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Visualizza Versione Completa : L'inquietante fenomeno dell'autocombustione umana



Tomás de Torquemada
02-05-02, 22:52
Dal sito http://digilander.iol.it/spookyh/Doc/document.htm

1966: Il caso di Irving Bentley

http://www.silviadue.net/vari/bentley.jpg

Il 5 Dicembre 1966 Gosnell, un addetto dell’azienda del gas di Coudersport, in Pennsylvania, fu insospettito dallo strano odore che proveniva dall’interno della casa di Irving Bentley. Gosnell suonò più volte alla porta senza ottenere una risposta e alla fine decise di entrare. Frugò in tutte le stanze finché non raggiunse il bagno, ma tutto quello che trovò del Dr. John Irving Bentley fu un mucchio di cenere alto parecchi centimetri e un piede ancora calzato, che giaceva all’estremità di un area bruciata di 80-120 cm di diametro. A parte Bentley e i suoi abiti, nient’altro era bruciato nella stanza, inoltre più tardi si apprese che la vittima era stata vista viva pochi minuti prima. Autocombustione umana? La spiegazione trovata fu che il novantaduenne medico aveva l’abitudine di buttare i fiammiferi e le ceneri incandescenti dalla pipa sulla sua vestaglia, che era segnata da numerose bruciature precedenti. Inoltre era solito tenere fiammiferi in tasca durante il giorno, situazione che poteva trasformare una brace in una mortale fiammata. Bentley era inoltre infermo a causa dell’età, infatti si serviva di un deambulatore per i suoi spostamenti. Si concluse che il medico, ritrovatosi con gli abiti in fiamme, si fosse diretto verso il bagno, probabilmente con passo accelerato, dove cercò invano di spegnere le fiamme. I cocci di quello che apparentemente era una brocca furono ritrovati nella stanza. Una volta caduta a terra, la vittima avrebbe incendiato il pavimento in linoleum, sotto il quale vi era un struttura in legno e travi, materiale ideale per un pira funebre.L’aria fredda attirata dal pavimento potrebbe aver costretto il fuoco a bruciare più intensamente a causa del fenomeno conosciuto come “effetto camino”. La spiegazione è senza dubbio verosimile, e di primo acchito sembra convincente. Tuttavia bisogna considerare che una pipa non è un lanciafiamme, e che il Dr. Bentley, malgrado la ridotta capacità motoria, si trovava pur sempre in un bagno, con abbondante acqua a disposizione. Ciò che rende la spiegazione ufficiale non del tutto convincente è il fatto che, come disse il Dottor Wilton Krogman, esperto sugli effetti prodotti dal fuoco (vedi il caso di Mary Reeser): “Occorre un immenso calore per consumare completamente un corpo umano. I corpi nei forni crematori bruciano a più di 2000° per otto ore, ed è ancora possibile riconoscere le ossa.” Nella maggior parte dei casi di incendi a fabbricati si raggiungono temperature intorno ai 1500°, e in condizioni simili i danni non si sarebbero limitati alla distruzione del corpo dell’anziano medico, ma le fiamme si sarebbero più verosimilmente propagate all’intero edificio con ben altre conseguenze. Per queste ragioni il caso di Irving Bentley viene tuttora considerato uno degli esempi più eclatanti di autocombustione umana.

Tomás de Torquemada
02-05-02, 22:54
Dal sito http://digilander.iol.it/spookyh/Doc/document.htm

