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Guelfo Nero
28-04-02, 19:16
CARI AMICI FORUMISTI,

PER RIFARCI UN PO' GLI OCCHI HO PENSATO DI CREARE UN THREAD SOLO DI ARTE CATTOLICA: POSTO DUE QUADRI CHE AMO TANTISSIMO.

UN BEL QUADRO DEL GUERCINO CON L'APPARIZIONE DI NOSTRO SIGNORE A SUA MADRE, MARIA SANTISSIMA IL GIORNO DI PASQUA: è FACILE VEDERE COME NEL GIORNO DEL SUO TRIONFO, NOSTRO SIGNORE ASSOCI LA MADONNA ALLA VITTORIA E ALLA SUA PIENA REGALITà SUL CREATO: DUE CUORI REGALI UNITI PER SEMPRE.

IL SECONDO è UN BEL QUADRO DI RUBENS: "TRIONFO DELLA CHIESA CATTOLICA" SUI PROTESTANTI E SU TUTTI I NEGATORI DELLA PRESENZA REALE EUCARISTICA: CREDO SIA AL PRADO DI MADRID.
QUANDO L'HO VISTO LA PRIMA VOLTA SU UN LIBRO, L'HO SUBITO APPREZZATO PER LA FRESCHEZZA BAROCCA E LA PRECISIONE ALLEGORICA.
LA CHIESA CATTOLICA-IN FIGURA FEMMINEA-INDOSSA IL PIVIALE SULLE SPALLE, UNA SPLENDIDA TIARA IN CAPO E TIENE IN MANO UN FIAMMEGGIANTE OSTENSORIO.
è UN'IMMAGINE CHE INDICA COME SOLO NELLA CHIESA CATTOLICA VI SIA IL VERO SACERDOZIO DI CRISTO: SE IN ALCUNE SETTE ACATTOLICHE (ORIENTALI O PROTESTANTICHE) VI SONO RESTI SACERDOTALI PIù O MENO CONSISTENTI, VANNO CONSIDERATI COME "MEMBRI MORTI" DI QUEL REGALE SACERDOZIO
OVVIAMENTE L'INVITO A POSTARE BELLA ARTE CATTOLICA (SOTTOLINEO CATTOLICA: NIENTE MADONNE CUBISTE O CROCIFISSI DELLA "POP ART") è RIVOLTO A TUTTI GLI AMICI.

UN CARO SALUTO A TUTTI

GUELFO NERO;)


http://www.cento-fe.it/img/guercino/appariti.jpg



http://www.abcgallery.com/R/rubens/rubens46.jpg

Guelfo Nero
29-04-02, 00:35
IL 29 APRILE RICORRE LA FESTA DI SAN PIETRO MARTIRE (DA VERONA), PATRONO DELL'INQUISIZIONE ROMANA, UCCISO DA SICARI CATARI, IL 6 APRILE 1252 PRESSO SEVESO (STRADA MILANO-COMO).
DOMENICANO, GRANDE INQUISITORE PER MILANO E COMO, COMBATTè CON LA PREDICAZIONE, APPOGGIANDOSI OVE NECESSARIO AL BRACCIO SECOLARE, LE ORRIBILI ERESIE DUALISTICHE CHE INFESTAVANO ALLORA LA LOMBARDIA. GIà IN VITA COMPì SVARIATI MIRACOLI. (CON IL SANTISSIMO SACRAMENTO SMASCHERò UNA FINTA APPARIZIONE MARIANA: LA "MADONNA" CATARA CHE APPARIVA RIVELò SUBITO LA SUA NATURA DIABOLICA)
PAPA INNOCENZO IV DI SANTA MEMORIA LO CANONIZZò A PERUGIA IL 9 MARZO 1253.
CREDO CHE POSSA ESSERE CONSIDERATO ANCHE CO-PATRONO DI QUESTO NOSTRO FORUM, INSIEME A MARIA SANTISSIMA, DEBELLATRICE DELLE ERESIE.
ACCANTO A QUESTI GRANDI SANTI, L'INQUISIZIONE PUò VANTARE MIGLIAIA DI DEVOTI E ZELANTI MEMBRI CHE TUTTO COMPIRONO PER LA MAGGIOR GLORIA DI DIO E LA SALVEZZA DELLE ANIME.
L'INQUISIZIONE ROMANA è INTIMAMENTE E TEOLOGICAMENTE CONNESSA COL CATTOLICESIMO COSì DA FORMARE CON LA CHIESA CATTOLICA UN TUTT'UNO INSCINDIBILE: NON OSI DIVIDERE L'UOMO CIò CHE IDDIO CREò UNITO.

SANCTE PETRE VERONENSIS ORA PRO NOBIS, ORA PRO NOBIS, ORA PRO NOBIS

GUELFO NERO


http://santiebeati.it/immagini/Original/51250/51250.JPG

Guelfo Nero
01-05-02, 00:19
CARI AMICI DEL FORUM,

IL 30 APRILE è SANTA CATERINA DA SIENA (1347-1380), PATRONA D'ITALIA CON SAN FRANCESCO D'ASSISI.
UNA DELLE PIù GRANDI ED IMPRESSIONANTI MISTICHE ITALIANE.
é STATA SPESSO RAFFIGURATA IN ESTASI OPPURE CON ACCANTO LA TIARA PER LA FEDELTà ATTIVA CHE EBBE VERSO IL PAPATO, SPECIALMENTE VERSO IL FORTE PAPA URBANO VI PRIGNANO.
SUBì L'OLTRAGGIO DI ESSERE "PROCLAMATA", DA PAOLO VI, "DOTTORE DELLA CHIESA" NEL 1970, "PROCLAMAZIONE" INEFFICACE E TEOLOGALMENTE IMPOSSIBILE.



