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Perdu
23-04-02, 23:49
http://italy.indymedia.org:8081/quirra/

tziku
24-04-02, 12:25
www.lanuovasardegna.it

L'eccesso di tumori e i sospetti sull'uso di uranio

«Sindrome di Quirra», l'Asl 8 avvia l'indagine

Giancarlo Bulla

VILLAPUTZU. Convocata dal direttore generale dell'Azienda sanitaria locale numero 8 di Cagliari, Efisio Aste, si svolgerà oggi con inizio alle ore 16, nella sala teatro della base militare di Capo San Lorenzo, una riunione per illustrare le modalità operative dello screening programmato dalla stessa Asl dopo gli allarmi su un eccesso di tumori e sull'uso (sempre negato dai vertici militari) di armi all'uranio impoverito.
Dovrebbero partecipare il sindaco di Villaputzu Antonio Pili e i medici operanti nel territorio. Lo screening verrà eseguito su una popolazione di studio costituita dai residenti nella frazione di Quirra, dai dipendenti della società Vitrociset operanti nella stessa località, da operai della società civile Socam di Capo San Lorenzo e da un gruppo di militari residenti da tempo nella base.

tziku
28-04-02, 12:37
www.lanuovasardegna.it

Uranio, il governo non risponde
Silenzio sui casi della Bosnia come su Escalaplano

di Piero Mannironi

ROMA. Un'inchiesta di "Rai News" riaccende le polemiche sull'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito. Nelle famiglie di alcuni militari italiani spediti in missione nei Balcani, sarebbero nati sette bambini deformi. Ma, secondo l'ex deputato Falco Accame, i casi sarebbero 12. Si riapre così, anche il caso Escalaplano: 11 bambini deformi nati negli anni Ottanta. Il governo non risponde.