1951: Il caso di Mary Reeser

http://www.silviadue.net/vari/autocombustione2.jpg

La morte di Mary Reeser, una vedova di 57 anni trovata ridotta in cenere in un appartamento che quasi non mostrava segni di danno, avvenuta il 1 luglio 1951, è considerato un altro punto di riferimento nei casi di autocombustione umana, perché fu il primo esempio in cui fu usato ogni possibile mezzo di moderna investigazione scientifica per determinare la causa del misterioso fenomeno. Tuttavia, malgrado gli sforzi dell’FBI, dei pompieri, degli esperti di incendi e dei patologi, un anno dopo l’incidente il detective Cass Burgess della polizia di St. Petersburg commentò: “Le nostre indagini non hanno trovato niente che possa provare, al di là di ogni dubbio, cosa accadde in realtà. Il caso è ancora aperto, ma siamo ancora lontani dallo stabilire qualsiasi causa logica per la morte quanto lo eravamo la prima volta che siamo entrati nell’appartamento della signora Reeser.” Questi sono i dettagli del caso: la signora Mary Hardy Reeser si era recata a vivere a St. Petersburg il Florida per essere vicina al figlio, il Dr. Richard Reeser. La sera del 1 luglio 1951 era rimasta a casa del figlio con uno dei nipoti mentre il resto della famiglia era andato in spiaggia. Quando tornarono Mary Reeser aveva già fatto ritorno alla propria abitazione. La moglie di Richard Reeser decise pertanto di andare a trovare la suocera per accertarsi che fosse tutto a posto. Secondo la sua testimonianza non vi era niente nell’apparenza o nel comportamento di Mary Reeser tale da causare qualsiasi allarme. Il dottor Reeser fece visita alla madre più tardi, sempre nel corso della stessa sera, e la trovo un po’ depressa a causa del fatto che non aveva sentito due amici che dovevano affittare per lei un appartamento in previsione del suo ritorno a Columbia, dove lei abitava precedentemente. La madre manifestò inoltre l’intenzione di andare a letto presto, disse che aveva preso due pillole di Seconal (sonnifero) per assicurarsi una notte di riposo e che ne voleva prendere altre due. Il dr. Reeser lasciò l’abitazione intorno alle 20:30.L’ultima persona che vide Mary Reeser viva fu la sua padrona di casa, la signora Pansy M. Carpenter, che viveva in uno dei quattro appartamenti dell’edificio (i due alloggi che le separavano erano vuoti). La signora Carpenter vide la sua inquilina intorno alle 21:00; indossava una camicia da notte e un paio di pantofole di raso nero e stava oziando su di una poltrona mentre fumava una sigaretta. Le coperte del letto erano state sollevate, segno che si apprestava a coricarsi. L’ultima notte di Mary Reeser fu la tipica notte d’estate in Florida: il cielo di tanto in tanto era rischiarato dai bagliori di lampi dovuti al calore. Quando la signora Carpenter si svegliò Lunedì mattina alle 5:00, avvertì un lieve odore di fumo, tuttavia non si allarmò, attribuendone la responsabilità ad una pompa per l’acqua situata in garage che si era surriscaldata. Pertanto si alzò, andò a spegnerla, e tornò a letto. Quando un ora più tardi, si alzò di nuovo per andare fuori a raccogliere il giornale, non vi erano più traccia di fumo. Alle 8:00 arrivò un telegramma per Mary Reeser. La signora Carpenter firmò la ricevuta e andò nell’appartamento dell’inquilina per consegnarglielo. Quando appoggiò la mano sulla maniglia della porta, notò che era calda. Allarmata corse a chiamare aiuto, e due imbianchini, dall’altra parte della strada raccolsero l’appello. Uno di loro aprì la porta, e non appena entrò si sentì investito da un’ondata di aria calda. Pensando di poter salvare Mary Reeser si guardò intorno freneticamente, ma non vide alcun segno di lei. Il letto era vuoto. L’unico segno di incendio era una piccola fiamma su una trave di legno, su una divisoria che separava la sala da un cucinotto. All’arrivo dei pompieri le fiamme furono spente e una parte della divisoria abbattuta. Quando il vice comandante dei pompieri O. Griffith iniziò l’ispezione del locale, non credette ai suoi occhi. Nel mezzo del pavimento era chiaramente visibile un area carbonizzata di circa 120-150 cm, all’interno della quale trovò alcune molle annerite di una poltrona e i resti di un corpo umano, che consistevano in un fegato carbonizzato ancora attaccato ad un pezzo di spina dorsale, un teschio rattrappito, che per il calore si era ridotto alle dimensioni di una palla da baseball, un piede che calzava ancora una pantofola di raso nero e un mucchio di cenere. Quando il coroner Edward T. Silk arrivò per esaminare il corpo ed eseguire la perizia dell’appartamento, sebbene profondamente confuso, decise che la morte era stata accidentale e autorizzò la rimozione dei resti, che furono portati all’ospedale locale.

Le successive indagini, che coinvolsero la polizia, i pompieri e gli esperti in incendi dolosi, sembravano non essere in grado di spiegare i fatti accaduti, considerando l’enorme calore necessario per giustificare il corpo incenerito di Mary Reeser. I mobili, escludendo la poltrona sulla quale la signora sedeva e il tavolino accanto ad essa non erano stati danneggiati, ma l’appartamento mostrava alcuni segni particolari. Il soffitto, le tende e le pareti, da un punto esatto a poco più di un metro di altezza dal suolo era coperto da una sorta di fuliggine oleosa. Sotto questa linea non vi era niente. La vernice sulla parete vicino alla poltrona era leggermente annerita, ma il tappeto sul quale si trovava la poltrona non era stato attraversato dalle fiamme. Uno specchio appeso ad una parete a 3 metri di distanza era crepato, probabilmente a causa del calore. Su un tavolino, a tre metri e mezzo di distanza, due candele di cera rosa si erano sciolte, ma gli stoppini non mostravano segni di bruciature. Alle pareti gli interruttori di plastica che si trovavano sopra la linea descritta prima erano fusi, ma i fusibili non erano bruciati e la corrente elettrica non era saltata. Le prese elettriche sopra il battiscopa non erano state danneggiate; un orologio elettrico si era fermato alle 4:20, ma una volta che la sua spina fu infilata in una di queste prese ricominciò a funzionare perfettamente. La biancheria intima sul tavolino a un metro e mezzo di distanza e una pila di giornali a soli 30 centimetri dalla poltrona non erano stati toccati dalle fiamme, e sebbene sia gli imbianchini che la signora Carpenter avessero sentito una ondata di calore quando aprirono la porta, nessuno aveva notato fumo o odore di bruciato, inoltre non vi erano braci o fiamme tra le ceneri. Di fronte ad un simile mistero le autorità di St. Petersburg si rivolsero all’FBI. Le ricerche di laboratorio mostrarono che il peso di Mary Reeser, da una stima di circa 80 Kg , si era ridotto a meno di quattro chili e mezzo, inclusi il piede e il teschio rattrappito. Il rapporto finale concluse che nessun agente chimico conosciuto era stato usato per scatenare le fiamme. Un altro mistero era il piede scampato alle fiamme, che la signora Reeser aveva l’abitudine di appoggiare su di uno sgabello, e che si sarebbe quindi trovato al di fuori del raggio di un metro e mezzo.

