Il parlamento non potrà mai dire sì alla Costituente perché, se così fosse, altre regioni si sentirebbero in diritto di adottare la stessa soluzione e il giorno in cui diverse assemblee costituenti adottassero la loro carta costituzionale, le regioni acquisirebbero una sovranità o una semisovranità che farebbe entrare in crisi lo Stato centrale». Francesco Cossiga ha letto con attenzione le dichiarazioni del leader sardista Giacomo Sanna a sostegno del progetto di legge approvato dal Consiglio regionale. E non le condivide. «Sanna vive in un mondo politico di sogni che per nulla corrisponde a quello della realtà politica sarda e soprattutto nazionale», dice l’ex presidente.« Ma dove vive!», aggiunge. «Ma non si accorge dell’inganno semantico in corso da anni che il centrodestra e il centrosinistra al loro interno e vicendevolmente tessono parlando di federalismo?» Cossiga. Riferendosi al periodo in cui «non pochi sardisti si lasciarono traviare dall’utopismo e dall’ingerenza della politica centralista e si resero colpevoli della tragica scissione del partito e del passaggio al fascismo», l’ex presidente rileva che si possa ripetere un fatto simile «quando sento che l’onorevole Sanna», orchestrato, suppone «dal furbo uomo d’affari Comincioli, possa entrare a far parte della maggioranza di centrodestra». Cossiga ricorda a Sanna che «sono proprio le riforme in materia di governo locale una minaccia all’unità granitica della Cdl e motivo della disarticolazione, con Fi da una parte e l’asse An e Udc, ferme sostenitrici della cosiddetta unità nazionale, dall’altra».
«Se vuole arraffare qualche posto nella maggioranza di centrodestra vi entri per altri motivi», aggiunge Cossiga, «non perché crede che gli diano la Costituente. Comunque per dargli una caramella come si fa con i bambini impertinenti», annuncia l’ex Capo dello Stato, «presenterò, anche a costo di farmi credere colpito dai primi sintomi dell’Alzheimer, un disegno di legge costituzionale che prevede la convocazione di assemblee costituenti non solo in Sardegna ma in tutte le regioni d’Italia e nelle province autonome. Ma mi permetto di dare un consiglio agli amici del Psd’az: non permettano al loro segretario nazionale di fare altri danni. Lo facciano tacere o ancora meglio lo cambino».

tziku
17-05-02, 11:12
www.lanuovasardegna.it

Cossiga «costringe» ad aprire il dialogo

Ieri riunione interlocutoria della commissione, oggi parte la trattativa tra i partiti

I «costituenti» tentano il recupero e criticano Serrenti: «Difenda la legge del Consiglio»

CAGLIARI. Le contrapposizione e le polemiche non si sono attenuate ma la proposta di Francesco Cossiga ha costretto le forze politiche sarde ad avviare il dialogo sulla riforma dello Statuto. Ieri la seduta della commissione Autonomia del consiglio regionale, che avrebbe rischiato di confermare le contrapposizioni, è stata interlocutoria per consentire ai gruppi politici, già oggi, di riunirsi in modo informale: l'obiettivo è una via d'uscita che consenta di uscire dall'attuale stallo provocata dallo scontro tra favorevoli e contrari all'istituzione dell'Assemblea costituente.
La giornata di ieri, ancora densa di polemiche verbali, può aver segnato l'inizio della svolta. La giornata è iniziata con le critiche del diessino Pier Sandro Scano, leader degli ulivisti che aderiscono al Movimento per la Costituente, al presidente del consiglio regionale, Efisio Serrenti, reo di aver espresso apprezzamento nei confronti del progetto di Cossiga: «Il presidente - ha detto Scano, al quale ha poi fatto eco il capogruppo comunista Luigi Cogodi - non può non difendere le leggi approvate dal consiglio regionale e il consiglio regionale si è pronunciato a favore dell'Assemblea costituente».
Subito dopo Scano (assieme a Luca Deiana, Ivana Dettori, Nazareno Pacifico e Giampiero Pinna) ha detto che «la concreta proposta di Statuto che Cossiga presenta, con giudicati, curatorie, città regie e quant'altro, è un'operazione stravagante che, per sua stessa ammissione, non ha nessuna possibilità di essere presa in considerazione». Tra l'Assemblea costituente e la «Convenzione» (la prima elettiva, la seconda di nomina) «ci sono differenze profonde». Secondo Scano, la legge sarda sulla Costituente «è delegittimata non da centrali romane ma da alcune centrali sardi». Dopo aver chiesto che la commissione Autonomia dia subito il parere chiesto dalla bicamerale sulle proposte presentate in Parlamento, Scano e gli altri hanno lanciato un messaggio al Centrosinistra «perchè apra subito il dialogo con il Movimento».
Contro l'ipotesi di Cossiga si è pronunciato anche Cogodi, il quale ha definito «un fiasco vuoto» la cena organizzata dal senatore a vita mercoledì sera a Roma.
Nel pomeriggio si è riunita la commissione Autonomia presieduta dal diessino Emanuele Sanna. Pietro Pittalis (FI) e Bruno Murgia (An) hanno chiesto che venisse votato subito il parere negativo sulle proposte di legge per adeguare lo Statuto alla riforma della Costituzione presentate alla Camera da Antonello Cabras (Ds) e Gianfranco Anedda (An). Emanuele Sanna ha invece suggerito di arrivare a un parere articolato e unitario non nell'interesse dei favorevoli o dei contrari alla Costituente, ma per evitare che, dopo il pronunciamento consiliare, il Parlamento vada avanti per la sua strada senza tenerne conto. Il sardista Giacomo Sanna, polemico con Cossiga, ha chiesto allora che sia tutto il consiglio regionale, stavolta, a pronunciarsi a favore della Costituente, ma gli esponenti del Centrosinistra hanno detto che non può rinunciare al diritto di apportare modifiche, né da parte dei consiglieri, né a parte dei parlamentari. Alcuni «costituenti», tra cui Scano e il riformatore Massimo Fantola, si sono detti favorevoli a una pausa di riflessione (sino a martedì) per vedere se è possibile lo sbocco unitario, anche perchè i tempi dell'iter parlamentare si stanno dilatanto e i «costituenti» rischiano di non portare niente a casa. Oggi ci saranno i primi incontri informali tra i partiti.
Al centro dell'attenzione, oltre ai testi di Cabras e Anedda e ora di Cossiga, c'è anche la proposta di Mario Floris (Udr) che mette da parte la Costituente e propone la nascita della Convenzione. La proposta di legge ha spaccato la maggioranza di Centrodestra e le tensioni potrebbero complicare la trattativa.

