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Visualizza Versione Completa : Eutanasia. Si cominciera` a parlarne seriamente????



benny3
24-04-02, 20:43
In primo grado era stato condannato a 6i anni e mezzo
La nuova sentenza: "Il fatto non sussiste"

Staccò il respiratore della moglie
assolto al processo d'appello
Per i giudici la donna era già morta



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MILANO - Assolto dall'accusa di eutanasia. E' la sentenza - destinata a far discutere - pronunciata oggi dai giudici d'appello nei confronti di Ezio Forzatti, che nel giugno '98 staccò il respiratore che teneva in vita sua moglie. I giudici d'appello del Tribunale di Milano oggi hanno assolto l'uomo dall'accusa di omicidio colposo, "perché il fatto non sussiste". La signora, questa l'opinione del Tribunale, era da considerarsi già morta e quindi non si può parlare di omicidio.

Non era in aula questa mattina Forzatti, un uomo scosso prima nel privato e poi nel pubblico. Solo poche parole per commentare la sentenza. "Desidero rientrare nella vita di tutti i giorni - ha detto - tenendo il mio dolore nel privato. Questo è un dolore tutto mio". A tentare di esprimere il suo stato d'animo è il legale dell'uomo, Claudio Zerbini. "Dopo il breve periodo di detenzione - spiega l'avvocato - il mio cliente ha ripreso a insegnare, cercando per quanto possibile di tornare alla normalità di tutti i giorni".

Una vicenda iniziata tanti anni fa quella di Forzatti, Quel giorno di giugno del 1998 quando con una pistola, scarica, irruppe nell'ospedale di Monza e staccò il respiratore della moglie. La prima condanna a sei anni e sei mesi. Poi il ricorso in appello. E ieri l'udienza finale, con il suggerimento del procuratore generale, all'imputato, di chiedere la grazia. Stretto nel suo ruolo il procuratore, Gaetano Santamaria, ieri non aveva chiesto un inasprimento della condanna, nove anni e quattro mesi respingendo quell'ipotesi di infermità mentale che, nel processo di primo grado, aveva consentito una condanna più leggera, sei anni e mezzo. Ma alla fine della requisitoria il procuratore aveva espresso tutta la sua pena per la vicenda umana che aveva portato Forzatti alla condanna. "Io mi auguro fortemente - aveva detto - che in caso di condanna l'imputato voglia chiedere la grazia".

Forzatti aveva sempre sostenuto di essere disperato, ma ben cosciente di quello che faceva. E ieri il procuratore generale aveva stralciato l'infermità mentale, trovandosi costretto a chiedere un inasprimento della pena. Ma aveva aggiunto anche: "E' fuori discussione che Forzatti ha agito sotto un'ondata emozionale di dolore. E questo denota una fonte di determinazione". "Certo la pena che verrà fuori - aveva detto il magistrato - potrà apparire sproporzionata per un uomo che la sua pena l'ha già interamente scontata nella vita".

Forzatti assolto in base all'art. 530, 2/o comma del Codice di Procedura penale è stato invece condannato per porto illegale d'armi e violenza privata a un anno e cinque mesi, con la sospensione condizionale e la non menzione e a 400 euro di multa. Soddisfatti gli avvocati difensori. Claudio Zerbini, uno dei legali ha commentato: "Siamo ampiamente soddisfatti perché è stata accolta la nostra tesi, cioè di colpevolezza per le modalità con cui è stata condotta l'azione, ma di innocenza per il fatto".

Esistenzialista
24-04-02, 22:30
Si tratta veramente di una sentenza storica e personalmente credo si sia fatto un passo in avanti verso un modello di società più civile. Bisogna dire che la signora era ormai in coma irreversibile, in stato di morte cerebrale, nonostante gli venisse immesso coattivamente ossigeno nei polmoni ed il cuore battesse. Il gesto del marito è stato un gesto molto umano, di chi ormai non potendo più vedere vivere la moglie, le ha permesso almeno di morire, non volendo vederla vegetare in uno stato irreversibile di non-morte e non-vita che è la situazione più terribile e angosciante che si possa sostenere.

Sir Demos
26-04-02, 01:04
"Sono contento di questa assoluzione. Mio genero ha fatto un gesto d'amore". Sono le parole di Antonio Moroni, il suocero di Ezio Forzatti, l'ingegnere di Monza assolto ieri in appello dall'accusa di omicidio volontario perché nel giugno del 1998 staccò il respiratore che teneva in vita la moglie, Elena Moroni, ricoverata in coma in ospedale a Monza.

"Questa assoluzione non se l'aspettava nessuno e quindi ben venga la sentenza di quel presidente", ha detto l"anziano, 78 anni, impiegato in pensione. "Anche mia moglie condivide. Dopo una notizia del genere cosa farebbe? Si metta nei nostri panni...".

L'uomo ha confessato di aver ricevuto moltissime telefonate che non gli hanno permesso di vivere serenamente questa giornata. "Potevo stare tranquillo - ha spiegato - ma non ho potuto godere di questa tranquillità. Averi voluto pensare a mia figlia, Elena, a mio genero e invece questi discorsi li ripeto da mezzogiorno".

Sul caso, inevitabilmente, si continua a discutere. Dopo le polemiche di ieri, il quotidiano della Cei, "Avvenire", ospita oggi due commenti: uno del giurista e rettore della Lumsa (la Libera Università Maria Santissima Assunta) Giuseppe Dalla Torre, l' altro di Marina Corradi. E' un ''violento strappo'' quello che, sul tema dell' eutanasia, rappresenta la sentenza della corte d' assise d' appello di Milano che ha assolto Forzatti dall' accusa di omicidio volontario.