Una spiegazione razionale a quanto è accaduto potrebbe essere che Mary Reeser, che indossava vestiti infiammabili e stava fumando, a causa dell’effetto dei sonniferi assunti si sarebbe addormentata con la sigaretta accesa. Una volta che il corpo fu incendiato, le fiamme si alimentarono bruciando i tessuti adiposi della vittima (un po’ come succede nelle lampade ad olio), che era in sovrappeso. Infatti una certa quantità di grasso, chiaramente residui adiposi del suo corpo, fu ritrovato nell’area dove avvenne la misteriosa morte. Il grasso, liquefatto dal calore, potrebbe aver impregnato la sedia continuando ad alimentare le fiamme fino alla completa distruzione del corpo. Il tappeto poi non era stato completamente bruciato perché il pavimento era in cemento. Ma come spigare la rottura dello specchio e la fusione delle prese elettriche, piuttosto distanti dalla vittima, e l’incolumità dei giornali, più vicini e senza dubbio più sensibili al calore? Il Dottor Wilton Krogman, della scuola di medicina dell’Università della Pennsylvania, nonché esperto mondiale sugli effetti del fuoco sul corpo umano, nel corso dei suoi esperimenti bruciò cadaveri con gasolio, benzina, legno, e tutti i tipi di agenti possibili. Provò con ossa ricoperte o meno di carne, secche o umide, servendosi dei più moderni apparati crematori, ma alla fine dimostrò che è necessario uno straordinario calore per consumare completamente un corpo, e soltanto sopra i 3000° Fahrenheit le ossa diventano così volatili da perdere la propria forma e lasciare solo ceneri. Forse più strano di tutto, e unico in questo caso di autocombustione umana, era il teschio rattrappito. Il Dr. Krogman commentò: “...la testa non viene risparmiata completamente nei casi di incendio. Certo NON rattrappisce o si riduce simmetricamente a dimensioni inferiori. In presenza di calore sufficiente da distruggere i tessuti molli, la testa esplode letteralmente in molti pezzi. Non ho mai visto eccezioni a questa regola.”

Tomás de Torquemada
02-05-02, 22:56
Dal sito http://digilander.iol.it/spookyh/Doc/document.htm

1964: Il caso di Helen Conway]

Nel 1964 Helen Conway morì a Delaware County, in Pennsylvania. Eccetto le sue gambe, il corpo era bruciato insieme alla sedia tappezzata sulla quale era solita sedersi nella sua camera da letto. Secondo il capo dei pompieri, la completa distruzione del corpo avvenne in soli 21 minuti, inoltre la signora Conway oltre ad essere malata, era una accanita fumatrice e segni di bruciature di sigarette erano visibili un po’ ovunque nella stanza (è senza dubbio curioso come i fumatori disattenti siano solitamente vittime di autocombustione). Apparentemente il fuoco impiegò meno tempo a consumare il corpo di Helen Conway che quello di Mary Reeser, ma potrebbe essersi scatenato alla base del corpo seduto, e bruciando verso l’alto, alimentato dai tessuti adiposi del tronco avrebbe aumentato la propria intensità. Infatti, cercando tracce della vittima, un poliziotto disse di aver affondato la mano in qualcosa di gelatinoso, che potrebbero essere i resti della donna. Le considerazioni su questo caso sono analoghe a quello precedente.

Tomás de Torquemada
02-05-02, 22:58
Dal sito http://digilander.iol.it/spookyh/Doc/document.htm

1986: Il caso di George Mott

Nel 1986, George Mott, un ex pompiere di 58 anni, morì nella camera da letto della sua casa fuori Crown Point, a New York. Il suo corpo fu ritrovato nel letto, abbondantemente consumato dalle fiamme insieme al materasso. Tutto quello che era rimasto era una gamba, un teschio rattrappito (inspiegabilmente ridotto a dimensioni impressionanti), e pezzi della cassa toracica; il calore inoltre era stato così intenso da ridurre un uomo di quasi 85 Kg a meno in due chili di cenere. Furono avanzate da parte di due investigatori teorie piuttosto fantasiose, come quella secondo la quale un arco voltaico improvvisamente uscito da una presa elettrica, avrebbe incendiato gli abiti di George Mott; o quella che attribuiva la responsabilità ad una fuga di gas non individuata dalle apposite apparecchiature (ma perché l’incendio si sarebbe limitato solamente al corpo della vittima?). Mott era un uomo che in passato era solito bere alcolici e fumare accanitamente, e il giorno prima della sua morte si racconta che fosse depresso per il suo cattivo stato di salute, dovuto a problemi respiratori e ad un alta pressione del sangue. Potrebbe essere che, come spesso succede in questi casi, senza pensare alle conseguenze la vittima avesse deciso di concedersi il piacere di una sigaretta, ipotesi avvalorata dal fatto che al momento della morte George Mott non indossava la sua maschera ad ossigeno sebbene fosse a letto e l’apparecchiatura che lo aiutava nella respirazione fosse in funzione. Inoltre, appoggiata su di essa, vi era una scatola di fiammiferi, che tuttavia non aveva preso fuoco, nonostante la vicinanza alla vittima.