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ROMA. Continueranno a negare, c'è da scommetterci. Nonostante tutto. Anche nonostante l'evidenza. Come in fondo è sempre stato in questi ultimi anni. E così continueranno a ripetere che tra l'uranio impoverito - il metallo del disonore - e i tumori del sistema emolinfatico e le nascite di bambini deformi non esiste alcuna relazione. Le risposte al dolore saranno le solite scontate promesse.
La conferma che la linea del governo non cambierà è già nei fatti. Ieri il ministro della Difesa, Antonio Martino, ha saputo solo dire che il problema sulla presunta contaminazione da proiettili all'uranio impoverito «ha la massima attenzione». E che, comunque, «non è stato dimostrato un nesso di causalità tra l'uranio impoverito e alcune patologie riscontrate tra i militari». Risposta debole, davvero molto debole, davanti all'inchiesta di "Rai News" che, ieri sera, ha dimostrato, con un filmato inedito, che i nostri soldati in Bosnia hanno operato senza le cautele e le protezioni previste dai protocolli di sicurezza. E, soprattutto, un silenzio agghiacciante, da parte del ministro Martino, sull'ultima denuncia: si sono verificati sette casi di bambini nati con gravi deformità nelle famiglie dai soldati italiani che sono stati in missione nei Balcani.
Guarda caso, lo stesso silenzio che ha seguito la denuncia del nostro giornale sugli undici casi di nascite anomale avvenute negli anni Ottanta a Escalaplano. A un tiro di schioppo dal poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra. Ed è un silenzio cupo, che sembra inghiottire ogni speranza di ottenere verità.
E' come un buco nero - una stella collassata - nel quale si perdono denunce, paure, dolori e disperazioni.
L'inchiesta di "Rai News" ora riapre una ferita che non ha mai smesso silenziosamente di sanguinare. E di fare male. Quale risposta arriverà adesso dal governo e dalle alte gerarchie militari? Quale spiegazione sarà ufficialmente data ai fili del destino di quindici soldati italiani impegnati nell'Operazione Vulcano, in Bosnia, avvolti in un unico rocchetto esistenziale di sofferenza? Due di loro combattono contro il cancro del sangue e altri due hanno avuto figli deformi. Ma il dramma è ancora più esteso. Secondo "Rai News", infatti, sarebbero sette i bambini condannati a gravi handicap fisici. Secondo l'ex presidente della Commissione Difesa della Camera, Falco Accame, addirittura 12.
Ma veniamo al documento, terribile, proposto nell'inchiesta di "Rai News". Si tratta di un filmato che riprende alcune fasi di quella che venne chiamata "Operazione Vulcano". Cioé la distruzione di armi e proiettili, avvenuta nell'agosto del 1996 a Vucovici, a un centinaio di chilometri da Sarajevo. Soldati italiani, spagnoli e francesi, dopo avere accumulato tonnellate di materiale bellico in un enorme cratere, fanno saltare tutto con cariche di esplosivo. Gli scoppi provocano una colonna di fumo denso e nero che resta immobile per molti minuti, come un fuso di piombo, prima di disperdersi nel vento. E i militari sono lì, a poche centinaia di metri. Di più: attraversano quella nebbia opaca per scaricare nel cratere altri proiettili da fare poi esplodere. Almeno per diciotto volte.
E quei militari camminano in quel fumo di morte senza alcuna protezione: senza maschere, guanti o tute di protezione.
Strana combinazione: quelle immagini ci riportano al racconto degli abitanti di Escalaplano che, negli anni Ottanta, dicono di avere assistito a una serie interminabile di violente esplosioni all'interno del poligono del Salto di Quirra. «Vedevamo altissime colonne di fumo levarsi a poca distanza da noi. Poi, il vento portava quel fumo sul paese...» ci hanno raccontato. E proprio in quegli anni, guarda caso, a Escalaplano si verificò un'incredibile numero di nascite anomale: undici. Addirittura sei nel solo '88.
Analogie che fanno riflettere. Come deve far riflettere l'altissima incidenza di tumori del sistema emolinfatico tra la popolazione civile che vive intorno al poligono del Salto di Quirra e tra i militari italiani che sono stati in missione nei Balcani. Il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu promette trasparenza, promette risposte certe in tempi brevi. Ma poi, cerca incredibili scorciatoie indicando nell'arsenico il killer silenzioso di Quirra. A parte il fatto che l'arsenico non provoca quel tipo di patologie, sarebbe curioso andare a vedere se anche la zona di Vucovici è inquinata da questo veleno.
Insomma, ci si aggrappa a tutto pur di allontanare i sospetti dall'uranio impoverito. Ma, ineluttabilmente, tutte le strade portano proprio in quella direzione, al Depleted uranium. Ed è una lunghissima catena di imbarazzanti scivoloni. Il primo è stato dell'ex ministro della Difesa Sergio Mattarella che ha negato l'uso dell'uranio nei Balcani, per essere poi clamorosamente smentito dai vertici Nato. E' stato successivamente detto che l'Italia non ha mai avuto quel tipo di munizionamento, ed ecco saltare fuori un documento del 12 gennaio 2001, che parla di una partita di Depleted uranium in dotazione alle forze armate italiane. Ma l'elenco delle bugie è molto lungo. Ecco perché è più che legittimo dubitare dei pronunciamenti ufficiali del governo di turno. Ma anche dei silenzi di chi non parla e si nasconde. Come l'amministrazione di Escalaplano. Come mai? Forse non ritiene giusto che si sappia quale misterioso cancro si sia insinuato nel piccolo e sperduto paese? Sarebbe interessante sentire cosa ha da dire l'introvabile sindaco Demontis a questo proposito..

tziku
29-04-02, 11:41
www.lanuovasardegna.it

Lo chiede Accame: «Anche i civili, oltre ai militari, corrono rischi per la loro salute»
«Uranio, il ministro ordini un'inchiesta»