Per Giuseppe Dalla Torre, il quale afferma tuttavia che occorre ancora leggere le motivazioni della sentenza, ''ammettere la possibilità di far morire sovverte ogni regola e principio giuridico''. ''L' imputato - spiega il giurista - aveva sempre rivendicato la consapevolezza del fatto, e ciò viene riconosciuto dalla corte che lo condanna per la violenza all' infermiera. Ma resta il fatto grave di aver condannato una persona a morire: non si tratta della cessazione di una terapia, ma dell'interruzione della possibilita' di respirare'', aggiunge Dalla Torre ricordando anche che ''in linea di principio non esiste nel nostro ordinamento il diritto a manifestare consenso ad una atto eutanasico. In piu' chi esprime un consenso deve essere cosciente e consapevole, cosa che non si può dire di una persona in coma''.

Marina Corradi si chiede invece se quello di Forzatti è stato un gesto di ''amore veramente?''. ''Con tutta la pena di cui è intrisa questa storia ci si puo' tuttavia chiedere se c'e' piu' amore nello staccare una spina o nell' attendere per anni, parlando a bassa voce con un malato esanime, chiedendo un miracolo che tutti i medici, attorno, escludono''. ''Che non accada - conclude Marina Corradi - a un genitore con un figlio in coma, di tremare al pensare che quel letto occupato potrebbe cominciare ad essere considerato come un carico inutile, un posto sottratto a un malato meno grave''

''La sentenza di Milano ha portato alla luce ciò che noi proponiamo da anni, ciò che abbiamo attentamente studiato e analizzato per venire incontro a chi si trova davanti ad una tragedia come quella del signor Forzatti''. Sono le parole di Emilio Coveri, ideatore e fondatore di "Exit", l' associazione italiana che da tempo si batte per legalizzare l' eutanasia. Coveri non nasconde una marcata soddisfazione: ''chissà che ora le cose possano essere un po' più facili, chissà che non si riesca a dare una spallata a tanta ipocrisia, a tanta poca sensibilità nei confronti di chi soffre''.

''Se ci fosse già stata una legge che regolamentava l' eutanasia anche nel nostro paese - ha detto Coveri - un caso come questo, ma anche tanti altri avrebbero trovato una soluzione. La legge che noi proponiamo e suggeriamo non è, ovviamente, una legge impositiva, ma un aiuto al legislatore e ai medici che verrebbero così sollevati da molte responsabilità. Vogliamo soprattutto - ha aggiunto - una legge rispettosa della volontà di una persona libera che decide il suo destino nell' ambito di un ordinamento democratico retto da una costituzione garante del diritto''. ''L' eutanasia - ha concluso Coveri - è un diritto di libera scelta e non una concessione che possono fare gli Stati e tanto meno le Chiese''

''E' stata eutanasia il gesto di Enzo Forzatti o è stato porre termine ad un accanimento terapeutico?''. Questa la domanda che si è posto oggi a Bruxelles il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni. ''Dico con chiarezza - ha sottolineato Formigoni - che se si trattasse di eutanasia - ossia della soppressione di una vita ancora esistente - la sentenza sarebbe inaccettabile, in quanto non è lecito a nessuno togliere la vita ad un altro''. Se invece, come pare - ha aggiunto - ''si è trattato di cessare un accanimento terapeutico, cioeèil marito si è semplicemente limitato a togliere il sussidio della macchina che da tempo teneva artificialmente in una parvenza di vita il corpo della moglie ormai clinicamente finito, in questo caso la sentenza è giusta''.


...

Sir Demos
26-04-02, 16:26
Ho unito la mia discussione, perchè non mi ero accorto che avevi già sollevato il problema... Mi permetto di aggiustare il titolo...

Ciao.

alonehusky
26-04-02, 17:19
CHE DIRE?è UNFATTO TALMENTE INTIMO E DOLOROSO CHE MI ERO ASTENUTO DAL POSTARE PERCHè LO RITENGO LACERANTE
PER L'ANIMO UMANO.
IO SONO,NEL CASO DI MALATTIA CHE TOLGA LA DIGNITà ALLA PERSONA,ASSOLUTAMENTE FAVOREVOLE.
RITENGO CHE QUANDO LA QUALITà DELLA VITA VENGA A MANCARE,O QUANDO IL CERVELLO è COMPLETAMENTE DISTRUTTO DA GRAVISSIME PATOLOGIE CHE TOLGONO COMPLETAMENTE LA FACOLTà DI AVERE SENTIMENTI,ALLORA TENERE IN VITA UN CORPO SIA INUMANO.
COSì ANCHE IN CASO DI MALATTIA COMPLETAMENTE INVALIDANTE COME LA SCLEROSI MULTIPLA,LA PARALISI COMPLETA DA TRAUMA O LA DISTROFIA MUSCOLARE,QUANDO LA PERSONA ESPRIMA LA PROPRIA VOLONTà

benny3
27-04-02, 12:45
si noti pero` che la sentenza del tribunale afferma che "il fatto non sussiste". in una parola la donna era gia` morta. non e` quindi una vera e propria sentenza sull`eutanasia. la sensibilita` dei giudici, nel trovare questo escamotage, pero` dimostra come anche da parte della giustizia, il problema comincia a diventare serio, e quindi chiaro che bisognera` cominiciare con una discussione sempre piu` seria ed accurata.
noto, con piacere, che al tiggi` fanno sentire non solo l`immancabile Monsignor Sgreccia, ma qualcuno, come Veronesi che ha approvato la sentenza. almeno che se ne parli.
almeno questo.

Sir Demos
27-04-02, 17:07
D'accordo con te Benny... L'Italia è vittima dei retaggi imposti dalla Chiesa alla diffusione della Civiltà più assoluta... Perchè credo rientri in questi ambiti il diritto di decidere, nei tempi e nei modi che la legge deve garantire, quando le sofferenze diventano insopportabili...