Tomás de Torquemada
02-05-02, 23:05
Dal sito http://digilander.iol.it/spookyh/Doc/document.htm

Questi sono soltanto alcuni dei casi attribuiti ad autocombustione. Ma cosa è realmente questo fenomeno? L’autocombustione umana o SHC (Spontaneous Human Combustion) viene definita come il processo mediante il quale un corpo umano viene incenerito in seguito a un grande calore generato da reazioni chimiche interne. Vi sono alcuni casi in cui le persone si sono sentite sul punto di esplodere, o più verosimilmente hanno avvertito la sensazione di avere l’addome in fiamme. In altri casi testimoni oculari hanno visto le vittime avvolte in fiamme blu splendenti. Anche se gli eventi che ho raccontato sono accaduti in tempi relativamente recenti, la combustione umana spontanea non è un fenomeno proprio solamente del nostro secolo, ma anzi vi sono cronache del passato che ci tramandano come questo misterioso evento fosse conosciuto dagli uomini secoli or sono. Uno dei primi casi registrati accadde a Verona nel 1745. La Contessa Cornelia di Bandi misteriosamente esplose in fiamme una notte nella camera da letto della sua villa. Il suo corpo fu completamente incenerito, ma nient’altro nella stanza, piena di materiali infiammabili, fu toccato dal fuoco. Non fu mai trovata nessuna origine all’incendio. Nel 1899 le due figlie di John e Sara Kirby bruciarono praticamente nello stesso istante, ma in due case a un miglio di distanza l’una dall’altra, nel West Yorkshire, in Inghilterra. In tempi più recenti un ragazzo svedese di 24 anni, che si stava abbronzando sulla spiaggia a Majorca, dove si era recato in viaggio di nozze, bruciò improvvisamente sotto gli occhi della moglie sdraiata al suo fianco, prima che il fuoco potesse essere spento.


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In un altro caso, Olga Stephens era seduta nella sua macchina parcheggiata in una strada di Dallas, in Texas, quando alcuni testimoni la videro improvvisamente ardere in fiamme senza apparente ragione. I soccorritori furono respinti dall’intensissimo calore, e la vittima morì in pochi secondi. Le indagini non fecero mai luce su cosa scatenò l’incendio. Questi pochi esempi servono a dimostrare che questo fenomeno ha sempre fatto parte, in epoche diverse, degli eventi a cui l’uomo non è mai riuscito a dare una spiegazione razionale. Spesso infatti, nel classificare un caso di autocombustione, si precede per eliminazione, escludendo le varie ipotesi fino a concludere che i fatti analizzati non possono essere spiegati da nessun meccanismo conosciuto. Anche uno scienziato del diciannovesimo secolo, Justus von Liebig sosteneva che: “L’opinione che un uomo possa bruciare da solo non è fondata sulla conoscenza delle circostanze della morte, ma al contrario sulla completa ignoranza di tutte le condizioni che precedono e causano l’incidente” (Liebig, 1851). Parallelamente ai casi in cui risultava difficile, se non impossibile, dare una spiegazione scientifica, fiorirono nei secoli scorsi tutta una serie di storie assai fantasiose sulle presunte cause dell’autocombustione. Si pensava ad esempio che un eccessivo consumo di alcool aumentasse l’infiammabilità del corpo umano, tanto che una cronaca del diciassettesimo secolo raccontava di un tedesco rimasto vittima di autocombustione perché aveva bevuto troppo brandy.


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Tutti i casi di combustione umana spontanea presentano caratteristiche comuni:
- Mentre il busto viene completamente distrutto dalle fiamme, raramente le estremità del corpo bruciano. La risposta potrebbe essere che il fuoco tende a bruciare verso l’alto, mentre lateralmente lo fa con difficoltà. Qualsiasi persona che abbia acceso un caminetto o abbia preso parte ad un campeggio, avrà visto che un ceppo lasciato sul fuoco viene incenerito nella parte centrale mentre le estremità tendono a rimanere intatte.
- Nell’80% dei casi le vittime sono donne. Una larga percentuale delle vittime era inoltre sovrappeso o dedita all’uso di alcolici (o fumatori), il cui uso ha spesso preceduto la morte del soggetto in questione.
- In quasi tutti i casi di autocombustione incredibilmente giornali e altri materiali infiammabili vicino alle vittime spesso passano indenni attraverso la violenza del fuoco. Una vittima che giace nel letto può essere ridotta a un cumulo di cenere mentre le coperte che si trovano sopra il corpo sono intatte, oppure i vestiti non subiscono danni rilevanti.
- Il pavimento vicino ai deceduti è spesso coperto di una materia untuosa, liquida (c’è chi dice di colore giallo), vischiosa e dal tipico odore dolciastro.
- In quasi tutti i casi le vittime erano state lasciate sole per periodi più o meno brevi di tempo. L’autocombustione è sempre fatale. Gli eventuali testimoni che si trovavano nelle vicinanze (ad esempio in stanze adiacenti) non hanno mai udito suoni, come urla di dolore o invocazioni d’aiuto.

