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Visualizza Versione Completa : Tajani ai giovani: ecco l'Europa che vogliamo



Studentelibero
24-04-02, 18:03
(dalla newsletter di Forza Italia Giovani)

Convezione Europea, Bruxelles, 21 marzo 2002


"Che Europa vogliamo? Una Federazione di Stati-nazione basata sui principi di solidarietà e sussidiarietà e sul rispetto della dignità della persona. Un'Europa politicamente forte, protagonista di azioni di pace sul palcoscenico internazionale, interlocutore primario e paritario degli USA e domani della Cina. Un' Europa destinata ad allargare i propri confini e che guardi con attenzione alla Russia.

Un' Europa che abbia politiche estera, di difesa, di sicurezza e sull'immigrazione comuni. Un'Unione che decida sui grandi temi e lasci le altre competenze agli Stati nazionali, alle regioni, alle grandi città. Un'Europa che si occupa di tutto è un'Europa debole e proprio perché debole rischia di conculcare le libertà dei cittadini. Dovrà essere l'Europa dei cittadini con un ruolo forte dei parlamenti, più forte di quello di oggi.

La Convenzione per il futuro dell'Europa ha la storica occasione di ridefinire il profilo istituzionale dell'Unione nella prospettiva dell'adozione di un nuovo Trattato costituente. Per cogliere appieno questa grande opportunità occorrerà innanzitutto valorizzare la composizione pluralistica dell'organismo di cui facciamo parte.

La Convenzione, sulla scorta dell'esempio di Nizza, è composta dai rappresentanti di tutte le istituzioni che hanno fatto grande l'Europa in questi ultimi 50 anni, Governi e Parlamenti nazionali, Parlamento e Commissione dell'Unione.

Ebbene, tutti insieme dovremo mettere l'Europa di fronte alla grande questione del suo futuro. Tutti insieme dovremo lavorare perché i cittadini e i soggetti sociali si sentano coinvolti in questo grande processo costituente, perché lo sentano come il primo passo di un'Europa del futuro più vicina alle loro esigenze.

Nei fatti, è mia ferma convinzione che la Convenzione avrà successo solo se proporrà un'idea d'Europa in cui possa riconoscersi la maggior parte dei cittadini europei. E per far ciò la Convenzione dovrà divenire essa stessa modello di quell'Europa più trasparente e democratica che tutti vogliamo, promuovendo un ampio dibattito nelle opinioni pubbliche dei diversi Paesi ed istituendo Forum di ascolto delle istanze che vengono dal basso.

Ma aprirsi all'interlocuzione con i principali attori sociali e culturali, vuol dire anche, mi pare, ravvisarne il ruolo e l'importanza, addivenendo così ad una concezione delle istituzioni che si fondi sul riconoscimento della ricchezza e della vitalità delle nostre società civili.

Si tratta di comprendere che il processo di riduzione della sovranità degli stati nazione, che si va manifestando con forza nel nuovo contesto del mondo globalizzato, non dovrà essere accompagnato dal tentativo di istituire un nuovo stato europeo intorno ad una ipotetica nozione di sovranità sovranazionale o, peggio, di costruire un forte apparato burocratico col quale dare corpo ad un nuovo Leviatano.

Soluzioni, queste, che non facendo i conti con gli interessi nazionali e con la necessità del consenso democratico e ci condurrebbero ad un'Europa non solo illiberale, ma anche fragile.

Il nostro compito è un altro ed è quello di riconoscere e valorizzare la pluralità delle formazioni sociali e delle comunità regionali e locali, oltre che quello di aiutare i cittadini europei a promuovere il loro benessere e la loro felicità.

Per questo credo che la nostra preferenza debba andare ad un sistema che si fondi su di uno spazio armonizzato di regole comuni e sui principi della sussidiarietà - orizzontale e verticale - e che preveda la presenza di una pluralità di ordini, capaci di tenere assieme interessi - anche nazionali - distinti, senza avere la pretesa di controllare tutto e pianificare dall'alto.

Un sistema che affronti il problema del consenso democratico all'Unione a tutti i livelli istituzionali esistenti, senza illudersi di costituire un circuito istituzionale che li bypassi.

[...]

Prima di chiudere non si può non fare riferimento ad un'altra questione di fondo, quella dei tempi della Convenzione. La Convenzione non deve mancare l'appuntamento del 2003 per la conclusione dei suoi lavori. Com'è noto il 2004 sarà l'anno del rinnovo del Parlamento europeo e dell'allargamento, far slittare di un anno la chiusura della Convenzione e la conseguente Conferenza intergovernativa determinerebbe un ingorgo istituzionale capace di rimettere in discussione i risultati raggiunti.

Se riusciremo in questa grande sfida costituente costruiremo - citando una delle espressioni più felici del discorso inaugurale del Presidente Valery Giscard D'Estaing - 'un'Europa che sia veramente un grande spazio di opportunità e crescita per i cittadini'."


Forza Italia Giovani - http://www.forzaitaliagiovani.it

Oli
25-04-02, 10:33
Leggerò con calma l'articolo.

Comunque devo dirti ke mi piacerebbe dire fieramente di essere Europeo, quando, all'estero mi kiedono da dove vengo......