Ciao.

benny3
27-04-02, 19:22
il peggior potere e` quello sommerso.
il dominio piu` subdolo e` quello inconscio, quello culturale.
basti pensare quante volte, solamente in italia, rimaniamo a bocca a aperta per delle esternazioni del papa che in fondo non posseggono contenuti sconvolgenti.
ecco perche` dell`eutanasia si parla poco e nel modo sbagliato. ecco perche` almeno per una certa maturita` culturale bisognerebbe spiegare qual`e` la sostanza del problema, e non invece proporre le notizie delle delibere di parlamenti di paesi molto piu` maturi di noi, es. l`Olanda, come isituazioni "estreme" o frutto di una "politica di una morte".

Claude74
27-04-02, 19:30
Originally posted by Sir Demos
D'accordo con te Benny... L'Italia è vittima dei retaggi imposti dalla Chiesa alla diffusione della Civiltà più assoluta... Perchè credo rientri in questi ambiti il diritto di decidere, nei tempi e nei modi che la legge deve garantire, quando le sofferenze diventano insopportabili...

Ciao.
No, l'Italia non ha retaggi cattolici di sorta, ma anzi, si va affermando una cultura molto diversa da quella cattolica. E' proprio questo il problema. Non se ne deve poter parlare altrimenti si corre il rischio che qualcuno, o forse molti e moltissimi potrebbero farsi idee diverse da quelle ecclesiali.

benny3
27-04-02, 20:30
Originally posted by Claude74

No, l'Italia non ha retaggi cattolici di sorta, ma anzi, si va affermando una cultura molto diversa da quella cattolica. E' proprio questo il problema. Non se ne deve poter parlare altrimenti si corre il rischio che qualcuno, o forse molti e moltissimi potrebbero farsi idee diverse da quelle ecclesiali.

queste forze che tu enumeri sono pero` molto confuse e diverse fra loro. basta pensare alle differenze che corrono fra posizioni guelfe di radicali e sinistra, oppure fra sinistra ed estrema sinistra.
e poi i cattolici "cianno er papa" e quindi questo ammazza ogni discussione.
e` ancora troppo forte il condizionamento. anche perche` devo essere sincero molto spesso le posizioni piu` esasperatamente laiche, sfociano facilmente nell`anticlericalismo piu` becero ed intollerante.
facendo cosi` passare i "Padroni del pensiero" per vittime...... :(

Esistenzialista
27-04-02, 20:43
Convengo che il caso discusso non abbia a che fare con l' eutanasia, perchè la donna era già morta cerebralmente. Sono un convinto assertore dell' eutanasia, ossia della morte procurata ad un individuo per evitargli una dolorosa agonia, su sua espressa volontà, quando questo al momento della decisione è capace d' intendere e di volere. Credo che se mi venisse diagnosticato un male incurabile, chiederei al mio medico di aiutarmi a farla finita, attivamente, o almeno porgendomi un mezzo semplice per andarmene tranquillamente da questa terra. E non vedo perchè qualcuno dovrebbe ostacolarmi nella mia libera scelta, non ledendo i diritti di alcuno, ma scegliendo invece un epilogo dignitoso. Buon sabato sera a tutti.

olivia
28-04-02, 23:46
premetto che sono contraria a qualsiasi forma di accanimento terapeutico,sono favorevole all'uso di analgesici...so che ci sono protocolli ben precisi...efficaci ,nella stragrande maggioranza dei casi...sono molto perplessa invece sull'eutanasia cosidetta attiva...io se fossi il tuo medico anche se tu in vita,capace di intendere e di volere,hai espresso parere favorevole,non farei mai nulla per accelerare i tempi...affinchè tu te ne vada tranquillamente...mah
credo che nella nostra società la morte venga rimossa .non se ne parla....della nostra men che meno...è sempre quella degli altri...ma io penso che quando si ha la consapevolezza che sta per arrivare la fine...forse proprio allora... fragili e minati nella nostra dignita'...a volte irriconoscibili in un corpo devastato....forse proprio allora riusciremo a dire quello che non abbiamo detto in una vita....a entrare in intimità con chi ci sta vicino....credo che vorremmo semplicemente che qualcuno ci stesse vicino con tenerezza ed affetto...che ci accompagnasse...facendoci sentire un po' di calore...
ma nella nostra cultura non c'è posto per questo...negli ospedali la morte non viene affrontata...peri medici è un insuccesso...per il paziente invece...sono gli ultimi momenti....credo che dovremmo spostare l'attenzione sul dolore psicologico..sul fatto che spesso sempre si muore da soli...non credete?

Esistenzialista
29-04-02, 00:06
Hai ragione Olivia, solo che è difficile , se non impossibile dare conforto a chi sta per abbandonarci. Soprattutto perchè l' approssimarsi alla nostra pallida compagna, è uno dei periodi ( è mia personale opinione) di più cupa solitudine della vita, in cui è difficilissimo trovare un benchè minimo conforto nelle persone che ci stanno vicino. "Cari fratelli dell'altra sponda cantammo in coro giù sulla terra, amammo in cento l'identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra, questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli. Questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli."

benny3
29-04-02, 12:12
sono d`accordo sul fatto che nella nostra societa` il concetto di morte, ma anche quello di bruttezza di vecchiaia di deformita`, sono del tutte rimosse.

cio` non toglie che vi sono alcune situazioni, molto partciolari, nelle quali e` proprio l`ammalato a chiedere la fine delle proprie sofferenze. lo dico per esperienza personale.
ho perso una persona cara qualche mese fa. aveva il cancro, non ha mai dato un segnale esplicito di farla finita, anzi ha lottato lui soprattutto per sopravvivere. noi abbiamo solo potuto osservare e fare, quel poco che si poteva, per cercare di aiutarlo. eppure era solo con il dolore, con la morte che lo avvinghiava.
era solo.
ebbene quando una persona e` sola, in condizioni cosi` estreme, le piu` estreme che si possano immaginare, e` giusto dare a questa persona, persa ogni speranza, di poter chiedere di risparmiarsi delle sofferenze ulteriori ed inutili.

