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Visualizza Versione Completa : L'attualità del trotzkismo



soviet999
29-04-02, 20:43
Le recenti elezioni francesi che, parallelamente al "successo" del FN di Le Pen, hanno visto l'affermarsi di ben tre partiti di estrema sinistra trotzkista, hanno causato un dibattito sulla presunta inattualità del trotzkismo stesso. In seguito ad una serie di ragionamenti, sono giunto alla conclusione che il trotzkismo rappresenti l'interpretazione più attuale del marxismo.
Molti, con gran vanto, si dichiarano marxisti-leninisti (anch'io mi dichiaro tale ma con diverso significato), partendo dall'affermazione di Stalin "non c'è marxismo al di fuori del leninismo". Ebbene, paradossalmente proprio questa affermazione è palesemente contro i principi di Lenin stesso.
Una delle caratteristiche peculiari che rende Lenin un grande maestro del marxismo, è proprio quella di essere in grado di analizzare ogni situazione e di formularne la sua interpretazione teorica più adatta per essere trasformata in prassi. Proprio su un'estremizzazione di questa qualità di Lenin gli stalinisti impostarono (ed impostano tutt'ora) la loro avversione all'internazionalismo trotzkista, ribadendo(come disse Lenin) che il capitalismo si sviluppa differentemente in ogni singola nazione e, dunque, differente deve risultare il suo superamento.
Ritornando alla citazione di Stalin, ne segue che oggi, tali individui, vorrebbero applicare i principi del leninismo (ovvero dell'interpretazione del marxismo applicata alla realtà della Russia del 1917, un paese ancora contadino) in ogni parte del mondo, Italia, USA, Congo,... contraddicendo clamorosamente un pilastro del leninismo.
Il problema proprio del leninismo è quello di essere una teoria impossibile da generalizzare, di principio.
Differente è il trotzkismo, teoria internazionalista e, dunque, costantemente generalizzata (questo oggettivamente, aldilà del giudizio che uno può esprimere su di esso).
Il fatto è che, io credo, ai loro tempi, e nelle loro condizioni, avrei nettamente appoggiato Lenin (che io reputo anche intellettualmente superiore a Trotzkij), in quanto la sua era una visione che costituiva un ponte fra la versione "nazionalista" di Stalin e quella "dogmaticamente internazionalista" di Trotzkij. Quest'ultimo, inoltre, commise moltissimi errori (dovuti alla minor capacità di analisi di ogni singola situazione rispetto a Lenin), come l'esaltazione della centralità del proletariato urbano rispetto a quello rurale, o la convinzione della necessità della continuazione del comunismo di guerra...
...nonostante questo, oggi, sono ad un passo del definirmi "trotzkista" (per quanto definirsi qualcosa possa aver senso). Perché?
La classe proletaria intesa da Marx non esiste (o quasi) più nei paesi post-industrializzati, perché la fase neocapitalista prevede il superamento delle economie nazionali e dello sfruttamento nazionale e l'esportazione dello sfruttamento nel terzo mondo (tutto ciò che è la globalizzazione attuale), cui consegue una divisione di classe insanabile nel proletariato ed una sua parziale assimilazione come stili di vita di esso da parte della borghesia. In alcuni paesi del mondo si è giunto, così, ad un doppio sfruttamento, operato dal padronato nazionale e da quello straniero (paesi in via di sviluppo come Taiwan, Indonesia, ecc). Tutto ciò porta ad una affermazione della teoria marxista nella sua forma più internazionalista (ovvero quella trotzkista) e ad un superamento delle vie nazionali e del leninismo, per quanto riguarda noi comunisti occidentali.
Le teorie leniniste rimangono, però, ampiamente valide in molti paesi del terzo mondo a carattere ancora contadino (ovvero nei paesi le cui condizioni ricalcano quelle della Russia pre-rivoluzionaria, proprio perché il leninismo è il marxismo applicato a questa situazione)
Il problema che ora si pone è: come affrontare questa situazione? Il tutto porta ad un affermarsi della necessità della "rivoluzione mondiale", parallelamente ad un'azione di riforme rivoluzionarie nei paesi post-industriali (dove le contraddizioni fra capitale e lavoro non sono sufficientemente accentuate per provocare una scintilla di ribellione) e ad un'azione di rivolta nazionale nei paesi del terzo mondo, egemonizzata dalla classe operaia laddove vi è un prossimo apice dell'industrializzazione (i paesi prima citati soggetti ad un "doppio" sfruttamento, oppure condotta da un'alleanza pan-proletaria fra operai e contadini (ed in alcuni casi di carattere quasi esclusivamente contadino, come in paesi del quarto mondo).

@@@@@
05-05-02, 10:48
Hai visto come ti considerano? Totale indifferenza....:( :(

Oppure ti censurano....


Il forum degli anticapitalisti....mah......:confused: :confused:

Roderigo
05-05-02, 14:07
Originally posted by @@@@@
Hai visto come ti considerano? Totale indifferenza....:( :(
Oppure ti censurano....
Il forum degli anticapitalisti....mah......:confused: :confused:
Una prima condizione, per non essere censurati è darsi un nick, un nome pronunciabile. Il nick già garantisce l'anonimato, ma questo almeno bisogna darselo.

R.