ROMA. «C'è da sperare che il ministro della Difesa ordini immediatamente un'inchiesta sull'uranio impoverito e si provveda ai risarcimenti e alle bonifiche delle zone interessate. Non sono in pericolo soltanto i militari, ma lo è anche la popolazione civile». E' la richiesta di Falco Accame, presidente dell'Ana-vafaf (Associazione assistenza vittime arruolate nelle forze armate) dopo il nuovo allarme sulla nascita di bimbi deformi tra civili e nelle famiglie di militari che hanno partecipato a missioni all'estero o lavorano nei poligoni, tra i quali c'è quello sardo di Perdasdefogu. Accame ricorda che in Bosnia, nelle operazioni Vulcano, i militari sono stati esposti a grossi rischi. E lo dimostrano secondo Accame «le colonne di fumo altamente velenoso» che hanno accompagnato le operazioni militari. Infine Accame chiede che il ministero fornisca chiarimenti sulla conclusioni della ricerca medica del professor Franco Nobili, per il quale il personale militare non ha corso rischi in relazione all'uranio impoverito.
Intanto il vicepresidente della Lega Nord Luigi Peruzzotti sostiene la necessità dell'avvio di una Commissione parlamentare di indagine sulle morti di militari italiani che hanno operato nei Balcani». «Lo proponemmo più di un anno fa a tutte le forze politiche, ora, a maggior ragione dopo gli ultimi avvenimenti dei giorni scorsi la proponiamo a maggior ragione", dice Peruzzotti.