Claude74
29-04-02, 12:49
Non ne ho una memoria cosciente, ma come un'ombra che mi passa alle spalle veloce, immediata. Forse è solo figlia della mia iperbolica fantasia, forse è un miraggio o un maleficio.....ma i miei occhi, ancor prima che imparassero a vedere l'hanno vista.
Non ne ho memoria, ma non posso dimenticare. Ne ho una conoscenza carnale, indicibile, senza parole. Quando la reincontrerò, sono sicuro che capirò subito tutto....e allora vorrò soltanto essere libero di decidere: saltare i preliminari ed andare subito al sodo o seguire tutta la procedura.

Sir Demos
29-04-02, 21:14
Voleva togliersi la vita. E, per farlo, aveva chiesto che il marito potesse assisterla senza che poi venisse penalmente perseguito. Invece, per Dianne Pretty, morire non sarà così facile. L'Alta Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha infatti respinto il ricorso dalla donna, una britannica di 43 anni affetta da un male incurabile. Già l'Alta Corte britannica aveva rifiutato alla Pretty il diritto al suicidio assistito. La stessa Corte aveva invece concesso alla signora B, una donna inglese paralizzata, la possibilità di morire. La signora B si è spenta oggi "serenamente nel sonno".

La donna, paralizzata dal collo in giù, non è in grado di suicidarsi senza l'aiuto di un'altra persona. Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo (che si occupava per prima volta del delicato tema dell'eutanasia), affronta punto per punto le cinque presunte violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che Diane Pretty ha ipotizzato nel suo ricorso contro il governo del Regno Unito.

In particolare, rispetto all'articolo due della Convenzione, ispirato alla salvaguardia del diritto alla vita, la Corte conclude che esso ''non può essere interpretato come tale da conferire il diritto diametralmente opposto'', cioè quello a morire. Anche nelle altre quattro questioni sollevate da Diane Pretty per presunte violazioni degli articoli 3, 8, 9 e 14 della Convenzione, i magistrati hanno deciso che il Regno Unito non è da ritenere 'colpevole'.

Sir Demos
29-04-02, 21:16
Mentre la Corte di Strasburgo vieta a Diane Pretty, la paziente inglese che aveva chiesto di morire, la possibilità di usufruire del suicidio assistito, la signora B, la donna che aveva visto riconosciuto lo stesso diritto, è morta "serenamente nel sonno". Miss B aveva scelto di rinunciare agli aiuti per la respirazione artificiale, alla base del suo trattamento medico. "E' morta dopo che i ventilatori erano stati spenti su sua richiesta''. Lo ha riferito il Ministero della Sanità britannico in un comunicato.

La signora B aveva chiesto che la spina della macchina che la teneva in vita venisse staccata definitivamente per porre fine alle sue sofferenze. Era paralizzata dal collo in giù e l'Alta Corte di Londra le aveva riconosciuto il diritto all'eutanasia. Per la prima volta in Inghilterra era stata concessa la "dolce morte".

Sir Demos
29-04-02, 21:17
Non ne ho una memoria cosciente, ma come un'ombra che mi passa alle spalle veloce, immediata. Forse è solo figlia della mia iperbolica fantasia, forse è un miraggio o un maleficio.....ma i miei occhi, ancor prima che imparassero a vedere l'hanno vista.

Sublime.... :)

Di chi era?

Claude74
29-04-02, 22:11
Originally posted by Sir Demos


Sublime.... :)

Di chi era?
La mia

olivia
29-04-02, 23:06
Originally posted by Esistenzialista
Hai ragione Olivia, solo che è difficile , se non impossibile dare conforto a chi sta per abbandonarci. Soprattutto perchè l' approssimarsi alla nostra pallida compagna, è uno dei periodi ( è mia personale opinione) di più cupa solitudine della vita, in cui è difficilissimo trovare un benchè minimo conforto nelle persone che ci stanno vicino. "Cari fratelli dell'altra sponda cantammo in coro giù sulla terra, amammo in cento l'identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra, questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli. Questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli."
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forse si muore ..così come si è vissuto...credo che non sia impossibile confortare...forse c'è chi è incapace di farlo ...anche semplicemente quando non c'è lo spettro della morte...ma si può anche vivere cercando il positivo...cercando di consolarci quando la vita ci percuote...chissà perchè tanti di noi sono del tutto incapaci...e cercare di consalare a maggior ragione chi ha poco da vivere...non credo che quando si sta per morire dobbiamo per forza patire di più la solitudine...anzi...ho visto persone avvicinarsi....dirsi delle cose che non si erano mai dette in tutta una vita....forse proprio perchè la morte incombe...il tempo stringe e allora il tempo residuo è più "vissuto"intendo nei sentimenti verso le persone importanti...
si trova il coraggio di perdonare...
si mandano in frantumi le maschere portate in vita e ci si rivela per quel che si è...
si diventa improvvisamente capaci di manifestare dei sentimenti...parole che da sole bastano a redimere una vita arida...
spero di non aver annoiato nessuno...volevo solo esprimere alcune considerazioni...così... in libertà.... alla luce di alcune mie esperienze...:)

olivia
29-04-02, 23:30
Originally posted by benny3
sono d`accordo sul fatto che nella nostra societa` il concetto di morte, ma anche quello di bruttezza di vecchiaia di deformita`, sono del tutte rimosse.
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concorderai con me che se partiamo da qui...beh...che l'agonia duri il meno possibile e che il morituro tolga il disturbo il più presto possibile...ma a me sembra una scorciatoia...e la logica conseguenza della premessa...