"POSTI NEL CAMPO DELLA BATTAGLIA
DI QUESTA TENEBROSA VITA
CONTINUAMENTE SIAMO ALLE MANI CON LI NOSTRI NEMICI.
IL MONDO CI PERSEGUITA CON LE RICCHEZZE, STATI E ONORI,
MOSTRANDOCI CHE SIANO FERMI E STABILI;
ED ESSI VENGONO MENO E PASSANO COME 'L VENTO.
IL DEMONIO CI ASSALISCE CON MOLTE TENTAZIONI,
[...] LA CARNE CI MOLESTA CON MOLTA FRAGILITà E MOVIMENTI,
PER TORCI LA PURITà, CHè ESSENSO PRIVATI DELLA PURITà,
ESSOFATTO SIAMO PRIVATI DI DIO;
PERò CHE EGLI è SOMMA PURITà.
LI NOSTRI NEMICI NON DORMONO MAI,
MA SEMPRE STANNO ATTENTI A PERSEGUITARCI:
E QUESTO PERMETTE DIO
PER DARCI SEMPRE MATERIA PER LA QUALE NOI MERITIAMO
E PER LEVARCI DAL SONNO DELLA NEGLIGENZIA.
SAPETE CHE QUANDO L'UOMO SI SENTE ASSALITO
DA' NEMICI SUOI,
EGLI è SOLLECITO A PIGLIARE RIMEDIO
PERCH'EGLI VEDE CHE, SE DORMISSE,
STAREBBE IN PERICOLO DI MORTE.
E PERò DIO CE LA FAR SENTIRE, PERCHè NOI CI DESTIAMO,
PIGLIANDO L'ARME DELL'ODIO E DELL'AMORE".

(DALLA LETTERA 257
DI SANTA CATERINA DA SIENA)

SANCTA CATHERINA, ORA PRO NOBIS

UN SALUTO DA GUELFO NERO

Guelfo Nero
01-05-02, 19:17
CARI AMICI,

POSTO QUESTO PENETRANTE RITRATTO CHE IL FAMOSO VELASQUEZ DEDICò A PAPA INNOCENZO X (PAPA DAL 1644 AL 1655), GRANDE PAPA E GRANDE UOMO DI STATO.
FU SEMPRE NOTEVOLE IL SUO IMPEGNO PER L'EVANGELIZZAZIONE DEGLI INFEDELI E PER L'ORGANIZZAZIONE DI UNA NUOVA CROCIATA ANTI-TURCA, PER LA DIFESA DELLO STATO PONTIFICIO DALLE INGERENZE DEI GOVERNI STRANIERI.
USANDO DELLA PIENEZZA DEL POTERE PONTIFICIO CON LA SUA BOLLA "ZELUS DOMUS MEAE" DEL 26 NOVEMBRE 1648, DICHIARAVA NULLA ED ILLECITA LA PACE DI WESTFALIA CHE CONSEGNAVA L'INTERO NORD-EUROPA NELLE FAUCI DEL PROTESTANTESIMO.
NELLA COSTITUZIONE "CUM OCCASIONE" DEL 31 MAGGIO 1653 CONDANNAVA COME ERETICHE, FALSE E SCANDALOSE 5 PROPOSIZIONE DI GIANSENIO CONTENUTE NEL LIBRO "AUGUSTINUS": è PRATICAMENTE IL VERO INIZIO DELLA LOTTA CONTRO L'ERESIA GIANSENISTA CONDOTTA DALLA CHIESA CATTOLICA.
IL 12 SETTEMBRE 1645 CON LUNGIMIRANZA CONDANNAVA, TRAMITE LA "PROPAGANDA FIDE", LA DECISIONE DI ALCUNI GESUITI IN CINA DI CELEBRARE ALCUNE PARTI DELLA SANTA MESSA NELLE LINGUE DEL LUOGO: DECISIONE LUNGIMIRANTE.
IL 24 GENNAIO 1647, TRAMITE IL SANTO UFFIZIO, FACEVA CONDANNARE COME ERETICA LA SEGUENTE PROPOSIZIONE: "SAN PIETRO E SAN PAOLO SONO I DUE PRINCIPI DELLA CHIESA CHE REALIZZANO UNA REALTà UNICA", INTERPRETATA IN MODO TALE DA PORRE UNA COMPLETA UGUAGLIANZA TRA SAN PIETRO E SAN PAOLO SENZA LA SUBORDINAZIONE E LA SOGGEZIONE DI SAN PAOLO A SAN PIETRO NELLA POTESTà SUPREMA E NEL GOVERNO DELLA CHIESA UNIVERSALE".
VENIVA COSì RIBADITO IL PRIMATO PETRINO CONTRO CHI VOLEVA METTERE SAN PAOLO, COME VESCOVO, SULLO STESSO PIANO DI SAN PIETRO, PRIMO PAPA.
LO SGUARDO ACUTO, PUNGENTE E PRECISO DI INNOCENZO X è STATO BEN RESO DAL PITTORE.
UN CARO SALUTO A TUTTI E BUON MESE DI MAGGIO, IL MESE DELLA MADONNA.