tziku
08-05-02, 01:06
www.lanuovasardegna.it

Sull'uranio adesso indaga Guariniello

Inchiesta dalla procura di Torino.
Accame convocato per venerdì

A Escalaplano diagnosticati 12 casi di tumore alla tiroide

TORINO. Ora anche la procura di Torino vuole vederci chiaro. Oltre i proclami ufficiali e le rassicuranti promesse di accertamento che arrivano dal governo e dalle alte gerarchie militari. La magistratura piemontese ha infatti aperto un'inchiesta sui presunti casi di contaminazione da uranio impoverito. L'indagine è nelle mani del pubblico ministero Raffaele Guariniello, che coordina il pool "tutela del consumatore". Si tratta dello stesso magistrato che, l'anno scorso, ha fatto tremare il mondo del calcio e del ciclismo professionistico con le sue inchieste sulle sostanze dopanti.
Per il momento, dalla procura di Torino non filtrano notizie. Impossibile, quindi, sapere a che punto siano le indagini e se ci siano iscritti nel registro degli indagati. Una delle poche indiscrezioni filtrate è che l'interesse della magistratura piemontese sul "caso uranio impoverito" sarebbe nato in seguito alla pubblicazione di alcune inchieste giornalistiche.
Adesso, dunque, sono addirittura sei le inchieste giudiziarie aperte su quello che la stampa statunitense ha ribattezzato il "metallo del disonore" e sui suoi nefasti effetti. Da due anni indagano infatti le procure di Roma e Milano e la magistratura militare della capitale. Poi, ci sono le due inchieste cagliaritane. Ora, infine, anche quella di Torino.
C'è un segnale, comunque, che fa capire che Guariniello intende allargare le indagini a livello nazionale. Ieri pomeriggio, infatti, si è saputo che è stato consegnato un invito a comparire, come «persona che può riferire circostanze utili ai fini delle indagini», anche a Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e presidente dell'Anavafaf (Associazione vittime familiari arruolati nelle forze armate).
Accame è stato tra i primi a denunciare la cosiddetta "sindrome dei Balcani" e a ipotizzare un nesso di causalità tra l'impiego di munizioni all'uranio impoverito e le patologie riscontrate da soldati e civili, non solo in Bosnia e in Kosovo, ma anche in Somalia e intorno ai poligoni militari. Ex alto ufficiale della Marina militare, è stato una vera e propria spina nel fianco per governi e stellette. Ostinato e determinato, non ha creduto all'ex ministro della Difesa Mattarella che negava l'uso di uranio impoverito nei Balcani. E i fatti gli hanno dato ragione. E' stata la stessa Nato, infatti, ad ammettere ufficialmente che invece erano stati usati massicciamente munizionamenti al DU sia in Bosnia che in Kosovo.
Ora, con la stessa ostinazione, l'ex ufficiale ed ex parlamentare manifesta un aperto scetticismo su quanto dichiara il sottosegretario Salvatore Cicu da qualche mese. E cioé che non sono stati usati munizionamenti all'uranio impoverito nei poligoni sardi. Prima di tutto in quello del Salto di Quirra, intorno al quale si è verificata un'inquietante incidenza di tumori del sistema emolinfatico e un numero spaventosamente alto di bambini nati con deformità o con gravi handicap fisici.
Falco Accame, che in qualche modo è stato il motore di questa campagna di denunce, si dovrà presentare venerdì alla sezione di polizia giudiziaria del pool "Tutela del consumatore", ma già ieri ha spedito per fax alla procura di Torino un poderoso dossier sull'uranio impoverito. Tra le carte, anche le numerose denunce dell'ex parlamentare. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda 23 bambini nati con malformazioni genetiche, che potrebbero essere legate proprio al depleted uranium.
Secondo il presidente dell'Anavafaf, «i bambini malformati figli di militari italiani che sono stati in missione nei Balcani sono 12. A questi se ne aggiungono altri 11, figli di civili che vivono vicino ai poligoni militari italiani dove sono stati sperimentati i proiettili all'uranio impoverito».
Falco Accame fa quindi un esplicito riferimento agli undici bambini di Escalaplano. Un caso inquietante, denunciato nei mesi scorsi dal nostro giornale, ma che si è incredibilmente perduto in una sospetta indifferenza. In un silenzio che non è esagerato definire assordante.
«Ho sentito stamane per telefono il dottor Guariniello - ha detto ieri il presidente dell'Anavafaf - che mi ha annunciato la mia convocazione a Torino. Io, chiaramente, ho subito messo a sua disposizione il materiale più significativo in mio possesso sull'uranio impoverito. Il resto lo porterò personalmente venerdì alla procura della Repubblica di Torino».
«Giudico molto positivo - ha continuato - l'interessamento della magistratura piemontese. Prima di tutto perché evidentemente sono stati ravvisati elementi degni di approfondimento di indagine. E poi, perché spero che questa attività investigativa rimetta in moto le altre inchieste che, purtroppo, pare stiano languendo».
Sembra intanto che la cosiddetta "sindrome di Quirra", cioé un insieme di patologie tumorali e genetiche riconducibili a una possibile contaminazione da uranio, possa diventare un problema ancora più grave. Che possa cioé avere proporzioni molto più ampie di quanto si potesse immaginare.
Da Escalaplano arrivavano infatti da tempo segnali paurosi. Oltre le malformazioni in undici bambini nati negli anni Ottanta, si mormorava anche di numerosi casi di tumore. Una realtà che ha tardato a venire fuori, ma che, quando in paese ha cominciato a maturare la consapevolezza che possa esserci una matrice comune in questa lunga catena di sofferenze, sta piano piano venendo alla luce.
Ecco così che si scopre che negli ultimi otto anni sono stati diagnosticati ben 15 casi di tumore alla tiroide. Decisamente troppi, dal punto di vista statistivco, per un paese di 2.600 anime. La denuncia è stata fatta da un comitato spontaneo di cittadini che sta cercando di affermare il proprio diritto a sapere.
Ma non basta: oltre al cancro alla tiroide, si sta scoprendo infatti che Escalaplano sembra detenere un terribile record in un'altra patologia. Si tratta della psoriasi, una malattia dermatologica che, nella zona, ha una diffusione semplicemente incredibile.
Può esistere un legame con l'uranio impoverito? Secondo alcuni scienziati, come il professor Angeloni di Roma, sì: l'avvelenamento da DU potrebbe provocare anche cancro della tiroide e patologie dermatologiche come la psoriasi.
E ancora non si è esplorato un altro fronte: quello della nascita di animali deformi nella zona intorno al poligono...

tziku
17-05-02, 10:56
www.unionesarda.it

Uranio impoverito

SCIENZIATI:A QUIRRA E' ALLARME TUMORI

'Non c’è dubbio. In una popolazione che respira una certa quantità di materiale radioattivo, come l’uranio impoverito, è sicura l’insorgenza del linfoma di Hodkgin'. Sono le parole di Massimo Zucchetti, fisico nucleare e docente di Fisica al Politecnico di Torino, oltrechè membro del Comitato nazionale 'Scienziati contro la guerra' che ha annunciato di indagare sui casi di malformazioni infantili nel territorio vicino al poligono di Quirra. 'Di recente abbiamo aderito alla proposta del comitato sardo Gettiamo le basi di effettuare delle ulteriori analisi sul territorio per valutare l’eventuale presenza di elementi radioattivi. Se consultiamo le statistiche delle normali insorgenze di tumori in una popolazione come quella di Quirra, vedremo che siamo fuori da qualsiasi schema. Dobbiamo capire che cosa ha generato linfomi e malformazioni su una popolazione così ridotta”.