viviamo in un mondo che ci propone modelli ...perennemente giovani e ovvviamente belli e sani e efficienti.... che non sono praticabili e raggiungibili per tuttia...ci sono i vecchi gli ammalati gli storpi e via discorrendo ...ma che vengano isolati perchè le anime belle dei fortunati non vengano turbate...
anche se sono realtà che prima o poi toccano tutti noi....
ma la vita è anche questo...
la vita è anche la morte
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cio` non toglie che vi sono alcune situazioni, molto partciolari, nelle quali e` proprio l`ammalato a chiedere la fine delle proprie sofferenze. lo dico per esperienza personale.
ho perso una persona cara qualche mese fa. aveva il cancro, non ha mai dato un segnale esplicito di farla finita, anzi ha lottato lui soprattutto per sopravvivere. noi abbiamo solo potuto osservare e fare, quel poco che si poteva, per cercare di aiutarlo. eppure era solo con il dolore, con la morte che lo avvinghiava.
era solo.
ebbene quando una persona e` sola, in condizioni cosi` estreme, le piu` estreme che si possano immaginare, e` giusto dare a questa persona, persa ogni speranza, di poter chiedere di risparmiarsi delle sofferenze ulteriori ed inutili.
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le sofferenze...per quelle fisiche credo che nella maggioranza dei casi si possa risolvere...oggi abbiamo a disposizione un armamentario che sarebbe criminale non usare al meglio...il vero problema per me rimane quello psicologico...l'affrontare con il malato la paura e l'angoscia...questo secondo me è il problema

credo che ognuno abbia diritto di scegliere...ma io non vorrei mai che qualcuno che abbia conservata intatta la capacità di intendere e volere arrivi a chiedere di morire...poi so bene che c'è anche chi si suicida...ma io la penso così ...e comunque ho un mucchio di perplessità su questo tema...grazie per l'attenzione:)

Esistenzialista
30-04-02, 00:04
Originally posted by olivia

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le sofferenze...per quelle fisiche credo che nella maggioranza dei casi si possa risolvere...oggi abbiamo a disposizione un armamentario che sarebbe criminale non usare al meglio...il vero problema per me rimane quello psicologico...l'affrontare con il malato la paura e l'angoscia...


Ne convengo pienamente. La vera morte non è la morte fisica, ma quella psicologica, la morte di ogni speranza e ogni ragione di vita. Personalmente quando dovrò lasciare questa vita spero di andarmene pago di aver vissuto intensamente, avendo raggiunto la pace interiore, con un sacco di ricordi e nemmeno un rimpianto.. ma torno a ripetere, qualora questo non possa accadere, per cause di forza maggiore, deciderò io quando e come intraprendere l' ultimo viaggio, non solo in situazione di malattia, ma semplicemente quando sarò stanco di questa vita..ho una concezione del suicidio stoica, come momento di estremo coraggio e atto di suprema dignità; ammiro la forza interiore e la nobiltà morale di Dianne Pretty, che merita tutto il nostro rispetto e soprattutto l' accettazione della sua scelta estrema.

olivia
30-04-02, 00:49
certo che merita il nostro rispetto...ma forse quelle persone meritano le nostre attenzioni...il nostro conforto.... la nostra presenza...quelle sono situazioni di estrema sofferenza...enorme...e in quella sofferenza devastante sono abbandonate a se stesse...
conosci una qualche famiglia con un problema cronico e ingravescente tipo una sclerosi?ebbene...sono situazioni terribili...ma possono diventare vivibili se c'è amore e solidarietà...
comunque lasciami sognare a occhi aperti un mondo un po' più solidale e non dedito solo al successo economico...:)
il suicidio...beh..io intendevo dire che ognuno ha la libertà di disporre di sè...ma per me non è estremo coraggio ...ma segno di grande sofferenza in una persona...tanto grande da arrivare all'autodistruzione...ciao :)

benny3
01-05-02, 18:08
Originally posted by olivia

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le sofferenze...per quelle fisiche credo che nella maggioranza dei casi si possa risolvere...oggi abbiamo a disposizione un armamentario che sarebbe criminale non usare al meglio...il vero problema per me rimane quello psicologico...l'affrontare con il malato la paura e l'angoscia...questo secondo me è il problema

credo che ognuno abbia diritto di scegliere...ma io non vorrei mai che qualcuno che abbia conservata intatta la capacità di intendere e volere arrivi a chiedere di morire...poi so bene che c'è anche chi si suicida...ma io la penso così ...e comunque ho un mucchio di perplessità su questo tema...grazie per l'attenzione:)

Quello che tu proponi e' qualcosa di importante, una sorta di rivoluzione compernicana dei rapporti umani. una volontà di accettare anche la sofferenza e la morte come dati naturali.
paradossalmente coloro che invece hanno sollevato l'attenzione sull'eutanasia hanno un obiettivo molto più modesto. quello cioè che la legge possa prevedere in alcuni casi precisi ed attentamente gestiti, che una persona che sia malata abbia la POSSIBILITA' di poter scegliere anche la morte.
certo sarebbe bello immaginare una umanità soddisfatta che affronta la morte con serenità, ma non credo sia facile che questo possa realizzarsi in breve. nel frattempo si dovrebbe semplicemente trattare persone che fanno questa scelta o come dei vigliacchi che da malati rinunciano alla vita, oppure coloro che li aiutano come dei criminali. tutto qui.