UN CARO SALUTO

GUELFO NERO :) :) :)

Guelfo Nero
03-05-02, 08:55
CARISSIMI AMICI,

POSTO TRE BELLE IMMAGINI MARIANE: I MODERNISTI ANTI-MARIANI HANNO SEMPRE LOTTATO, ANCHE DURANTE IL "VATICANO II", CONTRO LA DEFINIZIONE DEL DOGMATICA DELLA REGALITà DI MARIA SANTISSIMA. (ANCHE GIOVANNI XXIII ERA TRA I CONTRARI).
EPPURE LA REGALITà UNIVERSALE DI MARIA, UNITA A QUELLA DI NOSTRO SINGORE, è GIà UN DATO COMUNE ALLA FEDE DEI CATTOLICI: LO DIMOSTRA L'ARTE, LO DIMOSTRA LA PIETà DEI POPOLI.
I TRIONFI DELLA CHIESA PASSANO ATTRAVERSO I TRIONFI DI MARIA SANTISSIMA: ANCHE LA (SPERIAMO PROSSIMA O ALMENO FUTURA) PROCLAMAZIONE DI QUESTO DOGMA (CERTO DA NON PARTE DEI "VATICANOSECONDISTI": NON NE SAREBBERO CAPACI) SEGNERà L'ENNESIMA VITTORIA MARIANA E CATTOLICA.
I MODERNISTI, NEMICI DEL VERO, DEL SANTO E DEL BELLO, NULLA POSSONO CONTRO LA MADONNA.

REGINA SACRATISSIMI ROSARII, ORA PRO NOBIS


http://www.madeincalabria.com/chiese/pentone.jpg

Guelfo Nero
04-05-02, 15:02
CARI AMICI,

ALTRE DUE IMMAGINI MARIANE, STAVOLTA DI EL GRECO E DI TIZIANO VECELLIO.
LA PRIMA RAFFIGURA LA MADONNA CON LE SANTE MARTINA ED AGNESE, LA SECONDA è LA FAMOSA "PALA PESARO".


SANCTA MARIA, REFUGIUM PECCATORUM.
ORA PRO NOBIS

BUONA CONTINUAZIONE DEL MESE DI MAGGIO A TUTTI.

CIAO DA GUELFO ;)

Guelfo Nero
04-05-02, 22:44
CARI AMICI,

ECCOVI UN ALTRA BELLA IMMAGINE MARIANA: LA MADONNA CON GESù BAMBINO IN TRONO TRA SAN FRANCESCO D'ASSISI E SAN LIBERALE (ECCO GLI UNICI "LIBERALI" CHE CI PIACCIONO!). :)
AMO DAVVERO TANTO QUEST'IMMAGINE DIPINTA DAL GIORGIONE CHE MI FU SEGNALATA ANNI FA DA UN AMICO.
IN SAN LIBERALE SI PUò VERAMENTE VEDERE L'IMMAGINE DI UN VERO "MILITE DELL'IMMACOLATA" (SECONDO LO SPIRITO DI PADRE MASSIMILIANO KOLBE).
BUONA DOMENICA A TUTTI GLI AMICI DEL FORUM.

GUELFO NERO;)


http://www.kfki.hu/~arthp/art/g/giorgion/religion/madon_fr.jpg

Guelfo Nero
05-05-02, 22:44
CARI AMICI,

COME FAR PASSARE SOTTO SILENZIO UNA COSì GRAN FESTA? COME DIMENTICARE IL PAPA GRANDE INQUISITORE, IL PAPA DELLA LEGA SANTA E DI LEPANTO, IL PAPA DELLA SANTA MESSA, IL PRIMO GRANDE PAPA DEL CONCILIO DI TRENTO?
NON POTEVAMO CERTO DIMENTICARLO NOI IL GIORNO DELLA SUA FESTA: LO RICORDIAMO CON LE PAROLE DELLA LITURGIA DOMENICANA:

"O PIO V, PASTORE AMMIRABILE, RICORDATEVI DEL VOSTRO GREGGE. DAVANTI AL SUPREMO GIUDICE PRENDETE LE PARTI DEI FEDELI. CHI POTRà INTERCEDERE CON MAGGIOR EFFICACIA? POICHè NESSUNO HA LAVORATO COSì INTENSAMENTE PER PROMUOVERE SULLA TERRA LA GLORIA DI DIO"

SANCTE PIE QUINTE, ORA PRO NOBIS

UN SALUTO
DA GUELFO NERO
:) :) :)

Guelfo Nero
05-05-02, 23:06
Cari amici del forum,

per quelli cui può interessare riporto qui un breve articolo che ho scritto nel luglio 2000 in difesa della cara memoria di Papa Leone X Medici (1513-1522), oltraggiato dai malvagi e non ben difeso dai buoni scrittori di storia.