L’obiettivo di “Scienziati contro la guerra” è fornire un supporto tecnico scientifico alle analisi già avviate in Sardegna. “Noi del Politecnico siamo specializzati nel calcolo dell’impatto ambientale e degli effetti dei materiali radioattivi. A Quirra stiamo effettuando uno studio simile a quello che abbiamo già sperimentato nei Balcani. Si tratta dell’utilizzo di codici di calcolo che si ottengono attraverso la raccolta di informazioni sulla toponomastica del territorio, la distribuzione della popolazione, le condizioni atmosferiche, le temperature, le falde acquifere e le abitudini alimentari. Acquisiti questi dati, siamo in grado di scrivere un modello di calcolo che ci permette di valutare il rapporto tra rilascio di materiale radioattivo nell’atmosfera e l’eventuale insorgenza di tumori negli abitanti della zona”.

Ma trovare tracce di uranio impoverito a distanza di anni è quasi impossibile. “L’uranio viene smaltito in fretta. Prendiamo ad esempio i Balcani. Le missioni degli esperti delle Nazioni Unite che hanno perlustrato quelle zone non l’hanno trovato eccetto che in muschi e licheni che essendo vegetali-spugna, l’hanno assorbito. Per il resto nessuna traccia. Eppure siamo certi che l’abbiano utilizzato”. Più rilievi, dunque, più accurati e non su zone nelle quali a priori è sicuro che l’uranio impoverito è scomparso. [Laura Floris]

tziku
17-05-02, 11:09
www.lanuovasardegna.it

SALUTE E STELLETTE
«Ora voglio la verità sulla morte di mio marito»
Parla la moglie di un giovane di Tertenia che è stato carrista a Teulada