olivia
01-05-02, 22:22
Originally posted by benny3


Quello che tu proponi e' qualcosa di importante, una sorta di rivoluzione compernicana dei rapporti umani. una volontà di accettare anche la sofferenza e la morte come dati naturali.
paradossalmente coloro che invece hanno sollevato l'attenzione sull'eutanasia hanno un obiettivo molto più modesto. quello cioè che la legge possa prevedere in alcuni casi precisi ed attentamente gestiti, che una persona che sia malata abbia la POSSIBILITA' di poter scegliere anche la morte.
certo sarebbe bello immaginare una umanità soddisfatta che affronta la morte con serenità, ma non credo sia facile che questo possa realizzarsi in breve. nel frattempo si dovrebbe semplicemente trattare persone che fanno questa scelta o come dei vigliacchi che da malati rinunciano alla vita, oppure coloro che li aiutano come dei criminali. tutto qui.
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sì ...io qui ho un po' sognato...comunque in fondo ci credo che si possa morire,e vivere, diversamente ...oggi importa che si tolga il disturbo in fretta e lontano dagli altri perchè la morte infastidisce...ma ripeto la sofferenza e la morte fanno binomio inscindibile con la vita...è completamente stravolta la realtà nella nostra società dell'apparire... sì io intendo una rivoluzione copernicana...ma ognuno di noi nel suo piccolo può attuarla...forse coloro che hanno sollevato il problema si accontentano giustamente di un obiettivo minimo...io comunque mi astengo dal dare etichette di vigliacco o criminale perchè ho troppo rispetto per la sofferenza e per chi ne è toccato da vicino... e poi questo non è un forum libertario?e quindi si può dire tutto quel che si pensa...o no? :rolleyes:

Alberich
01-05-02, 22:47
Olivia, il solidarismo, la lotta per la vita e tutti i buoni sentimenti sono una cosa. E' bello vedere i malati lottare accanto i parenti. E' bello vedere che con le tecnologie attuali a molti malati possono condurre una vita relativamente autonoma.
Ma il punto è un'altro: in gioco vi è la libertà di scelta del cittadino. Insomma qualcosa di diverso, ma non inconciliabile con quanto dici tu. Anzi, forse proprio il riconoscere validità alla libera scelta dell'uomo costituisce un atto di amore, più ancora della lotta per la vita.

olivia
01-05-02, 23:41
Originally posted by Alberich
Olivia, il solidarismo, la lotta per la vita e tutti i buoni sentimenti sono una cosa. E' bello vedere i malati lottare accanto i parenti. E' bello vedere che con le tecnologie attuali a molti malati possono condurre una vita relativamente autonoma.
Ma il punto è un'altro: in gioco vi è la libertà di scelta del cittadino. Insomma qualcosa di diverso, ma non inconciliabile con quanto dici tu. Anzi, forse proprio il riconoscere validità alla libera scelta dell'uomo costituisce un atto di amore, più ancora della lotta per la vita.
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concordo con te che la libertà di scelta è sacrosanta....ma quando un malato è ancora lucido e capace di intendere,....curato con opportune dosi di analgesici...beh io credo che se venisse accudito con tutto il nostro affetto ...credo che non arriverebbe a chiederci di farlo morire...scusa ...sono solo considerazioni in libertà...
per chi vuole riflettere sulla morte consiglio la lettura di un bel libro
la morte amica di marie de hennezel

Alberich
01-05-02, 23:44
Originally posted by olivia

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concordo con te che la libertà di scelta è sacrosanta....ma quando un malato è ancora lucido e capace di intendere,....curato con opportune dosi di analgesici...beh io credo che se venisse accudito con tutto il nostro affetto ...credo che non arriverebbe a chiederci di farlo morire...scusa ...sono solo considerazioni in libertà...
per chi vuole riflettere sulla morte consiglio la lettura di un bel libro
la morte amica di marie de hennezel

non so se non lo chiederebbe; anche perchè bisogna ricordare che l'eutanasia entra in gioco solo in situazioni estreme, quando analgesici e cure altrui non funzionano più; come nel caso di coma vegetativo.
salut

olivia
02-05-02, 00:04
Originally posted by Alberich


non so se non lo chiederebbe; anche perchè bisogna ricordare che l'eutanasia entra in gioco solo in situazioni estreme, quando analgesici e cure altrui non funzionano più; come nel caso di coma vegetativo.
salut
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io credo che sia fondamentale chiedere due cose:
-una terapia antidolorifica efficace che nel 95%dei casi funziona...c'è un protocollo ben preciso che se applicato correttamente funziona ti assicuro...certamente tanto andrebbe fatto in questo senso per sensibilizzare chi si occupa di dolore...perchè queste terapie vengano usate senza remore...
-il rifiuto dell'accanimento terapeutico che a volte può prolungare la vita ...teniamo sempre in primo piano la qualità della vita residua ...per i casi in cui c'è uno stato di incoscienza....non so mi sembra più facile scegliere...per me sceglierei l'eutanasia perchè sono convinta che la vita vegetativa non è vita...un cuore che batte...un polmone che si espande grazie a un respiratore...mah...per me la vita rimane consapevolezza...insomma i casi che più mi sgomentano sono quelli in cui il paziente è consapevole come il caso di quella signora inglese...ed è per quelli che io invoco un cambiamento di atteggiamento...mah:confused:

benny3
02-05-02, 08:24
Originally posted by olivia

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sì ...io qui ho un po' sognato...comunque in fondo ci credo che si possa morire,e vivere, diversamente ...oggi importa che si tolga il disturbo in fretta e lontano dagli altri perchè la morte infastidisce...ma ripeto la sofferenza e la morte fanno binomio inscindibile con la vita...è completamente stravolta la realtà nella nostra società dell'apparire... sì io intendo una rivoluzione copernicana...ma ognuno di noi nel suo piccolo può attuarla...forse coloro che hanno sollevato il problema si accontentano giustamente di un obiettivo minimo...io comunque mi astengo dal dare etichette di vigliacco o criminale perchè ho troppo rispetto per la sofferenza e per chi ne è toccato da vicino... e poi questo non è un forum libertario?e quindi si può dire tutto quel che si pensa...o no? :rolleyes:

chiedo scusa se le mie parole si sono prestate ad un malinteso. non credo che tu abbia inteso parlare di vigliacchi e criminali, mi riferivo a qualche frase qua e la` lasciata se non sbaglio da Mons. Maggiolini che da Vespa si era espresso pressapoco in questi termini ( soprattutto per i malati la cosa mi e` parsa molto.... insensibile).
io credo che la vita e gli esseri umani abbiano infinite possibilita` di interazioni. ci sono persone che dopo gravi incidenti hanno, con gravi menomazioni, scoperto l`amore della vita.
la legge proprio perche` generale dovrebbe, ripeto, poter prevedere in alcuni casi solamente la possibilita`, in seguito ad un precisa richiesta del paziente, di poter mettere fine alle sue sofferenze. si tratta di allargare lo spettro delle liberta`. nulla di piu`.