Ecco il testo del breve articolo intitolato "Difesa di S.S. Leone X":

"Su una pregevole rivista cattolica integrale è apparso in una nota, per altro giustissima, come valutazione sulla persona di S.S Leone X° Medici, una definizione breve e lapidaria “rinascimentale e mondano” che, pur rispettando l’infallibilità di quel Papa in tutta la sua estensione, come uomo l’umilia e lo deprezza, secondo me, in modo troppo sommario. Sui pontefici immediatamente precedenti il Tridentino grava una doppia maledizione: l’ingiuria dei malvagi e la “timidezza” dei buoni. Eppure una questione sorge spontanea : un Sacro Collegio del 1513, composto anche di ragazzi e di giovani piuttosto mondani, non tutti dai gusti e dagli stili di vita esemplari, elegge lo “scomunicatore” di Lutero, colui che tra il protestantesimo eretico e anticristiano e la Chiesa cattolica traccerà IN AETERNUM un fossato invalicabile, incolmabile, abissale.
Un Sacro Collegio del 1958, ricolmo di venerate canizie, di nozze d’oro sacerdotali, di sacerdoti esemplari, di secolari e regolari oranti, di curiali dediti ai piu’ profondi studi, di insigni vescovi residenti, elegge Colui che indice, imposta e apre l'aberrante Vaticano II. Non e’ una considerazione nuova ma sorge sempre in questi casi. Le domande, un poco PER ABSURDUM, seguono spontanee : e’ peggio per un Papa dedicarsi con passione alla caccia o interrompere la profilassi antimodernista come, purtroppo, fece S.S. Benedetto XV nel 1915? E’ peggio che il cardinal Bibbiena scriva nel 1515 la “Calandria” o che il cardinal Ippolito d’Este giri accompagnato da due leopardi alla catena o per un cardinale creato da Pio XII° compiere le “gesta” di un cardinal Feltin, di un cardinal Roncalli, di un cardinal Leger ?
E’ meglio avere qualche Cesare Borgia nel Concistoro oppure anche un solo “cardinal” Bea o Montini o Lercaro..? Qui il loro nome e’ legione. (Mi riferisco qui ai più sordidi corifei del neo-modernismo conciliare)
Su Leone X° e sui Papi di quel periodo gravano i “moralismi” eccessivi del Von Pastor, gran raccoglitore di fonti, lettore di fonti, affastellatore di fonti ma spesso infelicissimo commentatore cui fa velo forse l’ origine germanica, un certo preconcetto antiromano...(basta leggere l’esaltazione fortissima per Adriano VI).
E poi, bisogna pur dirlo, e’ facile moraleggiare sui Papi pre-tridentini, vagliarli, criticarne i costumi, la prassi, le abitudini, le simpatie, le antipatie in quella grande e giustamente famosa “Storia della Chiesa” che spesso somiglia ad un emporio di racconti, raccontini, relazioni che il buon conte raccoglie come “oro colato”,quando si e’ governati da papi santi come san Pio X, privi di incombenze politiche-militari del governo di un vasto stato pontificio, dalla solida formazione sacerdotale ed episcopale ma privi di legami dinastici e politicamente depotenziati dal post-Westfalia.
Gravano su Leone X° gli oltraggiosi commenti del Picotti (vera “bestia nera”del Pontificato “rinascimentale”), persecutore di Innocenzo VIII, di Alessandro VI, di Leone X, di Clemente VII, un “laico” di scuola “liberale” e di patinatura “cattolica” che imperverso’ per quasi 90 anni, giungendo a scrivere (misteri degli anni ‘50) alcune voci sull’ “Enciclopedia Cattolica” proprio sui Papi.
Egli si segnalò anche come dileggiatore schiumante indignazione contro S.S. Alessandro VI Borgia [sarebbe bello e istruttivo, tra l’altro, avere il tempo di leggere tutte le pessime apologie “cattoliche” di Savonarola scritte negli anni ruggenti 1920-1950] su quella bella palestra di modernismo storiografico che fu la “Rivista di storia della Chiesa in Italia” e si fece un nome come oltraggiatore di Monsignor Soranzo che aveva osato mettere un argine alla congerie di “scoop” storiografici che Picotti accumulava sulla Rivista allora diretta da monsignor Maccarrone.
Eppure Leone X° era Papa come lo era PIO XII°, nè più, nè meno.
Ebbe una giovinezza travagliata dopo la morte del Duca Lorenzo, suo padre; successivamente in una battaglia campale a Ravenna fu fatto prigioniero da cardinale e riottenne la libertà con una rocambolesca fuga (anche il coraggio fisico è una dote importante in un principe della Chiesa !).
Lo si critica per il Concordato con Francesco I (ma allora quali concordati non sarebbero criticabili ?).
Castissimo, esemplare sempre in tutte le cerimonie, zelante nella difesa del patrimonio di San Pietro, fermissimo nella difesa del Papato (fece decapitare lo sventuratissimo Cardinal Petrucci per la nota congiura), elevò al cardinalato molte persone degnissime o alcune degne secondo i tempi, da sovrano temporale seppe giostrarsi nel terribile ginepraio delle contese tra i “principi cattolici”, elogiò Enrico VIII° prima che la sua vera natura si rivelasse.
Distinguere magistero pontificio e persona del Papa e’ teologicamente necessario, falsante e foriero di disastri il separarli.
Il Papa è sempre papa, il Papa è tutto papa, quando va a caccia, a teatro o al concistoro, quando va agli assedii o ai pontificali... è sempre Pietro, è sempre il sovrano pontefice.
E’ vero che quando persino dei preti e dei vescovi “veri” (non parlo nemmeno dei manichini neo-modernisti) come quelli della Fraternità riducono l’infallibilità pontificia ad una burla, negandola al magistero ordinario e persino al Magistero Ordinario Universale, Annibale non è più alle porte ma già a pranzo nella rocca.
Eppure anche la difesa e l’apologia delle vite dei Papi contro calunnie inveterate e secolari, contro motteggi protestantici e storielle illuministiche, non perde mai d’attualità, quando persino certi “difensori” (fspx...) sparano sul Trono di Pietro che è Trono di Cristo. Tutti i Papi, infatti, fossero santi santi o santi mondani, sono i nostri Papi, sono i nostri Padri. (non mi riferisco ovviamente ai "papi" del Vaticano II che non sono sostanzialmente papi) Anche i padri possono commettere errori di condotta pratica e di valutazione ma spetta forse ai figli arguire o presumere sulle “colpe” e sugli sbagli dei padri (lo disse un vescovo infallibilista al Vaticano I mentre si blaterava di Onorio, Liberio Giovanni XXII, ALessandro VI etc. etc.) ?
Il nostro è l’ufficio di Cam oppure di Japhet e Sem?
L’infallibilità è la prima nota della PETRINITAS, la punta di diamante della spada fiammeggiante del Papato. Ma vi sono, anche, altre note : lo splendore, la magnificenza, la regalità, un temporalità senza paure unita ad un spiritualità profonda (a
Roma il Papa impugna sempre la seconda spada di sua mano).
Non temo Sacri collegi dove giovani cardinali e giovani Papi litighino con decisione, nè collegi cardinalizi a caccia (nel 1514 Leone X° si portò 18 cardinali alle vacanze venatorie),non temo cardinali spadiferi, a cavallo, secolari senza essere secolarizzati.
Temo molto di più fragili e tremebondi mistici “personalisti”, “spiritualisti”, “ecumenisti” di montiniana o premontiniana o fogazzariana memoria oppure completamente detemporalizzati o in balia dei capricci delle “POTENZE”.
Per gli storici “cattolici”, infangatori della vita dei Papi, vale sempre questa frase di Monsignor Benigni:

“[essi] SORTIRONO DALLA NATURA L'OCCHIO DELLA MENTE INSANABILMENTE MIOPE. POSSONO ESSERE [...] DOTTI, ERUDITI, BLINDATI DI DOCUMENTI PUBBLICATI DA UN CORPUS ALL'ALTRO [...]: SONO QUESTE LE LORO COLONNE D'ERCOLE. PARLATE LORO DI UN MONDO CHE SORGE ALL'ALTRA SPONDA DEL LORO "ATLANTICO"; VI RISPONDERANNO COL SORRISO SCETTICO CHE IMMORTALO' I PROFESSORI DI SALAMANCA IRONICAMENTE SORRIDENTI A COLOMBO.”

E' un articolo un po' tecnico, lo so, ma forse a qualcuno può interessare.

Un caro ciao a tutti

da Guelfo Nero:)

p.s.: nel quadro Papa Leone X è ritratto con i cardinali Giulio de' Medici (che poi diventerà Clemente VII) a sinistra e a destra Luigi de' Rossi, grandissimo amico di Sua Santità.

Guelfo Nero
07-05-02, 01:16
http://www.comune.collazzone.pg.it/Inglese/arteculturaeng/canalicchioarte.jpg

CARI FORUMISTI,

QUESTA PICCOLA IMMAGINE RAFFIGURA LA MADONNA CUI FANNO ALA I SANTI APOSTOLI FILIPPO E GIACOMO (LA CUI FESTA CADE IL PRIMO MAGGIO) E SANT'ATANASIO VESCOVO, CAMPIONE INTEMERATO DELLA LOTTA ANTIARIANA (LA CUI FESTA CADE IL 2 MAGGIO).
L'IMMAGINE è PICCOLA: è L'UNICA CHE SIA RIUSCITO A TROVARE MA L'OMAGGIO VORREBBE ESSERE GRANDE.

SANCTA MARIA ET OMNES SANCTI INTERCEDANT PRO NOBIS AD DOMINUM UT MEREAMUR AB EO ADIUVARI ET SALVARI. PER CHRISTUM DOMINUM NOSTRUM. AMEN
"SANTA MARIA E TUTTI I SANTI INTERCEDANO PER NOI PRESSO DIO AFFINCHè MERITIAMO DI ESSERE DA LUI AIUTATI E SALVATI..."

UN CARO SALUTO E BUON MESE DI MAGGIO

GUELFO NERO :)

Guelfo Nero
08-05-02, 00:44
VIGILIA DELL'ASCENSIONE

QUESTE SONO LE RIFLESSIONI DELL'ABBè DI SOLESMES IL BENEDETTINO PROSPER GUERANGER (1805-1875), IL PADRE DEL RINNOVAMENTO LITURGICO (QUELLO VERO) CHE PORTò ALLA GRANDIOSA RIFORMA DI SAN PIO X.

"Il terzo mattino delle Rogazioni è passato; si ode ormai l'ora del mezzogiorno che viene ad aprire l'ultima giornata che il Figlio di Dio passerà insieme agli uomini sulla terra. Potrebbe sembrarci di aver perduto di vista, durante questi tre giorni, il momento così vicino della separazione; ma i sentimenti della perdita che ci minaccia viveva in fondo al nostro cuore, e le suppliche che presentavamo al cielo, in unione con la santa Chiesa, ci preparavano a celebrare l'ultimo dei misteri dell'Emmanuele.

I discepoli al Cenacolo.

Ora i discepoli sono tutti uniti a Gerusalemme, stretti intorno a Maria nel Cenacolo e aspettano l'ora in cui il Maestro si manifesterà per l'ultima volta. Raccolti e silenziosi rivivono nei loro cuori tutte le prove di bontà e di condiscendenza che egli ha loro prodigato in questi quaranta giorni, e gli insegnamenti che hanno ricevuto dalla sua bocca. Adesso lo conoscono, sanno che è venuto da Dio; da lui hanno appreso quale sia la missione, alla quale li ha destinati: saranno loro, uomini ignoranti, che istruiranno tutti i popoli della terra. Ma ormai, Egli si prepara a lasciarli: "ancora un poco e più non mi vedrete" (Giov. 16, 16).