In normali circostanze il corpo umano non brucia molto bene, dal momento che è costituito per l’80% di acqua, e in ogni caso servirebbe un impulso iniziale per generare le fiamme. Per dimostrarlo desidero richiamare l’esperienza comune dei cibi flambé: tutti avranno notato che fin tanto che è presente il combustibile (ad esempio il brandy) il cibo brucia, una volta esaurito le fiamme si estinguono. Ho citato questo esempio dal momento che una delle teorie più accreditate a partire dal 1800 e giunta fino ai nostri giorni, è quella del cosiddetto “effetto stoppino”, secondo la quale la combustione non avviene mai in maniera spontanea ma è sempre riconducibile ad una fonte precisa. Un volta innescato il processo, i grassi presenti nel corpo, sciogliendosi in presenza di calore, impregnerebbero i vestiti che continuerebbero a bruciare come lo stoppino di una candela o di una lampada a petrolio, fino al completo esaurimento dei tessuti adiposi della vittima. Gli accumuli di grasso, solitamente localizzati nel tronco piuttosto negli arti, spiegherebbero il perché le estremità sono solite scampare alla violenza delle fiamme. Questa teoria è senza dubbio attendibile. Tuttavia la brace di una sigaretta raggiunge una temperatura di circa 600° centigradi, certamente sufficienti per bruciare i tessuti di un uomo, ma inadeguati per incenerirne le ossa. La spiegazione oggi più in voga è quella della reazione chimica. Se la SHC inizia dentro il corpo, si ritiene che la forza derivi da dai meccanismi deputati a produrre energia all’interno dell’organismo.


http://www.silviadue.net/vari/autocombustione5.jpg

Infatti il tutto potrebbe avvenire in questi termini:

Dentro le cellule vi sono i mitocondri che forniscono energia a tutto il corpo attraverso piccole reazioni chimiche.
Se un mitocondrio non funziona bene, potrebbe rilasciare troppa energia: così esploderebbero idrogeno e ossigeno.
Colpiti dall’onda di energia, i mitocondri circostanti esplodono, causando così una reazione a catena.
La cellula impazzisce e va in pezzi. L’energia liberata innesca un’altra reazione a catena.
Nel giro di alcuni minuti i muscoli, la carne e gli organi interni vengono ridotti in cenere da una fiamma blu.
Tuttavia non viene data nessuna indicazione sul perché un mitocondrio dovrebbe impazzire scatenando tutte le conseguenze poi descritte.


Bibliografia

Michael Harrison, Fire From Heaven
Vincent Gaddis, Mysterious Fires and Lights
Francis Hitching, The Mysterious World: An Atlas of the Unexplained
Frank Edwards, Stranger than Science
Reader’s Digest, Mysteries of the Unexplained
Joe Nickell, Secrets of Supernatural
John Rathbone Oliver, Spontaneous Combustion, a Litterary Curiosity
Larry E. Arnold, Ablaze! The Mysterious Fires of Spontaneous Human Combustion
Jerry Blizin, The Reeser Case. St Petersburg Times (Florida), 9 Agosto
Justus von Liebig, (1851), Familiar Letters on Chemistry
Jenny Randles, Spontaneous Human Combustion

Tomás de Torquemada
27-06-02, 00:26
Dal sito http://www.cicap.org/

Combustione umana spontanea
di Luigi Garlaschelli

http://www.cicap.org/enciclop/at100077.htm

Saluti.

Silvia
01-07-02, 13:02
Diversi studiosi del mistero hanno cercato una spiegazione allo strano fenomeno dell'autocombustione umana e, dall’analisi della poca casistica disponibile, hanno ricavato alcune costanti:

· Il fenomeno non ha limiti di tempo, e da secoli ne parlano le cronache di ogni Paese.

· Non predilige categorie particolari di individui.

· Si manifesta inaspettato e imprevedibile.

· Il calore istantaneo è altissimo e localizzato in un unico punto del corpo, dal quale si estende.

· Durante la combustione si sviluppa un fumo azzurrino denso, che si dirada rapidamente, accompagnato da un odore dolciastro ma non repellente (come invece sarebbe logico).

· L'ambiente circostante non viene danneggiato, salvo la calcinazione delle pareti e del pavimento vicini alla vittima.

· Può succedere di trovare, sul pavimento, un foro dai contorni irregolari e bruciati, sotto i piedi del morto.

· Nei casi in cui il corpo non si è consumato completamente, le gambe restano intatte, mentre il cranio rimane deformato e incenerito.

In attesa che la scienza riesca a svelare questo enigma, lo studioso Ivan Sanderson (biologo, archeologo e scrittore) ha disegnato una mappa della Terra indicando i luoghi dove si verificano questi fatti anomali con maggior frequenza... Secondo Sanderson, queste zone hanno i loro punti di forza maggiori in prossimità dell’Equatore, a 36 gradi di latitudine Nord e Sud, ad intervalli di 72 gradi attorno al globo. In questi stessi punti, secondo Sanderson, si verificano molte altre anomalie, come scomparse di navi e aerei nei triangoli della morte ed insolite perturbazioni magnetiche.
A questo riguardo vale la letteratura (quanto affidabile non si sa) circa un curioso esperimento tentato nel 1943 dalla Marina statunitense nella baia di Philadelphia: i Marines, utilizzando un complesso sistema di generatori di campi magnetici all’interno e all’esterno della nave Eldridge, sarebbero riusciti a smaterializzare l’incrociatore.
Come effetto collaterale, diversi membri dell’equipaggio sarebbero bruciati all’istante per autocombustione,il che, però, non spiega come mai non vengano inceneriti anche i tecnici che abitualmente lavorano nelle centrali nucleari accanto a generatori di campi magnetici.

D’accordo almeno in parte con questa teoria sembra Franco Ossola, studioso e ricercatore del CUN (Centro Ufologico Nazionale), che scrive: Oggi si è propensi ad inquadrare il fenomeno dell’autocombustione umana nell’ottica di un’intrusione traumatica di energie provenienti da un’altra dimensione o come una perturbazione geomagnetica locale, dove la vittima è finita occasionalmente. Il fuoco repentino potrebbe essere una distruzione a livello chimico-molecolare provocata dalla variazione di un campo magnetico.