ciao :)

olivia
03-05-02, 00:21
[QUOTE]Originally posted by benny3
[B]


io credo che la vita e gli esseri umani abbiano infinite possibilita` di interazioni. ci sono persone che dopo gravi incidenti hanno, con gravi menomazioni, scoperto l`amore della vita.
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sì benny...è proprio così...a volte si vive una vita intera...tutto fila liscio...nel più ottuso benessere....e poi improvvisamente arriva una malattia...una traversia....una crisi...a volte è proprio in queste situazioni di sofferenza che si trova l'amore...noi stessi...insomma io credo che non si debba rimuovere e rifiutare la sofferenza perchè in fondo può essere anche uno strumento di crescita interiore...non credi?
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la legge proprio perche` generale dovrebbe, ripeto, poter prevedere in alcuni casi solamente la possibilita`, in seguito ad un precisa richiesta del paziente, di poter mettere fine alle sue sofferenze. si tratta di allargare lo spettro delle liberta`. nulla di piu`.
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concordo
grazie per l'attenzione...ciao

Sir Demos
04-05-02, 13:34
La mia

:rolleyes:

Sir Demos
13-05-02, 15:55
Diane Pretty è morta. La donna, che aveva condotto un'estenuante battaglia legale per vedersi riconosciuto il diritto all'eutanasia, si è spenta per cause naturali in un ospedale vicino a casa. Affetta da sclerosi multipla, era paralizzata dal collo in giù ed era costretta a vivere su una sedia a rotelle. Ed è proprio per la sua incapacità di suicidarsi che aveva chiesto la non perseguibilità penale per il marito che l'avrebbe aiutata nel morire. Dall'inizio di maggio era entrata nella fase terminale della malattia. Una decina di giorni fa aveva iniziato ad avere difficoltà respiratorie. Da giovedì era entrata in una sorta di coma dal quale non si è più ripresa.

A dare notizia della sua morte è stato il marito Brian Pretty, che ha annunciato che sua moglie "ha compiuto l'unico passaggio che desiderava e che temeva". "Io - ha precisato l'uomo - non ho potuto fare niente per aiutarla". Appena un mese fa, l'Alta Corte europea per i diritti dell'uomo aveva respinto la richiesta di eutanasia per la donna inglese. Il 29 aprile scorso Dianne Pretty si era recata davanti ai sette giudici di Strasburgo dopo che le autorità britanniche le avevano negato l'autorizzazione al suicidio assistito. Il Regno Unito, aveva detto l'Alta Corte, non aveva infranto alcuno dei cinque articoli della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La Corte ritenne infine infondati anche i residui punti sollevati nel ricorso di Diane: fra questi, la presunta discriminazione rispetto alle persone che sono in grado di togliersi la vita senza dover ricorrere all'assistenza altrui. La donna, che oltre al marito lascia due figli, ha dovuto aspettare che la malattia incurabile che l’aveva colpita facesse il suo corso.

Quando cavolo apriranno gli occhi???

benny3
13-05-02, 17:32
secondo la mia modesta opinione e` stata una barbarie in doppio petto. in grande stile.
la dittatura del Bene contro l`evidenza del dolore e della sofferenza.
uno schifo :(

Sir Demos
16-05-02, 19:55
secondo la mia modesta opinione e` stata una barbarie in doppio petto. in grande stile.

Spero diventi un'opinione più condivisa...

Ciao.

Nicolò
28-05-02, 15:26
Il valore della vita. E’ questo sostanzialmente il punto focale del dibattito che da molti anni, non solo in Italia, sta animando le coscienze di intere nazioni, le quali regolarmente si scoprono legislativamente impreparate ad affrontarlo.
Solo Olanda e Belgio hanno cominciato ad offrire possibili soluzioni, un tentativo sicuramente apprezzabile perlomeno perché coraggioso. Dell’eutanasia non si può continuare a parlare solo quando all’opinione pubblica, mediante i mezzi d’informazione, giunge la notizia dell’esistenza di un nuovo caso umano che, puntualmente, dopo una - due settimane cade nell’oblio generale.
Il problema è continuo, come il dramma di ogni famiglia interessata, qualunque sia la sua posizione dinanzi alla possibilità di una “dolce morte”.
Non basta che il ministro della sanità, chiunque egli sia, da Rosy Bindi a Umberto Veronesi a Girolamo Sirchia, si presenti una sera a “Porta a Porta” e dica come la pensa. Occorre un impegno serio, anche giocato nell’ombra, che porti all’adozione di una legge, sicuramente imperfetta, che certamente verrà contestata e in seguito migliorata , ma che perlomeno dimostrerà la presenza di una volontà applicata alla ricerca di una soluzione, senza lasciare tutto solo alle parole.
Invece , per ora, sembra che le proposte di cui saltuariamente tanto si parla, siano destinate a rimanere tali. Questo è un fatto triste.