Preghiera.

O Gesù, nostro Creatore e fratello nostro, noi ti abbiamo seguito fin dalla tua nascita con gli occhi e con il cuore; nella Liturgia abbiamo celebrato ciascuno dei tuoi passi da "gigante" (Sal. 18, 6) con speciali solennità; ma osservando la tua continua elevazione, nell'opera redentrice, dovevamo prevedere il momento nel quale saresti andato a prendere possesso del solo posto che ti conviene, del trono sublime dove starai eternamente assiso alla destra del Padre. Lo splendore che ti circondava dopo la resurrezione, non era di questo mondo; e tu non puoi più restare con noi. In questi quaranta giorni, ti sei trattenuto con noi soltanto per consolidare la tua opera; e domani, la terra, che ti possedeva da trentatre anni, sarà priva di te. Noi ci rallegriamo del trionfo che ti aspetta insieme con Maria tua Madre, ai discepoli che ti sono sottomessi, alla Maddalena ed alle sue compagne; ma alla vigilia di perderti, permetti anche ai nostri cuori di provare un sentimento di tristezza, poiché tu eri l'Emmanuele, il "Dio con noi", e d'ora in avanti sarai l'astro divino che aleggerà su noi e non potremo più né vederti, né toccarti con le nostre mani, o Verbo di Vita! (1 Gv 1,1). Tuttavia diciamo ugualmente: a te sia gloria e amore! poiché ci hai trattati con una misericordia infinita. Tu non ci dovevi niente, noi eravamo indegni di attirare i tuoi sguardi, e sei sceso su questa terra macchiata dal peccato, hai abitato tra noi, hai pagato il nostro riscatto con il sangue, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Sì, adesso è giusto che tu ritorni a colui che ti ha mandato (Giov. 16, 5)Noi sentiamo la voce della Chiesa che accetta il tuo esilio, e che non pensa che alla tua gloria: "Fuggi diletto mio, ed imita la gazzella o il cerbiatto sul monte degli aromi" (Ct 8, 14). Potremmo noi, peccatori come siamo, non imitare la rassegnazione di colei che è, allo stesso tempo, tua Sposa e nostra Madre?"

UN CARO SALUTO A TUTTI GLI AMICI E LETTORI

GUELFO NERO:)

Guelfo Nero
08-05-02, 23:43
Carissimi amici,

è una gran festa quella che ricorre oggi in concomitanza con la vigilia dell'Ascensione.
Posto due (spero) gradite immagini del Principe della Milizia celeste. Questo giorno ricorda e riassume tutte le apparizioni e gli interventi diretti di San Michele Arcangelo nella storia della Chiesa Cattolica.

ciao da Guelfo ;)

http://www.abcgallery.com/D/gerardavid/gerardavid6.JPG

Guelfo Nero
09-05-02, 08:40
CARI AMICI,

VI RIPORTO ANCORA LO STRUGGENTE RACCONTO DELL'ASCENSIONE SCRITTO DAL PIO BENEDETTINO, PADRE PROSPER GUERANGER, GRANDE DIFENSORE DELLA ROMANITà CATTOLICA NELLA FRANCIA ANTICLERICALE DELL'OTTOCENTO
PERDONATEMI PER QUESTO "COPIA E INCOLLA": DI SOLITO TENDO AD EVITARLO MA PER FAR CONOSCERE TESTI COSì BELLI, TALVOLTA è NECESSARIO.
BUONA FESTA DELL'ASCENSIONE A TUTTI (ANCHE SE PIOVE!)

UN SALUTO DA GUELFO NERO


L'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE

L'ineffabile successione dei misteri dell'Uomo-Dio, è sul punto di ricevere l'ultimo complemento. Ma l'allegrezza della terra è salita fino al cielo; le angeliche gerarchie si preparano a ricevere il capo già promesso, mentre i loro principi sono vigili alle porte, pronti ad aprirle, quando risuonerà il segnale del divino Trionfatore. Le sante anime, liberate dal limbo già da quaranta giorni, attendono il felice momento in cui la via del cielo, chiusa per il peccato, si aprirà improvvisamente, ed essi potranno percorrerla al seguito dei loro Redentore. L'ora incalza, ed è tempo ormai che il divin Risorto venga a mostrarsi, ed a ricevere l'addio di coloro che l'attendono di minuto in minuto, e che deve lasciare ora in questa valle di lacrime.

Al Cenacolo.

Tutto ad un tratto egli appare in mezzo al Cenacolo. Trasalisce il cuore di Maria, i discepoli e le pie donne adorano con emozione colui che si mostra quaggiù per l'ultima volta. Gesù si degna prendere posto a tavola con loro; accondiscende a dividere ancora una volta il pasto, non più con lo scopo di renderli sicuri della sua resurrezione, - sa che non ne dubitano, ormai - ma tiene a dar loro questo segno affettuoso della sua divina familiarità, nel momento di andare ad assidersi alla destra del Padre. Quale pasto ineffabile è questo in cui Maria gusta per l'ultima volta sulla terra l'incanto di essere seduta vicino al Figliolo; in cui la santa Chiesa, rappresentata dai discepoli e dalle pie donne, è ancora visibilmente presieduta dal suo Capo e suo Sposo!
Chi potrebbe esprimere il rispetto, il raccoglimento, l'attenzione dei convitati; riprodurre gli sguardi posati con affetto così intenso sul Maestro tanto amato? Essi aspirano ad ascoltare ancora una volta la sua parola; parola tanto cara in questo momento della separazione! Finalmente Gesù schiude le sue labbra; ma il suo accento è più grave che tenero. Comincia col ricordare loro l'incredulità con la quale accolsero la notizia della sua risurrezione (Mc 16, 14). Al momento di affidare la missione più imponente che sia mai stata trasmessa agli uomini, egli vuole richiamarli all'umiltà. Tra pochi giorni dovranno essere gli oracoli del mondo, e il mondo dovrà credere la loro parola, credere ciò che non ha visto, ma quello che essi soli hanno veduto. È la fede che mette gli uomini in comunicazione con Dio; e questa fede essi stessi, in principio, non l'ebbero: Gesù vuole ricevere un'ultima riparazione di quella incredulità passata, per fondare il loro apostolato sull'umiltà.