Contro l’ipotesi del magnetismo terrestre sì è invece schierato lo studioso inglese Colin Wilson. Ricordo il caso di una ragazza che ballava con il suo ragazzo in un night-club londinese - ha scritto il ricercatore – e che fu improvvisamente avviluppata da alte fiamme e morì mentre veniva trasportata all’ospedale. Nel locale ove era avvenuto l’incidente non vi era fuoco e il compagno di ballo dichiarò che le fiamme sembrava si fossero sprigionate dalla schiena, dal torace e dalle spalle della ragazza. Questo è indicativo, poiché potrebbe esistere una forma di energia, che i radiestesisti chiamano bioelettricità, che viene prodotta paranormalmente dalla psiche umana e che in alcuni momenti potrebbe attivarsi in tutta la sua potenza.

Tomás de Torquemada
03-07-02, 23:18
Grazie alla dolce Silvia per il prezioso contributo... :)

Pentothal
08-07-02, 01:33
Ho letto tutto con estremo interesse e, purtroppo, non ho alcuna conoscenza specifica per entrare nel merito. Mi limito ad osservare, con divertita simpatia, che il link del cicap è l'unico, nel thread, a non usufruire di una trascrizione sul post. ;)

Tomás de Torquemada
08-07-02, 01:53
Originally posted by Pentothal
Ho letto tutto con estremo interesse e, purtroppo, non ho alcuna conoscenza specifica per entrare nel merito. Mi limito ad osservare, con divertita simpatia, che il link del cicap è l'unico, nel thread, a non usufruire di una trascrizione sul post. ;)

Perché è l'unico i cui testi sono protetti da copyright... E gli amici del Cicap minacciano fulmini e saette se ci si azzarda a fare il copia/incolla... :)

Saluti.

Pentothal
08-07-02, 23:58
Originally posted by Tomás de Torquemada

Perché è l'unico i cui testi sono protetti da copyright... E gli amici del Cicap minacciano fulmini e saette se ci si azzarda a fare il copia/incolla... :)

Saluti.

Mannacc! Dannaz! :)
E io che speravo di averti preso in castagna! ;)

Tomás de Torquemada
07-11-02, 01:44
Dal sito http://www.universonline.com/

Autocombustione (La contessa Bandi)
http://www.universonline.com/misteri/articoli_m/articoli/01_07_31_a.php


Casi Francesi di Autocombustione
http://www.universonline.com/misteri/articoli_m/articoli/01_08_29_a.php


Combustione spontanea
http://www.universonline.com/misteri/articoli_m/articoli/01_09_12_a.php

white_rage
07-11-02, 22:10
In molti casi sembrerebbe trattarsi di sperimentazioni di armi Tesla, interferometri ad onde elettromagnetiche longitudinali, o "raggi della morte" vari.
Cosi' come molti degli UFO sono armi segrete russe o americane.

Per una vastissima documentazione su tali tecnologie si veda:

http://www.cheniere.org/

Simile tecnologia avrebbe anche applicazioni mediche, che sono state soppresse dalla mafia medica mondiale:

http://www.priore-cancer.com/accueil.htm


Tuttavia e' possibile che l'origine tecnologica umana non spieghi tutti i casi.

Ricordero' anche la fine del gesuita di origine ebraica Adam Weishaupt, ufficialmente colpito da folgore mentre in possesso di documenti segreti in cui si descriveva un piano (poi attuato) per abbattere le monarchie europee.

Aug83
07-11-02, 22:51
:eek: è davvero inquietante.

Silvia
23-04-03, 20:58
Una possibile spiegazione per alcuni casi di autocombustione potrebbe essere il già citato "effetto candela": un uomo vestito, infatti, è una specie di candela a rovescio. Gli indumenti fanno da stoppino e il fuoco viene alimentato dal grasso corporeo, cosicché una scintilla, un tizzone, un fiammifero possono scatenare l'irreparabile. Ma questa rassicurante teoria scientifica non riesce ad essere soddisfacente per tutta la casistica.

I (pochi) testimoni di questo fenomeno sostengono che dal corpo delle vittime si sprigiona una fiamma blu. La cosa non è da sottovalutare perché sottolineerebbe la presenza di gas metano. Inoltre, è importante rilevare che l'acqua non soffoca queste misteriose fiamme ma le alimenta, come se fossero presenti titanio o magnesio. Quest'ultimo, presente anche nel corpo umano, crea una fiamma intensa e, a contatto con l'acqua, libera idrogeno gassoso, pericolosamente infiammabile.

Nel campo delle ricerche sull’autocombustione umana, l'agente Heymer è uno dei più autorevoli esperti. Altra figura importante è Larry Arnold, capo di ParaScience International, un gruppo americano di ricerca sui fenomeni paranormali. Entrambi hanno raccolto un certo numero di “prove” orientate a negare la validità della teoria dell'effetto stoppino e a dimostrare che, in alcuni casi, il fuoco ha origine all' interno del corpo e raggiunge temperature talmente elevate da ridurre le ossa in cenere.
Cercando una causa compatibile con tutti i dati acquisiti, Heymer si è convinto che il fenomeno dell’autocombustione è dovuto ad una reazione tra idrogeno ed ossigeno, che avviene a livello cellulare all' interno del corpo umano. La potenza di una corretta miscela di questi due elementi può essere osservata nei veicoli spaziali come lo Shuttle, che utilizzano proprio idrogeno ed ossigeno come combustibili per la fase di lancio. E' quindi evidente che la reazione idrogeno-ossigeno può produrre calore sufficiente a ridurre le ossa umane in cenere bianca.