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Il dibattito politico-culturale provocato dalla proposta dell'ex capo dello Stato

Positivo che il progetto recuperi Bellieni

Michele Pinna Presidente dell'Istituto di studi Camillo Bellieni di Sassari

La proposta del senatore Cossiga di una nuova Carta de Logu de sa Sardinna ovvero di una nuova Carta costituzionale della Sardegna giunge in un momento particolare della vita politica sarda, italiana ed europea. Un momento in cui gli assetti politici ed economici cercano nuovi orizzonti sia sul piano dell'organizzazione statuale sia sul piano del rapporto tra i popoli e le diverse cittadinanze. Nuove complessità, dunque, e nuovi scenari ci stanno dinnanzi che rischiano di sovrastarci e di coinvolgerci in maniera passiva se le classi dirigenti e i ceti intellettuali non assumono nuove responsabilità rispetto al passato e ai meccanismi inerziali che consentono lo scorrere quotidiano della vita politica.
È una proposta quella di Cossiga che potrebbe apparire, conoscendo l'uomo e lo stile comunicativo, come l'ennesima picconata e l'ennesima provocazione, di cui poi, l'unica cosa che resta è l'aura narcisista e autocontemplativa del «picconatore». Comunque sia, picconata o no, boutade provocatoria o meno, a chi come noi, che ha trascorso vent'anni della propria vita inseguendo questo sogno e coltivando questa idea, la cosa piace. La sua proposta ci piace, non senza qualche riserva e non senza qualche necessaria mediazione nel merito.
La proposta di Cossiga, in se stessa, in quanto idea di libertà e di voglia, da parte di un autorevole uomo di Stato, di assunzione di nuove responsabilità è indiscutibile, e di questo vorremmo che si trattasse. Ovvero delle nuove responsabilità che dovrà assumere la classe dirigente di un popolo che attraverso strumenti costituzionali nuovi ambisce alla propria sovranità e all'autodeterminazione. Ma proprio su questo terreno la proposta di legge appare debole. Ancora fortemente ancorata, sul piano della filosofia complessiva, al vetero costituzionalismo italiano d'ispirazione giacobina. Al di là delle parole forti, come Comunità Autonoma della Sardegna, non appare mitigato, nello sviluppo interno dell'articolato, l'approccio concessionista dello Stato rispetto alla Regione, ancora vista come parte terminale e non originaria della statualità.
Ci fa piacere che Cossiga si richiami a Bellieni ed evochi in questo richiamo il sardismo delle origini, cui anche il padre del senatore, come egli dice, s'ispirava. Vorremmo, però, che il suo sardismo non fosse solo strumentale o di facciata. Sarà opportuno, forse, aprire sulla proposta Cossiga una discussione, proprio nel merito e sul significato profondo della parola «sovranità» che in Bellieni era ben chiaro e fortemente proiettato verso una visione federalista dello Stato. Un federalismo democratico e nascente dal basso.
Sarà un segno del destino, o più laicamente una coincidenza storica, che ancora una volta le idee di una riconfigurazione istituzionale della Sardegna abbiamo come culla Sassari e il sardismo delle origini? Ci piacerebbe commentare e intendere la proposta del senatore dentro questi percorsi ideali legati al sardismo di Bellieni, ma anche dentro questi legami territoriali e parentali cui egli si richiama.