L'evangelizzazione del mondo.

Prendendo poi quel tono di autorità che conviene a lui solo, disse loro: "Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crede e sarà battezzato si salverà; chi non crede sarà condannato" (Marco 15, 16). Come compiranno essi questa missione di predicare il Vangelo nel mondo intero? Con quali mezzi riusciranno ad accreditare la loro parola? Gesù lo indica: "E miracoli sono questi che accompagneranno i credenti: nel nome mio scacceranno demoni; parleranno lingue nuove; prenderanno in mano serpenti, e se berranno qualche veleno mortifero non ne avranno danno; imporranno le mani agli ammalati e guariranno" (Ibid. 17, 18). Egli vuole che il miracolo sia il fondamento della sua Chiesa, come l'aveva scelto quale argomento della sua missione divina. La sospensione della legge della natura annunzia agli uomini che l'autore di questa stessa natura sta per pronunciarsi: ad essi, allora, il dovere di ascoltare e credere umilmente.
Ecco dunque questi uomini sconosciuti dal mondo, sprovvisti di ogni mezzo umano, eccoli investiti della missione di conquistar la terra e di farvi regnare Gesù Cristo. Il mondo ignora anche la loro esistenza; assiso sul trono, Tiberio, che vive nel terrore delle congiure, non suppone affatto tale spedizione di nuovo genere che si sta iniziando, dalla quale l'impero romano sarà conquistato. A questi guerrieri, occorre un'armatura ma di tempra divina, e Gesù annuncia che stanno per riceverla. "Voi però rimanete in città, finché siate dall'alto investiti di vigoria" (Lc 24, 49). Ma quale sarà quest'armatura? Gesù lo spiegherà; ricordando la promessa del Padre, "la promessa che avete udito dalla mia bocca. Perché Giovanni battezzò nell'acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo di qui a non molti giorni" (Atti, 1).

Verso il Monte degli ulivi.

Ma l'ora della separazione è giunta. Gesù si alza, e tutti i presenti, al completo, si dispongono a seguire i suoi passi. Centoventi persone si trovano là riunite, insieme con la Madre del Trionfatore che il cielo reclamava. Il Cenacolo era situato sulla montagna di Sion, una delle due colline situate entro le mura di Gerusalemme; il corteo traversa una parte della città, dirigendosi verso la porta orientale che si apre sulla vallata di Giosafat. t l'ultima volta che Gesù percorre le strade della città reproba. Invisibile ormai agli occhi del popolo che l'ha rinnegato, avanza alla testa dei suoi, come un tempo la colonna luminosa che dirigeva i passi della gente Israelita. Quanto è bello ed imponente questo incedere di Maria, dei discepoli, e delle pie donne, al seguito di Gesù, che non dovrà più fermarsi che in cielo alla destra del Padre! La devozione nel medio evo lo ricordava con una processione solenne che precedeva la Messa di questo grande giorno. Secoli felici, in cui i cristiani amavano seguire tutte le orme del Redentore, e non si contentavano, come noi, di qualche vaga nozione che non può suscitare che una pietà altrettanto vaga!

La gioia di Maria.