Giancarlo Bulla

TERTENIA. Gianfranco Floris aveva 36 anni quando, l'8 febbraio dello scorso anno, si è arreso a un tumore. Dopo il dolore, la rassegnazione. La moglie del giovane di Tertenia, Chiara, fino a pochi giorni fa non aveva mai pensato che, dietro quel cancro, ci potesse essere una causa ben precisa. Qualcosa è però cambiata. Chiara ha infatti cominciato a leggere sui giornali di questa sindrome maligna che ha colpito militari che hanno partecipato a missioni all'estero o che hanno prestato servizio in poligoni militari.
Quella proliferazione di tumori che è stata battezzata "sindrome dei Balcani", ma alla quale può essere attribuita anche un altro nome. "Sindrome di Quirra", per esempio, dagli undici casi di tumori del sistema emolinfatico diagnosticati nella piccola frazione di Villaputzu. La moglie di Gianfranco Floris ha notato che potrebbe esistere un legame tra la morte del marito e la "sindrome" dei Balcani. Che cioé la sua malattia possa avere un rapporto con la sua esperienza militare. Si è allora rivolta a degli specialisti e la risposta ha alimentato i suoi dubbi. «Potrebbe essere» le hanno infatti detto alcuni medici. Ora Chiara chiede di conoscere la verità, per liberarsi del quel dubbio atroce che la tormenta. Secondo i medici potrebbe esserci una relazione di causa-effetto tra l'attività che Gianfranco ha svolto nella base di Capo Teulada e il male che lo ha portato alla morte. Un'altra storia dolorosa, che fa lievitare il numero delle morti ancora misteriose legate ai poligoni sardi.
Gianfranco Floris nasce a Tertenia il 21 gennaio 1965. Dopo la licenza media, lavora come manovale in alcune imprese edilizie del paese. Il 18 febbraio del 1984 viene sottoposto alla visita di leva e dichiarato abile arruolato. Parte per il servizio militare il 25 settembre del 1985. L'addestramento è al 152º battaglione Sassari. Il 25 ottobre 1985 viene assegnato al primo reggimento di fanteria corazzata di Teulada, dove svolge le mansioni di carrista. Il congedo arriva il 17 settembre del 1986. Al termine del servizio militare, durante il quale non ha mai accusato alcun malessere, riprende a lavorare come manovale. Nel maggio del 1999 si trasferisce nell'isola d'Elba, dove il mese successivo lo raggiunge Chiara. «Ci siamo sposati - racconta la moglie - il 12 giugno '99. Gianfranco lavorava come manovale in un'impresa edile, la Gimas, mentre io facevo la cameriera in una pensione a conduzione familiare».
«Nel luglio del 1999 - continua - Gianfranco ha cominciato ad accusare strani dolori. Si è accorto poi di una bollicina sotto la lingua che gli procurava molto fastidio. Siamo andati da uno dei due medici di base di Capoliveri, un paesino di 2400 abitanti, che gli ha diagnosticato una banalissima stomatite. La cura non è stata efficace».
Le condizioni di salute di Gianfranco si aggravano. Il ragazzone non riesce a mangiare. La lingua si è completamente spostata verso sinistra. Gianfranco e Chiara vanno allora dall'altro medico di Capoliveri, che consiglia al ragazzo di andare nello studio di un otorinolarigoiatra a Porto Ferraio. Questi, dopo averlo visitato, dispone il suo ricovero nell'ospedale di Piombino.
Il 16 novembre del 1999, i medici, dopo gli esami istologici, gli diagnosticano un carcinoma al cavo orale. Il 22 novembre, Gianfranco e Chiara vanno a Milano all'istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori, per una consulenza. Il medico che lo visita, il professor Podrecca, consiglia il ricovero. Gianfranco viene sottoposto a tre cicli completi di chemioterapia, al termine dei quali riscontra un leggero miglioramento. Spera di ristabilirsi e fa la spola continua tra l'ospedale di Milano e l'isola d'Elba.
Ma dopo l'iniziale miglioramento, nel febbraio 2000, le sue condizioni peggiorano. Viene allora ricoverato all'ospedale Villa Santa Chiara di Pisa. I medici dicono alla moglie che per Gianfranco ormai non c'è più nulla da fare e che il male è arrivato allo stadio terminale. A Pisa viene sottoposto ad altri cicli di chemioterapia. Tutto inutile.
A luglio le sue condizioni peggiorano e viene ricoverato nel reparto di oncologia dell'ospedale di Porto Ferrario dopo il 16 novembre viene sottoposto ai un intervento di tracheotomia. Il 14 dicembre viene dimesso. Il 26 dicembre ritorna in Sardegna. Gianfranco muore a Muravera l'8 febbraio del 2001.

tziu flat eric
07-04-03, 02:17
Una drammatica coincidenza?

Escalaplano e i tumori

Scrivo per chiederve alcune informazioni in relazione all’articolo del 3 maggio 2002 che ho trovato in Internet.
Si tratta dei casi di tumore alla tiroide e delle nascite con gravi malformazioni nel comune di Escalaplano.
Io sono una studentessa in filosofia attualmente a Parigi per un programma di scambio tra università. Sto iniziando una tesi che verterà sul rapporto tra scienziati, specialisti e “profani” (vale a dire i cittadini) soprattutto in materia di salute e ambiente.
Sto frequentando un seminario di master alla Scuola di Alti studi in scienze sociali. Alcuni studenti conducono un progetto che vuole includere l’Italia. Ho visto dal vostro articolo che è stata creata un’associazione “Comitato popolare per la tutela dell’ambiente” il cui presidente è il signor Stefano Artitzu. Avrei bisogno di contattare quest’associazione per vedere se si può lavorare insieme.
Sara Lenzi
sarainbow@hotmail.com

Il “Comitato popolare per la tutela dell’ambiente” è uno strumento con cui la piccola comunità di Escalaplano cerca di chiarire perché nell’ultimo ventennio tredici bambini siano nati malformati e quindici persone abbiano sofferto di tumore alla tiroide dal 1994 a oggi. E, soprattutto, se via sia un legame tra le malformazioni e le attività della vicina base militare di Perdasdefogu. Il presidente è sempre Stefano Artitzu, al quale lei può scrivere all’indirizzo del suo negozio di articoli fotografici, in via Savoia 193/A, Escalaplano (Nuoro). Il codice postale è 08043. Molti auguri per la sua tesi! (d.p.)


dall'unione sarda di domenica