Ci sono altre teorie riguardo alle cause dell’autocombustione, come quella dei fulmini globulari e delle forze magnetiche. Nessuna, tuttavia, suffragata da prove attendibili.

Alcuni scienziati hanno pensato ad una specie di "dissoluzione" fisica, conseguente all' assunzione di certi medicinali, però le inchieste relative ai vari casi hanno spesso dimostrato che le vittime non prendevano nessun tipo di medicinale.

Il defunto professor Beach, del Politecnico di Brooklin, riteneva che le sventurate vittime fossero soggetti particolarmente predisposti ad accumulare elettricità statica e che il loro organismo, non riuscendo a "scaricare" questa energia, "esplodesse" per il sovraccarico: soggetti dalla complessa costituzione fisiologica, esseri elettrodinamici, così carichi di energia da risultare vittime potenziali di combustione spontanea, o addirittura tali da poter essere definiti "bombe umane".

Un medico legale americano, Dixon Mann, ha avanzato l'ipotesi che i casi di autocombustione si spiegherebbero con lo stato di assorbimento alcolico particolarmente pronunciato delle vittime: in questo caso sarebbe sufficiente una scintilla per farle bruciare. Tuttavia si sono verificati diversi casi in cui le vittime avevano sempre bevuto solo acqua (prescindendo dal fatto che una persona sarebbe morta di avvelenamento da alcool molto prima di potere raggiungere un livello di impregnazione dei tessuti tale da renderli infiammabili).

Ovviamente per quanto riguarda i casi segnalati nei secoli scorsi non è consentito formulare ipotesi plausibili: infatti è più che possibile che fenomeni a quei tempi giudicati inesplicabili avrebbero potuto trovare una spiegazione logica se fossero accaduti ai giorni nostri. Troppo spesso nelle cronache del passato si narrano come fantastici episodi del tutto chiari alla luce delle moderne conoscienze scientifiche. Molto più perplessi lasciano i casi accaduti dal 1900 ad oggi e specialmente i più recenti, a cui nessun esperto è riuscito a dare una spiegazione. Oltretutto si tratta di una casistica troppo scarsa perchè si possa applicare ad essa il metodo statistico così da poter risalire alle cause.


Notizie scovate sul sito www.web.infinito.it/utenti/m/mysteryworld/ e qua e là in rete

Silvia
16-01-04, 22:00
Ci sono alcuni testimoni di incendi verificatisi senza ragioni apparenti.

Uno di questi è il vigile del fuoco Jack Stacey, che a Londra venne chiamato per l'incendio di una casa diroccata. La costruzione non aveva nessun danno riconducibile all'azione del fuoco ma, ispezionando l'interno, Stacey s'imbattè nel corpo carbonizzato di un vagabondo, conosciuto dagli abitanti del posto con il nome di Bailey. Il poveretto aveva i denti conficcati in una scala di mogano, quindi era vivo quando incominciò a bruciare.
"A livello dell' addome c'era uno squarcio di circa 10 centimetri - ricorda Stacey - La fiamma usciva dalla ferita con forza, come in una lampada a gas". Tanto che, per spegnere quella fiamma, dovette introdurre l'idrante nel corpo del vagabondo, estinguendo il fuoco, come disse, alla sua origine. "Non ho alcun dubbio che la combustione sia iniziata all' interno del corpo", concluse Stacey. Il caso venne archiviato come "morte dovuta a fiamma ignota".


I resti del vagabondo Bailey (http://silviauno.supereva.it/vari/bailey.jpg)

Nel 1982, a Edmonton, nei pressi di Londra, Jeannie Saffin, una minorata mentale di 62 anni, prese fuoco mentre era seduta su di uno sgabello di legno nella cucina della sua abitazione. L'attenzione di suo padre, che era seduto poco distante, venne attratta da un lampo improvviso di luce. Girandosi verso Jeannie, vide che era avvolta dalle fiamme (soprattutto il viso e le mani), ma non piangeva né si agitava. Il padre la spinse sul lavandino e chiamò il cognato che arrivò in tempo per vedere la donna in piedi, con la faccia e l'addome divorati da vampate di fuoco crepitanti. Le fiamme vennero domate ma la sventurata morì in ospedale. Il cognato di Jeannie, Donald Carrol dichiarò: " Le fiamme le uscivano dalla bocca come fosse un drago, facendo un rumore come un ruggito".

L'agente di polizia incaricato delle indagini non trovò alcuna spiegazione e lo scrisse nella relazione; poi disse ai parenti di Jeannie che riteneva la loro congiunta vittima di un episodio di combustione umana spontanea. Ma l'inchiesta archiviò il caso come "tragica fatalità". Il medico legale, dottor J. Burton, disse alla famiglia: "Comprendo i vostri sentimenti ma non posso menzionare per iscritto la combustione umana spontanea, perchè una cosa simile scientificamente non esiste. Nella relazione dovrò parlare di fatalità".
(Liberamente tratto dal sito http://web.infinito.it/utenti/m/mysteryworld/)

E, in effetti, la comunità scientifica non considera l'autocombustione umana un fenomeno realmente esistente: non è infatti compresa tra le malattie elencate nell'International Classification of Diseases, compilata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, né nell'Index Medicus, l'indice della letteratura medica (però qualcuno continua inspiegabilmente a bruciare di fuoco proprio).