L’ottica con cui ognuno di noi si pone rispetto alla questione dell’eutanasia, è dettata dalla coscienza , e proviene dall’animo, non da una particolare posizione socio - ideologica. Il fatto per cui coloro che la pensano nello stesso modo si coalizzino tra di loro è naturale, e non comporta che essi si debbano identificare in un gruppo politico.
In questi casi la legislazione ricopre il solo compito di approvare le leggi, una veloce procedura che passa freddamente tramite un procedimento elettronico. Il posto per la discussione va lasciato alla genuinità, all’innocenza, all’impulsività dei sentimenti e delle emozioni, ma anche alla razionalità del ragionamento e dell’intelligenza, indipendentemente dalle proprie credenze politiche. Proprio per questi motivi, quali che siano le posizioni di ogni persona, a maggior ragione di ogni famiglia interessata dalla tragedia, meritano profondo rispetto da parte di ciascuno di noi, perché ad entrare nel merito della discussione sono le persone, e non gli ideali.

Nelle caratteristiche della cultura occidentale c’è anche la religione, cattolica, che, facendo parte da secoli della storia europea, ovviamente ne influenza tuttora l’aspetto e con esso la popolazione e le sue idee. E’ quindi da considerarsi perfettamente normale che molte persone credenti si sentano legate alla posizione di rifiuto della Chiesa Cattolica rispetto all’eutanasia, e il loro agire del tutto giustificato , più che rispettabile.
La fese, qualunque essa sia, presenta per sua definizione lo scopo di condizionare gli animi delle persone verso i suoi principi: ciò è coretto e legittimo, la questione riguarda sempre la propria coscienza.
Il punto sta nel fatto che non tutti , in Italia, in Europa, nel mondo, sono credenti, o fedeli della religione cattolica, e che non tutti i credenti si allineino per forza sulle posizioni definite dal Vaticano. Sono queste le situazioni che la mancanza di una legge che permetta l’eutanasia penalizza, e che per questo vanno difese. Vietare l’eutanasia è uguale a costringere tutti a farne uso.
Ognuno di noi ha una coscienza diversa e per questo non ha senso parlare di maggioranza o minoranza.
Chiunque ha il diritto di decidere circa il suo destino, in relazione al proprio animo.
IL divieto all’eutanasia è, in questo senso, una limitazione non di poco conto. La “dolce morte” non comporta l’obbligo per tutte le persone di morire, qualora entrassero in una situazione vitale critica ed irreversibile, ma di offrire, a chi ritenesse giusto farlo, la possibilità di essere trattato in questo modo.
E’ necessario ricordarsi che le proprie opinioni a riguardo, non sono niente altro che pareri, le cui conseguenze nel concreto non possono essere estese a tutti quanti: la soggettività è padrona della situazione.
Sostanzialmente, quando si parla di “dolce morte”, “suicidio assistito”, si discute sulla correttezza o meno di porre fine ad una vita, che comunque sarebbe destinata a cessare in breve tempo, dopo un periodo di dolore evitabile.
Ma il punto è: si può chiamare vita uno stato per cui oggettivamente, di quella normale nulla si conserva, tranne il dolore?
Qualcuno potrebbe affermare che il solo fatto di soffrire comporta la sussistenza della vita, dato che anche nella norma, il dolore ne fa parte.
Non è così.
La sofferenza è una conseguenza della mancanza della vita, non viceversa.
Ma, provando a fare una ragionamento inverso, si potrebbe osservare che i risultati sarebbero gli stessi.
Nella nostra normale esistenza, siamo ogni giorno liberi di decidere sulla nostra vita. Chi lo ritenesse tragicamente opportuno, può scegliere di togliersela, di suicidarsi.
Coloro che sostengono che anche in uno stato vegetativo, caratterizzato da dolore continuo, la vita perdura, dovrebbero allora accettare la libertà, anche in quelle condizioni, di agire come nella norma, decidere sul proprio destino, facendo ovviamente una qualsiasi scelta prima di essere impossibilitati a compierla.
Motivi diversi portano alla stessa conclusione.
La volontà di una persona è materia sacra, che non può essere assolutamente condizionata da nessun tipo di convenzioni imposte dalla natura della nostra società, in questo caso dal pensiero della Chiesa, che è si libera di dare una indicazione su una data situazione, ma non di rendere, di fatto, tutti quanti soggetti al suo volere.
Questo discorso vale anche per le leggi che oggi, purtroppo, considerano l’eutanasia come un qualsiasi omicidio, mescolando orribilmente le intenzioni barbare e assassine di un qualsiasi uccisore, con l’amore e la coscienza di una persona segnata dalla tragedia della malattia (e dalla morte, ricordiamolo) di un proprio caro.

L’eutanasia è una realtà continua, una questione di coscienza, e di libertà, una delle più importanti in discussione , perché non riguarda il modo di vivere, le sue regolamentazioni, la giustizia che deve caratterizzarlo, ma la vita stessa.

Sir Demos
01-06-02, 01:18
Ho unito le discussioni... :cool:

Sir Demos
22-06-02, 02:17
Una curiosità... Ma attualmente quanto rischia chi si "macchierebbe" di questo comportamento? Alla luce della legislazione attuale, è immaginabile che possa essere la giurisprudenza, xon sentenze su ipotetici casi concreti, ad effettuare i primi passi in avanti andando verso la depenalizzazione dell'eutanasia?

Ciao.

benny3
23-06-02, 23:07
La giurisprudenza prende atto di situazioni nelle quali l`opinione pubblica mostra gia` un orientamento ben definito.
per un reato che oramai non viene piu` considerato reato, la giurisprudenza non procede piu`.

per quanto riguarda invece l`eutanasia il problema e` troppo scottante, troppo dilaniante, addirittura manca un dibattito approfondito. non possiamo quindi chiedere alla giurisprudenza di procedere autonomamente, facendo sua una tematica sulla quale la politica e la societa` non ha ancora mostrato un orientamento chiaro e maturo.

Alberich
23-06-02, 23:51
esiste una fattispecie di reato -credo- che si chiama omicidio di consenziente, che prevede pene molto severe.