Allora si meditava sui sentimenti che dovevano avere invaso il cuore di Maria durante questi ultimi istanti in cui godeva la presenza del suo figliolo. Ci si domandava se in questo cuore materno era superiore la tristezza di non vedere più Gesù, oppure la felicità di sapere che Egli entrava finalmente nella gloria che gli era dovuta. Nel pensiero di questi veri cristiani la risposta era immediata ed ora la rivolgeremo a noi stessi. Gesù aveva detto ai suoi discepoli: "Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre" (Gv 14, 28). Ora, chi amò Gesù quanto Maria? Il cuore della Madre era dunque nell'allegrezza al momento di questo ineffabile addio. Ella non poteva pensare a se stessa, trattandosi del trionfo del suo Figliolo e del suo Dio! Dopo gli orrori del calvario; poteva essa aspirare ad altro che a veder glorificato finalmente colui che sapeva essere il sommo Signore di tutte le cose, colui che aveva visto, pochi giorni prima, rinnegato, bestemmiato, spirare in mezzo alle torture?
Il corteo ha attraversato la valle di Giosafat, ha passato il torrente Cedron, e si dirige verso il pendio del monte degli Ulivi.
Quanti ricordi si affollano nella mente! Questo torrente, di cui il Messia nella sua umiliazione aveva bevuta l'acqua fangosa, oggi è divenuto per lui il cammino della gloria, secondo quanto aveva annunciato David (Sal 109, 7). Si lascia a sinistra l'orto che fu testimone dell'Agonia, la grotta in cui il calice per l'espiazione del mondo fu presentato a Gesù e da lui accettato. Dopo aver superato una distanza che S. Luca stima essere presso a poco quella che permettevano gli Ebrei di percorrere in giorno di sabato, si arriva nel territorio di Betania, il villaggio in cui Gesù chiedeva ospitalità a Lazzaro e alle sue sorelle. Da tale punto della montagna degli Ulivi si godeva la vista di Gerusalemme, che appariva magnifica col suo Tempio e i suoi palazzi. Questo spettacolo commuove i discepoli. La patria terrestre fa battere ancora il cuore di questi uomini; per un momento essi dimenticano la maledizione pronunciata sull'ingrata città di Davide, e sembrano non ricordarsi più che Gesù li ha fatti poco prima cittadini e conquistatori di tutto il mondo. Il sogno della grandezza umana di Gerusalemme li ha sedotti improvvisamente ed essi osano indirizzare questa domanda al Maestro: "Signore, lo ricostituirai ora il regno d'Israele?" Gesù risponde a questa richiesta indiscreta: "Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti che il Padre si è riservato in suo potere". Queste parole non toglievano la speranza che Gerusalemme fosse un giorno riedificata dallo stesso Israele divenuto cristiano; ma la restaurazione della città di Davide non dovrà aver luogo che verso la fine dei tempi. Non era dunque conveniente che il Salvatore facesse conoscere allora questo segreto divino. La conversione del mondo pagano e la fondazione della Chiesa: ecco ciò che doveva adesso preoccupare i discepoli. Gesù li riporta subito alla missione che aveva loro affidato poco prima esclamando: "Riceverete la virtù dello Spirito Santo che verrà sopra di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea, e nella Samaria, e sino all'estremità del mondo" (Atti, 1, 6-8).

L'ascensione al cielo.

Secondo una tradizione che rimonta ai primi secoli del cristianesimo (Cost. Apostoliche, l. V, c. XIX), si era sull'ora del mezzogiorno, l'ora stessa in cui Gesù era stato alzato in croce. Ed ecco che, volgendo sugli astanti uno sguardo di tenerezza, che dovette arrestarsi su Maria con speciale compiacenza filiale, elevò le mani e li benedisse tutti. In quel momento i suoi piedi si staccarono dalla terra, e cominciò ad innalzarsi verso il cielo (Luca, 24, Si). I presenti lo seguivano con lo sguardo; ma presto egli entrò in una nube che lo nascose ai loro occhi (Atti 1, 9).
I discepoli guardavano ancora il cielo, quando improvvisamente due Angeli bianco vestiti si presentarono dicendo: "Uomini di Galilea, che state a guardare il Cielo? Quel Gesù che, tolto a voi è asceso al Cielo, verrà come l'avete visto andare in cielo" (Atti, 1, 10-11). Ora il Signore è risalito al cielo, da dove un giorno ne ridiscenderà giudice: tutto il destino della Chiesa è compreso tra questi due termini. Noi viviamo dunque presentemente sotto il regime del Salvatore, poiché egli ci ha detto che "Dio non ha mandato il Figlio suo nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per opera di lui" (Gv 3, 17). Ed è per questo fine misterioso che i discepoli hanno ricevuto poc'anzi la missione di andare per tutta la terra ed invitare gli uomini alla salvezza, mentre v'è ancora tempo.
Quale compito immenso Gesù ha loro affidato! e, nel momento in cui si tratta d'iniziarlo, egli li lascia! Soli, dovranno scendere dal monte degli Ulivi, dal quale egli è partito per il cielo! Eppure il loro cuore non è triste; hanno con sé Maria, e la generosità di questa Madre incomparabile si comunica alle loro anime. Amano il Maestro: d'ora in avanti la felicità sarà quella di pensare che è entrato nel riposo. I discepoli tornarono a Gerusalemme, "pieni di gioia", ci dice S. Luca (24, 52), esprimendo con questa sola parola una delle caratteristiche della festa dell'Ascensione, improntata ad una dolce malinconia, ma nella quale si respira, allo stesso tempo e più che in qualunque altra, la gioia ed il trionfo. Durante la sua Ottava, cercheremo di penetrarne i misteri e di mostrarla in tutta la sua magnificenza; per oggi ci limiteremo a dire che questa solennità è il complemento di tutti i misteri del nostro Redentore, e che essa ha reso per sempre sacro il giovedì di ogni settimana, giorno già così degno di rispetto per l'istituzione della santa Eucarestia.

http://www.cla.calpoly.edu/~smarx/courses/204/gospelpic/images/ascension.jpg

Guelfo Nero
10-05-02, 23:07
CARI AMICI,

ECCOVI QUALCHE AMABILE IMMAGINE MARIANA PER ARRICCHIRE QUESTO THREAD.
LA PRIMA E LA TERZA SONO BELLE RAFFIGURAZIONI DELLA FINE DELL'OTTOCENTO MENTRE CERTE CORRENTI PITTORICHE (IN PRIMIS L'ESPRESSIONISMO) RENDEVANO FOSCA ED INCOMPRENSIBILE LA FIGURA UMANA.
LA SECONDA è UNA FORTE IMMAGINE DELLA VERGINE DI GUADALUPE, L'IMPERATRICE DELLE AMERICHE, LA PATRONA DELL'EVANGELIZZAZIONE AMERICANA.

UN CARO SALUTO AI FREQUENTATORI DEL FORUM

GUELFO NERO


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