Syntax error System
17-01-04, 11:19
e se quelle persone non sono quel che pensiamo noi?
Intendo se quelle persone fossero delle avanzatissime sonde biologiche di altri pianeti/dimensioni? avanzatissimi robots fatti di carne ed ossa con lo scopo di studiare la cultura umana?
Magari si puó pensare che gli originali sono stati ad un certo punto rapaiti da degli alieni e poi sostituiti con quelle copie che poi agiranno nel nostro mondo.
L'effetto di autocombustione sarebbe un fenomeno raro che avviene in alcuni modelli difettosi. Per qualche strana ragione il robot va in cenere(forse un difetto), oppure a missione compiuta, si autodistrugge!!!!!!!!! :D :D :D
Occhio ragazzi, non si sa mai ma forse il vostro vicino oppure la persona con cui dividede il letto potrebbe essere uno di loro! :eek: ;)

Silvia
17-01-04, 21:09
Ipotesi da prendere senz’altro in considerazione… ;) :D









:c

marcejap
17-01-04, 21:16
E se alcuni dei forumisti che non frequentano più POL fossero stati vittima di autocombustione?

Creso
26-01-04, 21:59
In Origine Postato da Silvia
Non predilige categorie particolari di individui.
Mi permetto di contraddirti, e spero che non me ne vorrai.
Analizzando i casi riconosciuti, si può notare una comunanza, data dalla maggiore presenza quantitativa di persone piuttosto anziane, sedentarie o con difficoltà di movimento.

Silvia
26-01-04, 22:30
In Origine Postato da Creso
Mi permetto di contraddirti, e spero che non me ne vorrai.


Permesso accordato. Anzi, hai ragione e ti ringrazio per la precisazione... :)

Silvia
03-01-06, 19:00
In una fredda giornata di gennaio del 1980, l’agente della Scientifica John Heymer venne chiamato a indagare su un caso di "morte per combustione" avvenuto a Gwent, nel Galles. Entrando nell'abitazione in cui si era verificato il fatto, Heymer rimase sorpreso dal calore intenso e dall'umidità eccezionale. C'era una strana luce arancio-rossastra. Sul tappeto notò un cumulo di cenere bianca brillante: ad un'estremità c'erano i piedi, appartenenti ad un individuo di sesso maschile,infilati in un paio di calze bianche, all'altra un cranio annerito. Era quello che rimaneva di Henry Thomas, un uomo di 73 anni.


I resti di Henry Thomas (http://silviauno.supereva.it/vari/thomas.jpg)

Tranne i due terzi della poltrona sulla quale il povero Thomas doveva essere seduto, nella stanza null'altro era bruciato. La luminescenza arancione era il risultato della luce elettrica e di quella del giorno che filtravano da uno strato appiccicoso di carne vaporizzata e condensata, saldamente attaccato a qualsiasi oggetto si trovasse nella stanza. Il tappeto e la moquette sotto il cadavere erano carbonizzati solo per alcuni centimetri oltre il bordo del mucchio di cenere. Il medico legale confermò che la poltrona era bruciata solo mentre era a contatto con il corpo e che quando era crollata, facendo cadere il corpo in fiamme sul pavimento, aveva smesso di bruciare. Gli altri arredi non avevano preso fuoco perché l'ossigeno contenuto nell'ambiente si era rapidamente esaurito nella vampata iniziale. Inoltre la porta d'accesso alla stanza era sigillata da una guarnizione contro il freddo ed impediva il ricambio di ossigeno sufficiente ad alimentare la combustione.

Allora perchè il corpo continuò a bruciare sino a diventare un mucchietto di cenere bianca? Lo stesso medico avanzò l'ipotesi che Thomas, non fumatore, fosse accidentalmente caduto a testa in giù nel caminetto acceso, prendendo fuoco. Pensò che poi, presumibilmente, fosse tornato a sedersi in poltrona davanti al televisore, bruciando tranquillamente sino alla morte. ( :eek: )

Questa incredibile ricostruzione dei fatti fu accettata e l'agente Heymer rimase stupefatto. Dopo aver soppesato i fatti, si era convinto di essere di fronte ad un caso di combustione umana spontanea. Ne informò i superiori, che respinsero la sua tesi, affermando che le cause della morte erano chiare.
Ma se Henry Thomas era davvero caduto nel caminetto, perchè si era seduto in poltrona invece di cercare di spegnere le fiamme? E se non era caduto nel caminetto, come era cominciata la combustione del suo corpo? E perché nella stanza non era bruciato nient'altro mentre il cadavere di Thomas era ridotto in cenere?

Uno dei più importanti argomenti a favore della combustione umana spontanea è il fatto che nemmeno i forni crematori riescono ad incenerire completamente i cadaveri. Le ossa bruciate che rimangono dopo la cremazione devono essere ulteriormente frantumate con una macchina chiamata "cremulator". La cenere che ne risulta è grigia, e non bianca. Le ceneri di Thomas erano invece di color bianco candido, fatto indicativo di una temperatura molto più elevata dei 900 gradi di un forno crematorio, mentre un incendio domestico, capace di distruggere un edificio intero, raggiunge in media una temperatura di 200 gradi.


Liberamente tratto dal sito http://digilander.libero.it/spectracomfoundation/index.htm